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Autore: rocchi68    09/01/2015    2 recensioni
In questa storia l'ispettore Shikamaru Nara dovrà risolvere un caso complicato riguardante un killer che ha ucciso molte persone, tra le quali anche due amici del protagonista.
Sono alla prima fanfiction per questo vi chiedo di non andarci pesanti con le critiche.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ino Yamanaka, Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Freddo. Faceva freddo, di quel giorno ricordo solo che strisciavo al suolo e che ero a terra con un proiettile nella gamba destra.
Da quanto raccontato dai miei colleghi quel giorno stavo inseguendo un killer su commissione che, in 10 anni di carriera, aveva ammazzato 25 persone e come al solito ero accompagnato dal mio fidato collega.
Quella soffiata era arrivata al momento giusto, in quanto stavo cercando quel tizio da 3 anni, ovvero da quando aveva ucciso il mio mentore e da quando avevo promesso che prima di morire l’avrei trovato e gliel'avrei fatta pagare cara per quanto fatto.
Erano le 5 di pomeriggio quando ricevetti in ufficio una telefonata anonima che mi informava che l’uomo che stavo cercando era stato visto per l’ultima volta nei pressi della piazza principale. Quando chiesi chi era che mi passava quell’informazione avevano ormai riagganciato e con la speranza di raggiungere quel mascalzone per arrestarlo, non avevo ipotizzato che potesse trattarsi di una trappola orchestrata alla perfezione per eliminarmi definitivamente.
Dopotutto ero l’unico che aveva la fama di poter acchiappare quel maledetto e probabilmente aveva paura di finire in carcere per i tanti crimini commessi.
Salii in macchina con il mio fidato collega e percorsi a velocità folle i 15 minuti che separavano la questura dal luogo dell’avvistamento. Appena giunti e scesi dal veicolo qualcuno sparò alle ruote della macchina rendendola inutilizzabile e rincorsi subito quella figura oscura che avevo visto solo una volta e che mi aveva portato via una persona a cui tenevo molto.
Mancavano 500 metri e avremmo raggiunto un vicolo e finalmente il killer sarebbe stato con le spalle al muro. Purtroppo in quel frangente avevo dimenticato la 2° regola che insegnano ad ogni bravo investigatore: mantenere la calma e analizzare ogni piccolo dettaglio.
Il mio mentore amava ripetere che un topo è più pericoloso quando è chiuso all’angolo e che bisogna mantenere un certo margine di sicurezza per non rischiare di ricevere una pallottola in fronte. Infatti poteva succedere che il predatore diventasse la preda e che tutto il lavoro fatto andasse in frantumi per un errore dettato dalla fretta, dalla paura o dal desiderio di vendetta che non dovrebbe mai corrodere l'animo di un poliziotto.
All’improvviso quel mascalzone si era fermato, si era girato e mi aveva sparato un colpo che prese in pieno la gamba destra.
Vedendomi a terra ferito e privo della pistola che mi era caduta a qualche metro di distanza decise di avvicinarsi ,tenendosi comunque a di distanza di sicurezza, per darmi il colpo di grazia.
Era a circa 10 metri e mi osservava con un ghigno che non prometteva nulla di buono. Dopotutto avevo scombussolato diverse volte i suoi piani e ora che non c'era nessuno e che eravamo lontani dalla piazza poteva liberarsi di uno scomodo avversario.
“In questi ultimi 3 anni mi hai reso la vita difficile, ma dopo la tua morte caro Shikamaru Nara nessuno interromperà più i miei affari.Sei stato veramente bravo a rovinare qualche piano e questo ti rende l'avversario migliore che mi sia mai passato davanti, ma è ora di farla finita. ”
“Sei troppo sicuro di te Orochimaru, fossi in te non sottovaluterei i miei colleghi, che sanno ormai chi sei e che conoscono il tuo volto.” stavo bluffando, nessuno tranne me lo aveva mai visto in faccia, ma ciò che non sapevo era che lui eliminasse chiunque non rientrasse più nei suoi piani, anche se ne avevo il vago sospetto.
“Stai scherzando vero? Io ho sempre ucciso chiunque fosse una minaccia per i miei piani, come feci 3 anni con il tuo caro maestro, che si era avvicinato troppo alla verità. Ha fatto la fine che si merita, come quando le zanzare si avvicinano troppo e vengono schiacciate. Inoltre non ho mai permesso a qualcuno che mi ha visto in volto di rivedere la luce dell’alba e questa è la fine che farai. Ti eliminerò e poi penserò a tutti gli scarafaggi che oseranno mettersi sul mio cammino, e ora pronuncia le tue ultime parole.”
Oramai era giunta la mia ora, certo che morire a 30 anni non deve essere proprio il massimo, ma almeno mi posso consolare pensando che non dovrò più ascoltare quelle stramaledette battute insipide di Naruto, che non dovrò aiutare gli altri a sollevare da terra Hinata che sviene, che non riceverò pugni in testa da Ino e Sakura, non dovrò più ascoltare i latrati di quel cane di un Kiba e che non dovrò più sborsare mezzo stipendio per offrire il pranzo a Choji.
Non appena Orochimaru premette sul grilletto mi aspettavo di avvertire un forte dolore per poi morire e invece non appena riaprii gli occhi mi accorsi che erano sopraggiunte 2 macchine della polizia e che il mio collega era esanime a pochi metri da me. Quell’idiota si era sacrificato per salvarmi la vita e la morte lo aveva accolto tra le sue braccia, rendendomi prima di svenire ancora più triste e infelice di quanto non fossi poche ore prima.
Orochimaru come al solito era riuscito a fuggire insieme al suo complice e come ogni volta che entravano in azione anche questa volta avevano lasciato dietro di se sangue e disperazione.
Dopo essere stato trasportato in ospedale venni curato e fu qui che venni a sapere che Choji era morto per salvarmi e che prima di morire chiese a Naruto e Kiba di farmi avere il suo distintivo e pistola.
Ormai ero rimasto da solo e questo mi rendeva furibondo, nessuno avrebbe mai avuto la stessa importanza che aveva Choji per me, eravamo amici inseparabili e colleghi affiatati come mai si era visto in quella caserma ed ora ero rimasto come un fesso a rigirarmi tra le mani il suo distintivo e la sua pistola. Nessuno poteva consolarmi, ero solo.
I miei genitori erano morti anni fa, non ero sposato o fidanzato, avevo perso il mio migliore e unico amico e se non fosse stata per la promessa da mantenere che avevo ricevuto in punto di morte da Asuma mi sarei già ucciso da un pezzo, subito dopo aver acciuffato quel tizio.
Prima di morire gli avevo promesso che avrei cresciuto suo figlio e che se lui avesse desiderato diventare poliziotto gli avrei insegnato le basi per diventare il migliore, come aveva fatto suo padre con me.
Ora ciò che provavo era rabbia, odio e vendetta e avevo promesso sul distintivo di Choji che avrei trovato quell’infame, che l’avrei ucciso, che avrei fatto crescere il bambino di Asuma, che l'avrei addestrato se lui voleva e che completate queste missioni mi sarei ucciso.
Era un piano perfetto, ma come al solito non esiste la perfezione e di lì a pochi giorni quella vecchia racchia di Tsunade avrebbe scombussolato i miei piani con l’assegnazione del posto lasciato vacante da Choji ad una recluta considerata promettente.
   
 
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