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Autore: hikaru90    15/09/2014    2 recensioni
Raccolta di drabble/flashfiction a sfondo ZoTash.
Dal 1°capitolo:E tu non vuoi ricordarla. Non ora. Non in questo modo. Non nelle vesti di un marine.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Roronoa Zoro, Tashiji
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Step one: Timore
Che Zoro fosse capace di perdersi persino nella Going Merry era cosa nota.
Ciò che invece costituiva un mistero per buona parte della ciurma era l'inspiegabile maniera in cui negli ultimi tempi l'impavido spadaccino impallidiva e se la dava a gambe ogni qual volta avevano la sventura di incrociare la marina militare.
Non potevano sapere che questo incondizionato timore non era rivolto all'organizzazione in sé, ma era riservato a solo uno dei suoi affilati.
Una sola, per l'esattezza.


Step two: Curiosità
“La curiosità uccise il gatto” recita un popolare detto del mare settentrionale. Un detto che Sanji aveva spesso udito quando lavorava al Baratie e che gli rimbombava in testa dall'ultima volta che aveva avuto quella mezza conversazione con l'ameba – nome con cui era solito chiamare il vicecapitano della ciurma quando non era a portata di orecchio.
Ora. Sanji di sicuro non era un gatto e, generalmente, badava bene agli affari suoi.
Tuttavia l'ameba stava nascondendo qualcosa.
Qualcosa di grosso.
E doveva sapere cosa. Avesse fatto la fine del gatto proverbiale, doveva sapere.
Ma aveva bisogno di un piano.


Step three: Piano
Ci vollero sei bottiglie di sakè e una quantità incalcolabile di rum per rendere Zoro leggermente alticcio, e Sanji mai avrebbe pensato che sarebbero state sufficienti per far vuotare il sacco a quella zucca vuota. Anche perché, in un primo momento, l'unico risultato che l'alcool sembrava produrre nello spadaccino era quello di renderlo più scorbutico del solito.
Tuttavia quando Zoro lasciò perdere l'alcool e gli insulti e cominciò a mugugnare per un'abbondante mezz'ora una sequela di parole senza senso, Sanji smise di pensare e affinò bene l'udito, in attesa di qualche passo falso.
Neanche a dirlo, il summenzionato passo avvenne una decina di minuti dopo, quando tra i vari improperi e bestemmie a divinità sconosciute - e alle quali con tutta probabilità lo spadaccino nemmeno credeva - captò distintamente il nome di una donna .
E d'improvviso tutto fu più semplice.
O quasi.
Metterlo alle spalle al muro, difatti, ebbe le sue difficoltà; così come sopportare la consueta sfilza di bestemmie e i ripetuti tentativi dello spadaccino di sfuggirgli, ma quando alla domanda diretta: “Quella Tashigi di cui parli é la sottoposta di Smoker?” seguì un agghiacciante silenzio e un paio di occhi stralunati, Sanji esultò tra sé.
“Bene, bene. Finalmente ho qualcosa con cui ricattarlo...”


Step four: Strano
Chopper spalancò la porta della cucina col fiato corto e il battito accelerato, in cerca di qualcuno al quale riferire l'evento straordinario di cui era stato spettatore.
Per sua sfortuna, purtroppo, nella stanza c'erano solo due persone, entrambe affaccendate: Sanji, che gli dava la spalle e che lavava indisturbato i piatti fischiettando un allegro motivetto a sei note, e Nami, che invece le era di fianco, seduta vicino al tavolo, e che guardava distrattamente una serie di carte nautiche sorseggiando una tazza fumante di thè.
In circostanze normali, Chopper non avrebbe mai osato disturbarli. Ma dato che era appena stato testimone di una circostanza che di ordinario aveva ben poco, si avvicinò al compagno che, a suo dire, sembrava meno occupato.
“Nami...hai un minuto?”
“Anche due” rispose la cartografa, allegra, lo sguardo ancora rivolto alle carte ”Dimmi”.
“E' Zoro”
Nami alzò gli occhi al cielo e guardò la renna, aspettandosi il peggio.
“Cosa ha fatto stavolta?”
“Niente. Però...”
Il medico di bordo si grattò la nuca, impacciato.
“Però?” lo incoraggiò Nami.
“E' meglio se vieni”
Incuriosita per cosa mai avesse fatto lo spadaccino per scatenare quella reazione spropositata nell'amico, Nami lasciò la sua postazione e la tazza di thè, ormai vuota, sul tavolo per scendere le scale e, seguita da Chopper, raggiunse Zoro. Il ragazzo, come suo solito, dormiva alla base dell'albero maestro, le braccia conserte e la testa prona.
Fin qui, nulla di nuovo.
Si abbassò per poterlo guardare bene in faccia e, dopo qualche secondo, notò che, in effetti, qualcosa di insolito c'era.
Fosse stata un'altra la persona in esame, probabilmente non avrebbe giudicato insolita una normale e spontanea espressione del volto umano, ma Zoro non poteva definirsi una persona normale. Né spontanea, a dirla tutta. Quindi non faceva testo.
Fatto stava che Zoro stava sorridendo.

“Non...è strano?”
La rossa poggiò le dita sul mento, meditabonda, e soppesò la cosa.
“Inquietante semmai...lui è più il tipo che ghigna”
“E' vero! E' quello che ho pensato anch'io!”
“E poi ha una faccia così rilassata...”
“Già”
“Già”
“Che faccio?Gli somministro un farmaco?”
“No, è da escludere. E poi andiamo, Chopper!Le malattie si manifestano con sintomi ben più gravi!”
“Lo so...però...”
“Può darsi solo che stia facendo un sogno particolarmente viva-”
“Fossi in voi non me ne preoccuperei troppo” proruppe una quieta voce dietro di loro e che li fece sbandare, talmente erano persi nei loro ragionamenti. “Piuttosto navigatore, non credi anche tu che quelle nuvole all'orizzonte siano un po' sospette?”


Step five: Sogno
Tashigi ruota il bicchiere di saké tra le mani e fissa il liquido in esso contenuto oscillare da un lato all'altro, pensierosa.
“Alcune persone ostentano le proprie qualità affinché tutti le vedano. Altri invece preferiscono nasconderle, perché vogliono che notino qualcos' altro.” Detto ciò si voltò verso il suo interlocutore e con risolutezza continuò:
“Tu cosa vedi? La spadaccina impacciata che non vede a un palmo dal naso, o il determinato sergente maggiore che si sforza di combattere l'ingiustizia che la circonda?”

Per un attimo Zoro la fissa, ammutolito, senza sapere cosa rispondere.
Le vorrebbe dire che l'insicurezza che prova è immotivata, che non deve preoccuparsi di ciò che pensano gli altri e che lui, in tutta onestà, vede tutto: sia la ragazza impacciata, ma amabile, sia la combattente determinata, ma testarda. Le vorrebbe dire che rispetta il suo senso di giustizia, e che rimarrebbe scioccata nello scoprire quanto è simile a quello perseguito dalla sua ciurma. Vorrebbe dirle che la miopia non le ha impedito di diventare un'eccellente marine. E che perfino lui diventa imbranato di fronte a situazioni che non conosce.
Ma non lo fa, e si limita a guardarla, in silenzio.

Poi non sa esattamente cosa succede.
Forse è il caldo che si respira nel locale e che impedisce al sangue di fluire al cervello, o forse sono gli occhi di Tashigi, che nella penombra del posto in cui si trovano sembrano più scuri del solito a provocargli strane sensazioni alla bocca dello stomaco e a spingerlo a chinarsi su di lei per baciarla.

Tuttavia qualcosa non quadra.
Perché il piacevole e appagante senso di perdizione che avrebbe dovuto travolgerlo, viene sostituito da un lancinante dolore alla testa...
...Zoro apre gli occhi, afflitto, e tasta il capo dolorante mentre Nami, con un sopracciglio inarcato e le braccia conserte, lo guarda dall'alto in basso.
“Oh!Scusa tanto se ho osato disturbarla, sua Signoria” gli fa, chiaramente sarcastica “ma sai com'è, sta arrivando una tempesta e c'è bisogno dell'aiuto di TUTTI per cambiare rotta...” poi, con un tono di voce che non ammette repliche, gli ordina di muoversi e gli rifila un altro colpo in testa.
Zoro, entrambe le mani in testa, brontola tra sé, non sa se più per il dolore dei pugni o per la terribile consapevolezza di aver solo sognato.
Si alza in piedi e raggiunge i suoi compagni, rassegnato, sapendo bene che certe cose solo nei sogni possono succedere.



Angolo dell'autore:
Ebbene sì, sono tornata!
Sono molto soddisfatta di questi cinque componimenti,anche se alcuni di più rispetto ad altri, ma vabbè...è la prassi!
Fatemi sapere cosa ne pensate, e soprattutto se c'è qualche passaggio che risulta poco chiaro. Le critiche, se costruttive, sono ben accolte!
Ah!ovviamente non c'è bisogno che lo specifico, ma il proverbio della seconda ff è chiaramente nostrano!Me ne sono solo servita...
Alla prossima!
  
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