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Autore: Toms98    24/10/2014    1 recensioni
Il mondo di Treavis è sull'orlo di una guerra che non si vedeva da millenni. Gli Orchi, guidati dal leggendario stregone Obscuritas, marciano per conquistare i Cinque Regni. Della famiglia di Treavis, l'unico maschio non arruolato perché troppo giovane è proprio lui. Ma un'antica profezia rivela che è lui l'unico in grado di sconfiggere Obscuritas. Così, dopo l'attacco degli Orchi al suo villaggio, Treavis partirà per Waldstadt, capitale del Regno di Roburia, per difendere con tutte le forze quello che rimane della sua vita. Ma ci sono segreti ben più oscuri dietro questa guerra...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Xesbil ysewgut
Treavis corse verso dove sentiva provenire le urla. Disteso sull'erba, c’era un uomo, giovane, vestito con un grande mantello. Era armato di un pugnale che non lo aveva difeso dall'arma che lo aveva colpito, a prima vista un’ascia da guerra o qualcosa di simile. Nella mano aveva una pergamena, una sacca color rosso fuoco, con il simbolo del regno di Roburia. Era ancora vivo, ma sputava sangue. Quando vide il suo giovane salvatore, gli porse la sacca, poi con gli occhi di chi sa di essere giunto all'ultimo capolinea, disse: << A... A... A Trea... >> sputò qualche goccia di sangue << A... A Trea...vis >> poi appoggiò la testa dal lato opposto e spirò. Treavis rimase per qualche secondo ammutolito, sentendo nominare il suo nome, poi prese la sacca, la nascose, caricò in spalla il cadavere e corse verso la città. Le sentinelle lo guardarono male, ma a lui non importò. Voleva salvare quell'uomo non tanto per mantenerlo in vita, ma per sapere cosa volesse da lui. Si fermò alla farmacia, dove battè la porta usando le gambe. Elle gli aprì. Mentre entrava Treavis spiegò brevemente cosa era successo. << Dove lo metto? >> chiese il ragazzo. << Sul tavolo >> rispose lampante Elle, mentre correva in giro per la stanza per prendere varie polveri ed erbe curative.
Matt entrò nella sala. Era di un paio d’anni più giovane di Jason, ma in passato era stato un soldato e durante un attacco degli Orchi aveva sconfitto praticamente da solo un manipolo di nemici, subendo però una brutta ferita alla spalla che lo rendeva inadatto a combattere. Deluso di essere rimasto così escluso dalla sua vocazione, se ne andò vagando per molti villaggi, finché non arrivò stanco e non ancora completamente guarito alle porte di Dorf. Qui, era svenuto davanti a Jason che stava tornando a casa, e si era risvegliato nelle braccia di Elle. Aveva passato una settimana di recupero, ma alla fine aveva deciso di restare e sposare Elle. Aveva anche deciso di dare una mano alla donna con i lavori da uomini e con tutto ciò che sapeva dalla guerra, come “alleviare il dolore” a un moribondo.
Vedendo il corpo sul tavolo, Matt gli si avvicinò e controllò il battito. << Non serve correre, Elle, o almeno non più >> disse, poi si fece ripetere la storia da Treavis. << Ha balbettato qualcosa. Ho capito solo “A Treavis”. Penso si riferisse a questa >> concluse Treavis tendendo a Matt la sacca, che però la rifiutò. << Se un uomo del re è morto per consegnarti quella sacca, doveva essere qualcosa di importante e segreto >>. Nel frattempo, Elle aveva smesso di correre e stava cercando di capire cosa potesse averlo ucciso. Si rivolse a Treavis, gli fece cenno di venire e disse: << Tuo padre costruisce armi, quindi forse tu sai riconoscere questa ferita. A prima vista è troppo grande per una spada e troppo profonda per un’ascia >>. Il giovane esaminò a lungo la ferita, poi si sforzò di ricordare le forme delle armi. Dopo qualche minuto giunse a un'unica soluzione: << Deve essere stato per forza una spada sottilissima e lunga. Impossibile da costruire senza la magia. Ma a quanto ne so serve molta energia per fabbricarla. È sicuramente un’arma rara >>
Nel frattempo le due sentinelle entrarono nella casa, chiedendo cosa fosse successo. Mentre Matt spiegava l’accaduto, tralasciando volontariamente la parte della sacca, ed Elle analizzava il cadavere, Treavis lasciò la farmacia.
Tornò a casa, dove raccontò tutta la storia a sua madre, che lo lodò per il tentativo di salvare il messo. Andò in camera sua, dove fece un bagno e cambiò i vestiti. Quando fu pronto, aprì la sacca. Preoccupato per ciò che rischiava di trovare, tastò il fondo della sacca. Era liscio, quasi come se fosse in velluto. Dopo qualche secondo, la sua mano incappò in un oggetto liscio, grande più o meno come il palmo di una mano, di forma ovale. Lo estrasse. Era una semplice pietra bianca con venature argentee. La girò e vide impressa la forma di una runa, quella del fuoco. Perché proteggere una runa come quella, che non era fatta neanche in araldite, fino a perdere la vita? E perché proprio a lui. Non seppe spiegarsene, quindi appoggiò la runa sul tavolo. Non appena il contatto fra la mano e la pietra si interruppe, la runa scomparve e la pietra si scurì. Stupito della reazione, provo a riprenderla in mano. La runa comparve di nuovo sulla pietra ritornata bianca. Riappoggiò la pietra al tavolo e tornò alla sacca. Sul fondo c’era anche una pergamena. Quando la aprì, Treavis notò che vi erano scritte alcune frasi che, in apparenza, erano delle formule, più un consiglio per leggere un messaggio segreto. Seguendo le istruzioni, prese in mano la runa e la appoggiò sulla pergamena per vedere cosa succedesse. Niente. Poi toccò la runa. La pergamena cambiò scritta. Era una lettera del re in cui spiegava l’accaduto. Il testo enigmatico era:
Caro Treavis,
                     il re ti affida una reliquia importantissima. Quelle scritte nella pergamena normale sono alcune magie basilari che puoi eseguire con quella runa. Esercitati, sei l’unica speranza dei Cinque Regni. Recati il più presto possibile al palazzo reale a Waldstadt.
Re Koran
Treavis rimase di stucco, allontanò la runa, richiuse la pergamena e appoggiò entrambe sul tavolo. Poi scese a cenare. Quella notte dormì bene, ma poco prima dell’alba si svegliò. Doveva trovare il posto giusto per allenarsi, non certo avrebbe potuto eseguire magie. Doveva essere un posto nascosto, ma era difficile nascondersi nella pianura. Non gli vennero in mente idee buone quindi scese per la colazione. Mentre mangiava, guardò fuori dalla finestra. Nei suoi occhi balenò un’idea tanto rischiosa quanto unica. Ma certo: il palazzo! Suo padre era partito, quindi pensò che lui potesse sostituirlo. Nel palazzo c’era poi una grande stanza in pietra, interrata, utile per impedire che le magie facessero danni. Era usata di solito come magazzino, ma ora era vuoto. Ora gli serviva solo una scusa per entrare senza destare sospetti. La trovò nella pergamena. O meglio, avrebbe usato la pergamena spiegando che il re gli aveva ordinato di entrare a palazzo per essere reperibile più facilmente. Nessuno avrebbe negato un ordine del re, quindi finì di mangiare, tornò in camera sua, prese tutto quello che poteva e si avviò verso il palazzo.
Quando guardò più attentamente la pergamena, vide che c’erano scritti dieci incantesimi e un avvertimento a eseguirli con cautela, uno alla volta, senza usare troppa energia. Il primo era “Xesbil ysewgut”. Non sapeva di che natura fosse l’incantesimo, quindi pose qualche botte vuota a fare da mirino. Treavis sapeva poco di Magia, ma sapeva che bisognava concentrarsi e pronunciare l’incantesimo. Doppio problema. La sua concentrazione, diceva sempre sua madre, era carente e sulla pergamena non c’era nessun indizio su come si dovesse pronunciare. Passò quindi tutto il primo giorno a trovare la giusta combinazione di suoni. Ogni tanto sentiva un lieve fremito della pietra, come se gli suggerisse come pronunciare l’incantesimo. Era ormai il tramonto, e Treavis stava risalendo le scale per tornare al piano terra del palazzo, quando, nonostante la serie infinita di fallimenti, decise di fare un’ultima prova. Cercò di non concentrarsi per non attivare l’incantesimo e pronunciò la frase. La runa sulla pietra brillò come un rubino. Treavis tornò soddisfatto a casa, cenò e se ne andò a letto. Durante la notte, si sforzò di ricordare tutti i trucchi che la madre gli aveva insegnato per migliorare la concentrazione. Quando gliene vennero in mente una decina, smise la ricerca e si distese nel letto.
Il pensiero gli vagò a Drake. Era di qualche anno più grande di lui. Con lui aveva accompagnato Matt nel bosco a cercare dove era scappata Alisya dopo una lite con la madre. Era lui che aveva lanciato Dusty contro Elle nel loro astuto piano per permettere a Treavis di parlare in privato con la figlia. Pensò anche al padre. “Forza bruta unita a intelligenza” questo era il motto della famiglia di fabbri, che incarnava perfettamente Jason. Era sempre stato equo e giusto con i figli. Aveva affidato a Drake la gestione del magazzino e a Treavis le spedizioni, insegnando ai figli saltuariamente l’arte della forgiatura. Una lacrima scese sul volto di Treavis, pensando a quanto erano lontani e in pericolo.
Il giorno seguente Treavis si svegliò illuminato dal sole. Scese le scale e, dopo una lauta colazione, si avviò verso il palazzo. Entrato nel palazzo, stava per scendere nel magazzino quando vide che, seduto al tavolo, c’era un messaggero. Non era come quello che aveva parlato a suo padre, né come quello che aveva visto morire sotto i suoi occhi. Era molto più giovane dei due ed era pieno di polvere. Accanto a lui c’era una borsa enorme. Si schiarì la voce, tenendo nascosta la sacca con la pietra, e si presentò: << Salve, io sono Treavis. Se cerca il capo del villaggio sappia che è partito per il confine Nord e per ora sono io a sostituirlo. >>. A quanto pare non era quello che voleva sentire. Il messaggero lo guardò come fosse un bambino, nonostante avesse sì e no quattro anni in più di lui, e gli disse, quasi ridendo: << E perché una cittadina come questa dovrebbe affidarsi a un bambino come te. >>
<< Perché sono suo figlio >>. A quella risposta il messo si mise a ridere.
<< Davvero? Sai come funziona se il capo del villaggio deve assentarsi? >> chiese, sempre ridendo << Il giorno della partenza del capo tutti i cittadini adulti esclusi i membri della famiglia del capo villaggio si riuniscono e scelgono un sostituto temporaneo. Quindi portami dal vero capo, marmocchio >>.
Treavis strinse i pugni. Stava per colpirlo, quando da dietro una voce femminile tuonò: << I cittadini hanno scelto, e la scelta è ricaduta su di me. O meglio, io e Treavis abbiamo il compito di guidare la città, perché io ho espressamente richiesto la sua presenza qui. Quindi porta rispetto o ti condannerò per oltraggio a un superiore. Ci siamo intesi? >> il messo abbassò lo sguardo, e dalle spalle di Treavis spuntò la figura di Elle. << Mi scuso per l’affronto. Il re mi manda dal confine con queste lettere per i cittadini >> e dicendo questo il messo appoggiò la sacca ed estrasse una dozzina di pergamene e le appoggiò sul tavolo. Mentre Elle si stava avvicinando al tavolo, il messo tirò fuori altre. Treavis si avvicinò anche lui al tavolo e afferrò una pergamena. Era per Thomas il cartografo. La mise da parte. Fece così per tutte le altre pergamene, impilandole per zona, come faceva Elle. Alla fine, il messo salutò con l’amaro in bocca e se ne andò. I due continuarono finché le pergamene non furono finite. Alla fine c’erano cinque piramidi di pergamene. Elle sbuffò e allungò una pergamena a Treavis. << Questa è da tuo padre >> disse.
<< Perché? Perché non mi avete detto che eri tu a comandare? >> chiese Treavis afferrando la pergamena
<< Dovevo inventarmi qualcosa per aiutarti. Noi cittadini non ci siamo mai riuniti perché c’è una clausola alla legge che ha accennato: se il capo elegge un suo vice, quest’ultimo deve sostituirlo senza la possibilità di scelta da parte del popolo. Tuo padre aveva scelto te e Drake già dalla sua elezione. Drake non c’è, quindi sta a te. Sappi che, però, non potresti ancora comandare. Il messo ti ha dato qualche anno in più, pur considerandoti troppo giovane. Ti servirà una copertura. >>
<< L’ho già. Se servisse, Elle, mi copriresti? >>
<< Certo. >> disse, poi, abbassando lo sguardo, chiese << Per quanto riguarda l’uomo dell’altro giorno, sai qualcosa? >>
<< In parte. Nella sacca non ho trovato molto di interessante, ma mi preoccupa perché lo abbiano ucciso >> Treavis rispose evitando di svelare il segreto. Solo Elle, Matt e la sua famiglia sapevano della sacca, ma nessuno lui escluso sapeva del contenuto. Elle prese delle sacche da uno scaffale e vi mise le pergamene divise in gruppi. Poi salutò Treavis e uscì a distribuire le missive ai destinatari.
Treavis tornò al suo impiego principale. Questa volta non parlò finché non fu certo di avere la massima concentrazione. Una volta raggiunto quest’obiettivo, pronunciò l’incantesimo, ma non accadde nulla. Dovette ricorrere a nove tentativi successivi usando i vari metodi a cui aveva pensato durante la notte, ma il risultato fu lo stesso: solo un lieve scintillio rosso della runa. Ormai stanco dei suoi tentativi a vuoto, Treavis decise di fare un’ultima prova per poi tornare a casa. Aveva lasciato questo tentativo per ultimo perché, a sua idea, era il più stupido, ma visti i fallimenti con metodi da lui reputati più efficaci, non si preoccupò dell’efficacia.
Schiarì la mente, e seguì alla lettera gli insegnamenti della madre. Provò a concentrarsi su un’unica cosa che non gli facesse provare sentimenti forti. Optò per la runa. La immaginò perfettamente. Quando fu certo che l’immagine della runa fosse la più nitida possibile provò a pronunciare l’incantesimo. Non successe niente per la decima volta. Ma invece di abbandonare provò ad attingere alla sua coscienza. Infatti sperava che, siccome gli apprendisti maghi studiavano per almeno cinque anni, il motivo fosse che per usare la magia bisognava anche imparare a usare una qualche specie di energia magica interiore. Provò a concentrarsi chiudendo gli occhi. Non pensò a qualcosa in particolare, non pensò assolutamente a niente. Nella sua testa c’era solo vuoto, con qualche ricordo che Treavis si sforzò di escludere. Ben presto era solo con se stesso. Sentì solo un debole flusso dentro di sé. Ce la aveva fatta. Aveva trovato l’energia. Provò a vedere se riusciva a controllarla. Notò con dispiacere che ciò non avveniva. Si accontentò lo stesso e si sforzò di capire come funzionasse. Pensò di averlo capito quando, essendosi distratto un attimo pensando alla runa, il flusso vibrò provocandogli un brivido lungo la schiena. Aprì gli occhi e fece un gran respiro. Fissò la runa e disse: << Xesbil ysewgut >>.
Una fiammata esplose sulla runa. Sembrava che Treavis avesse in mano un focolare. Treavis non rimase stupefatto, ma neanche il tempo di sorridere che crollò sul pavimento. La vista si annebbiò e Treavis cominciò a vedere doppio. Sentì la testa girare. Solo quella, il resto del corpo era inerte, insensibile. A Treavis si chiusero gli occhi e svenne.
   
 
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