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Autore: Hypnotic Poison    12/01/2015    8 recensioni
Il Dipartimento Speciale di Investigazione era un reparto riservato dell'Agenzia di Intelligence per la Pubblica Sicurezza. Dislocato lontano dal palazzo del quartier generale, era uno di quei reparti di cui tutti sapevano, ma che nessuno conosceva davvero.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo nove: And the masquerade will come calling out at the mess you made




Retasu, piangi, grida, fa' qualunque cosa, ma ho bisogno che tu reagisca.”
Minto staccò gli occhi un secondo dalla strada su cui stava correndo spedita, per osservare l'amica seduta al suo fianco.
Retasu, con la testa ancora appoggiata al finestrino, annuì: “Sto solo cercando di... capire.”
Non c'è tempo per capire adesso,” la mora scosse la testa, forse tentando di convincere anche se stessa. “Dimmi che ci sono delle cabine telefoniche qui attorno.”
L'altra sbatté le palpebre: “Ehm... perché?”
Siamo senza cellulari,” spiegò Minto, accelerando per bruciare un semaforo che stava per diventare rosso “E per quanto Fukazawa possa dire che non ci sono sistemi di monitoraggio, preferirei non portare quest'auto direttamente alla base. Perciò, dobbiamo chiamare Shirogane e farci venire a prendere.”
Retasu annuì ancora, provando a concentrarsi sulla strada che scorreva veloce ai suoi lati: ormai stavano raggiungendo il centro della città, che vibrava trapelante con l'inizio della vita quotidiana. Il traffico si stava facendo più intenso, rallentando la loro corsa verso l'Agenzia.
Si chiese come facesse Minto a sembrare così calma, così ripresasi da tutto ciò che avevano passato nelle ultime ventiquattro ore. La osservò per un istante; la pelle tesa e slavata, le pesanti ombre sotto gli occhi, le nocche bianche attorno al volante. Avrebbe davvero voluto sapere cosa le stava passando per la testa, perché nella sua si stava scatenando un terremoto.
Le ruote della macchina fischiavano contro l'asfalto, ma la mora non sembrava avere intenzione di andare più piano – voleva mettere più distanza possibile tra loro e ciò che si erano lasciate, sperando, alle spalle. Borbottando contro gli altri automobilisti che secondo lei non si spicciavano abbastanza, Minto accostò sul marciapiede, vicino ad una cabina dall'aria vecchia e trasandata che non rassicurava riguardo il suo funzionamento.
Non abbiamo monete,” esclamò sottovoce Retasu.
L'altra abbozzò ad un sorriso: “Taruto mi ha insegnato un trucco.”
Alla James Bond, come direbbe Purin?”
Precisamente.”

§§

Aveva guardato l'orologio talmente tanto che gli angoli degli occhi gli facevano male a forza di spostarli ritmicamente verso la sua sinistra; ma d'altra parte, l'orologio che portava al polso era stato malamente lasciato su un tavolo, dismesso qualche ora prima per il fastidio che gli dava.
Era insolito trovare Shirogane trasandato, come era improbabile vedere Zakuro con i capelli fuori posto o Purin ferma in un'unica posizione. La gravità della situazione, per occhi allenati quanto i loro, era così chiara.
Signore, le abbiamo provate tutte,” tentò di placarlo un giovane tecnico, le cuffie che gli penzolavano al collo “Non so per quanto ancora il direttore ci lascerà carta bianca.”
Il direttore non è qui a darti ordini, ci sono io.” ringhiò l'americano “Se il segnale del telefono è passato per quell'incrocio, e si è agganciato a quella centralina, vuol dire che possiamo restringere il campo.”
Non è abbastanza piccolo,” replicò l'altro “Stiamo parlando di almeno cinque chilometri, in tre direzioni diverse.”
Ryo fece un passo avanti: “Ascoltami bene-”
Lo squillo del telefono lo interruppe; tutti si girarono verso l'apparecchio, come se li stesse disturbando, come se stesse portando chissà quale tipo di brutta notizia. I telefoni del laboratorio, dopotutto, erano collegati direttamente agli uffici principali.
Shirogane sospirò, esitando. Sentiva gli sguardi di tutte le ragazze che si spostavano su di lui. Allungò la mano tentennante, avvolse le dita attorno alla cornetta nera, poi la tirò su con uno scatto.
Pronto?”
«Aizawa Minto, agente 627952, chiamo da una linea non protetta.»
Quasi gli scappò il telefono di mano mentre lanciava un'occhiata al display e notava effettivamente un numero esterno: “Procedura di identificazione?”
«Certo, Shirogane, scioriniamo i miei dati così al vento, tanto ormai...!»
Lui sorrise, facendo cenno all'agente accanto a lui di localizzare il punto di provenienza della telefonata. “Siete da sole?”
A quella domanda, le teste delle altre tre componenti della squadra scattarono all'insù, allarmate ed improvvisamente speranzose. Allungarono le orecchie, cercando di catturare la voce all'altro capo della cornetta, o un'occhiata indicativa di Ryo, il quale però era piegato in avanti per controllare lo schermo di un computer.
D'accordo. Non vi muovete. Mando una squadra.”
Non appena riagganciò, Ichigo balzò in avanti: “Shirogane-kun?”
Lui esalò profondamente, ancora incredulo, appoggiando le mani sui fianchi. “Erano loro. E no, voi state qui,” le ammonì, non appena vide le tre muoversi. “Ancora non sappiamo come sia la situazione.”
Stanno bene, vero?” domandò tremante Purin.
Lo sapremo appena la squadra le andrà a prendere,” ripeté spiccio lui, concentrandosi solo sugli ordini da impartire per telefono.

§§

Pai osservò in silenzio Sergei armeggiare con un panno intriso di acqua ossigenata attorno alla spalla di Kisshu, che aveva passato il suo tempo a stringere i denti sibilando e borbottando parolacce mentre il proiettile veniva estratto, prima di avvolgergli una spessa garza intorno al tessuto danneggiato.
спасибо” (*) Kisshu si reclinò all'indietro sulla sedia e si asciugò il sudore sulla fronte con il braccio. Era imbottito di antidolorifici, ma non era stata comunque un'operazione piacevole – ma d'altronde, non era esattamente il caso di andare all'ospedale, e loro erano abituati così da sempre.
Ci metterà un po' a guarire,” sentenziò il suo compagno, rigirando il coltello tra le dita e facendo un cenno a Sergei perché uscisse.
Lui annuì: “Mi ritengo fortunato che sia la sinistra, che l'osso sia integro, e la ferita pulita.”
Pai annuì, replicando la posa dell'altro. “Com'è successo?”
Kisshu alzò l'unica spalla che ancora poteva avvertire chiaramente: “Le stavamo portando fuori città, erano legate nel sedile posteriore, in silenzio per la maggior parte del tempo. E la mora, Minto... stava piangendo sottovoce, e pensavo che fosse perché avesse paura. In realtà, penso che fosse perché era nel mentre di rompersi una mano così da poterla tirare fuori dalle manette. Ora lo so.”
Fece una smorfia mentre si riaggiustava sulla sedia.
Le abbiamo fatte scendere, sembrava tutto a posto. Le abbiamo fatte inginocchiare come al solito, sai. Io avevo lei davanti. Quando ho cercato di spararle, la mia pistola ha fatto cilecca. Te l'ho detto che dobbiamo rivedere quel fornitore.”
Quando l'avevi pulita l'ultima volta.”
Tre giorni fa. Non è possibile che continui a capitare.”
Pai gli fece un cenno nervoso con la mano, così lui proseguì. “Allora ho chiesto a Pavel di passarmi la sua, intanto lui teneva una mano sopra la testa di quell'altra donna. E Minto... te l'ha detto che faceva la ballerina, no? È bastata una frazione di secondo, si è alzata con una velocità spaventosa e mi ha tirato un calcio con quelle gambe che si ritrova, dritto nello stomaco. Sono caduto all'indietro, e lei mi ha preso la pistola. Lì ho capito che aveva le mani libere. Per prima cosa, ha sparato a Pavel, così da liberare la sua amica, che si è messa a correre come una pazza verso l'auto. Ti giuro che è successo tutto nel giro di trenta secondi. Io mi sono spostato, ho preso la pistola di Pavel, ma lei mi aveva già preso alla spalla. Mi sono nascosto dietro il cassonetto e ho provato a rispondere al fuoco, non pensare che abbia smesso di puntarmi, la stronza. Ma se n'erano già andate con l'auto.”
Si alzò, azzardandosi ad allungare appena la schiena. “Hanno ricevuto un addestramento speciale, te lo dico io.”
Pai annuì. “Sapevano chi eravamo, ed erano preparate. Questo è un guaio che non rientrava nei piani. Non pensavo potessero essere così furbe.”
Dobbiamo cambiare i tempi. È rischioso rimanere qui troppo a lungo, non sappiamo tra quanto potranno ripiombarci addosso.”
Intanto, adesso ne siamo al corrente anche noi, hanno perso lo svantaggio,” Hayashi si alzò “Cerchiamo di non fare mosse avventate. Non è la prima volta che ci sconvolgono i piani.”
Be', per me è la prima volta che delle donne mi mandano dietro ad una pattumiera.”
Magari dovresti smetterla di infilarti nelle mutandine di ogni essere di sesso femminile che ti sbatte le ciglia.”
Come se tu non avessi pensato di infilarti nelle mutandine di quella Retasu.”
Kisshu ghignò e poi sbadigliò, scuotendo la testa. “Ora perdonami, amico, ma questi antidolorifici mi stanno uccidendo. Io vado a farmi un pisolino. Ne ho già avuto abbastanza di oggi.”
L'altro annuì in silenzio, osservandolo uscire a passo lento dalla larga sala che sembrava aver ospitato la maggior parte delle loro giornate nelle ultime quarantotto ore. Notò la giacca di Kisshu appesa allo schienale della sedia, e fece per richiamarlo indietro, ma cambiò idea, e lasciò perdere.

§§

Tutta quella situazione stava procedendo per l'iperbole dell'assurdità, si ritrovò a pensare Retasu per l'ennesima volta.
Erano passati due giorni da quando la squadra di intervento era andata a recuperarle; due giorni passati tra visite mediche, che comprendevano anche una lunga chiacchierata con la psicologa – e ancora non aveva ben capito come fosse riuscita a sfuggire ad una terapia di tranquillanti, visti i battiti del suo cuore – e quello che era apparso più come un interrogatorio che una chiacchierata informale con Akasaka-san.
Ma Shirogane-san e Zakuro-san gliel'avevano spiegato; dopo accadimenti del genere, bisognava accertarsi che gli agenti fossero ancora dalla parte giusta. Che fossero ancora utili, aveva borbottato in tono macabro Minto. E, viste le decisamente inusuali circostanze della loro fuga, circostanze che le davano l'emicrania al solo essere nominate, le precauzioni erano state estremamente minuziose.
Così minuziose che, una volta stabilito che dopo qualche giorno di assestamento fisico lei e Minto sarebbero potute ritornare in servizio, Shirogane aveva decretato che sarebbe stato meglio tenerle insieme in un luogo sicuro.
Loro non volevano certo stare da sole, in un momento del genere. Non avevano certo pensato, però, che il luogo sicuro sarebbe stata la casa del loro capo.
«Solo per stanotte,» le aveva rassicurate lui con un sorriso «Almeno finché non mettiamo in sicurezza i vostri appartamenti e controlliamo che la casa rifugio sia pronta. Non ci vorrà molto. E poi, voglio tenervi sott'occhio per davvero, stavolta.»
Era per questo motivo che adesso Retasu si trovava avvolta dalle profumate lenzuola di cotone grigio nel letto matrimoniale dell'americano, da condividere con Minto, che però già dormiva profondamente. Lei invidiava la capacità di ripresa dell'amica, o almeno la capacità di far sembrare che tutto andasse bene. Retasu ancora sobbalzava ad ogni sussurro, e trovarsi in quella stanza un po' la metteva a disagio.
Avevano cenato in quell'appartamento tutti insieme, in modo informale – talmente informale che Shirogane e Purin erano in tuta. Era stata un cena veloce, non ad un'ora tarda, perché tutti avevano voglia di rilassarsi e tornarsene a casa, dopo quei due giorni da vero incubo.
Minto e Retasu erano state spedite a letto, vietato aiutare con i piatti o il rassettare. Ma lei non aveva per niente sonno, non ancora. Un po' aveva paura a chiudere gli occhi, anche se il respiro tranquillo della mora accanto a lei l'aiutava a rilassarsi.
Inalò profondamente, girandosi su un fianco. Poteva sentire il profumo di Shirogane-kun aleggiare per la stanza, così come era intriso in ogni angolo della casa. O forse lo sentiva solo lei.
E Ichigo. Era certa che anche Ichigo lo sentisse. Magari invece si era assuefatta? Per lei era normale sentirlo tutti i giorni? Chissà quante volte anche Ichigo aveva dormito in quel letto, proprio come lei.
Non proprio come lei.
Esalò lentamente, cercando di non far rumore, ascoltando i rumori ovattati che provenivano dall'altra parte della porta chiusa. Non le piaceva pensare determinate cose sulla sua amica, ma a volte non poteva farne a meno. Si chiedeva, ogni tanto, se Ichigo si rendesse conto di quanto fosse fortunata, ad avere tutto ciò che aveva, e probabilmente tutto ciò che voleva.
Purin, a volte, sottovoce le ricordava che la vita della rossa non doveva essere molto più semplice della loro, anzi forse era il contrario; ma il verme della gelosia colpiva anche lei, seppur raramente. In particolare quando vedeva il modo in cui Shirogane osservava Ichigo, nonostante tutto quello che sapevano star succedendo tra di loro.
Sospirò di nuovo, si accoccolò arrotolata nel letto, e provò ad addormentarsi, sperando in una giornata migliore.
Dall'altro lato del muro, nel frattempo, Ryo si fece passare gli ultimi bicchieri sporchi da Zakuro, passandoli sotto il getto di acqua tiepida del lavandino della cucina.
Che giornate,” commentò lei, appoggiando i gomiti al bancone di marmo mentre si sedeva su uno sgabello, per poi accasciarsi su di essi “Ho bisogno di una vacanza.”
Non ci pensare minimamente. Ho come l'impressione che diventerà tutto ancora più complicato. Ci sono troppe cose sotto che non riesco a capire.”
Tipo la magica avventura di Minto e Retasu?”
Appunto. C'è un passaggio che mi sfugge.”
Un'autostrada, più che un passaggio. Tutta la situazione è così...”
Paradossale? Incredibile?” Ryo si scostò i capelli dalla fronte “Avevano più senso le trame di James Bond.”
Zakuro rise: “Purin ci ha contagiati tutti con James Bond.”
Con un sospiro, si tirò in piedi e si diresse in salotto per recuperare borsa e cappotto, lanciando un'occhiata al letto improvvisato sul divano dell'americano. “Sicuro che starai comodo?”
Sì, non ti preoccupare. Sono contento che loro si riposino per bene.”
Lei annuì. “Ci vediamo domani al lavoro.”
Ryo l'accompagnò verso la porta: “Ehi, Zakuro?”
Sì?”
Lui studiò il suo viso per qualche secondo, poi scosse la testa. “No, nulla. Sta' attenta mentre torni a casa, d'accordo? Buonanotte.”
Chiuse la porta solo quando la vide scomparire nell'ascensore, improvvisamente provato e stanco, come se tutta l'adrenalina di quei giorni avesse deciso di calare di botto e fargli scendere la pressione tutta in uno.
Non sapeva cosa avesse combinato in una vita precedente, se mai c'era davvero qualcosa di simile, ma il karma, l'universo, o gli Dei sembravano davvero avercela con lui, viste tutte le cose che continuavano a piombargli sul groppone. Vita sentimentale inclusa; lui, che era sempre stato così deciso a mettere la carriera prima di tutto.


A volte vorrei essermi innamorato di te, Zakuro.”
Lei rise della sua risata roca, gettando appena la testa all'indietro mentre il vino rosso galleggiava pericolosamente vicino al bordo del bicchiere.
Ora so per certo che hai bevuto troppo.”
Anche Ryo rise, passandosi una mano tra i capelli. “No, dico sul serio. Con te sarebbe tutto molto più semplice.”
Ne sei proprio sicuro?”
Lui la guardò, chiudendo un occhio con fare ironicamente critico. “Mh. Forse.”
Zakuro abbassò lo sguardo, giocherellando con il liquido. “Quindi ti sei innamorato, Ryo?”
Shirogane sospirò, scivolando verso il basso così che la nuca poggiasse sulla testiera del divano. “Credi che potrei mai giocarmi il posto in questo modo se così non fosse?”
E Ichigo lo sa?”
Cosa, che mi sono innamorato di lei o che rischio un'azione disciplinare?”
Smettiamola con tutte queste domande una dopo l'altra, per favore, e rispondi.”
Lui sbuffò. “Certo che lo sa. Non è così tonta.”
Lei gli diede una gomitata: “E cosa pensi di fare?”
Ryo si strinse nelle spalle. “Te l'ho detto, non lo so. Lei è... complicata. È così... ah, non lo so nemmeno io. Non è come te, questo è sicuro. Tu dici le cose come stanno, sei brava a prendere decisioni in modo razionale. Un po' come me.”
Fidati, non stai facendo nulla in modo razionale. E comunque, ti sei appena risposto da solo.”
A che cosa?”
A se sarebbe meglio se ti fossi innamorato di me. Siamo troppo simili, l'hai detto tu. Per questo possiamo essere ottimi amici.”
E continuare con pericolosissime conversazioni sbronze off-the-record?”
Precisely.”


Come se avesse ascoltato i suoi pensieri, il cellulare prese a ronzargli nella tasca.
«Stanno dormendo?» Ichigo parlava sottovoce, e lo stava chiamando dal suo numero riservato.
Ryo annuì senza quasi pensarci, rendendosi conto solo dopo che lei non sarebbe riuscita a vederlo. “Sì. Zakuro è appena andata via. Tu sei a casa?”
Fu come se stesse tentennando: «Sì, sì, sono qua... da un po', ormai. Come ti senti?»
Perché me lo chiedi? Non sono io quello che è stato rapito.”
«Lo so, ma... niente, volevo sapere se avevi voglia di un po' di compagnia. Vuoi che venga lì?»
Lui fissò il soffitto mentre si stendeva sopra le coperte. “Il divano è un po' stretto per due.”
«Non mi stai dicendo di no.»
Shirogane rise della sua risata, prima che un rumore di sottofondo catturasse il suo udito. “Non sei da sola, vero?”
«Ehm...» poteva quasi vederla, mentre si mordeva un labbro e si arrotolava una ciocca rossa attorno al dito «Ha... ha voluto farmi una sorpresa, non pensavo sarebbe arrivato. Io...»
Ryo chiuse gli occhi: “Non fa niente, Ichigo. Va' a dormire, ci vediamo in ufficio.”
Prima che lei potesse ribattere, il suono della telefonata che veniva riagganciata la fermò.
Ichigo espirò, portandosi il cellulare contro il petto. Sentiva l'inizio del mal di testa echeggiarle nelle tempie e, come sempre quando avvertiva il suo malessere, il piccolo Masha che le si strusciava contro le caviglie, in cerca di conforto per sé e per la sua padrona.
Ichigo?” la voce di Masaya la raggiunse da fuori la porta della piccola terrazza della cucina “Va tutto bene?”
Sì, non preoccuparti... sono solo molto stanca, e mi sta venendo l'emicrania.” replicò, forse un po' troppo secca.
Problemi al lavoro?”
Oh, tu non ne hai nemmeno un'idea, pensò, superandolo con un sorriso per rientrare al caldo e bere un bicchiere di acqua.
Si strinse nelle spalle, in cerca di una risposta. “Una mia amica non è stata bene, ci siamo un po' preoccupati. Stavo chiamando per sapere come stava.”
Qualcuna che conosco?”
Quante domande, pensò nuovamente, una punta di irritazione. “No, non la conosci.”
Masha miagolò con insistenza, così lei lo prese in braccio. Non era mai andato d'accordo con Masaya, l'aveva sempre reso abbastanza evidente. Il pelo morbido e il tenue calore del suo gattino la calmarono, il ronzio delle fusa che le dava il ritmo del respiro.
Si voltò verso il suo fidanzato, che la stava guardando con quegli occhi marroni così profondi e che tanto l'avevano fatta sentire amata, un tempo. Sentì qualcosa smuoversi nel petto, e mise a terra il gatto.
Aoyama-kun?”

§§

Minto era già stata una settimana lontana dal lavoro, ovviamente. Ma erano state settimane prese per pura volontà, per ferie; non erano state forzate su di lei perché si riprendesse. Oziare non era mai stato parte del suo vocabolario, e quando le veniva imposto, diventava matta.
Per quello fu con un certo cipiglio che marciò dentro l'ufficio, quel lunedì mattina, ansiosa di poter far ripartire la solita routine e riacquistare una parvenza di normalità.
Sapeva che la sua prima meta sarebbe stato l'ufficio di Akasaka-san; era il capo, doveva parlare con lui prima di poter riprendere ufficialmente il servizio, e sapeva che lui voleva anche accertarsi personalmente che sia lei che Retasu stessero bene.
Forse era un po' più in ritardo rispetto al solito, si disse mentre scambiava sorrisi con gli altri colleghi, ma era tornata a casa propria solo la sera precedente, dopo il tempo passato nella casa rifugio, ed era stata così contenta di rivedere il suo letto da dormire oltre il suono della sveglia.
Il ritardo era anche l'unica ragione per cui Shirogane e Zakuro potessero già essere lì, già evidentemente su di giri, in piedi a discutere davanti all'ufficio del capo.
Buongiorno!” esclamò allegra, facendoli sussultare entrambi “E' possibile che qui non ci si mai un attimo di pace?”
Ryo la squadrò dall'alto, nervoso: “Cosa ci fai tu qui?”
Oggi riprendo servizio, Shirogane, ciao anche a te.”
Lo vide scambiarsi un'occhiata con Zakuro e si accigliò. “Qualcosa non va?”
No, è che... ah, Retasu, ci sei anche tu.”
La ragazza era appena comparsa dietro di loro, insieme ad Ichigo e Purin.
Minto scosse la testa: “Io non so quale sia il vostro problema, ma io devo parlare con Akasaka-san.”
Appoggiò la mano sulla maniglia della porta prima che Ryo potesse fermarla, la spalancò, e la scena che le si presentò davanti la fece gelare.
Keiichiro, infatti, appariva intento in un'importante conversazione con qualcuno seduto di fronte a lui, vista la ruga profonda tra le sopracciglia e le mani congiunte davanti al viso; questo qualcuno si era voltato sulla sedia girevole non appena aveva sentito il rumore della porta aprirsi, ed aveva sorriso.
Ciao, colombella.”
I suoni, da quel momento, divennero molto ovattati per Minto; rimase lì, con la mano sulla maniglia e il corpo un po' proteso in avanti, gli occhi sgranati e il sangue che le stava affluendo così velocemente al cervello da farle ronzare le orecchie. La voce di Keiichiro che invitava la squadra μ e Ryo ad entrare le sembrava molto lontana; l'unica cosa che poteva avvertire quasi chiaramente era la presa dell'americano sul suo polso e la sua mano leggera sulla schiena, un po' tra il sostenerla ed il fermarla. Purin bisbigliò qualcosa in sottofondo, a cui rispose Ichigo, poi fu lei a trovare la voce, un po' più alta del normale.
Cosa diamine sta succedendo qui.”
La mano di Shirogane strinse appena più forte. “E' quello che mi stavo chiedendo anche io,” ringhiò.
Keiichiro sospirò rumorosamente. “Vi prometto che la situazione è diventata chiara anche a me da pochi minuti. Se fossi stato informato delle circostanze prima, tutto sarebbe molto diverso.”
Cosa ci fa lui qui?” sibilò velenosa tra i denti Minto, ignorando del tutto la premessa del suo capo.
Kisshu si alzò, il braccio a cui lei lo aveva colpito fasciato e premuto contro il petto, tendendo l'altro verso il biondo, che lo rifiutò con sguardo glaciale. “Sono Kisshu, Ikisatashi Kisshu. Sono un agente sotto copertura del Dipartimento Speciale della PSIA, e sono parecchi anni che sto lavorando a questo caso.”
Pensavo fossimo noi il Dipartimento Speciale,” borbottò Purin, incrociando le braccia.
Sì, be', a quanto pare hanno un DS ancora più speciale,” Akasaka si lasciò andare contro la poltrona “E a quanto pare, ancora non hanno perso la brutta abitudine di lavorare a compartimenti troppo stagni.”
Vuol dire che nemmeno lei ne era stato informato, Akasaka-san?” domandò Ichigo, la voce che faceva trasparire i nervi tesi.
Che ci fosse un'indagine parallela in corso, così avanzata e così in profondità? Assolutamente no. Ne sono stato informato stamattina, quando mi ha chiamato il Segretario della PSIA e l'Agente Ikisatashi si è presentato qui.”
E come facciamo a sapere che nemmeno questa sia una trappola?” domandò Shirogane.
Ho tutti i documenti, se vuoi. E posso rispondere a qualsiasi tua domanda,” gli rispose beffardo Kisshu. “Ti ho detto anche il mio vero cognome, sei estremamente libero di mettermi nella merda, se volessi.”
Oh, trust me. Mi piacerebbe.”
Ryo.” Akasaka lo riprese, severo. “Non è il momento di mettersi a litigare. So che questo è uno shock per tutti, ma le indagini da adesso devono proseguire in modo congiunto.”
Retasu inspirò forte, agguantando la mano di Purin; la biondina, guardando l'amica, scosse la testa. “Io non ci voglio lavorare, con lui.”
Temo che non ci sia un'altra opzione, Agente Fon.”
Abbiamo lavorato mesi senza di lui, non vedo cosa cambi adesso!” insistette Ichigo.
E in effetti, si sono visti i risultati,” commentò sarcastico Kisshu “Pensavate davvero che il vostro teatrino in discoteca avrebbe funzionato se non mi fossi avvicinato io?”
Minto, a quelle parole, si irrigidì ancora di più e strinse gli occhi. “Tu... tu sapevi chi eravamo?”
Lui annuì: “La PSIA sapeva, ovviamente, della vostra investigazione. Vi controllavano, e passavano le informazioni più importanti a me. Devi ammettere, passerotto, che le chance di incontrarsi al Pure con tutta quella gente erano davvero misere.”
Anche la mano di Zakuro si strinse sull'altro polso della mora, tirandola leggermente indietro.
Cercheremo di collaborare al meglio delle nostre capacità,” concluse l'ex-modella, “Grazie per averci avvertito, Akasaka-san. Possiamo andare, ora?”
Vi passerò tutte le informazioni disponibili al più presto.”
Minto si dileguò, sentendo le pareti della stanza che si chiudevano attorno a lei e l'aria che cominciava a mancarle, tallonata dalle sue amiche. Retasu ancora non aveva detto una parola, nonostante le insistenze di Purin.
Minto!” la voce di Kisshu la raggiunse pungente alle orecchie nel mezzo del corridoio “Minto, aspetta!”
Si sentì afferrare per un braccio, ma questa volta non c'erano Shirogane o Zakuro a fermarla; usando la forza del voltarsi, centrò il viso di Ikisatashi con un sonoro e robusto ceffone che gli fece voltare la testa dall'altra parte.
Non osare toccarmi.” esalò “Tu mi hai usata. Sapevi benissimo chi ero, eppure ciò non ti ha fermato dal... dal... UGH.”
Liberò il braccio dalla sua presa, ignorando i bisbiglii degli altri colleghi e delle sue compagne, e marciò battendo i piedi a terra verso le scale.
Sarebbe andata nell'unico posto in cui sapeva si sarebbe sfogata veramente, in cui il rombo dello sparo avrebbe potuto cancellare i mille pensieri che le si accavallavano in testa.
Aprì la porta dell'armeria con slancio, noncurante del fatto che rimbalzò con un tonfo contro il muro. Prese le cuffie e una delle pistole in dotazione, combattendo l'istinto di impugnare uno dei fucili.
Non seppe per quanto tempo rimase da sola a riempire di precisi buchi le sagome di cartone, o quanti caricatori svuotò; non le importava molto, aveva solo bisogno di distrarsi, e non c'era altro modo migliore, in quel momento, di sfogare la rabbia.
Dopo un po', però, i suoi sensi già da tempo all'erta l'avvertirono di una presenza alle sue spalle.
Non ho bisogno di un baby-sitter, Shirogane-kun.” esclamò, guardando appena sopra la sua spalla.
Lui, con le mani in tasca, abbozzò ad un sorriso. “Sono solo venuto a vedere se stai bene.”
Una meraviglia,” rispose lei a denti stretti.
Poi sospirò, sentendo la tensione farle dolere i muscoli della schiena. Decise che era ora di smetterla, e si ravvivò i capelli dopo essersi tolta le cuffie.
Posso prendermi il pomeriggio libero?”
Credo che se lo siano prese un po' tutte,” le rispose franco lui “Volevo solo dirti che nemmeno io ne sapevo nulla.”
Lo so,” lei sorrise con sincerità “Non ci avresti mai messo in pericolo se fosse stato diverso.”
Non sareste state in pericolo in primis, se l'avessi saputo.”
Dovremmo saperlo, che si lavora in questo modo. Immagino che la CIA non sia migliore.”
Shirogane sorrise: “Se te lo dicessi, poi dovrei ucciderti.”
Minto rise, facendo un cenno verso i bersagli: “Vuoi sfogarti un po'?”
No, grazie,” Ryo scosse la testa “E' molto più il tuo genere di cose, quello.”
Ah, giusto, tu hai Ichigo per sfogarti.”
Aizawa.
Shirogane:”
L'allegria con cui gli fece il verso fu presto smorzata da chi si vide comparire davanti. Ryo, notato il suo sguardo, si voltò per seguirlo, assumendo anche lui un'espressione minacciosa.
E' inutile che guardi me così, è stata la tua amica ad aggredirmi,” Kisshu alzò le mani in aria, l'ironia della sua voce che certo non l'aiutava nella posizione in cui era “Sono venuto solo per parlarti, te lo giuro. Ho anche parlato con la tua amica Retasu.”
Sei fortunato che lei ha visioni più pacifiste delle mie.” borbottò Minto, incrociando le braccia al petto.
Shirogane fece un passo di lato verso di lei mentre Kisshu le si avvicinava. “Vuoi che rimanga?” le domandò.
La mora sospirò: “No, non preoccuparti. Sono circondata da armi, in fondo.”
D'accordo. Ti aspetto di sopra.”
Con un'ultima occhiata di minaccia all'altro uomo, Shirogane si allontanò lentamente, e Minto si rivolse a Ikisatashi. “Che cosa vuoi, ora? Non ti è bastato il ceffone di prima?”
Minto, io... volevo scusarmi per come sono andate le cose.”
Lo disse con un'espressione talmente afflitta che lei quasi si ritrovò a credergli.

Quando... quando Pai ha voluto portarvi via, quel pomeriggio... io dovevo stare al gioco per garantirmi la copertura, lo sai questo, no? E mentre lui vi... cercava di estrarvi informazioni, io stavo cercando di mettermi in contatto con la PSIA, ma purtroppo essere un agente della mia divisione spesso vuol dire doversela cavare da soli.”
Noi ce la siamo decisamente cavata da sole.” rimbrottò lei.
Ho corso anche un bel rischio a venire qui, oggi, ma voi dovevate saperlo e io dovevo spiegarvi.”
Combattendo contro la tentazione di cedere così alla sua storia, Minto alzò il naso per aria, inarcando le sopracciglia. “Ciò non toglie che tu ti sia comunque preso gioco di me.”
Neanche tu sei stata esattamente limpida su chi tu fossi, dolcezza.”
Ero sotto copertura!”
Io lo sono da anni.”
Avresti potuto evitare di portarmi a letto!”
Sbaglio o tutto quello che sapevi dire quella sera era sì, sì, sì?!”
Lei chiuse la bocca, arrossendo visibilmente e raddrizzando la schiena.
Quindi cosa vuoi, ora?”
Kisshu scosse la testa. “Niente, volevo solo chiarire, e farvi le mie scuse per il modo in cui siete state trattate.”
Ci vorrà del tempo.”
Lo so, colombella. Credimi, lo so.”
Lei sospirò, spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “Non posso dire di essere estasiata all'idea di lavorare con te, ma spero che almeno sarà un modo di chiudere in fretta questa faccenda.”
Kisshu sorrise, con un guizzo negli occhi dorati. “Sarà un piacere anche per me, passerottino. Ci vediamo.”
Le voltò le spalle, e Minto lo osservò andarsene senza aggiungere una parola.











(*) Secondo il sempre autorevole Google Translator, è la traslitterazione di spasibo, ovvero grazie in Russo.











E dopo ben due mesi, eccolo quaaaa *partono i fuochi di artificio*. Scusate se vi ho fatto aspettare tanto, ma ero assolutamente bloccatissima. Ringraziate i miei due moschettieri, ovvero Ria e Danya, che oggi hanno *cough cough* fatto la pressa e indotta a scrivere tutte ste pagine in una giornata sola (e chi deve studiare? xD).

Ovviamente non è venuto come speravo, ma vabbene, ormai niente lo è più. Il titolo viene da "Demons", degli Imagine Dragons, e ci sono un paio di cosucce a cui dovreste far attenzione, nel chappy, perché sono... piccoli indizi :3

Direi che vi ho detto tutto, spero che abbia soddisfatto l'attesa! 

Un bacione a tutti <3





   
 
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