Grazie di cuore a chi legge silenziosamente e soprattutto a chi legge e recensisce!! Buona lettura!
Mentre Evie riprendeva la sua vita lavorativa da dove si era
interrotta, Orlando era impegnato con le ultime riprese del film che
aveva co - prodotto, e non solo…
Neela alla fine non era stata scelta per il suo film, perché
non convinceva né l’altro produttore,
né il regista. Ma la ragazza non si era certo arresa: era
giovane e bella, con il viso dai tratti regolari, occhi verdi, lunghi
capelli mori, un fisico slanciato con le forme al punto giusto, era
determinata ed aveva grinta. Ultimamente aveva preso parte ad una
produzione, si trattava di una parodia, una sorta di collage di film
decisamente famosi, rivisitata e corretta in chiave goliardica ed
ironica; non era certo una partecipazione di spessore, ma le aveva
permesso di mettersi in mostra e di far parlare di sé, cosa
che le riusciva piuttosto facile.
In effetti, la ragazza non disdegnava di parlare della sua vita privata
e, soprattutto, della relazione con Orlando, cosa che lui mal digeriva.
Avevano già litigato più volte per questo motivo
ed anche quella sera stavano discutendo, complici le ultime
dichiarazioni della ragazza rilasciate in un’intervista a
‘In Touch’, corredata da foto discinte.
“E’ stato un colpo di fulmine…la
scintilla è scattata subito, sin dal primo
momento…è stata un’attrazione
fortissima…”- lesse a voce alta lui –
“Era proprio necessario? Non potevi usare altri termini?
Detto così sembra che siamo finiti a letto la prima
sera…”- osservò caustico.
Lei gli si avvicinò mettendosi a sedere accanto a lui.
“Non vedo il problema…ho detto la
verità…mi sei piaciuto da subito e lo
sai…la gente può pensare quello che
vuole…non sono affari miei…”-
tagliò corto in maniera sbrigativa.
“Io ero sposato…anzi, tecnicamente lo sono
ancora…e ho due bambini…”- le
ricordò.
“E quindi? Temi forse che possano leggere la rivista? Credo
preferiscano i fumetti…”-
“A volte mi chiedo se ti sforzi o se ti riesce naturale
essere
così…così…superficiale….non
voglio chiacchiere, non voglio pettegolezzi, ce ne sono stati fin
troppi…non è giusto nei confronti dei miei
figli… e nemmeno di Evie…”- la riprese.
“Ah, ecco!”- rimarcò lei alzandosi e
versandosi del vino – “…è
questo il problema…Evie, come sempre…”-
“E’ la madre dei miei figli…penso di
doverle almeno un minimo di rispetto…”-
osservò seriamente.
“Appunto, hai detto bene…tu le devi
rispetto…io non le devo nulla…”-
precisò secca.
Lui la fulminò con lo sguardo e si alzò
velocemente per andarsene. Aveva bisogno di prendere un po’
d’aria, per evitare di dire cosa che non pensava.
“Così dimostri solo che ho
ragione…”- gli fece presente.
“Pensala come ti pare…”-
“Cosa pretendi da me? Io non mi vergogno di quello che
c’è tra noi…non ci vedo niente di male
a parlarne…”- precisò.
“Non è questione di vergognarsi…sto
parlando di rispetto…non c’è bisogno di
sbandierare ai quattro venti quello che senti per me…prima
di tutto dovresti dimostrarlo a me”- rispose lui deciso,
guardandola negli occhi.
“Non te lo dimostro forse?”-
“Me lo dimostri a letto…ma non significa che sia
amore…per il resto mi pare che tu abbia una gran voglia di
pubblicità… lo capisco, sei giovane, vuoi
sfondare…ma non tollero che tu lo faccia alle mie
spalle…”- le disse tagliente.
Lei lo fissò stranita.
“Non dici sul serio…adesso sei stanco, sei
stressato per il film…farò finta che questa
discussione non ci sia mai stata…forse ho sbagliato, ok? Ti
prometto che starò più
attenta…”- gli disse più conciliante.
Lui si limitò a guardarla, senza dire nulla. Poi riprese:
“Senti, forse dovremmo rallentare…è
successo tutto troppo in fretta…e ho sbagliato anche
io…ma non è così che volevo che
andasse…io non voglio pubblicità, non voglio che
parlino di me…sono un attore, è questo che faccio
per vivere, non mi interessa che girino pettegolezzi, anzi mi
infastidisce…quindi credo che sia meglio staccare per un
po’…prenderci una pausa…”
– le spiegò con determinata calma.
“Mi stai lasciando?”- gli domandò
incredula.
“Ti sto chiedendo di prenderci una pausa…io
finisco il mio film, tu finisci di fare le tue cose, le tue interviste,
la campagna pubblicitaria che ti hanno offerto…stiamo
lontani per un po’ e poi vediamo…”-
precisò.
“Se è questo quello che
vuoi…”- riuscì solo a dire lei.
Quindi Neela recuperò la sua borsa e se ne andò,
lasciandolo solo. Ed in effetti Orlando non si era mai sentito
così solo. Era come se improvvisamente vedesse Neela ed il
loro rapporto con occhi disincantati: tra loro era scattata subito la
scintilla, questo era vero, ma si era spenta lentamente ed
inesorabilmente come un fuoco di paglia ed ora, dopo la passione, non
restava quasi niente, forse nemmeno le ceneri.
E lui cominciava a chiedersi se ne fosse valsa la pena; aveva
rinunciato alla sua famiglia, mandando all’aria il suo
matrimonio, per stare con lei, ma ora non era più sicuro di
aver fatto la scelta giusta.
Se, inizialmente, si era buttato in quella storia con
l’entusiasmo di un ragazzino, come fanno tanti uomini stanchi
della routine matrimoniale, adesso sentiva crescere in sé il
tarlo del rimorso e tutte le pecche di cui aveva accusato Evie, tutti i
suoi difetti, così come la rassicurante normalità
del loro rapporto gli mancavano.
Magari non c’era più il trasporto dei primi tempi,
mancava un po’ di pepe, di spensieratezza, ma era
assolutamente normale per una coppia che aveva dei bambini,
però di Evie era stato innamorato davvero e, forse, lo era
ancora. Con Neela, invece, era stata solo una forte attrazione, le
voleva bene ma aveva riversato sul loro rapporto aspettative troppo
alte e decisamente eccessive. Lui non era più un bambino,
era un uomo fatto ed aveva bisogno di avere accanto una donna, non una
ragazzina desiderosa di notorietà e visibilità.
Peccato che se ne rendesse conto solo adesso, quando oramai poteva
essere tardi per recuperare cioè che aveva perso…
Passarono lentamente tre mesi, nei quali Orlando si dedicò
alla promozione del film, ad interviste televisive e radiofoniche per
pubblicizzarlo, mentre Evie continuava a dedicarsi alla sua rubrica
sulla rivista. Era un periodo positivo per entrambi, che sembravano
aver riacquistato un po’ di serenità grazie ai
rispettivi impegni lavorativi.
I loro rapporti erano un po’ più distesi, ma si
limitavano più che altro ai discorsi sui bambini, non
andavano mai oltre, non si soffermavano a parlare di loro due o di
questioni personali.
Purtroppo fu il destino a farli riavvicinare, riservando una spiacevole
sorpresa ad Evie.
Suo padre, infatti, mancò improvvisamente a seguito di un
infarto. Ovviamente fu un brutto colpo per lei e per la sua famiglia,
sia lei che le sue sorelle erano molto legate al padre e la sua
prematura scomparsa segnò un momento particolarmente
doloroso per loro.
Evie cercò di farsi forza, tenendosi impegnata col lavoro ed
anche Alex ed Amy le erano di grande aiuto e la sostenevano col loro
amore e con la vitalità tipica della loro giovane
età.
Una sera, mentre era a casa da sola, dato che i bimbi si erano fermati
per la notte da sua sorella Beth in campagna, si lasciò
andare alle emozioni e pianse a lungo, forse come non le succedeva da
tempo. Piangeva per suo padre, ma anche per la fine del suo matrimonio.
E Dio solo sa quanto ne avesse bisogno. Fino ad allora era rimasta come
anestetizzata emotivamente, non aveva lasciato trasparire alcuna
emozione, ora si stava concedendo un cedimento, fisiologico e
comprensibile. In fondo aveva subito due lutti a distanza piuttosto
ravvicinata: prima aveva ‘perso’ suo marito, poi
suo padre. Ad un certo punto, sentì suonare la porta: era
Orlando. Si asciugò velocemente gli occhi e, stupita, gli
aprì.
“Ciao…come mai qui? I bambini non ci
sono…si fermano da mia sorella per la
notte…”- precisò svelta, con
l’aria smarrita.
“Si, lo so…Alex mi ha chiamato e me l’
ha detto…visto che eri sola ho pensato che avessi bisogno di
compagnia…”- e rispose sorridendole dolcemente.
Ovviamente non gli erano sfuggiti i suoi occhi lucidi e
l’aria stanca. L’aveva vista piangere solo due
volte, lacrime di felicità però, in occasione
della nascita dei loro bambini. L’aveva sempre accusata di
essere fredda, ma ora che la vedeva indifesa le faceva una gran
tenerezza.
“Mi fai entrare? Fa freschino qui
fuori…”- riprese lui.
“Ah si, certo…scusa…”- gli
rispose, facendolo entrare in casa – “Che hai
lì?”- riprese, riferendosi alla busta che aveva in
mano.
“Solo alcuni generi di conforto primari…I tuoi
biscotti preferiti, quelli al cocco e nocciola…e una
bottiglia di whiskey…”- le rispose sornione.
“Da quando il whiskey è un genere di conforto
primario?”- gli fece eco lei sorridendo.
“Che io sappia da sempre…!”- rispose
vispo, andando con disinvoltura in cucina e prendendo due bicchieri.
Quindi si misero a sedere in salotto, davanti al camino acceso. Erano
entrambi un po’ impacciati, da tempo non condividevano
un’atmosfera così intima, rassicurante ed anche
familiare, per molti aspetti.
Orlando versò un po’ di whiskey nei bicchieri,
quindi le porse il suo.
“Non credo sia il caso…io reggo poco
l’alcol…”- tentennò lei,
esitando a prendere il bicchiere.
Lui la guardò e fece una smorfia piuttosto buffa.
“Oh andiamo…prendi e bevi…prometto che
non mi approfitterò di te…”- aggiunse
in maniera solenne.
Evie gli sorrise e finalmente afferrò il bicchiere.
“Molto bene…allora, alla
nostra!…”- esclamò lui, prima di bere
tutto in un sorso, salvo poi sbizzarrirsi con una serie di smorfie,
cosa che fece ridere di gusto Evie.
“Ehi…non vale…tu non hai ancora
bevuto…forza!…La bottiglia è ancora
piena e la serata è lunga…”- la
ammonì.
Lei non gli rispose, ma bevve a sua volta, quindi ripose soddisfatta il
bicchierino sul tavolino.
“Oh, adesso ci siamo…”-
osservò lui.
Quindi rimasero in silenzio alcuni istanti, semplicemente godendosi
quel momento di inaspettata armonia fra loro e ritrovata
complicità. Lui la osservava furtivamente, di tanto in
tanto, ma ancora non parlava. Alla fine, si decise a chiederle quello
che gli premeva sapere.
“Come stai?”-
Lei spostò lo sguardo su di lui, con
un’espressione indecifrabile.
“Così…”-
“Mi è dispiaciuto tanto non poterci
essere…ho provato a tornare, ma il volo è stato
ritardato, ho cambiato destinazione per cercare di trovare una
coincidenza ed arrivare in tempo ma non ci sono
riuscito…”- le spiegò mortificato lui,
riferendosi al fatto che non aveva potuto presenziare al funerale, in
quanto bloccato in Europa per la promozione del film.
“Non importa…non ti preoccupare…i fiori
che hai mandato erano stupendi…e anche il
biglietto…sai scrivere delle cose così belle a
volte…”- gli rispose sinceramente grata.
“Bè, se lo dici tu che sei sempre stata la
scrittrice di casa, è di sicuro un bel
complimento…”- osservò sorridendole.
“Ti accontenti di poco…”-
“Non direi…”- precisò lesto,
quindi si versò altro whiskey ed aggiunse: –
“…hai fatto bene a riprendere a
scrivere…mi è piaciuto molto l’articolo
che hai scritto sulle elezioni americane…disincantato,
obiettivo, chiaro…”-
Evie rimase di stucco: non si aspettava certo che lui leggesse la sua
rubrica. Tuttavia, quel complimento le fece un enorme piacere.
“Leggi le mia rubrica?”- domandò
incredula.
“Certo! Perché? Non posso? Compro il giornale come
tutti gli altri e lo leggo…”- le rispose
disinvolto.
“E’ solo che…bè, non mi
aspettavo che leggessi i miei articoli…mi sembra un
po’ strano vista la nostra situazione…tutto
qui…”- rispose, spostandosi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio, come era solita fare quando era nervosa. E
la cosa ovviamente non sfuggì ad Orlando, che
però preferì far finta di niente.
“Strano? Boh…non so, non ci ho mai pensato in
questi termini a dir la verità…quindi deduco che
non andrai a vedere il mio film…”-
“E se invece l’avessi già
visto?”- rilanciò lei.
A questo punto fu lui a fissarla con aria incredula.
“Davvero?”_
In tutta risposta lei ridacchiò divertita.
“No…in realtà no…ma non
è detto che non lo faccia…”-
precisò – “…versane ancora
anche a me per favore…”-
Lui non se lo fece ripetere due volte e la accontentò.
“Mi farebbe piacere se andassi a vederlo…magari
non portarci i bambini, perché non è proprio
adatto a loro…però, se hai tempo e non sai cosa
fare, fai un giro al cinema…mi piacerebbe sentire la tua
opinione…”- le disse sincero.
“Perché se qui?”- ripose lei,
guardandolo negli occhi e cambiando repentinamente argomento.
“Te l’ ho detto…sapevo che eri sola a
casa…immaginavo che non stessi granché bene e ho
pensato che ti servisse compagnia…”- le
spiegò.
“Lei sa che sei qui?”- gli domandò
diretta, riferendosi a Neela.
Lui ci pensò un attimo prima di risponderle. Voleva dirle la
verità, ma al contempo non voleva correre il rischio che lei
fraintendesse il motivo della sua visita.
“Ci siamo presi una pausa…ultimamente non andavamo
nella stessa direzione…”- tagliò corto.
E lei non indagò oltre. Aveva pur sempre davanti
l’uomo che aveva amato con tutta se stessa per più
di dieci anni, era impensabile per lei mettersi a consolarlo e ad
incoraggiarlo, tra l’altro proprio in un momento in cui lei
per prima aveva bisogno di consolazione.
Quindi lui si alzò ed osservò alcune foto che
campeggiavano sul camino. Foto di famiglia, di loro due insieme, ma
soprattutto fotografie dei loro figli.
“Sai, non ho mai capito una cosa…”-
buttò lì.
“Cosa?”- gli chiede curiosa.
“Perché Alex non vuole mai
vedermi…intendo, perché si rifiuta di vedermi in
televisione e di guardare i miei film…non ha mai nemmeno
guardato i Pirati dei Caraibi…e pensare che quando
l’ ho girato speravo un giorno di farlo vedere ai miei
figli!”-
“Non fare così…”- gli disse
ridendo – “…e comunque, se
può consolarti qualche settimana fa ha visto il primo
episodio della trilogia…”-
“Allora c’è speranza!”-
esclamò soddisfatto e sollevato.
“Non è che non voglia vederti o rendersi conto di
quello che fai…ma per lui sei solo il suo papà,
un papà che lavora e che va spesso all’estero per
lavoro…il resto non gli interessa…rifiuta i tuoi
film perché sa che sono quelli a tenerti lontano da
lui…”- gli spiegò
semplicemente…comunque adesso ha nove
anni…è un ometto…comincia a
metabolizzare meglio le cose…”-
“Amy però non ha mai fatto
così…eppure è più
piccola…”-
“Amy è diversa…non ha lo stesso
carattere di Alex…lei è solare, sempre
allegra…affronta tutto con spensieratezza e spero tanto che
si mantenga sempre così…sono diversi
Orlando…non puoi pretendere che si comportino allo stesso
modo, né devi trattarli ugualmente…ognuno di loro
va preso in maniera diversa…”- gli fece notare, ma
non con un intento da saputella o da maestrina, bensì con
tenera delicatezza.
“Mi dici come fai?”- le chiese disarmato.
“A fare che?”-
“Quello che fai”- rispose lesto –
“…qualsiasi cosa fai ti riesce bene…sei
sempre sicura, sempre decisa…sai sempre esattamente cosa
fare…non so come ci riesci…è una cosa
che ti ho sempre invidiato…sei così in tutto,
come scrittrice, giornalista, come madre…”-
osservò.
“E’ davvero così che mi vedi? Sicura e
controllata?”-
Lui annuì, mentre lei scosse la testa, sorridendo incredula.
“Sbagli…io non sono così…e
di sicuro non è vero che qualsiasi cosa faccio riesce
bene…guarda noi due…”-
commentò sarcasticamente.
“Bè, eravamo in due…anch’io
ho la mia parte di errori…”- la
rassicurò lui.
“Invece comincio a pensare di no…voglio dire,
comincio a capire perché hai detto che ti sentivi sempre
inadeguato e sotto esame…mi spiace, non era quello che
volevo…”- osservò tristemente,
ricordando le accuse che lui le aveva mosso durante la loro ultima
discussione, dopo l’incidente della doccia. L’alcol
le aveva sciolto la lingua…
“Ma no, no…”- si affrettò a
precisare lui, andando a sedersi accanto a lei –
“…senti, lascia stare quello che ho detto
l’altra volta…ero arrabbiato, ma non lo pensavo
davvero…ho esagerato…in fondo se non ci fossi
stata tu in questi anni, mentre io ero via, i bambini non sarebbero di
certo cresciuti così bene…ho sbagliato tanto
anch’io…ti ho accollato anche la mia parte di
responsabilità come genitore e non è stato giusto
da parte mia…”- le spiegò accorato.
“Perché non me l’ hai mai detto?
Perché non mi hai mai detto come ti sentivi?”- gli
chiese lei in un soffio.
“Non lo so…”- ammise sincero –
“…forse perché non volevo mostrami
debole o insicuro…non so…”-
Evie restò in silenzio alcuni istanti, come per riordinare
le idee, quindi riprese:
“L’unico motivo per cui pensavo di poter affrontare
qualsiasi problema, per cui sembravo così
forte…era averti al mio fianco….”-
aggiunse poi sinceramente con gli occhi lucidi.
Orlando non rispose, e non riusciva nemmeno a guardarla negli occhi,
tanto era lo stupore e l’emozione che sentiva dentro. Aveva
l’impressione che quello potesse essere il momento giusto per
dirle tutta la verità, per farle capire che era pentito di
quello che le aveva fatto, ma temeva di rovinare tutto.
Erano vicinissimi e lei d’istinto gli carezzò un
braccio, attirando la sua attenzione. Finalmente incontrò i
suoi occhioni nocciola; si fissarono per alcuni istanti e poi si
baciarono. Fu un bacio dolce e delicato, che racchiudeva in
sé le emozioni più differenti, come succede a chi
sta insieme da sempre e si conosce alla perfezione.
Lei si staccò da lui e si alzò in piedi,
tendendogli la mano perché la seguisse. Insieme salirono le
scale e si ritrovarono nella loro camera da letto. Orlando era
piacevolmente confuso e stupito; non si aspettava certo che le cose
potessero prendere quella piega, ma non aveva nessuna intenzione di
fermarla. Era come se la rivedesse per la prima volta, come se avesse
di fronte la Evie che aveva conosciuto a quella festa, la stessa
ragazza spontanea e piena di vita. Lei percepì il suo
smarrimento e gli si avvicinò, carezzandogli lievemente una
guancia; poi lo guardò negli occhi, prima di baciarlo
nuovamente, ma stavolta lui la fermò. La osservò
a lungo, carezzandole il viso ed i capelli, quindi la baciò,
con tutto il desiderio e l’amore che si era ostinato a
reprimere in quei mesi. E lei lo stringeva a sé, ricambiando
con altrettanto trasporto ed accarezzandolo piano, lentamente, con
amorevole dedizione
La fece stendere sul letto ed iniziò a spogliarla piano e
con attenzione, mentre lei gli sfilava via il maglione. Una parte di
lui gli suggeriva di fermarsi finché era in tempo, di non
lasciarsi guidare dall’impulso, ma l’altra parte
più istintiva aveva preso il controllo. Voleva stare con lei
e farci l’amore, come se non fosse successo niente, come se
quei mesi d’inferno, di litigi ed incomprensioni fossero
stati solo un incubo. Voleva sentirsi nuovamente sicuro stretto a lei,
amato e coccolato. La baciò a lungo, con passione e
disarmante tenerezza, toccandola sapientemente; si muoveva sicuro sul
suo corpo, quel corpo che conosceva bene, mentre lei assecondava i suoi
movimenti e non smetteva di cercare le sue labbra.
Fare l’amore con lei era assolutamente coinvolgente e
totalizzante, ed era stato così fin dalla prima volta; da
subito avevano saputo creare un’intesa perfetta, avevano
raggiunto un’intimità profonda, che non si
misurava solo col sesso, ma che andava oltre, e che era fatta di
sguardi, gesti, parole appena accennate.
Dopo quella dolce lotta, rimasero entrambi senza fiato, distesi
l’uno vicino all’altra. I loro stati
d’animo, però, erano ben diversi: mentre Orlando
era al settimo cielo, convinto che finalmente le cose fossero tornate a
posto, lei, invece, sembrava assente. Non era stata assolutamente
meccanica, anzi, l’aveva sentita reattiva ed appassionata,
come non era da tempo con lui, ma pareva quasi a disagio ora.
Tuttavia, non volle guastare quel momento di ritrovata quiete,
preferendo tenere quell’impressione per sé. Si
accoccolò meglio contro di lei e si addormentò
profondamente.