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Autore: Ljn    08/10/2014    4 recensioni
Stava andando tutto male.
Perché stava andando così? Perché? Qualcuno glielo sapeva spiegare? Un secondo prima era intento a bisticciare con quel Teme silenzioso che infestava la sua vita da un’eternità, l’attimo dopo stavano fuggendo. Fuggendo! Loro!!
Loro, che erano i più forti in assoluto!
Non esisteva. Assolutamente! Non poteva! Si erano allenati fino a sputare sangue, avevano sacrificato … un sacco, per arrivare dove erano. Un ENORME sacco. Un sacco così grande che avrebbe potuto starci dentro tutta la famiglia di Choji. E stava parlando mentafornica … metafarica … metaforonicamente – annuì a se stesso, soddisfatto – perché era ovvio che nella realtà il sacco sarebbe stato un sacco più grande.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Buonasera...Finite tutte le faccende che mi hanno affaccendato la giornata, ecco il numero 2. Numero 3 domani sera.
Sempre auguri alla festeggiata! Giuro che non dura come Abisso.
Baci ^^

 

Due.

Maledizione!

Come aveva fatto a finire in quel guaio?

Ah. Sì. Giusto.

Come aveva potuto dimenticare anche solo per un istante un fatto così capitale? Era in missione col Dobe.

Ovvio che una cosa valutata banale, di routine, noiosa e “indegna del mio talento! Baa-chan basta che mandi una squadra di genin. Che ci facciamo noi quattro?” avesse cominciato ad andare storta non appena usciti dalla foresta di Konoha!

Prima erano stati attaccati dal gruppo di briganti più ignorante al mondo, e come conseguenza al contrattacco esagerato del Dobe lui si era trovato semi affogato nelle acque gelide del torrente vicino.

Poi, Sakura si era rotta una gamba nel modo più stupido possibile per un ninja. Ovviamente erano troppo lontani da Konoha, a quel punto, quindi avevano dovuto accamparsi e dividersi in modo da portare a termine la missione mentre lei si occupava di ricomporre la sua frattura. Sì, perché naturalmente era pure scomposta, la maledetta! Altrimenti sarebbe stato troppo semplice, no?

Ma non importava! In fondo era una missione banale, no? Non erano necessari tutti e quattro, no? Così lui e Naruto avevano lasciato Kakashi con Sakura (perché era impensabile che fosse Sasuke a rimanere con lei, e lui si rifiutava di rimanere per più di dieci secondi in compagnia del pervertito jonin) e si erano rimessi sulle tracce del soggetto con l’aiuto di Pakkun. Il tizio, tanto, era un comune ladro di gioielli, solo un po’ più scaltro della media. Niente di complicato, no?

Peccato che detto tizio fosse stato nel frattempo rintracciato e catturato da dei banditi che miravano al suo (a quanto pareva) ingente bottino e che, per farsi rivelare dove questo fosse, lo avessero portato nella loro dannata tana all’interno di una montagna.

Ma non importava. No. Non importava affatto: loro erano comunque dei ninja, sfigati ma potenzialmente abili, in generale. Quindi dopo qualche ulteriore, minore, intoppo erano riusciti a rintracciarli.

Accertata, quindi, la loro posizione e ispezionata l’area per evitare altre sorprese, avevano rimandato indietro Pakkun con le coordinate e un rendez-vous di lì ad un’ora con gli altri. Appuntamento che era stato stabilito da lui e ovviamente contestato vigorosamente dall’idiota ancora convinto che si sarebbero liberati dell’intero gruppo e avrebbero recuperato l’incarico entro dieci minuti al massimo. Usuratonkachi ...

Peggio ancora. Usuratonkachi che non sapeva cosa significasse imparare dall’esperienza!

Come se tutta la dannata, stupida missione non fosse stata un unico enorme imprevisto! Era una fortuna che Sasuke fosse un naturale, cinico e sospettoso realista, perché non appena si erano addentrati nelle gallerie si era reso conto che qualcosa non andava. E non era il fumo probabilmente avvelenato che li aveva accolti, ad averglielo fatto sospettare.

Davvero, perché diamine quei banditi non potevano essere almeno un gruppo di sprovveduti idioti? Dovevano essere proprio abbastanza in gamba o abbastanza fortunati da trovare delle caverne che inibivano naturalmente il chakra? E abbastanza saggi da sfruttarlo a loro vantaggio munendosi di sigilli protettivi che ovviamente loro non avevano?

Ma (ancora) era prevedibile, perché se ne sorprendeva?

Come diceva il proverbio? “Non c’è due senza tre e il quarto vien da sé”? Beh, Sasuke era certo che nel loro caso i numeri potessero essere moltiplicati per dieci. E sarebbe avanzato anche qualcosa per non rendere la faccenda troppo scontatamente matematica.

Per trovare l’obiettivo avevano dovuto (naturalmente) faticare più del previsto, rischiando di perdersi almeno due volte nei cunicoli di quel dannato groviera di montagna maledetta e poi, una volta trovato, a causa di una stupida svista del Dobe (ancora una volta: naturalmente) erano stati scoperti e avevano dovuto lasciarlo indietro in favore della fuga, dato che era stato allora che avevano scoperto la faccenduola irrilevante della soppressione del chakra.

Perché sia chiaro che avere un tizio con un demone sigillato in corpo non è garanzia che egli venga colto da qualche sospetto, quando improvvisamente detto demone di chakra chiacchierone smette di parlargli, come il compagno sfigato di tale idiota sa che il demone di cui sopra non fa quasi mai, avendo assorbito anche troppo bene i difetti dal vessillo che se lo porta in giro. Nooooo.

Certo, per essere giusti pure lui non se ne era accorto fino a quando non aveva dovuto usare il chakra per difendersi (usare lo sharingan per quella missione ordinaria avrebbe solo significato disonorare la sua eredità, in fondo) e in effetti loro avevano recuperato l’item rubato, ma il ladro era morto, e loro stavano scappando.

Loro.

Stavano.

SCAPPANDO.

LORO.

Ancora peggio! LUI!

Scappavano attraverso un labirinto di tunnel, perché ovviamente la strada che avevano fatto per entrare era stata bloccata (era stato allora che aveva notato i sigilli e li aveva riconosciuti per quello che erano), e perché senza chakra anche loro due avevano poche possibilità di uscirne vivi e indenni, contro una quarantina di nemici che a quanto pareva non erano così stolti da non prendere contromisure per eventuali attacchi, e che quindi si erano procurati i dannati sigilli di mantenimento del chakra creati da Orochimaru (che potesse concimare in eterno la terra) per aumentare il vantaggio su aggressori a quel punto … inermi. Perché sì! Loro erano pecorelle davanti a lupi armati! … Che poi le pecorelle avessero a loro volta delle armi, era irrilevante, perché i LUPI avevano le zanne, anche dette CAZZO DI CHAKRA, dalla loro, e li superavano di diverse decine di unità.

E dove mai potevano essersi infilati, loro due esseri pieni di tutte le fortune e talenti del mondo? Dove, se non in mezzo ad un folle campo minato attivabile a quanto pareva a distanza!?

Sul serio. D’accordo far esplodere il nemico. Questo lo poteva anche comprendere e approvare, a livello pratico.

Ma quei tizi volevano deflagrare assieme a loro?! Oppure il loro desiderio segreto era di essere seppelliti sotto tutta la montagna che stavano facendo cadere sulle loro teste? Non avevano mai sentito parlare di istinto di conservazione? O almeno di semplice buon senso?!

Per colpa del loro impulso suicida di gruppo, lui era ferito e la sua vita era nelle mani di Naruto, che si era offerto di stare in retroguardia.

Merda.

Merda merda MERDA!

Un’altra esplosione gli fece sbattere per la … credeva fosse la ventesima, ma probabilmente era solo la seconda volta che la sua spalla offesa sbatteva contro la parete di roccia, riempiendogli il retro delle palpebre di stelle, e distogliendolo dall’importante compito di imprecare mentalmente.

Sentì alle proprie spalle il compagno sbuffare pesantemente, poi un braccio lo circondò per aiutarlo a rialzarsi e gli diede una decisa spinta in avanti, mentre il resto del corpo di Naruto gli faceva scudo nella fuga, lanciando kunai contro il nemico che stava loro alle calcagna.

Perché (ancora una volta) , come era ovvio i banditi li stavano inseguendo, anche se erano rallentati dalle loro stesse trappole esplosive.

Non aveva mai visto un gruppo più mal assortito di quello. Un misto tra abili professionisti e folli dilettanti della peggior specie! E li avevano costretti a scappare! Loro, che erano usciti da combattimenti con avversari incredibilmente più temibili con poco più di qualche ferita seria!

Merda!

Il suo campo visivo iniziava a sfocare ai lati. Stava perdendo troppo sangue. E non aveva idea delle condizioni di Naruto. Gli aveva fatto scudo diverse volte, ormai. Era anche possibile che fosse ferito anche lui. E allora cosa avrebbero fatto? Due ninja del loro calibro, sarebbero stati fottuti da un branco di incompetenti ma fortunati bastardi con uno strano concetto della sicurezza.

Merda merda mer … - SAS’KE!!

Dita salde si chiusero attorno al suo polso buono e improvvisamente si trovò scaraventato in avanti.

Rotolò a lungo, fermandosi solamente quando la sua schiena incontrò dolorosamente il tronco di un albero, quindi dovette aspettare diversi secondi, prima di smettere di vedere solo bianco e avere abbastanza fiato da consentirgli di gemere senza tuttavia emettere un suono.

Batté le palpebre contro l’azzurro brillante del cielo, realizzando solo in quel momento che il colore e la luce che gli permetteva di vederlo era sinonimo di “aria aperta”. Non aveva neppure capito che erano vicini ad un’uscita … merda …

A quel punto mugolò, mordendosi subito dopo le labbra per non emettere più rumori del necessario (visto che non era Naruto abbastanza da rivelare la propria posizione al nemico se non l’aveva ancora scoperta), e si sforzò di rimettersi in piedi il più velocemente possibile mentre una parte molto piccola della sua mente continuava ad urlare di dolore.

-  Dobe … questa me la paghi … - sibilò col primo fiato che riebbe nei polmoni, dopo aver dato una veloce occhiata intorno e aver fermato gli occhi sul fianco scosceso della montagna lungo il quale l’albero lo aveva salvato dal precipitare. Probabilmente avrebbe dovuto essere grato al vegetale, data la scarsità di suoi simili a costeggiare il piccolo spiazzo davanti all’entrata da cui era stato scaraventato fuori (da colui che si dichiarava il suo –fottuto- “migliore amico”!) e l’angolo prossimo alla verticale della discesa.

Occhieggiò a stento quella che doveva essere stata l’entrata del tunnel da cui era appena … uscito, e che ora era un ammasso fumante di rocce e terra smossa, quindi scandagliò i dintorni per controllare la presenza di eventuali nemici, nel caso gli fossero sfuggiti al primo esame superficiale.

Non trovandoli, decise che si era meritato di litigare con il re degli idioti sfigati da seduto e appoggiato all’unica cosa disponibile.

Fu a quel punto, ancora vergognosamente in ritardo, che si rese conto che nessuno aveva risposto alla sua sibilata minaccia. Di solito anche quando le pensava, le minacce sibilate, “qualcuno” vi rispondeva starnazzando indignazione da tutti i pori …

Improvvisamente più lucido, si accorse anche di non vedere Naruto da nessuna parte.

- Dobe? Dobe non sono in vena di uno dei tuoi scherzi idioti. Questa missione ha esaurito le mie riserve di pazienza per i prossimi tre anni. Vieni fuori. Immediatamente.

Il pensiero che Naruto non gli rispondesse perché impossibilitato a farlo, non lo sfiorò minimamente. L’idiota doveva aver pensato che fosse l’occasione giusta per testare i limiti della sua pazienza, ma lui non si sentiva affatto propenso a dargli corda.

Quando nessuno ribatté al suo ordine, però, un dubbio sgradevole iniziò ad erodere la certezza in lui che, tra di loro, Naruto fosse quello infrangibile, quello che neanche se lo ammazzi muore. Quello che sopravvive a tutto.

Perché Naruto sapeva SEMPRE quando fosse il caso di sfidare la fortuna con lui, e quando invece Sasuke fosse sul punto di azzannare sul serio. Come lo sapeva lui di Naruto. Avevano fatto quel giochetto troppe volte, in passato, per non aver imparato a leggere i punti di rottura dell’altro.

- Naruto? Ohi, Dobe …?

Non era possibile che Naruto non avesse riconosciuto il suo umore nero. E allora …

- Naruto!

Si trascinò in piedi, aggrappandosi all’albero che aveva cercato di dividerlo in due per aiutarsi nell’impresa. Si sentiva tremare le ginocchia, e il sangue non si arrestava, continuando a fluire dalle ferite che si erano moltiplicate, esplosione (dopo colpo) dopo esplosione, ma non era quello il momento di essere disgustato dalla propria debolezza.

Lui, Sasuke, aveva visto la morte in faccia diverse volte nella propria vita: aveva pensato di non farcela almeno un paio, di quelle volte, quindi conosceva la sensazione che ti prendeva quando la possibilità si affacciava davvero presentandosi al cervello. Lui sapeva che la morte era una delle opzioni che lo aspettavano. Non per mancanza di fiducia nelle proprie possibilità, ma per pura e semplice logica deduttiva.

Naruto, d’altro canto … Naruto non poteva morire.

Non poteva!

Tanto per iniziare, non sapeva neppure cosa fosse la logica, e poi aveva la dannata volpaccia come assicurazione ulteriore sulla vita, quindi lui non poteva, per nessun motivo … ma in quel momento non c’era chakra a cui … – NARUTO!

Guardò di nuovo in giù, nel dirupo che ovviamente si apriva proprio di fronte la galleria che avevano scelto per scappare, cercando di costringere i suoi occhi ad attivare lo sharingan anche senza chakra, ma non ottenne nulla, e non vide nulla.

Quando il panico stava per avere la meglio sulle sue certezze scosse, e i rumori dell’esplosione terminarono di ronzargli finalmente nei timpani, un’altra possibilità gli si affacciò al cervello, e lo spinse a tornare barcollando verso l’imboccatura franata.

- Naruto!!

C’era un vuoto, creato dall’incastro di due delle rocce cadute. Un vuoto attraverso il quale riusciva a vedere qualcosa di orribilmente familiare. Qualcosa che non avrebbe per nessun motivo dovuto essere là.

Vi cadde in ginocchio davanti, infilando senza esitazione il braccio tra le rocce, scavando tra i detriti per aprirsi più spazio di manovra, cercando a tentoni fino a che le sue dita non trovarono del tessuto.

– Naruto! Oi, Dobe! Rispondimi cazzo!

Per la prima volta da che conosceva Naruto e ci usciva in missione, benedì la sua amata tuta arancione, fonte di infinite discussioni e litigate, perché senza il suo colore brillante, non sarebbe riuscito ad individuare la posizione di colui che si ostinava a fare il lavoro del ninja indossandolo. Lo percorse cautamente, cercando di allungarsi il più possibile all’interno del buco per trovare il corpo che la tuta benedetta copriva, pregando di trovare il collo o un braccio o (cazzo!) un arto a caso di Naruto gli andava bene lo stesso! Qualsiasi parte del suo corpo che gli permettesse di accertarsi che era vivo, sotto quelle rocce, gli andava bene!

- Ci sono quasi! – rassicurò mentre tirava a sé il tessuto che gli opponeva resistenza. E gli parve di star rassicurando se stesso, più che il compagno sepolto sotto una intera montagna, probabilmente svenuto, se non ... NO. Non doveva permettere neppure al PENSIERO di sfiorargli i più superficiali neuroni del suo cervello. – Dimmi se ti faccio …

Le parole gli morirono sulle labbra, mentre gli occhi studiavano increduli l’arancio macchiato della manica strappata tra le proprie mani.

Arancio. Tessuto. Sangue. Strappi.

E niente altro.

 

Oh … no. No. Noo no no NO!

Non poteva fargli questo! Non lui! Non A lui!

- Pare proprio avessi ragione, Kosaka-san. Era davvero il posto giusto.

La voce alle proprie spalle lo fece irrigidire.

- Io ho sempre ragione, Toshiro. Ora, ragazzo … - Sasuke si voltò lentamente ad incrociare l’espressione soddisfatta di uno dei banditi. - … che ne dici di consegnarci quello che tu e il tuo compagno ci avete sottratto? In cambio potrai avere una morte veloce, invece di una lenta e dolorosa. Un buon patto, no?

Sasuke valutò velocemente i nove uomini che lo fissavano truci, e sguainò la katana, zittendo i pensieri che gli dolevano in testa e nel corpo in favore della realtà.

- Ah. Pare non sia d’accordo con te, Kosaka-san. – disse con tono divertito l’altro.

Ne aveva davvero abbastanza di quella maledetta missione.
 

   
 
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