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Autore: bebe    14/11/2008    2 recensioni
A tutte le bambine piace la storia di Cenerentola, a me per prima. Adoravo farmela leggere da mia madre quando ero piccola…è la favola perfetta: la ragazza sfortunata, vittima dei soprusi della vita e delle sorelle, che viene ricompensata dal fato con l’incontro del principe, che se ne innamora e la porta con sé nel suo castello...Ed è andato tutto bene finché non ho scoperto cosa succede davvero quando il portone del castello si chiude.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie alle mie fedelissime commentatrici, un bacio enorme!! Grazie anche ai lettori silenti! Buona lettura!

Dopo quella discussione, Orlando ed Evie non tornarono più sull’argomento. Tuttavia, era evidente che la situazione fra i due fosse piuttosto tesa. Si limitavano ai convenevoli e, se costretti a rivolgersi la parola, parlavano solo ed esclusivamente dei loro figli. Inoltre, erano sempre di pessimo umore…e la cosa non poteva certo sfuggire ai loro familiari ed amici.
Quel pomeriggio Orlando si era dedicato all’attività fisica. Aveva fatto due ore di palestra col suo amico di sempre, Chris, quindi si era concesso una rilassante e defaticante sauna. L’amico aveva intuito che qualcosa non andasse, dato che Orlando era più silenzioso del solito e si era dedicato con eccessiva concentrazione agli esercizi fatti.
Lo osservava distrattamente, aspettando che si decidesse ad aprire bocca ed a vuotare il sacco, ma dopo un’altra mezz’ora di persistente silenzio, gli disse:
“Ti hanno morso la lingua per caso?”-
L’altro, pensieroso, si voltò verso di lui.
“Come scusa?”-
Chris ridacchiò scuotendo la testa.
“Santo cielo…si può sapere cosa ti è successo? Non hai ancora aperto bocca…problemi sul lavoro? O con la ragazzina?”- e con ragazzina Chris intendeva ovviamente Neela. Non la sopportava e non gli andava particolarmente a genio, cosa, peraltro, reciproca.
“Ma niente…è solo che…ho discusso con Evie…”- ammise infine stancamente.
“Ah…che hai combinato stavolta?”- gli scappò detto.
Orlando lo fissò stranito.
“Si può sapere perché date sempre tutti per scontato che sia colpa mia?”- osservò deciso.
“Adesso non cambiare argomento…che è successo?”- rilanciò l’altro, per nulla smontato.
Lui rimase in silenzio alcuni istanti, come a riordinare le idee, quindi gli rispose:
“Qualche sera fa avevo i bambini da me…li avevo messi a letto da poco, quando è arrivata Neela e…bè, sai com’è…ci siamo messi a fare altro…e….Amy poi si è svegliata di colpo, è venuta in bagno e ci ha sorpresi…insieme…sotto la doccia…”- spiegò leggermente imbarazzato.
“Oh no…”-
“Purtroppo si invece….”-
“Io sono andato in pallone, non sapevo cosa fare…perciò le ho solo detto che ci stavamo lavando, mi pareva la cosa migliore da fare…Evie l’ ha saputo e si è incazzata a morte…ne ha fatto un caso di Stato, come al solito…”- commentò.
“Bè…mi pare comprensibile…”- gli fece notare Chris.
“Grazie…bell’amico!”-
“Eddai eh…ora non fare il permaloso…prova un po’ a metterti nei suoi panni…se Amy avesse sorpreso Evie sotto la doccia con un altro, non avresti fatto il matto? Giura che non è così…ti conosco bello mio,  a me non la fai!”- concluse sornione.
“Ma che c’entra! E’ stato un incidente, mica l’ ho fatto apposta…lei è sempre così rigida, così intransigente…lo è sempre stata…”- rimarcò.
“A me pare solo una madre che si preoccupa per i suoi figli…e tu dovresti ricordarti che è anche una moglie tradita…e ferita…”-
“Avresti dovuto sentirla…mi ha detto delle cose orribili e parecchio pesanti…bè, certo anch’io non sono stato lì buono a farmele dire…mi considera un superficiale, ha detto che ho mancato di rispetto anche ai bambini…che faccio delle cazzate e poi me ne lavo le mani…”-
“Era arrabbiata…cosa ti aspettavi? Dei complimenti? E comunque perdonami ma anche se sono tuo amico sarò sincero…è stata una leggerezza…chiunque reagirebbe male se sapesse che il proprio o la propria ex si è fatta sgamare dalla figlia con un'altra persona…ora però non pensarci più, ma fai in modo che non si ripeta…Evie non è una stupida, sa che sei un buon padre…”- gli fece notare Chris.
Orlando sospirò a fondo, quindi riprese:
“Ha detto che andrà dall’avvocato…per il divorzio…”- e sembrò deluso nel dirlo.
“Bè? Mi pare scontato…cosa pretendevi? Stai con un’altra donna, ci convivi…”- gli ricordò.
“Si ma…”-
“Ma cosa? Orlando?”- lo richiamò – “…ha cambiato idea? Ci stai ripensando?”- gli domandò quasi speranzoso.
“No…mi sembra evidente che con Evie le cose non funzionano più, no? E questa litigata è stata la conferma…ho solo paura che ci siano dei casini…che magari si faccia convincere dal suo avvocato a farmi la guerra, che ne so…non è tanto una questione di soldi…sono pronto a darle tutto quello che vuole…ma voglio continuare a vedere i bambini quando voglio, ho bisogno di loro…”-
“Ma cosa vai a pensare? E’ una donna intelligente, mica un mostro! Sa quanto bene vuoi ad Alex ed Amy…non ti impedirà mai di fare il padre…stai tranquillo, non cambierà nulla…”- lo rassicurò.
“Speriamo…”- osservò ancora l’altro.


Nel frattempo, appena fuori Londra, Evie era a casa di sua sorella Beth, che l’aveva invitata a pranzo da lei coi bambini. Dopo pranzo, mentre i cuginetti giocavano fra loro in salotto, le due sorelle erano rimaste in cucina per bersi un caffè e confidarsi.
Più che altro, Beth parlava a ruota libera, mentre Evie si limitava a sorridere di tanto in tanto, a dare risposte fugaci e non troppo convinte, mentre dondolava nervosamente una gamba.
Ad un certo punto, sua sorella le mise una mano sul ginocchio e guardandola le disse:
“La vuoi smettere per favore? Mi stai facendo venire il mal di mare!”- ironizzò.
“Scusa…non me ne rendevo nemmeno conto…”-
“Mi dici che hai? Sono giorni che sei strana…che succede?”- le domandò premurosa.
“Nulla…davvero…è tutto a posto…”- le rispose, sforzandosi di essere convincente.
L’altra la osservava, per nulla convinta.
“Ti conosco…so cosa ti fa stare così…anzi, dovrei dire chi ti fa stare così…avanti, spara….cos’ ha fatto stavolta Orlando?”-
Evie sorrise divertita.
“Almeno ti ho fatta ridere! E’ già qualcosa!”-
Quindi la sorella le raccontò tutto, dall’episodio sotto la doccia alla loro discussione del giorno dopo.
“Vedi? E poi tu ed Emma vi stupite se ce l’ ho con lui…”- sentenziò Elizabeth, per nulla sorpresa.
“Io non capisco…ti giuro che a volte mi sembra impossibile che sia andata così…non ho mai pensato che fosse perfetto, ma mai mi sarei aspettata questo…e non parlo solo dell’episodio in sé…credo alla sua buona fede, so che non l ‘ha fatto apposta a farsi beccare…ma quello che mi ha detto dopo è così…così…ingiusto…e anche…così….vero…”- osservò amareggiata.
Beth strabuzzò gli occhi.
“Vero? Mi stai dicendo che pensi che abbia ragione lui?”- rimarcò perplessa.
“Bè…mi ha accusata di essere solo gelosa di Neela…e forse…ha ragione…lo so che non dovrei, so che dovrei andare avanti, fregarmene…che dovrei solo essere arrabbiata con lui…ed in parte lo sono…ma sono anche un pò gelosa, devo ammetterlo…”-
“Oh Evie…”-
“No eh? Non usare quel tono!”- la ammonì.
“Che tono scusa?”-
“Quello che hai appena usato…lo stesso tono che si usa con chi è irrimediabilmente e drasticamente senza speranze!”- precisò.
Sua sorella scoppiò a ridere.
“So che non dovrei…ma come faccio? Lui è stato mio, solo mio per 12 anni…mi sale la bile solo nell’immaginarlo con un’altra…è più forte di me…e vorrei capire, vorrei sapere perché, cos’ ho fatto, dove ho toppato…”-
“Tu non hai fatto niente…”- tagliò corto l’altra.
“No Beth…le colpe non stanno mai da una parte sola…se si è innamorato di un’altra è anche colpa mia…forse sono davvero stata troppo intransigente…troppo maestrina con lui…ma se l’ ho fatto è stato in assoluta buona fede…”-
“Tesoro…non devi…basta rimuginare, basta farsi dei sensi di colpa inutili…è andata così…tu non sei perfetta così come di certo non è perfetto lui…stare insieme comporta sacrificio, compromessi, comprensione…io ti conosco, so che donna sei…quello che sentivi per tuo marito era reale…chiunque stando con voi lo percepiva, lo vedeva…se proprio Orlando non se n’è reso conto o lo mette in dubbio vuol dire che non ha capito nulla di te…quindi stai serena e vai avanti…le cose succedono sempre per un motivo, credimi…adesso magari non capisci quale, ma presto capirai….”- la rassicurò.
“Si…forse hai ragione tu…comunque al più presto andrò a parlare con un avvocato…voglio il divorzio…andare avanti così non ha più senso…”-
“Brava, fai bene…”-
“E poi ho una bella notizia…”- riprese.
“Avanti, sentiamo…”- la incitò Beth.
“Mi ha chiamata Harry Taylor…ricordi? Lavorava per la casa editrice che ha pubblicato il mio primo ed ultimo libro…si occupava delle correzioni, mi faceva delle note…”-
“Oh si…si, me lo ricordo bene…era sempre tanto gentile”- rammentò l’altra.
“Bè, ora ha una casa editrice tutta sua e…vorrebbe che facessi il bis e pubblicassi qualcos’altro…”-
“Ma è splendido! Finalmente! Sono davvero contenta…sarebbe un peccato mortale sprecare un talento come il tuo….”-
“Lo incontrerò la prossima settimana…per ora ne abbiamo parlato solo al telefono…ma mi è sembrato intenzionato a convincermi…mi lascerebbe carta bianca… in pratica posso decidere se scrivere un romanzo o tenere una rubrica settimanale su uno dei suoi periodici…”- spiegò.
“E’ davvero fantastico! Mi raccomando, cogli l’occasione al volo! Penso sia il momento giusto per rimetterti in pista!”- la spronò.
“Tu dici?”- osservò Evie incerta e mangiucchiandosi un’unghia.
“Certo! I bambini sono già grandini e tu hai tempo per te finalmente…così potrai dedicarti a fare quello che più ti piace…è la tua seconda possibilità, non lasciartela sfuggire…”-
“Già…hai ragione…tu però non montarti ancora la testa…prima voglio pensarci bene….sono ancora un po’ arrugginita…”-
“Mettiamola così…ho fiducia in te e so che è ben riposta!”- tagliò corto convinta Beth.


Qualche giorno dopo Evie si recò all’incontro di lavoro col signor Taylor. La casa editrice si trovava proprio in centro, in un enorme edificio a 6 piani. Taylor, oltre ad occuparsi di libri e di scrittori emergenti, era anche editore di uno dei maggiori quotidiani inglesi nonché di due riviste periodiche, una dedicata all’attualità ed alla moda e l’altra alla divulgazione scientifica. La redazione si trovava al terzo piano, così come il suo ufficio.
Mentre la segretaria, una ragazza poco più che ventenne, con un tailleur nero che le conferiva un’aria molto professionale e seriosa, con tanto di occhialini dalla montatura leggere, la annunciava, Evie si guardò intorno: c’erano vita, confusione, fermento, poteva inspirare l’odore della carta appena stampata mista a caffè che qualcuno probabilmente aveva da poco bevuto. Forse proprio in quel momento, per la prima volta dopo anni, si rese conto di quanto il lavoro le mancasse e solo l’idea di poter fare parte di una squadra, di un gruppo di persone con un obiettivo la riempì di gioia.
“Signora Parker…”- la richiamò la segretaria – “Può entrare…il direttore la sta aspettando…”-
“Grazie…”- rispose solo, facendosi strada nell’ufficio di Taylor.
Non appena la vide, lui si alzò e le andò in contro per salutarla calorosamente.
“Evie…è un piacere vederti…santo cielo, sei ancora più bella…”-
“E tu sei sempre il solito esagerato…ti trovo bene Harry…”-
In effetti Harry era sempre stato molto gentile e disponibile con lei, l’aveva conosciuta quando era ancora praticamente una ragazzina e l’aveva sempre spronata ed incoraggiata come un padre farebbe con una figlia. E questo interesse era assolutamente sincero e disinteressato, dal momento che Taylor era dichiaratamente gay da anni. Era un uomo sulla cinquantina, con un aspetto molto gradevole pur non essendo troppo curato: aveva i capelli brizzolati e leggermente mossi, una barbetta di 2-3 giorni e l’aria vispa, così come gli occhi, di un azzurro intenso.
L’uomo la fece accomodare, quindi riprese:
“Allora…cos’ hai fatto in questi anni lontana da me?”-
“Bè, vediamo…due figli tanto per cominciare…la moglie, la casalinga e la mamma…ed ora…faccio la separata in attesa di divorzio…”- rispose con studiata noncuranza.
“Oh si, questo lo so…nel mio ambiente le voci girano…anche se mi sono sempre rifiutato di pubblicare articoli su di te ed il tuo matrimonio…mi devi un favore…”-
“Ho notato…e ti ringrazio…”- gli rispose sincera.
“Ma la mia domanda di prima era riferita al lavoro…non hai più pubblicato nulla, ma hai continuato a scrivere vero?”-
“In effetti...no…”- rispose Evie, spostandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Cominciava a sentirsi come una studentessa sotto esame. Harry le aveva sempre fatto quell’effetto e continuava a farglielo.
“Come mai?”- indagò lui.
“Bè sai come funziona…cambiano le priorità…sono arrivati i bambini e non ho più trovato il tempo…e quando c’era ero troppo stanca per mettermi a scrivere…”- confessò candidamente.
“Male…pensavo che una come te ce l’avesse nel sangue questo lavoro…ricordi cosa ti dissi la prima volta che ci siamo visti, dopo che ho letto i primi 3 capitoli del tuo libro?”- le domandò fissandola attentamente.
“Si…mi dicesti che avevo inchiostro e non sangue che mi scorreva nelle vene…”- ricordò sorridendo.
“Esatto…le persone come te, come noi, si sentono perse se non scrivono…scrivere dovrebbe essere il nostro ossigeno…”- le fece notare.
“Già…ma poi si cambia…si hanno anche altre priorità…”- ribatté, sistemandosi meglio su quella poltroncina che ora più che mai le sembrava dannatamente scomoda e stretta.
“Non vorrai propinarmi la storia dell’istinto materno, che ha soverchiato tutte le tue ambizioni? …Mi vuoi dire che ti senti realizzata solo come madre e che ti basta quello? Io non ci credo…”- osservò caustico.
“Comincio a chiedermi perché mi hai convocata…”- commentò a voce alta Evie, tormentandosi le mani.
“Per offrirti un lavoro…”-
“Allora dimmi cos’ hai in mente…arriviamo al punto…”- lo esortò.
“Sei irritata”- commentò li scrutandola attentamente.
“No…bè, si…sembra che tu ti diverta a tenermi sulla corda…sai quanto ti stimo e quanto ti sono grata per tutto quello che hai fatto per me…sei stato il mio mentore e non ti ringrazierò mai abbastanza…ma le scelte che ho fatto nella mia vita sono e restano mie…sono state scelte consapevoli, forse rischiose, ma non me ne pento…quindi se vorrai che lavori o collabori con te, possiamo parlarne e vedere se c’è un indirizzo comune da seguire, altrimenti me ne andrò e saremo amici come prima…comunque vada, il punto è non mi psicanalizzare e non elencarmi uno dopo l’altro tutti gli errori che secondo te ho commesso…”- gli spiegò con determinata calma.
Harry rimase in silenzio alcuni istanti, quindi scoppiò a ridere genuinamente.
“Oh Dio…allora ci sei ancora? La Evie che conoscevo, determinata e combattiva non è stata seppellita da decine e decine di pannolini…”- osservò ironicamente.
“Ma quanto sei perfido…ci sono cascata con tutte le scarpe!”- aggiunse lei sorridendo distesa.
“Lo sai, è più forte di me…e poi volevo assicurarmi che il matrimonio con una star del cinema non ti avesse trasformata in una snob…”-
“Oh andiamo...mi conosci, potrei mai diventare così?”- rispose ridendo.
“Uhmmm…snob no, non sei il tipo…ma se devo essere sincero…”- cominciò a dire.
“Avanti…lo so che non vedi l’ora di essere sincero…”- lo esortò lei.
“Il gossip per ovvie ragioni lo seguo anch’io…e di foto vostre a qualche evento ne ho pubblicate…all’inizio ti riconoscevo…nei gesti, in certe tue espressioni…eri proprio tu…anche nelle interviste, quando lo accompagnavi sul red carpet…poi ti ho persa…”-
“Cosa vuoi dire?”-
“Mah…che non mi sembravi più tu…la Evie che conoscevo io era sempre spontanea, impulsiva……avevi il fuoco dentro, ti accendevi con niente…e ti entusiasmavi con niente…poi ti ho osservata bene ed eri diversa…controllata, spesso taciturna…come se ti fossi accorta che gli stavi rubando dello spazio magari, della visibilità…ed hai scelto di metterti nell’ombra, per lasciarlo scintillare da solo…”- le disse con sincerità.
Questa volta fu lei a restare in silenzio.
“Ne deduco che la diagnosi è corretta…”- aggiunse lui sornione.
“Bè, sei sempre stato molto empatico…è vero…la tua disamina non fa una piega…ho cercato di restare quella che ero, ma non era così semplice come pensavo…”-
“Non mi è mai andato molto a genio l’attore, lo sai…”- gli scappò detto.
“Lo so…ma non è stata colpa sua in questo caso…il punto è che non avevo a che fare solo con lui…finché siamo stati fidanzati non ci sono stati problemi, ma una volta sposati, mi sono resa conto che avevo sposato anche il suo entourage…e da un giorno all’altro, mi sono trovata in casa persone che mi dicevano come vestirmi, cosa dire, cosa fare…ho cercato di abituarmi, di fare buon viso a cattivo gioco, sperando che alla lunga le cose migliorassero, ma quando ho capito che non era una situazione temporanea, me ne sono tirata fuori…”- ammise.
“Capisco…bè, ora hai l’occasione di tornare in pista…sempre che tu lo voglia davvero…”-
“Si, certo che lo voglio…quindi bando alle ciance, parlami di lavoro!”- lo esortò Evie.
L’incontro proseguì per un’altra mezz’ora ed alla fine raggiunsero un accordo che soddisfacesse entrambi. Harry avrebbe voluto che Evie scrivesse un altro romanzo, ma lei non se la sentiva, non era ancora pronta, quindi accettò di collaborare occupandosi di una rubrica per uno dei suoi periodici di attualità, cosa che le avrebbe permesso di tornare alla scrittura ma in maniera decisamente più soft e con possibilità di gestire meglio sia il suo tempo che l’argomento da trattare.
Stava cominciando un nuovo capitolo della sua vita…






  
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