¥ sakuryaku ¥
ovvero: infinocchia
l’ereditiere e prenditi tutti i soldi
¥ 3.
trasformazioni
-Fatemi
vedere una stramaledettissima foto.- sbottò Masaki, facendo capolino dalla cucina. Fuori dalla stanza, Haruya e Fuusuke discutevano
animatamente con Hiroto e Reina
delle informazioni che avevano raccolto, molte delle quali riguardavano il futuro sposo di Masaki.
Era passata
ormai una settimana da quando avevano deciso di imbarcarsi in quell’impresa
folle, e tutti stavano dando il massimo per fare del loro meglio.
Il
chiacchiericcio si spense, ed Haruya sbuffò
pesantemente, rivolgendo un’occhiata seccata al più piccolo –Non
puoi.-
-Perché
no?- replicò lui, gonfiando appena le guance, piccato.
Era da tre
giorni che chiedeva insistentemente di poter vedere perlomeno il viso del
ragazzo con cui avrebbe dovuto fingere di essere una donna, ma nessuno pareva
volerlo accontentare. Gli avevano anche impedito di conoscere suo nome (“Non
fare il furbo, so che poi lo vai a cercare su facebook”
aveva replicato Hiromu quando glielo aveva chiesto,
maledetto).
Fuusuke s’intromise nella discussione –Non puoi vederlo. Almeno il suo aspetto deve esserti
sconosciuto. Il vostro primo incontro deve risultare il più naturale possibile,
e sappiamo bene tutti quanto male ti riesca mentire.- annuì, diplomatico.
Masaki sbuffò, voltando lo sguardo. Per
sua sfortuna, il discorso sembrava avere un senso –Dovreste
smetterla di rompere con questa storia della mia incapacità di mentire.-
borbottò comunque, tanto per avere l’ultima parola.
Reina ed Hiroto
si lanciarono uno sguardo eloquente, ed il rosso dovette trattenersi per non
ridere. Quindi si rivolse al più piccolo –Per ora
concentrati a memorizzare più informazioni possibili. Tanto all’incontro manca
poco.- assicurò, scompigliandogli i capelli.
Il verso
che uscì dalle labbra di Masaki assomigliava ad un
grugnito –Ho capito, ho capito.- biascicò,
allontanando la mano dell’altro con un gesto di stizza, strofinandosi le guance
arrossate –Ho già cominciato a studiare. Maki mi
assilla da due giorni. Sembra io debba vincere un concorso a premi.- e nemmeno
riuscì a finire la frase che proprio Maki sbucò dalla porta della cucina –Il colore preferito di tuo marito?- esclamò a voce tanto
alta che tutti sobbalzarono, presi alla sprovvista.
-Turchese!!-
replicò Masaki veloce come un fulmine, voltandosi e
puntando il dito contro la più grande, che teneva in mano un considerevole
numero di cartoncini colorati. Ne sfilò uno a caso dal mazzo –Piatto preferito?- domandò ancora, a voce se possibile più
alta.
-Tonkatsu!- rispose Masaki,
mettendosi in una sorta di posizione difensiva che fece scoppiare a ridere Hiroto.
-Tipologia
di film preferita?-
-Film
d’amore strappalacrime!-
-Quanto
porta di piede?-
-Il
quarantatre!-
-Era il
quarantaquattro! Autore preferito?-
-William Shakespeare!-
-Quando la
sera non ha nulla di fare, come gli piace passare il tem—
-Ehi, ehi,
ehi, come diamine avete fatto a raccogliere tante informazioni? Così inutili,
tra le altre cose?!- sbottò ancora Haruya,
piantandosi in mezzo tra conduttrice e concorrente, che gli lanciarono
un’occhiata delusa. Masaki mise su una sorta di
broncio offeso (Maki aveva l’insolita abilità di fargli andare a genio certe
stupidaggini), mentre l’altra rifilò uno scappellotto al rosso –Perché ci hai interrotto? Dobbiamo cercare di stabilire un
record!- si lamentò, incrociando le braccia al petto –Hai
rotto l’entusiasmo!-
Haruya la guardò storto –Rispondi alla domanda! Siamo io e Fuusuke
qui che ci occupiamo dello spionaggio! E non abbiamo mai sentito dire a nessuno
che questo tizio porta il quarantatre di piede!-
-E’ il
quarantaquattro.- ci tenne a correggerlo Fuusuke,
alzando l’indice. Anche lui si beccò un’occhiataccia.
Per tutta
risposta, Maki alzò le spalle, sbuffando supponente –Bhè,
si da il caso che Fumiko conosca l’estetista della
madre del futuro marito di Masaki.- sorrise
soddisfatta, lanciando all’altro uno sguardo di sfida.
Masaki si spalmò una manata in faccia –Potreste gentilmente piantarla di chiamarlo “il futuro
marito di Masaki”? Non mi piace come suona.- ma
nessuno gli prestò attenzione.
Haruya puntellò i piedi a terra –E da quando Fumiko fa parte del
team di spionaggio?- domandò, socchiudendo gli occhi sino a ridurli a due
fessure.
Maki alzò
gli occhi al cielo, portandosi le mani ai fianchi -E da quando hai tu
l’esclusiva, Mister Tulip—
-Ok, non mi
pare il caso di litigare per queste stupidaggini!- si intromise Reina, guardando entrambi torva. Nessuno fiatò oltre –Più informazioni abbiamo e meglio è.-
quindi si rivolse a Maki –Spero che Fumiko sia stata discreta, nel chiedere.- sospirò,
massaggiandosi una tempia. Lo sapeva tutto il Sun
Garden che quella ragazza non riusciva a tenersi un segreto per più di qualche
ora.
L’altra
agitò una mano all’aria con noncuranza –Oh, ha detto
alla sua amica che voleva provarci con il ragazzo, e che voleva più
informazioni possibili su di lui per agire meglio. E guarda caso, sua madre è
una chiacchierona che adora il figlio, quindi…- fece
spallucce.
Reina aveva esattamente la faccia di una
che non sapeva se ridere o piangere, ma alla fine si limitò ad annuire un “va
bene, lasciamo stare, l’importante è avere più materiale possibile su cui
lavorare”, frase con cui Masaki non era assolutamente
d’accordo, visto che tentare di ricordarsi i numeri di piede degli sconosciuti
non gli era mai piaciuto particolarmente.
-Comunque,
continuate così.- aggiunse Hiroto,
che quindi portò la sua attenzione ad Haruya e Fuusuke –E voi due state facendo
un lavoro fantastico. Ma se qualcuno vi aiuta, è ancora meglio, no?- sorrise
conciliante, ed Haruya sputò un “si, hai ragione” a
forza, supportato dalle piccole pacche che Fuusuke
gli stava dando sulla spalla. Lo scansò.
-Bene, Masaki.- Maki ruppe il silenzio e si avvicinò
all’interpellato, tirandolo per una manica –Torniamo
a studiare.- lo invitò, cominciando a trascinarlo di nuovo verso la cucina. Il
ragazzo non fece in tempo a mimare un “aiutatemi” con le labbra, che era già
sparito dietro la porta.
*
La parte
peggiore erano le “lezioni” con Fumiko, Reina, Ai e la partecipazione speciale di Maki.
In realtà
Maki era presente sempre. Pareva trovare tutta quella storia totalmente illegale di suo gusto, e non
voleva perdersi un momento.
Le ragazze
gli insegnavano, per sommi capi, come avrebbe dovuto comportarsi. Avevano tutti
concordato, al Sun Garden, che il tipo perfetto di
ragazza da interpretare fosse “di buona famiglia, educata, impeccabile,
meravigliosa”, esattamente come era scritto nell’annuncio. E visto che le fantomatiche
“missioni impossibili di spionaggio” di Haruya e Fuusuke avevano evidenziato l’amore spassionato della madre
del suo futuro marito per quel tipo
di ragazza, nessuno aveva trovato di che obiettare.
Solo che
farsi spiegare come stare seduti, come mangiare, come rivolgersi educatamente alle persone (dio, che cosa complicata) era
di una tremenda noia mortale.
-Masaki, ti prego, stai seduto composto.
Una signorina non tiene le gambe così aperte.- commentò Fumiko,
lanciandogli un’occhiata a metà tra il rimprovero ed il divertimento. Ecco, Masaki si sentiva preso in giro ogni singola volta che
quell’arpia gli lanciava quegli sguardi. Con riluttanza, chiuse le gambe, e si
rimise composto sul sedile della macchina della donna. Non aveva nemmeno la
forza di starci a discutere, tanto vinceva sempre lei. E poi non era
assolutamente dell’umore adatto per mettersi a litigare.
Già,
perché, proprio in quel momento, si stavano dirigendo a fare la cosa più
tremenda, noiosa, mortale che Masaki potesse pensare
di fare.
Shopping.
Sapeva che
quel momento sarebbe arrivato, prima o poi. Ma non ci aveva mai pensato
seriamente. Ma, man mano che i giorni trascorrevano, le ragazze si facevano più
pressanti, e alla fine gli era toccato seguirle.
Fumiko parcheggiò di fronte al Centro
Commerciale, e gli rivolse un “Pronto?” tutto soddisfatto e gongolante. Lui
rispose con un “no” secco, ma a lei non parve importare. Reina
tentò di consolarlo -Passerà presto.- assicurò, ma lui non ne era tanto sicuro.
Già entrare
lui da solo in compagnia di quattro donne fu abbastanza traumatico. Non capiva
se gli sguardi che gli venivano lanciati dalle persone fossero di invidia o di
scherno. Cercò di non farci caso, e seguì le sue aguzzine, che già trillavano
contente alla prospettiva di fargli girare quel posto da cima a fondo.
L’ingresso
del Centro Commerciale brulicava di persone che chiacchieravano camminando
placidamente da una parte all’altra. Qualche bambino si rincorreva sotto lo
sguardo vigile di madri che evidentemente avrebbero preferito i loro figli non
si schiantassero sulla scala mobile più vicina.
Nonostante
fosse primo pomeriggio, c’era abbastanza attività in giro. Masaki
si chiese da quanto non entrasse in quel posto. Se ci fosse mai entrato, anzi.
Ma aveva vaghi ricordi dell’ingresso ampio, del pavimento liscio color bianco
sporco e le pareti di marmo scuro, quindi dedusse che, magari quando era ancora
con i suoi genitori, almeno una volta ci fosse stato.
I negozi si
aprivano a distanza regolare sulle pareti del primo corridoio, che terminava in
un paio di scale mobili che portavano rispettivamente al parcheggio e al piano
superiore.
Seguì a
passo pesante Fumiko che aveva già puntato il primo
negozio, e solo in quel momento si rese conto del problema logistico
principale, e tirò la manica della donna –Ehi, Fumiko.- chiamò, le sopracciglia esageratamente aggrottate
in un’espressione di crescente panico sul viso –Come
faccio a provarmi i vestiti? Cioè sono- sono un ragazzo adesso.- mormorò, e quasi non si accorse di Maki e le
altre che si avvicinavano per ascoltare, tanta era l’ansia. Non avevano mica
intenzione di fargli provare abiti da donna come se niente fosse, si augurava.
Trasalì
alla risolino perso di Ai, che stava palesemente cercando di non scoppiare a
ridergli in faccia. Masaki si voltò di scatto,
lanciandole un’occhiata più curiosa che arrabbiata, mentre Fumiko
gli poggiava una mano sulla spalla –Oh? Ma non devi
provare niente.- assicurò lei, strizzandogli l’occhio quando lui tornò a
guardarla –Ti abbiamo portato qui solo per farti
assistere e sperimentare un po’ di atmosfera. I vestiti già li abbiamo
comprati.- assicurò, con un sorriso che diceva “non che tu abbia mai avuto
possibilità di scelta in tal senso, tesoro”.
Masaki sentì il collo andargli in fiamme e
gonfiò le guance in un moto di stizza, e si sentì bollire quando quella
aggiunse –Però dobbiamo comprare anche qualche
striscia per la ceretta, quindi poi passiamo al supermercato.- si sentì mancare
e si aggrappò al braccio di Reina, gli occhi
strabuzzati ed un’espressione da pesce fuor d’acqua in viso. La donna gli
carezzò un paio di pacche sul capo –Vedrai, non sarà
così male.- dal suo tono, Masaki capì che nemmeno lei
fosse particolarmente entusiasta di quella gita.
“Meglio”,
pensò, “perlomeno possiamo farci forza a vicenda.”
Inutile
dire che il giro fu estenuante. A Masaki facevano
male i piedi, le braccia (perché era lui che teneva le buste, ovviamente) e la
testa. In ogni caso, le ragazze non avevano di certo scherzato quando avevano
parlato di calarsi nell’atmosfera. Nel mentre che entravano in negozi diversi,
continuavano a riempirlo di nozioni del tipo “le righe vanno di moda
quest’anno” e “l’arte dello spettegolare si impara con il tempo, ma vedremo
cosa fare con te. Ad esempio, i tuo capelli fanno schifo” e altre cose che lui
trovò del tutto inutili.
Di certo si
stavano solo divertendo a tormentarlo un po’.
Maki aveva
continuato a fargli domande sul ragazzo che avrebbero dovuto imbrogliare. Ormai
aveva imparato anche i suoi gusti musicali e le letture preferite di
Shakespeare preferite. Aveva bei gusti. Insomma, alcune cose piacevano anche a
lui, anche se altre erano davvero assurde, tipo che passava minimo un’ora e
mezzo ad acconciarsi i capelli ogni mattina. Quale individuo normale spreca
un’ora e mezza della sua vita per i capelli tutti i giorni?
Era strano conoscere tutte queste cose di una persona senza nemmeno averla mai
vista o averci parlato, ma cercava di pensarci il meno possibile.
Ora se ne
stavano tutti e cinque abbandonati attorno al tavolino di un piccolo bar del
Centro Commerciale. Alla fine, si accorse Masaki,
tutto quello che avevano comprato era comunque per l’impresa illegale. Si sentiva parecchio in imbarazzo, a dire la
verità, sapendo che un sacco di soldi erano stati spesi solo ed esclusivamente
per lui, per quanto non fosse entusiasta all’idea che si trattasse di abiti da
donna.
Fumiko gli aveva spiegato a cosa servivano
i trucchi che aveva comprato, adducendo che “i colori che uso di solito sono
più scuri, tu devi sembrare una ragazza acqua e sapone, quindi ho scelto
qualche tonalità di azzurro, violetto, magari…” e poi
Masaki aveva perso il filo del discorso.
I vestiti,
doveva ammettere, erano molto belli. Li aveva pagati Reina
(e scelti lei assieme ad Ai, grazie al cielo, perché Maki voleva proporgli una
minigonna a scacchi che non solo era tremenda, ma anche del tutto fuori dal
personaggio che avrebbe dovuto interpretare), ma Masaki
ricordava distintamente solo una camicetta color crema ed una gonna lunga a
pieghe azzurra che avrebbe dovuto “caderti fino alle caviglie e nasconderti
quei polpacci antiestetici che ti ritrovi”, aveva concluso Fumiko.
Si sentiva
giusto un filo discriminato per essere un ragazzo, ma tentò di non farsene
veramente un cruccio.
Cercò di
mettersi composto, ma si rifiutò di accavallare le gambe. Teneva la schiena
rigida da giorni ormai, e gli faceva malissimo. Trasalì quando le mani fredde
di Reina gli si posarono ai lati del collo,
cominciando a massaggiarlo piano. Non si scansò, ed anzi si rilassò un po’
sotto al suo tocco, ed emise piccoli mugolii di soddisfazione come stesse
facendo le fusa, socchiudendo gli occhi.
-Devi
cercare di camuffare la voce.- se ne uscì ad un certo
punto Ai, inclinando il capo. Una tenda di capelli violetti si mosse con lei –Non ne hai una molto bassa, fortunatamente. Ma dobbiamo
lavorarci un poco.- spiegò. Masaki emise un basso
lamento, irritato dall’essere stato disturbato durante il massaggio rilassante,
ma si risolse ad alzare le spalle in un segno d’assenso.
-Stai
andando bene.- aggiunse Fumiko, senza guardarlo, come
se la infastidisse fargli dei complimenti –Mangi in
modo più… consono
ed eviti di prendere a male parole le persone.- ci fu una pausa –Bhè, tranne Hiroto.-
-Hiroto se le merita sempre.- brontolò il
ragazzino, muovendo una mano all’aria con fare vago, e strappò una piccola
risata a Reina, dietro di lui.
In fondo era contento di star procedendo bene.
Anche
quella gita assurda in fondo gli era servita. Supponeva che fingersi una
ragazza richiedesse anche la capacità di sentirsi a proprio agio in mezzo ad un
gruppo di altre ragazze, esattamente come si sentiva lui quando si ritrovava
con i suoi amici maschi. E, ecco, ancora era sprovvisto di questa sicurezza, e
passare tutto quel tempo in compagnia di donne poteva aiutarlo in quel senso,
anche se si trattava di persone che conosceva bene.
-Ora, però,
dobbiamo passare alla parte successiva.- lo sguardo che Fumiko
gli lanciò bastò a fargli rimestare lo stomaco, e quello che disse dopo non gli
piacque per niente –Devi abituarti ad indossare abiti
femminili e a comportarti come il tuo personaggio richiede quotidianamente.-
sospirò, consapevole di quanto sarebbe stato difficile anche solo fargli
mettere gli abiti che avevano preparato per lui.
Masaki fece per ribattere qualcosa, ma
quella alzò la mano e lui ammutolì.
-E
cominciamo oggi.-
*
-Avevi
detto che mi sarei dovuto vestire da donna, non che avremmo dovuto fare questa
cosa!- la voce di Masaki era di almeno due ottave
superiore al normale (Ai sarebbe stata contenta, ora sembrava quella di una
ragazza, perlomeno), mentre scalciava e si agitava.
Hiromu e Ryuuji
lo stavano trascinando in bagno, tenendolo sotto le ascelle. Il poveraccio dai
capelli color pistacchio stava sudando, tanta era la fatica che gli ci voleva
per spostare il ragazzino di qualche centimetro, mentre il castano rivolgeva a Masaki piccole occhiate compassionevoli, come a dirgli “lo
stai facendo per il bene della comunità amico, resisti”.
Riuscirono
a superare la porta.
Fumiko sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
Quantomeno, pensò Masaki, aveva evitato di chiamare Hiroto. Farsi vedere così da lui sarebbe stato veramente,
veramente imbarazzante, non avrebbe mai più trovato il coraggio di guardarlo in
faccia.
-Senti, Masaki, va fatto. Tutte le ragazze lo fanno, prima o poi.-
ci fu una pausa, in cui la donna dai capelli rosa scuro tirò fuori dalla busta
della spesa una scatoletta di un piacevole color lilla –Passa
in un attimo, ed io non ho intenzione di farti andare in giro per casa con una
gonna se hai tutti quei peli.- e si esibì in
un’espressione di totale disgusto, scuotendo la testa come se il solo pensiero
le facesse venire il voltastomaco.
Tornando a
casa dal Centro Commerciale si erano fermati a prendere quelle strisce
depilatorie di cui avevano parlato. Ma mai Masaki
avrebbe pensato che servissero per lui.
Era
terrorizzato.
Non aveva
mai fatto nuoto, o qualsiasi altro sport che lo costringesse a… a depilarsi, e
era sempre sentito così fortunato a
non dover subire quella tortura.
In quel
momento maledisse Fumiko, Hiroto,
sé stesso e quell’idiota del tipo per cui doveva subire tutta quella pena.
Ryuuji e Hiromu
lo tennero fermo sulla sedia che era stata portata in bagno, e lui si lasciò
sfuggire un singulto –Non voglio.- piagnucolò,
raggomitolandosi poco eroicamente su sé stesso. Fece vagare gli occhi sulla
stanzetta del bagno che si trovava al primo piano. Non era molto spaziosa,
giusto lo spazio di un lavandino con specchio, un piccolo comodino, sanitari e
una doccia. Piastrelle azzurre decoravano le pareti fino a metà altezza, ed il
pavimento era dello stesso colore. La sedia era stata sistemata davanti al
lavandino, in mezzo alla stanza, di modo però che guardasse la porta e non lo
specchio.
A quel
punto Fumiko sorrise in modo rassicurante. O almeno
ci provò –Senti. Tra poco più di una settimana dovrai
incontrare uno scapolo straricco, esigente e molto, molto carino.- cominciò, e Masaki non potè fare a meno di pensare con stizza un “ah, è pure
carino”, storcendo il naso. Al di là del fatto che quella fosse l’unica
informazione sul suo futuro sposo che
aveva ricevuto da lì ad una settimana, gli dava quasi fastidio pensarlo come ad
un bel ragazzo. Lo irritava. Sembrava una presa in giro “ti devi staccare i
peli dalle gambe perché, ehi, quel tipo è proprio un figo,
ne vale la pena”. Fumiko continuò –Dovrai
fingere di essere una ragazza, convincerlo a sposarti e poi lo mollerai come un
fesso.- la cosa fece rabbrividire Masaki. Solo a
pensarci gli veniva la nausea, e si morse forte il labbro -…
Non penso che la ceretta sia la cosa più spaventosa.- sospirò quella,
portandosi le mani ai fianchi.
Masaki poteva quasi leggerle negli occhi
una muta rassicurazione, una comprensione che lo stupì parecchio. Si sentiva
quasi a disagio, ad essere incoraggiato da Fumiko.
Riluttante,
tentò di rilassarsi, e sentì la presa di Ryuuji e Hiromu sciogliersi.
L’uomo dai
capelli verdi lo guardava con le pupille grosse come due dischetti da hockey
per la fatica -… Esco a prendere un po’ d’aria.- alzò l’indice all’aria, quindi si dileguò, forse
spaventato anche lui da quello che sarebbe successo di lì a poco. Hiromu lo seguì subito dopo, ed al suo posto entrò Maki.
Dio, che cosa irritante, quei due parevano sempre darsi il cambio. Non lo
lasciavano mai da solo, purchè fosse con uno dei due –Masakichan- salutò quella, e fece per fargli una delle
domande con cui lo tartassava da giorni, ma evidentemente lo sguardo
terrorizzato del ragazzo la fece demordere.
-Bene.- Fumiko ritornò al solito tono –Sfilati
i pantaloni, cominciamo dalle gambe.
Masaki piagnucolò, ed arrossì come un
peperone. L’altra inarcò un sopracciglio, mentre Maki lo guardava con tenerezza
–Non preoccuparti, non sei granchè
attraente, non mi interessa se rimani in mutande.- alzò gli occhi al cielo la
donna dai capelli rosa scuro. Lui fece come ordinato, innegabilmente offeso,
tornando a sedersi, a disagio.
Maki
sistemò un piccolo sgabello poco lontano dalla sedia, e Masaki
vi stese la gamba destra.
-… Quanto fa male?- domandò, mentre la
sua aguzzina strofinava un pezzo di carta tra i palmi delle mani, velocemente.
Poi ne ricavò due fogli, aprendolo come quando si stacca una figurina dalla
protezione di carta. Ne applicò uno sulla gamba di Masaki,
inclinando il capo di lato -… Tanto.- assicurò, con
un sorrisetto crudele, ed il ragazzo non fece neanche in tempo a dargli della
vipera che dovette soffocare un grido ben poco virile sul palmo della mano.
Sgranò gli
occhi all’improvviso dolore quando l’altra strappò velocemente il foglio dalla
pelle. Era stato come se tanti spilli lo avessero punto allo stesso momento.
Non aveva fatto eccessivamente male,
ma era stato traumatico lo stesso (e le donne facevano quella cosa quante
volte? Una al mese? Ma erano pazze?)
-Ugh.- commentò Maki, lanciando
un’occhiata alla striscia depilatoria –Bhè, ne avevi
proprio bisogno.- ci fu una piccola pausa –Che
schifo.- Masaki la guardò oltremodo male, ma quando
posò lo sguardo sui resti dei suoi poveri peli dovette ammettere che, uh, erano davvero un sacco. Non riuscì a
commentare oltre che un altro strappo gli provocò un lamento.
Andarono
avanti così per una buona mezz’ora, e Fumiko finì le
strisce della scatoletta lilla eliminando ogni pelo da gambe, cosce e braccia
di Masaki (le cosce erano stata la tortura peggiore
di tutte). Tentò anche di fare scherzi e strappare quelli sotto le sue povere
ascelle, ma Masaki cominciò a gridare come impazzito
e quella si risolse a concordare che lo avrebbero fatto più avanti, anche se
“hai un cespuglio là sotto, vergognati”.
Poi passarono
a togliergli e sfoltirgli le sopracciglia. La pinzetta era tremendamente
irritante, e Masaki sussultava ogni volta che Fumiko staccava qualcosa, e gli occhi gli lacrimavano da
morire.
Fu poi il
turno delle basette. “Dio, Masaki, ma che roba ai ai lati della faccia” aveva esclamato Maki, togliendogli
anche quelle con la ceretta. Masaki si era sentito
ancora più offeso. Non erano mica così folte.
E poi via
anche i baffetti. Ah, dio, stava cominciando a crescergli una mezza barba come
si deve, era davvero poco educato da parte loro spazzare via così tutta la sua
fatica.
A Masaki non piaceva molto il contatto fisico, ma, nonostante
il dolore, non gli diede fastidio che le due donne si prendessero cura di lui.
Entrambe stavano cercando di fargli meno male possibile, e lui era sicuro che
chiunque altro avrebbe fatto molto peggio.
Quando
finirono, si sentiva gambe e braccia doloranti (e si erano anche arrossate
parecchio), e fu un sollievo cacciare le due donne via dal bagno e farsi una
doccia. Era decisamente strano non sentire una cosa che era stata con lui da
tipo, bhe, la sua nascita, nonostante il conforto
dell’acqua fresca sulla pelle, e fu decisamente scioccante sentire
l’asciugamano scivolargli sulla pelle una volta uscito.
Si sentiva così… liscio.
Sbuffò,
scuotendo la testa, e per poco non si congelò sul posto quando si accorse che
sul comodino vicino al lavandino erano stati poggiati dei vestiti. Ovviamente
da donna. Emise un lamento frustrato, ma li indossò senza neanche guardarli.
Quando però
incontrò il suo riflesso allo specchio, quello sopra il lavandino, per poco non
gli venne un colpo.
La prima
cosa che notò fu il viso. Cioè, era sempre lui. Ma assurdamente diverso allo
stesso tempo. Le sopracciglia disegnavano una curva morbida sopra i suoi occhi,
molto più fine ed eleganti di come le ricordava. Le guance ed il mento
totalmente glabri, le sue care basette ai lati del viso erano sparite. Non si
trovò poi così male, anche se era strano. Si osservò per parecchio, voltando il
capo in diverse direzioni per guardarsi meglio.
Poi
concentrò gli occhi sui propri vestiti.
Fumiko gli aveva lasciato la camicia color
crema che gli aveva comprato Reina. Percepì la gonna
azzurra sfiorargli piacevolmente le gambe depilate, ed abbassò lo sguardo,
agitandosi nella gonna. C’era troppa aria tra le sue gambe, e non capiva se la
cosa gli desse fastidio o meno. Distese e ritirò le dita dei piedi, le
sopracciglia aggrottate. La gonna gli arrivava alle caviglie,e gli faceva il
solletico.
Premesso
che non aveva assolutamente un petto da donna e non riusciva davvero ad
identificarsi come tale, le cose gli stavano bene addosso. Cioè, era molto
strano avere quei vestiti su di sè, e si sentiva
tremendamente a disagio, ma un piccolo sorriso gli increspò le labbra nel
pensare che ormai lì al Sun Garden lo conoscevano
talmente bene che nemmeno si sbagliavano a comprare vestiti della sua misura.
No, non
voleva proprio che quel posto venisse chiuso.
Qualcuno
bussò alla porta (Fumiko e Maki, probabilmente) –Ehi, possiamo entrare?- domandò una delle due, ma non si
diede pena di aspettare una risposta, ed aprì la porta. Lo guardarono qualche
secondo, e Masaki si sentì scrutato e ancora più a
disagio, se possibile –Ti stanno bene.- concluse Fumiko, per niente sorpresa, come se non avesse mai
dubitato della cosa. Maki si avvicinò, richiudendo la porta dietro di sé –Siediti, Masakichan.- intimò,
ammiccando nuovamente alla sedia, e lui la guardò sospettoso.
-… Niente ceretta, giuro.- rise
quella, alzando gli occhi al cielo, e lui fece come richiesto. Si sentiva le
guance in fiamme, non si era accorto di essere arrossito. Chissà cosa avrebbero
pensato gli altri, a vederlo così. Il solo pensiero gli faceva girare la testa
e la vergogna gli arrossava il collo.
Trasalì
quando la mano di Maki gli passò tra i capelli –Vediamo
di farti sembrare una ragazza anche di viso, adesso.- Masaki
scommise che stesse sorridendo.
Il suo
tocco sui capelli era assurdamente piacevole, e gli ricordava un sacco di cose.
Maki era una parrucchiera, e gli tagliava i capelli da anni. Si rilassò un poco
mentre quella lo pettinava.
Fumiko li raggiunse, un piccolo beauty
azzurro tra le mani, e si inginocchiò davanti a lui, che la guardò nervoso.
-Sono solo
trucchi, non mangiano.- sbuffò l’altra, tirando fuori boccette, matite e strana
roba di cui Masaki ignorava l’utilizzo.
Ci volle
almeno un’altra mezz’ora per l’operazione, e Masaki
cercò di non chiedersi cosa fossero quelle creme e polveri che Fumiko gli applicava sul viso. Rischiò un paio di volte di
beccarsi una matita in un occhio, e ad un certo punto si agitò talmente da far
sbagliare Fumiko, che imprecò e dovette rifare
daccapo un intero passaggio. Maki, intanto, gli acconciava i capelli. Ogni
tanto un “Fumiko, la prossima volta via anche questi
alla base della nuca, sono troppi” o “mh, meglio
usare i tuoi capelli naturali, le parrucche sono troppo evidenti” le sfuggiva a
mezza voce dalle labbra, mentre si concentrava.
Il disagio
scemò pian piano, e Masaki si rilassò. Era tutto
davvero troppo strano, e lo stomaco ancora faceva capriole per il nervosismo
(non voleva che lo vedessero così, si vergognava da morire, sentiva che lo
avrebbero preso in giro fino alla fine dei suoi giorni), ma in fondo si sentiva
curioso di guardarsi allo specchio e vedere quali miracoli avevano compiuto le
sue due amiche.
-Le spalle
sono troppo larghe, dobbiamo farti indossare qualche maglione largo.-
puntualizzò Fumiko, una volta che fu tornata in piedi
e lo ebbe squadrato per bene –Ma direi che sei… notevole.- sorrise, parecchio soddisfatta. Maki la
raggiunse e fischiò, allargando un sorriso enorme sul viso –Masaki,
sei proprio una ragazza carina, lo sai?- constatò, e Masaki
non seppe se prenderlo o meno come un complimento. Poi quella si tolse il
cardigan beige che indossava, porgendoglielo –Tieni,
prova a mettere questo.
Masaki si alzò senza guardarsi allo
specchio e provò il cardigan, osservando le maniche un po’ troppo lunghe con
occhio critico.
-Guardati.-
ammiccò Fumiko, impaziente.
Un
po’ riluttante, il ragazzo si girò ad osservarsi allo specchio, e per poco non
si strozzò con la sua stessa saliva. Era ancora più diverso di prima. Il suo
viso era appena più pallido, le sue guance più rosse. Sapeva di essere
truccato, ma a guardarsi non lo avrebbe detto, a parte quella piccola linea di
matita azzurra che gli incorniciava gli occhi. Le labbra erano più rosse di
come le ricordava, ma di un rosso piacevole. I capelli erano tirati su in
un’acconciatura elaborata. Li aveva abbastanza lunghi per un paio di piccole
trecce, che Maki aveva appuntato su un piccolo chignon. Dall’altra parte dello
specchio, una ragazza abbastanza graziosa lo guardava stupita, come se neanche
lei credesse di poter essere così carina.
-Ma— azzardò, un po’ stordito –Sono io?- aggrottò le sopracciglia, confuso.
Le
due risero, e gli furono affianco –Ancora non sei
perfetto, manca qualche aggiustamento.- spiegò Fumiko
–Ma sarai circa così. Cerca di prenderci
familiarità.- si raccomandò, dandogli quello che a Masaki
sembrò un buffetto sulla spalla. Si agitò un po’ nei vestiti –E’ strano.- masticò, sospirando –Mi
vergogno.- aggiunse, a voce più bassa, come se ammetterlo ferisse enormemente
il suo orgoglio.
-Credo
sia normale, Masakichan.- gli assicurò Maki,
sorridendo dolce –Ma così piacerai sicuramente al
signorino Minamis— si beccò uno schiaffo sul collo,
ed un “ouch!” particolarmente ferito le sfuggì dalle
labbra. Fumiko le lanciò un’occhiataccia “cretina,
sta’ zitta, non lo deve sapere” dicevano i suoi occhi amaranto. Maki sembrò
dispiaciuta.
Bene,
ora Masaki sapeva che il futuro sposo era un figo e si chiamava Minamis-qualcosa. Beh, erano passi
avanti, indubbiamente.
Gli
dava un po’ fastidio essere l’unico a non conoscerne l’identità. Era assurdo
sapere tutto di lui ma non avere idea di cose essenziali come il suo nome e la
sua faccia.
-Bhè, che dici.- ridacchiò nervosa Maki,
cercando di cambiare discorso –Andiamo a mostrarti
agli altri?- propose –Reina e Hiroto
vogliono darti qualche altra dritta su come evitare di mangiarti quel
poveretto.- ridacchiò, e Masaki alzò gli occhi al
cielo. Non era molto contento di uscire e mostrarsi al mondo nel suo nuovo look
femminile, ma fece del suo meglio per voltarsi ed avviarsi verso la porta del
bagno. Inciampò un paio di volte nella gonna, imprecando.
Fumiko rise –Bhe,
pare ci sia ancora un mucchio di lavoro da fare.- constatò, e Masaki sospirò sconsolato.
Era
sicuro che ce ne sarebbe voluto parecchio.
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Buongiorno
a tutti!
Come
già ho detto, liberarsi di me non è facile, e ogni tanto mi rifaccio viva uhuhuh
E
poi questa è la prima long AtsuMasa che scrivo e
insomma non voglio lasciarla a prendere muffa, quindi non aspettatevi che la
lasci perdere così facilmente! *le ultime parole famos—
Alour. In questo capitolo abbiamo precious dork del Sun Garden che sfogano il loro disagio su Masaki. Ho voluto dedicare alla parte di preparazione
almeno un intero capitolo, che proseguirà per buona metà del prossimo, perché
mi piace molto scrivere di loro e approfondire i loro rapporti mi intriga
parecchio.
Per
quanto riguarda Fumiko, ovviamente lei e Masaki si vogliono molto bene, ma entrambi hanno un
carattere del cavolo quindi stanno sempre a lanciarsi frecciatine e
bisticciare. E Ryuuji ha poca resistenza. E Masaki non ha assolutamente una mezza cotta per Hiroto ve lo siete immaginato.
Maki ed Hiromu sono sposati, ma mi pare di averlo già detto (?). Il fatto che Maki sia una parrucchiera l’ho ripreso da un’idea di roby (happley), mi piaceva troppo per non inserirla, scus—
Spero
di aver reso bene l’idea delle sensazione che penso Masaki
provi indossando per la prima volta in vita sua un abito da donna. E si, ho dovuto
farlo peloso, perché ha tipo diciannove anni e nonostante negli anime siano
belli e lisci ho immaginato ne avesse parecchi. Mi spiace se a qualcuno ha
fatto un po’ schifo, ma fa parte del lavoro sporco (?) *e
io mi sono divertita tantissimo piango
Ringrazio
tantissimo mademoiselle
hirondelle e Shinkocchi_
per aver inserito la fan fiction nelle ricordate, e Dark_Chocolate, happley,
Kasai_no_Aya, S t o r m_ e _Cupcakes
per averla inserita nelle seguite e ovviamente grazie a chi legge! Mi rendete
felice e sdjkfnskjbgjk grazie ;u; <3
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, al prossimo <3 (che spero sia prest--) *regala dolcetti alle mandorle*
Greta.