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Autore: Vibia Matidia    07/10/2014    7 recensioni
Per tutta risposta, Laura si bloccò, portandosi una mano alla bocca. Lo aveva riconosciuto, tutto combaciava. Non riusciva quasi a crederci. Eppure era lì, davanti a lei, in carne e ossa. Vivo.
E dire che aveva studiato tanto le sue gesta, sui libri di scuola. Anche i suoi ritratti: ecco perchè il suo volto le pareva familiare!
«Tu sei Augusto...»
«Chi?»
«Dove stai andando? Sei da solo?»
«A quanto pare, sì, sono solo. Ti dirò tutto: sto andando a Munda, dove mi sta aspettando mio zio»
«A sconfiggere Sesto, giusto?».
Ottavio restò perplesso. «Come lo sai?»
Laura gli sorrise. «Dovrò spiegarti moltissime cose»
«Per esempio?»
«Siamo nell'anno duemilasettecentosessantaseiesimo ab Urbe condita. Mi sa che hai appena viaggiato nel tempo».
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Antichità greco/romana
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Capitolo 3
Come ospitare un princeps e vivere felici

Nel tragitto che dal bosco portava a casa, la sanità mentale di Laura fu messa a dura prova.
Una parte della sua mente stava programmando cosa fare con il giovane Augusto: dove alloggiarlo,
come mantenerlo, e soprattutto come rispedirlo al mittente. Insomma, per quanto fosse bella la cosa,
non poteva certo farlo restare nel terzo millennio, era giusto che facesse ritorno alla sua epoca.

Una seconda parte stava dando una serie di istruzioni sul comportamento da mantenere in presenza
del futuro princeps: era in viaggio verso Munda, da suo zio Giulio Cesare, quindi qualunque
riferimento agli eventi successivi andava evitato come la peste. Primo fra tutti, non chiamarlo Augusto
—nome che avrebbe assunto solo nel 9 a.C., una volta salito definitivamente al potere— , nè
Ottaviano —dopo l'adozione da parte di suo zio, qualche mese dopo Munda.

Cavoli, aveva studiato bene, allora!

Non doveva tradirsi, o avrebbe "danneggiato il continuum spazio temporale", o una di quelle cavolate
pseudo-scientifiche che dicevano nei film di fantascienza. Non era certa che le cose andassero
proprio così, ma nel dubbio meglio non rischiare. Oltretutto, non sarebbe stato affatto facile.

Ciò che restava delle sue povere facoltà cerebrali, infine, era stato inevitabilmente assalito da ondate
di fangirlismo acuto, da buona classicista quale era: da quella parte del cervello non veniva altro se
non una singola frase: "Ommioddio, c'è Ottaviano Augusto qui vicino a me!”.
In loop.
Oh, cielo.

Il risultato di tutto quel guazzabuglio interiore era, paradossalmente, uno stato di immobile, beota
mutismo, indi per cui il romano —"e non un semplice romano, ma Augusto!!"— che stava
camminando a fianco a lei poteva benissimo prenderla per una disagiata mentale.
Splendido.

No, non poteva fare queste figure di fronte al primo imperatore romano.
Su, Laura, di' qualcosa di intelligente!

«Come va?»
 Diamine!

Ottavio le sorrise, riscosso anche lui dai suoi pensieri, e grazie al cielo pareva sincero. «Bene, e tu?»
«Oh, bene, è solo che non accade spesso, qui da me, di incontrare un personaggio famoso quanto te!
Soprattutto se viene da duemila anni prima...
». E qui Laura faticò a tenere ferma la voce.
«Famoso? E perché sarei famoso? Sinora non ho compiuto nulla, è la prima volta che lascio Roma,
non ho mai partecipato a una battaglia...
»
«Sei famoso per le cose che farai! Non chiedermelo, non so se posso dirtelo...»
«E perché mai?»
Laura prese un respiro, cercando di spiegarsi nella maniera più chiara possibile:
«Noi sappiamo ciò che farai in futuro, mentre tu, ovviamente, ancora no. Se per caso io ti dicessi
qualcosa, e tu, al momento di compierlo, cambiassi idea, condizioneresti tutto quello che avviene
dopo. Cambieresti anche la nostra epoca, quella in cui sei adesso
».
Dallo sguardo smarrito di Ottavio, Laura capì di essere stata davvero poco chiara.
«Ammettiamo pure che io ti dica che in futuro tu ucciderai una persona. Tu torni nella tua epoca, e
quando arriva il momento di farlo, all'improvviso cambi idea, e non la uccidi. Questa persona è viva,
mentre a noi, vostri posteri, risulta morta. Non vedi la contraddizione?
»
Ottavio annuì, dapprima esitante, poi con convinzione. «Sì, credo di aver capito. Peccato,
comunque, mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa sul mio futuro. Ora come ora, è tutto così incerto...
»
Laura sorrise. «Fidati di me, farai grandi cose, e accrescerai Roma e tutti i suoi abitanti. Posso dirti
questo
»
«A proposito di 'accrescere' [dal latino augere, da cui anche Augusto, n.d.a.], come mi hai chiamato,
prima? 'Augusto'?
»

Eccallà. E adesso? Che fare?

«Ehm, sì, qui ti chiamiamo così..»
«Ma sono davvero così famoso?»
«A quanto pare..». Gli sorrise.

Ottavio restò perplesso. «Scusa, ma mi stavo chiedendo.. come sono arrivato qui, duemila anni
dopo?
»
Laura rise suo malgrado «Anche a me piacerebbe molto saperlo..»
Le lanciò un'occhiataccia. «Non lo sai neanche tu? Oh, per Ercole! Non è divertente, non ridere!
Dove ci troviamo, piuttosto?
»
«Oh, questo lo so!» gongolò Laura. «Siamo a Sestri Levante.. Oggi si chiama così; un tempo era
Segesta dei Tigulli
»
«Dove ero rimasto! Ma.. L'accampamento.. I miei soldati, i miei amici..»
«Credo proprio che non ci sia più nessuno»
«Ma.. come sono arrivato qui? E perché?»
«Sono due domande a cui non so rispondere»
Ottavio emise un singolo «Oh..», affranto.

Laura lo guardò. «Vieni con me. Spiegherò ai miei genitori, ti ospitiamo volentieri!»
Ottavio si voltò imbarazzato. «Oh, no, non potrei!»
La ragazza incrociò le braccia, seria. «Hai bisogno di aiuto. Non puoi rifiutare. Non sopravviveresti
un singolo giorno, nel nostro mondo
». Erano ormai arrivati al termine della boscaglia. La strada era
pochi passi avanti.
Ottavio ribatté, evidentemente punto nell'orgoglio: «Non è vero! Sono il nipote del grande Giulio
Cesare, dittatore perpetuo e conquistatore delle Gallie. E sono un Romano! I miei avi hanno sconfitto
Cartagine, hanno conquistato la Grecia!..
»
«Sì, sì, certamente», rispose stancamente lei, scostando i cespugli e portandosi sull'asfalto della
strada.

Ottavio restò pietrificato dietro di lei.
Case alte quanto un'insula, ma tutte in pietra intonacata, liscissima e solida; strade in pietrisco nero
compatto, perché non facesse polvere; lucidissimi carri di metallo coperti che circolavano senza
cavalli a trainarli...

Quello era il futuro. Ed era sorprendente.

Fece un passo sulla strada, affascinato.
Un carro metallico per poco non lo investì; Laura fu abbastanza pronta di riflessi da tirarlo indietro
per il braccio. Dal carro si levò un grido belluino, con un pugno agitato.

Laura riconobbe parole poco carine, che evitò accuratamente di riportare al giovane Romano.
Ottavio, d'altro canto, gli rispose, urlando di rimando. «Come osi, barbaro bifolco? Io sono il nipote
di Cesare! Ma, Laura, hai visto come andava veloce? Ma è permesso, qui?
»
«Te l'avevo detto che senza di me non sopravvivi», si limitò a sorridergli. «Vieni con me, e stammi
vicino!
».
Ottavio stavolta annuì senza replicare.

Laura intanto lo stava portando a casa sua; era un appartamento, al terzo e ultimo piano di un
condominio in una zona tranquilla del centro.
I suoi genitori, probabilmente, si stavano godendo l'ombra sul terrazzo; suo fratello Marco, invece,
sarà stato alla spiaggia coi suoi amichetti...
La tensione saliva: i suoi genitori si fidavano di lei, ma sicuramente non avrebbero creduto alla verità.
Eppure Laura non vedeva altra maniera per spiegare la presenza di Ottavio...
Si voltò verso di lui, e a stento si trattenne dal ridere: il giovane Romano si guardava attorno
sbalordito, con la bocca aperta e gli occhi sgranati; mai Laura avrebbe detto di poter vedere un futuro
imperatore in quello stato.
Tirò fuori le chiavi di casa dalla tasca e aprì il portone del condominio, che dava proprio sulla via, e
si trascinò dietro anche Augusto, per poi chiuderselo alle spalle.
«Ubi me ducis?» le chiese, quando il vano delle scale sprofondò nell'oscurità.
Laura sospirò. «Domi meae»

Non sarebbe stato per niente facile.

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Note dell'autore
Ehm, salve!
Chiedo umilmente perdono, ma, ehm, inizi traumatici in Ateneo, treni in ritardo, Muse Eliconie
ispiratrici che scompaiono senza lasciare neanche un biglietto... xD

Augusto incontra finalmente il nostro mondo! Poverino, penso che se una cosa del genere succedesse
veramente,  e un antico Romano capitasse nel Terzo millennio (ahahah, come se davvero potesse succedere *me triste*),
morirebbe di crepacuore! D: Meno male che Ottavio ha un angelo custode aiuto sui generis, la nostra Laura!

Ringrazio infinitamente quelle anime pie che hanno recensito gli scorsi capitoli: _emsmay , Drachen ( <3 ) e Koori_chan (<3 )
Siete di grande incoraggiamento! Grazie mille! <3

Vi prego, o lettori silenziosi: lasciate un pensierino, qualcosa, per me è importantissimo sapere la vostra opinione!

Alla prossima puntata!

Oscula :*
Vibia Matidia



 
   
 
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