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Autore: Il Saggio Trentstiel    19/12/2014    5 recensioni
«Stavo pensando...» riprese Castiel, stavolta con vago imbarazzo «Visto che domani abbiamo poche ore di lezione, ti andrebbe di venire a pranzo a casa mia? Insomma, potremmo studiare, scegliere le canzoni da proporre al club...».
Sorrise incerto in attesa della replica di Dean. Replica che sembrava fare fatica ad arrivare.
«D'accordo, perché no?».
O forse no. Un'altra maledizione mentale agli avventati geni Winchester e via, Dean si era lanciato senza paracadute.
Dovette però ammettere, remore a parte, che il sorriso radioso di Castiel al suo assenso lo aveva ripagato. Forse. Chissà perché, poi.
«Se è per ringraziarmi, sappi che non è necessario: non merito-» «Ringraziamenti,» completò Castiel per lui «lo so. Sai, con questo atteggiamento saresti un supereroe perfetto, Dean».
Recuperò il proprio zainetto e salutò Dean con un cenno e un sorriso.
«SuperDean» mormorò questi a se stesso «Suona bene!».

Dean ha una vita soddisfacente e soprattutto normale: questo prima di incontrare Castiel.
Castiel, con i suoi occhi rubaluce, la sua passione per il canto e la sua completa ignoranza in materia di musica rock. E Dean non può rimanere a guardare (ascoltare?) mentre il suo rock viene ignorato e messo da parte.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Castiel, Charlie Bradbury, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: Rock lessons
Titolo capitolo: The music plays and you display your heart for me to see
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel, più altri a sorpresa
Conteggio parole: 5734
GenereCommedia, Romantico
Rating: Arancione
AvvertimentiHighschool!AU; Lime
 













Pare incredibile quante cose possano accadere in tre, miseri giorni.
Nel caso di Dean Winchester le “cose” specifiche erano state un viaggio nell'ufficio del preside (gentilmente offerto dalla Abaddon Airlines), una serie infinita di occhiate ammiccanti e divertite da parte di mezza scuola (volevano forse tutti che Dean gli cavasse gli occhi?), una rissa sfiorata con Ephraim Ritzen e, ultimo ma non ultimo, un carico tale di compiti che aveva costretto perfino lui a studiare. Non esattamente quello che si dice una settimana rilassante.
A coronare il tutto durante quei tre giorni non aveva avuto nulla che lo distraesse da quell'overdose di problemi e rotture di scatole: il Glee Club di Raphael si era letteralmente appropriato della sala prove e passando casualmente lì davanti, Dean aveva scoperto che chiunque fosse in quel club ci sapeva fare. Non ai livelli di Castiel ma sempre troppo per i suoi gusti. A proposito di Castiel...
Da quando tre giorni prima Raphael aveva comunicato loro la non-tanto-lieta novella, Castiel alternava momenti di assoluta serenità a momenti durante i quali si incupiva e parlava anche meno del solito perfino con Anna.
A Dean non era sfuggita questa lunaticità del ragazzo ma solo perché era un buon osservatore, ovviamente. E non era preoccupato – ok, forse un po' – ma bensì infastidito dagli atteggiamenti di Raphael e della sua combriccola nei confronti di Castiel e del resto del gruppetto.
«Ehi, uomo!».
Una voce gioviale strappò Dean dai suoi pensieri mentre Charlie, saltellante come un fringuello, gli si avvicinava con un sorriso fin troppo ampio.
«Ehi, “donna”!» le fece il verso lui, corredando il tutto con delle virgolette tracciate con le dita: la ragazza non perse il sorriso e gli diede un pugno giocoso sulla spalla.
«Fottiti» «Appunto, intendevo proprio questo» replicò Dean scompigliandole i capelli e strappandole un verso di protesta.
Una volta rassettatasi la chioma, Charlie guardò l'amico di sotto in su con lo stesso sorriso enigmatico di poco prima.
«Allora? Qualche novità?».
A Dean non piacque l'enfasi posta dalla ragazza sulla parola “novità”, enfasi che rivelava come Charlie sapesse ben più di quanto lasciasse intendere.
«Non saprei,» fu l'asciutta risposta di Dean «dimmelo tu».
Il sorriso di Charlie si allargò e lei allungò una mano per pizzicare una guancia dell'amico. Dean tentò di sottrarsi al gesto ma in quei casi Charlie era come un anaconda: più ci si agitava, più lei rafforzava la presa.
«Ma certo che te lo dico io, tenerone!» cinguettò con insopportabile tono materno «Con la storia del Glee Club sei sulla bocca di tutti, mentre sulla tua bocca non c'è esattamente...» «Charlie!» la bloccò lui, non tanto per la pessima battuta che stava per aggiungere quanto per la rivelazione precedente «Che vuol dire? Sam ha parlato, vero? Oddio lo ammazzo, quant'è vero Dio lo ammazzo!».
La ragazza tacque e lasciò che l'altro si sfogasse a briglia sciolta per un po': checché potesse dirne, spesso Dean somigliava a un'adolescente in crisi quanto e più di suo fratello ma forse non era il caso di farglielo notare.
Charlie soffocò una risatina e si voltò a salutare qualcuno che stava passando in quel momento.
«Ciao, splendore!».
La destinataria del saluto le dedicò un occhiolino e un sorriso.
«Ciao, bellezza!».
Quel breve scambio ebbe il potere di ridurre al silenzio un ancora lamentoso Dean: questi spostò lo sguardo da Charlie all'altra ragazza tentando invano di articolare un discorso sensato. Non appena l'amica di Charlie si fu allontanata però parve ritrovare l'uso della parola.
«Tu... E Dorothy? Sul serio?».
Charlie ammiccò e si spazzolò via della polvere inesistente dalle spalle.
«Che posso dire... Ho un debole per il Mago di Oz!».
Dean aprì e richiuse la bocca un paio di volte, strappandole un sospiro esasperato.
«Dorothy come la protagonista del libro! Sei incredibile a volte... Ma non cambiamo discorso!» esclamò poi, bloccando sul nascere la replica di Dean e facendo desiderare al ragazzo di trovarsi da tutt'altra parte piuttosto che in quel corridoio preda di un probabile terzo grado coi fiocchi.
«Sam non c'entra, pensa che io l'ho saputo da Pamela Barnes!».
Intercettò lo sguardo terrificato dell'amico e, di nuovo, dovette trattenere una risatina.
«La scuola è piccola e la gente mormora,» recitò «dovresti saperlo. Se può consolarti Becky Rosen non ne tirerà fuori un articolo per il suo giornale,» soggiunse infarcendo l'ultima parola di sarcasmo «al resto della scuola pare solo un gossip succoso ma se ne dimenticheranno presto».
Dean non pareva rincuorato dalle parole dell'amica. Cristo, aveva una certa reputazione da difendere, non voleva che il suo ultimo anno lì fosse costellato di prese in giro, conseguenti risse punitive e chissà che altro! Questi pensieri dovettero rifletterglisi in faccia perché Charlie sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
«Da vero macho a tenero micio» sentenziò, guadagnandosi un'occhiataccia e un “'fanculo” a mezza voce.
«Senti... Esattamente perché ti sei unito al Glee Club? Insomma, Sam ha una sua teoria ma mi pare improbabile...»
Dean drizzò le orecchie e si mostrò subito interessato a quanto l'amica aveva da dire. Purtroppo per lui le qualità di Charlie non comprendevano solo le straordinarie abilità informatiche e il suo lesbian-radar interiore, ma anche uno spirito di osservazione fuori dal comune.
«Non hai idea di che teoria sia» constatò «Eppure Sam ti aveva accennato qualcosa, no?» «Smetti di fare lo sbirro della situazione e parla chiaro!» scattò Dean, ogni parvenza di cautela ormai gettata alle ortiche. Charlie scrollò le spalle e mise su un'espressione scettica.
«Sam crede che tu abbia abbracciato la tua parte più sensibile per far colpo su Anna Milton».
Il silenzio calò sui due mentre Dean sgranava gli occhi: cazzo, la giustificazione era così facile, così a portata di mano... Come aveva fatto a non pensarci prima?
Si passò una mano sul volto e tentò di mettere insieme una scusa plausibile.
«Beh, insomma... Sai com'è la Milton, no? Dovevo...».
Charlie alzò una mano e mise fine a quel pietoso tentativo di giustificarsi. Sorrise comprensiva e inclinò la testa da un lato – come faceva Castiel quando rifletteva su qualcosa, notò Dean, e chissà perché questa osservazione silenziosa non lo aiutò affatto.
«La Milton non c'entra,» decretò lei con incredibile sicurezza «C'è dell'altro in ballo e riuscirò a capirlo».
Cazzo, sì che ci riuscirà pensò amaramente Dean. Una mano che si posò inaspettatamente sulla sua spalla sinistra lo fece poi sobbalzare e voltare di scatto. Si ritrovò davanti – a distanza fin troppo esigua – un paio di occhi blu che avrebbe riconosciuto ovunque e, d'istinto, arretrò.
Castiel ridacchiò.
«Scusami, ti ho spaventato?».
Notò poi Charlie appena in disparte e, senza attendere risposte da parte di Dean, le porse la mano: la ragazza la strinse con entusiasmo e si presentò con un sorriso tutto denti.
«Charlie Bradbury, la migliore amica di Dean!» «Oh, mi ha parlato di te!» osservò Castiel sorridendole di rimando «Sono Castiel Novak, e...» «Aspetta... Novak?» lo interruppe lei, gli occhi fuori dalle orbite e l'espressione sconvolta.
Castiel annuì e la osservò con curiosità, inclinando appena il capo – cazzo, fu il pensiero di Dean.
«Hai per caso un fratello? Che frequentava questa scuola?» domandò poi la ragazza a bruciapelo, ricevendo un secondo cenno affermativo: parve bastarle perché emise una sorta di squittio estasiato che poco le si addiceva e riprese la mano di Castiel tra le sue.
«Oh mio Dio, tuo fratello Gabriel è sempre stato il mio compagno di scorribande preferito!».
Castiel inarcò le sopracciglia e si lasciò andare a una risatina mentre Charlie continuava a parlare a ruota libera.
«Eravamo iscritti al club dei giochi di ruolo, è sempre stato così pungente e divertente e bastardo, lo adoravo!».
Dean si coprì il volto con le mani e biascicò qualcosa di inconsulto: non poteva credere che Charlie stesse parlando a in quei termini a Castiel di suo fratello!
Il ragazzo però non pareva essersene risentito: aveva riso di cuore alla descrizione fatta da Charlie e stava ascoltando con interesse gli aneddoti che, a velocità supersonica, lei continuava a snocciolare.
Rossa in volto come se avesse corso, Charlie si bloccò per riprendere fiato e si voltò verso Dean.
«Perché non mi hai mai detto con chi fosse imparentato, oltre a essere un bel pezzo di ragazzo?».
Castiel avvampò e Dean desiderò una volta di più trovarsi da un'altra parte: l'Alaska sarebbe andata bene.
Tossicchiò e si strinse nelle spalle tentando di mostrarsi indifferente.
«Non sapevo che Cas avesse un fratello».
Charlie strinse gli occhi e mentre il nomignolo utilizzato da Dean le riecheggiava nelle orecchie, le si accese una lampadina. Qualcosa non quadrava, Castiel non gliela raccontava giusta e Dean meno che mai.
Nel frattempo Cas pareva essersi ripreso almeno in parte dall'imbarazzo e aveva spostato la sua attenzione su Dean: il che, a quanto pareva, consisteva nel fissarlo senza quasi sbattere le palpebre e parlargli come se al mondo esistesse solo lui.
«Il professor Morrison non c'è e visto che anche gli altri hanno un'ora libera pensavo che potremmo anticipare l'incontro di oggi».
Dean annuì rigidamente e lanciò un'occhiata in tralice a Charlie, apparentemente immersa in profonde riflessioni: brutto, bruttissimo segno...
«Ah, Dean,» lo richiamò Castiel «ci sarebbe un'altra cosa di cui volevo parlarti».
Charlie si mostrò immediatamente interessata e Dean tentò di ignorare lei e la sensazione di un disastro imminente.
«Due giorni fa hai preso le mie difese contro Ephraim, te lo ricordi?».
Come dimenticarselo? Ephraim era sempre stato un grandissimo stronzo ma in quel periodo, complice anche il suo ingresso nel Glee Club di Raphael, la situazione era peggiorata. Due giorni prima aveva insultato Castiel e per puro caso Dean si era trovato a passare di lì: in breve si era messo in mezzo e aveva quasi cominciato una rissa in piena regola con Ephraim, guadagnandosi una visita nell'ufficio del preside – ovviamente per colpa di quella strega della Maddon – e i rimproveri di suo fratello. Alla fine il preside Crowley aveva optato per una semplice ammonizione scritta ma lo aveva avvertito con un sorriso scaltro che un altro atto del genere si sarebbe tradotto immediatamente in una sospensione.
«Volevo ringraziarti di nuovo ma anche...» proseguì prima che Dean potesse schermirsi dai suoi ringraziamenti «... Anche dirti che non c'è bisogno che tu prenda sempre le mie difese: non sono una donzella in pericolo, posso cavarmela da solo*».
Se la situazione non fosse stata così imbarazzante, Charlie sarebbe scoppiata a ridere, avrebbe applaudito e avrebbe abbracciato Castiel: c'era comunque qualcosa che poteva fare senza esagerare...
«Sindrome del supereroe,» sentenziò «non riesci proprio a uscirne, eh?».
Dean la fulminò con lo sguardo.
«Basta con queste stronzate!» «Scusami, è che sono invidiosa: chissà quante belle donzelle salverai, ogni giorno!».
Intercettò poi lo sguardo di Castiel e gli sorrise con fare falsamente innocente.
«Sai, sono lesbica».
Se la reazione di Dean fu prevedibile (un plateale sbuffo esasperato seguito da un'occhiata del tipo “devi proprio dirlo a tutti?”) quella di Castiel fu invece inaspettata. Ok, Castiel era un tipo abbastanza strano, ma il limitarsi a sorridere come se Charlie si fosse limitata a commentare la bella giornata di sole era troppo anche per lui.
«Beh, ammiro la tua sincerità e la tua sicurezza!» commentò infine Castiel, voltandosi per sorridere a Dean «Andiamo?»: Dean sorrise incerto di risposta mentre Charlie, ormai in piena modalità spia, spalancava lentamente gli occhi e cominciava a capire.
«Castiel,» esordì con vaga incertezza «devo finire di discutere di una cosa con il caro Dean, ti spiace se ti raggiunge dopo?» «Oh, certo che no» replicò nell'immediato Castiel, lo sguardo che, nonostante il tono leggero ed educato, esprimeva una certa qual curiosità «Ti aspetto in sala, Dean. È stato un piacere conoscerti» aggiunse rivolto a Charlie prima di allontanarsi.
La ragazza sorrise con fare quasi maniacale finché Castiel non fu fuori vista, dopodiché si voltò come una furia verso Dean.
«Non per allarmarti, ma non hai notato nulla di strano in lui?».
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e rifletté rapidamente: era forse una domanda a trabocchetto?
«Beh, mi pare tutto strano a dire il vero».
Charlie parve trattenersi con difficoltà dall'alzare gli occhi al cielo, inspirò un paio di volte per calmarsi – Dean, intanto, non cessava di preoccuparsi – e puntò lo sguardo sul volto di Dean, come a volerne analizzare ogni singola reazione.
«È palese, Dean...» fece una pausa a effetto e abbassò la voce come una cospiratrice «... Gli piaci!» «Che cosa?!».
Aveva gridato prima di poterselo impedire, colto di sorpresa dalla frase di Charlie. La ragazza gli fece cenno di tacere e, presolo per un braccio, cominciò a trascinarlo verso la sala del Glee Club. Sala in cui, improvvisamente, aveva timore di entrare.
«Potrei sbagliarmi,» riprese Charlie con l'aria di chi sa di non aver sbagliato «ma ti guarda esattamente come tu guardi un hamburger. O come io guardo Scarlett Johansson».
Lentamente i pezzi del mosaico sembravano ricomporsi e unirsi in maniera logica ma la cosa non era di alcuna consolazione per Dean. Certo, Castiel non gli aveva mai dato l'impressione di volerci provare con lui o addirittura insidiarlo, però non si sentiva a proprio agio.
«Stai dicendo che è gay?».
Charlie stavolta non poté impedirsi di alzare gli occhi al cielo.
«Dio, certe volte sembri davvero idiota... Gay, bisessuale, Deansessuale, chissà!».
Si bloccò dinanzi la porta della saletta – c'erano arrivati fin troppo presto per i gusti di Dean – dal cui interno provenivano voci e qualche risata. Dean inspirò e si voltò verso Charlie per salutarla ma lei lo anticipò.
«Non rovinare tutto come al solito» sentenziò, puntandogli un dito contro e salutandolo poi con un cenno e un sorrisetto.
Dean rimase immobile davanti la porta per diversi secondi prima di ricordarsi che sarebbe dovuto entrare: inspirò un'altra volta e fece il suo ingresso, salutando con un sorriso tirato Garth, entusiasta come sempre, e il resto del gruppo.
Castiel gli sorrise e al pensiero di quello che gli aveva detto Charlie pensò che non sarebbe riuscito più a guardare Cas nello stesso modo. Eppure il sorriso dell'altro era contagioso e Dean si ritrovò ben presto a sorridere con lui. A lui.
«Castiel dice che gli hai consigliato una canzone» disse Anna come cercando conferma a quella che, a giudicare dalla sua espressione, riteneva un'assurdità. Dean annuì e fece un cenno col capo a Castiel.
«È così. Sono curioso di vedere cosa ne tirerà fuori».
Il sorriso dell'altro si accentuò e fu pervaso da un genuino divertimento.
«Oh, vi stupirò senz'altro».
Mentre Dean si sedeva, già pregustando gli assoli di chitarra di Dall e DeVille, Castiel fece un cenno a Kevin che, seppur interdetto, abbassò le luci.
Garth ebbe giusto il tempo di borbottare un “Ma che diamine...” prima che cominciasse la musica. Una musica che, Dean constatò quasi con orrore, era lontana anni luce dal rock.
La cosa più sconvolgente non stava però accadendo nello stereo alle loro spalle, ma bensì dinanzi a tutti loro: Castiel – il silenzioso, quasi impacciato Castiel – si era sfilato la camicia, esibendo una discutibile canottiera rossa, una spessa collana dorata e... Era un borsalino, quello?
A coronare il tutto, il ragazzo dava loro le spalle e stava ballando. No, meglio, stava sculettando in maniera provocante.
Dean provò a deglutire ma aveva la bocca stranamente secca: secchezza che parve acuirsi quando Castiel si voltò di scatto e mormorò un “Get jazzy on it” con voce roca.
«I'm that flight that you get on, international. First class seat on my lap, girl, riding comfortable.».
Non stava succedendo davvero. Doveva trattarsi di un sogn- incubo.
La voce di Castiel riusciva a rendere ascoltabile perfino una canzone del genere, ma i suoi passi e le sue mosse mozzavano il fiato a tutti. E non per la loro bellezza.
«'Cause I know what the girl them need, New York to Haiti! I got lipstick stamp on my passport, you make it hard to leave.».
Fece un occhiolino malizioso agli spettatori attoniti – Dean tentò di convincersi che non era lui il destinatario – e attaccò con una specie di coreografia più sfrenata.
«Been around the world, don't speak the language! But your booty don't need explaining! All i really need to understand is, when, you, talk dirty to me!».
L'unica che pareva divertirsi un mondo era Meg che aveva cominciato a muoversi a ritmo. Nonostante la mente offuscata, Dean parve comprendere vagamente cosa fosse successo a Castiel: porca puttana che equivoco enorme...
Dallo stereo intanto fuoriusciva il suono di una tromba, in corrispondenza del quale Castiel aveva cominciato ad ancheggiare e ad abbassarsi fin quasi a toccare il pavimento.
«Talk dirty to me!».
La situazione pareva essere fortemente imbarazzante per Anna che aveva nascosto il volto dietro le mani: accanto a lei, Garth aveva la bocca spalancata dall'inizio della canzone e Kevin pareva pietrificato.
Dean si agitò sulla sedia, a disagio, non capendo come mai all'improvviso avesse cominciato a fare così caldo.
«Talk dirty to me!».
Anna si alzò di scatto e corse verso lo stereo: di lì a poco la musica era stata interrotta e le luci riaccese, rivelando un Castiel fermo a metà di quella che, con molta fantasia, poteva sembrare una mossa di breakdance.
Il silenzio che seguì l'interruzione si sarebbe protratto all'infinito se Meg non avesse deciso di infrangerlo a modo suo: con un lungo fischio di apprezzamento.
«Che movimento di fianchi, Clarence».
Parve bastare quello per far esplodere le proteste.
«Cos'era?» domandò Dean, a corto di fiato «Stavi facendo... Twanking, quella roba lì?» «Twerking» lo corresse Anna, così sconvolta da essersi dimenticata che apparentemente era stato Dean a suggerire quella canzone; fu però questione di pochi secondi, poi la ragazza parve ricordarselo e si voltò infuriata verso Dean.
«Come ti è venuto in mente di suggerire una robaccia simile?» «Abbassa i toni, Milton, io non c'entro nulla!» «Oh, certo, come se-» «Ha ragione».
Castiel. Aveva recuperato la sua solita compostezza – per quanto la collana e la canottiera la sminuissero un po' – e stava rivestendosi.
«Potrei, uhm, aver equivocato il titolo?».
Dean diede una mezza risata stupita.
«Potresti? Cas, io ti avevo suggerito “Talk dirty to me” dei Poison! Questa roba cos'era?» «Oh» fece a bassa voce l'altro, improvvisamente consapevole «Credo si chiami “Talk dirty”. Senza il “to me” finale. Di Jason Derulo» aggiunse poi.
Garth prese a sghignazzare senza ritegno.
«Non ci credo! Hip-hop della peggior specie!» «Volgare e inappropriato» rincarò la dose Anna.
Castiel abbassò lo sguardo, contrito, e a Dean venne voglia di far tacere tutti. Possibile che non capissero che si trattava di uno stupido equivoco? Un fraintendimento? Stava già per alzarsi in piedi, pronto a controbattere alle accuse, quando in mente gli riecheggiarono le parole di Castiel: non sono una donzella in pericolo.
Rimase seduto, l'irritazione e il senso di impotenza che crescevano sempre di più; doveva fare qualcosa, eppure Cas era stato chiaro: poteva cavarsela da solo.
Si ritrovò in piedi con gli occhi di tutti puntati addosso – ignorò spudoratamente quelli di Cas che, come sempre, sembravano radiografarlo – e alzò le mani come per mettere a tacere le proteste già esauritesi.
«Adesso basta! Cos'è tutto questo nervosismo?».
I ragazzi si scambiarono occhiate strane e Meg scrollò le spalle con noncuranza, rivolgendosi a Castiel.
«Diglielo, tanto non ha senso continuare così».
Cas sospirò e dopo essersi sfilato il cappello, si sedette a terra con un'aria affranta che Dean non gli aveva mai visto sul volto.
«Raphael ha parlato con il preside» mormorò, lo sguardo fisso sulle sue scarpe «Pare che nel suo Glee Club ci sia la figlia di Neil Boecher, il sovrintendente scolastico del nostro distretto» «Lasciami indovinare,» lo interruppe Dean, l'irritazione che cominciava a trasformarsi in rabbia vera e propria «grazie a questa tizia e al paparino stanno tenendo il preside per le palle, giusto?».
Castiel alzò lo sguardo e annuì, un sorriso triste che gli incurvava le labbra.
«Esatto. Boecher ha anche agganci importanti a livello politico ed essendo un vecchio amico del preside, a Crowley conviene che restino tali» «Questo è uno schifoso favoritismo!» sbottò Dean «Cosa ci impedisce di sputtanare Raphael e quella mandria di cazzoni che è con lui?».
Fu Anna a rispondere stavolta.
«Non abbiamo prove. E Neil Boecher non ha neanche mai parlato dell'argomento con il preside, ma evidentemente basta l'idea che qualcosa vada storto e che grazie a Lilith...» «Cosa? Lilith?» si intromise Meg, un'insolita espressione stupita sul volto «Non sapevo fosse lei la tizia nel club di Raphael!».
Kevin la osservò con attenzione, aggrottando poi le sopracciglia.
«La conosci, mi pare di capire».
Meg roteò gli occhi, nuovamente in possesso del suo atteggiamento sarcastico e arrogante.
«Per essere un cervellone fai delle domande idiote, Tran» soffiò, per poi sospirare e scrollare una volta di più le spalle «Eravamo amiche, un tempo, poi la vita ci cambia, si cresce, blabla e cazzate varie,» ghignò «ora ci odiamo a morte».
Anna pensò che avrebbe potuto apprezzare un'altra persona che detestava Meg ma era troppo corretta anche solo per esprimere questo pensiero ad alta voce: annuì rigidamente e lanciò un'occhiata preoccupata a Castiel, ripiombato in un silenzio triste. Fece un passo avanti per avvicinarglisi e tentare di tranquillizzarlo ma venne preceduta nientemeno che da Dean Winchester.
Inarcò le sottili sopracciglia ma non commentò, limitandosi a osservare che intenzioni avesse il ragazzo.
«Cas,» esordì questi «non lo negherò, la situazione è davvero di merda. Ma tu, voi, non potete darla vinta così a quello stronzo!» «E cosa possiamo fare?» interloquì Garth prima di cominciare a enumerare «Lì in mezzo tutti hanno talento, hanno il preside in pugno, hanno amicizie importanti...».
Il giovane aveva innegabilmente ragione. Dean però non era mai stato tipo da arrendersi alla prima difficoltà: aveva tirato su Sam praticamente da solo dopo il fattaccio, grazie anche alla presenza costante di Bobby, non avrebbe permesso a un gruppetto di cazzoni di abbattere lui e Castiel. E gli altri, ovviamente.
«Ascoltami,» riprese, ignorando l'elenco di Garth e stupendosi di quanto stava per proporre «ho un'idea ma dovete essere tutti d'accordo».
Gli sguardi di tutti si accesero di curiosità.
«Raphael avrà i pezzi grossi dalla sua, ma non ha quello che abbiamo noi: il rock» «Hm, si è visto il risultato...» borbottò sarcastica Meg, venendo una volta di più ignorata da Dean «Se dimostrassimo al preside quanto effettivamente valiamo, quanto crediamo in quello che facciamo, non potrà che tenere in vita anche il nostro Glee Club».
Anna avrebbe voluto con tutta se stessa che le parole di Dean fossero vere ma non voleva farsi illusioni.
«Sarebbe bello, Winchester, ma non credo che al preside importi qualcosa della musica, della bravura eccetera,» commentò mesta «vuole conservare la sua poltrona e noi non abbiamo le possibilità perché ciò avvenga. Raphael e Lilith, invece...» «No,» la interruppe Castiel «ha ragione. Boecher è un grande sostenitore delle arti in ambito scolastico e difficilmente tarperebbe le ali a un club come il nostro!».
Gli occhi gli si erano accesi di speranza e del fuoco di una nuova determinazione che sembrava premere per uscire. Dean sorrise prima di potersi fermare.
«Dobbiamo solo far vedere le nostre abilità e fare il culo a Raphael e ai suoi!» esclamò ripetendo, all'insaputa di tutti, una frase di Dean. Questi rise e porse una mano a Castiel, aiutandolo a rialzarsi: dietro di loro, Anna scosse la testa incredula. Non poteva essere, non poteva crederci!
Castiel, sorridente come se non fosse mai accaduto nulla di negativo, batté le mani un paio di volte e si rivolse a tutti loro.
«Faremo vedere a tutti di cosa siamo capaci! Gli faremo dimenticare l'insuccesso dell'assemblea, smuoveremo le loro coscienze e faremo tremare i loro cuori! Capiranno presto che per noi tutto questo non è un hobby, ma una pulsione vitale, qualcosa di essenziale**!».
L'entusiasmo quasi aggressivo di Castiel era ciò che serviva al gruppo per non buttarsi giù e cominciare a sperare che forse qualcosa di positivo poteva davvero succedere.
«Abbraccio di gruppo!» gridò Garth, correndo a gettare le braccia al collo a Dean e Castiel. Anna lo seguì ridendo assieme a un Kevin meno convinto, mentre Meg sbuffò e si limitò a una pacca sul capo di Garth.
Per effetto dell'abbraccio Dean e Castiel erano praticamente naso a naso. Castiel avrebbe potuto contare ogni singola lentiggine sul volto dell'altro e fu lieto che il suo rossore potesse essere imputabile alla stretta di Garth o all'eccitazione per il discorso di poco prima.
Dean, dal canto suo, si ritrovò stupidamente a pensare che il sorriso di Castiel era qualcosa che sarebbe dovuto essere dichiarato illegale.
Kevin fu il primo a districarsi dall'abbraccio e, guardato l'orologio alla parete, tossicchiò.
«Garth, abbiamo lezione di chimica».
Il ragazzo si separò dai compagni e sbuffò.
«Ma io odio la chimica!» «E io odio te,» lo rimbeccò Kevin «eppure continuo a sopportarti» «Questo non era affatto gentile!» protestò Garth.
I due salutarono rapidamente il gruppo e uscirono battibeccando dalla sala; Meg li seguì quasi nell'immediato, dopo un occhiolino a Castiel, un cenno del capo a Dean e un sorriso falsamente smielato ad Anna. La ragazza replicò allo stesso modo ma, resasi conto di essere rimasta sola ad eccezione degli altri due, si riscosse in fretta.
«Devo scappare,» disse mentre recuperava la borsa «ho appuntamento con la consulente scolastica per parlare del college!».
Si avvicinò nuovamente ai due e, dopo un abbraccio a Castiel, porse la mano a Dean: questi la strinse ridacchiando ma l'espressione ammonitrice di Anna fece scivolare via il ghigno dal suo volto.
«Ci vediamo, Winchester. Non rovinare tutto» aggiunse poi in un sussurro quasi inudibile.
Cos'era quello, il giorno delle citazioni non accreditate? La voce di Charlie nella mente di Dean gli ricordò che Anna era molto amica di Castiel e che, magari, lui le aveva confidato qualcosa.
«Dean».
La voce di Castiel lo riscosse e lui si accorse che anche la Milton se n'era andata. Deglutì discretamente e si voltò verso l'altro ragazzo.
«Una volta di più, grazie» proseguì questi «Sei davvero quello che serviva a questo gruppo, e...» aggiunse in fretta Castiel per evitare che Dean si schermisse come suo solito «... Ho apprezzato davvero che mentre parlavi di farci valere tu abbia utilizzato il “noi”».
Merda. Maledetti i geni Winchester che abbondavano nel suo DNA.
«Sono felice che ti senta parte del gruppo».
Dean ridacchiò e scosse il capo, non sapendo cosa dire. Si sentiva davvero parte di quel gruppetto così male assortito? Stava mettendosi in gioco in quel modo per aiutare tutti loro o solo per qualcuno?
«Stavo pensando...» riprese Castiel, stavolta con vago imbarazzo «Visto che domani abbiamo poche ore di lezione, ti andrebbe di venire a pranzo a casa mia? Insomma, potremmo studiare, scegliere le canzoni da proporre al club...».
Sorrise incerto in attesa della replica di Dean. Replica che sembrava fare fatica ad arrivare.
«D'accordo, perché no?».
O forse no. Un'altra maledizione mentale agli avventati geni Winchester e via, Dean si era lanciato senza paracadute.
Dovette però ammettere, remore a parte, che il sorriso radioso di Castiel al suo assenso lo aveva ripagato. Forse. Chissà perché, poi.
«Se è per ringraziarmi, sappi che non è necessario: non merito-» «Ringraziamenti,» completò Castiel per lui «lo so. Sai, con questo atteggiamento saresti un supereroe perfetto, Dean».
Recuperò il proprio zainetto e salutò Dean con un cenno e un sorriso.
«SuperDean» mormorò questi a se stesso «Suona bene!».


 
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Il venerdì sera era un momento speciale in casa Singer.
Bobby usciva e rientrava a tarda notte – ufficialmente per prendersi una birra con qualche amico, in realtà per condividerla con lo sceriffo Mills – dunque Sam e Dean avevano la casa tutta per loro.
Solitamente il maggiore ne approfittava per cercare la scorta alcolica di Bobby – ormai l'uomo aveva però trovato un nascondiglio a prova di Dean –, sordo alle proteste di Sam che invece voleva passare immediatamente alla seconda fase della serata.
Da anni i due infatti, su proposta del minore, perché queste erano sempre idee di Samantha, passavano il venerdì sera a rivedere film della loro infanzia. Di buono c'era che quando era il turno di Dean di decidere, il film era sempre un cult indimenticabile; di male c'era che quel venerdì la scelta toccava a Sam.
«Sam, è un fottuto cartone animato!» «E allora? Piace anche a te, non negarlo!».
Dean lanciò un'occhiata irritata alla videocassetta che il fratello stringeva in mano: sulla scatola spiccava un aitante giovane dall'inconfondibile profilo greco, una lunga spada tra le mani e svariati bizzarri personaggi tutt'attorno.
«Vuoi rivederlo solo perché c'è Megara,» riprese Dean «così quando andrai a letto avrai la sua immagine ben stampata in mente e potrai divertirti».
Sam alzò gli occhi al cielo e, senza un'altra parola, inserì la videocassetta nel registratore, accomodandosi poi sul divano: Dean lo seguì qualche istante dopo, sorridendo tra sé per quell'immancabile teatrino.
Non era un grande fan dei cartoni animati ma gli ricordavano la sua infanzia: in più se rendevano felice Sam, a lui andava bene così. Non che l'avrebbe mai detto al diretto interessato.
Sullo schermo dell'antiquato televisore di Bobby cinque giovani Muse cantavano la storia di Zeus e dei Titani: Sam ridacchiò senza staccare gli occhi dallo schermo.
«Potresti cantare questa al Glee Club» «Fottiti».
Il film proseguiva e, sebbene Dean non lo seguisse con molto interesse, non poté evitare di essere contagiato dalle risate del fratello davanti a ogni scena divertente e suo malgrado si ritrovò a canticchiare “Zero to hero”. Se Castiel l'avesse visto cosa avrebbe pensato?
Sgranò gli occhi e prese un lungo sorso dalla bottiglia di birra aperta poco prima. Che gliene importava? Che pensiero era quello?
Posò la bottiglia sul tavolino con troppa foga, facendo cadere qualche goccia di birra sulla superficie di legno: Sam, completamente assorbito dalle vicissitudini di Hercules, per fortuna non gli prestò attenzione.
Per la fine del film Sam era ancora sorridente e Dean appena corrucciato. Salutò in fretta il fratello e salì in camera ma aveva fatto i conti senza lo spirito di osservazione di Sam.
«Dean, va tutto bene?».
Cazzo.
«Ovvio, perché me lo chiedi?».
Sam si strinse nelle spalle.
«Mi sembri un po' alterato. In fondo abbiamo visto solo un cartone animato, non un documentario».
Dean roteò gli occhi e riprese a salire le scale.
«Un'ora e mezza di canzoncine e sentimentalismi come dovrebbe farmi sentire?» «Messa così sembra una riunione del Glee Club!».
La risata di Sam accompagnò Dean fino alla sua camera: dopo aver chiuso la porta dietro di sé si svestì, indossò una maglietta lisa in maniera inverosimile e si buttò a letto.
La sua mente era così stanca che si addormentò prima ancora che Sam giungesse sul pianerottolo.
 
**


I corridoi della Lawrence High School erano stranamente deserti ma d'altronde, essendo Dean in ritardo mostruoso per la prima ora, era comprensibile.
Correva rischiando di inciampare ogni tre passi finché, svoltato un angolo, non si ritrovò davanti una scena che definire “assurda” sarebbe stato un eufemismo bello e buono.
Sam, Charlie e Anna erano in piedi nel bel mezzo del corridoio e tutti e tre indossavano quella che sembravano delle tuniche bianche lunghe fino a terra e tenute su da alcune grosse spille dorate.
Dean sbatté le palpebre e fece un passo indietro.
«Wow, qualcuno ha esagerato per questo Casual Friday?».
Abbassò lo sguardo e notò con stupore che i suoi jeans e la sua felpa erano spariti: al loro posto indossava quello che sembrava un pettorale di bronzo, un ridicolo gonnellino e dei sandali al polpaccio. Drappeggiato sulle spalle un lungo mantello blu sventolava appena come mosso da un'impalpabile brezza e una fascetta cremisi era legata attorno alla sua fronte.
Prima di potersi stupire – già, perché diamine non era ancora stupito dal corso degli eventi? – dell'accaduto, udì una voce. Una voce calda, avvolgente e che avrebbe riconosciuto in mezzo a mille altre.
Trattenne il fiato quando i tre in tunica bianca si fecero da parte, rivelando poco più in là Castiel con indosso una lunga tunica viola.
«Cas...?».
Nessuno diede segno di averlo udito. Dal nulla, apparentemente, cominciò a udirsi la musica leggera di un pianoforte: poi Castiel cantò.
«If there's a prize for rotten judgement, I guess I've already won that. No man is worth the aggravation... That's ancient history, been there, done that!».
Come rispondendo a un preciso segnale, Sam, Charlie e Anna si appoggiarono agli armadietti e cominciarono a cantare a loro volta.
«Who'd ya think you're kiddin', he's the Earth and heaven to you, try to keep it hidden, honey we can see right through you, boy ya can't conceal it, we know how ya feel and who you're thinking of...».
Castiel puntò il suo sguardo cristallino su Dean che si sentiva come inchiodato al pavimento. Voleva correre via da quella follia – lo voleva davvero? – ma una qualche forza misteriosa lo teneva bloccato lì.
«No chance, no way, I won't say it, no no» «You swoon, you sigh, why deny it, oh oh!» «It's too cliche, I won't say I'm in love...».
Era tutto troppo folle per essere vero. Stava forse sognando? Era finito in qualche candid camera?
Intanto Castiel stava avanzando verso di lui, seguito a ruota dal bizzarro terzetto.
«No chance, no way, I won't say it, no no» «You're doin' flips, read our lips, you're in love!» «Get off my case I won't say it!».
Ormai Castiel era a pochi passi da lui. Poco oltre i tre improvvisati coristi si erano invece fermati, un sorriso allusivo sul volto e le ultime parole di quella canzone pronte per essere cantate.
«Boy don't be proud, it's ok, you're in love».
Dean avvertì un tocco leggero sul suo volto: Cas era lì, a pochi centimetri da lui e lo osservava quasi adorante, gli occhi blu che rilucevano più che mai.
«Oh ooooh, at least out loud... I won't say I'm in... Love...».
I loro volti erano troppo vicini, sempre più vicini, ormai praticamente a qualche millimetro...
 
**


Dean si risvegliò con un sobbalzo.
Aveva la fronte imperlata di sudore e il respiro affannoso. Si tirò su a sedere e si strofinò gli occhi cisposi, lanciando un'occhiata distratta alla finestra: non filtrava alcuna luce, dunque doveva essere ancora notte fonda.
Si lasciò ricadere sul cuscino con un gemito e richiuse gli occhi tentando di riaddormentarsi e di ignorare le immagini ancora vivide del sogno assurdo che l'aveva fatto destare di soprassalto.
E soprattutto, realizzò con un secondo gemito disperato, di ignorare la fastidiosa sensazione che avvertiva nei boxer improvvisamente troppo stretti.




































* Citazione tratta (e leggermente modificata) da "Hercules" della Disney.
** Citazione (come sopra, leggermente modificata) di The Edge, alias il chitarrista degli U2.

Angolo acuto dell'ottuso autore
Comincio subito con lo scusarmi sinceramente con tutti coloro che seguono/seguivano questa storia.
Pare inverosimile – e a qualcuno parrà una scusa o una bugia – ma in questo periodo ho avuto più problemi che in una vita intera. Problemi accademici, familiari e sentimentali: mancavano quelli di salute e avrei fatto l'en plein.
Purtroppo non posso promettervi aggiornamenti rapidi e/o costanti ma vi giuro che farò del mio meglio :)
Comunque vorrei ringraziare tutti coloro che leggono, seguono, recensiscono questa storia: a tal proposito mi scuso di non aver potuto rispondere alle vostre recensioni ma sappiate che le ho gradite tutte immensamente: Tiger_Lily90, Ciuffettina, MidoriChan, Dedde_Jester e niclue, tanti cuori per voi <3 <3 <3
Ci tengo però a rispondere brevemente a niclue: oltre a ringraziarla per la recensione folle (amo le recensioni così xD) devo dirle grazie anche per il suo appunto su Castiel. Niente insulti né Leviatani, apprezzo la tua osservazione ma ci terrei se mi specificassi come (o in che punti) ti pare OOC, così posso rendermene meglio conto e “sistemarlo” un po' :)
E per gli occhiali niente, un mio piccolo kink xD
Ok, terminata la (doverosissima) introduzione, passiamo al musical corner del capitolo!
La canzone sexy di Cas, come specificato nel capitolo stesso, è “Talk dirty” di Jason Derulo e 2Chainz (per chi volesse invece quella originariamente suggerita da Dean era “Talk dirty to me” dei Poison – Chuck solo sa quanto ami il rock di quegli anni!); la canzone conclusiva invece è, come spero tutti abbiate notato, “I won't say (I'm in love)” dal film Disney “Hercules”.
E dunque concludiamo così, con nuova determinazione, Charlie passione detective e imbarazzanti erezioni post-sogno: restate collegati (?) per il prossimo capitolo, applepies, a ben risentirci :3
   
 
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