Grazie alle mie fedelissime commentatrici, un bacio enorme!! Grazie anche ai lettori silenti! Buona lettura!
Dopo quella discussione, Orlando ed Evie non tornarono più
sull’argomento. Tuttavia, era evidente che la situazione fra
i due fosse piuttosto tesa. Si limitavano ai convenevoli e, se
costretti a rivolgersi la parola, parlavano solo ed esclusivamente dei
loro figli. Inoltre, erano sempre di pessimo umore…e la cosa
non poteva certo sfuggire ai loro familiari ed amici.
Quel pomeriggio Orlando si era dedicato
all’attività fisica. Aveva fatto due ore di
palestra col suo amico di sempre, Chris, quindi si era concesso una
rilassante e defaticante sauna. L’amico aveva intuito che
qualcosa non andasse, dato che Orlando era più silenzioso
del solito e si era dedicato con eccessiva concentrazione agli esercizi
fatti.
Lo osservava distrattamente, aspettando che si decidesse ad aprire
bocca ed a vuotare il sacco, ma dopo un’altra
mezz’ora di persistente silenzio, gli disse:
“Ti hanno morso la lingua per caso?”-
L’altro, pensieroso, si voltò verso di lui.
“Come scusa?”-
Chris ridacchiò scuotendo la testa.
“Santo cielo…si può sapere cosa ti
è successo? Non hai ancora aperto bocca…problemi
sul lavoro? O con la ragazzina?”- e con ragazzina Chris
intendeva ovviamente Neela. Non la sopportava e non gli andava
particolarmente a genio, cosa, peraltro, reciproca.
“Ma niente…è solo che…ho
discusso con Evie…”- ammise infine stancamente.
“Ah…che hai combinato stavolta?”- gli
scappò detto.
Orlando lo fissò stranito.
“Si può sapere perché date sempre tutti
per scontato che sia colpa mia?”- osservò deciso.
“Adesso non cambiare argomento…che è
successo?”- rilanciò l’altro, per nulla
smontato.
Lui rimase in silenzio alcuni istanti, come a riordinare le idee,
quindi gli rispose:
“Qualche sera fa avevo i bambini da me…li avevo
messi a letto da poco, quando è arrivata Neela
e…bè, sai
com’è…ci siamo messi a fare
altro…e….Amy poi si è svegliata di
colpo, è venuta in bagno e ci ha
sorpresi…insieme…sotto la
doccia…”- spiegò leggermente
imbarazzato.
“Oh no…”-
“Purtroppo si invece….”-
“Io sono andato in pallone, non sapevo cosa
fare…perciò le ho solo detto che ci stavamo
lavando, mi pareva la cosa migliore da fare…Evie
l’ ha saputo e si è incazzata a
morte…ne ha fatto un caso di Stato, come al
solito…”- commentò.
“Bè…mi pare
comprensibile…”- gli fece notare Chris.
“Grazie…bell’amico!”-
“Eddai eh…ora non fare il
permaloso…prova un po’ a metterti nei suoi
panni…se Amy avesse sorpreso Evie sotto la doccia con un
altro, non avresti fatto il matto? Giura che non è
così…ti conosco bello mio, a me non la
fai!”- concluse sornione.
“Ma che c’entra! E’ stato un incidente,
mica l’ ho fatto apposta…lei è sempre
così rigida, così intransigente…lo
è sempre stata…”- rimarcò.
“A me pare solo una madre che si preoccupa per i suoi
figli…e tu dovresti ricordarti che è anche una
moglie tradita…e ferita…”-
“Avresti dovuto sentirla…mi ha detto delle cose
orribili e parecchio pesanti…bè, certo
anch’io non sono stato lì buono a farmele
dire…mi considera un superficiale, ha detto che ho mancato
di rispetto anche ai bambini…che faccio delle cazzate e poi
me ne lavo le mani…”-
“Era arrabbiata…cosa ti aspettavi? Dei
complimenti? E comunque perdonami ma anche se sono tuo amico
sarò sincero…è stata una
leggerezza…chiunque reagirebbe male se sapesse che il
proprio o la propria ex si è fatta sgamare dalla figlia con
un'altra persona…ora però non pensarci
più, ma fai in modo che non si ripeta…Evie non
è una stupida, sa che sei un buon
padre…”- gli fece notare Chris.
Orlando sospirò a fondo, quindi riprese:
“Ha detto che andrà
dall’avvocato…per il
divorzio…”- e sembrò deluso nel dirlo.
“Bè? Mi pare scontato…cosa pretendevi?
Stai con un’altra donna, ci convivi…”-
gli ricordò.
“Si ma…”-
“Ma cosa? Orlando?”- lo richiamò
– “…ha cambiato idea? Ci stai
ripensando?”- gli domandò quasi speranzoso.
“No…mi sembra evidente che con Evie le cose non
funzionano più, no? E questa litigata è stata la
conferma…ho solo paura che ci siano dei
casini…che magari si faccia convincere dal suo avvocato a
farmi la guerra, che ne so…non è tanto una
questione di soldi…sono pronto a darle tutto quello che
vuole…ma voglio continuare a vedere i bambini quando voglio,
ho bisogno di loro…”-
“Ma cosa vai a pensare? E’ una donna intelligente,
mica un mostro! Sa quanto bene vuoi ad Alex ed Amy…non ti
impedirà mai di fare il padre…stai tranquillo,
non cambierà nulla…”- lo
rassicurò.
“Speriamo…”- osservò ancora
l’altro.
Nel frattempo, appena fuori Londra, Evie era a casa di sua sorella
Beth, che l’aveva invitata a pranzo da lei coi bambini. Dopo
pranzo, mentre i cuginetti giocavano fra loro in salotto, le due
sorelle erano rimaste in cucina per bersi un caffè e
confidarsi.
Più che altro, Beth parlava a ruota libera, mentre Evie si
limitava a sorridere di tanto in tanto, a dare risposte fugaci e non
troppo convinte, mentre dondolava nervosamente una gamba.
Ad un certo punto, sua sorella le mise una mano sul ginocchio e
guardandola le disse:
“La vuoi smettere per favore? Mi stai facendo venire il mal
di mare!”- ironizzò.
“Scusa…non me ne rendevo nemmeno
conto…”-
“Mi dici che hai? Sono giorni che sei strana…che
succede?”- le domandò premurosa.
“Nulla…davvero…è tutto a
posto…”- le rispose, sforzandosi di essere
convincente.
L’altra la osservava, per nulla convinta.
“Ti conosco…so cosa ti fa stare
così…anzi, dovrei dire chi ti fa stare
così…avanti, spara….cos’ ha
fatto stavolta Orlando?”-
Evie sorrise divertita.
“Almeno ti ho fatta ridere! E’ già
qualcosa!”-
Quindi la sorella le raccontò tutto, dall’episodio
sotto la doccia alla loro discussione del giorno dopo.
“Vedi? E poi tu ed Emma vi stupite se ce l’ ho con
lui…”- sentenziò Elizabeth, per nulla
sorpresa.
“Io non capisco…ti giuro che a volte mi sembra
impossibile che sia andata così…non ho mai
pensato che fosse perfetto, ma mai mi sarei aspettata
questo…e non parlo solo dell’episodio in
sé…credo alla sua buona fede, so che non l
‘ha fatto apposta a farsi beccare…ma quello che mi
ha detto dopo è
così…così…ingiusto…e
anche…così….vero…”-
osservò amareggiata.
Beth strabuzzò gli occhi.
“Vero? Mi stai dicendo che pensi che abbia ragione
lui?”- rimarcò perplessa.
“Bè…mi ha accusata di essere solo
gelosa di Neela…e forse…ha ragione…lo
so che non dovrei, so che dovrei andare avanti,
fregarmene…che dovrei solo essere arrabbiata con
lui…ed in parte lo sono…ma sono anche un
pò gelosa, devo ammetterlo…”-
“Oh Evie…”-
“No eh? Non usare quel tono!”- la ammonì.
“Che tono scusa?”-
“Quello che hai appena usato…lo stesso tono che si
usa con chi è irrimediabilmente e drasticamente senza
speranze!”- precisò.
Sua sorella scoppiò a ridere.
“So che non dovrei…ma come faccio? Lui
è stato mio, solo mio per 12 anni…mi sale la bile
solo nell’immaginarlo con
un’altra…è più forte di
me…e vorrei capire, vorrei sapere perché,
cos’ ho fatto, dove ho toppato…”-
“Tu non hai fatto niente…”-
tagliò corto l’altra.
“No Beth…le colpe non stanno mai da una parte
sola…se si è innamorato di un’altra
è anche colpa mia…forse sono davvero stata troppo
intransigente…troppo maestrina con lui…ma se
l’ ho fatto è stato in assoluta buona
fede…”-
“Tesoro…non devi…basta rimuginare,
basta farsi dei sensi di colpa inutili…è andata
così…tu non sei perfetta così come di
certo non è perfetto lui…stare insieme comporta
sacrificio, compromessi, comprensione…io ti conosco, so che
donna sei…quello che sentivi per tuo marito era
reale…chiunque stando con voi lo percepiva, lo
vedeva…se proprio Orlando non se n’è
reso conto o lo mette in dubbio vuol dire che non ha capito nulla di
te…quindi stai serena e vai avanti…le cose
succedono sempre per un motivo, credimi…adesso magari non
capisci quale, ma presto capirai….”- la
rassicurò.
“Si…forse hai ragione tu…comunque al
più presto andrò a parlare con un
avvocato…voglio il divorzio…andare avanti
così non ha più senso…”-
“Brava, fai bene…”-
“E poi ho una bella notizia…”- riprese.
“Avanti, sentiamo…”- la
incitò Beth.
“Mi ha chiamata Harry Taylor…ricordi? Lavorava per
la casa editrice che ha pubblicato il mio primo ed ultimo
libro…si occupava delle correzioni, mi faceva delle
note…”-
“Oh si…si, me lo ricordo bene…era
sempre tanto gentile”- rammentò l’altra.
“Bè, ora ha una casa editrice tutta sua
e…vorrebbe che facessi il bis e pubblicassi
qualcos’altro…”-
“Ma è splendido! Finalmente! Sono davvero
contenta…sarebbe un peccato mortale sprecare un talento come
il tuo….”-
“Lo incontrerò la prossima
settimana…per ora ne abbiamo parlato solo al
telefono…ma mi è sembrato intenzionato a
convincermi…mi lascerebbe carta bianca… in
pratica posso decidere se scrivere un romanzo o tenere una rubrica
settimanale su uno dei suoi periodici…”-
spiegò.
“E’ davvero fantastico! Mi raccomando, cogli
l’occasione al volo! Penso sia il momento giusto per
rimetterti in pista!”- la spronò.
“Tu dici?”- osservò Evie incerta e
mangiucchiandosi un’unghia.
“Certo! I bambini sono già grandini e tu hai tempo
per te finalmente…così potrai dedicarti a fare
quello che più ti piace…è la tua
seconda possibilità, non lasciartela
sfuggire…”-
“Già…hai ragione…tu
però non montarti ancora la testa…prima voglio
pensarci bene….sono ancora un po’
arrugginita…”-
“Mettiamola così…ho fiducia in te e so
che è ben riposta!”- tagliò corto
convinta Beth.
Qualche giorno dopo Evie si recò all’incontro di
lavoro col signor Taylor. La casa editrice si trovava proprio in
centro, in un enorme edificio a 6 piani. Taylor, oltre ad occuparsi di
libri e di scrittori emergenti, era anche editore di uno dei maggiori
quotidiani inglesi nonché di due riviste periodiche, una
dedicata all’attualità ed alla moda e
l’altra alla divulgazione scientifica. La redazione si
trovava al terzo piano, così come il suo ufficio.
Mentre la segretaria, una ragazza poco più che ventenne, con
un tailleur nero che le conferiva un’aria molto professionale
e seriosa, con tanto di occhialini dalla montatura leggere, la
annunciava, Evie si guardò intorno: c’erano vita,
confusione, fermento, poteva inspirare l’odore della carta
appena stampata mista a caffè che qualcuno probabilmente
aveva da poco bevuto. Forse proprio in quel momento, per la prima volta
dopo anni, si rese conto di quanto il lavoro le mancasse e solo
l’idea di poter fare parte di una squadra, di un gruppo di
persone con un obiettivo la riempì di gioia.
“Signora Parker…”- la
richiamò la segretaria – “Può
entrare…il direttore la sta
aspettando…”-
“Grazie…”- rispose solo, facendosi
strada nell’ufficio di Taylor.
Non appena la vide, lui si alzò e le andò in
contro per salutarla calorosamente.
“Evie…è un piacere
vederti…santo cielo, sei ancora più
bella…”-
“E tu sei sempre il solito esagerato…ti trovo bene
Harry…”-
In effetti Harry era sempre stato molto gentile e disponibile con lei,
l’aveva conosciuta quando era ancora praticamente una
ragazzina e l’aveva sempre spronata ed incoraggiata come un
padre farebbe con una figlia. E questo interesse era assolutamente
sincero e disinteressato, dal momento che Taylor era dichiaratamente
gay da anni. Era un uomo sulla cinquantina, con un aspetto molto
gradevole pur non essendo troppo curato: aveva i capelli brizzolati e
leggermente mossi, una barbetta di 2-3 giorni e l’aria vispa,
così come gli occhi, di un azzurro intenso.
L’uomo la fece accomodare, quindi riprese:
“Allora…cos’ hai fatto in questi anni
lontana da me?”-
“Bè, vediamo…due figli tanto per
cominciare…la moglie, la casalinga e la mamma…ed
ora…faccio la separata in attesa di
divorzio…”- rispose con studiata noncuranza.
“Oh si, questo lo so…nel mio ambiente le voci
girano…anche se mi sono sempre rifiutato di pubblicare
articoli su di te ed il tuo matrimonio…mi devi un
favore…”-
“Ho notato…e ti ringrazio…”-
gli rispose sincera.
“Ma la mia domanda di prima era riferita al
lavoro…non hai più pubblicato nulla, ma hai
continuato a scrivere vero?”-
“In effetti...no…”- rispose Evie,
spostandosi nervosamente una ciocca di capelli dietro
l’orecchio. Cominciava a sentirsi come una studentessa sotto
esame. Harry le aveva sempre fatto quell’effetto e continuava
a farglielo.
“Come mai?”- indagò lui.
“Bè sai come funziona…cambiano le
priorità…sono arrivati i bambini e non ho
più trovato il tempo…e quando c’era ero
troppo stanca per mettermi a scrivere…”-
confessò candidamente.
“Male…pensavo che una come te ce
l’avesse nel sangue questo lavoro…ricordi cosa ti
dissi la prima volta che ci siamo visti, dopo che ho letto i primi 3
capitoli del tuo libro?”- le domandò fissandola
attentamente.
“Si…mi dicesti che avevo inchiostro e non sangue
che mi scorreva nelle vene…”- ricordò
sorridendo.
“Esatto…le persone come te, come noi, si sentono
perse se non scrivono…scrivere dovrebbe essere il nostro
ossigeno…”- le fece notare.
“Già…ma poi si cambia…si
hanno anche altre priorità…”-
ribatté, sistemandosi meglio su quella poltroncina che ora
più che mai le sembrava dannatamente scomoda e stretta.
“Non vorrai propinarmi la storia dell’istinto
materno, che ha soverchiato tutte le tue ambizioni? …Mi vuoi
dire che ti senti realizzata solo come madre e che ti basta quello? Io
non ci credo…”- osservò caustico.
“Comincio a chiedermi perché mi hai
convocata…”- commentò a voce alta Evie,
tormentandosi le mani.
“Per offrirti un lavoro…”-
“Allora dimmi cos’ hai in
mente…arriviamo al punto…”- lo
esortò.
“Sei irritata”- commentò li scrutandola
attentamente.
“No…bè, si…sembra che tu ti
diverta a tenermi sulla corda…sai quanto ti stimo e quanto
ti sono grata per tutto quello che hai fatto per me…sei
stato il mio mentore e non ti ringrazierò mai
abbastanza…ma le scelte che ho fatto nella mia vita sono e
restano mie…sono state scelte consapevoli, forse rischiose,
ma non me ne pento…quindi se vorrai che lavori o collabori
con te, possiamo parlarne e vedere se c’è un
indirizzo comune da seguire, altrimenti me ne andrò e saremo
amici come prima…comunque vada, il punto è non mi
psicanalizzare e non elencarmi uno dopo l’altro tutti gli
errori che secondo te ho commesso…”- gli
spiegò con determinata calma.
Harry rimase in silenzio alcuni istanti, quindi scoppiò a
ridere genuinamente.
“Oh Dio…allora ci sei ancora? La Evie che
conoscevo, determinata e combattiva non è stata seppellita
da decine e decine di pannolini…”-
osservò ironicamente.
“Ma quanto sei perfido…ci sono cascata con tutte
le scarpe!”- aggiunse lei sorridendo distesa.
“Lo sai, è più forte di me…e
poi volevo assicurarmi che il matrimonio con una star del cinema non ti
avesse trasformata in una snob…”-
“Oh andiamo...mi conosci, potrei mai diventare
così?”- rispose ridendo.
“Uhmmm…snob no, non sei il tipo…ma se
devo essere sincero…”- cominciò a dire.
“Avanti…lo so che non vedi l’ora di
essere sincero…”- lo esortò lei.
“Il gossip per ovvie ragioni lo seguo
anch’io…e di foto vostre a qualche evento ne ho
pubblicate…all’inizio ti
riconoscevo…nei gesti, in certe tue
espressioni…eri proprio tu…anche nelle
interviste, quando lo accompagnavi sul red carpet…poi ti ho
persa…”-
“Cosa vuoi dire?”-
“Mah…che non mi sembravi più
tu…la Evie che conoscevo io era sempre spontanea,
impulsiva……avevi il fuoco dentro, ti accendevi
con niente…e ti entusiasmavi con niente…poi ti ho
osservata bene ed eri diversa…controllata, spesso
taciturna…come se ti fossi accorta che gli stavi rubando
dello spazio magari, della visibilità…ed hai
scelto di metterti nell’ombra, per lasciarlo scintillare da
solo…”- le disse con sincerità.
Questa volta fu lei a restare in silenzio.
“Ne deduco che la diagnosi è
corretta…”- aggiunse lui sornione.
“Bè, sei sempre stato molto
empatico…è vero…la tua disamina non fa
una piega…ho cercato di restare quella che ero, ma non era
così semplice come pensavo…”-
“Non mi è mai andato molto a genio
l’attore, lo sai…”- gli
scappò detto.
“Lo so…ma non è stata colpa sua in
questo caso…il punto è che non avevo a che fare
solo con lui…finché siamo stati fidanzati non ci
sono stati problemi, ma una volta sposati, mi sono resa conto che avevo
sposato anche il suo entourage…e da un giorno
all’altro, mi sono trovata in casa persone che mi dicevano
come vestirmi, cosa dire, cosa fare…ho cercato di abituarmi,
di fare buon viso a cattivo gioco, sperando che alla lunga le cose
migliorassero, ma quando ho capito che non era una situazione
temporanea, me ne sono tirata fuori…”- ammise.
“Capisco…bè, ora hai
l’occasione di tornare in pista…sempre che tu lo
voglia davvero…”-
“Si, certo che lo voglio…quindi bando alle ciance,
parlami di lavoro!”- lo esortò Evie.
L’incontro proseguì per un’altra
mezz’ora ed alla fine raggiunsero un accordo che
soddisfacesse entrambi. Harry avrebbe voluto che Evie scrivesse un
altro romanzo, ma lei non se la sentiva, non era ancora pronta, quindi
accettò di collaborare occupandosi di una rubrica per uno
dei suoi periodici di attualità, cosa che le avrebbe
permesso di tornare alla scrittura ma in maniera decisamente
più soft e con possibilità di gestire meglio sia
il suo tempo che l’argomento da trattare.
Stava cominciando un nuovo capitolo della sua vita…