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Autore: Alex96_    12/09/2014    0 recensioni
Questa è la storia di un mondo abitato da creature magiche, dove forze benevole e malevole si contendono il potere della Terra. Protagonista è la famiglia Sibley, streghe potentissime provenienti da un’antica discendenza che detiene la magia del regno. Al momento Rhiannon Sibley si trova a dover combattere da sola una guerra che rischia di distruggere il suo con l’aiuto di pochissimi amici fidati, primo fra tutti il suo migliore amico Callum.
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Storia partecipante al contest "AAA Protagonista cercasi" indetto da Mariam_Kasinaga
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Rhian, aspetta!”
Lei era pronta ad andarsene. Con il mantello a gravarle pesante addosso era pronta ad uscire dalla taverna e a lasciarsi alle spalle quel luogo che tanto aveva significato per lei, soprattutto da quando sua madre era venuta a mancare quattro anni prima. Lì aveva trascorso innumerevoli pomeriggi in compagnia dei pochi amici fidati che aveva, aveva pianto fino allo sfinimento, aveva riso davanti a un boccale di birra, ma soprattutto quello era il posto dove aveva avuto il suo primo incontro con Callum. Il ragazzo era stato una presenza fissa nella sua vita da quando aveva all’incirca tredici anni ed era entrata nell’accogliente taverna in un giorno di temporale. Lui era stato gentile e le aveva portato un tè caldo per farla smettere di tremare, l’aveva accompagnata vicino al fuoco e le aveva posato una coperta pesante sulle spalle. Le era piaciuto dal primo momento ed erano diventati sibito amici. Guardando intorno ora nella taverna poteva scorgerlo a spazzare il pavimento, servire birra, giocare a carte con lei e ogni tanto con Gwen e piangere i suoi genitori quando un virus violento ne aveva causato la morte. Ricordava ancora il giorno in cui si era accasciato in lacrime sull’ingresso della sua casa e l’aveva pregata di riportarli in vita. Ma lei non poteva ed era rimasta impotente a guardarlo soffrire. La magia poteva fare azioni grandiose e i suoi poteri erano molti, ma c’erano barriere che la magia non superava mai e due di queste erano la vita e la morte. Ricordava come se fosse successo pochi istanti prima quando Callum le aveva chiesto di insegnarle l’arte della magia, aveva bisogno di un nuovo scopo oltre alla taverna e lei che avrebbe fatto tutto pur di renderlo felice, aveva acconsentito.
Ed ora eccolo qui il suo amico più caro e l’unica persona che le era rimasta al mondo sulla quale potesse fare completamente affidamento a bloccarle un braccio e trattenerla in quel posto che significava così tanto per entrambi.
Poteva scorgere il tormento e l’insicurezza distorcere il suo volto: sembrava combattuto sul dirle qualcosa ma lei sapeva bene che doveva semplicemente lasciargli il suo tempo. Quando sarebbe stato pronto, le avrebbe spiegato la ragione del suo turbamento.
“So che questo piano è la nostra unica possibilità di riuscita, ma è decisamente pericoloso. Sei sicura di voler mettere la tua vita a rischio?”
Lei aveva piegato la testa da un lato, pensierosa. Non aveva nessuna certezza sulla riuscita del piano, solo un forte sentore che sarebbe andato bene. Ma di una cosa era sicura: non poteva restare immobile a guardare il mondo che conosceva morire e soprattutto non poteva lasciare che Gwendolyn e Eirwen ottenessero la supremazia senza neanche una battaglia.
“Devo farlo Call, non ho scelta.”
Era frustrato, le bastava guardarlo per poterlo affermare e sapeva che temeva per la sorte che lei – o Saoirse – avrebbe potuto fare. Callum era troppo altruista per pensare a quello che sarebbe potuto capitare a lui, dopotutto quel piano che lei aveva ideato sarebbe potuto funzionare solo con la sua collaborazione, che lei aveva avuto senza neanche dover formulare una domanda esplicita perché Callum era fatto così. Se poteva essere d’aiuto a qualcuno in un modo qualunque, lui avrebbe fatto del suo meglio. Era semplicemente la sua essenza a spingerlo ad agire in quel modo e lei lo amava proprio per questo.
Prima che potesse anche solo rendersi conto del pensiero che era appena nato nella sua mente, tutto il suo campo visivo era stato invaso da nient’altro che Callum. I suoi occhi non riuscivano a focalizzarsi su altro che non fossero capelli ricci e scuri, sopracciglia spesse, zigomi alti, mascella pronunciata, naso dritto, bocca piena e profondi pozzi d’un azzurro cristallino. Se quei lineamenti fossero appartenuti a un’altra persona tutto ciò che lei avrebbe visto era un indice di bellezza, ma quello era il volto del suo Callum. Familiarità, dolcezza, anni trascorsi insieme e l’ombra dell’adolescente che era stato. Questo risaltava ai suoi occhi e nient’altro.
L’ombra di una carezza era stata posata sul suo zigomo e lei si era ritrovata a scrutare improvvisamente ansiosa l’amico d’infanzia che era più vicino a lei di quanto fosse mai stato in tanti anni che lo conosceva.
“Non posso permettermi di perderti Rhian. Devi giurarmi che prima della sicurezza del regno, per una buona volta metterai la tua. Tu devi vivere. Promettimelo.”
Non poteva mentirgli spudoratamente, così si era limitata a voltare il viso di lato e ad annuire, il groppo in gola le inibiva le capacità verbali. Callum però non si era accontentato e le aveva posato un dito calloso sotto il mento, facendola voltare fino a incrociare i loro sguardi.
“Guardami negli occhi Rhiannon e giurami che cercherai di fare il possibile per restare in vita, se non per te stessa, fallo per me.”
Vederlo supplicarla di non arrendersi, di continuare a combattere e di restargli vicina, le aveva portato le lacrime agli occhi e lei si era ritrovata ad abbracciarlo con slancio. Le mani allacciate saldamente intorno al suo collo, il volto nell’incavo della sua spalla, si sentiva quasi al sicuro e sentiva aumentare sempre di più la speranza che tutto sarebbe andato per il verso giusto.
“Te lo giuro Call. Farò del mio meglio: è una promessa.”
L’aveva sentito esalare un sospiro di sollievo e ne aveva sorriso mentre scioglieva l’abbraccio, era bello sapere che al mondo c’era ancora qualcuno che si preoccupava per lei. Stava quasi per punzecchiarlo per la sua preoccupazione, ma quando si era ritrovata con i palmi aperti sul suo petto e due braccia forti a cingerle i fianchi non aveva potuto fare a meno di arrossire per l’imbarazzo.
Era stato il turno di Callum per sorridere e lei aveva scosso la testa. Era un’adolescente, era completamente normale per lei imbarazzarsi così tanto per la vicinanza con un ragazzo. Specialmente quando suddetto ragazzo l’aveva nuovamente distolta dai suoi pensieri per scostarle una ciocca di capelli e riaccompagnarla dolcemente al suo posto. Era inesperta in materia amorosa, ma non era un’idiota. Sapeva che il suo migliore amico stava per baciarla e gli era andata incontro, accarezzando le sue labbra con dolcezza.
Non sapeva di aver desiderato di baciare Callum finché non era capitato e ora non riusciva a pensare a un futuro dove le loro bocche non potevano incontrarsi. La pressione delle sue labbra era gentile, ma conosceva abbastanza il suo carattere impetuoso da poter dire che si stava trattenendo. Così aveva fatto scorrere le mani fino a incrociarle dietro al suo collo e l’aveva incoraggiato a farsi più audace, invito che Callum aveva colto con entusiasmo scatenando dentro di lei sensazioni che mai avrebbe pensato di poter provare.
Essere baciata da lui sembrava così naturale e semplice, così giusto e lei non poteva credere che il pensiero non l’avesse mai sfiorata in precedenza, era stata davvero un’illusa a credere che il suo compagno per la vita sarebbe potuto essere qualcuno di diverso dalla persona che la conosceva meglio di quanto lei conoscesse se stessa. Era stato Callum a porre fine al bacio per primo e il sorriso che aveva dipinto sul volto era un chiaro segnale di quanto fosse realmente felice in quello che era solo un frammento impresso nelle loro anime.
“Adesso non puoi decisamente morire Rhian, non puoi farmi una cosa del genere dopo che sono riuscito finalmente a baciarti.”
Lei era scoppiata in una risata fragorosa e spensierata e non ricordava davvero un momento in cui aveva riso così tanto. La faceva sentire bene, il suo spirito ne traeva beneficio ed era davvero tutto quello di cui aveva bisogno. La sua risata mischiata a quella di Callum.

 
***

Era giunto il momento. Aveva aspettato un tempo che era sembrato infinito, eppure adesso si trovava alla resa dei conti. Finalmente avrebbe affrontato sua sorella e una delle due avrebbe prevalso decretando le sorti del loro regno, la magia sarebbe tornata al bene o avrebbe ceduto all’allure del male per sempre.
Si trovava al limitare della radura e di fronte a sé aveva solo la Grande Quercia alla quale era legato lo spirito di sua madre insieme a quello dei druidi. Sapeva cosa doveva fare così, dopo aver lasciato la mano di Callum, aveva oltrepassato la barriera invisibile entrando nel mondo delle tenebre. L’aspetto non era diverso dal suo mondo: desolazione, abbandono, declino totale. Lei era separata dai suoi amici – Callum, Saoirse, le fate sue amiche, le poche ninfe che erano rimaste e alcuni folletti dei boschi – da poche decine di metri, eppure aveva l’impressione di essere entrata in un’altra dimensione. Non erano trascorsi neanche cinque minuti quando aveva sentito la prima folata di vento – una delle magie che sapeva eseguire meglio, seguita subito dopo da uno sbattere d’ali. Le aveva riconosciute ancor prima di voltarsi, ma aveva deciso di fronteggiarle ugualmente. Sua sorella gemella con la sua chioma fulva e ribelle e i grandi occhi verde giada così simili ai suoi insieme a Eirwen, l’incantevole fata dagli occhi gialli e i capelli d’un nero corvino.
“Bene bene, guarda un po’ chi ha deciso di arrendersi finalmente! Stavo aspettando la tua resa da tempo Rhiannon.”
Sapevano entrambe che lei non era venuta lì per arrendersi, l’odore di battaglia era nell’aria aspro e pungente.
“Non mi arrenderò mai Gwen ma voglio darti un’ultima speranza. Torna alla ragione, torna alla luce e a venerare la Dea e non verrai punita per i tuoi crimini. Non farò del male ad Eirwen, te lo prometto.”
Una risata stridula e sinistra si era levata nella radura e lei si era ritrovata improvvisamente faccia a faccia con la diabolica creatura della notte che le aveva portato via sua sorella. A volte odiava seriamente la velocità delle fate, il loro modo di scattare di fronte alla preda, perché era quello che si sentiva lei con quegli inquietanti occhi gialli sprofondati nei suoi. Una debole e inutile preda.
“O grande Rhiannon, sei ingenua se ritieni davvero che ti siano rimaste sufficienti briciole di potere per potermi ledere in alcun modo. Tu non puoi minacciarmi, non puoi farmi del male. Non sei forte abbastanza. Ora sei soltanto una ridicola umana con una ridicola combriccola di patetici amici che pensano di poter sconfiggere la nostra armata. Poveri illusi.”
“Ora basta Eirwen. Nonostante la mia indulgenza, è abbastanza chiaro che mia sorella non vuole arrendersi. Perciò fatti sotto Rhian, se pensi di potermi sconfiggere.”
Era tutto quello che aveva aspettato e al tempo stesso tutto ciò che temeva. Il piano si sarebbe potuto rivelare un fallimento completo anche con un solo imprevisto e lei non poteva permettersi di perdere la battaglia o avrebbe condannato tutto coloro a cui voleva bene a morte sicura. Aveva fatto un respiro profondo e ruotando su se stessa aveva posato una mano sulla Grande Quercia, mormorando tra se e se un incantesimo celtico che aveva imparato anni prima. Era riuscita appena in tempo a terminare la litania quando una raffica di vento – il controllo sugli elementi era il punto forte di ogni fata, persino di quelle con sangue di strega come Eirwen – l’aveva sbalzata a una decina di metri facendola rovinare in terra. Non si era concessa tempo per incassare il colpo né per far riposare i propri muscoli e si era rimessa in piedi come avrebbe fatto ogni buon guerriero. Il sorriso di beffe di Eirwen aveva accompagnato il suo movimento e sapeva che la mezzosangue lo considerava una dimostrazione inutile di forza, ma lei l’aveva ignorata. Il piano doveva procedere. Uno sguardo a Saoirse e la sua amica, seguita dalle sue fate, si era alzata in volo solo per trascinare con sé la perfida parente in un duello a colpi di magia. Era perfettamente consapevole che anche in inferiorità numerica Eirwen era molto più potente di tutte quelle fate messe assieme, ma se tutto fosse andato secondo i suoi piani, Saoirse e il suo diversivo non avrebbero dovuto continuare a combattere per molto.
Gwendolyn la studiava con attenzione: era sempre stata la più arguta tra le due, quindi non aveva contato neanche per un secondo sulla possibilità di usare l’effetto sorpresa su di lei, ma era comunque certa che la gemella non sospettasse minimamente delle sue intenzioni. Infondo non aveva ancora ordinato alla sua armata di agire e tutti i mostri erano fermi al limitare della foresta in attesa di un suo comando. Bene, era proprio su questo che contava: aveva bisogno che sul campo della foresta ci fossero solo lei, Callum e Gwen come tante volte in passato.
“Così è questo il tuo piano geniale Rhiannon? Riportarmi ai ricordi i cari bei vecchi tempi in cui io ero il terzo incomodo tra te e l’apprendista mago? Non funzionerà mai. Io sto con Eirwen, è lei ora la mia famiglia.”
Aveva inclinato la testa da un lato e si era mossa di qualche passo, incerta per la prima volta se con la riuscita del suo piano sarebbe stata in grado di riportare in vita la vera essenza di sua sorella.
Ma non aveva tempo per i ripensamenti, Callum si era già inginocchiato al suolo – lì dove lo spirito di sua madre era legato – e stava iniziando la sua preghiera. Gwendolyn però non l’aveva lasciato continuare e con un incantesimo l’aveva privato dell’uso della parola e in un unico movimento l’aveva attirato a sé immobilizzandogli le gambe e impedendogli così la fuga.
“Davvero? È tutto qui quello che hai in mente? Chiamare la nostra Signora Madre?”
Lei non si era lasciata provocare da Gwen e questa insoddisfatta aveva preso a girare intorno a Callum con un ghigno malefico in volto che non preannunciava nulla di buono.
“Sai Rhian mi hai proprio indispettita questa tua decisione, seppur ridicola, di batterti con me. Ho deciso che per punirti maledirò l’uomo che ti ama e impedirò al suo cuore di provare sentimenti per te. Conserverà i suoi ricordi di te ma non sarà mai più in grado di amarti. Come ti sembra sorellina?”
Un brivido di gelo le aveva accarezzato la schiena e lei aveva dovuto invocare tutto il coraggio che possedeva per non smetterla immediatamente con il suo folle piano e arrendersi a Gwen, ma era così vicina alla fine che non poteva lasciarsi abbattere. Neanche se era spaventata a morte.
“Io non sarò mai un ricordo. Non per lui Gwen. Adesso Callum!”
Il ragazzo aveva sporto la mano e aveva afferrato l’amuleto di sua sorella con tutta la forza che aveva in corpo e a lei era rimasto il compito di invocare l’essenza del talismano. Appena aveva pronunciato le parole il mondo intorno a loro aveva iniziato a tremare: il rumore della battaglia tra le fate era stato attutito, l’armata al limitare della foresta congelata e loro si erano ritrovati divisi dagli altri da una gabbia invisibile. Rhiannon temeva quasi che l’incantesimo non avesse funzionato quando la terra consacrata della Grande Quercia aveva iniziato a vibrare e davanti a loro si erano iniziati a delineare i contorni dello spirito di quello che era senza alcun ombra di dubbio un maestoso, enorme e possente dragone. Gwen era rimasta a bocca aperta: alternava lo sguardo da lei a Callum e poi allo spirito come se non riuscisse a raccapezzarsi su quello che stava succedendo.
Hai smarrito la tua strada, figlia mia. È ora che tu torni a stare con la tua vera famiglia.
Un’espressione di terrore aveva incupito i suoi lineamenti quando si era resa conto di chi era davanti a lei e aveva indietreggiato spaventata.
“M-Madre? Siete davvero voi?”
Sì, Gwendolyn dal lucente splendore. Sei sotto un’influenza negativa bambina e hai lasciato che il tuo animo venisse corrotto ma ora devi tornare in te. Tu e tua sorella dovete riunirvi, è questo il vostro destino.
“Non posso Madre. Voi non… voi non volete capire ma io e Eirwen siamo una famiglia. Lei mi ama e io amo lei e sarà sempre così, non posso stare dalla parte del bene con lei, non lo accetterà mai.”
Bambina sei stata ingannata, quella mezzosangue fata e strega ti ha manipolata dal momento che ti ha conosciuta. Se non ti fidi di tua madre chiedile direttamente di giurarti sulla Dea e su Madre Natura se è vera la profezia secondo la quale tu e lei eravate destinate ad incontrarvi per dar vita a una nuova era. Fallo figlia mia e ascolta il tuo cuore, so che prenderai la giusta decisione.
Lo spirito poi aveva spiccato il volo e si era dissolto nell’aria spezzando anche gli incantesimi che aveva creato. Gwen si era immediatamente voltata verso Eirwen che, un coltello premuto contro la gola, era tenuta sotto tiro da Saoirse e le sue amiche. Aveva marciato nella sua direzione e non aveva fatto nulla per liberarla, ma l’aveva solo guardata con sguardo sprezzante.
“Dimmi che quelle di mia madre erano bugie Eirwen. Giurami il contrario.”
La mezzosangue aveva boccheggiato per qualche secondo ma alla fine si era limitata ad abbassare la testa, sconfitta.
“Non posso Gwen. Non posso spergiurare.”
Rhiannon aveva visto sua sorella infiammarsi dall’odio e dalla rabbia afferrare il coltello di Saoirse con una mano mentre con l’altra sollevava il mento a Eirwen per poterla guardare negli occhi.
“Marcisci all’inferno.”
Un grido soffocato le era scappato dalle labbra. La sua Gwen aveva appena pugnalato una persona al cuore mostrando incredibile sangue freddo. Quando sua sorella aveva sentito il suo lamento si era voltata di scatto e aveva buttato a terra il coltello e si era avvicinata a lei sfilandosi il talismano dal collo.
“Non me lo merito Rhian. Per tutto quello che ho fatto, per tutto il dolore che ho causato e per aver quasi distrutto il nostro regno. È tuo e ti appartiene.”
Era commossa, non pensava che avrebbe di nuovo avuto sua sorella al suo fianco, ma nel momento in cui aveva toccato il medaglione una scossa elettrica aveva attraversato lei e Gwen sbalzandole indietro. Subito Callum e Saoirse le avevano aiutate a rialzarsi e, quando aveva posato lo sguardo a terra in cerca di una possibile causa, aveva trovato due medaglioni esattamente uguali e un sorriso le aveva illuminato il volto.
“Sono nostri Gwen. È questo il nostro destino: «riportare il lucente splendore nella terra della Grande Regina». La nostra Terra sorella.”
Gwendolyn le aveva sorriso – ed era così bello vedere un’emozione diversa dall’odio, la rabbia o la cattiveria attraversare i suoi lineamenti – e l’aveva abbracciata. Con le braccia avvolte attorno al suo corpo, le sembrava di poter finalmente respirare dopo mesi. Una risata l’aveva scossa e presto aveva sentito ridere anche sua sorella. Era finita. Erano di nuovo insieme e tutto sarebbe andato bene.

 
***

Due figure incappucciate si tenevano mano nella mano ai piedi della Grande Quercia. Di loro era possibile scorgere solo i lineamenti delicati, i capelli di un rosso acceso e i due medaglioni gemelli al centro dei loro petti. Insieme a loro vi era un giovane dai capelli scuri con un braccio attorno ai fianchi di una delle due donne incappucciate; dall’altro lato una ragazza minuta con le orecchie a punta con la mano intrecciata a quella dell’altra donna. Intorno a loro tutto era rigoglioso e splendente. Il cielo era di un azzurro intenso e si poteva scorgere chiaramente un dragone dall’aspetto regale librarsi tra le nuvole.




Note Autrice:

Salve a tutti! E' la prima volta che mi addentro nel fandom del Fantasy e l'ho fatto per un contest e ne sono felicissima perché mi sono divertita molto a scrivere questa storia! 
Non so davvero cosa dire, spero solo che questa mia mini long di due capitoli vi sia piaciuta e che abbiate voglia di farmi sapere cosa ne pensate :3
A presto, Alex.

Potete trovarmi sulla mia pagina facebook o andare sul mio profilo utente per saperne di più sulle altre storie che ho scritto.
   
 
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