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Autore: PaleMagnolia    27/10/2008    3 recensioni
Avete presente la femme fatale degli anni Cinquanta - Marilyn, l'elegantissima Grace Kelly, Veronica Lake? Con biondi capelli sempre in ordine, classe e fascino da vendere, labbra color del corallo, e bellissimi abiti da sera?
Ecco, Evelyn Cleve non ci assomiglia neanche un po'. Ma non perché non ci provi, sia chiaro: anzi, le piacerebbe tanto, ma tanto tanto tanto, essere una di loro... Ma, ehi!, voi avete mai provato a essere impeccabili, quando un gatto vi osserva (appollaiato in cima al mobiletto del bagno come un piccolo avvoltoio peloso) mentre vi infilate le calze, la vostra migliore amica è in pieno delirio amoroso, vi sospira nelle orecchie tutto il giorno e mangia solo mele, e la vostra vecchia zia vi rimpinza di focaccine sciroppose?!
Io non so, ma Evelyn assicura che non è facile... No, non è facile neanche un po'! Seguite Eve Cleve attraverso (letteralmente) sandwiches con il tonno (e la maionese, e le cipolline), gatti mangia-calze, pasticcio di rognone e amiche logorroiche: ne vedrete delle belle, e soprattutto assaggerete un po' di tutto.
Genere: Commedia, Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Millenovecentocinquantatré' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Prima della fine della pausa-pranzo, Evelyn e le altre ragazze furono distratte da una

Prima della fine della pausa-pranzo, Evelyn e le altre ragazze furono distratte da una scena inusuale, che ebbe luogo nel cortile dell’azienda. Saltellando e allungando il collo, per vedere al di sopra delle teste degli impiegati alti, seguirono con interesse il duello fra il caposettore, che brandiva un righello di legno con aria minacciosa, e l’amante della moglie, un geometra che roteava un filo a piombo come una mazza chiodata, e teneva a distanza l’avversario col cavalletto dello squadro agrimensore.

Si giravano attorno come motociclisti nel cerchio della morte, e una piccola folla di ragionieri faceva il tifo per l’uno o per l’altro.

Furono dispersi dall’arrivo del dirigente – quello che non era stato cacciato – e lo spettacolo terminò bruscamente, ma Evelyn sentì i due si giurarono vendetta eterna, prima di tornare al lavoro.

Durante il pomeriggio, a Evelyn andò un po’ meglio.

Per lo meno, non ci furono altri matrimoni distrutti dal suo intervento, e nessun altro minacciò di buttarsi dal cornicione se non lo avessero riassunto.

Quel pomeriggio, Evelyn riuscì anche a stabilire un contatto con Chatty Cathy.

Durante un breve intervallo senza telefonate, Evelyn sfilò di nascosto un involto dalla borsa che teneva sotto la sedia e lo aprì.

Dentro al cartoccio aveva messo un piattino da dolci con una fetta di pudding.

Nel pudding era immerso un cucchiaino da tè.

La carta da cucina si era attaccata allo strato superiore di budino.

Evelyn staccò con cura i pezzettini di carta dal dolce, poi principiò a mettersene in bocca grandi quantitativi.

Il cucchiaino, come le formiche, reggeva fino a dieci volte il suo peso, col budino che ondeggiava pericolosamente fuori dai bordi arrotondati.

Nell’atto di infilare un boccone particolarmente imponente in bocca, Evelyn scorse qualcosa con la coda dell’occhio.

La ragazza accanto a lei la stava guardando in modo strano.

Anzi. La stava guardando in modo molto strano.

Evelyn si chiese vagamente se nei piccoli paesi il cannibalismo fosse ancora praticato.

Girò lentissimamente la testa verso di lei, senza osare masticare il boccone di dolce, il cucchiaio a mezz’aria.

Si fissarono per una manciata di secondi; il tempo pareva congelato intorno a loro.

Il silenzio era tale che Evelyn poteva sentire i peli crescerle sotto le ascelle.

“Ne ‘uoi un ‘ho?”, disse, infine.

Deglutì rumorosamente.

Hmmm. Uvetta.

Era terrorizzata.

Fissò la collega con lo sguardo della lepre presa al laccio che sente arrivare il bracconiere.

Improvvisamente, inaspettatamente, la faccia arcigna di Cathy si distese in un fanciullesco sorriso. Sulle guance le comparvero due buffe fossette, e mise in mostra un grazioso spazio fra gli incisivi, che le dava un’aria simpatica.

Anche Evelyn aveva uno spazio fra gli incisivi, ma a lei dava più un’aria da scoiattolo. Però riusciva ad aprire le noci con i denti.

“Oh, ti ringrazio, cara, come sei gentile!”, disse la ragazza, in un’amabile voce di contralto.

Evelyn ne fu grandemente stupita. Per riaversi, leccò il cucchiaino.

Cathy intanto continuava. “Io adoro il pudding fatto in casa, ne mangerei a tonnellate, ma non lo preparo mai perché sai, il mio fidanzato non sopporta i canditi, e io non voglio mangiare qualcosa che lui non può mangiare, anche se in realtà è lui che non lo vuole mangiare, perché insomma, anche a me non piace molto il roastbeef, però quando lo cucino per lui lo assaggio, anche se non mi piace, e se solo lui…”

Evelyn la guardava a occhi sbarrati, il cucchiaio dimenticato in bocca. Che non le dava un’aria intelligente.

Cathy si interruppe, imbarazzata. Diventò color geranio imperiale.

“Oh, scusa, davvero, perdonami, lo so, parlo troppo, non so che farci, cioè, lo so, devo stare zitta, come ho fatto stamattina, quando mi hai salutato, però non mi piace non rispondere alle persone quando mi rivolgono la parola, non è gentile, cioè, mi fa sembrare scontrosa…” prese fiato “…e io non sono affatto scontrosa, anzi, sono una persona socievole, almeno credo di essere socievole, di solito lo sono, ma non quando sono in mezzo a gente che non conosco, allora divento timida, cioè, più timida di quanto io sia di solito, non che di solito lo sia, insomma, quel che intendo dire è che in compagnia in effetti sono un po’ più timida, ma non timida-timida, solo un po', e - cosa stavo dicendo? Ah, sì, che di solito non sono una persona timida, anzi, io --”

Si interruppe di nuovo. Fissò Evelyn. Con movimento meccanico, prese il piattino dalle sue mani.

“Grazie, lo prendo volentieri.”, disse, rigida.

Si voltò di nuovo e cominciò a mangiare il pudding, lo sguardo fisso davanti a sè.

Evelyn rimase un attimo paralizzata, poi si voltò di nuovo verso il suo pannello.

Che giornata intensa.

Certo che la gente, ad Ashford, proprio normale non era.

 

 

 

 

 

Ringrazio immensamente:
Aicha, per essere stata la prima a commentare, e avermi dato una grande, grande soddisfazione.
kiara_chan per le parole di lode, che mi hanno fatto gonfiare come un tacchino (per restare in tema di cibo), e incoraggiato a portare avanti questa storia, della quale all'inizio non ero affatto convinta.
e, last but not least,
Lallix e cassiana per il loro sostegno, senza il quale avrei deciso di riseppellire la storia nell'hard disk.
  
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