Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |       
Autore: Shatzy    12/10/2008    9 recensioni
Una raccolta di 4 capitoli, incentrati sulla famiglia e sui suoi significati.
Shikamaru ha due genitori su cui contare, Temari due fratelli minori. Lui ha una famiglia stabile, lei un po’ meno. Ma insieme?
Spalancò gli occhi, improvvisamente sveglio, e a corto di parole balbettò un “e t-tu ch-che ci fai qui?”
“Colazione” Temari rispose semplicemente, alzando la tazza del caffè. “Che altro si dovrebbe fare in una cucina?”
“Non intendevo questo!” riprese lui, che aveva ritrovato la parola. “Che ci fai tu
qui, in casa mia!”
ShikaTema.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una raccolta di 4 capitoli, incentrati sulla famiglia e sui suoi significati

Disclaimer: i personaggi citati non appartengono a me, ma al legittimo proprietario. Da parte mia non c’è alcuno scopo di lucro, ma ci ricavo solo tanta soddisfazione nel veder avverati i miei sogni ^^ E chissà che non si avverino davvero *ammicca*. 

 

Note: questa idea parte un po’ per caso. Saranno capitoli molto semplici, una sorta di commediola romantica, che è il mio genere. Come è scritto nell’introduzione, riguarderà il rapporto con la famiglia. Un po’ tutte le famiglie XD Mi sono accorta che nel mondo di Naruto sono quasi tutti orfani (^^”), quindi mi sembra giusto scrivere su un argomento così importante. O almeno ci ho provato.

I personaggi presenti sono i due principali, più il resto delle famiglie di contorno, ma più da sfondo che altro.

Non c’è molto altro da dire, a fine raccolta ho tentato di dare un senso logico ai 4 capitoli, lo capirete già dal prossimo.

Buona lettura!

 

 

You make me feel at home

 

 

Capitolo 1- Breakfast time

 

Il sole filtrava tenue attraverso la grande finestra della camera. Il vento doveva averla aperta durante la notte, e ora i raggi del mattino si infilavano con debole forza all’interno della stanza disordinata. Shikamaru tentò di girarsi sull’altro fianco, nascondendo il viso nel cuscino, ma il cinguettio non proprio sommesso dei due uccellini che si erano appollaiati sul suo davanzale non aiutava nell’impresa. Cercò di voltarsi nuovamente, ma, ancora mezzo addormentato, perse l’equilibrio e scivolò giù dal letto. Si tirò a sedere mentre si stiracchiava, dando libero sfogo ad un rumoroso sbadiglio e rendendosi conto di ciò che era successo.

“Iniziamo bene…” commentò stanco, alzandosi controvoglia e iniziando a vestirsi piano, tra un “proprio oggi…” e un “il vento è una seccatura”. Si diresse in cucina per mangiare qualcosa, pensando a come avrebbe impiegato la sua giornata libera, che quella bionda scatenata del suo capo gli aveva concesso per grazia divina. Non credeva nel destino, al contrario di Neji, ma era sicuro di avere una sorta di malocchio con le bionde. Prima Tsunade, che lo caricava di lavoro, poi Ino, con quel caratterino problematico che si ritrovava, e poi… Represse malamente uno sbadiglio, mentre varcava la soglia della cucina.

“’giorno” sussurrò stanco, rivolto verso i suoi genitori.

“Buongiorno” gli arrivò una voce che non classificava come suoi genitori.

Spalancò gli occhi, improvvisamente sveglio, e a corto di parole balbettò un “e t-tu ch-che ci fai qui?”

“Colazione” Temari rispose semplicemente, alzando la tazza del caffè. “Che altro si dovrebbe fare in una cucina?”

“Non intendevo questo!” riprese lui, che aveva ritrovato la parola. “Che ci fai tu qui, in casa mia!”

“Non mi era stato detto di andarmene al sorgere del sole, certo che voi di Konoha non sapete proprio cosa sia l’ospitalità” borbottò, non intenzionata minimamente ad alzarsi. Anzi, accavallò le gambe e prese un altro sorso della bevanda.

“Tu hai…?”

“Dormito qui? Sì” e la ragazza si alzò andandogli incontro.

“Ma come… ma perché… ma chi…”

“Caffè?” lo bloccò, alzandogli la sua tazza ancora fumante davanti agli occhi.

“No…” rifiutò, un po’ imbarazzato.

“Ieri sera, dopo aver finito di lavorare agli esami dei Chuunin” cominciò a spiegare lei, mentre gli dava le spalle e cercava qualcosa dentro un cassetto, “quando ti ho riaccompagnato a casa…” sottolineò.

“Ehi, hai detto che il tuo albergo era su questa strada, non mi hai esattamente riaccompagnato a casa” la corresse imbronciato.

“Mi hai salutato sbadigliando e ti sei richiuso la porta alle spalle” continuò facendo finta di non aver ascoltato le sue parole. “Ma quando stavo per incamminarmi, i tuoi genitori mi hanno fermato, sono sbucati dal giardino all’improvviso-

“Eh?”

“E mi hanno costretta a dormire qui, perché non era onorevole che un’ospite di un altro Paese dormisse in un triste albergo… Almeno a detta di tuo padre” alzò le spalle, sgranocchiando un biscotto e versando del caffè in un'altra tazza.

Shikamaru rimase senza parole. Quello di cui era certo era che nessuno al mondo sarebbe riuscito a costringere Temari del Deserto a fare qualcosa, a meno che lei non lo volesse. Nessuno, nemmeno sua madre.

“Quindi… tu hai…” si sedette, conscio del fatto che quella ragazza avesse dormito sotto il suo stesso tetto, e lui non ne fosse stato a conoscenza.

“Biscotti?” gli porse la scatola di latta, che lui accettò volentieri.

“Sì… grazie.”

“Hai una bella casa” notò Temari.

“Oh… niente di che” si sminuì, pensando a quella che doveva essere la dimora del Kazekage.

“No, invece! E’ piccola e accogliente, dà idea… di famiglia” costatò sicura.

“Ah…”

“Tieni!” Temari gli porse la tazza di caffè che gli aveva appena preparato, agitandola pericolosamente sotto al suo naso. Shikamaru l’afferrò cauto, prima che il contenuto gli si riversasse addosso.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, lui soffiando sulla bevanda calda, e lei mangiando qualche altro biscotto.

“Sei sempre così loquace al mattino?” lo prese in giro sorridendo.

Mh” arrossì lui.

“Che c’è?”

“Sei tu che parli troppo, non io che parlo troppo poco” esordì, nascondendo il viso dietro la tazza di caffè ed evitando di dire che vedersela così, improvvisamente e in una situazione così intima, era per lui decisamente imbarazzante.

Temari lo guardò a fondo, prima di scoppiare in una risata argentina. “Sei sempre il solito…”

Mh. Non ti lamenti di come hai dormito? Immagino che a Suna si stia meglio, eh?” la stuzzicò, cambiando abilmente discorso.

“Certo che a Suna si sta meglio! Ma anche qui non è male…” sussurrò infine, abbassando gli occhi.

Shikamaru si ritrovò particolarmente interessato. La sua collega non faceva che parlare del suo paese natio, del clima troppo fresco di Konoha, del sole poco caldo, della gente che non si faceva mai gli affari suoi… Sentirle fare un complimento era un evento raro.

“Non è male, eh?” ripeté, mentre pensava che anche Choji si era lamentato del letto scomodo della loro camera per gli ospiti. E non che fosse un tipo sensibile…

“Tuo padre mi ha parlato per ore della tua famiglia, come è nata, come si sono tramandate le tecniche ninja…” spiegò lei, appoggiando il gomito sul tavolo e la testa sul palmo aperto della mano.

“Mio padre cosa?” domandò stupito lui.

“E tua madre si è premurata di farmi sentire a mio agio, portandomi un infuso per dormire meglio e dandomi le migliori coperte che aveva” continuò, rigirandosi un biscotto tra le dita, guardandolo con sguardo annoiato.

“Mia madre che ha fatto?” chiese sempre più sconvolto lui.

“Mi hanno anche parlato di te.”

All’improvviso Shikamaru deglutì a vuoto, fissando sbalordito la ragazza di fronte a sé. “E che ti hanno… detto?” conosceva i suoi genitori, quando iniziavano a parlare di lui non la finivano più, ricordando gli aneddoti più imbarazzanti di tutta la sua giovane vita. Senza pietà. Quello era considerato il pegno da pagare per essere il figlio unico della famiglia Nara, colui che avrebbe ereditato tutte le tecniche ninja e tutte le troppe attenzioni dei genitori.

“Hai giocato con le bambole fino ai dieci anni. E poi prendi in giro Kankuro…” esordì pungente, mangiandosi in un sol boccone il biscotto.

Il ragazzo sbiancò. N-non è vero! Avevo cinque anni, è successo soltanto una volta, e poi Ino mi aveva costretto!” si difese, mentre il rossore si diffondeva sulle guance.

“E raccoglievi tanti bei fiorellini per la tua mamma, vero?” lo prese in giro.

“Avrò avuto tre anni l’ultima volta che l’ho fatto!” commentò, il viso ancor più rosso.

“E quella volta che ti sei messo a cucinare con un grembiulino rosa?”

“Era di mia madre, che dovevo fare?” ribatté, ormai violaceo.

“I tuoi mi hanno detto che è un colore che ti dona. Dovresti tingere la giacca da Chuunin di quel colore” scoppiò a ridere fino alle lacrime, ormai incapace di trattenersi.

“Ah, lo trovi divertente, eh? Chiederò ai tuoi fratelli i tuoi scheletri nell’armadio!” la minacciò, sorridendo.

Ma Temari si fece d’un tratto seria, mentre un velo di tristezza le attraversava gli occhi verdi. Giocò con un cucchiaino, tenendolo in equilibrio sul dito, mentre evitava accuratamente di guardarlo.

Shikamaru rimase spiazzato, eppure non gli sembrava di aver detto nulla di male! Ma realizzò all’improvviso la situazione.

“Non ho… nessun ricordo del genere se penso alla mia infanzia” sussurrò lei.

Si sentì uno stupido per averle fatto ricordare tristi pensieri. Essere la sorella di un mostro e la figlia dell’uomo più potente del villaggio non doveva essere stata una passeggiata! Ma soprattutto, si rimproverava per aver spento la scintilla di genuina spensieratezza che albergava nei suoi occhi verdi, e che si ritrovava spesso ad osservare senza farci caso. Sorrise e afferrò la zuccheriera, prendendo con decisione un cucchiaino di zucchero.

“E invece sono sicuro che qualche ricordo divertente lo avrai anche tu” esordì. Lei lo guardò con stupore, alzando le sopracciglia. “Avrai picchiato Kankuro un bel po’ di volte!”

“Certo!” sorrise lei. “E vincevo sempre io!” affermò, battendosi un pugno sul petto.

“Non avevo dubbi…” le sorrise, mentre sentiva la tensione di poco prima sciogliersi velocemente.

“Ehi!” gli gridò contro. “Ma quanto ne stai mettendo?” chiese indicando il cucchiaino di zucchero che teneva in mano lui, pronto per essere gettato nel caffè.

“Oltre una certa quantità è vietato?” domandò retorico, scaraventando il suddetto nella bevanda.

“Troppo zucchero fa male” lo sgridò.

“Anche troppi biscotti” evidenziò, mentre Temari lanciava nella scatola metallica l’ennesimo biscotto della mattinata, rinunciandovi un po’ imbronciata.

“E poi il caffè mi piace dolce” riprese lui, mescolando il liquido nero.

“Lo dicevo io che eri una femminuccia” borbottò lei divertita.

“E tu sei un maschiaccio.”

“Beh, siamo lo stesso una coppia equilibrata, no?” gli sorrise, poggiando entrambi i gomiti sul tavolo e il viso sulle mani.

Shikamaru nascose di nuovo il viso dietro la tazza, bevendone il contenuto ormai freddo. Vederla nella sua cucina, la mattina, così a suo agio, gli provocava qualcosa di non ben definito all’altezza dello stomaco. Un qualcosa di stranamente piacevole, però.

Quando si decise a guardare di fronte a sé, notò che la sedia era vuota, e Temari che posava qualcosa nel lavandino e apriva l’acqua.

“Ah, lascia stare, ci penserà mia madre dopo” la fermò.

“Ancora con queste teorie maschiliste? Non muoio mica se lavo un cucchiaino, e neanche tu” gli rinfacciò fintamente offesa.

Lui mugugnò qualcosa, prima di uscirsene con un “a proposito, ma i miei genitori dove sono?” si ricordò improvvisamente dell’assenza sospetta dei due, che ogni mattina ritrovava puntualmente in quella cucina.

“Non lo so. Tuo padre sistemava qualcosa in giardino e tua madre faceva qualcosa di importante da un’altra parte” rispose lei con un’alzata di spalle.

Ma Shikamaru non ebbe nemmeno il tempo di riflettere che lei finì di asciugarsi le mani e si avviò verso la porta.

“Dove vai?” si ritrovò a chiedere lui, sentendosi lasciato solo.

“Ho del lavoro da sbrigare, io” lo informò con un sorriso, prima di scomparire dietro la porta.

“Ah… aspetta, ti accompagno!” propose lui, alzandosi di scatto e avvicinandosi a lei.

“Non credo di perdermi, ormai conosco la casa” gli rispose, prendendo il suo ventaglio dal divano della sala.

“Sì, ho capito…” sbuffò lui. “Che c’è?” chiese, notando che Temari fissava con interesse il divano.

“Sembra comodo… Di sicuro più del letto della camera degli ospiti! E’ come il ferro…” fece finta di lamentarsi.

“Vorrà dire che la prossima volta dormirai qui” le disse, indicando il divano.

“Oh, no, non eri un uomo? La prossima volta dormirò nel tuo letto!” lo prese in giro, rendendosi conto solo dopo di ciò che aveva affermato, mentre arrossivano entrambi. “Da… sola, ovviamente” si corresse con un sussurro.

“Ovviamente…” ribadì lui, cercando di non pensare a niente. Niente di niente.

“Beh, io vado” e aprì la porta di casa, incamminandosi verso il cancello, seguita da lui. Giunta sulla soglia si fermò, voltandosi a guardarlo.

“Ci vediamo domani” lo salutò.

“Certo. Tanto rimani qui finché non finiamo gli esami, vero?” chiese, curiosità mista a speranza.

“Sì, prepariamoci a vederci ancora a lungo” fece finta di sbuffare. “Ah, dimenticavo! Tuo padre mi ha detto che mi avrebbe regalato una medicina per un mio Genin che si era fatto male, ma non l’ho più visto…” disse, guardandosi in giro e sperando di avvistare la figura di Shikaku.

“Ah… Io non l’ho ancora visto stamattina, ma possiamo cercarlo finché-

Un rumore alle loro spalle li fece voltare, e da dietro il muro esterno dell’abitazione spuntò Shikaku, un po’ traballante.

“Papà” lo chiamò, “ma dov’eri?”

“Oh, buongiorno ragazzi” li salutò lui, mentre teneva una mano dietro la nuca, con l’espressione più normale e ingenua che riuscì a trovare, nonostante i due che lo guardavano incuriositi. “Ehm, questa è per te” disse, cercando di sviare l’attenzione, porgendo una fialetta a Temari. “Per il tuo Genin.”

“Grazie, Shikaku-san” ringraziò cortese.

“Ma figurati, ma figurati, questo e altro per gli amici di mio figlio, no?” sorrise impacciato.

“Come vuole. Beh, io vado, grazie dell’ospitalità” affermò lei, compiendo un piccolo inchino.

“E’ stato un piacere, anzi, se vuoi tornare a trovarci, che so, oggi a pranzo, noi saremmo contenti” si affrettò a risponderle, inchinandosi a sua volta.

“Non posso, devo stare con i miei Genin” rifiutò cortesemente.

“Oh, allora magari stasera a cena…” continuò l’uomo, visibilmente preoccupato.

Shikamaru intanto aveva osservato allibito la scena, incerto se stesse ancora sognando o se suo padre fosse impazzito improvvisamente. Spostava lo sguardo dall’uno all’altra, seguendo quel discorso come se lui non fosse realmente lì, come se non potesse davvero essere vero che suo padre, l’uomo che ammirava forse di più al mondo, stesse tentando di invitare di nuovo, e con tutte le sue forze, quella a casa loro. C’era qualcosa sotto.

“Stasera sono impegnata con il lavoro” riprese la ragazza.

“Beh, ma spero che almeno tornerai a farci visita prima della tua partenza…” provò a giocarsi l’ultima carta.

“E va bene, come vuole” sorrise, mentre l’uomo di fronte a sé tirò un sospiro di sollievo al pensiero che non sarebbe tornato dalla moglie, che li scrutava curiosa e minacciosa da dietro l’angolo, a mani vuote. E chi l’avrebbe sentita poi?

“A presto allora, Temari” la salutò.

“A presto. Noi ci vediamo domani, Shikamaru” evidenziò lei, diretta al ragazzo.

“Eh? Oh, certo. Se vuoi posso aiutarti oggi pomeriggio, con le scartoffie per l’Hokage” propose.

“Oggi è il tuo giorno di riposo, te lo sei dimenticato?” lo prese in giro ridendo. “Lascia stare. A domani” salutò con quel suo sorriso dolce, allontanandosi.

“A domani…” ripeté lui, prima di riportare la mano alzata per il saluto nella sua tasca.

“Che dici, rientriamo?” propose il padre, dopo che la figura di Temari era sparita da davanti ai loro occhi. Quasi fosse stato uno di quei sogni del dormiveglia che spariscono con il risveglio.

Mh.”

“Altrimenti poi tua madre se la prende con me” borbottò l’altro, avviandosi verso la casa.

 “Papà” lo richiamò. “Pensi che accetterà il tuo invito?”

“Spero proprio di sì, figliolo, altrimenti tua madre è capace di farmi dormire sul divano per un mese per non essere stato capace di convincere quella ragazza” ammise scuotendo le spalle. “Ma in fondo non lo so, le donne sono imprevedibili, vogliono sempre avere ragione, stare al centro della nostra attenzione e comandare su tutto.”

“Già…”

“Ma penso che tu abbia capito anche la loro importanza, no?”

Shikamaru ripensò a quella mattinata, al fatto di aver visto lei per prima, alla sua voce, al suo profumo, alle sue battute e al suo sorriso, ripensò al battito del suo cuore, a quella sensazione strana, ma piacevole, quasi di calma, di pace, come se fosse giusto così, come se non ci fosse nient’altro di meglio.

Mh. Rientriamo” disse, incamminandosi verso la porta di casa, con le mani in tasca e lo sguardo basso. Ma quel debole sorriso non sarebbe sparito facilmente.

 

 

Fine

 

 

 

Note: e questo era il primo.

Gli altri 3 capitoli non sono ancora scritti, ma vedrò di metterli metaforicamente “su carta” il prima possibile (sempre se l’idea piace ^^”).

Le idee ci sono, ma purtroppo ci sono anche gli impegni ç____ç e devo ancora adattarmi del tutto alla nuova città in cui sono finita dopo il mio trasloco (niente nostalgia di casa, mi basta canticchiare “la società dei magnaccioni” per tirarmi su di morale, anche troppo XD). A voi che importa tutto ciò non lo so, abbiate pietà di una povera disperata a cui manca la sua Central City XD

Ah! Al solito, un grazie speciale alla mia Vale-sensei ^^ che è sempre tanto buona e compassionevole ^^ (ti sto descrivendo tipo essere mitico… nel prossimo capitolo posso dire che hai un corno bianco sulla fronte o che risorgi dalle tue ceneri? Ma quanto sono scema? XD).

 

Ok, commentino?

Siete autrici anche voi, sapete quanto sia importante, no? ^^

 

 

Ps. Come al solito ho risposto ai commenti ricevuti per Her perfect man, in fondo alla pagina della fic. Ringrazio tutte, siete state gentilissime ^^ E chi volesse è ancora in tempo per leggere e commentare XD

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Shatzy