I. NARUTO
Per comprendere la portata
esatta dell’ossessione del jinchuuriki in questione, lettore, la cosa
più semplice e diretta è portarti alcuni esempi pratici della
suddetta. Ti descriverò a seguito l’atteggiamento tipo tenuto da
Naruto, contestualizzandolo in due semplici situazioni normali.
I,A:
scontro mortale
(So cosa stai pensando: non
è esattamente una situazione normale. Permettimi, lettore, di farti
notare che il numero di volte in cui
Naruto e Sasuke si prendono a mazzate supera di gran lunga quello delle
occasioni in cui li si vede, ad esempio, conversare civilmente. Traine le
necessarie conclusioni secondo la tua personale visione della realtà.)
La
notte oscura è squarciata da lampi abbacinanti, intervallati da tuoni
cupi e rumorosi. La pioggia cade fitta sulla foresta, le chiome brune degli
alberi sono fiocamente illuminate, a intermittenza, dalla luce delle folgori
possenti.
Non
vi sono che alberi imponenti a perdita d’occhio, tra i cui tronchi
è impossibile avventurarsi con questo buio. In mezzo al bosco periglioso
e sterminato, v’è una radura augusta e terminante contro un ampio
dirupo che si erge verso il cielo come un truce titano di roccia.
Sotto
l’acqua scrosciante, due ragazzi si fronteggiano intrepidi. L’uno,
infagottato in una tuta arancione di dubbio gusto, ha capelli biondi, a raggio
di sole, e occhi azzurri tersi e rotondi. L’altro, d’un fascino
intollerabile, possiede la grazia incontaminata di un efebo e la carica
sessuale di diciotto pornostar. Come le due caratteristiche possano convivere
in un unico individuo è un mistero di cui nemmeno il Terzo avrebbe
saputo fornire spiegazione.
“Sas’ke!”
esclama Naruto, con voce fremente. “Non m’importa se vuoi
cancellare il nostro legame! Io ti salverò comunque, perché sono
tuo amico!”
Sasuke
lo scruta impassibile, con vago sprezzo. Le sue iridi nere scivolano
dall’alto in basso, con condiscendenza, sull’interlocutore. Giunte
all’altezza del cavallo si fermano, registrando la prepotente erezione
ben poco celata dai pantaloni del biondo, quindi i suoi occhi assumono un che
di vitreo e, come dire, terrorizzato.
“Te
l’ho già detto, Naruto,” esclama con voce profonda e
d’una sensualità che strappa a Naruto un gemito roco. Sasuke si
schiarisce la gola, esita. “Ah, ah, ah, uno,” continua, con tonalità
volutamente più stridula. “Prova, prova, uno. Stai ancora gemendo,
baka?”
Naruto
deglutisce faticosamente, reggendosi a stento sulle ginocchia molli, e scuote
il capo senza convinzione.
“Bene.
Dicevo? Ah, sì,” riprende l’Uchiha, ritornando senza volere
al suo tono di voce naturale e altamente arrapante, fermo e indifferente.
Naruto si morde a sangue le labbra, trattenendo i lamenti d’eccitazione.
“Te l’ho già detto, Naruto: ho annullato quel legame e tutti
gli altri. Tu per me non rappresenti assolutamente nulla, e di sicuro non
quello che vorresti,” puntualizza con vaga petulanza.
“Non
capisci, Sas’ke!” protesta Naruto, con un chiaro movimento pelvico
nel fare un passo avanti. “Io non lascerò che tu distrugga quel
che ci unisce. Sono disposto a fare qualunque cosa, ma ti riporterò al
villaggio! Hai la mia parola!”
Sasuke
lo osserva senza espressione, la sua mano scivola senza volere a far scudo al
fondoschiena, che sente – giustamente – minacciato.
“Io
non ho intenzione di tornare a Konoha, Naruto. Non m’importa nulla di
quel villaggio di perdenti,” afferma deciso. “E se l’unico
modo per fartelo capire è ucciderti, allora lo farò. Volentieri,
peraltro,” sbotta, vedendo la mano del jinchuuriki scivolare verso le
parti basse, forse per dar loro sollievo.
“Stai
mentendo, Sas’ke!” protesta Naruto veemente, ritirando
repentinamente il braccio nel vedersi colto in flagrante.
“Sei
patetico, Naruto. Adesso ti dimostrerò cosa può un vero shinobi
rispetto a un pivello come te. Stai per morire, Naruto,” ammonisce Sasuke,
truce, mettendosi in posizione d’attacco.
“Razza
di testardo!” inveisce Naruto con la stizza d’una fidanzata
abbandonata. “Ti farò capire a costo di prenderti a schiaffoni da
qui alla maggiore età!” esclama incoerentemente.
Sasuke
sospira tristemente, levando gli occhi al cielo.
“Perché
proprio la maggiore età, Naruto?” chiede con riluttanza.
Naruto
sussulta, si gratta la testa e sogghigna ampiamente, con innocenza.
“Perché
a quel punto saremo entrambi adulti e consenzienti,” afferma schietto.
“IDIOTA!”
sbotta Sasuke, avventandogli contro con furia improvvisa. “COME TE LO
DEVO DIRE CHE NON TE LO DO? NON TE LO DO!” sbraita con un pugno,
precipitando a terra a seguito dell’altro. “Fattene una ragione,
non verrò mai a letto con te! E leva quella dannata mano!”
ruggisce con un calcio, mentre Naruto si divincola e tenta di far arrivare le
dita alle sue pudenda.
“Tu
non capisci, Sasuke. Tu ed io abbiamo un vero legame, il più importante
che esista. Abbiamo vissuto entrambi le stesse sofferenze, conosciamo lo strazio
di…”
“NON
E’ VERO!” urla l’altro, spingendolo via mentre cerca di
aprirgli i pantaloni. “Nessuno ti si è mai filato di striscio! Che
ne sai di cosa si prova a essere costantemente molestati? Non hai idea di come
ci si senta a perdere la serenità per gli abusi di qualche pervertito
che ti si struscia contro mentre fai la coda in bottega, mentre ritiri le
pagelle, mentre…lasciami in pace!” conclude con un nuovo pugno.
“Ma
io ti amo, Sas’ke!”
“Io
NO, idiota!”
Dissolvenza
sulla mossa tentacolare di Naruto, che tenta in ogni modo di sgusciare contro
il corpo scattante dell’altro.
I,B:
inseguimento pluridecennale
(Anche questo, lettore, a
dispetto dell’apparenza è perfettamente normale: da’
un’occhiata allo shippuuden e vedi tu.)
Il
labirinto è sterminato, zeppo di trappole e tranelli mortali. È
realizzato interamente in mithril per risultare indistruttibile a qualunque
jutsu. Sasuke se lo è fatto costruire intorno appositamente da un
architetto cui ha promesso in cambio di concedersi a lui, salvo poi ucciderlo
prima del compimento dell’atto perché nessuno potesse conoscere il
segreto per arrivare nel centro, ove vive recluso da tre quinquenni.
Naruto
ha impiegato trentatre anni per superare tutti i trabocchetti. Ha sbagliato
strada cinquemilasecentoventiquattro volte, ha subito una media di quattro
infortuni al giorno per un totale di quarantacinquemiladuecentosessantasette
ferite potenzialmente mortali che il chakra di Kyuubi ha guarito.
Ha
quarantanove anni quando riesce finalmente a giungere nella roccaforte del
compagno di squadra – che, per amor di verità, non è
più tale da trentasei anni.
“SAS’KEEE!”
rantola nel vedere l’amico.
Che,
ovviamente, dimostra ancora l’avvenenza di un ventenne in piena forma.
Naruto
ha un’eiaculazione istantanea, malamente celata con qualche colpo di
tosse.
Sasuke
sospira stancamente.
“Naruto,”
afferma glaciale. “Direi che le tue chances di diventare Hokage, a questo
punto, sono decisamente scarse. Hai investito metà della tua vita in
questo labirinto, quando avresti dovuto allenarti per diventare un grande
shinobi. Hai veramente del tempo da sprecare,” osserva sarcastico,
avvicinandosi di qualche passo.
“Ti
avevo promesso che ti avrei salvato, Sas’ke,” esclama l’altro
trionfalmente. “Non mi rimangio la mia parola, fa parte del mio
nindo!” aggiunge battagliero.
“E
il resto del tuo nindo in che consiste?” replica l’altro, scettico.
Naruto
esita per un istante. Si gratta la testa. Porta le braccia ai fianchi in una
posa fiera.
“Concupirti,”
dichiara baldanzoso.
“Credevo
di averti detto che tra noi non ci può essere nulla,” osserva
Sasuke stancamente.
Naruto
si acciglia, addolorato.
“E
pensavi di farlo uccidendomi, è questo il tuo sistema?” afferma
rabbioso. “Ma non l’hai fatto, mi hai lasciato in vita,”
aggiunge sicuro.
“L’altra
volta ti ho risparmiato,” illustra Sasuke con fierezza,
“perché ritenevo di essermi spiegato con sufficiente chiarezza. Ma
siccome a quanto pare non è così, questa volta ti
ucciderò,” conclude risoluto, estraendo lentamente la spada
scintillante dal fodero che porta in spalla.
Naruto,
alla vista di quell’oggetto dal chiaro
rimando fallico, emette un gorgoglio eccitato, umettandosi le labbra.
Non
muove un muscolo, mentre l’altro gli si fa vicino con chiari intendi
omicidi. Geme, quando Sasuke gli posa un braccio sulla spalla per assicurarsi
che non sfugga al suo colpo mortale.
“Sì…”
sussurra estasiato.
“Stai
fraintendendo, Naruto,” lo avverte Sasuke asciutto.
“Qualunque
cosa tu faccia, io ti salverò,” esclama Naruto, assente e beato.
“Ma
io sono già salvo, idiota!” sbotta Sasuke esasperato.
“Starei benissimo dove sono, se non fosse per te!”
“Ti
mancavo così tanto?” sussurra Naruto speranzoso, allungando a sua
volta il braccio per cingerlo in un abbraccio a cui l’Uchiha reagisce con
un morso deciso. Mossa sbagliata: Naruto emette un lamento languido,
socchiudendo gli occhi.
“Levati
di dosso,” ringhia Sasuke minaccioso.
“Ti
riporterò a Konoha con me,” afferma Naruto, ignorandolo.
“Non
ci voglio venire, a Konoha,” afferma Sasuke, la voce tremante e vicina a
un pianto esasperato. “Come te lo devo dire? Ma che lingua parlo? Non mi
senti? Non voglio tornare a Konoha, e soprattutto non con te, che devo fare
perché tu lo capisca?”
“Sei
tu che devi capire, Sasuke,” risponde l’altro con sicurezza.
Dissolvenza
sulla spada che cala il fendente.
Questi, lettore, sono soltanto
due dei mille episodi analoghi intercorsi. Vorrei permettimi di farti notare
che riflettendo su questi fatti si può aprire una nuova prospettiva su
Sasuke. Lo si ritiene – per molti versi a ragione – un individuo
spiacevole, ma sei sicuro che al suo posto non avresti reagito ancor più
violentemente?
Prendine atto: non è
facile essere IB (Incommensurabilmente Bello) nella vita di tutti i giorni.
Ricorda inoltre che Naruto ha
trascorso mesi interi fianco a fianco con Sasuke, giorno dopo giorno,
ininterrottamente. Prova a immaginare il numero di tentativi di seduzione messi
in atto.
So che è difficile
riuscirci. Prova lo stesso. Non ce la fai?
Te lo dico io:
milleseicentonovantasei.
E mezzo.
Perché mezzo, ti chiedi?
Perché sul più
bello Naruto è stato scavalcato da Sakura.
Già,
Haruno Sakura. Il secondo personaggio del macabro teatrino di sessuomania
allestito intorno a Sasuke.