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Autore: Kaimy_11    26/12/2014    3 recensioni
Si può scoprire come una guerra possa unire, invece che dividere.
In un mondo tanto attento alle regole, alle leggi, una trasgressione può diventare bella e importante quanto un fiore nel deserto.
Forse amare significa trasgredire, forse per un capofazione degli Intrepidi proteggere qualcuno per lui importante potrebbe essere un rischio troppo grande.
Ma come rinunciare ad una persona capace di essere forte e testarda quanto lui, ma che al tempo stesso sa come dare pace al suo cuore tormentato?
Sarà davvero il fuoco che scioglie il ghiaccio, o il ghiaccio a spegnere il fuoco?
In guerra e in amore tutto è permesso...
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'The reason '
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21. Nell’inganno

 

Un ciuffo di capelli corvini le scivolò davanti al viso e lo riportò al suo posto passandosi una mano sulla fronte, intanto cercava di scaldarsi il più possibile. Il freddo stava definitivamente arrivando e, anche se sotto le coperte, aveva i piedi gelati. Sospirò, cercando di scorgere qualcosa oltre le pesanti tende davanti alla vetrate, ma non era tanto facile.

Il copro accanto a lei si rigirò con poco grazia, mugugnando in cerca delle coperte.

Aria, infatti, era seduta al centro del letto, tendendo le lenzuola e lasciando scoperto il petto del ragazzo.

-Dormi!- farfugliò Eric contro il cuscino, tirandola per la canottiera che indossava.

Sorridendo, la ragazza si voltò verso di lui.

Eric che dormiva era un ossimoro. Era privo della solita aura minacciosa che solitamente lo avvolgeva, rimanendo comunque una massa di muscoli letali e pronti a scattare. Anche mentre riposava, era impossibile dissociarlo dal suo carattere tenebroso, i tatuaggi lo marchiavano con un’ aria selvaggia accentuata dalla muscolatura solida. I lineamenti del viso, sicuramente meno crudeli senza il suo classico sguardo, erano comunque contratti.

Allungò una mano verso il volto del ragazzo e accarezzò, con la punta delle dita, la linea sulla sua fronte, sperando che sparisse insieme a qualche brutto pensiero. Seguì la linea del sopracciglio con i due piercing e scese sul suo zigomo, osservando le sue labbra sottili serrate in una linea rigorosa. A quel punto due occhi grigi si aprirono contro di lei e la studiarono con attenzione e con una certa serietà, riuscendo quasi a spaventarla.

La forza ferina di Eric era solo assopita mentre dormiva, ma era pronta a farlo scattare al minimo segnale, togliendogli la pace che solitamente il sonno dovrebbe concedere.

-Non riesco a dormire…- disse ritirando la mano, ancora scossa dai brividi che le procurava quello sguardo penetrante.

Eric rimase in silenzio per alcuni secondi, incurvando le sopracciglia. Fece un cenno e si sistemò meglio contro il cuscino. –Come mai?- chiese con voce rauca.

Aria vide che era infastidito e ancora assonnato, ma non poteva nascondergli ancora i suoi pensieri. Abbassò gli occhi sulle proprie gambe e strinse le labbra con amarezza. –Perché ti ho mentito!-

Le sopracciglia di Eric si curvarono ancora di più verso il centro.

-Riguardo quello che mi ha detto mia sorella, non mi ha solo accusato per aver scelto gli Intrepidi. È convinta che stia per succedere qualcosa, e ha parlato di scelte sbagliate e del fatto che farò solo la parte del burattino!-

Eric si irrigidì.

-Non riesco a smettere di pensarci…- concluse la ragazza.

Con la coda dell’occhio, seguì la reazione di Eric, senza capirla. Il ragazzo aveva contratto tutti i muscoli del viso e si era portato una mano davanti alle labbra, come a volersi impedire di dire qualcosa di avventato.

-Dimentica tutto quello che ti ha detto!- scandì  in seguito a bassa voce, nell’evidente sforzo di controllarsi ad ogni singola parola per non perdere la calma. –A te ci penso io, non hai di che preoccuparti.-

La ragazza lo guardò e piegò di lato la testa, rincuorata dalla sicurezza con cui aveva affermato di occuparsi personalmente di lei. Tuttavia vide il suo turbamento, il suo petto che si sollevava freneticamente e la nota folle nel suo sguardo cupo.

-Cosa sapete tu e mia sorella che io non so?- Chiese.

Eric serrò le mascella e scosse la testa. –Nulla di cui tu debba interessarti. Me ne occupo io, e ho tutto sotto controllo.-

-Eric...-

-Non farmi domande se sai già che non potrò risponderti!- scattò. –Dovrai fidarti di me!-

Aria vide il malessere che quella discussione aveva provocato in Eric, e rimase in silenzio. Lo vedeva irrigidirsi sempre di più e coglieva ogni tormento dentro i suoi occhi, sentendosi quasi in colpa per averlo fatto agitare tanto.

-D’accordo, mi fiderò ti de!- affermò. –Ma, qualunque questione ci sia dietro, tu non può fidarti di Jeanine!-

Il ragazzo ebbe un sussulto decisamente evidente e si voltò di scatto verso di lei, guardandola come se avesse appena ucciso qualcuno. –Che cosa ne vuoi sapere tu?-

Ignorò il modo sgarbato e arrogante con cui terminò la domanda, apostrofandola con cattiveria. –La conosco molto meglio di quanto credi, mio padre è uno dei suoi collaboratori più fidati. O forse, dovrei dire che fa parte del gruppo dei suoi fedelissimi, come li chiamo io.-

-Cosa ne sai?-

-So cosa può arrivare a fare.- gli disse. –Mi ha più o meno minacciata, quando mio padre le ha detto che volevo cambiare fazione. Ha detto che gli Eruditi avrebbero preso il governo della città e che gli Intrepidi sarebbero stati usati solo come mezzo per raggiungere lo scopo. Mi ha chiesto cosa volevo essere, se il braccio oppure la mente.-

Eric trattenne un ringhio e si portò entrambe le mani sopra la fronte, stringendosi le ciocche di capelli. Respirò con ferocia e sibilò fra i denti: -Ora piantala Aria, tieni chiusa quella bocca!-

Aria arricciò le labbra e assottigliò lo sguardo, forse Eric era infastidito dal fatto che Jeanine considerasse gli Intrepidi come un mezzo per raggiungere i suoi scopi, ma la sua reazione era troppo sentita. Doveva esserci altro.

-Non puoi fidarti di lei!- continuò Aria, senza darsi pace. –Perché quella donna, nell’inganno, può farti fare tutto quello che vuole. Ti induce a pensare come lei, a comportarti come lei. Ti convince che ciò in cui crede lei, non solo è giusto, ma è di vitale importanza. Poi ti demoralizza, ti fa sentire inutile e debole e riesce sempre a far crollare ogni tua certezza, spingendoti ad aggrapparti disperatamente a lei.-

Eric serrò un pugno.

-Ti dà qualcosa in cui credere, un motivo per cui lottare, o addirittura un motivo per vivere.- Spiegò Aria. –Fa così con tutti, ecco come riesce sempre a manipolare le persone. Altro che carisma!-

-Ora basta!- sbottò Eric, mettendosi seduto ad un palmo dal suo viso. –Chiudi quella bocca, o te la chiudo io!-

Aria si paralizzò, ritrovandosi il volto furioso di Eric a pochi centimetri dal suo. Era davvero spaventoso quando si irrigidiva in quel modo, e il suo sguardo non ammetteva repliche.

Con gli occhi fissi sulla vena pulsante del suo collo, Aria prese coraggio e gli rispose. –Sai che ho ragione!-

-Voglio che questa discussione si chiuda qua!- sibilò Eric, furioso. –Ho la situazione sotto controllo e sto facendo di tutto per proteggerti. So quello che faccio, dannazione!-

Aria abbassò la testa in silenzio, ma mantenne la sua espressione offesa. Odiava quando Eric le si rivolgeva in quel modo, non aveva paura di lui, sapeva che non le avrebbe mai fatto del male, ma i suoi picchi d’ira erano comunque poco graditi e la facevano sentire piccola ed indifesa.

E odiava sentirti in quel modo.

-Forza vieni qui!- Le ordinò Eric, stendendosi al suo posto.

La ragazza guardò con la coda dell’occhio le braccia aperte del ragazzo che le offrivano il suo petto come appoggio e l’idea era piuttosto invitante, peccato fosse ancora arrabbiata con lui.

-Avanti vieni qui!- le disse ancora, con voce rauca ma non più adirata. –Dobbiamo dormire.-

Sospirò pesantemente e gli lanciò un’occhiata imbronciata ma, alla fine, sbuffò e si lasciò cadere vicino a lui. Si accoccolò sul suo petto caldo e solido, strofinando la guancia sulla sua pelle e stringendosi contro il suo fianco.

-Non mi permetti mai di abbracciati mentre dormiamo, ogni volta che mi avvicino ti giri dall’altra parte oppure mi cacci via!- brontolò, stendendo una mano sui suoi addominali, mentre si portava l’altra sotto il mento.

Eric soffocò in gola una risata e giocò con i capelli della ragazza. –Allora cogli l’occasione!-

Un piccolo sorriso comparve sulle labbra di Aria e, stringendosi nelle spalle, avvolse una gamba di Eric con i suoi piedi. -Fa freddo…-

-Aria!- l’ammonì, scalciando via i suoi piedi gelati. –Poi ti lamanti se ti rimando al tuo posto?-

Tuttavia, fra un lamento e l’altro, dopo essersi liberato del contatto con i piedi freddi di Aria, la mantenne vicino a sé sul suo petto. Avvolse perfino la coperta su entrambi, assicurandosi che la ragazza fosse ben protetta dalla trapunta, rimboccandogliela bene attorno alle spalle.

Aria sorrise di nascosto, sapeva che Eric era impaciato e infastidito da quei gesti così affettuosi, faticando a dissociarli dalla prepotenza con cui a volte la prendeva, ma doveva farsi perdonare per essersi arrabbiato.

-Devo farti una domanda.- Esordì Eric, dopo qualche minuto di tranquillità. –Come mai tua sorella era con Jeanine. Non è solo un’iniziata?-

-Ma Eric, mia sorella è speciale!- disse con ironia, senza nascondere la sua amarezza.

-Come mai?-

Aria sospirò. –Ha preso parte ad un progetto importante e ha fatto una scoperta significativa. Anche se, a dire la verità, non è stato tutto merito suo…-

Avvolta dal calore del corpo di Eric, la ragazza sospirò e riuscì a non lasciarsi troppo turbare dai ricordi, quando chiuse gli occhi e ne fu assalita…

 

I problemi andavano risolti.

In quei giorni, in particolar modo, un fastidioso rompicapo disturbava gli studi e i progetti degli Eruditi. E, poiché, non era nella natura degli Eruditi arrendersi difronte alle difficoltà, avevano escogitato un sistema per venire a capo del problema.

Era stato deciso che il compito di trovare il tassello mancante, sarebbe stato affidato al gruppo di sedicenni che quell’anno avrebbero fatto la loro scelta, scegliendo a quale società appartenere. In quel modo avrebbero avuto occasione di testare le effettive capacità dai futuri iniziati, vedendo di cosa erano capaci, e sperare  di trovare la chiave di volta che gli sfuggiva.

Ariana era seduta su uno sgabello ad uno dei tavoli del laboratorio, come tutti gli altri futuri iniziati, guardandosi intorno annoiata. In realtà non ne poteva più, i suoi compagni erano entusiasti di quell’occasione che gli era stata concessa, dandosi da fare per riuscire nel loro compito e mettersi in mostra per le loro abilità. Sua sorella Amber, seduta al suo fianco, era china sul microscopio che aveva davanti e non batteva ciglio tanta era la concentrazione.

Ma lei sbuffò sonoramente, non le importava nulla di mettersi in mostra avendo successo per prima su quella ricerca, lei non sarebbe rimasta in quella fazione. Era infastidita dai collant che indossava, infatti si grattò disperatamente una gamba, con poca grazia e cercando di tirare la propria gonna azzurra di più sulle gambe.

-Hai finito?- Le chiese Amber, piccata. –Mi stai distraendo…-

Ariana la guardò di traverso. –Scusami tanto, non tutti qui si stanno divertendo!-

-Se ti annoi tanto puoi anche andartene, sto cercando di concentrarmi e non ci riesco con te che ti muovi in continuazione.-

Alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.

Non poteva andarsene purtroppo, era un compito obbligatorio e tutti gli altri la pensavo come Amber, concentrati in una gara per la vittoria.

I membri principali della fazione stavano lavorando ad un particolare siero di sicurezza che controllava le azioni a distanza tramite un computer centrale, capace di inviare segnali tramite dei trasmettitori che venivano iniettati nel sangue. Ariana non aveva idea di cosa se ne facessero di un siero di quel tipo, le era stato detto che sarebbe stato usato in caso di guerre e scontri pericolosi, ma lei cercava di interessarsi il meno possibile delle faccende degli Eruditi.

Il problema principale era che, dopo studi continui, gli scienziati e gli addetti ai sieri non erano riusciti a scoprire il sistema che avrebbe legato i trasmettitori al cervello.

Si erano affidati ai ragazzini che stavano per entrare in società, forse per disperazione, o forse perché volevano realmente analizzare il livello dei loro futuri iniziati. O, molto più semplicemente, speravano che fra di loro si nascondesse qualche mente brillante che avrebbe risolto l’enigma e scoperto come legare i trasmettitori alle cellule celebrali.

Gli Eruditi credevano molto nei talenti giovanili, convinti che una mente giovane fosse più elastica e più sveglia, affidando senza problemi un lavoro importante a giovani ragazzi non ancora membri effettivi della società. In particolare, la loro rappresentate, era convinta che i giovani avrebbero avuto successo dove i migliori avevano fallito, grazie alla loro innocenza e al loro modo di approcciarsi alla realtà, diverso e più istintivo rispetto a quello degli esperti di laboratorio.

Ariana incrociò le braccia sul tavolo e ci nascose il viso sopra, stanca. Poi sollevò lo sguardo e vide il riflesso di sua sorella in un’ ampolla contenente un liquido trasparente per gli esperimenti e, se non fosse stato per il colore dei capelli, avrebbe scambiato il volto di sua sorella per il suo.

Erano davvero simili e, ad un’ occhiata meno attenta, a causa delle scarse capacità di refrazione del vetro trasparente, qualcun altro avrebbe potuto confonderla con suo sorella.

Quando il liquido dentro l’ampolla vibrò, Ariana spalancò gli occhi e sentì un brivido attraversarle la mente, in un’ intuizione improvvisa.

-Amber, noi siamo gemelle, se non fosse per il colore dei capelli non riuscirebbero a riconoscerci con tanta facilità…-

-Ariana!- sbottò la sorella. –Adesso basta, stai cercando di distrarmi con le tue assurdità? Certo che siamo gemelle!-

-Sto dicendo sul serio!- Le disse seria, mettendole una mano sul braccio. -Se i trasmettitori avessero la stessa composizione chimica o lo stesso aspetto delle cellule celebrali, il cervello li confonderebbe e li assorbirebbe senza problemi.-

Amber assottigliò i suoi occhi color del ghiaccio e la guardò con diffidenza, irrigidendosi.

-Pensaci.- La incalzò con voce assente, persa nei suoi stessi pensieri. -Ci serve un travestimento per gemellare i trasmettitori con le cellule celebrali, affinché vengano confusi e vengano riconosciuti dal cervello.-

L’espressione scettica di sua sorella cambiò, i suoi occhi si spalancarono e le sue labbra si schiusero. Si voltò ed iniziò a scrivere freneticamente su un pezzo di carta, facendo calcoli e analisi.

-Si può fare!- affermò Amber, a bassa voce. –Potrebbe essere l’idea che serviva e, anche se con qualche complicazione, possiamo modificare i trasmettitori affinché vengano riconosciuti come cellule del cervello.-

Ariana non disse altro, attese in silenzio. Non era abituata ad avere dei successi, era sempre Amber a fare scoperte brillanti e a rimproverarla quando, continuamente, falliva.

-Hai trovato il tassello mancante, il tuo potrebbe essere definito un sistema a spettro gemello.- dichiarò Amber, con calma. –Hai fatto un ottimo lavoro, Aria.-

Spalancò gli occhi per lo stupore e avvertì una fitta al cuore. –Mi hai chiamata Aria?-

Sua sorella si voltò verso di lei e le regalò un vero sorriso, uno di quelli che non le mostrava mai. –Te lo sei meritato!-

Desiderava sentirsi chiamare solo Aria, ma nessuno nella sua famiglia voleva accontentarla. Al contrario, le imponevano il suo nome completo e non accettavano minimamente la sua richiesta, ritenendola insensata e poco a modo.

Ariana sorrise.

-Domani mattina andremo da papà e da Jeanine, e gli diremo della scoperta che hai fatto. Ne saranno entusiasti!- Le disse Amber.

Scosse la testa. –Gli diremo che abbiamo fatto questa scoperta insieme. Senza i tuoi calcoli  le mie sarebbero state solo parole al vento.-

-Ma è stata una tua idea, sei tu che hai trovato la soluzione! Io non ci sarei mai arrivata.-

-Non dire sciocchezze!- esclamò. –La mia è stata solo fortuna, è stato un pensiero assurdo che mi è passato per la mente. Tu invece hai capito che era possibile.-

Amber le sorrise ancora. –Sei sicura?-

-Sì, è davvero una scoperta che abbiamo fatto insieme. Sei stata tu a farmi avere l’intuizione, perché sei la mia gemella!-

Ariana vide sua sorella nascondere un altro sorriso e si sentì felice, non erano molte le occasioni in cui andavano d’accordo.

-Allora è deciso!- dichiarò Amber. –Domani comunicheremo la tua scoperta.-

-La nostra scoperta!- la corresse.

Ma l’indomani mattina, Ariana ebbe una spiacevole sorpresa.

Arrivate al laboratorio, Amber si era allontanata senza dire nulla, ma lei non se ne era preoccupata. Quando, tuttavia, era passato diverso tempo senza che la sorella tornasse da lei, aveva deciso di andare a cercarla.

Una parte della sua mente l’aveva guidata verso l’ufficio di suo padre, per chissà quale ragione e, attraverso le parati di vetro, aveva visto la peggiore delle scene, capendo immediatamente cosa stava succedendo.

Dentro lo studio c’erano quattro persone tutte in piedi. Amber era tra i loro genitori, sua madre la teneva da entrambe le spalle con un sorriso raggiante, mentre il padre le stava orgogliosamente accanto. Di fronte a loro, in tutta la sua eleganza, c’era la rappresentante della loro fazione.

Jeanine parlava cordialmente con Amber, e anche lei sorrideva.

Nessuno sembrava felice quanto sua sorella.

Era composta, con le spalle dritte ed un sorriso educato mentre dialogava con Jeanine, ma Ariana la conosceva bene e vedeva il suo autocompiacimento e tutta la sua arroganza.

E vedeva il modo in cui i suoi genitori le stavano vicini, con sorrisi entusiasti e pieni di orgoglio.

Prima che potesse arrivare alla porta, Amber si voltò verso di lei e fece un’ espressione terrorizzata, che tuttavia durò un solo istante. Il secondo dopo le regalò il più gelido dei suoi sorrisini.

Ariana non si mosse, era paralizzata dalla verità che le era piombata addosso, però vide suo padre scusarsi con Jeanine e uscire dall’ufficio. Si avvicinò a lei e le mise una mano sulla spalla accompagnandola verso un corridoio poco distante.

A quel punto la strattonò da un braccio e la costrinse a guardarlo. –Ascoltami bene, signorina, tua sorella ha appena fatto una scoperta importantissima che potrebbe cambiare la sua e le nostre vite. Vedi di non rovinare tutto!-

Ariana sentiva le orecchie fischiarle e si sentiva vuota dentro, ma pesante come un macigno. Guardò suo padre e scosse la testa. –Rovinare tutto?-

Suo padre alzò gli occhi al cielo. –Amber ha capito come far funzionare i trasmettitori del nostro nuovo siero di simulazione a distanza. Jeanine vuole vederti, cerca di non combinarne una delle tue e mettere in imbarazzo tua sorella!-

-Perché Jeanine vuole vedermi?- chiese con un filo di voce.

-Perché Amber ha detto che le hai dato una mano nella sua ricerca.- serrò la presa attorno al suo braccio. –Ma io so perfettamente che non è così, è tutto merito di tua sorella, ed è già tanto se non le hai dato fastidio!-

Ariana sentì le lacrime pungerle gli occhi ma le ricacciò indietro, decise però di liberare il proprio braccio dalla presa di suo padre con uno strattone. –Cosa ha detto Amber di preciso?-

-Che ha capito come fare perché i trasmettitori vengano assorbiti dal cervello. Poi ha spiegato che è stata un’intuizione che le è venuta grazie a te, perché siete gemelle…-

Avvertendo un dolore simile a quello di una lama infuocata che le attraversava il costato, la ragazza serrò le labbra e rimase in silenzio.

-Sappiamo entrambi che è una sua scoperta ma, nonostante il modo in cui la tratti, tua sorella ti ha sempre a cuore e ha cercato di condividere con te il suo successo.- L’umo la guardò dall’alto con una smorfia. –Ma a te non interessa niente delle nostre ricerche, Amber merita che questa scoperta le sia riconosciuta interamente!-

Il ronzio nelle sue orecchie stava iniziando ad allontanarsi, così da permetterle di sentire il battito del suo cuore. Strinse i pugni con forza e serrò ancora le labbra, guardando con espressione vuota un punto imprecisato nella parete che aveva difronte. Erano anni che non piangeva a causa della sua famiglia, e aveva giurato che non avrebbe ripetuto quell’errore come quando era piccola, così non pianse.

Alzò il mento e parlò con voce gelida, senza guardare il padre. –Hai ragione, non mi importa nulla di voi, della vostra fazione e delle vostre scoperte.-

Si voltò e si allontanò a grandi passi, sentì suo padre chiamarla ma non vi prestò ascoltò. Raggiunse l’ufficio dove erano ancora radunati sua madre, sua sorella e Jeanine, ed entrò. Mascherò i proprio sentimenti con un sorriso composto e avanzò verso la rappresentante di quella fazione.

-Ariana, è un piacere vederti!- esordì Jeanine. –Tua sorella mi ha detto che le sei stata d’aiuto…-

Non le rispose, si voltò verso Amber, vedendo il suo sorriso tirato, e le sorrise a sua volta. –Sono venuta apposta per congratularmi  con mia sorella per la sua scoperta.-

Amber ricambiò il suo sguardo e fece un cenno composto con la testa.

Ariana si voltò verso Jeanine. –Mia sorella è stata molto gentile, dicendo che le sono stata d’aiuto, ma è stato tutto merito del suo intelletto.-

-Davvero?- Chiese Jeanine, assottigliando lo sguardo come se stesse cercando di leggerle nella mente. –Ha fatto tutto Amber?-

Sorrise elegantemente. –Assolutamente sì, è stata bravissima!-

Sua madre la guardò in modo strano, poi abbassò gli occhi verso di Amber e fece un sorriso accarezzandole una spalla.

Decise di non guardare sua sorella, rivolse un saluto coriale alla rappresentate degli Eruditi ed uscì dalla stanza. Si avviò verso l’ esterno con i pugni serrati, rifiutandosi di piangere mentre si mordeva con forza il labbro inferiore.

Gli altri futuri trasfazione soffrivano all’idea di dover abbandonare la propria famiglia, combattuti tra la scelta  per una fazione che ritenevano più adatta al loro futuro, e i loro familiari.

Ma quello non era il suo caso, per lei il giorno della Scelta sarebbe stato il giorno in cui si sarebbe liberata della sua famiglia e sarebbe finalmente entrata a far parte degli Intrepidi.

Sarebbe stata libera.

 

 

Continua…

   
 
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