Rating:
per tutti
Genere: commedia
Personaggi: Severus Snape, Hermione
Granger, Sarah Snape
Pairing: Severus/Hermione
Epoca: post 7° anno
Riassunto: Severus è costretto ad
uscire sotto la pioggia per andare a cercare le donne della sua vita.
Disclaimer: I personaggi ed i luoghi
presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K.
Rowling e a chi ne detiene i diritti. I personaggi originali, i luoghi non
inventati da J.K. Rowling e la trama di questa storia sono invece di mia
proprietà ed occorre il mio esplicito e preventivo consenso per
pubblicare/tradurre altrove questa storia o una citazione da essa. Questa
storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna
violazione del copyright è pertanto intesa.
Parole/pagine:
728/2
Nota: La storia fa parte di una
mini-raccolta di one shot brevi, intitolata “Giochi
d’acqua e di famiglia”, senza nessun ordine temporale preciso tra di loro,
mentre seguono l’altra mia raccolta di one shot “Un anno per amare” (la storia la potete trovare su EFP
oppure nel Gioco
Creativo n°13 “Un anno di sorrisi per Severus”
(se scorrete nell’indice, dal 18 ottobre, trovate i vari capitoli)).
Non
è necessario leggervi tutte le storie della prima raccolta, si capiscono
perfettamente anche senza farlo, vi sveleranno solamente l’ultimo capitolo.
Giochi d’acqua e di famiglia
Pioggia
Quella
domenica l’aria era umida e la pioggia cadeva in forti scrosci che rimbombavano
in tutta la casa, l’unico rumore che si poteva udire nel silenzio che lambiva
ogni parete.
Severus
camminava avanti e indietro, visibilmente preoccupato per quel ritardo del
tutto ingiustificato.
Sarebbero
dovute andare un’oretta al parco, ma ne erano passate più di due e, oltretutto,
pioveva, e pioveva piuttosto forte e si sentivano persino i clangori del
temporale che si stava via via avvicinando.
“Razza
d’incosciente! Dove diavolo siete andate?”
Snape
sbuffò per l’ennesima volta, ormai aveva perso il conto di quanti erano stati i
suoi lamenti e le numerose imprecazioni che aveva lanciato alla quiete della
casa.
Stanco
di consumare il pavimento con le suole, prese il mantello, se lo appuntò alla
gola e uscì sotto il cielo che aveva deciso di lacrimare piuttosto abbondantemente.
L’acqua
gli scivolò in un attimo su tutto il corpo, bagnandogli i capelli e il viso,
mentre anche i vestiti iniziarono ad inzupparsi ben presto.
“Complimenti,
Severus, sarebbe stato chiedere troppo prendere un ombrello?”
Come
aveva previsto, il parco era deserto, con numerose pozze trasparenti che s’increspavano
sotto le gocce che rovinavano a terra e crepitavano sotto i piedi di Snape schizzando
frenetici l’acqua.
Si
guardò tutto intorno, ma non c’era traccia di nessuno, soltanto pioggia e
pioggia che ormai gli stava ammollando persino le ossa, per non parlare di
quella che aveva iniziato a penetrargli nelle scarpe!
Sicuramente
avrebbe preso l’influenza, poco ma sicuro, e, altrettanto sicuro, era che
Hermione avrebbe scontato quell’insensatezza prendendosi cura di lui giorno e
notte.
A
quel pensiero allettante, il mago sorrise, mentre l’acqua gli aveva ormai
incollato i lunghi capelli al viso e, se avesse aperto la bocca, avrebbe
persino bevuto.
«L’acqua
piovana è un vero toccasana per le piante, le fa crescere forti e rigogliose»
gli aveva detto sua madre quando era ancora un bambino e si perdeva insieme con
lei a guardare le gocce di pioggia che scendevano lungo il vetro delle
finestre.
Lui,
però, era ormai cresciuto, e tutta quella pioggia non gli serviva di certo!
Se
si fosse portato dietro l’ombrello, magari…
Snape
uscì dal parco e prese a camminare lungo un viale alberato che conduceva al
centro del piccolo paese dove abitavano, almeno gli alberi lo avrebbero
riparato dalla pioggia che non aveva nessuna intenzione di cessare.
Sbuffò
di nuovo e imprecò ancora, e continuava a farlo anche quando arrivò alla piazzetta
desolata, dove soltanto la pioggia passeggiava tra i lastricati di pietra.
Scrutò
ogni edificio che si affacciava su di essa, e con attenzione cercò due teste
dai capelli arruffati che probabilmente se la stavano spassando mentre lui era
in apprensione.
Ormai
era zuppo fradicio e nei suoi piedi potevano esserci anche dei pesci per quanto
ne sapeva e iniziava ad avere freddo, molto freddo.
“Ecco,
l’influenza sta già arrivando!”
Era
giunto nei pressi di una graziosa sala da tè, quando, finalmente, le vide.
Ridevano
le sue due streghe, ridevano allegramente con delle tazze fumanti tra le dita,
mentre lui era bagnato dalla testa ai piedi.
Entrò
nel locale lasciando una scia di gocce d’acqua su tutto il pavimento e si
diresse a passo spedito – e furioso – verso il tavolo in cui due splendidi
sorrisi lo attendevano.
«Papà!
Papà!» gridò divertita Sarah, ma l’uomo ignorò sua figlia per fissare con
sguardo duro sua moglie.
«Non
ti è venuto in mente di avvertire?»
«Scusa,
Severus, hai ragione, ma Sarah voleva…»
«Voleva
cosa?» la voce di Snape era severa, e aveva iniziato a tremare mentre sentiva l’acqua
raggelarsi sulla sua pelle. «Ero in pensiero!»
«Papà
è colpa mia, non te la prendere con mamma, volevo soltanto farti un regalo.»
Il
viso della bambina divenne triste, ma si alzò per andare da suo padre e, così,
all’improvviso, lo abbracciò, stringendo le sue esili braccia intorno alla vita
di Severus.
«Scusa,
papà,» ma Snape in quel momento sorrise, sorrise alla figlia e sorrise ad
Hermione che aveva sul volto uno sguardo mortificato.
Prese
in braccio Sarah e andò a sedersi vicino alla moglie alla quale diede un bacio
sulle labbra per dissipare ogni preoccupazione.
«Bleah!»
gridò la piccola, riuscendo, però, solamente a far ridere entrambi i suoi
genitori.
Tutti
e tre insieme rimasero seduti ad osservare le gocce che ad una ad una
scendevano sulla vetrina del locale, mentre Sarah cercava di contarle e di
afferrarle con le piccole dita.