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Autore: lightblue96    23/01/2015    1 recensioni
-Ho paura Zayn. D.
-Di cosa Dì? Z.
-Di trascinarti con me, di morire, di soffrire, di amarti, di non essere abbastanza, di restare sola, di dimenticare. Ecco di cosa ho paura. D.
-Tu vivrai, Diana. Te lo garantisco. E non sarai più sola. Ci sarò io da adesso in poi. Tu non sei abbastanza. Sei molto di più. Tu sei tu. E sei la cosa più bella che mi sia capitata. Z.
-Grazie Zy. D.
-No, grazie a te. Z.
(estratto dal capitolo 11)
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Destinazione Milano

 

Zayn's Pov

Ero rimasto sorpreso quando vidi lei entrare in cucina. Liam aveva ragione. E, devo ammetterlo, mi sono perso nei suoi occhi grigi. Sono sicuro che dietro quella facciata così sicura, si nasconda qualcosa. L'avevo notato nei suoi occhi. Erano spenti. Solo quando mi fissò, mi parve di vedere una scintilla. Avevo una strana sensazione allo stomaco. Pensai fosse la fame. -Bhè, vedendola bene, è stupenda- pensai

 

Diana's Pov

Feci per andarmene, ma qualcuno mi blocco il polso. Mi girai.

“Ehii bell'addormentato. Ti sei svegliato finalmente.” scherzai io.

“Bhe, si.” disse leggermente imbarazzato scompigliandosi i capelli. Era veramente sexy e bello.

“Mmm..ecco.. io, io mi volevo presentare. Mi chiamo Zayn”

“Piacere. Io sono Diana.” dissi porgendogli la mano. Lui l'afferrò e la strinse con sicurezza, ma anche con dolcezza. Per la seconda volta in quella giornata mi persi fra i suoi occhi. Erano così scuri e profondi. Sorrisi. “Devo andare” dissi. Feci per uscire dalla porta, ma la sua voce mi bloccò.

“Vorrei conoscerti” mi disse. Mi girai verso di lui.

“Mi dispiace, ma devo veramente andare. Non abito qui e devo tornare a casa dopo pranzo massimo” risposi io. Non era veramente una risposta, lo sapevo. Ma non potevo permettermi di meglio. Chissà se l'avrei più incontrato e solo se così fosse stato allora gli avrei dato, forse, una possibilità. Non che non fosse alla mia altezza. Non sono così presuntuosa. Ma sapevo che io non sarei mai andata bene per lui. Anche lui usava la mia stessa tecnica di difesa: l'attacco. L'avevo capito subito. In questo eravamo uguali. Avrei tanto voluto conoscerlo meglio, ma dovevo ritornare a casa. La mia matrigna e mio padre mi avrebbero buttato fuori casa senza lasciarmi prendere le mie cose. E lì c'erano troppe cose importanti.

“Se è destino ci rincontreremo” dissi io. Senza dargli tempo di dire una sola parola, me ne andai. Mi misi il casco e partii. Tornai a Roma verso le tre del pomeriggio, ma, stranamente, la mia adorata matrigna non fece storie. Se solo avessi saputo..

 

 

''Ma io dico, con tutte le persone che conosciamo PERCHÈ DEVO ANDARE IO!??!''

''Diana, non voglio ricominciare questa discussione di nuovo. Tua sorella non può andare da sola e io e tuo padre non possiamo accompagnarla.''

''Può accompagnarla la zia oppure va con la sua amica, Giulia o come si chiama.''

''Giorgia'' mi corresse lei. Alzai gli occhi al cielo. ''L'accompagnerai tu. Il caso è chiuso.'' Sbuffai. Sapevo che quando usava quel tono non c'era niente da fare. Andai in camera mia e sbattei la porta violentemente. Con tutti i problemi che avevo, adesso mi toccava anche fare la babysitter a mia sorella, pensai arrabbiata. Mi sedetti sul letto e poggiai la schiena al muro. Presi il mio pacchetto di sigarette e iniziai a fumarne una. Sentii i muscoli rilassarsi e la tensione scemare.. Quella mocciosetta viziata, comunemente chiamata Chiara, aveva vinto uno stupido concorso per incontrare la sua stupida band preferita. Saremmo, ops, sarei dovuta andare a Milano in treno con lei. Ora, a voi tutto questo sembrerà abbastanza tranquillo. Ma non conoscete la mia 'adorabile' sorellastra. Parlava così tanto di loro che avrei potuto scriverci una storia. Sapevo i nomi completi, dove, quando e a che ora sono nati. Ci mancava anche che sapessi il perchè. Era diventata insopportabile. Che poi, pensandoci bene, i nomi corrispondevano con quelli dei ragazzi di questa mattina- pensai. Ma il pensiero mi scivolò via subito. Impossibile. Benomale non li avevo mai sentiti cantare né li avevo mai visti. Sospirai. Presi il telefono e chiamai l'unica persona al mondo che mi sopportava e che mi voleva bene, in mezzo a tutto quello schifo: Luca.

''Pronto Lù, sono Diana''

''Ehi stella, com'è andata la visita? Stamattina mi sono dimenticato di chiedertelo''

''Tranquillo, è andata bene, credo. Mi dovrebbero chiamare domani per dirmi dei risultati..'' sospirai. ''Sono preoccupata. E inoltre dovrò accompagnare Chiara a Milano per vedere quella band che le piace tanto''

''Perchè non glielo hai detto?''

''Perchè avrei dovuto? Per loro esisto solo quando gli servo.'' guardai in alto per non far scendere le lacrime che tentavano di uscire.

''Diana, non sei sola. Ci sono io con te, ricordalo.''

''Grazie. Ti voglio bene Lù''

''Ti voglio bene anche io, stella.'' chiusi la chiamata. Riuscii ad addormentarmi solo due ore dopo.

 

Il giorno seguente a svegliarmi non fu la mia sveglia o un raggio di sole entrato in camera mia, ma le urla di Chiara che cantava le canzoni di quei tipi e saltava sul mio letto. Come se riuscissi a capire le sue parole. Quello non era inglese, ma arabo.

''Dia, Dia, Diaaa!!! svegliati!! dobbiamo prendere il treno!!'' disse ancora saltando sul mio letto.

''Okok, mi alzo.'' dissi assonnata.

''Dai altrimenti facciamo tardi'' non l'avevo mai vista così felice. No, aspetta. Mi sbagliavo. Ha quello sguardo luminoso di quando le facevano un regalo. Mi alzai dal letto e mi andai a lavare e vestire. In mezzora ero pronta. Profumata e truccata.

''Chiara, hai preso tutto?''

''Certo mamma''

''Bene.'' poi guardò me. ''mi raccomando Diana. Attenta a mia figlia.'' alzai gli occhi al cielo.

''Tranquilla. Non me la scorderò da qualche parte per Milano'' mi fulminò con lo sguardo.

''Andate, altrimenti perdete il treno'' disse lei. E fu così che andammo alla stazione, prendemmo il treno e arrivammo a Milano. Vi risparmio i particolari del viaggio. Davvero straziante. Arrivammo verso pranzo, quindi abbiamo avuto il tempo per mangiare un boccone prima di andare allo studio di radio Kiss Kiss. Conoscevo Milano come le mie tasche. Io e mamma ci andavamo molto spesso. Scacciai il pensiero subito. Non volevo ricordare. Sarebbe stato troppo doloroso. Andammo verso lo studio e appena arrivammo vidi l'orda di ragazzine impazzite davanti al cancello. Presi Chiara dalla manica prima che mi sfuggisse e la guardai negli occhi.

''Senti ragazzina, io mi andrò a sedere in quella panchina lì'' e le indicai la panchina situata un po' più avanti. ''Resta sempre qui con il gruppo e quando devi entrare entri. Io ti aspetterò alla panchina. Capito?''

Questa volta ad alzare gli occhi al cielo fu lei, ma poi disse ''Va bene'' e se ne andò.

 

 

Ero seduta sulla panchina a fumarmi una sigaretta quando il mio cellulare iniziò a suonare. Lo cercai nella borsa e, una volta trovato, risposi.

''Pronto?''

''Salve, parlo con la signorina Brown?''

''Certo, chi parla?''

''Sono la dottoressa Fell. L'ho chiamata per informarla dei risultati dei test''

''Si, dica pure''. Sospirò. Ok, non è un buon segno.

''Beh, vorrei parlare di persona.''

''Mi dispiace, ma al momento non sono a Roma e preferirei che me lo dicesse adesso.''

''Certo...''

  
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