The
Harry
Potter’s Forbidden Story
Capitolo
5
Ed era il silenzio,
che seguiva
il rumore, a cui seguiva altro silenzio. E poi le grida
disperate, il
tuono di un’esplosione e quegli occhi vermigli su di lui. Il
silenzio ritornò
ma era carico di terrore. Il suo corpo tremava, il suo cuore fremeva,
ma una
presenza vegliava su di lui come un oscuro guardiano. Ad un suo gesto,
i
ricordi del passato di Harry vennero spazzati via, lasciando che il
sollievo
tornasse a diffondersi nel suo corpo.
“Svegliati…”
La voce lo stava
chiamando, la stessa voce che lo aveva soccorso
contro il Troll e che ora lo aveva difeso dalle sue stesse paure. Ma
nonostante
questo non riusciva ad aprire gli occhi, quasi non li avesse. Poteva
sentire,
anche vedere, ma non era lui a sentire e vedere, era l’altro
che gli mostrava
ciò che voleva mostrargli e gli faceva sentire
ciò che voleva sentisse. Harry
provò a parlare, ma non aveva bocca, ne viso, ne corpo.
“Mantieni
il controllo, raccogli la tua concentrazione e con l’occhio
della mente modella un’immagine di te…”
La voce era cupa e
mesta, ma non sembrava pericolosa. Non per lui
almeno. Harry fece come gli era stato detto mettendo da parte ogni
remora,
attingendo alla sua memoria in modo da ricavare un’immagine
di se. Man mano che
l’immagine diveniva più vivida, Harry avvertiva i
suoi sensi tornare, il suo
corpo plasmarsi fino a riemergere nell’oscurità.
Quando
poté aprire gli occhi vide una landa desolata al tramonto,
crepacci nelle terra si allargavano tutto intorno a lui, eruttando di
tanto in
tanto fiamme nere come lo notte più buia. Il cielo era
cosparso di nubi scure,
cariche di pioggia, che scaricavano fulmini viola in lontananza.
“E
così non sei senza speranze come
pensavo…”
L’aria
riverbero e si scosse per la potenza di quella voce ed Harry
rimase spaventato quando persino le sue ossa tremarono sotto il suo
influsso.
Alzando lo sguardo nella direzione da cui essa proveniva Harry vide
l’ombra di
una montagna spostarsi, ergersi, allungarsi e poi voltarsi nella sua
direzione.
Era un Drago, un
enorme drago orientale, che in principio aveva
scambiato per uno sfondo della vasta radura, ma che ora si muoveva
agilmente
sul terreno screziato di nero diretto verso di lui. Con tre agili
balzi, il
possente drago arrivò ad una decina di metri da Harry,
accucciandosi in modo da
osservare l’esserucolo che lo fronteggiava.
I due si guardavano,
Harry era intimorito, spaventato, ma nonostante
tutto cercava di richiamare la sua magia per prepararsi ad un eventuale
scontro, il drago invece era imperscrutabile, era impossibile dedurre
cosa
stesse pensando dal suo viso così diverso rispetto a quello
degli umani. “Ci ho
messo un po’ a richiamare la tua coscienza
all’interno della tua Sacred Gears,
ma pare che lo scontro con quel Troll abbia velocizzato il
processo.”
Il suo corpo era
nero come la pece, i suoi occhi di un viola intenso,
fissi su di lui. “Io sono Vritra il Re Drago che si trova sia
nella tua
bacchetta che all’interno del tuo corpo. Sono un essere
leggendario, così forte
e Malvagio che la mia anima è stata divisa in quattro parti
dal Dio della
Bibbia per poi essere sparpagliate sulla terra. Tu mi aiuterai a
rimettere
insieme tutti i pezzi della mia anima ed a riguadagnare la mia forza,
in cambio
quella stessa forza che richiamerai sarà tua.”
Harry
aspettò, metabolizzò, cercò ancora di
evocare la sua magia per
creare una spada che potesse fronteggiare un drago, ma era inerme come
un
bambino davanti a lui. “Io… non ho
capito.” Le parole vennero fuori lente,
circospette, quasi si aspettasse che il drago lo attaccasse per quella
sua
ignoranza, invece la creatura si limitò ad arrotolarsi su se
stesso come un
serpente, scrutandolo con attenzione.
“Non mi
aspettavo tanta ignoranza da parte tua, ma non posso farci
nulla, purtroppo ho bisogno di te. Inizierò con lo spiegarti
delle Sacred
Gears, che non sono altro che armi che Dio ha donato agli uomini
perché potessero
combattere alla pari con angeli e demoni. Questi doni sono regolati da
un
sistema, che permette il trasferimento della Sacred Gear da un ospite
all’altro
quando il primo muore. Esistono centinaia di Sacred Gear nel mondo,
ognuna
delle quali contiene al suo interno una sostanza che permette al suo
utilizzatore di usare poteri che vanno oltre l’umana
comprensione. Le Sacred
Gears più potenti, sono quelle al cui interno è
stata sigillata una creatura
leggendaria e tra tutte le creature io sono stata l’unica la
cui coscienza è
stata annientata dividendo la mia anima in quattro parti nel momento in
cui mi
hanno sigillato. Tutto chiaro?”
La voce del drago
era tranquilla, si era abbassata al punto che Harry
poteva sentirla senza che le sue ossa riverberassero. Il demone
annuì, ma
sebbene avesse capito, ora aveva delle domande da porre. “Io
non sono umano,
non più, com’è possibile che abbia una
di queste cose… una Sacred Gear?” La domanda,
più che legittima, venne accolta
dal drago con uno sbuffo a cui seguì un risolino, che fece
tremare la terra
sotto i suoi piedi.
“Tu
possiedi più di una Sacred Gear, bambino, ne hai due. La
prima ti
è stata data alla nascita, quando ancora eri umano, dal
Sistema creato da Dio,
ed ha riposato all’interno del tuo corpo fino a che non ne ha
incontrato
un’altra undici anni dopo. La bacchetta che si diceva essere
maledetta, era in realtà
una parte della mia anima che nel tentativo di ricongiungersi alle
altre tre,
sterminava chiunque la toccasse. È stata per pura fortuna, o
forse per un
insolito destino che tu sia risultato compatibile, ed è
forse solo per questo
che tu sei ancora vivo. Da quando hai preso quella bacchetta in mano e
le due
parti di me si sono ricongiunte, ho iniziato a ritornare cosciente
riuscendo
infine a recuperare parte di ciò che ero. Ma sono ancora
debole, follemente
debole rispetto a come ero prima. Non mi è più
permesso avere un corpo mio e
perfino se tornassi integro sarei condannato a vivere
all’interno di te in
eterno, ma meglio integro e dentro di te, che diviso
all’interno di chiunque
altro. Come hai detto tu ora sei un demone, hai una durata vitale di
diecimila
anni, tempo più che sufficiente per trovare un modo di
liberarmi, dunque ecco
l’accordo: Tu cerca le altre mie Sacred Gears, impossessatene
ed in cambio
avrai il mio potere. Il potere di imprigionare i nemici tra le ombre,
il potere
di nutrirti della loro vita, di annullare qualsiasi loro
capacità e di farli
bruciare tra le mie fiamme nere.”
I suoi occhi viola
risplendettero malvagi e l’intero paesaggio intorno
a lui cominciò a sfumare. “Da oggi sarò
sempre con te, ti sussurrerò
all’orecchio, ti ascolterò, ti darò i
miei poteri. Saremo partner contro
chiunque ci si pari davanti, ma prima di andare devi sapere due
cose… la prima
è che il tuo peggior nemico non è morto la notte
in cui i tuoi genitori furono
uccisi, lui è ancora vivo e si trova in questo stesso
castello che tu ora
frequenti. La seconda cosa è che
nell’oscurità si celano le ombre del futuro e
tra quelle ombre le ho viste morire. Loro, tutte loro moriranno
perché saranno
con te… ed accadrà presto. Se tieni a loro,
allontanale.”
La lingua biforcuta
saggiò l’aria mentre una fiammella nera, spuntata
da una minuscola frattura sul terreno, incalzava Harry iniziando a
bruciarlo.
Le fiamme partirono dal basso, propagandosi su tutta la sua figura,
eppure
Harry non sentiva dolore, anzi al contrario era un calore piacevole
quello che
gli lambiva la carne. Quando fu totalmente ricoperto sentì
qualcosa cambiare
nel suo braccio destro ed il suo corpo divenne pesante e dolorante. Per
un
momento riuscì perfino ad aprire gli occhi, poi tutto
affondò nel buio.
Hogwarts
02 Novembre 1991
Le
mura del castello tremarono, un'immensa aura demoniaca
scosse l'intero complesso fin nelle fondamenta, quando il Maou Lucifer
fu
informato della situazione in cui verteva Harry. Dopo il suo incontro
con il
Troll, a nulla erano servito gli interventi dei medimaghi e dei
guaritori,
Harry era ufficialmente morto per due minuti, prima che il suo cuore
riprendesse a battere. A due giorni di distanza, non avendo il bambino
ancora
ripreso i sensi, Minerva si decise a scrivere al Signore dei Demoni,
arrivando
dunque alla situazione attuale.
“Un
Troll...!?” La voce del Maou era incollerita, mentre
ondate di potere cremisi gli vorticavano intorno. La professoressa era
impietrita mentre arretrava lentamente con gli occhi fissi sullo
sfacelo del
suo ufficio, il primo che aveva subito l'ira del demone.
“M-Ma
Harry è vivo! S-Solo non riapre gli occhi!”
Un'ondata più potente delle precedenti sbalzò la
donna, inchiodandola alla
sedia dietro la sua scrivania. La sola aura del demone era sufficiente
a
tenerla paralizzata senza poter reagire in alcun modo. E fu in quel
momento che
la donna capì con chi davvero avesse a che fare e da chi
Harry avesse preso. Lo
capì mentre l'aura si ritirava e le veniva di nuovo permesso
di respirare. Lo
capì mentre gli occhi del Maou brillavano di paura per la
sorte del bambino.
“Me
lo faccia vedere. Ora.” L'uomo incrociò le braccia
al
petto, aspettò che l'anziana strega si rimettesse in piedi
barcollando,
seguendola nel corridoio. Subito fuori dalla porta del suo ufficio,
trovarono
un comitato di benvenuto costituito dall'intero corpo insegnanti,
probabilmente
richiamati dal sistema di difesa del castello, tutti con la bacchetta
in mano e
l'aria spaventata. Gli unici che non mostravano paura erano Albus
Silente e Severus
Piton. Il primo ostentava la sua solita aria di giovialità
mentre il secondo
nascondeva le sue emozioni dietro un muro di Occlumanzia.
“Maou
Lucifer, che piacere vederla qui. Considerate le
condizioni del castello, e l'aria spaventata della mia cara
Vice-Preside,
immagino lei sia stato informato delle condizioni di Harry. Avevo
suggerito a
Minerva di non prendere tale corso d'azioni proprio per evitare una
situazione
come questa, ma direi che ormai è tardi per dare colpe a
chicchessia.”
L'anziano stregone incrociò le mani a petto, sorrise,
voltando poi le spalle
avviandosi nel corridoio. Dopo un paio di passi si fermò,
tornando con lo
sguardo sui presenti “Beh, non andiamo? Immagino che lei
voglia vedere il suo
Alfiere.”
L'espressione
di Lucifer si incupì, mentre seguiva lo
stregone lungo i corridoi stretti e bui. Il suo sguardo ogni tanto
spaziava
dalle finestre inondate di luce lunare, mentre la mente rifletteva
sugli
accadimenti. Da che erano partiti, il Maou aveva tenuto una stretta
corrispondenza sia con la scuola tramite la professoressa di
trasfigurazione,
sia con i suoi pupilli tramite cerchio magico, eppure non aveva intuito
nulla
di quanto fosse successo appena due giorni prima.
Certo,
era vero che ultimamente si era rilassato, aveva
considerato Hogwarts un luogo sicuro ed aveva smesso di farsi problemi,
ma il
fatto che non gli stessero scrivendo avrebbe
dovuto insospettirlo, il fatto che per lui fossero irraggiungibili avrebbe dovuto farlo preoccupare, ed
invece aveva poltrito occupandosi di quisquilie quali le rivolte dei
demoni
all’inferno o le dispute con gli angeli caduti!
Man
mano che il suo flusso di coscienza prendeva questa
direzione, la densità dell’aura demoniaco intorno
al suo corpo aumentava,
divenendo uno strato tenue ma pressante, capace di far tremare chiunque
lo
stesse guardando. Arrivati all’angolo che dava
all’infermeria, la loro strada
fu interrotta dalla voce delle bambine che avevano vissuto con lui
negli ultimi
anni; Rias, Akeno e Koneko.
“““Lucifer!”””
Le tre parlarono insieme, saltandogli
addosso non appena fu abbastanza vicino da permetterglielo.
“Non ce lo fanno
vedere, non ce lo fanno vedere! Abbiamo provato a chiamarti, ma non
rispondevi
mai! Dicono che Harry sta bene, ma non vogliono farcelo
vedere!” La voce di
Rias era rotta dalle lacrime, e le altre due bambine piangeva sui suoi
vestiti.
Lucifer sorrise alla sorellina, cercando di imprimere in quel gesto una
tranquillità che neppure lui sentiva. “Tranquille,
Harry starà bene e se così
non fosse lo porterò via con me. Vi porterò tutte
via, ed andremo in
un ospedale degli inferi, lì
certamente sapranno cosa fare.”
Il
demone le strinse forte tutte e tre, lasciando loro
qualche istante per sfogarsi. Quando i singhiozzi divennero solo
lacrime, e le
lacrime iniziarono ad asciugarsi, allora le allontanò
gentilmente da sé. “Ora
io entro, vedo come sta Harry, e poi ve lo faccio vedere, va
bene?” L’uomo
parlò con un sorriso, ma qualcuno vicino a lui sembrava
contrariato. Silente
storse il viso per un attimo, cercando di non mostrare il suo
disappunto. “Non
per essere sgarbato Maou, ma in questa scuola sono ancora io il
preside, e
credo che non sia saggio per loro vedere Harry fino a che lui non si
sarà
completamente ristabilito. Inoltre è notte fonda, voi tre
dovreste essere a
letto. Non vi toglierò punti casa visto il vostro nobile
intento, ma voi
dovete…”
L’aura
cremisi si ingrossò, facendo tremare l’intero
corridoio. “Loro restano.” L’espressione
di Lucifer non ammetteva repliche
mentre guardava Silente con occhi assassini. Sapeva da tempo che il
vecchio
mago era completamente pazzo, ed era solo per quel maleficio che aveva
lanciato
su Harry se aveva accettato di mandare il suo Alfiere nel mondo umano.
Stregone
e Demone si guardarono per qualche secondo,
finché il primo non annuì serio.
“Ragionevole. Ma aspetteranno fuori fino a che
non saranno chiamate.” Il sorriso del preside era sparito,
mentre apriva le
doppie porte che davano all’infermeria. Ad aspettarlo
c’era un’agitata Poppy,
che corse dal preside non appena l’uomo le si
avvicinò. “Preside! Cos’è
stato
quel terremoto di poco fa? Hogwarts è sotto attacco? Devo
spostare
immediatamente i miei pazienti ad San Mungo?!”
Il
preside spostò lo sguardo sull'infermiera della scuola,
sospirando per calmare i nervi. “Non preoccuparti Poppy,
abbiamo solo un
visitatore piuttosto agitato. Una volta che avrà visto la
persona che cerca andrà
tutto per il meglio. Ora, puoi gentilmente farci strada verso il letto
di
Harry?” Il vegliardo tornò ad assumere il suo
solito tono gentile, dando prova
di un'encomiabile capacità di recitare di cui nessuno gli
avrebbe reso gloria
dopo la sua morte. Una morte che molti speravano avvenisse presto.
La
donna apparve dubbiosa, ma alla fine cedette davanti
alle parole del preside, e condusse il folto gruppo di visitatore fin
all'ultimo lettino della sala. Dietro delle tende tirate, giaceva un
piccolo
Harry Potter dagli occhi chiusi e dal respiro calmo. Si sarebbe detto
dormisse
se non fosse stato per la flebo che continuava a somministrargli
pozioni che
gli era impossibile bere.
Per un
attimo lo il Maou lo fissò e la compostezza del suo
viso andò sgretolandosi mentre apprendeva con certezza che
quanto gli avevano
riferito era vero. Harry era davvero stato attaccato e davvero ora era
in fin
di vita. Prendendo un profondo sospiro, l'uomo si sarebbe ora chinato
sul suo
servitore. Con gentilezza gli avrebbe scompigliato i capelli, cercando
di
rivedere quei suoi occhi verdi, divenuti così vivaci ed
attenti negli ultimi
anni.
Sospirando,
per ricacciare indietro l'emozione, l'uomo si
decise ad agire. Per un'ultima volta guardò il viso del
bambino, sperando che
quello fosse tutto uno scherzo, ma ancora Harry si ostinava a dormire.
Così
evoco un cerchio magico, lo pose sul petto del suo alfiere, che subito
iniziò a
brillare di una luce argentata. Il punto in cui il cerchio magico aveva
sfiorato il Serpeverde si sta coprendo di un denso liquido nero, un
liquido che
colava dalla mano del Maou e che si rivelerò essere il suo
sangue, una delle
sostanze più potenti al mondo.
Quando
il sigillo fu completamente oscurato, dal suo
centro iniziò ad emergere qualcosa. Qualcosa di piccolo, che
sembrava assumere
un aspetto più definito man mano che il sangue colava via
dalla sua superficie.
Tutti fissarono sbalorditi quella magia che andava molto oltre quello
che
chiunque di loro sapesse fare, e rimasero di stucco quando alla fine
l'oggetto
assunse la forma di un alfiere. Il maou tese la mano libera,
afferrò il pezzo
degli scacchi tra le dita, avvicinandolo agli occhi.
Per un
paio di minuti l'espressione del demone si fece
attenta, quasi come se stesse leggendo qualcosa che solo lui poteva
vedere, ma
alla fine sospirò di sollievo, sorridendo. “Tutto
a posto, Harry si riprenderà.
Chiamate le bambine dentro, avrò bisogno dell'aiuto di tutte
e tre per farlo
svegliare.” I professori esitarono davanti a quelle parole,
non sapendo bene se
prendere ordini dallo sconosciuto o meno, ma alla fine la McGrannit si
fece
forza, andando a chiamare le ragazze.
Quando
loro arrivarono, il pezzo degli scacchi era di
nuovo sparito all'interno del petto di Harry, e sia il sangue che il
sigillo
erano scomparsi nel nulla. L'uomo aveva accuratamente pulito il tutto,
per non
allarmarle. “Harry!” Rias corse al fianco del
bambino ricoverato,
stringendogli forte la mano. “Harry! Harry! Sono io,
svegliati!” La voce di
Rias era ancora addolorata, mentre provava a scuotere il suo
più caro e vecchio
amico, che non dava segni di volersi riprendere.
“Rias...”
La mano di Lucifer sulla sua spalla la fece
allontanare, mentre l'uomo si inginocchiava per fronteggiare le tre
bambine.
“Harry sta bene...” Alle sue parole la sorellina
del Maou smise per un attimo
di piangere “Lui è stato colpito da un potente
maleficio, ha usato più potenza
di quanta ne avesse, e parte della sua anima è stata
danneggiata, ma è vivo.
Ora dobbiamo solo svegliarlo, noi quattro insieme. Io
metterò tutta la forza
che sarà necessaria, ma saranno i vostri sentimenti a
richiamarlo indietro.
Quello che dovrete fare e stringergli la mano, stringerla e
trasmettergli il
vostro amore. L'amore lo farà tornare da voi.”
Il
demone supremo sorrise, posizionando poi le bambine in
modo che ognuna potesse stare a contatto Harry. Per via della sua
particolare
natura, per metà demoniaca e per metà mostruosa,
Koneko, la Nekomata, fu
sdraiata sul petto di Harry, in modo che i suoi poteri curativi
potessero
fungere da catalizzatore per gli altri. “Non preoccupatevi,
andrà tutto bene.”
La voce di Lucifer era tranquilla, cosa che calmò il trio,
dando loro la
possibilità di concentrarsi sul compito che gli era stato
affidato.
“Il
processo di riabilitazione non durerà molto, voi
concentratevi, pensate a lui, ed a quanto state bene quando siete
insieme.” Il
demone disse queste parole, mentre l’aria intorno a loro
iniziava a crepitare
di energia. I presenti che non facevano parte del rituale videro i
corpi dei
bambini incendiarsi, il fuoco divampare ed il calore per loro fu
così
insopportabile che dovettero arretrare. Minerva, Severus e Filius
pensarono
erroneamente che qualcosa fosse andato storto, e mandarono getti
d’acqua contro
i demoni, ma questa semplicemente evaporò prima di arrivare
al bersaglio. Poco
dopo del letto non restava che cenere, così come non
rimanere che cenere della
vestaglia di Harry, eppure nonostante tutto continuasse a bruciare,
loro
stavano bene.
Rias,
Akeno e Koneko, così come Lucifer avevano i vestiti
intatti, il fuoco si limitava a lambirli senza bruciarli. Alla fine
accadde il
miracolo, lentamente Harry aprì gli occhi. Il suo corpo era
poggiato su un
mucchio di cenere, intorno a lui danzava la luce rossa del fuoco, ma
l’unica
cosa che il bambino fece fu voltarsi verso il suo Master. Lo sguardo
perso, gli
occhi annebbiati, il dolore nel cuore. E poi la sua mente
tornò alla bacchetta,
al limbo che aveva vissuto, alle parole che gli erano state dette. Il
suo
respiro si fece mozzo mentre combatteva una lotta intestina. Sapeva che
ciò che
gli era stato detto era vero, che se fossero rimaste con lui sarebbero
morte,
morte di una morte orrenda e dolorosa, una morte che solo i mostri come
lui
possono infliggere.
Il suo
corpo si portò in posizione fetale, i ricordi del
tempo passato con i suoi zii lo avvolsero come una cappa di sofferenza,
rendendogli impossibile anche solo pensare. Fu in quel momento che Rias
gli fu
accanto. Lo sollevò gentilmente dalla cenere, gli tolse le
mani dal viso
sorridendo. Delle lacrime colavano dai suoi occhi bagnando il viso di
Harry, e
parole tremule provennero dalla sue labbra piccole e rosse come il
rubino
“Harry, oh Harry... pensavo di averti perso, pensavo mi
avessi abbandonata. Non
lasciarmi, non lasciarmi, non farlo più. Tu sei stato il mio
primo amico. Non
voglio stare senza di te...” Altre lacrime si sommarono alle
prime e profonde
cicatrici segnarono il cuore del ragazzo, che vide la nebbia di ricordi
dolorosi diradarsi ad ogni parola della rossa. L'amava, sapeva di
amarla con
l'innocenza dettata dell'età che condividevano, ma proprio
per quest'amore così
puro doveva allontanarsi da lei.
L'espressione
si fece triste ed il cuore agonizzò
un'ultima volta, prima che lo sguardo si indurisse e lui tirasse via le
mani
dalle stretta delle ragazze. Rudemente si trasse in piedi, facendo
cadere
scompostamente Koneko a terra, evocando in un secondo un pigiama per
coprire le
sue nudità ben esposte.
“Questo
non era necessario.” Harry parlò con voce dura,
guardò Lucifer con rabbia, afferrando la bacchetta dal
comodino per sbattersela
in tasca. “Non era assolutamente necessario! Cosa ci fai qui? Non dovevate
chiamarlo!” La sua espressione
rabbiosa si spostò verso la McGrannit e gli altri docenti.
“Fateli andare via.
TUTTI! Non voglio più vedere nessuno di loro!” Ad
ogni parola il cuore di Harry
si infrangeva un po’ di più, ma nonostante questo
continuò a dire ciò che
sapeva andare detto. Evitò accuratamente lo sguardo delle
bambine che gli
avevano appena salvato la vita, e quando Rias si avvicinò a
lui, la scansò
rivolgendole poi un’occhiata terrificante. “Non ti
avvicinare mai più a me.
MAI”.
Non
potevano morire. “E voi due…” Non poteva
permettere
che morissero per lui. “Fate così schifo, siete
così patetiche, non meritate
nemmeno di starmi vicino...” Avrebbe fatto qualsiasi cosa per
evitarlo. “Andate
VIA!” Le sue mani si impennarono, il discorso del drago
sigillato nella sua
bacchetta era impresso a fuoco nella sua mente, ma mentre il potere
iniziava a
raccogliersi, uno schiaffo lo colpì in pieno viso. Non erano
Akeno, Koneko o
Rias, che sembravano così scioccate da non riuscire a
proferir parola, e
nemmeno Lucifer che si limitava a guardare il suo sfogo accigliato,
come se
sapesse che stava mentendo.
Fu la
McGrannit, dall’alto del suo scranno di docente, ad
alzare la mano verso un suo studente schiaffeggiandolo. E la furia si
placò, il
ghiaccio prese a scorrere nel corpo del bambino sopravvissuto, che ora
tornava
a portare le mani ai lati del corpo. Non guardò la donna, ne
nessun altro, si
fece semplicemente strada fra loro come se fossero ostacoli da
superare. I
piedi scalzi, l’aria tetra, si voltò solo
un’ultima volta prima di
abbandonare la sala. “Non avvicinatevi
più a
me. Nessuno di voi…” Si rivolse solo alle bambine,
alle sue più care e vecchie
amiche che si era ripromesso di far sempre sorridere, e che ora
piangevano per
lui.
Appena
superate le doppie porte dell’infermeria barcollò.
Una mano si poggiò stretta sul cuore, mentre il respiro
diveniva affannoso e
gli occhi si coprivano di lacrime. Lo faceva per loro, non poteva non
farlo per
loro, avrebbe fatto qualsiasi cosa necessaria per tenerle al sicuro.
Sempre.
E
mentre lui andava via, tornando nei sotterranei,
nell’infermeria il tempo sembrava essersi fermato.
“Preside.
Io e lei parleremo. Da soli. Ora!”
Il
demone supremo avanzò verso il vecchio l’uomo,
l’afferrò per una spalla, ed entrambi svanirono
nel nulla. Alle loro spalle
solo il silenzio ed il pianto disperato di Rias.
*************
Hogwarts
25 Dicembre 1991
Harry sorrise
consapevole di essere finalmente solo. Per un istante
sospirò nel rigirare lo sguardo tra i letti vuoti del suo
dormitorio, solo per
accertarsi che nessun altro fosse li con lui, abbracciando poi le
proprie gambe
al petto, per gettare finalmente la maschera che aveva iniziato ad
indossare da
mesi. Una maschera di crudeltà, di bugie e bisogno
disperato, che aveva messo
in piedi ed allestito solo per
allontanarle. Per allontanare Rias e le altre in modo che lo odiassero
e cominciassero
ad aver paura di lui.
Il viso affondo tra
le ginocchia, mentre una lacrima solitaria colava
dagli occhi solcandogli il naso, al quale si aggrappò per
alcuni istanti prima
di cadere. Era arrivato il Natale, una festa che negli Inferi non
esisteva, ma
che aveva concesso loro l'occasione di tornare a casa e stare con le
persone
che ritenevano una famiglia. Tuttavia Harry si era rifiutato di
tornare,
rimanendo uno dei pochi studenti ancora ad Hogwarts.
Tutto era calcolato,
preparato fin nel dettaglio, ed ogni cosa stava
andando come desiderato. Eppure non era felice. Non era felice da
quando aveva
solo Blaise ed Hermione con cui parlare, non era felice da quando Rias,
Akeno e
Koneko avevano iniziato ad evitarlo, guardandolo con tristezza e
dolore. Certo,
le cose erano migliorate rispetto a quando lo placcavano ovunque
andasse,
piangendo ed urlando, ma ogni giorno senza di loro, per lui era pura
agonia.
Lentamente
alzò la bacchetta con le rune ormai sbiadite, rigirandosela
tra le dita. Aveva tentato di parlargli ancora, di entrare in contatto
con il
drago che viveva nella sua bacchetta, di usare addirittura la sua magia
attraverso di essa, ma qualsiasi cosa tentasse era inutile. La sua
bacchetta si
era dimostrata inutile così com'era
stata prima dell'attacco del troll.
Spostando poi la sua
attenzione ai piedi del letto, Harry notò una
pila ben fornita di regali. Regali da parte di elfi domestici,
professori,
compagni di casa ed... amici. Vide l'indubbia carta scarlatta di un
regalo di
Rias, avverti l'aura di Koneko su un pacco bianco come la neve, ed una
piuma
nera era allegata al regalo di Akeno. Non avevano ancora rinunciato a
lui,
nonostante tutto non era riuscito ad estirpare quel sentimento che li
legava
dal loro cuore, ed ora non poteva che continuare a fingere.
Con un gesto della
mano creò un sigillo sotto il cumulo di regali, che
dopo pochi istanti presero fuoco. Le fiamme lambirono ogni cosa
riducendola in
polvere, e poco prima che anche il regalo di Rias fosse consumato,
Harry riuscì
a vedere sotto la carta colorata, una foto di loro due insieme,
scattata tanto
tempo prima. Le fiamme divennero più intense, più
spietate, mentre il cuore di
Harry sanguinava.
Come poteva dirsi
ancora umano se non poteva che allontanare le sue
amiche con cattiveria e dolore? Come poteva soffrire così
tanto nel presente,
solo per evitarsi il dolore di un possibile futuro? Ancora i suoi occhi
era
immersi in quelle fiamme che avanzavano e distruggevano qualsiasi cosa
sulla
loro strada, venendo contenute solo dal sigillo impresso sul terreno.
Ed alle
fine non rimase che polvere e cenere, nient altro che questo, lasciando
una
terribile sensazione di morte nel bambino.
Ma fu proprio quando
era pronto ad andare, facendosi forza per
rimettersi in piedi, che qualcosa planò verso di lui. Era un
mantello, fluido
come acqua, leggero come seta, che si era innalzato senza bruciare a
causa del
calore delle fiamme. Ed ora volteggiava verso di lui fino a coprigli la
mano
pronta ad afferrarlo. Mano che sparì non appena il tessuto
vi si poggiò sopra,
riflettendo solo quello che c'era oltre di essa.
Da un angolo del
mantello, pendeva un biglietto nero e bruciacchiato,
dal quale erano però visibile delle parole scritte in una
calligrafia stretta
ed elegante.
‘Questo
me l'ha affidato tuo
padre prima di morire. È giunto il momento che torni a te.
Fanne buon uso.
Buon
Natale’.
Harry
guardò lo strano tessuto, leggendo attraverso la trama di
filamenti accuratamente cuciti insieme, una miriade di incantesimi a
lui
sconosciuti. Incantesimi di invisibilità, anti
individuazione,
d'invulnerabilità, più un centinaio di altri che
non era capace di tradurre ne
capire. D'istinto si pose il mantello sulle spalle, evocando poi uno
specchio
per osservare la sua testa galleggiare a mezz'aria. Tutto il resto del
corpo
era diventato invisibile.
Sorrise, tornando a
fissare il biglietto non firmato, e per un momento
fu dimentico del suo dolore. Riponendo
il mantello nel suo bagaglio, si sistemò infine
per prepararsi alla
colazione.
Dietro di se
lasciava solo puzza di bruciato ed un senso di colpa
schiacciante.
Era il momento di
tornare alla finzione che era divenuta la sua vita.
*************
Hogwarts
27 Dicembre 1991
Esiste
una teoria che i più non conoscono e che spesso è
difficile dimostrare, chiamata Normalizzazione, o anche Livellamento.
Con
questa si spiega come la felicità individuale, o anche la
tristezza e la
malinconia, si armonizzi con il tempo divenendo di nuovo uno stato
normale.
Questo spiega come un ricco possa essere triste pur avendo tutto e come
un
povero possa essere felice anche non avendo niente.
I loro
stati d'animo si livellano, tornano ad un punto che
diventa il loro nuovo punto di partenza e da lì in poi
ricominciano la scalata
verso la felicità. Per un Harry emotivamente distrutto,
senza appigli ne
possibili vie d'uscita, questa è una sensazione ancora
lontana da raggiungere,
eppure la sua mente non può non sentirsi più
serena mentre girovaga per il
castello, in piena notte, con il suo nuovo mantello
dell'invisibilità ultra
potenziato.
In
teoria il bambino avrebbe potuto diventare invisibile
in altre maniere, per esempio riflettendo la luce che lo circondava o
cambiando
le sue cellule epiteliali in modo che assumessero il colore di quanto
si
trovava dietro di lui, ma entrambi questi metodi avevano falle a cui
era
difficile porre rimedio, viceversa il suo mantello era perfetto, lo
rendeva
completamente e totalmente invisibile concedendogli la
possibilità di non
essere visto in nessun caso. Mai.
Certo,
per lui tutto era iniziato come un modo per aiutare
Hermione nello scoprire a che gioco stesse giocando il preside e cosa
desiderasse tanto Voldemort da spingersi così a fondo nella
roccaforte del suo
nemico per averla, ma dopo le informazioni che la ragazza aveva avuto
dall'ingenuo Hagrid, era stato facile per i due scoprire che la Pietra
Filosofale, uno degli oggetti alchemici definitivi, riposava nelle
profondità
del castello e che era questo l'oggetto bramato. Ora che la parte del
'cosa'
era risolta, ad Harry non restava che scoprire 'Dove' il malvagio
stregone si
nascondesse e non c'era modo migliore di scoprirlo che esplorare
l'antico
castello di notte, quando lui come demone era più forte e ci
sarebbero state
maggiori possibilità di incontrarlo.
Camminando
con passo svelto lungo un corridoio al primo
piano, Harry si scoprì a pensare all'alchimista Nicolas
Flamel, che era famoso
nel mondo dei demoni per essere uno dei maggiori maghi ad aver
acquisito potere
grazie alle conoscenze dei suoi simili. L'essere umano infatti, aveva
stipulato
un patto con un demone di basso livello, ed attraverso un incrocio
degli studi
tra le ricerche demoniache e quelle umane, era finalmente giunto ad
acquisire
quello che tutti i suoi simili bramavano ad un prezzo che
però nessuno
sospettava. L'immortale e ricchissimo Nicolas Flamel era stato
condannato dal
Dio della Bibbia, e la sua punizione per essere evaso dal sistema che
lui aveva
creato per gli esseri umani era l'esatto contrario al potere che aveva
ottenuto. Come essere immortale era condannato ad arrivare in fin di
vita ogni
giorno, soffrendo ed agonizzando senza poter mai morire, ed in quanto
uomo
ricchissimo ora doveva scontare il pegno di non poter vivere che di
quello che
produceva la terra che lui stesso coltivava.
Nel
mondo sovrannaturale era chiamata Legge del
Contrappasso, ed era una delle giostre preferite che Dio aveva ideato
per
sollazzarsi. Nulla lo divertiva di più che creare regole
impossibili a cui era
difficile attenersi, solo per poi punire e castigare chi finiva per
diventare
un peccatore. In genere questo era un sistema automatico, integrato nel
grande
codice divino che il Dio della Bibbia aveva ideato, ma per Flamel c'era
stato
un intervento diretto del Signore, che era rimasto profondamente
oltraggiato
dalla scoperta della pietra filosofale.
La
Legge del Contrappasso, insieme alla volontà di
liberare le anime di miliardi di umani condannate al castigo di Dio,
era uno
dei motivi che avevano spinto i demoni a combattere eoni prima. Solo
nell'ultimo secolo le tre fazioni composte di Angeli, Demoni ed Angeli
Caduti
erano giunte ad una tregua all'unico scopo di rinfoltire i propri
ranghi, ed
era durante questo periodo di 'pace' che i precedenti signori degli
Inferi
erano stati sostituiti dagli attuali reggenti, dei quali Lucifer era il
capo
supremo.
Dopo
l'ennesima svolta, che venne aggiunta alla mappa che
Harry reggeva sotto il mantello, il ragazzo si imbatte in un giro di
ispezione
dei professori. Solitamente non sarebbe stato preoccupato dalla cosa,
in quanto
era letteralmente impossibile individuarlo anche con gli incantesimi
più
potenti, ma in questa specifica occasione il pericolo sorgeva nel fatto
che ad
arrivare dalla parte opposta del piano erano la McGrannit e Piton
insieme. I
due camminavano fianco a fianco, tenendosi il più lontano
possibile l'uno
dall'altro come se rischiassero di contagiarsi a vicenda se non
l'avessero
fatto, tuttavia anche in questo modo non c'era abbastanza spazio tra i
due
perchè lui potesse sgattaiolare via.
Non
poteva correre indietro altrimenti l'avrebbero
sentito, non poteva passargli vicino perchè occupavano la
larghezza di tutto il
corridoio, rimasto senza alternative Harry sorrise e lasciò
fare al mantello,
infatti l'artefatto magico era così intriso di magia, da
poter cambiare alcuni
fattori del destino per evitare che il suo possessore venisse scoperto.
Tuttavia,
man mano che i due professori si avvicinavano,
il sorriso di Harry iniziava ad affievolirsi, incresparsi, fino a che
non si
trasformò in una linea sottile. Ormai erano a pochi metri da
lui, ed il bambino
poteva già sentire i loro discorsi e battibecchi.
“Ti
dico che Potter è diverso. Da quando si è
risvegliato
dal suo stato comatoso è diventato freddo ed irascibile, non
parla quasi con
nessuno ed ha smesso di aiutare pure i suoi compagni di casa. Ormai gli
unici
che riescono a scucirgli qualche parola sono Zabini e la Granger, ed
anche con
loro non è più come un tempo. Quel ragazzino mi
sta dando più grattacapi di
quanto ne meriti, sembra la copia sputata di suo padre!”
Il
viso di Harry si rabbuiò maggiormente quando comprese
di essere lui l'argomento di conversazione tra i due docenti, ma ancora
non si
mosse per evitare di essere notato. Eppure mentre il professore di
pozioni si
lamentava, Minerva non sembrava indispettita, quanto esasperata.
“Te
l'ho già detto Severus, quel ragazzino non è
assolutamente come suo padre e sebbene non possa che condividere le tue
preoccupazioni non so davvero cosa fare. Noi insegnanti non abbiamo
potere su
di lui, certo possiamo togliergli punti e metterlo in punizione, ma hai
sentito
Albus, dobbiamo considerarlo diversamente dopo gli eventi
dell'infermeria. È di
certo molto potente, ed anche molto facile all'ira, meglio non trovarsi
sulla
sua strada, o su quella demone suo padrone.”
Il
cuore di Harry si strinse. Iniziava ad essere temuto
pure dai professori, Silente aveva detto di trattarlo con cautela, come
se
fosse una bomba pronta ad esplodere, cosa che non poteva che rafforzare
il suo
pensiero sull'essere un mostro. Per un momento fu sul punto di scappare
via,
usando in exstremis il pugnale regalatogli prima della sua partenza per
il
mondo umano, come modo di scappare in una realtà
alternativa, ma le sue
intenzioni furono interrotte dalle parole secche ed irritate del suo
Capo Casa.
“E
tu dai ancora retta a quello che dice il Preside? Dopo
tutto quello che ci ha fatto passare in questi ultimi anni? Dopo tutte
le
pozioni e gli antidoti che abbiamo dovuto cucinare ed incantare per lui
in modo
che non ci rimanesse secco mentre praticava le arti oscure? Il
ragazzino sarà
forse un discolo indisciplinato che vuole solo mettersi in mostra, ma
è anche
solo un bambino, ed io non permetterò che si senta solo
nella MIA casa! Ho
deciso che gli concederò un permesso speciale in modo da
poter partecipare ai
provini straordinari per entrare nella squadra di Serpeverde. Forse
è un po'
tardi visto che la prima partita della stagione è
già stata disputata, ma avere
una squadra intorno a lui che conta sulle sue capacità lo
aiuterà a legare ed a
farsi degli amici. Ricorda Minerva, Serpeverde Uniti Contro il
Mondo!”
I due
professori si erano ora fermati, ad appena un passo
da lui, e si fronteggiavano seriamente, con le braccia incrociate al
petto e
l'aria di chi sta per lanciarsi un incantesimo. Tuttavia fu solo per
qualche
istante che lo scontro durò prima che la McGrannit
scoppiasse a ridere,
battendo amichevolmente il braccio del collega schifato.
“Oh
Severus, non capisco bene se stai cercando di dare una
mano Potter in modo
che non viva
l'isolamento che hai vissuto tu, o se più semplicemente hai
paura dell'incontro
del prossimo mese tra Grifondoro e Serpeverde! Del resto la prima
partita
contro Corvonero l'avete persa, ed anche di una bel centinaio di punti.
Direi
che trovare un nuovo cercatore sarebbe la mossa giusta per un'astuta
serpe,
soprattutto se nascondi questo sotto un atto di finto
altruismo!”
La
donna continuò a ridacchiare, voltando le spalle ad
Harry per iniziare a tornare indietro, mentre Severus la seguiva
borbottando.
“Io, aiutare un Potter? È solo perchè
è nella mia casa, ed è mio protetto,
niente di più Minerva. Non cercare significati nascosti in
quella tua piccola
testolina da Grifondoro” i due iniziarono ad allontanarsi,
mentre in Harry
sorgevano e si contrastavo emozioni differenti.
Le
parole di Piton l'avevano toccato nel profondo, e
checché ne dicesse la McGrannit era sicuro che l'intento del
suo Capo Casa
fosse sincero. Socchiudendo gli occhi per respirare profondamente,
Harry
avrebbe preso la prima direzione che gli fosse capitata, insinuandosi
in
un'aula aperta che non aveva mai visitato. Per un paio di minuti non
fece che
respirare nell'intento
di calmarsi e
solo dopo iniziò ad interrogarsi su quanto accaduto. Fuori
dubbio era stato
salvato dal suo mantello che aveva certamente istruito i professori sul
cambiare strada giusto poco prima di andare a sbattere contro di lui e
certamente quelli che aveva davanti non potevano essere... i suoi
genitori?
Le
palpebre sbatterono più volte mentre Harry metteva a
fuoco quanto aveva davanti. Un uomo ed una donna, alti e sottili, che
si
ergevano dietro di lui sorridendogli, erano riflessi in uno specchio
proprio di
fronte a lui. Harry si voltò, il panico che rischiava di
tornare ad assediarlo,
ma non vide nessuno. Solo il vuoto ed una serie di banchi accatastati.
Tornò
allo specchio, dove ancora i suoi genitori gli sorridevano ed
iniziò ad
avvicinarsi. Ad ogni passo che faceva qualcun altro si aggiungeva ai
due ed
Harry penso di riconoscere parenti mai incontrati ma con i quali aveva
in comune
le gambe ossute o la forma del viso.
Quando
fu proprio davanti allo specchio tutti i suoi
familiari gli sorrisero e si fecero da parte facendo strada a Lucifer.
L'uomo
che l'aveva accolto, salvato, gli aveva dato una casa e trattato come
un
figlio. Gli occhi di Harry si annebbiarono di lacrime trattenute quando
il
sorriso del Demone Supremo si allargò e l'uomo bussava
lentamente contro lo
specchio. Stranamente, nel silenzio della stanza, quel breve Knock
Knock
rimbombò come se davvero ci fosse qualcuno allo specchio, ma
Harry aveva già
capito che non era così.
'Emarb
eutel amosi vout linon ortsom
'
L'iscrizione
situata in cima alla specchio era l'unica
indicazione di cui aveva bisogno per capire davanti a cosa
effettivamente si
trovasse. Quello era il famoso Specchio delle Brame, oggetto antico e
potente
che al suo interno racchiudeva un incantesimo che leggeva e mostrava i
desideri
della persona che aveva di fronte. Si diceva fosse scomparso secoli
prima dalla
Germania, suo luogo di origine ed ora Harry se lo ritrovava davanti.
Indubbiamente Hogwarts era una scuola mediocre, con insegnanti carenti
in fatto
di magia e strutture non a norma, ma al suo interno nascondeva
più segreti di
quanti se ne immaginassero.
Sfiorando
la superficie dello specchio, Harry fece
coincidere la sua mano con quella del Lucifer dall'altra parte e per un
momento
immagino che nulla fosse cambiato tra loro, che si volessero ancora
bene e
fossero ancora una famiglia, nonostante tutto quello che Harry aveva
fatto e
detto. Lo specchio era freddo e liscio al tatto, ma gli sembrava quasi
di
sentire la solita aura tranquilla e benevola venire dal demone dai
capelli
cremisi.
*****************
Per
molti giorni Harry tornò a visitare lo specchio,
assicurandosi di non essere mai visto ne sentito. Lo visitava ogni
notte, senza
dormire e non avendo nessun altro con cui stare, faceva visita all'aula
dismessa pure in pieno giorno. La sua dipendenza per quella pura
illusione era
diventata seria, al punto che aveva iniziato a pranzare lì,
insieme all'immagine
dei suoi familiari e quando si trovava altrove pensava solo a tornare
nella
stanza.
Alla
fine le vacanze di Natale terminarono, il suo tempo
iniziò a diminuire, ma Harry continuò a far
visita alla stanza ogni volta che
poteva, fino a che un giorno, senza preavviso, lo specchio non fu
più lì. Al
suo posto, una semplice iscrizione era stata fatta su un foglio di
carta
lasciato al centro della stanza.
'Non
serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.
Lo specchio sarà spostato in un luogo più sicuro,
spero non lo cercherai.
Silente'
Il
mondo tornò ad essere una nera cappa di sofferenza,
questo almeno fino a Giugno, quando Harry incontrò
finalmente l'assassino dei
suoi genitori.