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Autore: Fiamma Erin Gaunt    25/08/2014    1 recensioni
[Storia a OC] [Un ragazzo Grifondoro e uno Tassorosso ancora disponibili]
Com’è vivere durante gli anni della guerra, quando Lord Voldemort diventa di giorno in giorno più potente e nessuno è al sicuro? Tra mille litigi, tragedie, rivalità, amori più o meno ricambiati, la Generazione dei Malandrini la vive così.
[Storia a sei mani: Fiamma, Eris e Rhaenys]
Genere: Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Slytherin Love Tales'
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Cap 4

 

 

 

 

 

 

- Chi ha preparato l’orario dovrebbe essere rinchiuso a vita ad Azkaban – gemette Maisie, osservando il foglietto delle lezioni che le era appena stato consegnato.

Sandy lo confrontò con il suo, emettendo un gemito solidale.

- Se non altro seguiamo quasi tutte le stesse materie … ma la doppia ora di Pozioni di prima mattina non si può proprio vedere – borbottò contrariata.

Tra Sandy e Maisie il calderone diventava un’arma impropria, capace di portare alla distruzione di massa e, nel caso peggiore, all’annientamento della razza magica. E no, non stavano esagerando, visto che sistematicamente finivano con il far saltare in aria qualsiasi pozione … sì, anche quelle che dovevano solo essere fatte bollire per studiarne gli effetti.

- Ripetimi un’altra volta perché abbiamo accettato di continuare questa tortura? –

- Perché per lavorare al San Mungo e per diventare Auror è una delle materie richieste ai M.A.G.O. –

Già, loro e le scelte lavorative complicate … una gran bella accoppiata.

- Bene, ho appena deciso che diventerò una lavavetri magica a Diagon Alley. Magari al Nottetempo serve qualcuno che pulisca i vetri – commentò Sandy, passandosi una mano tra le ciocche bionde che quel giorno aveva lasciato sciolte e non volevano proprio saperne di starsene buone e ferme.

Maisie rise, scuotendo la testa e lasciando che i capelli color cioccolato le ondeggiassero lungo la schiena. Venne distratta dall’ingresso di Fabian e Gideon, le chiome rosse e i familiari occhi azzurri che scintillavano costantemente con aria malandrina.

- Ah, l’amore. –

Sgranò gli occhi, verdi con screziature castane e gialle,  come se non avesse la minima idea di ciò che l’amica stesse dicendo.

- Non fare quell’espressione da cerbiatta confusa, sai benissimo a chi mi riferisco. Non hai ancora nessuna intenzione di dirglielo, vero? –

Maisie sentì le guance colorarsi di una leggera sfumatura di rosso. – Certo che no, non prima di essere sicura di non fare la figura dell’idiota totale. –

– Sai cosa ti direbbe Serena, no? – Inarcò un sopracciglio, accigliandosi come faceva spesso la loro amica quando c’era qualcosa che non le andava particolarmente a genio.

- Di piantarla di farmi mille complessi e andare lì a stampargli un bel bacio mozzafiato? – domandò ironica.

Sandy annuì.

- E io le risponderei che non lo farei neanche morta. –

- Anche questo è vero … però sul serio, Mai, devi trovare il coraggio di dirglielo prima che si trovi una ragazza. –

La ragazza la guardò scettica. – Da quando dispensi consigli d’amore neanche fossi una versione in miniatura di Cupido? –

- È un nuovo passatempo. Visto che Rico non vuole confidarsi, mi concentro su di te – replicò.

Lo sguardo di Maisie si fece subito più attento e condito da una lieve malizia. – Quindi è con la Serpe che hai passato la serata ieri? –

Annuì, senza apparentemente cogliere l’insinuazione dell’amica. Tra lei e Rico non ci sarebbe mai stato nulla, erano troppo diversi per poter stare insieme e poi sarebbe stato troppo strano.

- Non è che prima o poi ti vedrò a lanciarti sguardi languidi con il principe dei latin lover, vero? –

Serpe, principe dei latin lover, don giovanni del mondo magico, mr macho … Sandy cominciava seriamente a perdere il conto dei soprannomi che Maisie aveva affibbiato al suo migliore amico.

- Figurati … e comunque stavamo parlando di te e Fabian, non cambiare discorso. –

- Non c’è nulla da dire, sabbiolina, per il momento il discorso è chiuso. –

- Sì, per il momento – rimarcò la bionda, calcando volutamente sulle ultime tre parole.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Al tavolo dei Serpeverde regnava un’atmosfera decisamente più pacata e tranquilla rispetto a tutti gli altri. Difatti i verde argento, come tutte le mattine di ogni benedetto giorno della settimana scolastica, sembravano incapaci di intraprendere una conversazione logica e sensata se non dopo le dieci del mattino … dopo la pausa pranzo nei casi più disperati.

L’arrivo di William Davies, tuttavia, risvegliò almeno un po’ la natura serpentesca di alcuni di loro. Gli intrusi delle altre Case non erano i benvenuti, specialmente quando si trovavano in branco, e venivano trattati come veri e proprio stranieri in terra ostile. Poco importava che Davies fosse alto, bello, biondo e con gli occhi del turchese più straordinario che si fosse visto in giro per la scuola negli ultimi sei anni.

- Che c’è, Davies, ti sei perso? Il tuo tavolo è quello laggiù – esordì Rabastan, beffardo.

Il Corvonero lo degnò appena di un’occhiata, ostentando quel suo sguardo a metà tra l’altezzoso e l’incurante che lasciava intendere che non lo riteneva degno della minima considerazione. Inutile dire che Rabastan lo detestava con tutto il cuore, forse persino più di quanto il piccolo Crouch gli stesse sulle scatole … il che, per chi lo conosceva bene, equivaleva a un livello di odio e mal sopportazione che faceva sembrare Piton e Potter degli amici per la pelle.

- Katherine, posso parlarti un attimo? – domandò, sorridendo all’indirizzo della ragazza.

Inarcò un sopracciglio, ma abbandonò il piatto di uova strapazzate e bacon che aveva davanti e lo seguì nell’unico angolo della Sala Grande che poteva garantire loro un minimo di privacy.

Omi, seduto di fronte a Rabastan, aggrottò la fronte.

- Che avrà di così importante da dirle – borbottò, infilzando con più vigore di quanto fosse necessario un pezzetto di pancake.

- Conosci Davies, è la versione bionda di Rico … probabile che voglia portarsela a letto – replicò il ragazzo, incurante, mentre si versava l’ennesimo calice di succo di zucca.

- Tu dici? –

- Bè, Katherine è obbiettivamente sexy da matti, non sarebbe mica una cosa strana. Perché, a te che importa? – domandò, ghignando con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Niente … è solo che è una nostra amica e Davies è un idiota totale – replicò, tornando ad attaccare il pancake.

Quando la ragazza tornò al tavolo, con un lieve sorriso compiaciuto stampato sulle labbra ben disegnate che quel giorno aveva colorato con il suo rossetto preferito, una tonalità particolarmente accesa di rosso fuoco che aveva una tenuta a lunga durata grazie a un incanto di semi permanenza con cui era stato realizzato, sentì gli occhi grigi di Omi su di lei.

- Allora, che voleva Davies? – domandò il ragazzo, con il tono più indifferente che riuscì a mettere insieme.

- Solo chiedermi se volevo fargli da dama alla festa che ha organizzato per questa sera … a proposito, anche voi siete invitati – aggiunse distrattamente.

- E tu che gli hai risposto? –

Bevve un lungo sorso di succo d’arancia, sorridendo con aria furba. – Che se non avessi trovato nulla di meglio da fare avrei anche potuto farci un salto, ma non garantivo nulla. –

Poi cambiò in fretta argomento, non prima però di aver notato come le spalle di Omi si fossero rilassate sentendo quelle parole. Lo aveva sempre trovato interessante, doveva ammetterlo, e con il passare del tempo aveva iniziato ad avvertire un maggior trasporto nei confronti del compagno di Casa, ma non era ancora sicura di cosa fosse esattamente quel sentimento … non le rimaneva che aspettare e stare a vedere come sarebbero evolute le cose.

- Sarà il caso di andare a lezione, mancano dieci minuti e dobbiamo arrivare ai sotterranei – decretò, alzandosi in piedi e rassettando la gonna della divisa con un paio di rapidi movimenti. Non era ingrassata di un chilo negli ultimi due anni e pertanto aveva evitato di rifarle da Madama McClan e si era limitata a continuare a indossare quelle comprate per l’inizio del quarto anno con il risultato che l’orlo le arrivava ormai a metà coscia, ovvero buoni cinque centimetri in meno rispetto a come la portavano la maggior parte delle altre ragazze. A lei però non importava. Aveva delle gambe belle e tornite quindi perché non  metterle un po’ più in mostra?

Prese sottobraccio Rabastan e Omi, uno per lato, e lasciò che i suoi amici la scortassero fuori dalla Sala e direttamente verso l’aula di Pozioni.

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

La lezione era iniziata da dieci minuti quando il gruppo al completo dei Malandrini irruppe nell’aula di Pozioni. Remus aveva l’espressione paonazza di chi era stato sorpreso a fare qualcosa di incredibilmente inopportuno, James aveva i capelli se possibile ancora più scompigliati del solito e Sirius sorrideva con l’aria sicura e strafottente di chi sapeva bene che non avrebbe ricevuto alcuna punizione.

- Lieto che abbiate deciso di onorarci con la vostra presenza, signori – commentò Lumacorno, puntando gli occhietti acquosi su ognuno di loro, - Posso sapere quale fantasiosa scusa accamperete questa volta per giustificare il vostro ritardo? –

Sirius si passò una mano tra i capelli corvini, ammiccando con nonchalance. – Nessuna scusa, professore, è solo che non avevo sentito la sveglia. –

L’uomo sorrise al di sotto dei baffoni da tricheco.

- Diretto e impertinente, signor Black, sono sicuro di averle già detto che sarebbe stato un Serpeverde perfetto. –

- E io sono sicuro di averle già detto che la prendo come un’offesa, professore. –

Si sollevò un concerto di risatine divertite mentre i verde argento lo fulminavano con disprezzo.

- Come se avessimo mai potuto volere che un tale imbecille fosse uno di noi – commentò Katherine, a voce abbastanza alta perché tutti la sentissero alla perfezione.

- Come sempre la tua dolcezza mi lascia senza parole, Banks. Dimmi, sei assolutamente certa di non avere sangue di Banshee nelle vene? Perché questo spiegherebbe un sacco di cose. –

- Ben venga il sangue di Banshee se l’alternativa è avere un criceto in prognosi riservata al posto dei neuroni – ribattè a tono.

Tutti gli studenti del sesto anno a quel punto avevano completamente ignorato le istruzioni della pozione e si erano concentrati su quel battibecco.

- Evidentemente i criceti suscitano strane attrazioni nelle Banshee … a meno che non mi ricordi male – sogghignò sfrontato, avvertendo un pizzico di soddisfazione quando la ragazza avvampò per la rabbia. Sembrava sul punto di lanciargli contro chissà quale maledizione.

- Sei proprio un grandissimo figlio di … - cominciò, ma venne interrotta da un indignato Lumacorno.

- Signorina Banks, signor Black! Insomma, vi pare questo il modo di comportarvi a lezione? Prendete immediatamente posto e smettetela altrimenti vi metto in punizione per tutta la settimana. –

Sirius si lasciò scivolare accanto a James, lanciando un’ultima occhiata sfrontata in direzione della Serpeverde.

- Non puoi proprio fare a meno di stuzzicarla, eh Felpato? –

- Mi conosci, Ramoso, e poi è troppo divertente vederla arrabbiarsi. –

- Io invece penso che dovresti lasciarla in pace. Ha ragione quando dice che sei uno stronzo … me lo ricordo bene cosa le hai combinato – intervenne Lily, seduta nella fila davanti accanto a Mary.

- Non mi sembra che qualcuno ti abbia interpellato, Evans. –

- Lils ha ragione, Sirius – convenne James, sorridendo all’indirizzo della ragazza che alzò gli occhi al cielo.

- Per te sono Evans, Potter, cerca di ricordatelo. –

- Ma … ma Lilina, non puoi chiedere al tuo futuro marito di chiamarti per cognome, sarebbe troppo strano – replicò.

- Infatti non glielo chiederò, ma prima devo incontrarlo – ribattè, tornando a concentrarsi sulla lezione e non facendo minimamente caso all’espressione attonita del compagno di Casa.

- Ho capito bene, fratello? Lilina ha detto che vuole sposare qualcun altro? –

Sirius annuì, soffocando un attacco di risate. Lumacorno li stava guardando male e ci mancava solo che se la prendesse nuovamente con lui facendolo finire davvero in punizione.

Stava giusto provando a concentrarsi quando un foglietto di pergamena gli venne passato da Nathan, che sedeva dietro di lui insieme a William Davies.

Festa alle nove, Torre di Corvonero.

Non c’era scritto altro, ma quello era tutto ciò di cui i Malandrini avevano bisogno.

Picchiettò sulla spalla di Mary, passandole il messaggio. La ragazza lo lesse per poi voltarsi indietro e sorridere all’indirizzo di Nathan.

Alzò il pollice in segno di assenso e il Corvonero dovette trattenersi dall’esultare in modo evidente.

- Allora, ha funzionato no? – domandò William, sorridendo con l’aria di chi la sapeva lunga.

- Già, ti devo un favore, Will – confermò, mentre il biondo gli assestava una pacca amichevole sulla spalla.

- Figurati, mi piace dare feste e se è per una buona causa … bè, tanto meglio. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Rico tamburellava distrattamente con le dita sul tavolo, guardandosi intorno. Non erano molti gli studenti del settimo anno che avevano scelto di seguire Antiche Rune e per giunta Evan aveva scelto proprio quella mattina per fare la prima assenza dell’anno.

Certe volte si ritrovava a pensare che ucciderlo non sarebbe poi stata un’idea così cattiva … quanti anni potevano dare per un cuginicidio?

- Hai intenzione di andare avanti ancora per molto? Stai facendo tremare tutta la fila. –

Il tono piccato di Elinor Selwyn lo spinse a voltarsi verso di lei.

- Pensavo che non mi parlassi più – considerò.

- L’idea è più o meno quella, ma certe volte sei persino troppo insopportabile per poter essere ignorato. –

- Se avessi un Galeone per ogni volta in cui mi è stato detto. –

Poi si fece improvvisamente serio. – Senti, Elinor, mi dispiace di aver fatto lo stronzo con te. È solo che … -

- Che è una cosa che ti viene naturale – completò per lui.

Abbozzò un sorriso sghembo. – Okay, me la sono cercata. Magari posso farmi perdonare … stasera c’è una festa organizzata da Davies, ti va di venirci? –

Inarcò un sopracciglio biondo e perfettamente disegnato. – Mi stai chiedendo di uscire con te, Wilkes? –

- A meno che tu non abbia di meglio da fare, ovviamente. Mi comporterò da perfetto gentiluomo, lo giuro. –

Elinor era sinceramente tentata. Sembrava veramente deciso a farsi perdonare e non poteva negare che il vero motivo per cui non gli aveva rivolto la parola non era stata tanto la sofferenza che le aveva causato, ma il fatto che anche a distanza di due anni continuasse ad avere una gigantesca cotta per lui.

- D’accordo, Wilkes, ma sappi che non avrai un’altra occasione quindi vedi di giocartela bene – acconsentì.  

Eris, seduta nella fila accanto, non potè fare a meno di sentire il breve dialogo tra i due. Tipico di lui provarci con una ragazza carina, ma perché avvertiva una sensazione di fastidio incredibile, quasi le si stessero rivoltando le viscere al pensiero di loro due insieme? Lei e  Rico non si erano sopportati per anni, erano cane e gatto, e quella sul treno era stata solo una parentesi inopportuna che avrebbe fatto bene a dimenticare il prima possibile.

Quindi, in nome di Rowena, perché adesso le importava quello che faceva, o meglio chi si faceva?

Che andasse al diavolo lui e quella principessina viziata della Selwyn.

 

 

 

 

 

 

 

*

 

 

 

C’era un motivo se quella mattina Evan aveva saltato la lezione di Antiche Rune. Un motivo che aveva un nome e un cognome: Dorcas Meadowes. Era passato davanti alla biblioteca prima di andare a lezione e l’aveva vista lì, seduta davanti a una pila gigantesca di volumi di Trasfigurazione avanzata e a un calamaio pieno d’inchiostro. Prendeva freneticamente appunti su un rotolo di pergamena e lui non aveva potuto fare a meno di incantarsi a guardarla.

Non ricordava di preciso quando aveva smesso di essere la ragazzina dall’attrattiva pari a un manico di scopa e si era trasformata in quella dea che era diventata la sua ossessione. Non che l’avesse mai ammesso con nessuno, anzi faticava persino ad ammetterlo con se stesso, ma la Meadowes gli piaceva.

- Hai finito di fissarmi, Rosier? –

Sussultò, colto sul fatto.

- Non essere paranoica, Meadowes, non ti sto mica fissando. –

- Ah, quindi stavi guardando la copia di “Incanti trasfigurativi avanzati”? – domandò ironica.

- Assolutamente sì, è una copia molto affascinante. Ha delle rilegature capaci di far perdere la testa a qualsiasi ragazzo – confermò, facendola scoppiare a ridere.

In nome di Salzar, era così bella quando rideva.

- È una scusa un po’ debole, Rosier, e poi tu non dovresti essere ad Antiche Rune? –

- Dovresti esserci anche tu – replicò per tutta risposta.

- Ho di meglio da fare. –

Anche lui aveva di meglio da fare, per esempio stare a guardarla. In nome di Merlino, da quando aveva cominciato a pensare in modo così sdolcinato e assolutamente disgustoso?

- Ci vieni alla festa di Davies? – le chiese di getto.

Dorcas sgranò gli occhi verdi, tremendamente simili a quelli di un gatto, presa in contropiede. – Penso di sì, perché? –

- Perché allora ci vediamo lì – replicò, allontanandosi a passi svelti prima di continuare a dire cose assurde e fare la figura del perfetto imbecille.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Eccoci con l’aggiornamento. Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto e che vogliate farci sapere che ne pensate. Al momento andiamo un po’ di fretta quindi dobbiamo salutarvi molto velocemente.

Baci baci,

                   Fiamma, Eris e Rhaenys

  
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