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Autore: La_Sakura    01/01/2015    12 recensioni
“Cosa sarebbe successo se…?” Quante volte, nella vita ci poniamo questa domanda. Tsubasa non l’ha mai fatto, ha sempre compiuto scelte consapevoli, è sempre stato convinto al 100% delle sue azioni. Fino al suo ritorno in Giappone per il World Youth. Uno sguardo, e tutto viene rimesso in discussione. Da lei.
“Le scelte che compiamo e le loro conseguenze tracciano la storia, disegnano la realtà così come la conosciamo. Costruiscono il mondo che ci circonda. Ma cosa sarebbe successo se una scelta fosse stata diversa?” Liberamente ispirata dalla fanfiction di Melanto “The Bug”, scritta col consenso dell’autrice.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo
 
Erano passati tre anni. Tre anni intensi, difficili, con una lontananza da gestire, ma che comunque aveva dato buoni frutti.
Tsubasa, dopo la vittoria del World Youth, era tornato in Brasile e dopo poco aveva iniziato a ricevere offerte da prestigiosi club europei. In seguito a un sogno di Sanae, si era trasferito a Barcellona, aveva faticosamente conquistato un posto in prima squadra e si stava impegnando a fondo per diventare sempre più bravo.  
Sanae, dal canto suo, aveva finalmente deciso che fare del suo futuro: si era iscritta a una scuola di alta pasticceria e aveva conseguito il diploma, per poi specializzarsi in decorazione. Aveva svolto un tirocinio di un anno in una famosa pasticceria della capitale e adesso era pronta per trasferirsi in Spagna dal suo fidanzato. Pardon, quasi-marito.
Gli si avvicinò silenziosamente e lo osservò qualche istante, prima di abbracciarlo da dietro e posargli la fronte contro le scapole.
«Come facevi a saperlo?»
«Che ti avrei trovato qui? Sei prevedibile, Tsubasa-kun. - lo schernì lei - Non è da qui che hai calciato il pallone a villa Wakabayashi con la sfida per Genzo? Tutto è iniziato da qui… compresa la nostra storia…»
Il ragazzo si voltò e la abbracciò a sua volta, baciandole i capelli e chiudendo gli occhi per assaporare il suo profumo.
«Hai dei ripensamenti?»
«Assolutamente no. - rispose lui, sicuro - Pensavo solo a quanto è cambiata la mia vita negli ultimi anni. Sono tornato in Giappone per ottenere un titolo mondiale… e oltre a quello ho conquistato la vittoria più bella.»
La sentì sorridere nonostante avesse il viso affondato nella sua felpa azzurra.
«Tsubasa… - lei alzò lo sguardo e lo fissò - ci stai ancora pensando?»
Il ragazzo non rispose, non ce n’era bisogno: da quando Sakura era sparita dalle loro vite (nella realtà dei fatti, non era mai esistita), lui aveva sentito come un vuoto dentro, e Sanae ne era consapevole. Ne avevano parlato, e lui più e più volte si era chiesto il perché in quell’universo, nel loro universo base, non ci fosse stato posto per lei.
«Dovresti parlarne con Natsuko.»
«E cosa le dico? “Sai, mamma, ho incontrato una sorella, in un universo parallelo, e mi chiedevo come mai non ne ho mai avuta una”.»
Lei scoppiò a ridere, e lui si beò del suono della sua risata argentina.
«È una madre, basta che introduci l’argomento in qualche modo, il resto… verrà da sé. Ora andiamo, o ci daranno per dispersi. Stasera vogliono tenerci separati, lo sai.»
«Per l’ultima volta. Da domani sarai la signora Ozora, per sempre.»
«Per sempre.» ripeté lei, alzandosi in punta di piedi per baciarlo.
 
Natsuko entrò nella camera del figlio e lo trovò davanti allo specchio, intento a contemplare la propria immagine.
«Sei bellissimo…»
«Mamma… non ti ho sentito entrare.»
«Nervoso?»
«Pensieroso, è da un po’ che…»
Si grattò la nuca: era il giorno delle sue nozze, e lui continuava stupidamente a pensare a quella sorella che non c’era. Non sapeva come definirla, quella sensazione: forse era un senso di colpa per non averla nemmeno potuta salutare, per non averle nemmeno potuto dire che le era grato per ciò che aveva fatto per loro. Era merito suo se lui e Sanae stavano insieme.
«Tu e papà non avete mai pensato a fare altri figli, oltre a me e Daichi?»
Natsuko Ozora sobbalzò leggermente, e si sedette sul letto del figlio: dal piano inferiore giungevano chiare le voci dei parenti e degli amici, radunati per accompagnare Tsubasa fino in chiesa.
«Eri talmente piccolo che ovviamente non ti puoi ricordare… - gli fece cenno di sedersi accanto a lei - Ma prima che tu compissi un anno, io rimasi incinta. Eravamo al settimo cielo perché nonostante fossimo consapevoli che due bambini piccoli a così poca distanza l’uno dall’altro sarebbero stati un impegno non indifferente, sapevamo che avresti avuto qualcuno accanto per il resto della tua vita, che ti avrebbe accompagnato passo dopo passo, con un legame di sangue indissolubile.»
«Oh…» mormorò Tsubasa, immaginando già il finale.
«Non arrivai nemmeno alla fine del secondo mese, ebbi un aborto spontaneo. I medici mi dissero che poteva capitare, e mi incoraggiarono a riprovare, ma io ero talmente distrutta dal dolore che non ebbi più il coraggio. Poi tu sei cresciuto, mi hai riempito d’amore - gli carezzò amorevolmente la testa - il resto lo sai.»
«Se fosse stata una femmina, come l'avreste chiamata?»
Natsuko sorrise, di quei sorrisi malinconici che ti fanno capire che quell'argomento non è accantonato, bensì vivo nella mente.
«Sakura. Era stata concepita a primavera.»
Il cuore del ragazzo sussultò, e non poté fare a meno di sorridere a sua volta. Il sorriso della sorella, quella che aveva conosciuto e, ne era sicuro, che sarebbe stata, gli comparve davanti.
La madre lo lasciò da solo, scendendo in salotto dai parenti in attesa dello sposo. Il ragazzo rimase seduto sul letto per un istante, prima di accorgersi che la finestra della camera era aperta: si alzò per chiuderla e una folata di vento lo colse, facendo volteggiare dei petali di ciliegio fino a lui. Uno di essi, fluttuando, si posò sulla sua mano appoggiata al davanzale.
«Sakura... - mormorò sorridendo di gratitudine - Sakura Ozora...»
 
Appendice
«Sei sicura di non voler cambiare il nome? In fondo adesso questa è la tua pasticceria!»
Sanae incrociò le braccia e fissò con aria soddisfatta l’insegna del locale, marrone su sfondo crema, che riportava il nome scelto dai precedenti proprietari.
«Perché? Mi piace. Darà un senso di continuità. E poi all’interno ho fatto aggiornare i menù.»
Estrasse dalla borsa un foglio plastificato che riportava i colori scelti per l’interno. Tsubasa lo prese e lesse ad alta voce.
«Gatsby’s by Sanae. Mi piace!» esclamò lui.
«E non hai ancora visto il meglio, vieni!»
Lo prese per un braccio e lo portò all’interno, dove un paio di persone si stavano attardando per ultimare i lavori necessari alla riapertura. Sanae li salutò calorosamente e portò il marito di fronte al bancone, spalle alla sala.
«Sei pronto?»
«Inizio a preoccuparmi.»
Lei ridacchiò e lo fece voltare: la parete sul fondo, quella accanto alla vetrata d’ingresso, rappresentava Nankatsu, la sua baia, il monte Fuji alle spalle, il tutto contornato da delicati fiori di ciliegio che incorniciavano il dipinto.
«Misaki-san è stato qui e ha dipinto la parete in pochissimo tempo. Gli ho chiesto io di aggiungere i fiori, e lui ne era entusiasta. Che dici, ti piace?»
Ancora piacevolmente sorpreso per l’idea avuta dalla moglie, Tsubasa le passò le braccia intorno al collo senza distogliere lo sguardo dal dipinto.
«È bellissimo. Tu sei bellissima. E io ti amo, Sanae.»
Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e sorrise.
«Mi amerai ancora anche quando sarò grassa come una balena?»
Le labbra dell’uomo si incurvarono in un sorriso dolcissimo, mentre posava la mano sul grembo della donna.
«Ti amerò anche di più, se mai sarà possibile.»
 
Fine.
Per davvero.
Questo epilogo è servito a dare un po’ di spazio in più alla mia piccola Sakura per darle un giusto commiato, e per ricongiungermi con il manga.
L’appendice è nata dopo che Melanto ha postato una foto di un locale che si chiama, appunto, Gatsby’s, e da lì mi è venuta l’idea di aggiungere queste poche righe per dare una degna conclusione al percorso intrapreso da Sanae, che no, non è la donna zerbino, perché se nasci Anego, lo rimani per sempre. *alzapugno*
Qui, con gli auguri di un felice e sereno 2015, vi saluto e vi ringrazio per l’appoggio e il sostegno e tutte le belle parole che avete speso per me. Vi ringrazio per aver ritagliato spazio da dedicare alla lettura della mia storia, per me è stato un piacere e un onore compiere questo cammino con voi.
Speriamo in un 2015 da dedicare in pieno alla scrittura e a CT, con un bel progetto che sta nascendo, e vi invito a cercarci su Facebook “EndLess Field- Captain Tsubasa Italian Fan Club”
Vi aspettiamo
Baci, Sakura chan
 
   
 
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