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Autore: StrychnineTwitch    29/12/2014    1 recensioni
Michel B. cominciò un diario per il semplice motivo che fu la sua perfettina madre francese a consigliarlielo. Amava scrivere, una volta, poi aveva smesso in favore di altri tipi di sfogo, ma ricominciare non era stato un peso.
Sapeva che nessuno avrebbe letto quelle pagine, se non lui a distanza di anni, ma questo non gli impediva di mettere tutto se stesso in ciò che faceva.
Michel si sentiva una persona diversa dalle altre, e amava dimostrarlo a se stesso, ecco tutto.
-Capitoli-
-Giorno 1 - Il bicchiere di liquore
-Giorno 2 - Il filo d'erba
-Giorno 3 - La fase REM del kraken
-Giorno 4 - Bianco per il Re, blu e rosso per la Francia
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diario degli sfortunati eventi di Michel B.
e di come un giorno qualsiasi possa trasformarsi nell'incubo peggiore



29/12/2014 - Il filo d'erba

 

Mi piace guardare ciò che mi circonda con occhi diversi da quelli umani. È importante raccogliere ogni dettaglio che ci è dato, non perché sia importante essenzialmente, ma perché, nella nostra limitatezza di essere sensibili, è fondamentale che approfittiamo di ogni informazione che possa arricchirci e potenziarci.

Ecco, mi piace pensare questo.

Per fare un esempio, anche oggi sono in giardino, nell’angolo verde dietro casa nostra, a cui si accede solo dalla porta secondaria della cucina, come nei film americani. La panchina è posta proprio vicino all’ulivo: in estate concede una piacevole ombra, ma in questo periodo, qualche giorno dopo Natale, non protegge nemmeno dal sole più gelido.
La neve è caduta in questi giorni, il manto candido di lana congelata copre ogni singolo filo d’erba. Staranno soffocando là sotto? Respirano acqua in questo stesso istante. I loro polmoni verdi si staranno riempiendo mentre esalano gli ultimi soffocati respiri.

Questo è ciò che intendo dire. Mi piace immedesimarmi negli altri ed esplorare per un po’ di tempo la loro vita, con i loro occhi.

Non so proprio che occhi abbiano i fili d’erba, anzi, a dirla tutta non penso proprio che abbiano gli occhi, ma fingiamo per un momento che sia così, riescono davvero a nasconderli bene; forse vivono in un sonno eterno e per questo li tengono sempre chiusi. Chissà cosa si prova a vivere in un sonno perenne.

Se fossi un filo d’erba non vorrei svegliarmi. Che effetto fa trovarsi in un mondo sconosciuto dove tutti i nostri simili sono immobili e il loro sonno incorruttibile? Si sente la catastrofe imminente. In che modo porre fine a tale sofferenza? Niente braccia, occhi aperti, trattenere il respiro non serve a nulla.

Sono un filo d’erba, non ho motivo per vivere. Accolgo la neve fredda fuori e dentro di me, voglio riempirmene, bramo il riposo che attende la primavera, lasciatemi godere della lieve morte. La mia superficie liscia si fonde con la dolce fine, diventano tutt’uno nel silenzio di un urlo pieno di livore. Ogni parte di me lentamente si arresta, non percepisco le estremità, cesso di esistere. Forse se chiudo gli occhi tornerò nel mio mondo.
La vita è sogno, diceva un vecchio commediografo spagnolo. La vita è solo un sogno fatto ad occhi aperti, o chiusi, a seconda delle circostanze.

Il gelo si insinua nelle mie membra, come quando ero un sottile filo d’erba. Potrei tornare in casa, ma voglio sapere cosa si prova a sentire il corpo abbandonarsi al ghiaccio. Vorrei che tutto andasse a finire bene, lo vorrei davvero, ma non è mai così. Quante volte sono morto fino ad ora? Innumerevoli, non riuscirei a citarne nemmeno la metà. Chiudo gli occhi e l’infinito mi sovviene. Muoio e risorgo in continuazione, non c’è nessuno al mondo morto più volte di me. Anche oggi sta per succedere, ma non ho di che preoccuparmi: mi risveglierò qui, pochi secondi dopo la fine, mi alzerò e tornerò in casa al caldo. Non ho davvero di che preoccuparmi.

E mentre mi accingo a descrivere questo particolare ciclo, sento gli applausi in fondo all’ultimo atto. La mia mente gioca brutti scherzi, la morte si avvicina al mio cospetto. Non è una morte incappucciata di nero con la mano ossuta che regge la falce, sono stato molto più creativo al riguardo. La morte è una rotaia continua, la vedo, è sotto i miei piedi coperti dalle pantofole, la seguo passo dopo passo. Le massicce assi metalliche si susseguono infinite, poi, improvvisamente, si interrompono per sempre. Ecco cos’è la fine: l’ultima asse. Non si può tornare indietro, sei costretto a fermarti proprio sull’ultima asse. Non puoi che rimirare l’infinita oscurità che si staglia oltre la punta del tuo naso. Sta solo a te decidere come prenderla: puoi piangere perché sei fermo o puoi buttarti e vedere cosa succede.

Dopo tutte le volte che mi sono buttato in quel nulla senza fine, sono sempre tornato in vita. Le numerose esperienze ormai inscatolate nella mia memoria mi hanno fatto capire cosa scrivere nel diario che avrei cominciato. Il diario degli sfortunati eventi di Michel B., potrebbe diventare famoso. Peccato che sia costretto a fermarmi solo alla seconda pagina a causa di questa morte improvvisa. Forse questa volta rimarrò con gli occhi puntati all’infinito, non mi butterò.

Ormai le braccia sono più che intorpidite, sembrano passate ore da quando sono uscito, il freddo mi raggiunge il cuore passando per le vene.

Tum tum, tum tum…

Rallenta, vacilla, oscilla, ondeggia, è un vecchio ubriacone in mezzo alla strada. Ha paura, sa che non ce la farà.

Tum tum…

È l’ultimo battito, ciao mondo.

 
 
Avevo gli occhi già aperti, ma è come se si fossero appena dischiusi, ho ripreso a vedere ciò che per un po’ era sparito. Morire per il freddo non è doloroso come mi aspettavo, forse i fili d’erba smettono semplicemente di vivere, senza rendersene nemmeno conto.

Sulle rotaie questa volta c’era un fiore, ma i suoi petali erano avvizziti a causa della temperatura glaciale. Mi ha fatto pensare a casa e sono tornato.

 
 

Michael B.

 

 
   
 
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