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Autore: Nina_99    23/09/2014    1 recensioni
Era una ragazza controcorrente, che trovava sempre soddisfazioni in ciò che faceva, il cui obiettivo era quello di trovare una sempre più ardua sfida da compiere, punto di partenza per trovare altri obiettivi. E poi, provava a far sempre esattamente tutto l’opposto di ciò che vedeva fare agl’altri, in poche parole. E ben le riusciva.
Una ragazza così, forse, non s’era mai vista; ma la cosa più spiazzante in questa questione –credo –era la consapevolezza di lei, l’intenzione di esser ciò che era.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Evaporata in una nuvola rossa, in una delle poche feritoie della notte
Con un bisogno d’attenzione e d’amore troppo “se mi vuoi bene scrivimi” per essere corrisposta
Valeva la pena divertirvi le serate estive con un semplicissimo “mi ricordo.”
Per vedervi affittare un chilo d’erba ai contadini in pensione ed alle loro donne(?)
E regalare altre ed altre onde ai marinai in servizio
Fino a scoprire ad uno ad uno i loro nascondigli
SENZA RIMPIANGERE LA MIA CREDULITA’
 
Perché già –dalla prima trincea –ero più curiosa, di voi
Ero molto più ambiziosa di voi
 
E poi sospeso fra i vostri “come stai?” meravigliata da luoghi meno comuni e più feroci
Tipo “come ti senti amica, amica fragile, se vuoi potrò occuparmi un’ora al mese di te”
<< Lo sa che io ho perduto due figli? >>, << Signora lei è una donna piuttosto distratta >>
E ancora uccisa dalla vostra cortesia nell’ora in cui un mio sogno ballerina di seconda fila
Agitava per chissà quale avvenire il suo presente di seni enormi e il suo cesareo fresco
PENSAVO E’ BELLO CHE DOVE FINISCANO LE MIE DITA
DEBBA IN QUALCHE MODO INCOMINCIARE UN TASTO AVORIO
 
E poi, seduta in mezzo ai vostri arrivederci, ero meno stanca, di voi
Ero molto più ‘ngransciata di voi
 
Potevo accarezzare i pantaloni dello sconosciuto fino a vedergli spalarsi la zip
Potevo chiedere ad uno qualunque dei miei genitori di parlare ancora male e ad alta voce di me
Potevo barattare la mia fotocamera e il suo scudo con una scatola di carta che dicesse “non ne val la pena”
POTEVO CHIEDERVI COME SI CHIAMA IL VOSTRO CANE
IL MIO AVRA’ TEMPO DI CHIAMARSI “LIBERO”
Potevo assumere un cannibale al giorno per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle
Potevo attraversare litri e litri di corallo per raggiungere un posto che si chiamasse –insomma –fantasia, anarchia
 
E mai che mi sia venuto in mente di essere più ubriaca, di voi
Di essere molto più sadica di voi
 

 

Questa canzone era lei.
La nostra protagonista è rimasta intrappolata tra i precedenti righi, conscia di cosa volessero da lei e di cosa lei volesse da loro.
Forse quella canzone l’aveva capita.
 
 
Di sicuro lui no. Lei lo giostrò a suo piacimento, facendo ciò che più le giovava. Stancandola.
Presto se ne disfece.
Ma ebbe imparato molto, da lui.
Ebbe imparato l’Amore…per se stessa.
 
Non vi fu ombra di lieto fine.
 
  
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