-
Richard, ma mi stai
ascoltando? –
Kestrel
arricciò il labbro
inferiore, imbronciata, lanciandogli un’occhiata a dir poco
irritata.
-
No, non ti stavo ascoltando –
ammise candidamente.
-
E me lo dici così? –
Mani
sui fianchi, sguardo
assottigliato e tono piccato. Sì, Kestrel cominciava
decisamente a incazzarsi.
-
Se preferisci te lo dico
cantando -, ironizzò, - ma il senso non cambierebbe.
–
-
Vabbè, ho capito, non sei dell’umore.
Ci si vede in giro … forse – aggiunse,
allontanandosi con un colpo di ciuffo e
un ancheggiamento sfrontato.
Probabilmente
si sarebbe
aspettata che la rincorresse, chiedendole scusa o chissà
cosa, ma non era
proprio da lui. Richard Kang non correva dietro a niente e nessuno,
figurarsi a
una ragazza qualunque. Certo era una rossa sexy, ma non poi così sexy da fare la figura
del
cagnolino alla ricerca di attenzioni.
E
poi in quel momento aveva ben
altro a cui pensare.
Per
esempio a perché quella
biondina riuscisse a confonderlo così tanto. Inizialmente
aveva pensato di
interessarle, poi però l’aveva vista buttarsi tra
le braccia dell’Erudito che l’era
venuta a trovare, e adesso si metteva a fare la sostenuta per poi
cambiare
umore in uno schiocco di dita e allestire una specie di scenata di
gelosia. E
andarsene impettita e orgogliosa subito dopo la suddetta scenata.
Insomma,
Alex era un vero e
proprio rebus. Una ragazza del genere avrebbe convinto chiunque a
ritenere Eric
una persona quasi facile da interpretare al confronto. Lui se non altro
quando
era arrabbiato o geloso lo faceva capire, ma lei … boh.
Si
passò una mano tra i
capelli, sbuffando.
Percorse
il corridoio che
portava agli appartamenti, rimuginando su di lei. Ed era ridicolo,
perché non
aveva mai passato il tempo a pensare a una ragazza … non a
una ragazza con cui
non era successo qualcosa.
Aveva
bisogno di distrarsi.
Bussò
alla porta di Eric,
pregando mentalmente di non trovarsi davanti scene compromettenti che
avevano
come protagonisti lui e Fiamma. Non avrebbe sopportato uno spettacolo
del
genere, poco ma sicuro. E inoltre dubitava seriamente che
l’amico l’avrebbe lasciato
in vita se avesse putacaso scorto anche solo un millimetro delle grazie
della
sua ragazza.
-
Entra, è aperto. –
Eric
era sdraiato sul letto
sfatto, i capelli leggermente umidi e l’asciugamano legato in
vita dicevano
chiaramente che era appena uscito dalla doccia.
In
condizioni normali l’avrebbe
raggiunto e si sarebbe acceso una sigaretta, ma sapeva per esperienza
personale
che in quei momenti Eric voleva solo rilassarsi e non certo prenderlo a
pugni perché,
parole sue, “gli stava appestando la stanza con quella roba
tossica e nauseante”.
-
Fiamma? –
-
Da Nicole. Cosa è successo? –
Eccolo
lì, l’Erudito soffocato
sotto il ruolo di Capofazione degli Intrepidi. Sveglio e pronto di
mente quanto
bastava per riconoscere all’istante un problema. O forse era
semplicemente che
lo conosceva fin troppo bene. O magari erano vere entrambe le cose
… beh, il
punto non era quello.
Comunque
non poteva certo
affrontare la questione in modo diretto. Non sarebbe stato
né saggio né salutare
dirgli che pensava a sua sorella, tra l’altro dopo che Eric
gli aveva
espressamente proibito di provarci.
-
Una discussione con Kestrel …
avevo voglia di fare qualcosa di stupido così sono venuto a
cercarti. –
-
Perché volevi compagnia? –
-
Perché volevo qualcuno che m’impedisse
di fare quello che avevo in mente … e perché
volevo compagnia – ammise.
Eric
annuì.
Qualsiasi
altra persona avrebbe
chiesto cosa avesse in mente di
fare,
ma non lui.
-
Credevo che Kestrel non
contasse. Perché all’improvviso è un
problema se discuti con lei? – chiese invece.
Dannata
mente attenta anche al
più piccolo dei dettagli. Cominciava davvero a detestare
quell’attitudine
erudita, rendeva mentirgli praticamente impossibile.
-
Non è un problema l’averci
litigato, ma il motivo per cui è successo. –
Eric
inarcò un sopracciglio, in
un muto invito a continuare.
-
C’è una che non riesco a
togliermi dalla testa, è una specie di chiodo fisso, e non
riesco nemmeno a
capire se le piaccio o se pensa che sia un egocentrico narcisista da
cui girare
alla larga. –
-
Beh, tu sei un egocentrico
narcisista da cui girare alla larga. –
-
Grazie tante, signor
sociopatia allo stato puro. –
-
Non c’è di che – replicò con
un ghigno. Poi assottigliò lo sguardo, scrutandolo come se
volesse capire con
una semplice occhiata cosa gli teneva nascosto. Fatica sprecata
perché, per
essere un ex Candido, se la cavava decisamente bene con le bugie. Poi
aggiunse:
- Di solito non ti fai mai tanti problemi. Vedi una che ti piace, ti
levi lo
sfizio e passi alla prossima. –
Non
era propriamente una
domanda, ma Richard si sentì in dovere di rispondere
comunque. – Non credo
proprio che sia una da una botta e via … e non riesco a
capire se la cosa mi dispiaccia
o meno … Oh, Cristo santo, ho bisogno di fumare -
sbottò poi, ripescando il
pacchetto dalla tasca interna del giubbotto.
Eric
non disse nulla, si limitò
a guardarlo mentre faceva scattare l’accendino e la sigaretta
si illuminava
mano a mano che faceva lunghi e profondi tiri. Quando l’ebbe
finita la gettò e
ne accese un’altra.
Una
doppietta … era davvero
nervoso.
Gettò
anche quella e la mano
corse nuovamente al pacchetto, ma la voce di Eric lo fermò
proprio mentre stava
per aprirlo.
-
Hai deciso di trasformarti in
una ciminiera? Perché forse a te non importa dei tuoi
polmoni, ma io non voglio
vivere in un posacenere in versione deluxe. –
Allontanò
la mano con riluttanza.
Aveva
ragione, fumare non
avrebbe di certo risolto il problema.
Eric
prese il controllo della
situazione, trascinandolo verso la porta quasi di peso e poi lungo la
strada
che portava al poligono. Gli piazzò tra le mani una Colt, un
caricatore e un
paio di cuffie. Poi lui recuperò per sé la
medesima attrezzatura e si sistemò
nella postazione accanto alla sua.
Richard
indossò le cuffie,
inserì il caricatore e mise il colpo in canna.
Inspirò
ed espirò, prese la
mira e rilassò le spalle. Miracolosamente la mente si
svuotò, lasciando solo
lui e il bersaglio.
Fece
fuoco, osservando la
traiettoria del proiettile che sfrecciava in avanti fino a conficcarsi
all’altezza
di quello che avrebbe dovuto essere il cuore del bersaglio.
Il
colpo di Eric centrò la sua
sagoma poco dopo, un centimetro più a destra.
Si
voltò verso di lui,
stringendosi nelle spalle.
Uno
a zero per Richard, via con
il secondo tiro.
Continuarono
così per altre
diciannove volte, finchè il caricatore non venne svuotato.
Allora
anche la sua testa aveva
rimosso tutti i pensieri che l’affollavano.
Uscirono
dal poligono
spintonandosi scherzosamente finchè non la intravide.
Alex
era in fondo al corridoio
insieme a Fiamma e a quel trasfazione Candido dai capelli biondi.
Parlavano e
ridevano di chissà cosa.
Come
sempre, non potè fare a
meno di notare come l’espressione solitamente seria e fredda
di Eric si
addolcisse non appena incontrava lo sguardo di Fiamma.
-
Ehy – disse lei, allontanandosi
dai due iniziati e rifugiandosi nella stretta sicura delle sue braccia.
-
Ehy – replicò, sorridendo,
chinandosi appena per permetterle di baciarlo. Fu un bacio lungo,
passionale,
dal quale si separarono solo dopo che Richard ebbe tossicchiato per
più volte e
Alex e Jace si furono lasciati scappare una risata divertita.
-
Siete diabetici – disse,
storcendo il naso.
-
Secondo me sei solo geloso –
ribattè la trasfazione, osservando la coppietta con un
sorriso intenerito.
-
Di farmi mettere al
guinzaglio? Sì, non vedo l’ora, è
sempre stato il sogno della mia vita. –
Alex
indurì lo sguardo.
Che
accidenti gli prendeva? Era
davvero possibile che bastasse vederla vicino a un ragazzo per
indispettirlo?
Doveva
proprio darsi una
regolata.
-
Comunque, che ci facevate
qui? –
-
Stavamo parlando un po’ di …
- iniziò Jace, ma venne folgorato da una sua occhiataccia.
-
Non l’ho chiesto a te – lo liquidò.
E
questo lo chiami darti una regolata, Richard?
Complimenti, stai facendo proprio un ottimo lavoro.
Magnifico,
adesso ci si metteva
anche la sua coscienza a fare del sarcasmo.
Fiamma
gli lanciò un’occhiata
ammonitrice, seguita da quella stupita di Eric e quella decisamente
furiosa di
Alex.
-
Lascia perdere, Jace – disse,
facendo scivolare la mano nella sua, - Andiamo a cena, comincio ad
avere fame. –
Il
biondo annuì, intrecciando
le dita alle sue e seguendola.
Con
la coda dell’occhio vide
che Eric stava guardando le loro mani con un’espressione che
non doveva essere
molto diversa dalla sua: avrebbe volentieri staccato le dita a quel
trasfazione.
-
Che succede tra quei due? –
chiese, incapace di trattenersi.
-
Jace mi ha chiesto di intercedere
per lui con Alex. Lei gli piace, ma era troppo timido per chiederle di
uscire …
così ci ho pensato io. –
Inarcò
un sopracciglio,
beffardo. – Timido? –
Il
trasfazione non gli aveva
affatto dato l’impressione di essere uno timido in quei
giorni.
-
Quindi tu hai procurato un
ragazzo a mia sorella – riepilogò Eric. Sembrava
non essere in grado di
capacitarsi di un tradimento così inaspettato. –
Perché? – chiese con il tono
affranto di chi affronta un lutto.
-
Perché, malgrado non ti
piaccia ammetterlo, è grande e perché Jace
è il ragazzo migliore con cui
potesse uscire. Alex sa perfettamente cosa vuole e cosa no, dalle un
po’ di
fiducia – concluse, con le braccia incrociate al petto e lo
sguardo risoluto.
-
D’accordo, ma lo terrò
comunque d’occhio – asserì, minaccioso.
-
E io ti darò una mano –
concluse lui.
Eric
gli rivolse un breve cenno
di ringraziamento.
Fiamma,
dal canto suo, sorrise
vittoriosa non appena fu certa che nessuno dei due ragazzi se ne
accorgesse.
Spazio
autrice:
La
squadra Cupido è ufficialmente entrata in azione. Richard
riuscirà a trattenersi
dallo staccare le mani a Jace? E, per quanto riguarda l’ex
Candido, quale sarà
mai il motivo che l’ha spinto ad accettare la proposta di
Alex? Spero che il
capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt