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Autore: Geneviev    22/11/2008    0 recensioni
Sciocca ragazzina, intrappolata dal tuo misero destino... soffrire sotto le mani di quei bruti. No, altre braccia ti attendono.
Senti il verso di quel gufo là fuori nella notte? Non lo sentirai più.
Genere: Dark, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Baci oscuri'
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E’ quel ragazzo con i capelli biondi, che ti ha fatto venire i lividi sulle braccia, sulle tue tenere e pallide braccia.

Sbatte la porta dietro di sé e si avvicina con passo pesante, famelico come una belva. Il cuore ti balza alla gola, facendoti fremere per lo sgomento. E quando vedi la luce riflettersi sulla lama del pugnale che estrae, inizi a tremare. Soffrirai. Preghi solo di riuscire a sopportarlo, o di morire prima che faccia troppo male da non riuscirci.

Taglia la fune che lui stesso ti ha stretto attorno ai polsi sottili e ti afferra per la gola, facendoti sbattere la nuca contro il muro grezzo. Mugugni, preghi.

"Ora sei mia" mormora con cattiveria. Abbassa la lama sulle tue gambe, e con essa scosta il tessuto della gonna strappata, ma prima che possa sfiorare la tua pelle…

Afferrato per la giacca, viene sbalzato indietro. Sbatte contro la parete opposta in un urto violento. Si sente un suono sinistro di ossa spezzate. Rimane qualche secondo appoggiato al muro, le ginocchia appena piegate. Gli occhi sbarrati nel vuoto. Un sibilo invisibile gli sfugge dalle labbra, insieme alla vita.

Poi scivola a terra, mostrando dietro di sé una scia di sangue rosso. Il suo cranio è fracassato, probabilmente anche la spina dorsale è spezzata.

C’è terrore nei tuoi occhi verdi, ancora più di prima. Ti spaventa e rivolta l’odore di sangue che cola dalla parete sudicia. Hai paura di respirare.

Mi volto a guardarti, senza più curarmi di quell’inutile sacco di carne inanimata, e tu posi lo sguardo sulla mia figura. Tremi.

Senti che stai per svenire, che i sensi ti abbandoneranno da un momento all’altro, per la fame, la stanchezza e il panico, ma non riesci a chiudere o distogliere gli occhi dal mio viso. Non ti devi inquietare… capita sempre così.

Ti porgo la mano e, con evidente dubbio negli occhi, tentenni guardandola, come senza capire. Poi poggi la tua candida e piccola mano sopra la mia. Sei così calda, così bella.

Ti tiro su con uno strattone, con veemenza, facendoti finire fra le mie braccia. A malapena ti reggi in piedi. Ti prendo in braccio. Il tuo terrore cresce a ogni istante. Hai più paura di prima, e fai bene ad averne.

"Chi siete?". Un sussurro ti sfugge dalle labbra, mentre con gli occhi socchiusi mi osservi, la testolina poggiata alla mia spalla.

"Raphael Lefebvre" rispondo in un sussurro ancora più basso. La mia voce ti ferisce l’anima, facendoti rabbrividire. Le tenebre ti abbracciano. Ti poso su quella branda di legno scadente. Sei seduta, i tuoi piedi nudi sfiorano il pavimento di fredda pietra, mentre ancora ti abbraccio, e mi siedo affianco a te.

"Come ti chiami?". So il tuo nome, ma voglio ascoltare il suono della tua voce mentre esce dalle tue labbra morbide e rosee, e dolcemente compone una sola parola piena di calore.

"Alisha".

"Mi ami, Alisha?".

Ti guardo mentre un’emozione mista di paura e consapevolezza cresce nei tuoi occhi grandi e verdi. Sento il tuo respiro bollente, frenetico. Il battito del tuo cuore aumentare il ritmo, che incalzante mi tuona nelle orecchie come un tamburo prima della battaglia. Le tue labbra schiuse sono morbosamente sensuali. Capisco perché quegli uomini ti hanno scelto per i loro immondi scopi.

Sai che stai per morire, mia adorata? Non so quanto riuscirò a resistere ancora. I miei occhi freddi fissano la pelle candida della tua gola, vedevo i sottili e fragili filamenti delle tue vene colorate.

Posso avvertire il fiume di sangue che pompa dentro il tuo corpo, sfreccia in quei tubicini molli al ritmo incalzante del cuore sempre più potente. Oh… ti ucciderò brutalmente, lo so.

Quel fluido rosso deve essere mio, il tuo sangue mia diletta, nutrirà il mio essere. Le mie labbra quasi ti sfiorano. Poi guardo i tuoi occhi lucidi e languidi, mentre rimani abbracciata a me.

"Si" mi rispondi con un filo di voce, tremula per l’angoscia che ti arreco, e il tuo corpo diventa sempre più caldo. Hai firmato la tua condanna mia delizia, ora, morirai.

Succede tutto troppo velocemente perché tu possa accorgertene. Affondo i miei denti affilati nella carne, trapassando la tua pelle. Già mi formicola la bocca al pensiero del tuo sangue che lambisce la mia lingua, mi accarezza gradevolmente per poi scivolare nella mia gola.

Un grido sorprende il silenzio della stanza, il grido che ti scaturisce dalle labbra. Ti aggrappi a me, come fossi il tuo amante, mentre io bevo dal tuo corpo.

Ogni muscolo di te è rigido, teso come le corde di un violino. Hai paura di muoverti, ti farebbe troppo male. Con un braccio ti stringo contro il mio corpo, e con una mano tengo la tua testa, che perfettamente posa sul mio palmo.

Aspetto che ti rilassassi, per ucciderti pigramente. Piano, ho scostato le labbra sporche del tuo sangue dal tuo collo nudo e ferito e, molto lentamente ti abbandoni a me, come se ti avessi tolto ogni volontà.

Sdraio il tuo corpo sul letto e mi metto gattoni sopra di te, insinuo di nuovo la mia bocca sulla tua gola e affondo i denti aguzzi. Ancora fremi di dolore, ma presto torni a essere il mio fantoccio.

Inizio allora a bere avidamente il tuo sangue. Caldo e appagante scivola dentro di me, rendendomi compiaciuto, eccitato, folle.

Mi nutro della tua linfa vitale e dei tuoi pensieri in punto di morte, diventano pian piano più forti, più potenti.

Vedo i tuoi ricordi passarmi davanti agli occhi affamati, ripercorrendo con te l’arco della tua misera esistenza. Una ragazza bella e delicata, intrappolata in una realtà grigia e meschina, attanagliata dai morsi della fame e della povertà che dilaga per la società infame.

Lentamente i tuoi pensieri diventano più intimi, colorati di un dorato pallore e c’è profumo delle fragole selvatiche che costellano il verde dell’erba in primavera. Il tuo candore risplende come i raggi della luna piena sulle corolle dei fiori lattei, il respiro dei tuoi sogni è lieve come il tocco delle ali di angelo bambino.

Tutto mi cola giù per la gola, imbrattando di crudeltà malefica quelle emozioni gentili. Ti faccio un torto forse, strappandoti dalla vita, tu, dolce musica di poesia, in quel modo così brutale? O forse, ti sto piuttosto salvando da una vita di sofferenti piaghe e sacrifici, rendendoti una martire nel fiore degli anni?

No, sono un peccatore, mia diletta... un peccatore della peggior specie. E’ inutile che io cerchi di redimermi con questi inutili pensieri. Ti uccido. Succhiandoti ogni goccia di sangue.

Ora sei fredda, pallida, morta. Una lacrima è imprigionata dalle tue ciglia folte e scure, le tue labbra socchiuse rimangono comunque bellissime, anche nella morte.

Adagio delicatamente la tua salma all’asse di legno, posando le tue mani sottili al tuo grembo. Passando una mano gelida sul tuo tenero viso, chiudo i tuoi occhi verdi, per sempre.

Cosi rimani immobile in quella stanza lugubre, sdraiata nella posa del sonno eterno, delicatamente fasciata dal tuo vestito di grezzo tessuto scuro. La sola compagnia del cadavere del ragazzo che ha cercato di violarti. Ti osservo, ti adoro, poi ti abbandono.

E’ successo tutto in modo molto violento a dire la verità, non c’era nulla di romantico. Veloce e scialbo. Ho agito d’istinto, prendendoti subito e rubandoti ogni goccia di vita, appagandomi di te, e tu hai semplicemente detto… sì, di amarmi.

Ho agito d’istinto, ma questa… è la mia natura, mia bellissima.

E’ rimasto solo il silenzio, sciocco e insano silenzio.

 

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Ogni riferimento a cose e persone è casuale. In realtà, non c’è alcun riferimento a niente.

   
 
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