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Autore: Bumbix    04/01/2015    7 recensioni
In un mondo alternativo, la realtà non è divisa solo in creature magiche e babbani. Ci sono forze, da tempo dimenticate, che riposano dormienti sotto la superficie della terra, forze così spaventose che dovrebbero solo continuare a dormire, ma che si risvegliano al contatto con le paure di un bambino. Un bambino debole, abusato, seviziato, la cui vita è un circolo di miseria infinita a cui nessuno sembra voler porre rimedio. E se questa forze offrissero una scelta al bambino, che altri non è se non Harry Potter? Se si rivelassero migliori e più umane di quanto i babbani stessi siano, crescendolo ed addestrandolo al suo destino come Signore dei Demoni? In un mondo in cui la religione è più che fervida immaginazione, Albus Silente non è un paladino della Luce con una sfolgorante armatura, è solo un uomo vecchio che non riesce a rinunciare ai suoi piani da tempo architettanti, arrivando a fare l’impensabile pur di riottenere il bambino-sopravvissuto. Ed Harry tornerà ad Hogwarts, più forte di quanto sia mai stato, e con una volontà differente da quella di chiunque altro. Il sole continuerà a sorgere ed il mondo a girare, ma lo vedrete più allo stesso modo?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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The Harry Potter’s Forbidden Story

Disclaimer: Non posseggo ne il mondo di Harry Potter, ne quello di High School DxD, che appartengono invece ai rispettivi autori. Questa storia è  stata scritta senza fini di lucro.

Capitolo 5 

Ed era il silenzio, che seguiva  il rumore, a cui seguiva altro silenzio. E poi le grida disperate, il tuono di un’esplosione e quegli occhi vermigli su di lui. Il silenzio ritornò ma era carico di terrore. Il suo corpo tremava, il suo cuore fremeva, ma una presenza vegliava su di lui come un oscuro guardiano. Ad un suo gesto, i ricordi del passato di Harry vennero spazzati via, lasciando che il sollievo tornasse a diffondersi nel suo corpo.

“Svegliati…”

La voce lo stava chiamando, la stessa voce che lo aveva soccorso contro il Troll e che ora lo aveva difeso dalle sue stesse paure. Ma nonostante questo non riusciva ad aprire gli occhi, quasi non li avesse. Poteva sentire, anche vedere, ma non era lui a sentire e vedere, era l’altro che gli mostrava ciò che voleva mostrargli e gli faceva sentire ciò che voleva sentisse. Harry provò a parlare, ma non aveva bocca, ne viso, ne corpo.

“Mantieni il controllo, raccogli la tua concentrazione e con l’occhio della mente modella un’immagine di te…”

La voce era cupa e mesta, ma non sembrava pericolosa. Non per lui almeno. Harry fece come gli era stato detto mettendo da parte ogni remora, attingendo alla sua memoria in modo da ricavare un’immagine di se. Man mano che l’immagine diveniva più vivida, Harry avvertiva i suoi sensi tornare, il suo corpo plasmarsi fino a riemergere nell’oscurità.

Quando poté aprire gli occhi vide una landa desolata al tramonto, crepacci nelle terra si allargavano tutto intorno a lui, eruttando di tanto in tanto fiamme nere come lo notte più buia. Il cielo era cosparso di nubi scure, cariche di pioggia, che scaricavano fulmini viola in lontananza.

“E così non sei senza speranze come pensavo…”

L’aria riverbero e si scosse per la potenza di quella voce ed Harry rimase spaventato quando persino le sue ossa tremarono sotto il suo influsso. Alzando lo sguardo nella direzione da cui essa proveniva Harry vide l’ombra di una montagna spostarsi, ergersi, allungarsi e poi voltarsi nella sua direzione.

Era un Drago, un enorme drago orientale, che in principio aveva scambiato per uno sfondo della vasta radura, ma che ora si muoveva agilmente sul terreno screziato di nero diretto verso di lui. Con tre agili balzi, il possente drago arrivò ad una decina di metri da Harry, accucciandosi in modo da osservare l’esserucolo che lo fronteggiava.

I due si guardavano, Harry era intimorito, spaventato, ma nonostante tutto cercava di richiamare la sua magia per prepararsi ad un eventuale scontro, il drago invece era imperscrutabile, era impossibile dedurre cosa stesse pensando dal suo viso così diverso rispetto a quello degli umani. “Ci ho messo un po’ a richiamare la tua coscienza all’interno della tua Sacred Gears, ma pare che lo scontro con quel Troll abbia velocizzato il processo.”

Il suo corpo era nero come la pece, i suoi occhi di un viola intenso, fissi su di lui. “Io sono Vritra il Re Drago che si trova sia nella tua bacchetta che all’interno del tuo corpo. Sono un essere leggendario, così forte e Malvagio che la mia anima è stata divisa in quattro parti dal Dio della Bibbia per poi essere sparpagliate sulla terra. Tu mi aiuterai a rimettere insieme tutti i pezzi della mia anima ed a riguadagnare la mia forza, in cambio quella stessa forza che richiamerai sarà tua.”

Harry aspettò, metabolizzò, cercò ancora di evocare la sua magia per creare una spada che potesse fronteggiare un drago, ma era inerme come un bambino davanti a lui. “Io… non ho capito.” Le parole vennero fuori lente, circospette, quasi si aspettasse che il drago lo attaccasse per quella sua ignoranza, invece la creatura si limitò ad arrotolarsi su se stesso come un serpente, scrutandolo con attenzione.

“Non mi aspettavo tanta ignoranza da parte tua, ma non posso farci nulla, purtroppo ho bisogno di te. Inizierò con lo spiegarti delle Sacred Gears, che non sono altro che armi che Dio ha donato agli uomini perché potessero combattere alla pari con angeli e demoni. Questi doni sono regolati da un sistema, che permette il trasferimento della Sacred Gear da un ospite all’altro quando il primo muore. Esistono centinaia di Sacred Gear nel mondo, ognuna delle quali contiene al suo interno una sostanza che permette al suo utilizzatore di usare poteri che vanno oltre l’umana comprensione. Le Sacred Gears più potenti, sono quelle al cui interno è stata sigillata una creatura leggendaria e tra tutte le creature io sono stata l’unica la cui coscienza è stata annientata dividendo la mia anima in quattro parti nel momento in cui mi hanno sigillato. Tutto chiaro?”

La voce del drago era tranquilla, si era abbassata al punto che Harry poteva sentirla senza che le sue ossa riverberassero. Il demone annuì, ma sebbene avesse capito, ora aveva delle domande da porre. “Io non sono umano, non più, com’è possibile  che abbia una di queste cose… una Sacred Gear?” La domanda, più che legittima, venne accolta dal drago con uno sbuffo a cui seguì un risolino, che fece tremare la terra sotto i suoi piedi.

“Tu possiedi più di una Sacred Gear, bambino, ne hai due. La prima ti è stata data alla nascita, quando ancora eri umano, dal Sistema creato da Dio, ed ha riposato all’interno del tuo corpo fino a che non ne ha incontrato un’altra undici anni dopo. La bacchetta che si diceva essere maledetta, era in realtà una parte della mia anima che nel tentativo di ricongiungersi alle altre tre, sterminava chiunque la toccasse. È stata per pura fortuna, o forse per un insolito destino che tu sia risultato compatibile, ed è forse solo per questo che tu sei ancora vivo. Da quando hai preso quella bacchetta in mano e le due parti di me si sono ricongiunte, ho iniziato a ritornare cosciente riuscendo infine a recuperare parte di ciò che ero. Ma sono ancora debole, follemente debole rispetto a come ero prima. Non mi è più permesso avere un corpo mio e perfino se tornassi integro sarei condannato a vivere all’interno di te in eterno, ma meglio integro e dentro di te, che diviso all’interno di chiunque altro. Come hai detto tu ora sei un demone, hai una durata vitale di diecimila anni, tempo più che sufficiente per trovare un modo di liberarmi, dunque ecco l’accordo: Tu cerca le altre mie Sacred Gears, impossessatene ed in cambio avrai il mio potere. Il potere di imprigionare i nemici tra le ombre, il potere di nutrirti della loro vita, di annullare qualsiasi loro capacità e di farli bruciare tra le mie fiamme nere.”

I suoi occhi viola risplendettero malvagi e l’intero paesaggio intorno a lui cominciò a sfumare. “Da oggi sarò sempre con te, ti sussurrerò all’orecchio, ti ascolterò, ti darò i miei poteri. Saremo partner contro chiunque ci si pari davanti, ma prima di andare devi sapere due cose… la prima è che il tuo peggior nemico non è morto la notte in cui i tuoi genitori furono uccisi, lui è ancora vivo e si trova in questo stesso castello che tu ora frequenti. La seconda cosa è che nell’oscurità si celano le ombre del futuro e tra quelle ombre le ho viste morire. Loro, tutte loro moriranno perché saranno con te… ed accadrà presto. Se tieni a loro, allontanale.”

La lingua biforcuta saggiò l’aria mentre una fiammella nera, spuntata da una minuscola frattura sul terreno, incalzava Harry iniziando a bruciarlo. Le fiamme partirono dal basso, propagandosi su tutta la sua figura, eppure Harry non sentiva dolore, anzi al contrario era un calore piacevole quello che gli lambiva la carne. Quando fu totalmente ricoperto sentì qualcosa cambiare nel suo braccio destro ed il suo corpo divenne pesante e dolorante. Per un momento riuscì perfino ad aprire gli occhi, poi tutto affondò nel buio.

Hogwarts
02 Novembre 1991

Le mura del castello tremarono, un'immensa aura demoniaca scosse l'intero complesso fin nelle fondamenta, quando il Maou Lucifer fu informato della situazione in cui verteva Harry. Dopo il suo incontro con il Troll, a nulla erano servito gli interventi dei medimaghi e dei guaritori, Harry era ufficialmente morto per due minuti, prima che il suo cuore riprendesse a battere. A due giorni di distanza, non avendo il bambino ancora ripreso i sensi, Minerva si decise a scrivere al Signore dei Demoni, arrivando dunque alla situazione attuale.

“Un Troll...!?” La voce del Maou era incollerita, mentre ondate di potere cremisi gli vorticavano intorno. La professoressa era impietrita mentre arretrava lentamente con gli occhi fissi sullo sfacelo del suo ufficio, il primo che aveva subito l'ira del demone.

“M-Ma Harry è vivo! S-Solo non riapre gli occhi!” Un'ondata più potente delle precedenti sbalzò la donna, inchiodandola alla sedia dietro la sua scrivania. La sola aura del demone era sufficiente a tenerla paralizzata senza poter reagire in alcun modo. E fu in quel momento che la donna capì con chi davvero avesse a che fare e da chi Harry avesse preso. Lo capì mentre l'aura si ritirava e le veniva di nuovo permesso di respirare. Lo capì mentre gli occhi del Maou brillavano di paura per la sorte del bambino.

“Me lo faccia vedere. Ora.” L'uomo incrociò le braccia al petto, aspettò che l'anziana strega si rimettesse in piedi barcollando, seguendola nel corridoio. Subito fuori dalla porta del suo ufficio, trovarono un comitato di benvenuto costituito dall'intero corpo insegnanti, probabilmente richiamati dal sistema di difesa del castello, tutti con la bacchetta in mano e l'aria spaventata. Gli unici che non mostravano paura erano Albus Silente e Severus Piton. Il primo ostentava la sua solita aria di giovialità mentre il secondo nascondeva le sue emozioni dietro un muro di Occlumanzia.

“Maou Lucifer, che piacere vederla qui. Considerate le condizioni del castello, e l'aria spaventata della mia cara Vice-Preside, immagino lei sia stato informato delle condizioni di Harry. Avevo suggerito a Minerva di non prendere tale corso d'azioni proprio per evitare una situazione come questa, ma direi che ormai è tardi per dare colpe a chicchessia.” L'anziano stregone incrociò le mani a petto, sorrise, voltando poi le spalle avviandosi nel corridoio. Dopo un paio di passi si fermò, tornando con lo sguardo sui presenti “Beh, non andiamo? Immagino che lei voglia vedere il suo Alfiere.”

L'espressione di Lucifer si incupì, mentre seguiva lo stregone lungo i corridoi stretti e bui. Il suo sguardo ogni tanto spaziava dalle finestre inondate di luce lunare, mentre la mente rifletteva sugli accadimenti. Da che erano partiti, il Maou aveva tenuto una stretta corrispondenza sia con la scuola tramite la professoressa di trasfigurazione, sia con i suoi pupilli tramite cerchio magico, eppure non aveva intuito nulla di quanto fosse successo appena due giorni prima.

Certo, era vero che ultimamente si era rilassato, aveva considerato Hogwarts un luogo sicuro ed aveva smesso di farsi problemi, ma il fatto che non gli stessero scrivendo avrebbe dovuto insospettirlo, il fatto che per lui fossero irraggiungibili avrebbe dovuto farlo preoccupare, ed invece aveva poltrito occupandosi di quisquilie quali le rivolte dei demoni all’inferno o le dispute con gli angeli caduti!

Man mano che il suo flusso di coscienza prendeva questa direzione, la densità dell’aura demoniaco intorno al suo corpo aumentava, divenendo uno strato tenue ma pressante, capace di far tremare chiunque lo stesse guardando. Arrivati all’angolo che dava all’infermeria, la loro strada fu interrotta dalla voce delle bambine che avevano vissuto con lui negli ultimi anni; Rias, Akeno e Koneko.

“““Lucifer!””” Le tre parlarono insieme, saltandogli addosso non appena fu abbastanza vicino da permetterglielo. “Non ce lo fanno vedere, non ce lo fanno vedere! Abbiamo provato a chiamarti, ma non rispondevi mai! Dicono che Harry sta bene, ma non vogliono farcelo vedere!” La voce di Rias era rotta dalle lacrime, e le altre due bambine piangeva sui suoi vestiti. Lucifer sorrise alla sorellina, cercando di imprimere in quel gesto una tranquillità che neppure lui sentiva. “Tranquille, Harry starà bene e se così non fosse lo porterò via con me. Vi porterò tutte via,  ed andremo in un ospedale degli inferi, lì certamente sapranno cosa fare.”

Il demone le strinse forte tutte e tre, lasciando loro qualche istante per sfogarsi. Quando i singhiozzi divennero solo lacrime, e le lacrime iniziarono ad asciugarsi, allora le allontanò gentilmente da sé. “Ora io entro, vedo come sta Harry, e poi ve lo faccio vedere, va bene?” L’uomo parlò con un sorriso, ma qualcuno vicino a lui sembrava contrariato. Silente storse il viso per un attimo, cercando di non mostrare il suo disappunto. “Non per essere sgarbato Maou, ma in questa scuola sono ancora io il preside, e credo che non sia saggio per loro vedere Harry fino a che lui non si sarà completamente ristabilito. Inoltre è notte fonda, voi tre dovreste essere a letto. Non vi toglierò punti casa visto il vostro nobile intento, ma voi dovete…”

L’aura cremisi si ingrossò, facendo tremare l’intero corridoio. “Loro restano.” L’espressione di Lucifer non ammetteva repliche mentre guardava Silente con occhi assassini. Sapeva da tempo che il vecchio mago era completamente pazzo, ed era solo per quel maleficio che aveva lanciato su Harry se aveva accettato di mandare il suo Alfiere nel mondo umano.

Stregone e Demone si guardarono per qualche secondo, finché il primo non annuì serio. “Ragionevole. Ma aspetteranno fuori fino a che non saranno chiamate.” Il sorriso del preside era sparito, mentre apriva le doppie porte che davano all’infermeria. Ad aspettarlo c’era un’agitata Poppy, che corse dal preside non appena l’uomo le si avvicinò. “Preside! Cos’è stato quel terremoto di poco fa? Hogwarts è sotto attacco? Devo spostare immediatamente i miei pazienti ad San Mungo?!”

Il preside spostò lo sguardo sull'infermiera della scuola, sospirando per calmare i nervi. “Non preoccuparti Poppy, abbiamo solo un visitatore piuttosto agitato. Una volta che avrà visto la persona che cerca andrà tutto per il meglio. Ora, puoi gentilmente farci strada verso il letto di Harry?” Il vegliardo tornò ad assumere il suo solito tono gentile, dando prova di un'encomiabile capacità di recitare di cui nessuno gli avrebbe reso gloria dopo la sua morte. Una morte che molti speravano avvenisse presto.

La donna apparve dubbiosa, ma alla fine cedette davanti alle parole del preside, e condusse il folto gruppo di visitatore fin all'ultimo lettino della sala. Dietro delle tende tirate, giaceva un piccolo Harry Potter dagli occhi chiusi e dal respiro calmo. Si sarebbe detto dormisse se non fosse stato per la flebo che continuava a somministrargli pozioni che gli era impossibile bere.

Per un attimo lo il Maou lo fissò e la compostezza del suo viso andò sgretolandosi mentre apprendeva con certezza che quanto gli avevano riferito era vero. Harry era davvero stato attaccato e davvero ora era in fin di vita. Prendendo un profondo sospiro, l'uomo si sarebbe ora chinato sul suo servitore. Con gentilezza gli avrebbe scompigliato i capelli, cercando di rivedere quei suoi occhi verdi, divenuti così vivaci ed attenti negli ultimi anni.

Sospirando, per ricacciare indietro l'emozione, l'uomo si decise ad agire. Per un'ultima volta guardò il viso del bambino, sperando che quello fosse tutto uno scherzo, ma ancora Harry si ostinava a dormire. Così evoco un cerchio magico, lo pose sul petto del suo alfiere, che subito iniziò a brillare di una luce argentata. Il punto in cui il cerchio magico aveva sfiorato il Serpeverde si sta coprendo di un denso liquido nero, un liquido che colava dalla mano del Maou e che si rivelerò essere il suo sangue, una delle sostanze più potenti al mondo.

Quando il sigillo fu completamente oscurato, dal suo centro iniziò ad emergere qualcosa. Qualcosa di piccolo, che sembrava assumere un aspetto più definito man mano che il sangue colava via dalla sua superficie. Tutti fissarono sbalorditi quella magia che andava molto oltre quello che chiunque di loro sapesse fare, e rimasero di stucco quando alla fine l'oggetto assunse la forma di un alfiere. Il maou tese la mano libera, afferrò il pezzo degli scacchi tra le dita, avvicinandolo agli occhi.

Per un paio di minuti l'espressione del demone si fece attenta, quasi come se stesse leggendo qualcosa che solo lui poteva vedere, ma alla fine sospirò di sollievo, sorridendo. “Tutto a posto, Harry si riprenderà. Chiamate le bambine dentro, avrò bisogno dell'aiuto di tutte e tre per farlo svegliare.” I professori esitarono davanti a quelle parole, non sapendo bene se prendere ordini dallo sconosciuto o meno, ma alla fine la McGrannit si fece forza, andando a chiamare le ragazze.

Quando loro arrivarono, il pezzo degli scacchi era di nuovo sparito all'interno del petto di Harry, e sia il sangue che il sigillo erano scomparsi nel nulla. L'uomo aveva accuratamente pulito il tutto, per non allarmarle.  “Harry!”  Rias corse al fianco del bambino ricoverato, stringendogli forte la mano. “Harry! Harry! Sono io, svegliati!” La voce di Rias era ancora addolorata, mentre provava a scuotere il suo più caro e vecchio amico, che non dava segni di volersi riprendere.

“Rias...” La mano di Lucifer sulla sua spalla la fece allontanare, mentre l'uomo si inginocchiava per fronteggiare le tre bambine. “Harry sta bene...” Alle sue parole la sorellina del Maou smise per un attimo di piangere “Lui è stato colpito da un potente maleficio, ha usato più potenza di quanta ne avesse, e parte della sua anima è stata danneggiata, ma è vivo. Ora dobbiamo solo svegliarlo, noi quattro insieme. Io metterò tutta la forza che sarà necessaria, ma saranno i vostri sentimenti a richiamarlo indietro. Quello che dovrete fare e stringergli la mano, stringerla e trasmettergli il vostro amore. L'amore lo farà tornare da voi.”

Il demone supremo sorrise, posizionando poi le bambine in modo che ognuna potesse stare a contatto Harry. Per via della sua particolare natura, per metà demoniaca e per metà mostruosa, Koneko, la Nekomata, fu sdraiata sul petto di Harry, in modo che i suoi poteri curativi potessero fungere da catalizzatore per gli altri. “Non preoccupatevi, andrà tutto bene.” La voce di Lucifer era tranquilla, cosa che calmò il trio, dando loro la possibilità di concentrarsi sul compito che gli era stato affidato.

“Il processo di riabilitazione non durerà molto, voi concentratevi, pensate a lui, ed a quanto state bene quando siete insieme.” Il demone disse queste parole, mentre l’aria intorno a loro iniziava a crepitare di energia. I presenti che non facevano parte del rituale videro i corpi dei bambini incendiarsi, il fuoco divampare ed il calore per loro fu così insopportabile che dovettero arretrare. Minerva, Severus e Filius pensarono erroneamente che qualcosa fosse andato storto, e mandarono getti d’acqua contro i demoni, ma questa semplicemente evaporò prima di arrivare al bersaglio. Poco dopo del letto non restava che cenere, così come non rimanere che cenere della vestaglia di Harry, eppure nonostante tutto continuasse a bruciare, loro stavano bene.

Rias, Akeno e Koneko, così come Lucifer avevano i vestiti intatti, il fuoco si limitava a lambirli senza bruciarli. Alla fine accadde il miracolo, lentamente Harry aprì gli occhi. Il suo corpo era poggiato su un mucchio di cenere, intorno a lui danzava la luce rossa del fuoco, ma l’unica cosa che il bambino fece fu voltarsi verso il suo Master. Lo sguardo perso, gli occhi annebbiati, il dolore nel cuore. E poi la sua mente tornò alla bacchetta, al limbo che aveva vissuto, alle parole che gli erano state dette. Il suo respiro si fece mozzo mentre combatteva una lotta intestina. Sapeva che ciò che gli era stato detto era vero, che se fossero rimaste con lui sarebbero morte, morte di una morte orrenda e dolorosa, una morte che solo i mostri come lui possono infliggere.

Il suo corpo si portò in posizione fetale, i ricordi del tempo passato con i suoi zii lo avvolsero come una cappa di sofferenza, rendendogli impossibile anche solo pensare. Fu in quel momento che Rias gli fu accanto. Lo sollevò gentilmente dalla cenere, gli tolse le mani dal viso sorridendo. Delle lacrime colavano dai suoi occhi bagnando il viso di Harry, e parole tremule provennero dalla sue labbra piccole e rosse come il rubino “Harry, oh Harry... pensavo di averti perso, pensavo mi avessi abbandonata. Non lasciarmi, non lasciarmi, non farlo più. Tu sei stato il mio primo amico. Non voglio stare senza di te...” Altre lacrime si sommarono alle prime e profonde cicatrici segnarono il cuore del ragazzo, che vide la nebbia di ricordi dolorosi diradarsi ad ogni parola della rossa. L'amava, sapeva di amarla con l'innocenza dettata dell'età che condividevano, ma proprio per quest'amore così puro doveva allontanarsi da lei.

L'espressione si fece triste ed il cuore agonizzò un'ultima volta, prima che lo sguardo si indurisse e lui tirasse via le mani dalle stretta delle ragazze. Rudemente si trasse in piedi, facendo cadere scompostamente Koneko a terra, evocando in un secondo un pigiama per coprire le sue nudità ben esposte.

“Questo non era necessario.” Harry parlò con voce dura, guardò Lucifer con rabbia, afferrando la bacchetta dal comodino per sbattersela in tasca. “Non era assolutamente necessario! Cosa ci fai qui?  Non dovevate chiamarlo!” La sua espressione rabbiosa si spostò verso la McGrannit e gli altri docenti. “Fateli andare via. TUTTI! Non voglio più vedere nessuno di loro!” Ad ogni parola il cuore di Harry si infrangeva un po’ di più, ma nonostante questo continuò a dire ciò che sapeva andare detto. Evitò accuratamente lo sguardo delle bambine che gli avevano appena salvato la vita, e quando Rias si avvicinò a lui, la scansò rivolgendole poi un’occhiata terrificante. “Non ti avvicinare mai più a me. MAI”.

Non potevano morire. “E voi due…” Non poteva permettere che morissero per lui. “Fate così schifo, siete così patetiche, non meritate nemmeno di starmi vicino...” Avrebbe fatto qualsiasi cosa per evitarlo. “Andate VIA!” Le sue mani si impennarono, il discorso del drago sigillato nella sua bacchetta era impresso a fuoco nella sua mente, ma mentre il potere iniziava a raccogliersi, uno schiaffo lo colpì in pieno viso. Non erano Akeno, Koneko o Rias, che sembravano così scioccate da non riuscire a proferir parola, e nemmeno Lucifer che si limitava a guardare il suo sfogo accigliato, come se sapesse che stava mentendo.

Fu la McGrannit, dall’alto del suo scranno di docente, ad alzare la mano verso un suo studente schiaffeggiandolo. E la furia si placò, il ghiaccio prese a scorrere nel corpo del bambino sopravvissuto, che ora tornava a portare le mani ai lati del corpo. Non guardò la donna, ne nessun altro, si fece semplicemente strada fra loro come se fossero ostacoli da superare. I piedi scalzi, l’aria tetra, si voltò solo un’ultima volta prima di  abbandonare la sala. “Non avvicinatevi più a me. Nessuno di voi…” Si rivolse solo alle bambine, alle sue più care e vecchie amiche che si era ripromesso di far sempre sorridere, e che ora piangevano per lui.

Appena superate le doppie porte dell’infermeria barcollò. Una mano si poggiò stretta sul cuore, mentre il respiro diveniva affannoso e gli occhi si coprivano di lacrime. Lo faceva per loro, non poteva non farlo per loro, avrebbe fatto qualsiasi cosa necessaria per tenerle al sicuro. Sempre.

E mentre lui andava via, tornando nei sotterranei, nell’infermeria il tempo sembrava essersi fermato.

“Preside. Io e lei parleremo. Da soli. Ora!”

Il demone supremo avanzò verso il vecchio l’uomo, l’afferrò per una spalla, ed entrambi svanirono nel nulla. Alle loro spalle solo il silenzio ed il pianto disperato di Rias.

*************

Hogwarts
25 Dicembre 1991

Harry sorrise consapevole di essere finalmente solo. Per un istante sospirò nel rigirare lo sguardo tra i letti vuoti del suo dormitorio, solo per accertarsi che nessun altro fosse li con lui, abbracciando poi le proprie gambe al petto, per gettare finalmente la maschera che aveva iniziato ad indossare da mesi. Una maschera di crudeltà, di bugie e bisogno disperato, che aveva  messo in piedi ed allestito solo per allontanarle. Per allontanare Rias e le altre in modo che lo odiassero e cominciassero ad aver paura di lui.

Il viso affondo tra le ginocchia, mentre una lacrima solitaria colava dagli occhi solcandogli il naso, al quale si aggrappò per alcuni istanti prima di cadere. Era arrivato il Natale, una festa che negli Inferi non esisteva, ma che aveva concesso loro l'occasione di tornare a casa e stare con le persone che ritenevano una famiglia. Tuttavia Harry si era rifiutato di tornare, rimanendo uno dei pochi studenti ancora ad Hogwarts.

Tutto era calcolato, preparato fin nel dettaglio, ed ogni cosa stava andando come desiderato. Eppure non era felice. Non era felice da quando aveva solo Blaise ed Hermione con cui parlare, non era felice da quando Rias, Akeno e Koneko avevano iniziato ad evitarlo, guardandolo con tristezza e dolore. Certo, le cose erano migliorate rispetto a quando lo placcavano ovunque andasse, piangendo ed urlando, ma ogni giorno senza di loro, per lui era pura agonia.

Lentamente alzò la bacchetta con le rune ormai sbiadite, rigirandosela tra le dita. Aveva tentato di parlargli ancora, di entrare in contatto con il drago che viveva nella sua bacchetta, di usare addirittura la sua magia attraverso di essa, ma qualsiasi cosa tentasse era inutile. La sua bacchetta si era dimostrata inutile così com'era  stata prima dell'attacco del troll.

Spostando poi la sua attenzione ai piedi del letto, Harry notò una pila ben fornita di regali. Regali da parte di elfi domestici, professori, compagni di casa ed... amici. Vide l'indubbia carta scarlatta di un regalo di Rias, avverti l'aura di Koneko su un pacco bianco come la neve, ed una piuma nera era allegata al regalo di Akeno. Non avevano ancora rinunciato a lui, nonostante tutto non era riuscito ad estirpare quel sentimento che li legava dal loro cuore, ed ora non poteva che continuare a fingere.

Con un gesto della mano creò un sigillo sotto il cumulo di regali, che dopo pochi istanti presero fuoco. Le fiamme lambirono ogni cosa riducendola in polvere, e poco prima che anche il regalo di Rias fosse consumato, Harry riuscì a vedere sotto la carta colorata, una foto di loro due insieme, scattata tanto tempo prima. Le fiamme divennero più intense, più spietate, mentre il cuore di Harry sanguinava.

Come poteva dirsi ancora umano se non poteva che allontanare le sue amiche con cattiveria e dolore? Come poteva soffrire così tanto nel presente, solo per evitarsi il dolore di un possibile futuro? Ancora i suoi occhi era immersi in quelle fiamme che avanzavano e distruggevano qualsiasi cosa sulla loro strada, venendo contenute solo dal sigillo impresso sul terreno. Ed alle fine non rimase che polvere e cenere, nient altro che questo, lasciando una terribile sensazione di morte nel bambino.

Ma fu proprio quando era pronto ad andare, facendosi forza per rimettersi in piedi, che qualcosa planò verso di lui. Era un mantello, fluido come acqua, leggero come seta, che si era innalzato senza bruciare a causa del calore delle fiamme. Ed ora volteggiava verso di lui fino a coprigli la mano pronta ad afferrarlo. Mano che sparì non appena il tessuto vi si poggiò sopra, riflettendo solo quello che c'era oltre di essa.

Da un angolo del mantello, pendeva un biglietto nero e bruciacchiato, dal quale erano però visibile delle parole scritte in una calligrafia stretta ed elegante.

 ‘Questo me l'ha affidato tuo padre prima di morire. È giunto il momento che torni a te.
  Fanne buon uso.
  Buon Natale’.

Harry guardò lo strano tessuto, leggendo attraverso la trama di filamenti accuratamente cuciti insieme, una miriade di incantesimi a lui sconosciuti. Incantesimi di invisibilità, anti individuazione, d'invulnerabilità, più un centinaio di altri che non era capace di tradurre ne capire. D'istinto si pose il mantello sulle spalle, evocando poi uno specchio per osservare la sua testa galleggiare a mezz'aria. Tutto il resto del corpo era diventato invisibile.

Sorrise, tornando a fissare il biglietto non firmato, e per un momento fu dimentico del suo dolore. Riponendo  il mantello nel suo bagaglio, si sistemò infine per prepararsi alla colazione.

Dietro di se lasciava solo puzza di bruciato ed un senso di colpa schiacciante.

Era il momento di tornare alla finzione che era divenuta la sua vita.

*************

Hogwarts
27 Dicembre 1991

Esiste una teoria che i più non conoscono e che spesso è difficile dimostrare, chiamata Normalizzazione, o anche Livellamento. Con questa si spiega come la felicità individuale, o anche la tristezza e la malinconia, si armonizzi con il tempo divenendo di nuovo uno stato normale. Questo spiega come un ricco possa essere triste pur avendo tutto e come un povero possa essere felice anche non avendo niente.

I loro stati d'animo si livellano, tornano ad un punto che diventa il loro nuovo punto di partenza e da lì in poi ricominciano la scalata verso la felicità. Per un Harry emotivamente distrutto, senza appigli ne possibili vie d'uscita, questa è una sensazione ancora lontana da raggiungere, eppure la sua mente non può non sentirsi più serena mentre girovaga per il castello, in piena notte, con il suo nuovo mantello dell'invisibilità ultra potenziato.

In teoria il bambino avrebbe potuto diventare invisibile in altre maniere, per esempio riflettendo la luce che lo circondava o cambiando le sue cellule epiteliali in modo che assumessero il colore di quanto si trovava dietro di lui, ma entrambi questi metodi avevano falle a cui era difficile porre rimedio, viceversa il suo mantello era perfetto, lo rendeva completamente e totalmente invisibile concedendogli la possibilità di non essere visto in nessun caso. Mai.

Certo, per lui tutto era iniziato come un modo per aiutare Hermione nello scoprire a che gioco stesse giocando il preside e cosa desiderasse tanto Voldemort da spingersi così a fondo nella roccaforte del suo nemico per averla, ma dopo le informazioni che la ragazza aveva avuto dall'ingenuo Hagrid, era stato facile per i due scoprire che la Pietra Filosofale, uno degli oggetti alchemici definitivi, riposava nelle profondità del castello e che era questo l'oggetto bramato. Ora che la parte del 'cosa' era risolta, ad Harry non restava che scoprire 'Dove' il malvagio stregone si nascondesse e non c'era modo migliore di scoprirlo che esplorare l'antico castello di notte, quando lui come demone era più forte e ci sarebbero state maggiori possibilità di incontrarlo.

Camminando con passo svelto lungo un corridoio al primo piano, Harry si scoprì a pensare all'alchimista Nicolas Flamel, che era famoso nel mondo dei demoni per essere uno dei maggiori maghi ad aver acquisito potere grazie alle conoscenze dei suoi simili. L'essere umano infatti, aveva stipulato un patto con un demone di basso livello, ed attraverso un incrocio degli studi tra le ricerche demoniache e quelle umane, era finalmente giunto ad acquisire quello che tutti i suoi simili bramavano ad un prezzo che però nessuno sospettava. L'immortale e ricchissimo Nicolas Flamel era stato condannato dal Dio della Bibbia, e la sua punizione per essere evaso dal sistema che lui aveva creato per gli esseri umani era l'esatto contrario al potere che aveva ottenuto. Come essere immortale era condannato ad arrivare in fin di vita ogni giorno, soffrendo ed agonizzando senza poter mai morire, ed in quanto uomo ricchissimo ora doveva scontare il pegno di non poter vivere che di quello che produceva la terra che lui stesso coltivava.

Nel mondo sovrannaturale era chiamata Legge del Contrappasso, ed era una delle giostre preferite che Dio aveva ideato per sollazzarsi. Nulla lo divertiva di più che creare regole impossibili a cui era difficile attenersi, solo per poi punire e castigare chi finiva per diventare un peccatore. In genere questo era un sistema automatico, integrato nel grande codice divino che il Dio della Bibbia aveva ideato, ma per Flamel c'era stato un intervento diretto del Signore, che era rimasto profondamente oltraggiato dalla scoperta della pietra filosofale.

La Legge del Contrappasso, insieme alla volontà di liberare le anime di miliardi di umani condannate al castigo di Dio, era uno dei motivi che avevano spinto i demoni a combattere eoni prima. Solo nell'ultimo secolo le tre fazioni composte di Angeli, Demoni ed Angeli Caduti erano giunte ad una tregua all'unico scopo di rinfoltire i propri ranghi, ed era durante questo periodo di 'pace' che i precedenti signori degli Inferi erano stati sostituiti dagli attuali reggenti, dei quali Lucifer era il capo supremo.

Dopo l'ennesima svolta, che venne aggiunta alla mappa che Harry reggeva sotto il mantello, il ragazzo si imbatte in un giro di ispezione dei professori. Solitamente non sarebbe stato preoccupato dalla cosa, in quanto era letteralmente impossibile individuarlo anche con gli incantesimi più potenti, ma in questa specifica occasione il pericolo sorgeva nel fatto che ad arrivare dalla parte opposta del piano erano la McGrannit e Piton insieme. I due camminavano fianco a fianco, tenendosi il più lontano possibile l'uno dall'altro come se rischiassero di contagiarsi a vicenda se non l'avessero fatto, tuttavia anche in questo modo non c'era abbastanza spazio tra i due perchè lui potesse sgattaiolare via.

Non poteva correre indietro altrimenti l'avrebbero sentito, non poteva passargli vicino perchè occupavano la larghezza di tutto il corridoio, rimasto senza alternative Harry sorrise e lasciò fare al mantello, infatti l'artefatto magico era così intriso di magia, da poter cambiare alcuni fattori del destino per evitare che il suo possessore venisse scoperto.

Tuttavia, man mano che i due professori si avvicinavano, il sorriso di Harry iniziava ad affievolirsi, incresparsi, fino a che non si trasformò in una linea sottile. Ormai erano a pochi metri da lui, ed il bambino poteva già sentire i loro discorsi e battibecchi.

“Ti dico che Potter è diverso. Da quando si è risvegliato dal suo stato comatoso è diventato freddo ed irascibile, non parla quasi con nessuno ed ha smesso di aiutare pure i suoi compagni di casa. Ormai gli unici che riescono a scucirgli qualche parola sono Zabini e la Granger, ed anche con loro non è più come un tempo. Quel ragazzino mi sta dando più grattacapi di quanto ne meriti, sembra la copia sputata di suo padre!”

Il viso di Harry si rabbuiò maggiormente quando comprese di essere lui l'argomento di conversazione tra i due docenti, ma ancora non si mosse per evitare di essere notato. Eppure mentre il professore di pozioni si lamentava, Minerva non sembrava indispettita, quanto esasperata.

“Te l'ho già detto Severus, quel ragazzino non è assolutamente come suo padre e sebbene non possa che condividere le tue preoccupazioni non so davvero cosa fare. Noi insegnanti non abbiamo potere su di lui, certo possiamo togliergli punti e metterlo in punizione, ma hai sentito Albus, dobbiamo considerarlo diversamente dopo gli eventi dell'infermeria. È di certo molto potente, ed anche molto facile all'ira, meglio non trovarsi sulla sua strada, o su quella demone suo padrone.”

Il cuore di Harry si strinse. Iniziava ad essere temuto pure dai professori, Silente aveva detto di trattarlo con cautela, come se fosse una bomba pronta ad esplodere, cosa che non poteva che rafforzare il suo pensiero sull'essere un mostro. Per un momento fu sul punto di scappare via, usando in exstremis il pugnale regalatogli prima della sua partenza per il mondo umano, come modo di scappare in una realtà alternativa, ma le sue intenzioni furono interrotte dalle parole secche ed irritate del suo Capo Casa.

“E tu dai ancora retta a quello che dice il Preside? Dopo tutto quello che ci ha fatto passare in questi ultimi anni? Dopo tutte le pozioni e gli antidoti che abbiamo dovuto cucinare ed incantare per lui in modo che non ci rimanesse secco mentre praticava le arti oscure? Il ragazzino sarà forse un discolo indisciplinato che vuole solo mettersi in mostra, ma è anche solo un bambino, ed io non permetterò che si senta solo nella MIA casa! Ho deciso che gli concederò un permesso speciale in modo da poter partecipare ai provini straordinari per entrare nella squadra di Serpeverde. Forse è un po' tardi visto che la prima partita della stagione è già stata disputata, ma avere una squadra intorno a lui che conta sulle sue capacità lo aiuterà a legare ed a farsi degli amici. Ricorda Minerva, Serpeverde Uniti Contro il Mondo!”

I due professori si erano ora fermati, ad appena un passo da lui, e si fronteggiavano seriamente, con le braccia incrociate al petto e l'aria di chi sta per lanciarsi un incantesimo. Tuttavia fu solo per qualche istante che lo scontro durò prima che la McGrannit scoppiasse a ridere, battendo amichevolmente il braccio del collega schifato.

“Oh Severus, non capisco bene se stai cercando di dare una mano  Potter in modo che non viva l'isolamento che hai vissuto tu, o se più semplicemente hai paura dell'incontro del prossimo mese tra Grifondoro e Serpeverde! Del resto la prima partita contro Corvonero l'avete persa, ed anche di una bel centinaio di punti. Direi che trovare un nuovo cercatore sarebbe la mossa giusta per un'astuta serpe, soprattutto se nascondi questo sotto un atto di finto altruismo!”

La donna continuò a ridacchiare, voltando le spalle ad Harry per iniziare a tornare indietro, mentre Severus la seguiva borbottando. “Io, aiutare un Potter? È solo perchè è nella mia casa, ed è mio protetto, niente di più Minerva. Non cercare significati nascosti in quella tua piccola testolina da Grifondoro” i due iniziarono ad allontanarsi, mentre in Harry sorgevano e si contrastavo emozioni differenti.

Le parole di Piton l'avevano toccato nel profondo, e checché ne dicesse la McGrannit era sicuro che l'intento del suo Capo Casa fosse sincero. Socchiudendo gli occhi per respirare profondamente, Harry avrebbe preso la prima direzione che gli fosse capitata, insinuandosi in un'aula aperta che non aveva mai visitato. Per un paio di minuti non fece che respirare  nell'intento di calmarsi e solo dopo iniziò ad interrogarsi su quanto accaduto. Fuori dubbio era stato salvato dal suo mantello che aveva certamente istruito i professori sul cambiare strada giusto poco prima di andare a sbattere contro di lui e certamente quelli che aveva davanti non potevano essere... i suoi genitori?

Le palpebre sbatterono più volte mentre Harry metteva a fuoco quanto aveva davanti. Un uomo ed una donna, alti e sottili, che si ergevano dietro di lui sorridendogli, erano riflessi in uno specchio proprio di fronte a lui. Harry si voltò, il panico che rischiava di tornare ad assediarlo, ma non vide nessuno. Solo il vuoto ed una serie di banchi accatastati. Tornò allo specchio, dove ancora i suoi genitori gli sorridevano ed iniziò ad avvicinarsi. Ad ogni passo che faceva qualcun altro si aggiungeva ai due ed Harry penso di riconoscere parenti mai incontrati ma con i quali aveva in comune le gambe ossute o la forma del viso.

Quando fu proprio davanti allo specchio tutti i suoi familiari gli sorrisero e si fecero da parte facendo strada a Lucifer. L'uomo che l'aveva accolto, salvato, gli aveva dato una casa e trattato come un figlio. Gli occhi di Harry si annebbiarono di lacrime trattenute quando il sorriso del Demone Supremo si allargò e l'uomo bussava lentamente contro lo specchio. Stranamente, nel silenzio della stanza, quel breve Knock Knock rimbombò come se davvero ci fosse qualcuno allo specchio, ma Harry aveva già capito che non era così.

'Emarb eutel amosi vout linon ortsom '

L'iscrizione situata in cima alla specchio era l'unica indicazione di cui aveva bisogno per capire davanti a cosa effettivamente si trovasse. Quello era il famoso Specchio delle Brame, oggetto antico e potente che al suo interno racchiudeva un incantesimo che leggeva e mostrava i desideri della persona che aveva di fronte. Si diceva fosse scomparso secoli prima dalla Germania, suo luogo di origine ed ora Harry se lo ritrovava davanti. Indubbiamente Hogwarts era una scuola mediocre, con insegnanti carenti in fatto di magia e strutture non a norma, ma al suo interno nascondeva più segreti di quanti se ne immaginassero.

Sfiorando la superficie dello specchio, Harry fece coincidere la sua mano con quella del Lucifer dall'altra parte e per un momento immagino che nulla fosse cambiato tra loro, che si volessero ancora bene e fossero ancora una famiglia, nonostante tutto quello che Harry aveva fatto e detto. Lo specchio era freddo e liscio al tatto, ma gli sembrava quasi di sentire la solita aura tranquilla e benevola venire dal demone dai capelli cremisi.

*****************

Per molti giorni Harry tornò a visitare lo specchio, assicurandosi di non essere mai visto ne sentito. Lo visitava ogni notte, senza dormire e non avendo nessun altro con cui stare, faceva visita all'aula dismessa pure in pieno giorno. La sua dipendenza per quella pura illusione era diventata seria, al punto che aveva iniziato a pranzare lì, insieme all'immagine dei suoi familiari e quando si trovava altrove pensava solo a tornare nella stanza.

Alla fine le vacanze di Natale terminarono, il suo tempo iniziò a diminuire, ma Harry continuò a far visita alla stanza ogni volta che poteva, fino a che un giorno, senza preavviso, lo specchio non fu più lì. Al suo posto, una semplice iscrizione era stata fatta su un foglio di carta lasciato al centro della stanza.

'Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere.
Lo specchio sarà spostato in un luogo più sicuro,
spero non lo cercherai.

                                                                                         Silente'

Il mondo tornò ad essere una nera cappa di sofferenza, questo almeno fino a Giugno, quando Harry incontrò finalmente l'assassino dei suoi genitori.

 

 *******************

N.D.A. Ho un gran mal di testa ed una miriade di cose da fare. Carico il capitolo ora perchè non so se staserà potrò. Annuncio che il prossimo capitolo concluderà il primo arco narrativo, quello dedicato al primo anno di scuola e sarà seguito da un break necessario per adempiere ai miei doveri di studente universitario.  Alla prossima: Bumbix

 

   
 
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