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Autore: Lost In Donbass    11/01/2015    2 recensioni
California, 1987.
Questa è l'America della perdizione, della musica, delle libertà negate. E' il tempo di un'epoca giunta al limite, dove non c'è più niente da dire. E' l'America delle urla, delle speranze, dei cuori infranti.
Nella periferia di un'insulsa cittadina si muovono otto ragazzi, otto anime perdute e lasciate a loro stesse. Charlie se ne vuole andare ma gli manca il coraggio di voltare le spalle. Jimmie Sue spera, crede in qualcosa che la possa salvare ma a cui non sa dare un nome. Jake è al limite, soffoca tutto nel fumo, dimentica grazie all'alcol, non ne vuole più sapere. Jasper ha finito di sperare, di pregare, di credere; ha dimenticato cosa vuol dire piangere, cosa vuol dire vivere.
Tirano avanti come possono. Sono le creature di una periferia assassina e di una società fraudolenta e fallace. Sono dei bastardi senza gloria e senza onore.
E questa è la loro storia.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO QUINTO : SO GO DO WHAT YOU LIKE MAKE SURE YOU DO IT WISE
Si consiglia, durante la lettura del capitolo, l'ascolto di "When I Come Around" dei Green Day

-Ragazzi, abbiamo visite …
La voce grave e leggermente scocciata di Ash fece sobbalzare i Gentiluomini. Erano tornati nel loro posto sotto al Suicide Ghost Old Bridge e giocavano a carte, guardando la leggera pioggerellina che cadeva come un velo sulla città. Era oramai la quinta mano di poker e Jasper aveva vinto tre biglie, un pacchetto di sigarette, una bottiglietta con la sabbia colorata e due fiches finte. Jeremy borbottava incessantemente, oramai quasi senza camicia. Jake aveva truccato il mazzo nella terza mano per far girare la fortuna ma non aveva fatto altro che favorire il suo amico. Frizzy imprecava mentre versava l’ennesimo tributo al vincitore. Boleslawa rideva di gusto, siccome a lei non poteva fregargliene meno del poker. Jimmie Sue tentava di barare spudoratamente senza riuscirvi. Ash si mangiava le mani furibondo. Charlie li guardava esterrefatto. Lui odiava i giochi di carte perché nascondevano il gioco d’azzardo.
-Chi c’è?- Frizzy si sporse dalla sua postazione e quando vide i dieci ragazzi che sopraggiungevano si lasciò andare in un ruggito arrabbiato.
Gli altri si alzarono e guardarono curiosamente verso i dieci. Charlie sentì un coro di lamenti annoiati levarsi e vari commenti su come “disporsi per fronteggiare l’offensiva nemica”. Che diavolo intendevano?
-Li vedi quei pezzi di deficienti ? Sono i Bones Hole Club, i nostri nemici giurati- gli disse Jake, schiacciando la sigaretta sotto la scarpa e assumendo un’aria vagamente minacciosa. Charlie lo guardò terrorizzato. Ci mancava solamente un’altra banda ed era a posto … che scherzi che giocava il destino.
-Senti, è meglio se ti metti dietro di noi- Ash se lo spinse delicatamente dietro la schiena.
-Posso sapere perché?- balbettò Charlie
-Fidati, potrebbero volare qualcosa di più che semplici insulti- rispose Frizzy, rimboccandosi le maniche.
I dieci si schierarono davanti a loro. Avevano ad occhio e croce la loro età, vestiti da dandy, dalle facce strafottenti e antipatiche. Tipi di un altro ceto sociale. Charlie si ritrovò a pensare che i suoi nuovi “amici” erano molto più simpatici nonostante le situazioni non proprio rosee.
-Ma che sorpresa fortuita rivederci!- quello che poteva essere il capo si fece avanti con un sorrisino arrogante, scostandosi il caschetto biondo dal viso
-Non direi lo stesso- ribatté Jimmie Sue facendogli una linguaccia.
-Sempre la stessa Mellencamp!- una ragazzetta rise. Una risata gracchiante e stupida, come quella di una iena.
Jimmie Sue ringhiò silenziosamente. Li odiava, li odiava con tutta se stessa, di un odio talmente profondo e viscerale da non sapere neanche il perché della sua avversione nei loro confronti. Mosse un passo verso di loro, pronta a dar di matto. La facevano innervosire, come le mosche. Avrebbe voluto avere uno schiacciamosche gigante e farne tante frittelle di quei dieci sporchi individui ma la mano di Jasper la fermò un attimo prima dell’attacco
-Stai qui Jimmie, lasciali parlare.
Ringhiò ancora ma gli ordini del capo non si discutono. Mai.
-Veloci che abbiamo da fare. Che volete?- disse sbuffando Frizzy
-Ma che accoglienza fredda che riservate ai vostri nemici giurati … ci aspettavamo tutt’altro comportamento. Ci avete delusi … - ridacchiò il loro capo, facendo ridere stupidamente i suoi sottoposti.
-Avete esattamente tre minuti per spiegarci il motivo della vostra visita, dopodiché apriremo il fuoco- enunciò Ash, aggiustandosi gli occhiali.
-Il fuoco?! E cosa siete, dei piromani?- altre risate insensate e inette.
-Poche ciance Keane, non abbiamo tempo per ascoltare le vostre ghignate da condor raffreddati- sbottò Jake
-Avete ingiustamente occupato il nostro spazio sotto il Tube e l’avete riempito con i vostri graffiti osceni- rispose un tipo grande e grosso con la faccia da bulldog
-Ma che diavolo vai blaterando Morrison?- proruppe Jeremy
-E’ accaduto quattro giorni fa, ce ne siamo accorti oggi. Volgiamo un risarcimento dei danni- latrò Keane, il capo.
-E cosa siete, un’impresa di pulizie a cui hanno rovinato il lavoro?- sghignazzò Jake
-Taci Harris, è inaccettabile il vostro comportamento!- strillò una tipa bionda e scialba, con la faccia da faina.
-Capo, passo all’azione?- chiese Ash, pregustando già il momento in cui avrebbe attivato il complesso sistema “Anti Gente Antipatica” che avevano piantato attorno al loro angolo.
Ma Jasper scosse la testa e si fece avanti con tranquillità
-A sentire i vostri patetici discorsi, quelli in torto saremmo noi, dico bene? Ora, valutando attentamente i dati che ci avete poco fa esposto, risulterebbe che voi possediate una zona nei pressi del Tube, cosa che non è affatto vera. Vi devo forse rammentare di quando, circa due settimane fa, la vostra parte è stata ricoperta dalle macerie a causa del crollo della sezione sud del Tube? Quando accadde quello che ho appena citato voi avete detto chiaramente di abbandonare l’appezzamento di Tube sotto la vostra giurisdizione. Possono confermarcelo tutti. Abbandonandolo, lo avete meccanicamente ceduto nuovamente alla comunità, rendendolo quindi nuovamente di proprietà di tutti, noi compresi. È quindi nostro pieno diritto fare ciò che vogliamo in quella parte. Come vedete, quelli in torto siete voi, non noi.
Charlie guardò ammirato il suo capo. Certo che ci sapeva fare con le parole … vide i Gentiluomini sorridere fieri davanti alle facce interrogative dei BHC.
-Ma .. ma che … noi – balbettò Keane chiaramente confuso dal fiume di parole di Jasper. Gli altri BHC scuotevano la testa cercando di afferrare il significato del panegirico del capo dei Gentiluomini.
-Vedo con un certo dolore espressioni interrogative sui vostri volti. Devo forse intuire che avete colto ben poco del mio discorso di discolpa? Ebbene, se cosi è mi sento in dovere di dirvi prima di studiare l’inglese e perlomeno le basi di Legge, e solamente in seguito venire da noi ad esporci le preoccupazioni che vi affliggono. Vi invito a girare sui tacchi e a levarvi da mezzo. Buona giornata.
I BHC guardarono Jasper a bocca spalancata. Jasper e il suo sorriso incantevole. Jasper e la sua parlantina degna del miglior studente di Harvard e di Yale. Jasper e il suo indiscutibile fascino.
Scapparono come topi, disperdendosi come piccoli insetti spaventati.
-Caspita, li hai stesi anche stavolta!- rise Jeremy dandogli una pacca sulla spalla
-Ma una volta o l’altra posso attuare il piano d’attacco?- mugolò Ash
-E bravo il mio Jas, così si fa!- Jake abbracciò l’amico
Frizzy e le ragazze ridevano di gusto. Ci godevano così tanto quando facevano fare brutte figure ai Bones Hole Club.
Charlie era rimasto a bocca aperta. Un discorso così serio, così forbito, così … non si sarebbe mai aspettato un comportamento di quel tipo dal quel ragazzo che ora riprendeva tranquillamente a giocare a carte come se non fosse successo nulla. Li osservò, seduti per terra a ridere e a scommettere pezzi di vetro colorato. Così diversi tra loro ma così legati, come perle di una collana strana ma incredibilmente bella. Sapeva che non avrebbe potuto entrare nella collana, non c’era più spazio per nessuna perlina li dentro; poteva forse entrare in un anello coordinato. Sospirò e si arrischiò a chiedere
-Mi dispiace interrompere la vostra partita ma … quelli erano?
-I Bones Hole Club, i nostri nemici giurati!- rispose Boleslawa, come se fosse la cosa più naturale del mondo
-Si, ok, ma … potreste approfondirmi l’argomento? Tipo, perché vi odiate?
Jeremy si voltò verso di lui, bevve un sorso di birra da una lattina, se lo fece sedere vicino e iniziò con aria ispirata la narrazione
-Correva il lontano anno 1980, ed era una notte buia e tempestosa. I nostri eroi erano seduti qui, impegnati in un partita a Scala 40. La tempesta infuriava come non mai e il vento soffiava furibondo. Proprio quando io stavo per chiudere per la prima volta in vita mia-
-Perché Jasper non giocava- interruppe ridendo Jimmie Sue
-Dai, taci Jim, mi rovini la storia! Dicevo, stavo per chiudere per la prima volta quando Keane si fece avanti con la sua aria da belloccio mancato. Si scostò spavaldo il ciuffo dagli occhi e si rivolse a noi con tono arrogante. Come orridi fantasmi i suoi luridi scagnozzi ci accerchiarono; eravamo nella loro cupa morsa, persi nell’orrore dei loro ghigni satanici. Sfoderammo i coltelli, pronti a difenderci fino alla morte. Che volevano da noi quei loschi figuri? Il silenzio era pesante, rotto solo dalle loro risate. Erano in maggioranza, e in posizione avvantaggiata. Che pavidi! Attaccarci in quel frangente indecoroso! Ma proprio allora dall’oscurità più nera … arrivò Lui. Il nostro eroe!
-Chi?- chiese Charlie, spalancando gli occhi
-Era il nostro capitan Harlock in quel momento, il nostro Jeeg robot d’Acciaio, il nostro Capitan America, era … Jasper!
Un coro di risate si levò tra i Gentiluomini. Quando ci si metteva, Jeremy era il miglior narratore in circolazione. A volte lo soprannominavano Messer Jeremy il Cantastorie.
-Ma non è andata così, Jerry, sono semplicemente capitato lì per caso!- rise Jasper
-E va beh, cosa gli raccontavo al tosta… cioè, a Charlie? “E poi è arrivato uno con il trucco sfatto, la felpa troppo grossa e i capelli arruffati che si scoprì essere Jasper che si piantò davanti ai BHC e li mise in fuga”?!
-Facciamo così, racconto io la vera versione dei fatti che se aspettiamo la versione cavalleresca di Jerry non la finiamo più- interruppe Jake sorridendo, per poi ricominciare a narrare il perché dell’odio profondo tra le due bande
-Allora, Charlie, devi sapere che la fondazione dei Gentiluomini risale a sei anni fa, quando avevamo dieci anni. Il fondatore come potrai bene intuire è Jasper, seguito da me e poi da tutti gli altri. Eravamo un gruppo di bambini testardi e decisamente anormali, convinti sin da subito di poter cambiare il mondo. Come vedi, non è stato così. Con il tempo ci siamo riabbassati a normale banda di quartiere, forse con un pizzico di intelligenza e arte in più rispetto agli altri. Ebbene, il luogo dove siamo seduti ora è lo stesso di sei anni fa e, non per dire, è forse il migliore di tutto il Suicide Ghost Old Bridge. Allora, come diceva prima Jeremy, quella sera eravamo impegnati a giocare a carte e aspettavamo con ansia che smettesse di diluviare per tornare a casa. D’altronde eravamo piccoli, e starsene qua sotto al buio non era tra le priorità. Jasper era andato a vedere se per caso la pioggia fosse cessata e proprio in quel momento ci fecero visita quei simpatici tipi che hai visto prima. Erano arrabbiati con noi per vari motivi, primo tra i quali il fatto che ci eravamo scelti il posto migliore come sede e … - Jake fece una pausa, soffiando un anello di fumo nell’aria immobile e silenziosa.
-E perché avevamo rotto loro le bici- intervenne Frizzy
-Esatto. Più che altro perché ci eravamo divertiti a rovinare le loro biciclette da dandy. Fatto sta che ci circondarono e dissero più o meno le cose che ci hanno detto prima solo che erano di più, erano in piedi, ci avevano circondati, e noi eravamo disarmati. Come potrai intuire da solo, eravamo decisamente svantaggiati e sicuramente qualche pugno sarebbe volato. Non sapevamo come fare, detto francamente, contando che a dieci anni uno non è così esperto come lo siamo adesso. E, detto tra noi, quelli lì erano, sono e saranno dei sadici perversi.
-E allora?- incalzò Charlie, impaziente dalla curiosità
-E allora successe che Jasper tornò e capì al volo la situazione, salvandoci la pellaccia. Li minacciò con una pistola! Una pistola, ti rendi conto, Charlie?- Jake ridacchiò, scuotendo la testa.
Charlie spalancò gli occhi, sicuro che lo stessero prendendo in giro. Una pistola? Ma dai! Voltandosi però vide anche gli altri ridere di gusto e enumerare dettagli all’infinito. Ma … il porto d’armi? E poi era minorenne! Che …
-Sai maneggiare una pistola, Charlie?
Senza rendersene conto, Jasper gli mise in mano una piccola pistola dall’aria antiquata e decisamente poco simpatica.
-Ma … è tua? Cioè, sai …
-Era di mio zio, credo. Comunque non è difficile da usare. Vuoi imparare?
Charlie colse la nota ironica nel discorso del ragazzo, ma scosse lo stesso la testa spaventato. Sapeva sparare … ok, decisamente meglio non farlo arrabbiare!
-Beh, la nostra è un po’ una faida cittadina. Noi odiamo loro, loro odiano noi, e la guerra continua. Niente di speciale- disse Jimmie Sue.
Charlie trovò irrimediabilmente strana questa mentalità. Insomma, erano nel 1987, le faide sarebbero dovute appartenere al passato! Strane persone quelle.
-Oh, comunque abbiamo anche un complesso sistema per non far avvicinare le persone indesiderate.- illustrò Ash, sorridendo fiero. – Poi domani te lo faccio vedere. Con quello, terremmo lontano anche i marines!
E anche questo senso di assoluta protezione, di possessività … questo essere chiusi alle novità. Charlie sospirò e guardò il sole che si declinava verso le colline.
-Magari io vado, che devo anche comprare qualcosa per cena.
-Vuoi venire da me a cena? Visto che ti interessava la Polonia … - propose Boleslawa sorridendo amabilmente.
-Eh?! No, grazie, per stasera vado a casa. Forse un'altra volta- Charlie non aveva la minima voglia di andare fuori a cena. E poi era impresentabile! E avrebbe dovuto comprare qualcosa per la zia di Boleslawa come ringraziamento per l’invito e .. troppo complicato.
Per contro, sentì chiaramente Jimmie autoinvitarsi a casa dell’amica con un semplice
-Allora posso venire io?
Sospirò ancora, deciso quella sera a fare certi ragionamenti sui suoi nuovi amici e si congedò educatamente.
-Ti accompagno?- chiese Jake, guardandolo con preoccupazione.
Charlie scosse la testa con un sorrisetto tirato e corse a comprare. Quando fu oramai a casa sua, intento a preparare la cena parlando con una foto della mamma che teneva in cucina e raccontandole gli aneddoti della giornata, sentì bussare alla porta. E chi sarebbe potuto essere a quell’ora? Si pulì le mani sul grembiule e corse ad aprire. Si sentiva una vecchia massaia …
Appena spalancò la porta, si vide davanti l’ultima persona che si sarebbe aspettato di incontrare. Ovvero, Jasper.
-Disturbo?
Charlie boccheggiò per un attimo, troppo colpito dal sorriso dell’altro. Poi si riscosse arrossendo come un peperone
-Figurati, vuoi entrare?- si fece da parte e si maledisse per non essersi tolto il grembiule da cucina.
-No, grazie, volevo solo darti questo.
Nel momento in cui Charlie toccò la mano fredda di Jasper, un brivido lo percorse. Qualcosa di strano lo fece tremare da capo a piedi.
Il ragazzo gli aveva consegnato un foglio spiegazzato dove, con i carboncini, era ritratto Charlie intento ad ascoltare il racconto di Jeremy e Jake. Il cuore di Charlie fece una capriola nel petto e rischiò di fermarsi. Il ritratto era talmente somigliante da fare paura … sembrava uno specchio. Uno specchio in bianco e nero.
-Ti piace?
Perso com’era nel disegno, negli occhi così simili ai suoi, sobbalzò di nuovo e si affrettò ad annuire,incapace di parlare.
-E’ … bellissimo …. Io, non so che dirti … ti ringrazio …
Jasper non disse nulla, si limitò a fargli un sorriso disarmante, e a mettergli una mano sulla spalla. A quel contatto Charlie trattenne il respiro. Perché ogni volta che lo toccava si agitava così? Perché gli faceva quell’ effetto terribile? Perché il solo sentirlo parlare lo destabilizzava così tanto?
-Bene Charlie, allora buona serata.
-A … anche a te … grazie ancora per …
Il cuore rifece un’altra capriola quando le unghie di Jasper gli si conficcarono leggermente nella spalla
-E non preoccuparti per i ragazzi. Sono del tutto normali.
Che gli avesse letto nella mente? Che avesse colto le sue insicurezze sul modo di pensare dei suoi nuovi amici?
-Fossi in te avrei paura di qualcos’altro.
Con queste sibilline parole, Jasper si avviò lungo il vialetto, per poi scomparire lungo la via deserta.
Charlie si richiuse in casa ansimando. Che intendeva dire con quella frase? Paura di che cosa? E quel disegno così terribilmente uguale a lui … si affacciò di nuovo alla finestra ma Jasper era scomparso del tutto.
Non andava bene, pensò entrando in cucina e ricominciando a cucinare. non va bene nulla! Quel ragazzo era troppo ammaliante, troppo tutto per Charlie.
Mise il disegno, il suo nuovo specchio, sul tavolo e sospirò lasciandosi cadere sulla sedia. Stava accadendo tutto così velocemente … come gli sarebbe servita la mamma in quel momento! E cosa provava per Jasper? C’era qualcosa oltre l’ammirazione? “Per me è una cotta bella e buona …” disse l’odiosa vocina della sua coscienza.
-Ma sta zitta!- sbottò Charlie, prendendo il piatto con la cena e portandolo a suo padre che dormiva sul divano come al solito.
Mentre si appropinquava a mangiare però la vocina tornò a bussare. E se gli fosse veramente piaciuto Jasper? Secondo i libri, i sintomi erano quelli … oh, al diavolo, ci avrebbe pensato il giorno seguente.
Scosse la testa e accese la tv, pronto a farsi risucchiare nel mondo degli idioti.
  
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