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Autore: Darling Eleonora    02/09/2014    0 recensioni
MirabellCity, una girovaga che dall’apparenza non sembra, un desiderio espresso da una moneta fatta cadere in acqua, un negozio di souvenir, un cannocchiale, il guardiano di un faro, le campane della chiesa vicina, due conchiglie identiche. Una storia da raccontare...
Espresse il suo desiderio; l’unico che avesse mai voluto realizzare davvero. In realtà non le era mancato mai nulla, tutto quello che le serviva era la sua piccola valigia e sé stessa. Ma la cosa che crescendo aveva iniziato a bramare era diversa, ne parlavano tutti con una strana cadenza dolce da lei incomprensibile.
Mentre stava per lanciare nella fontana il simbolo del suo prezioso desiderio, sentì il giovane stringere la mano ancora intrecciata alla sua, alzando la voce:
-Sei pronta? Adesso!
Così facendo lanciarono le monetine che volarono in cielo a rifletterne la luce per poi far sentire il loro schiocco a contatto con l’acqua della fontana alle loro spalle, lei si voltò stupita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Epilogo



Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se,
per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi.
E qualcuno - un padre, un amore, qualcuno - capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume
- immaginarlo, inventarlo - e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio.
Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita.
E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente,
si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare.
Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente umano.
Basterebbe la fantasia di qualcuno - un padre, un amore, qualcuno.
Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio,
in questa terra che non vuole parlare.
Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.
[A. Baricco, Oceano Mare]


Rivolse lo sguardo al cielo, ormai il sole estivo era solo un caldo ricordo. Voleva ammirare le nuvole che adesso avevano preso il suo posto. Quest’anno l’Anniversario Della Fondazione sarebbe stato un poco più freddo rispetto a quello di due anni fa, ma più caloroso per altri punti di vista. Osservò il cielo bianco e grigio da cui spuntavano piccoli raggi di sole.
-Anise, perché ti fermi? Muoviti o Vanille ci farà a pezzi!
-Sì.

-Finalmente, avevo paura che non faceste in tempo!
Li sgridò Vanille aprendo la porta. 
-Ancora non capisco come mio fratello si sia fatto convincere…
Sussurrò il ragazzo entrando nella grande casa, senza però evitare che lei lo sentisse.
-Non rompere, Almond! La sua casa è così bella e il suo giardino così spazioso che non poteva rifiutare di prestarmi la cucina e la location per il pranzo!
I due ragazzi si fissarono sorridendo alzando gli occhi al cielo e seguirono Vanille dal soggiorno fino al portico e poi nel giardino.
-Eccoli, sono arrivati!
I presenti si voltarono e si precipitarono a salutarli.
In giardino, sotto un tendone bianco, una tavolata lunga e immacolata era apparecchiata con eleganti porcellane, bicchieri di cristallo, posate d’argento e candelabri. Intorno a loro, sulle piante e i fiori invece, erano attorcigliati dei fili con appese delle lanterne accese e dei campanellini.
-Che meraviglia! Ma per quanta gente hai dovuto cucinare? Juice e i tuoi, Icing, Fennel con Sugary, io e Almond insomma, ci siamo proprio tutti! Carmel anche tu!
-Ciao ragazzi! Come state?
Salutò l’alto ragazzo vestito da colori chiari che facevano risaltare la sua pelle olivastra e la lunga fila di denti bianchi.
-Carmel! Ma guarda quanto sei cresciuto!
Il ragazzo appena arrivato andò a scompigliare i suoi capelli irritandolo.
-Hei Almond, che fai tu adesso? So che Anise fa da apprendista per la signora Cinnamon, organizza uno stand per la fiera dell’antiquariato e aiuta ancora Vanille l’estate, ma tu? Non farai mica il mantenuto? 
Gli chiese ghignando.
-No marmocchio, a differenza di te che vai a zonzo, io, vivendoci, lavoro ancora al faro a tempo pieno, e da quest’anno anche al porto come insegnante di vela con Juice. Tutto questo, per pagarmi l’università e diventare biologo marino.
Concluse con un’espressione da bravo bambino, mentre Carmel inarcò le sopracciglia e abbassò le palpebre in un espressione di irritante superiorità mentre stava per ribattere.
Ma la ragazza si era lentamente allontanata dal gruppo di persone per ammirare le decorazioni e lo stupendo giardino.
-Ti piacciono le mie gardenie?
Le chiese Icing avvicinandosi e accarezzando un fiore dall’aiuola che avevano davanti.
-Trovo che siano bellissime, Icing. Sai penso...
Lui non la lasciò finire.
-Domani saranno due anni che ho deciso di non vivere più nella torre del campanile.
-Sì è vero…
Disse soltanto, ricordando di quella notte triste e felice al contempo.
-Le ho piantate pensando a te Anise.
A quelle parole lei non seppe più cosa dire. Lui continuava a tenere lo sguardo rivolto al candido fiore.
-Quando lo feci pensai che fossero la cosa più simile a te che potessi avere vicina. Anche adesso, a distanza di tempo queste gardenie sono ancora bellissime, e più crescono più l’inconfondibile profumo che sprigionano si fa via via più intenso, da quasi alla testa. Ma tra pochi giorni sarà Settembre e come ogni anno, dovrò sopportare la visione di questi bei fiori bianchi che cadono.
Lei rimase stupefatta.
-Io non…
Allora lui si voltò verso di lei, con un’espressione serena, triste ma appagata. E lei rimase in silenzio, la bocca aperta e richiusa.
-Questo era ciò che pensavo, almeno. Ma tu non sei simile a queste gardenie, forse solo la vostra pura bellezza vi accomuna. Tu non te ne andrai. Conosco mio fratello e da quando ci sei tu non solo lui ha la vita che a sempre meritato. Grazie Anise.
-Io non ho fatto niente…
Lui si mise a ridere.
-Sei sempre la solita, sempre maledettamente modesta. Ho sempre trovato irritante tutta questa tua bontà, questo tuo smodato altruismo.
-Ho paura che tu mi abbia sempre idealizzato.
Lui non la stette nemmeno ad ascoltare e sussurrò:
-Forse è per questo che non ha funzionato…
-Cosa hai detto?
-Niente.
E di nuovo si mise a ridere.
-Anise, vieni! Devo presentarti assolutamente una persona!
Si sentì prendere delicatamente per un polso e trascinare via. Mentre rivolgeva un ultimo sguardo preoccupato ad Icing, chiese:
-Chi Almond? Conosco tutti!
Pensò alla ragazza di Fennel, anche lei presente quel giorno. La prima volta che le aveva parlato le era sembrata estremamente dolce, aveva un caschetto di capelli carota e delle lentiggini che si abbinavano bene al suo carattere tutto pepe. 
-No, è appena arrivato. Volevo che conoscessi almeno un altro membro della mia famiglia. Te ne avevo parlato, vive un po’ lontano da qui, per questo non l’hai mai visto!
La ragazza si chiese chi potesse essere. Mentre ne parlava, lui sembrava così emozionato, la stava letteralmente trascinando sotto lo sguardo curioso dei presenti che intanto stavano sorseggiando sidro di mele da lunghi calici.
Poi, il ragazzo si fermò di colpo e lei andò a sbattere sulla sua schiena. Andò a massaggiarsi il piccolo naso. Quando il ragazzo si fece da parte, la persona che apparve nella sua visuale la stupì non poco.
-Anise, ti presento mio nonno materno.
Proprio come ricordava in quel pomeriggio su quel treno, due anni fa, l’anziano signore più basso di loro, aveva capelli come fili d’argento e delle iridi color del mare. Appena la vide spalancò queste, batté le mani e si mise a ridere di gusto, incredulo come lei.
-Hei, sei impazzito Berry? Ti presento la mia fidanzata e tu ti metti a ridere?
Gli chiese contrariato il nipote. La sua risata si trasformò in un sereno sorriso:
-Allora, presumo che tu abbia trovato la tua casa.
La ragazza si sentì il cuore colmo di contentezza. Corse ad abbracciare l’anziano signore che restituì quel gesto d’affetto. Entrambi stupidi di scoprire di far parte di una stessa famiglia, stupiti di ricordarsi ancora l’uno dell’altro e di quel treno che li portava all’apparenza in due direzioni opposte e che invece, li aveva fatti rincontrare dopo due lunghi anni.
-Hei nonno.
Lo salutò Icing, avvicinandosi. Insieme al fratello, guardò confuso il vecchio e la giovane e i loro sguardi d’intesa.
-Si conoscono? Tu ne sai qualcosa?
Chiese al fratello minore. Questo scosse la testa.
-No, ma che ci vuoi fare. E’ Anise.

Si sedette sul dondolo bianco da giardino. Stava seduta tranquilla mentre lisciava le pieghe del vestito in sangallo giallo, mentre osservava tutti gli altri discutere e ridere tra loro. Tra poco avrebbero iniziato la cena, gli ultimi raggi del sole stavano scomparendo e la sera sarebbe calata. Avrebbero cenato tutti insieme come una grande famiglia, sarebbero andati in piazza a ballare, a vedere le bancarelle, ad ammirare i fuochi, per poi aspettare l’alba tutti insieme. Sospirò impaziente ed emozionata.
Il ragazzo si sedette accanto a lei.
-Che serata stupenda.
Disse soltanto, lei si fece largo e appoggiò la testa sull’incavo della sua spalla robusta, respirò il suo familiare e sensuale profumo. E lui fece lo stesso, appoggiando il mento sulla sua testa, tra la sua coltre di capelli d’orati, lasciandoci un bacio. 
-Ah, quasi dimenticavo!
Il ragazzo sciolse l’abbraccio e con sua sorpresa le prese il polso, poi il suo palmo e vi posò una coppia di campanellini della grandezza di due grosse ciliegie.
-Buon Anniversario Anise.
-Non ho mai capito perché a Mirabel vengono appesi ovunque.
Il ragazzo si mise a ridere, inspiegabilmente.
-Nella tradizione si mettono uno o una coppia di campanellini legati da dei nastri e se lo noti, questi possono essere blu o celesti. Sono dei portafortuna, quando trovi un campanellino blu appeso, si dice che prevenga le alte maree e il mare mosso. Quello celeste invece è per i tifoni e il brutto tempo.
-E quando sono insieme?
Andò a guardare nella mano i due campanellini e i due nastri differenti. Poi fissò lui e  quasi lo vide arrossire. E lui non arrossiva mai.
-E’ un usanza, le coppie di innamorati che se li scambiano. Il blu del mare va all’uomo, il celeste del cielo alla donna. Si lega addosso e si mostra come simbolo di impegno e amore. Icing tiene sempre legati hai capelli quelli dei nostri genitori.
Spostò lo sguardo sulla ragazza e fu incredulo di vedere la sua espressione sognante.
-Oh cielo ma è bellissimo, grazie!
Lei sciolse i nastri e iniziò a cercare di legarsi quello celeste al polso.
-Anice.
Si interruppe di colpo allarmata per il suo tono di voce e lo fissò negli occhi.
-Quel giorno di più di due anni fa, ti vidi nella piazza. I tuoi capelli, di spalle mi ricordarono una nuvola e volli fermarti per vederti meglio perché subito, appena ti vidi, mi venne in mente il cielo. Non so perché e so che può sembrare stupido, non ti conoscevo nemmeno, ma sai quale è stato il mio di desiderio allora?
Scosse la testa frenetica per negare e restò ipnotizzata dalla sua bocca, in attesa di una risposta. Ma lui, lentamente e in silenzio, prima si fece aiutare ad allacciare il nastro blu al suo polso. Questo emise un tintinnio quando, allungando le mani dietro la delicata nuca di lei, le allacciò l’altro nastro, come una collana. Prima osservò l’oggetto che vi era appeso, poggiato sul suo petto che non la smetteva di respirare ansioso, poi lei e finalmente rispose:
 -Desiderai di farti indossare un campanellino come questo.
Lei si portò una mano alla bocca provocando una sua risata.
-Ma che fai piangi?
Lei affondò il viso sul suo petto e lui la strinse forte. Riuscì soltanto a dire, ancora commossa:
-Sono felice. Sono così felice!
-E’ da quel giorno che ti amo Anise.
Lei lo strinse ancora di più.

A un tratto, Vanille emise un urlo, spaventando tutti i presenti. La osservarono increduli indicare qualcosa con il braccio teso e partire a razzo con un’espressione stupefatta. Camminò veloce e buffa, mentre il tulle del suo vestito rosa antico oscillava, per poi fermarsi davanti alla coppia ancora seduta sul dondolo. 
-Ma che ti prende matta?
Le chiese Juice, perché tutti restavano in silenzio a osservare la scena.
-Voi!
Disse. I ragazzi si alzarono del dondolo, quasi impauriti, si fissarono a vicenda e poi fissarono lei. Vanille, di fronte alla loro confusione indicò la pallida mano sinistra della sua migliore amica.  
-L’ho visto luccicare dall’altra parte del giardino solo adesso! Quanto pensavi di tenermelo nascosto?
Tutti i presenti spostarono lo sguardo sul piccolo anello d’argento nel suo dito anulare. Lei arrossì e poi sorrise, mostrandolo meglio.
Mentre Vanille emetteva urletti eccitati e strattonava i due chiedendo se poteva fare la damigella d’onore, Juice cercava di contenere, come sempre, la sua ragazza, chiedendosi se anche loro un giorno avrebbero fatto un simile passo. I coniugi Hazelnut si congratularono e Berry dette un’energica pacca spalla al nipote. Fennel, con la sua ragazza Sugary che rideva vicina, li abbracciò da dietro piangendo platealmente commosso e chiedendo se poteva fare lui da damigella d’onore,  beccandosi uno sguardo di fuoco da Vanille. Icing, invece, sorrideva scuotendo la testa con Caramel al suo fianco, ma senza avvicinarsi per chiedere dettagli.
I due al centro dell’attenzione, si guardarono negli occhi sapendo che di lì in poi, solo altra felicità poteva arrivare. Ritornarono entrambi con la mentre a quella mattina, quando si erano svegliati alle prime luci dell’alba ed erano andati nel luogo in cui i genitori del ragazzo si erano conosciuti e sposati. Una piccola chiesa sul monte immersa in un campo di margherite, in cui anche loro, prima o poi, avrebbero compiuto il primo passo per diventare una vera famiglia.   
E nessuno in quel bellissimo momento, mentre tutti  sembravano immersi in quella bolla di estrema felicità creata con tanto sforzo, avrebbe mai potuto immaginare che, esattamente due anni dopo questo stesso giorno, nel ventre della stessa ragazza, si stava andando a creare una nuova, magica piccola vita.

 

Ancora adesso nelle terre di Carewall, tutti raccontano quel viaggio.
Ognuno a modo suo. Tutti senza averlo mai visto. Ma non importa.
Non smetteranno mai di raccontarlo[…]
Questo continuerebbero a raccontare, per sempre, nelle terre di Carewall,
perché nessuno possa dimenticare che non si è mai lontani abbastanza per trovarsi…
[Alessandro Baricco, Oceano Mare]



Fine

  
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