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Autore: tassa_mangiona    19/01/2015    0 recensioni
Xena è una ragazza normale, con una famiglia normale, degli amici normali.
Insomma una vita normale.
Da quando arriva Dylan sogni strani la tormentano e lei dovrà scoprire la sua vera identità.
Chi è Xena?
Chi è in realtà?
E perché fa quei sogni?
PS Se trovate qualche accenno a libri o film è perché mi sono ispirata. Ma le idee sono principalmente di mia invenzione.
Buona lettura :)
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa: 'sto capitolo è lunghissimo. Vedete di commentare in tanti perché me lo sono meritata :) Buongiorno giovane Xena. Mi salutò Drago. Ciao Drago! Gli sorrisi altre nozioni di galateo draghesco? Scherzai. Mi sentivo di buon umore quel giorno. Drago inclinò la testa, probabilmente stupito di tutta quella mia voglia di "imparare", per così dire. Come mai tutto questo entusiasmo? Il suo tono spense la mia fiamma di euforia. "Antipatico" borbottai. "Oggi è il mio compleanno e sono contenta" raccontai a voce, preferivo il metodo tradizionale a quello telepatico. Quanti anni compi? Mi domandò "14, anche se lo dicevo anche prima". Drago si sedette e senza neanche farmi gli auguri -che cafone!- iniziò a raccontarmi altre particolari informazioni sul popolo dei Draghi. Devi sapere giovane Cavaliere e già lì sbuffai, non ero Cavaliere ma lui continuava ad affibbiarmi quel nomignolo che i Draghi hanno due nomi. Uno -che è quello con cui voi umani li chiamate- è quello più diffuso. Poi ce n'è un altro che conoscono solo quelli della stessa razza. È un nome più privato che ci dà onore. Poiché lo si ottiene dopo aver fatto qualcosa di importante. Se tu chiedi a un drago il suo vero nome, lo stupirai e otterrai il suo rispetto. Mi spiegò e io rimasi incantata, come ogni volta che lui mi spiegava qualcosa. "Qual è il tuo vero nome?" Osai chiedere. Generalmente era sempre irremovibile sul non dirmi il suo nome ma tentai lo stesso. Tra i draghi mi conoscono come Vento d'Inverno. Il suo sguardo si fece lontano come se stesse ricordando tempi passati. La lezione è finita. Sentenziò in modo brusco e con un potente battito d'ali spiccò il volo. Potei giurare di aver visto una solitaria lacrima cadere dal suo occhio mentre balzava in aria poi tutto si offuscò e io mi ritrovai a casa,nel mio letto. Fortunatamente era sabato e non dovevo svegliarmi presto. Mi stiracchiai e assicurandomi di essere sveglia e pronta alla luce accecante aprii gli occhi. Non l'avessi mai fatto! Davanti a me si presentarono mio padre, mio fratello, Miles, Alaska, Dylan, Fenix e Noah. In mano tenevano palloncini e quei cosi che sparavano coriandoli. Gridai per lo spavento e rotolai giù dal letto, ridacchiai e mi rimisi in piedi mentre la mia famiglia si metteva a cantare la canzone di compleanno. Finita la canzone Miles urlò "oh oh voglio fare una cosa che ho visto in un film americano!" E spiegò a tutti come funzionava: ognuno mi doveva dare una pacca sul sedere in base agli anni che avevo. 14 anni, 14 pacche. Il mio sorriso vacillò. Due pacche ciascuno. Per primo arrivò mio padre che sghignazzando come un bambino mi diede due pacche e mi baciò "auguri cipolla" mi sussurrò. Poi toccò a tutti gli altri e io mi sentii sempre più in imbarazzo ogni secondo che passava. Quando toccò a Dylan e a Noah stavo per esplodere, lanciai uno sguardo truce a Miles che se la rideva con Alaska. Quei due erano in combutta. "Adesso posso darmi una sistemata o avete in mente un'altra geniale idea?" Chiesi sarcasticamente. Tutti uscirono dalla stanza tranne Noah che mi guardò con occhi dolci, si avvicinò e mi diede un bacio "auguri piccola" mi sussurrò e mi sentii sciogliere. Tra le mani mi ritrovai una scatoletta, come quelle scatolette con l'anello di fidanzamento. "Sicuramente non è un libro" sghignazzai, lui mi incitò ad aprire la scatoletta e con le mani tremolanti lo feci. All'interno c'era un bellissimo anellino sottile con una piccola pietra -diamante probabilmente- incastonata dentro. Iniziai a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua "N-Noaaah" balbettai "OMIIODDIO NOAH È BELLISSIMO" strillai saltandogli addosso, poi cambiai reazione "ma non dovevi" mormorai, sentivo i sensi di colpa "chissà quanto ti sarà costato" mi venne un infarto a immaginare il prezzo. "Non ti preoccupare" mi avvisò "é stato il mio amore per te a pagare" parlò in tono melodrammatico. Scoppiammo entrambi a ridere, avevamo imparato stando assieme che non eravamo tipi sdolcinati quindi quando accadeva qualcosa di eccessivente mieloso, ridevamo. "Ieeeeena" mi chiamò mio fratello "spicciate!" Ogni tanto usava quel tono da napoletano che mi faceva ridere "arriiiiiivo" urlai imitando Aldo (Aldo, Giovanni & Giacomo). Noah se ne andò e io mi cambiai in fretta. Scesi le scale di corsa e scoppiai a ridere vedendo tutte le persone più care a me che sbavavano di fronte alla mia torta al cioccolato. "La fetta più grande è mia" sentenziai. Mangiammo in allegria chiaccherando del più e del meno, dopo infinite partite alla Wii -dove stracciai tutti- arrivò il momento dei regali. Noah il suo me l'aveva già dato ma gli altri no. "Da quale inizio?" Chiesi. Nessuno si fece avanti -come al solito- "ragazzi calma eh" scherzai. "Dal mio" parlò mio padre. Scartai il regalo impacchettato a mano -come piace a me- e rimasi lì a fissare il mio regalo a occhi aperti. Quando mi tornò l'uso della parola iniziai a strillare come una matta saltellando di qua e di la. Era la felpa che ormai chiedevo da mesi! La felpa con il cappuccio a forma di panda. Poiché mio padre era dall'altra parte del tavolo, balzai sul mobile e ricoprii di baci mio padre. Lui rideva e ben presto anche gli altri scoppiarono a ridere. Quando mi passò il fiatone dell'emozione presi il secondo pacco, quello di mio fratello. Anche quello era incartato a mano. Scartandolo non credetti ai miei occhi, li sbattei qualche volta credendo fosse un'illusione. Ma il maglione era ancora lì con il fiero Grifone rampante. Eh già, era la felpa dei Grifondoro. Mi misi una mano al cuore, che batteva all'impazzata "un infarto volete farmi venire! Ammetetelo!" Ansimai. "Be ma ti piace?" A volte dubitavo dell'intelletto di mio fratello. Altro che genio! "Credo le piaccia così tanto che non riesce a parlare" provò a dire Noah. "Ahhhh" mio fratello capì. "Time out" gesticolai "devo riprendermi" e tutti continuarono a mangiare la torta. "Okay! Il prossimo?" "Io sorella" parlò Alaska. Aprii il suo regalo e vidi una bellissima maglietta stile Colpa delle Stelle con scritto Best Friend "guarda qui" Al spalancò la sua felpa e mi mostrò che anche lei aveva la stessa maglietta. Iniziammo a saltellare l'una intorno all'altra in preda a una crisi di stupidera acuta. Era il turno di Miles. Dal sacco si notava indubbiente che erano libri, strappai con cura la carta trattenendo il respiro. Il figlio di Nettuno, Il marchio di Atena e La casa di Ade si presentarono davanti a me. "Uaaaaaaaa" ululai come una sirena. Abbracciai Miles talmente stretto che lui si agitò tutto boccheggiando un "soffoco". Quando lo mollai era viola ma sorrideva. A quanto pare stavamo facendo una gara di sorrisi perché tutti sorridevano come degli ebeti. Allora misi il muso e tutti quanti mi imitarono "Cos'è? Siete uno specchio?" Ironizzai. Mancavano il regalo di Dyl e Fenix, "bisogna precisare..." parlò Fenix "che questo è un regalo metà da parte nostra metà da parte loro" indicò Noah, Miles e Alaska. Il pacco era enorme e pesante, lo tirai piano fuori dal pacco e mi vennero le lacrime agli occhi mentre scoprivo cos'era. Era una bellissima scatola di legno su cui erano attaccate in maniera eccellente -non si potevano staccare- una foto con i miei amici e intorno c'erano bellissime frasi prese dai libri. Sopra la scatola inoltre c'era un grosso cuore su cui -riconobbi la scrittura- Akaska aveva scritto Best friend. All'interno della scatola, oltre a esserci altre foto c'erano tanti, ma tanti dolcetti. Dai cioccolatini ai marshmallow, sentii l'acquolina in bocca. "Grazie ragazzi" ci volle molta della mia buona volontà per non piangere. Abbracciai tutti quanti e mi sedetti -realizzata- sul divano. La festa continuò e io mi presi un'altra fetta di torta e mi scolai mezza lattina di te alla pesca. "Muoviti" bisbigliò qualcuno "daglielo". "No" Mugugnò. "Xena" cantilenò Fenix "Dyl ha un regalo per tee". Dylan fissò storto la sorella che sorrideva soddisfatta "tieni". Il regalo non era impacchettato e sentii venirmi il diabete solo a guardarlo. Tante piccole meringhine mi stavano chiamando. "Va bene il cioccolato" dissi "i marshmallow" continuai "posso resistere e non farmi venire il diabete. Ma questo" indicai il pacchetto "questo no. Non dovevi. Diventerò iperattiva con queste" non provai neanche a manifestare la mia gioia sapendo che Dylan poteva leggere le emozioni. Lo abbracciai stretto stretto poi mi risedetti sul divano, volevo ammirare la mia scatola. Sopra la scatola c'era un'unica foto che ci raffigurava tutti assieme, tranne Noah, in effetti notai che Noah non era presente in nessuna delle foto e m'intristii un poco. Tutte le foto erano state scattate il giorno in cui eravamo usciti tutti assieme e ci eravamo messi a farci i selfie. Ridacchiai ricordando come ci eravamo divertiti. Quel giorno poi, avevo spiegato a Dylan la mia mania delle foto per la rubrica e lui aveva accettato di farne una assieme a me. Quando mi aveva stretta a se per i fianchi -ricordai- mi ero sentita così felice... "ma a che cavolo pensi Xena?" Mi dissi "hai Noah". Mi schiaffeggiai la mano spazzando via i miei pensieri impuri. "Ma Noah cosa ti ha regalato?" Alaska si era seduta accanto a me. Le mostrai la mano su cui avevo infilato l'anello e lei prese ad agitarsi attirando l'attenzione di tutti i presenti che accorsero per vedere l'anello. Dylan invece se ne rimase in disparte a bersi mogio il suo bicchiere di Coca Cola. Mi dispiaceva per lui ma non capii quel repentino cambio d'umore. Passammo la mattinata in tranquillità e quando fu ora di pranzo mio padre si sbizzarrì. Antipasti: bruschette e salumi. Primo: lasagne. Secondo: arrosto. Contorni: patate fritte e insalata. Dolce: tiramisù e pasticcini vari. Frutta: macedonia. A fine pasto qualcosa era sicuramente avanzato ma eravamo tutti sazi e felici. Verso le tre gli ospiti iniziarono ad andarsene e così, io e i fratelli Frost (Dylan e Fenixia) andammo al Dormitorio 1 per aspettare i nostri amici con cui dovevamo andare a fare shopping. Per l'occasione andai in crisi non sapendo quale maglione indossare. Alla fine optai per Grifondoro, conoscendo Sharon si sarebbe messa a ridere vedendomi vestita da panda. Coprii il tutto con un giubbotto perché fuori faceva freddo. Poiché ero sulla bici di Dylan non feci il minimo sforzo, mi godetti il viaggio e il tempo del viaggio si dimezzò. "Ehilaaaaa" sentii qualcuno gridare. Era Rhyse che agitava la mano. Assieme a lei c'era Sharon e due ragazzi -un maschio e una femmina- di colore. Quando si presentarono scoprii che la ragazza si chiamava Marisol detta Sol e il gemello era James detto Jamie e avevano 16 anni. "Dove andiamo?" Mi chiesero, ero io la guida. "Pff.Che brutto Mondo... tutto asfaltato" borbottò Sharon, la solita. La presi sottobraccio "ti stupirai di quante cose belle ci siano" come guida turistica non potevo far fare brutta figura al mio mondo. "Il posto dove voglio portarvi si chiama Rosa Blu ed è gestita da una famosa stilista che si è trasferita qui per avere un po di relax. Se si cercano bei vestiti si trovano sicuramente lì". Tutti mi seguirono e tra urla e scherzi arrivammo alla boutique. Durante il cammino Dylan e i due gemelli stettero in disparte a confabulare tra loro, spesso mi guardarono ma io cercai di non farci caso. Quando entrai sentii lo scampanellio di una campanellina, da una porta -il magazzino- una voce parlò "Rosieee. Pensaci tu". Una giovane donna dai folti capelli marroni, carnagione abbronzata e occhiali dalla montatura nera si avvicinò a noi. "Come posso aiutarvi?" Ci chiese. "Stiamo cercando dei vestiti per un ballo" spiegai "anche per loro?" Indicò Dylan e James. "Oh no" risposi vedendo Dylan scuotere la testa. "Cosa odono le mie orecchie" una donna spuntò dal magazzino. Capelli neri, occhiali rettangolari e stretti poggiati sulla camicetta. Addosso portava un foulard. Era lei la donna che stavo cercando. "Sei proprio tu ma cherie" sorrise la donna avvicinandosi a me con passo regale, come se fosse su una passerella. "Senà" pronunciò il mio nome con accento francese trasformando la "x" in una "s". "Si sono io" sorrisi cordialmente "Rosie tu peu aller" riuscii a capire cosa disse "oui madame" rispose Rosie. "Vestiti da ballo uh?" Il suo accento si sentiva forte e chiaro "venite" disse portandoci nel reparto abiti. "Belli sono belli ma non potevamo pensarci prima? Domani è la festa se non troviamo il vestito giusto?" Era stata Fenix a parlare "oh cherie. Qui troverete il vestito parfait" rispose Madame Boulevarde. Quando arrivammo al reparto abiti da sera dopo il reparto foulard, borse, scarpe, pantaloni Madame Boulevarde ci scrutò una per una. "Che sta facendo?" Sharon borbottò rivolta a me, cercando di non farsi vedere dalla stilista. "Je suis en train de... no no. Italiano. Sto cercando il colore adatto a voi" a quanto pare la signora stava cercando di parlare l'italiano ma le veniva un pò difficile. Mentre cercava fra gli abiti quelli con il colore giusto gli altri si misero a chiaccherare mentre io fui costretta a intrattenere una conversazione con Madame Boulevarde. "Come sta tuo padre?" Domandò, erano anni che gli andava dietro ma mio padre non se n'era mai accorto "bene bene". "E i suoi libri? Ne sta scrivendo un altro? Sai sono una sua grande fan!" La conversazione continuò qualche altro minuto quando Madame avvisò i ragazzi di andarsene per non vedere i vestiti "et voilà" appesi a uno di quegli appendini per numerosi vestiti ce n'erano una decina di svariati colori. "Tu" indicò Sharon "ho scelto questo colore" e mostrò un tessito color grigio perla, Sharon -seppur non se ne intendesse di moda- sorrise soddisfatta. "Tu" indicò Rhyse "questo colore è divino" tessuto azzurro. Nero per Fenix che esultò. "Per te..." parlava rivolta a Marisol "oh no. Io non voglio un abito. Io ho bisogno di un altro abito ma me lo sono già procurata" rimasi stupita, che ci faceva lì allora? Non capivo. Decisi di rimandare il discorso a più tardi. "Per me?" Domandai. L'unica a cui non aveva detto il colore ero io "a te mon amour donano vari colori... quello che ho scelto, che ti valorizza di più è il viola". "Ma ce l'hanno con 'sto viola" sbottai dentro di me. Mi mostrò il tessuto e ne rimasi incantata. "Ora sbrighiamoci a trovarvi il vestiti adatto" ci incitò la stilista. Entrammo nei camerini stabiliti e lì trovammo una serie di abiti da indossare, poco dopo mentre stavo sistemando il busto del vestito, qualcuno entrò di scatto. Sobbalzai. "Xena" piagnucolò Sharon "che è successo?" Chiesi preoccupata dalla sua faccia "non riesco a tirare su la zip" continuò con un tono lagnoso. "Ma smettila" sbottai cacciandola fuori dal camerino "fa parte dell'allenamento" scherzai. Scoppiai a ridere vedendo la sua faccia sconvolta. "Entra" ridacchiai e l'aiutai con la zip e lei aiutò me. Ci guardammo allo specchio. "Hai visto che gnocca la moretta?" Scherzai indicando il mio riflesso "si... però preferisco l'altra io" Sharon indicò se stessa. "Ora tutte e quattro uscite così possiamo vedervi" ci chiamò Rhyse da fuori. Uscimmo e ci facemmo scrutare dall'occhio indagatore di Boulevarde. "Non non. Questi no. A cambiarsi" e tornammo in camerino. Ci cambiammo circa otto volte e occupammo un'ora intera. Alla nona volta -i vestiti nei camerini erano finiti- Boulevarde ci portò dei vestiti. Gli ultimi che avremmo provato. Quelli "parfait". Con una calma inimmaginabile mi cambiai e indossai il vestito viola che mi era stato dato. Era davvero bello e -modestamente- mi stava da Dio. Il bordo del corpetto era ricoperto di piccole gemme e anche alla vita c'erano alcuni brillanti, la gonna era ampia e spiegazzata -volontariamente- e nei punti in cui lo spiegazzamento andava verso l'alto era fermata da grosse rose viola. La fine della gonna, che arrivava praticente a terra, era liscia e morbida -senza spiegazzamenti. Mi sentivo soddisfatta. Uscii dal camerino e rimasi a bocca aperta davanti alle mie amiche. Sharon indossava un abito grigio perla con uno spacco tra le gambe ed esultava soddisfatta "potrò tirare calci nei gioielli a chi mi darà fastidio!". Rhyse indossava un abito con un corpetto pieno di sbrilluccichini azzurro chiaro mentre la gonna, che sembrava un velo era di un azzurro più intenso mischiato ad altri veli bianchi che facevano un effetto incantevole. Fenixia indossava un abito nero con balze di qua e di la. Sulla spalla destra un intreccio di fiori argentati le faceva da spallina. Era l'unica ad avercela la spallina, i nostri abiti erano tutti senza. Ci ritenemmo soddisfatte e ci togliemmo i vestiti. Li facemmo mettere in una tela per evitare che si rovinassero e raggiungemmo i ragazzi che si erano appisolati su un divano. Li svegliammo. "Devi pagare brother" Fenix sventolò la mano davanti alla faccia del fratello. "Si si" replicò assonnato. Ebbi un moto di tenerezza nei suoi confronti, gli rivolsi un sorriso e lui arrossì fino alla punta dei capelli. Aveva percepito le mie emozioni. Dylan si alzò e arrancando lentamente andò alla cassa dove pagò l'abito di tutte -poiché Sharon e Rhyse non avevano i soldi del mio mondo- impallidii un poco vedendo la cifra ma diede lo stesso la carta d'oro. Sorridendo come delle sceme -reazione solita di una donna dopo aver prosciugato il conto in banca di un uomo- uscimmo all'esterno del negozio, salutando e ringraziando Madame Boulevarde. Erano più o meno le 17:00 e il cielo stava iniziando a scurirsi. "Cosa facciamo ora?" Chiese Rhyse. Scossi la testa "non so ragazzi". "Andiamo a mangiare?" Ipotizzò Fenix. "Uuuh si" battè le mani Sol. "Le solite" ridacchiò Dylan. Portai tutti da Ethan e ci prendemmo una focaccia a testa. Le mangiammo seduti sulle panchine del parco incuranti del freddo. "Ragazzi meglio se tornate a Pandora" concluse Dylan la giornata. Ognuno se ne tornò a casa sua. Camminando per le strade notai poche persone in giro, i tram erano pieni "chissà che caldo che farà lì" sospirai. Sentii altri passi oltre ai miei, mi girai di scatto. Non c'era nessuno. Rabbrividii e mi misi a camminare a passo svelto. Avevo la sensazione che qualcuno mi stesse seguendo. Superai una svolta e mi nascosi. Passò del tempo ma alla fine sentii dei passi avvicinarsi. Poi due persone superarono la svolta e si fermarono "dov'è finita?" Sbottò la ragazza "non lo so, l'abbiamo persa" rispose il maschio "ma era compito tuo guardare dove andava!" Il tono di voce della ragazza si alzò. Riconobbi le voci e rimasi di sasso "Sol e Jamie?!". "Aaaaa" Strillò Marisol. "Che-che ci fate qui?" Ci misi qualche secondo a mettere insieme i pezzi del puzzle "mi stavate seguendo?". "No" sbottò Sol "be tecnicamente si Sol" ammise James. "Perché?" Non capivo il motivo "per proteggerti" fu la risposta. James con calma e pazienza mi spiegò che Cyrus li aveva convocati per guardarmi le spalle, aveva percepito una forza ostile che mi minacciava. "Capisco..." mormorai e troppo confusa lasciai cadere il discorso. Mi accompagnarono a casa "noi staremo fuori" mi avvisò Sol "ma... con questo freddo?" Ero sbigottita. "Siamo abituati alle basse temperature" il suo tono non ammetteva repliche. "Okay" sospirai, entrai in casa e mi feci una doccia veloce. Sviai le domande di mio padre sul perché gli avevo detto di non voler cenare e io risposi semplicemente "non sto tanto bene". Mi coricai nel mio letto e aspettai che il sonno prendesse il sopravvento. Così tanti dubbi mi affollavano la mente... "meoww" miagolò Dobby "ehi ciao piccolo" lo salutai. Quello saltò sul mio letto e mi si strusciò contro facendo le fusa. "Scommetto che neanche tu ci capisci qualcosa della mia vita" sorrisi malinconica mentre grattavo la testolina dell'animale. "Inanzitutto la mia vita si è complicata a causa di Dylan. È lui che mi ha mostrato Pandora. In pratica è tutta colpa sua. Però non riesco ad odiarlo, non riesco. Poi una spada mi sceglie come proprietaria perché ho l'Abilità del fuoco. Poi" calcai di più sul poi "la Spada mi fa avere visioni terrificanti". "Da non dimenticare poi di mia madre. Ho una madre sai?" Chiesi al gatto, non ero molto sana di mente "e poi scopro che mio fratello conosce Pandora e ha tentato più volte di uccidermi" mi venne un dubbio "Sean sa di nostra madre? Oddio. Che faccio? Glielo devo dire?" Il gatto non rispose "ohhhh" quella domanda mi stava consumando l'anima. "E poi?" Mi chiesi in cerca di altre cose traumatizzanti "ah si!" Ricordai "qualcuno tenta di uccidermi e per questo ho due guardie del corpo" ripensai ai gemelli Twain. "Va be poi c'è Noah. Con Noah è tutto a posto. Forse l'unica cosa giusta di questo mese". Mi lasciai sprofondare nel cuscino mentre dal cuore mi si levava un peso. Parlarne -anche se con un gatto- era stato utile. Quel giorno non potevo immaginare che Miles era nascosto dietro la porta della stanza e che Sean dal piano di sotto aveva fatto un piccolo incantesimo per ascoltare ciò che dicevo. Ma forse fu meglio così, credo. (nota autrice: non è questa la fine, non illudetevi) Ben presto -finito con i miei ragionamenti- il sonno prese il sopravvento e mi ritrovai nel mio oscuro appartamento a zucca. Ero così stanca che feci fatica a tenere gli occhi aperti ma riuscii lo stesso a vedere Dobby che versava nella mia bocca la pozione rivitalizzante. Quella volta però non incontrai Drago, come mio solito. Mi ritrovai nella sala del Richiamo, dove un mese e nove giorni fa Dylan Frost mi aveva illuminato sulla presenza di un mondo parallelo. "Chissà chi mi ha richiamata?" Mi domandai. Ben presto un anziano, l'Anziano mi comparve davanti. Tra le mani rinsecchite teneva un bastone. "Oh figliuola, benvenuta" mi salutò "ti ricordi di questo posto?" Mi limitai ad annuire. Sul volto gioviale comparve un'ombra. "Un terribile destino grava su di te. Presto dovrai compiere un viaggio" parlò lentamente "che viaggio?". "Oh non posso parlare di ciò adesso. Devo aspettare che il destino si compia. Ti spiegherò tutto a tempo debito. Intanto tu impara a controllare i tuoi poteri, fanciulla. La guerra è vicina e noi avremo bisogno di te. Numerosi nemici ti attendono, lascia almeno che quei due giovani ti proteggano, per alleviare il peso dei tuoi doveri". Non capii molto il senso del Richiamo se non poteva dirmi nulla ma lo ringraziai lo stesso dell'avviso e delle guardie del corpo. Scaduti i cinque minuti mi ritrovai nella zucca, fresca e rinvogorita. Uscii dalla zucca e non potei fare a meno di notare il fermento che regnava pur essendo -praticamente- notte. "C'entrerà qualcosa l'inizio della guerra" dedussi preoccupata. Nel campo c'era un gruppetto di gente intorno ad un uomo, avvicinandomi riconobbi Colonnello. Impartiva ordini a destra e a manca ai ragazzi che lo circondavano e quando anche all'ultimo dei ragazzi fu impartito cosa fare, mi notò. La sua espressione non cambiò di una virgola ma non mi stupii, come al solito era molto freddo. "Bene bene sei in anticipo oggi" si sfregò le mani "iniziamo subito l'allenamento, credo che dovremmo aumentare le ore. Ne hai bisogno, non sei ancora a un livello soddisfacente" mi offesi un poco ma decisi di lasciar correre. "Dobbiamo però iniziare dalla tua Abilità di cui non sappiamo nulla" annuii mi sembrava l'idea migliore "poi dovrai affrontare la tua Spada, devi imparare a governarla" l'ultimo programma mi fece rabbrividire, non ero molto interessata a quell'arma. "Iniziamo" Colonnello non aspettò neanche che rispondessi. Per sicurezza -o così mi disse- mi accompagnò in uno spiazzo sabbioso "per evitare che tu dia fuoco a qualcosa". "E se do fuoco a lei?" Gli chiesi. Non volevo dargli del tu finché non avrei migliorato il suo carattere, era la mia missione. Ci sedemmo "evoca del fuoco" mi disse guardandomi negli occhi. Improvvisamente la presenza di Drago si fece sentire nella mia mente. Sono proprio curioso rise con il suo tono basso. "Come faccio?" Chiesi rivolta ad entrambi. "Prova a pensare al fuoco" ipotizzò, pareva non intendersene molto di quelle cose. Immaginai la mia mano prendere fuoco, non successe nulla. Provai a concentrarmi più intensamente con il solo effetto di avere la faccia di una con problemi di stomaco. Allora mi venne un'idea e liberai la mente. Sgombra dalla maggiorparte -tutti era impossibile- dei pensieri immaginai nella mia testa un camino con il fuoco acceso. Avevo sempre voluto un camino ma potevo accontentarmi solamente dell'applicazione della tv che mostrava un caminetto. Sorrisi immaginando il fuoco che mi scaldava il cuore, avevo in effetti sempre avuto una certa affinità con quel elemento. Poi l'immagine svanì e la sostituii con un bel falò stile campeggio. Intorno al falò io e Dylan ballavamo, come fanno gli indiani nei film. Non sapevo cosa c'entrasse Dylan ma non volli cambiare immagine. Sorrisi vedendoci ballare scatenati a ritmo di una musica che potevamo sentire solo noi. Giovane Xena! La voce di Drago tuonò nella mia mente risvegliati. Aprii gli occhi, Colonnello si era allontanato di una decina di metri da me, il volto era spaventato dalle fiamme che mi avvolgevano e che mi circondavano. Io rimasi tranquilla come se tutto ciò fosse normale. Poi quando lo desiderai le fiamme cessarono e un silenzio irreale calò sul posto. Osservai con più attenzione il mio maestro e fui piuttosto stupita del terrore nei suoi occhi. Un uomo grande e grosso come lui che aveva paura del fuoco?, non normale. Dedussi allora che aveva avuto qualche trauma e perciò era terrorizzato. "Avevo chiesto poco fuoco... non" si fermò per respirare "così tanto". Decisi di non chiedere informazioni. Un buon inizio sussurrò Drago, ancora presente. Mi esercitai provando ad evocare fiamme contenute e dopo circa mezz'ora -in cui Colonnello rischiò di morire bruciato- ci riuscii. Ero esausta e mi reggevo a malapena in piedi "ehilà Xena!" Mi salutò una voce, Sharon si avvicinò a me "che cera! Hai una brutta faccia" il tono era preoccupato così cercai di sviare l'attenzione dalla mia salute "sto bene ma potevi evitare di farmi tutti quei complimenti" ironizzai "comunque che ci fai qui?" Mi mostrò una tavoletta di cioccolato "oh no. Mi verranno i brufoli e domandi c'è la festa" mi allontanai. "Ma no... questa è ambrosia serve a rimettere in sesto. Un pò come la pozione rivitalizzante solo che non ti fa addormentare" mi spiegò. "Capisco" poiché non faceva venire i brufoli ne addentai il bel pezzo e un minuto più tardi iniziai a sentirmi meglio. Colonnello mi concesse una pausa di mezz'ora e io la passai con Sharon, mia fidata alleata. Lei cercò di distrarmi ma alla fine ogni discorso ripiombava sulla guerra che stava per iniziare e noi non potemmo fare altro che discuterne. "Tutti i Cavalieri andranno sul campo di battaglia..." mormorò lei con sguardo distante. "Cioè vuol dure che tu, Rhyse, Fenix e Dylan" tremai "andrete via?" Il mio corpo fu scosso da un singhiozzo "e se moriste? Dio cosa farei?" Il mio tono era disperato "é un suicidio" non sapevo se foste stato un suicidio ma l'idea che i miei amici andassero in battaglia mi terrorizzava. Sharon mi prese per le spalle e il suo sguardo si fece duro "smettila di comportarti come una bambina! È nostro dovere. Abbiamo giurato di proteggere questa terra e i suoi abitanti. Ciò include te. Se posso morire con la consapevolezza di aver salvato delle vite morirò da Cavaliere e ciò mi rende felice". "Ma non hai paura?" Al sol pensiero mi tremavano le gambe "certo che ho paura per tutti i draghi. Chi non ce l'ha? Comunque l'Anziano ha un piano e io mi fido" ascoltai memtre un pò della sua determinazione si diffondeva in me "che piano?" Chiesi curiosa. "Credo riguardi alleanze con altri popoli... ma non so. La cosa è secretata". Sospirai e sentendo Colonnello chiamarmi tornai nel campo sabbioso, Sharon rimase in disparte a osservare. "Dobbiamo lavorare sul controllo della Spada ora. I poteri li sai evocare e questo è un bene ma se non puoi impugnare una spada così potente -con la tua esperienza- non ci servirai a nulla in battaglia". Ebbi uno scoppio d'ira e le mani presero fuoco, con un gesto le spensi. "Chiama la Spada" mi ordinò. BRISINGR! urlai nella mia testa, ero piuttosto infuriata. Una voce annoiata mi rispose con tono petulante si? Vieni. Ordinai cercando di far valere il fatto che comandavo io. No. Rispose la Spada. Cercai di utilizzare l'astuzia ma se non imparo a controllarti non potrò usarti in battaglia... cercai di isare una voce da bambina dolce. Percepii la stizza della Spada e sorrisi, pochi secondi dopo mi scomparve nella mano destra. Mi sedetti a terra e Brisingr diede vita alle visioni. Ero nel corpo di qualcuno, forse lo stesso dell'ultima volta -non so. Lo scenario era diverso, stavamo percorrendo un sentiero. Ero davanti un gruppo di persone, sentivo gli zoccoli sul terreno. Un rumore ci fece girare e io potei guardare il gruppo di uomini che mi seguiva. Erano tutti a cavallo tranne una donna che -trascinandosi- procedeva a piedi. Il rumore era lei che gemeva, probabilmente esausta e con i crampi. "Donna! Sei già stanca?" La voce dell'uomo era dura e la sua risata malefica "credevo fossi più combattiva. Ti arrendi già?" La donna cadde in ginocchio ora che i cavalli si erano fermati. "Io non smetterò mai di combattere!" Disse con grinta guadagnandosi la mia stima. "Non ti rivelerò il luogo del tesoro della mia popolazione!" Risentii la risata malvagia dell'uomo "allora muori feccia" e con un colpo netto di spada le tranciò la testa. Brisingr si sporcò di sangue. Poi la visione cambiò, mi ritrovai a fissarmi. A fissare l'uomo, l'ultima volta che l'avevo visto -riflesso negli occhi della donna- mi sembrava più vecchio, dedussi che fossi tornata indietro nel tempo. La barba non c'era e nei suoi occhi non regnava l'oscurità. Non percepivo Brisingr come mio solito nelle visioni. Il mio sguardo e quello dell'uomo si posò sulla donna che era comparsa nel riflesso. Sorrise e la donna ricambiò, io mi limitai ad osservarli. La donna aveva lunghi capelli mori e gentili occhi castani. "Merida" il tono non era duro ma... aveva un tono innamorato. "Gillian..." Sospirò Merida. Poi non sentii più nulla, solo le voci ovattate di cui non capivo nulla. Riuscii più a meno a intendere il discorso. Avevano poco fa litigato e lei cercava di fare pace continuando però a insistere nella sua idea -qualunque fosse- che non andava bene a Gillian, il quale si arrabbiò molto e con un semplice gesto le fiamme invasero la casa. La donna si mise ad urlare mentre alcune fiamme le salivano su per il vestito. Io e Gillian non soffrivamo per il fuoco e la guardammo bruciare. "Fai qualcosa!" Gridai come impazzita, la mia voce rimbombò nella sua testa ma lui parve non sentirla. Non potevo influire sul passato e gli eventi avvenuti. L'uomo si fece prendere dal panico e dal rimorso a scoppio ritardato quando ormai il destino della moglie era segnato. Il fuoco si spense mentre l'uomo raccoglieva la moglie che si era accasciata a terra e mentre il marito la teneva esalò l'ultimo respiro. L'uomo gridò e tutto tornò a bruciare, le sue emozioni scatenavano un fuoco controllato. L'uomo scappò lasciando la moglie e la casa in fiamme, correndo raggiungemmo un fiume e l'uomo -sconvolto- cercò di togliersi la fuliggine dalle mani con l'acqua e dopo vari tentativi ci riuscì solo che lui non lo vedeva. Continuava a vederle sporche e continuava a ricordare lo sguardo della moglie. Urlò di dolore e di nuovo si incendiò tutto. Quando capii le intenzioni dell'uomo ne rimasi sconvolta, ma era troppo tardi. Quello si gettò nel fiume e si lasciò andare, sputò via l'aria dalla bocca e si fece trasportare dalla corrente. Voleva annegarsi. "Nooooooo!" Gridai disperata e non capii come ma l'uomo mi sentii. Spalancai gli occhi e mi ritrovai di fronte Colonnello "cosa hai visto?" Sharon che era al mio fianco mi abbracciò e aspettò che smettessi di tremare. Con tono più dolce mi disse "lascia che legga i tuoi ricordi cosicchè tu non debba parlare" ma i miei ricordi erano troppo dolorosi e neanche lei riuscii a rimanere impassibile di fronte all'immagine di Merida che bruciava viva. Le visioni finirono e la ragazza raccontò tutto a Colonnello che rimase impassibile. "Come stai?" Mi domandò "traumatizzata direi". "Pausa di una mezz'ora" concesse l'uomo. Sharon e io ci avviammo verso la foreste e ci sedemmo su un grosso masso. "Vuoi parlarne?" "No" scossi la testa "combattiamo?" Rise "con quale spada?" mi domandò "con questa" tirai su Brisingr "pare non voglia più farmi avere brutte visioni oggi" la guardai "vero?" Mi rivolgevo alla Spada. Quella prese fuoco e io lo presi come un si. "Allora okay" si entuasiasmò Sharon. Ci mettemmo in posizione di inizio combattimento. Inspirai e attivai la Modalità Iron-Man. Tutto si tinse di un leggero rosso che si mischiò con il colore naturale delle cose. Iniziai ad analizzare tutto, le piante mi venivano mostrate con una targhetta sopra con scritto il loro nome. Quando analizzai Sharon la ritrovai ricoperta di scritte che indicavano i nomi delle posizioni e una lista di mosse che avrebbe potuto compiere. Ci osservammo a lungo camminando in cerchio con le spade in pugno. Poi lei mi attaccò, schivai il colpo spostandomi a destra e con una giravolta mi ritrovai dietro di lei con la schiena libera. Feci per colpire e le spade cozzarono, si era girata in tempo per parare il colpo. Sorrisi, quell'incontro si stava facendo interessante -secondo Brisingr. Continuammo per un po con il combattimento poi quando fui sicura di aver capito lo stile di combattimento di Sharon la colpii con una sua tipica mossa. Lei rispose al colpo e furono scintille. Sembrava un poco affaticata. Continuai a bombardarla di colpi mentre una nuova energia mi riempiva le vene. Euforia. Euforia della vittoria. "Non credo proprio bambola" mi rispose dopo avermi letto la mente. Mi colpì alle gambe in un momento di distrazione, ne fuoriuscì del sangue. La colpii in un impeto di rabbia. Schivò e fece una mossa verso il collo, se non si fosse fermata in tempo sarei morta. Si fermò e si stravaccò vicino a me, ridemmo. "Mi sono divertita" mi rivelò Sharon "hai delle tecniche eccezionali". "Davvero? Grazie" "Un giorno dovrai insegnarmele" sospirò. La modalità Iron Man si era spenta non appena il duello era finito. Un movimento mi distrasse. Qualcosa si muoveva fra gli alberi nell'ombra. Poi tutto tornò normale ma io continuavo ad avere la sensazione che ci fosse qualcuno. Era la stessa sensazione che avevo provato durante l'assemblea. Era Colonnello, nascosto nell'ombra. Raccolsi una pietra con noncuranza e poi con un gesto fulmineo la scagliai contro il punto in cui vedevo un'ombra di troppo. La pietra non colpì nessuno ma il tiro aveva rivelato la presenza di Colonnello che si era mostrato prendendo la pietra al volo. I suoi occhi sorrisero anche se cercava di non mostrarlo. "Bel combattimento" disse prima di saltare giù dall'albero "Sharon hai un bello stile, con qualche imperfezione ma comunque un bello stile". La ragazza gongolò sentendo quel -secondo la mia opinione- misero complimento. "Devi continuare ad allenarti con la tua amica" indicando Sharon "potresti migliorare Xena". "Ora vieni che ho ideato un allenamento interessante" era un sorriso maligno quello che stava facendo? Mi fece impugnare e mi portò in mezzo alla foresta. Mi bendò gli occhi e io divenni "cieca". "Tieni questa" parlava con Sharon. "Colpiscila" le ordinò. "Ma..." ribattè la ragazza "fallo". Qualcosa mi colpì. "Ahia" quasi gridai, tirai su la benda "rimettiti la benda" mi urlò l'uomo. Sharon mi ricolpì, imprecai. "Diavolo state facendo?" "Allenamento, devi affinare i sensi. Para i colpi" mi incitò. Venni colpita altre volte poi imparai come rispondere. Attivai la Modalità Iron Man e vidi la figura di Sharon, divenne tutto più semplice. Dopo mezz'ora e decine di lividi l'allenamento finì. Feci lezione, soli due ore poiché la terza prevedeva che mi allenassi con la mia Abilità e avevo ritenuto ciò pericoloso. Finite le lezioni cercai di passare il pomeriggio occupandolo con impegni. Aiutai Balthazar a forgiare spade, insegnai a dei bambini come impugnare la spada e aiutai le ninfe a tenere sotto controllo i Pyon che erano agitati. Fece presto sera e mi ritrovai sdraiata a guardare la luna, mi avevano detto che il giorno seguente a Pandora ci sarebbe stata la notte delle stelle cadenti e io non volevo assolutamente mancare. Quando finii di guardare il cielo era ora di andare, ringraziai Crono di aver fatto passare il tempo e me ne andai a casa. L'orologio segnava le 06:13, era ancora prestissimo ma almeno lì avevo la Wi-Fi e j miei amati libri. Mi alzai piano, presi il libro che mi aveva regalato Miles, mi avvolsi sulle spalle una coperta di pail e scesi le scale. Mi stravacchai sul divano e preparai il mio rifugio che avrei utilizzato per le prossime 2 ore. Aprii il pacco delle meringhette -regalo di Dylan- e me ne ficcai una in bocca, era il Paradiso! Notai la luce accesa nello studio di mio padre, sbirciai dentro e lo vidi addormentato sulla tastiera del computer. Presi la coperta che era stata gettata a terra e lo coprì, spensi il computer e me ne tornai sul divano -non prima di aver preparato una cioccolata. Mi rannicchiai e pucciando le meringhe nella cioccolata iniziai a leggere. Due ore dopo ero arrivata a metà libro, cercavo di andare piano per godermelo meglio. Quando mi alzai per andare a lavare la tazza e mettere via le meringhe ero tutta intirizzita. Gli occhi mi facevano male e i muscoli erano esausti. Dobby in versione gatto Dob-Cat mi si strusciò contro. In bocca teneva una fiala, la pozione rivitalizzante. Ne bevvi un sorso e sprofondai in un sonno senza sogni, l'ideale per me. Dopo l'ultimo torto subíto da Drago -che non mi aveva fatto gli auguri- non avevo voglia di vederlo. La parola Vento d'Inverno rimbombò nella mia testa, chissa perché gli avevano dato quel nome... Quel giorno non avevo voglia di fare nulla. Mi sentivo stranamente impigrita. Quella notte poi, dovevo andare a Pandora per la festa. Non potevo mancare. Presi il cellulare e mi misi a guardarmi anime su YouTube. Quando mi stancai erano le 10:30. Mio padre uscì dallo studio barcollando e si mise in cucina a preparare il pranzo. Io mi misi a osservarlo -usare troppo il cellulare non mi faceva bene. Poi scesero Miles e Sean. "Buongiorno" salutai, loro mugugnarono in risposta. Fecero colazione con i cereali e si sedettero vicino a me, Miles si stravaccò sulle mie gambe con la testa e con le braccia (sembrava una scimmia) mentre Sean si poggiò sulle mie spalle. Entrambi tornarono a russare e presto contagiarono anche ne. Quando mi svegliai fu a causa di mio padre che sbatteva un cucchiaio contro una padella con l'intento di svegliarmi. "Finalmente!" Esultò quando aprii gli occhi "é pronto vai a sederti" mi incitò. Mangiammo il delizioso soufflè di mio padre e poi ci mettemmo a guardare un film come nostro solito ogni tanto, quel pomeriggio avevamo optato per Sotto assedio-White House Downfilm con Channing Tatum e mi piacque tantissimo. Tanto che mi misi a urlare ingiurie contro i cattivi e ai poliziotti incapaci mentre tifavo per i buoni, avevo un debole per i filn action con scenario alla Casa Bianca. Nel pomeriggio verso le tre, assieme a Miles e a Alaska -che era venuta a trovarmi poiché non volevo uscire- preparammo i muffin al cioccolato e ci sarebbero venuti bene se Alaska non avesse sbagliato la quantità di lievito da mettere nell'impasto. Verso le cinque Alaska se ne andò e Miles e Sean si misero a giocare alla Wii, io rimasi pigramente a guardarli. Xena? Uh ciao Dylan mi svegliai dal mio torpore. Come va? Bene bene avevo la voce impastata di sonno anche nella mente. Volevo dirti che ho ritirato i vestiti, per cui quando arrivi a Pandora passa da casa mia. Cercherò di non farmi la doccia alludeva alla prima volta che ero andata a casa sua e lo avevo visto con solo un asciugamano addosso -visione indimenticabile. Risi okay. "Xena! Non ridere delle mie sconfitte" Sean mi fissò storto, doveva avermi sentito ridere per Dylan. "Oh si scusa" sorrisi timidamente. Mi rimisi a leggere il mio libro e il tempo -seppur lentamente- passò. Cenai con la mia famiglia in assoluta allegria, Sean aveva trovato un vecchio libro di barzellette di Geronimo Stilton e si era messo a leggerle a tavola. Ridemmo così tanto che alla fine avevamo tutti la mascella dolorante. Dopo cena aiutai Miles a lavare i piatti e chiaccherammo. "Alaska è fidanzata?" Mi chiese ad un tratto. Non capii il motivo di quella domanda "non ne sono sicura. So che sta uscendo con un tizio, Evan amico di Noah". Il volto sempre all egro del mio migliore amico si oscurò. "Capisco" poggiò l'ultimo piatto e se ne andò in camera. "Che a Miles piaccia Alaska?" Mi chiesi. Salii pure io in camera e vidi Miles seduto a terra con la schiena poggiata contro il mio letto. "Vuoi parlarne?" Gli domandai. Lui scosse la testa "devo prima cercare di capire". Decisi che era meglio lasciarlo solo e me ne andai. Dovevo trovare qualcosa da fare, non avevo voglia di andare a Pandora troppo presto. Poi mi venne il lampo di genio "i compiti!" Quasi gridai. Me n'ero conpletamente scordata. Ecco perché non passava il tempo. Presi tutti i libri che mi servivano e mi misi a studiare d'impegno. Tradussi due versioni di latino e conclusi i cinque esercizi di inglese. Evitai matematica come la peste e passai a tedesco, la mia insegnante voleva che facessi tutti gli esercizi sul quaderno quindi mi limitai a ricopiare gli esercizi fatti sul libro su un foglio. Feci gli schemi di storia e scienze e infine lessi il brano di antologia. Erano le 23:47 e avevo finito i compiti. Gli occhi mi si fecero immediatamente pesanti e io cercai di non crollare sul tavolo, salii le scale appisolandomi qua e la poggiata al muro e poi crollai sul letto ingoiando faticosamente la bevanda che Dobby mi porgeva. Quando aprii gli occhi il mio olfatto aveva già percepito un buon odore di fritto. Aprii la porta della mia casa e i ritrovai a sbattere contro Dylan. "Ehila" mi salutò, risposi con un mugugno -la mia bocca era troppo secca per parlare. Percepii la mia fame e mi lasciò passare "é lì il ragazzo delle patatine" indicò il chioschetto. Mi catapultai subito dove si era radunata molta gente e aspettai in fila il mio turno. Dylan si mise di fianco a me, i ragazzi vedendolo gli lasciarono lo spazio per farli superare e raggiungere subito il chioschetto ma lui rifiutò gentilmente e rimase al mio fianco. Sei famoso eh? Scherzai. Be più o meno sono il capo del Campo... sembrava quasi imbarazzato. Complimenti scommetto che sei un bravo capo. Lui annuì spero di esserlo più che altro. Quando fu il nostro turno Dobby sbucò sulla mia spalla anche lui affamato. Niente mi vietava di dargli da mangiare cibo comune quindi gli presi un pacchetto di popcorn. Per me presi una porzione media di patatine fritte e una bottiglietta di thé. Pagai con i soldi che mi porse Dobby, i miei. "Come mai qui vendono il cibo del mio mondo?" Parlavo con la bocca piena ma non me ne importava molto. "Be è buono, che ci posso fare?" Risi. "Okay okay" gli porsi una patatina "vuoi?" Gli chiesi. Lui alzò le spalle "fai aaaa" ridacchiai. Lui aprì la bocca e fece un "aaaa" a basso volume e io gli infilai la patatina in bocca. Lui masticò poi mi prese la mano e se le portò alla bocca, io lo osservai incuriosita "che sta facendo?" Mi chiesi. Aprì la bocca e leccò la punta delle mie dita, ero troppo sconvolta per parlare. "Non sai? Se non ti lecchi le dita godi solo la metà" citò il motto delle fonzies. Poi iniziò il mio sclero "MA CHE TI È VENUTO IN MENTE EH?" urlai. Lui si spaventò della mia reazione. Ma più che ira ero imbarazzata. "TU... IL MIO DITO... TU! DITO!" Me ne andai sbattendo i piedi a terra. "Ma quello è matto!" Sbottai esasperata. "Xena" anche se a voce moderata sentii Colonnello chiamarmi. "Allenamento?" Chiesi inorridendo. "No" rispose "potresti farti insegnare delle tecniche dalla Spada". Lo guardai ancora più storto. Sospirai e me ne andai, guardai l'anello nero all'indice. "Dobby" il Loof mi guardò. "Puoi chiamare Sharon e Rhyse?" Non sapevo esattamente cosa stessi facendo ma tempo fa, Fenix aveva chiamato Sebastian con il Loof. Lui annuì poi tirò fuori un oggetto simile a un disco. "Riferire il nome della persona che vuole chiamare" una voce elettronica parlò. "Sharon e Rhyse" risposi. Sentii il "tuuu tuuu" tipico della chiamata. Poi Rhyse e Sharon comparvero "che figata" esultai. "Hai bisogno?" Ridacchiò Sharon, Rhyse invece era piegata in due dalle risate. "Dove siete?" Chiesi "ho bisogno di un pò di compagnia". "Io purtroppo non posso aiutarti..." Rhyse guardò dietro di sé "sono in missione". "Arrivo" mi disse Sharon e la Chiamata terminò. Qualche minuto dopo vidi Sharon arrivare. "Hai lezione?" Mi domandò "non so". "Balziamo?" Il sorriso di Sharon era convincente. "Andiamo" mi prese per mano e corremmo per la strada "dove mi porti?" Risi inseguendola. "In città. Korus è davvero bella. Muoviti" mi incitò lei. Entrammo in tantissimi negozi di quella bellissima città, Korus. Prima in un emporio di dolci, poi in negozi di armi. Comprai un kit per la pulizia della spada, quello più costoso 40 talenti -così aveva ordinato Brisingr. Mai far arrabbiare quella spada. Ci sedemmo all'interno di una locanda e rimasi un pò stulita quando notai il miscuglio di cose moderne e cose antiche. I tavoli erano tavoli da taverna di decenni fa ma i lampadari erano come quelli cosa si usavano nella mia dimensione. "Come mai questo miscuglio?" La domanda non era chiara ma Sharon capì lo stesso. "Gli elfi hanno imitato alcuni dei vostri metodi di arredamento e li hanno imitati. Per questo motivo potresti trovare molte cose così. A miscuglio" spiegò.Bevemmo un bicchiere di Xam che era la bevanda più squisita che avessi mai bevuto. Aveva la particolarità di cambiare gusto in base a ciò che volevi e diventava subito la tua bevanda preferita. Tutto questo a causa di una sostanza fatata che veniva inserita all'interno del bicchiere d'acqua. Alla fine decimmo di metterci sedute fuori per prendere un po di sole, poiché era una giornata calda. Capii che qualcosa non andava quando Sharon iniziò a distrarsi continuando a guardare un punto dietro la mia spalla con aria indignata. Mi girai e vidi un pezzo di pelle scura scomparire in un vicolo. Erano James e Marisol. "Perché sembri arrabbiata?" Sharon sembrò sorpresa da quella domanda "perché..." tentennò "adesso sono io che ti proteggo. Loro non servono". Era lei la mia guardia del corpo. "C'è una Spa?" Domandai "una che?". "Un centro benessere" spiegai. "Uh si. Il centro benessere Bella Vita" Sharon mi ci accompagnò e assieme facemmo un trattamento completo. Quando uscimmo -non eravamo affamate perché ci avevano nutrito con cibi salutari- saranno state le cinque di pomeriggio. "Quando inizia la festa?" Mi informai "fra poco". Andammo a casa di Dylan dove all'interno c'era Rhyse e una ragazza che cercavano di tranquillizare il momento di panico di Fenix. La ragazza si chiamava Laura ed era la sua migliore amica, Rhyse e le altre erano già pronte. Ci preparammo anche noi. I miei capelli però rovinavano tutto. Sharon mi incitò ad uscire, facendo attenzione a non rovinare l'abito -a cui avevo abbinato delle scarpe con il tacco basso- la seguì. Tutte quante andammo in riva ad un lago dove una ventina di ninfe sistemava i capelli alle ragazze. Due ninfe ci raggiunsero e in quattro e quattrotto ci sistemarono i capelli. I miei semplicemente li spazzolarono ma vennero benissimo, meglio di quando li facevo io. "Svelte" si mise a correre Sharon, che con il suo vestito a spacco ci riusciva bene. Io preferii seguirla con più calma, aiutata da Dobby che mi teneva dietro il vestito. Arrivammo ad un padiglione dove si saremmo tenuta la cerimonia, tutt'intorno il terreno era stato piastrellato per la pista da ballo. Molta gente si era già radunata intorno ai tavoli del buffet e sopra le nostre teste svolazzavano le Nymphs. Qualche minuto dopo arrivò Cyrus e iniziò l'evento. "Come tutti sapete quest'anno ci stiamo preparando per la guerra" aveva un tono grave "e per questo motivo abbiamo velocizzato il periodo di addestramento per Cavalieri. Ma non per questo i nostri giovani sono meno preparati" uno scroscio di applausi mi riempì le orecchie. L'uomo continuò a parlare ma io con lo sguardo cercavo qualcuno, capii chi quando il mio cuore sobbalzò vedendo Dylan vicino al padiglione. "E ora chiamerò i giovani Cavalieri" chiamò una decina di nomi tra cui Fenix e tutti si avvicinarono al padiglione. "Con il potere conferitomi da Pandora vi nomino Cavalieri del Mezzo. Diventerete veri Cavalieri quando compirete le missioni assegnatevi". Sharon mi spiegò che per diventare Cavaliere bisognava compiere una missione e ottenere il tatuaggio a forma di drago sull'avambraccio, se si falliva la missione si rimaneva un Cavaliere di Mezzo -grande vergogna per la persona. La missione era privata e nessuno sapeva cosa bisognava fare. La festa iniziò e le danze pure. Sharon fu invitata a ballare da una quindicina di ragazzi e lei non avrebbe ballato se non fosse stato per la sua premurosa amica. Mi concederai l'ultimo ballo? La voce di Dylan mi rimbombò calda nella mente. Certamente risposi poi fui assaltata da qualche ragazzo che voleva ballare con me. Al quinto ballo stavo morendo "mi concede l'onore?" Balthazar mi si presentò davanti vestito di tutto punto e pulito. Accettai l'invito e buttammo nella mischia "sei una schianto" mi disse. "Grazie. Anche tu. Fai proprio un altro effetto fuori dall'officina" ridemmo entrambi e ottenemmo numerose occhiatacce dalle persone intorno a noi. Finimmo il ballo e io andai a sedermi vicino a Sharon che mi fissava furiosa "é colpa tua" mi sussurrò minacciosa. "Ammettilo che ti sei divertita" ghignai. Le sue labbra si assottilirono e vidi la sua mano cercare il fodero della spada. "Che dici se balliamo assieme?" Le domandai. Vidi che finse di dormire per evitare il nostro ballo ma io la strattonai fino alla pista. Iniziammo a ballare, io continuavo a sghignazzare per la sua faccia e ben presto lei si fece prendere la mano e ballammo con più euforia. Poi vennero a chiederci un ballo e ci separammo. Il mio partner era Gregor. "È da un po che non ti si vede" lo salutai, lui annuì "sono a capo di un'orda di ragazzini incapaci che vogliono diventare Guerrieri e quindi non ho molto tempo" il ballo proseguì in silenzio -non imbarazzante- quando Grefor parlò. "Sai... un tempo avevo una cotta per te" continuai a ballare anche se ero un pò sconvolta "ma ora è passata non preoccuparti" sorrise vedendo la mia faccia. "Be..." non sapevo cosa rispondere "non rispondere e va' da lui". Venni lanciata contro una persona e improvvisamente la musica cambiò in un lento e notai che il cuelo si era scurito e che l'unica luce erano le poche lanterne e le Nymphs. Era molto romantica come situazione. "Questo è l'ultimo ballo. Pensavo non saresti riuscita a liberarti da tutti quei pretendenti" scherzò Dylan. Tra le sue braccia smisi di sentire la stanchezza e mi lasciai andare a un ballo bello e infinito. "Cosa mi racconti di bello? Ti è piaciuta la festa?" Cercò di fare discorso il ragazzo. "È stata bellissima". "Tu sei bellissima" disse di rimando lui. Se si confessava anche lui lo avrei accoltellato. "Be... ehm... si... questo vestito ti dona" aveva percepito la mia furia omicida e stava tentando di rimediare. Ci riuscì male toccò un tasto delicato per entrambi "con Noah come va?". "Bene bene" "Siete una coppia affiatata" "Direi di si" "Ma non durerà molto. È una relazione effimera" sorvolai il fatto che la parola effimera mi ricordasse Teen Wolf e diventai una bestia capendo il significato di ciò che aveva detto. "Ma come ti permetti eh? Chi sei tu per dirlo? Non sei nessuno ecco chi sei. Nes-su-no. E non hai il permesso di offendere chiaro? Avevo cambiato idea su di te ma mi sbagliavo. Mi fai schifo" gli tirai uno schiaffo vedendo che non mostrava un minimo di risentimento. "Non voglio più vederti. Mai più. Stammi lontano. Viscido. Verme. Ahhhh" alzai le braccia al cielo e me ne andai correndo. Piangevo, un persona che era così importante per me mi aveva ferita. Mi faceva schifo. Mi tolsi le scarpe che rallentavano la mia corsa e camminai così senza sapere dove andare. Mi fermai quando sentii dei rumori. Mi avvicinai silenziosamente. "Attaccheremi da qui" le parole erano confuse ma non ci misi molto a capire che erano dei nemici. "Chiamiamo il Dragone per l'attacco sperando che quella ragazzina non sappia ancora usare la spada. È più forte di quando immaginavamo secondo la nostra fonte". "Infatti. Però ha molti punti deboli, se prendissimo una persona a lei cara crollerebbe. Dobbiamo distruggerla da dentro" impallidii riconoscendo quella voce come quella che mi diceva "ti amo". Quella persona che mi abbracciava quando avevo freddo. Lui. "Non può essere" mi dissi. Mi aprii un varco tra i cespugli per vedere meglio. Numerosi Trull si affollavano intorno a due ragazzi. Evan e Noah. Caddi a terra e loro mi videro. Lo sguardo di Noah si fece disperato come non avesse voluto che lo vedessi -per mantenere la copertura probabilmente. "Prendiamola" gridò un Trull quando scappai da quell'incubo. "Fermi" gridarono entrambi poi le loro voci si fecero più lontane. Le lacrime mi solcavano il viso mentre come un film rivedevo tutti gli appuntamenti con Noah. Tutto una finzione. Quando giunsi in uno spiazzo senza alberi caddi a terra. Guardai il cielo e gridai. Gridai contro la mia vita che stava andando a rotoli. Gridai di non voler più vivere e una stella cadente sfrecciò sopra la mia testa. Mi lasciai andare al dolore quando decisi che nessuno doveva trovarmi. Mi concentrai e in un attimo mi ritrovai a casa. Tolsi il vestito zozzo e misi qualcosa di più comodo. Dovevo correre. Non potevo stare ferma. Uscii di casa in fretta e fuori e lasciai che fossero le mie gambe a comandare. Mi ritrovai sola e al buio, i lampioni non sembravano voler funzionare e la luna era oscurata da una nuvola. Crollai a terra, scossa dai singhiozzi. Si poteva davvero soffrire così tanto per un uomo? Dopo qualche minuto le gambe si addormentarono e io non riuscii più a muoverle. Non potevo sopportare oltre. In quel momento la morte sarebbe stata la mia salvezza. In lontananza vidi i fari di una macchina che si avvicinavano, segno che ero vicino a una strada. Poi i fanali vennero verso di me troppo velocemente e io rimasi lì a osservarli. Capii troppo tardi che ero nella traiettoria dell'auto e che il guidatore non sembrava avermi visto. Cercai di spostarmi ma il corpo non mi rispondeva. Vidi la mia vita passarmi davanti a velocità supersonica, era segno che stavo per morire. Il mio desiderio si era avverato, quella macchina avrebbe troncato la mia vita. Ma... io non volevo morire. Porovai a immaginare la reazione dei miei cari alla mia morte e fui percossa dai sensi di colpa. Non dovevo morire. Per loro. Ma era troppo tardi. La macchina veniva contro di me molto velocemente e anche se avesse frenato mi avrebbe colpita lo stesso. Dylan aiuto gridai con tutta la forza che avevo. Però lui non mi avrebbe salvata. Stavo per morire e nessuno sarebbe stato lì a salvarmi. Nota autrice: ciao ragazzi, trumatizzati eh? *si mette a ridere malignamente* Dato che state leggendo questo capitolo deduco che abbiate seguito la mia storia fino alla fine e questo mi rende felice. Raga vi adoro♥ Grazie. Cele. PS il vestito nella foto è quello di Xena, solo non blu ma viola.
   
 
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