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Autore: mattmary15    09/01/2015    2 recensioni
Aeris chiuse gli occhi celesti e allargò le braccia prendendo un respiro. Lo sentiva. Non era più sola. Tra lei e l’ombra, preannunciato da un poderoso battito d’ali, comparve Bashenian.
Lei aprì gli occhi e sorrise, sinceramente estasiata dalla bellezza della creatura. Bashenian era la bestia sacra di Strifen, il suo regno. Il mito narrava che fosse nato dalla preghiera di Serian, il canto che diede vita al creato. Il grifone atterrò nel suo nido e chinò il capo verso di lei affinché potesse ricevere una carezza. Aeris non si capacitava mai della maestosità di quell’enorme animale magico. Le sue piume erano morbide e dotate del potere di alleviare il dolore. I suoi occhi avevano lo stesso colore del cielo, più chiari nelle giornate assolate e ingrigiti in quelli di pioggia. Il corpo possente metà aquila e metà leone, era interamente piumato. Con due colpi di coda plaudì alle carezze di Aeris e si accoccolò nel nido.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo V
-Il generale dagli occhi di ghiaccio-

 

La cavalcatura si fermò al limitare del bosco.
Layla era a conoscenza del fatto che i confini di Drasil erano ben sorvegliati. Non era difficile vedere galleggiare lungo il Lindolum i cadaveri degli sprovveduti che si erano addentrati senza permesso nel territorio di Drasil.
Il bosco faceva parte del dominio di Cattedra come la metà est di Erbaverde fino al crocevia. Eppure la parte meridionale, occupata interamente dalla foresta, apparteneva a Lord Seifer Wiltord il generale della Mano delle Nazioni.
Layla scese da cavallo e attese. Dopo pochi minuti un paio di soldati la salutarono e la scortarono nel sottobosco.
Layla era nata a Drasil. Apparteneva al popolo dei Weird, una razza in via d’estinzione. La ragazza pensò che non poteva essere diversamente se la sua gente si ostinava a non uscire dalla foresta e a non volersi più fidare degli Aerian. Come però dare loro torto? Il popolo della foresta, un tempo chiamati i Verdi dagli Aerian a causa del colore della loro pelle e del loro sangue, erano gente antica e conservatrice di grandi segreti. Gli Aerian glieli avevano portati via quasi tutti, corrompendoli alla causa della brama di ricchezza e potere. I mezzosangue, chiamati Weird, avevano giurato fedeltà ai principi dei loro antenati verdi e ora vivevano nel loro territorio protetto. Lì si era stabilita, da molti anni, come fosse loro protettrice, la famiglia Wiltord e lì aveva continuato a vivere anche il suo ultimo erede.
La madre di Layla abitava, anch’ella, nel sottobosco. Layla però non aveva fatto quel viaggio per lei. I soldati la condussero fino a Lindolith, il lago al centro della foresta. Lei si sedette al bordo dello specchio d’acqua e intonò un canto.
L’uomo si avvicinò senza fare rumore e se Layla non avesse visto la sua immagine riflessa nel lago, non si sarebbe accorta di lui.
Il suo cuore sussultò al punto che la sua voce tremò. Era bellissimo. I suoi lunghi capelli biondi avevano assunto riflessi d’argento a causa della magia che esercitava ormai da molti anni. Gli occhi azzurri erano come due tagli in un velo che copre il cielo.  Smise di cantare e si voltò verso di lui.
“Seifer, è passato molto tempo…”
Lui le posò una mano sul fianco e la tirò a sé. Dopo averla guardata negli occhi con un sorriso malizioso, la baciò intensamente. Layla rispose al bacio senza muoversi. Ritrovarsi tra le sue braccia era una sensazione meravigliosa. L’ultima volta che era stata con lui era stato alla celebrazione per l’ultima festa dell’estate. Poi il generale era stato impegnato nella battaglia contro gli yomi e l’aveva rivisto solo alla celebrazione per il solstizio oscuro. In quella circostanza però si erano scambiati solo un cenno col capo. Lei era una novizia destinata alla dea, lui un soldato. Nascondere il loro rapporto a Lady Asaline era tanto difficile quanto più le erano vicini.
Seifer la condusse nelle aule di Grigiolago, la dimora dei Wiltord. Cenarono e si chiusero nelle sue stanze.
Il crepitio del camino che illuminava la camera li accolse con il tepore proprio delle fiamme già alte. Il generale non le consentì di dire nulla. Le slacciò il mantello e poi le sfilò l’abito di dosso. Si unirono scoprendo che i loro corpi avevano buona memoria del loro ultimo incontro. La notte calò senza che se ne accorgessero. Fu lei, accoccolata tra le sue braccia, a rompere il silenzio per prima.
“Hai sentito la mia mancanza o avevi semplicemente bisogno di una donna?” Disse percependo la risata di lui.
“Entrambe le cose.”
“Devi essere sempre così sincero?”
“Avresti preferito una menzogna? Posso sempre presentarti mio cugino Loran!”
“Sai che preferisco la verità. E’ per questo che sono qui.” Lui si divincolò dall’abbraccio, si alzò dal letto e si infilò un paio di pantaloni. Raggiunse il camino e prese un oggetto dal ripiano in marmo. Tornò al letto e lo porse alla ragazza. Layla lo osservò. Era una pietra. Sembrava uno zaffiro ma più chiaro.
“Cos’è?” chiese mentre lui glielo lasciava cadere tra le mani.
“Acquamarina. Abbiamo inseguito uno yomi fino a Molo Fosco. Ci crederesti se ti dicessi che il lungomare è pieno di queste pietre?”
“E lo yomi?”
“L’ho ucciso.”
“Seifer, mi avevi chiesto di riferirti le mosse di lady Asaline.”
“Per questo ti adoro Layla, sei una donna pratica. Dimmi cos’ha combinato questa volta la mia vecchia?” chiese stappando una bottiglia di vino e versando due calici. Uno lo porse a Layla che esitò fissando il liquido rosso che ondeggiava nel bicchiere. Conosceva talmente bene il suo amante da sapere quale tremenda reazione avrebbe avuto di fronte alla notizia che doveva riferirgli. Girarci intorno con le parole poteva servire in qualche modo a mitigare quella reazione? Optò per un approccio diretto.
“Lady Asaline ha convocato il supremo consiglio dei Due Troni.” Il rumore della legna divorata dalle fiamme nel camino fece alzare lo sguardo di Layla dal vino.
Seifer fece lo stesso poi, come se volesse prendere tempo per comprendere la portata della notizia, si portò il calice alle labbra assaporando un sorso del liquido vermiglio.
“Per quando è stato fissato?” chiese dando le spalle alla donna.
“Per la festa della Prima Luce.”
“Manca poco allora.” La donna non rispose. Finalmente Seifer dava cenno di avere compreso la cosa più importante. Non era stato invitato. Si infilò una vestaglia e si alzò per raggiungerlo quando fu sorpresa dal gesto di lui.
Il bicchiere di vino era finito nel camino provocando una fiammata più alta delle altre.
“Seifer, non ho potuto venire prima. Non mi fidavo di nessun altro.” Disse lei per giustificarsi.
“Hai fatto bene. Cattedra è una piazza piena d’ogni genere d’orecchio. Spie rosse di Loran, raminghi della Doreria, adepti di Norren, mercenari, pellegrini e la dea sa cos’altro.” Layla raggiunse di nuovo la bottiglia, prese un altro calice e vi versò di nuovo il vino. Seifer esitò poi, lo trangugiò tutto d’un fiato.
“Mia zia vuole tenermi lontano dagli affari di corte? Richiama l’imperatore? Chi ha difeso il suo regno finora? Chi ha sconfitto gli yomi che scendono da Zarandal?”
“Tecnicamente, al tavolo dei Due Troni non è prevista la presenza del generale della Mano delle Nazioni.” Disse lei con un filo di voce. Lui la fulminò con lo sguardo.
“Mi ha cresciuto come un soldato promettendomi la sfera dell’acqua quando ne sarei stato degno. Ora convoca il consiglio supremo e finge che io non esista?” rispose lui ad alta voce.
“Non conosco i suoi piani. Forse vuole proteggerti da un pericolo imminente! Lei ti ama come un figlio!”
“Amore?” esclamò Seifer “Mia cara Layla, quanto ti sbagli. Quella donna non sa cosa sia l’amore. Le sono stato fin troppo vicino per non capire che l’unica cosa a cui Asaline di Cattedra tiene è il potere.”
Layla guardò il pesante tappeto che ricopriva il pavimento. Raffigurava un vascello fra le onde. Asaline era severa e di certo aveva ereditato l’atteggiamento di Lady Zhanna quando si trattava di fare gli interessi del regno. Tuttavia non aveva dubbi sul fatto che volesse bene a Seifer. Le era talmente vicina da sapere che lo nominava in tutte le sue preghiere. La voce di Seifer la richiamò dai suoi pensieri.
“Che altro sai?”
“Sono partiti cinque messaggeri. Uno di certo per Vetta Azzurra. Sapevo per certo che non ti ha convocato perché non ho visto il tuo colore tra i nastri che avvolgevano i rotoli. Ho riconosciuto il nastro d’oro dell’imperatore, quello scarlatto del viceré e quello bianco del Maresciallo di Maras. Gli altri due rotoli invece avevano nastri neri.” Seifer parve riflettere e sorrise.
“I miei uomini hanno contato solo due messaggeri. Gli altri tre allora non sono andati a sud. Sono davvero curioso di sapere cosa sta combinando quella vecchia strega. Ad ogni modo Layla, va bene così. Saprò ricambiare mia zia per la sua cortesia.”
“Seifer, te ne prego, Lady Asaline non farebbe mai nulla per danneggiarti. Di questo devi essere certo.”
“Ebbene sappi che non vale lo stesso per me. Se dovesse mai decidere d’intralciarmi il cammino, io la spazzerò via alla stregua di tutti i miei nemici. Il sangue per me non conta niente. Io non ho un famiglia!”
“Tu avrai sempre me!” disse lei di slancio abbracciandolo e posando la testa sul suo petto.
Lui la strinse e le carezzò i capelli.
“Lo so. Torna dunque a Cattedra e fa come se i tuoi occhi fossero i miei, le tue orecchie le mie. Non temere, al momento opportuno, sarai ricompensata.”
“Non ho bisogno di alcuna ricompensa, tu sai che lo farei comunque.”
“E tu sai che ti ricompenserò comunque.” Disse guardandola negli occhi e prendendole, con una mano, il mento “Mia zia non è in grado di riorganizzare l’ordine delle sacerdotesse di Serian in base al ruolo che avrà quando il comando di Aeria sarà passato di mano. Ci vuole una sacerdotessa più giovane ed intelligente. I miei occhi non vedono, e non vedranno mai, una candidata migliore!”
Layla abbassò gli occhi e tornò tra le sue braccia. Avrebbe voluto che zia e nipote potessero tornare ad essere quelli di un tempo. Quelli della sua infanzia. Non avrebbe voluto scegliere tra loro. Tuttavia non c’era più posto per questi pensieri. Aveva già scelto. L’amore aveva scelto per lei.
Seifer la riaccompagnò la sera stessa al limitare del bosco. La vide partire e sentì che la solitudine, che un poco s’era smorzata in quelle poche ore al fianco di Layla, era tornata. 
Anche la sua camera che nella penombra creata dal fuoco del camino era sembrata un accogliente rifugio, ora appariva più simile al nascondiglio di un animale.
Ignorò la bottiglia di vino che sembrava invitarlo a finirla e raggiunse lo scrittoio. Il diario di suo padre era aperto alla data del venticinque Quintilis del tredicesimo anno della fenice. Lesse.
“E’ una giornata bellissima. Il sole è sorto accendendo il mare di una luce simile a quella delle candele il giorno della Prima Luce. Le acque del mare esterno sono calme e il vascello ondeggia come in balia di una nenia. Sembra tutto perfetto ma è una maledizione. Sono cinque giorni che non tira un alito di vento. Non appena abbiamo segnato la rotta verso est il vento è cessato. Forse le leggende sono vere e si può navigare solo verso ovest. Ad ogni modo, i giorni destinati a questa esplorazione sono terminati. Giunge la fine del mese e devo riprendere la via di casa o il mese di Sextilis non basterà ad attraversare il mare interno e a risalire il Lindolum. Devo riprendere servizio. I porti lungo le coste hanno levato le bandiere nere segno che hanno chiuso l’accesso alle navi straniere. Non è buon segno. L’unica cosa che allevia il mio dispiacere è sapere che rivedrò Elaine e il mio piccolo Seifer. Peccato. Stavolta ci sono andato vicino. Ci saranno altre occasioni.”
La pagina terminava così. Seifer strinse il pugno. L’anno seguente il padre non avrebbe più navigato. Non ci sarebbero state altre occasioni. Sarebbe morto a Varcoghiaggio cinque giorni dopo il solstizio oscuro del tredicesimo anno del drago.
Si prese la testa fra le mani e sentì una profonda rabbia montargli dentro. Suo padre era un navigatore, un esploratore, non un soldato. Era stata carne da macello per la grande ombra. Sua madre lo aveva abbandonato e ora sua zia lo trattava alla stregua di un giocattolo da mettere da parte. Non intendeva assecondare oltre il suo fato. Aveva una partita aperta col destino. L’aveva cominciata di nascosto. Ora era tempo di scoprire se i conti tornavano una volta per tutte. Chiuse il quaderno di suo padre e raggiunse lo specchio. Ciò che vide riflesso lo compiacque. Intorno alla sua figura si era liberata una sorta di aura oscura che ondeggiava intorno a lui. Ormai riusciva ad evocare l’Oni nero senza neppure usare l’incantesimo. Era certo che nessuno fosse in grado di farlo, né sua zia che glielo aveva insegnato, né l’imperatore che aveva dalla sua parte il potente Bashenian. Avrebbe schiacciato i suoi avversari uno ad uno. Smorzò l’emanazione oscura della sua magia e raggiunse il letto. Odorava ancora di Layla. Si sdraiò e chiuse gli occhi respirando profondamente. La donna che lo raggiunse nel mondo di Seiren, il dio del oblio, però non fu Layla bensì quella che sognava da anni. Nel sonno invocò il suo nome e una lacrima sfuggì agli occhi di ghiaccio del comandante.

Note dell'autrice: Bentornati, come state? Come sono andate le feste natalizie? Lo so che sono una rompi ma i ringraziamenti sono di rito e restano, per me, un piacere. Vi aspetto, come sempre, alla prossima. Nel frattempo mi fate sapere cosa ne pensate? Anche solo con le parolacce XD!

  
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