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Autore: Switch    12/02/2015    4 recensioni
Raccolta di OS ispirate dai nuovi comics IDW, un nuovo universo in cui spaziare.
I personaggi sviluppati saranno un po' tutti, i temi ispirati dalle nuove situazioni in cui si muovono.
Nuove storie, nuove sensazioni, ma i nostri mutanti preferiti di sempre.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi chiama.
Lei, mi chiama.

Un tono amorevole e divertito, avvolgente e protettivo. La sua voce è musica, musica che scandisce il mio nome.
Lei mi chiama.

Vieni qui” sussurra dolcemente, tendendomi le mani.
E io mi sento attirare da lei, come una falena verso il fuoco.

Lei è il mio centro, la mia gravità, il mio nucleo.
E le sue braccia, quando infine mi stringono, sanno di felicità, di morbido calore, così esili eppure così protettive. Sembrano fatte apposta per accogliermi e ripararmi.

Il mio ometto” bisbiglia contro la mia fronte, e io riesco a sentire le vibrazioni dolci della sua voce contro la mia pelle.

Inizia a cantare una tenera ninna nanna, con tono soave, in quella lingua che so di non avere mai imparato, ma che nonostante tutto conosco. Ascolto ogni respiro, rapito e assorto, ogni immagine che le sue parole suscitano nella mia mente, ogni vibrato della sua voce gentile e amorevole, mentre la sua mano esile e aggraziata danza davanti al mio viso, librandosi in forme e leggeri voli che seguono e accompagnano la canzone.

Ogni cosa, in lei, è eleganza e delicatezza; il modo in cui sorride, in cui inclina il capo tenuemente, le sue mani cortesi dalle pose leggiadre, l'intensità del suo sguardo quando mi guarda.
Lei mi ama. Il suo amore traspare in ogni gesto, in ogni occhiata, in ogni tocco, nel battito calmo e rassicurante del suo cuore, che mi culla assieme alla ninna nanna.

Sento che sto per addormentarmi, ma combatto contro il sonno, perché voglio guardarla ancora, voglio ascoltarla, non voglio che se ne vada.
Lei si accorge della mia impazienza e sorride con indulgenza. E canticchiando ancora la melodia, mi sfiora la guancia con la mano, i suoi occhi sembrano carezzarmi.

Sarò ancora qui quando ti sveglierai” mormora rassicurante, mentre continua a cullarmi.
E io non posso contrastare ancora questo benessere primordiale, questa pace ancestrale che stare nelle sue braccia mi trasmette.

Gli occhi si chiudono, la sua voce continua a vezzeggiarmi, al successivo battito di ciglia lei è ancora lì che mi sorride, poi le palpebre si fanno troppo pesanti e la dolce ninna nanna mi porta infine in un mondo di sogno.
Ma lei, lei non c'è.

Okaasan!”1 chiamo spaventato.
Ma lei non risponde, la sua voce soave è sparita, il tepore del suo abbraccio è scomparso, mi rimane un nulla freddo e spento.
E lo so, con gelida rassegnazione, che lei non sarà qui quando mi sveglierò.

Okaasan.



Leonardo si svegliò e aprì gli occhi, confuso. La testa era insolitamente pesante, la mente ingombra di frammenti ingarbugliati di sogno e sensazioni.
Sentiva che stava dimenticando qualcosa, qualcosa di molto importante, ma più cercava di focalizzarlo, più gli sfuggiva dalla mente, come acqua tra le mani.
Si sentiva stanco e stranamente smarrito. E solo.

Solo quando passò le mani sul viso per cercare di strofinare via la stanchezza, si accorse delle lacrime calde che gli inumidivano gli occhi e le guardò splendere sulla punta delle dita, sconvolto.
Qualcosa lo aveva turbato nel sonno, ma non riusciva a ricordare cosa avesse sognato, se non stralci confusi, brandelli caotici che non riusciva a mettere assieme, a far combaciare.

La voce del sensei lo chiamò gentilmente, per l'allenamento mattutino, e lui si sbrigò a rispondere, detergendo le lacrime con il dorso della mano.
E mentre correva verso l'anziano padre, con una rinnovata energia e il desiderio di dare il meglio di sé anche quel giorno, sentì una dolce melodia solleticargli la mente, anche se non sapeva da dove venisse.

Mormorando tra sé quel motivetto che sapeva quasi di ninna nanna, uscì dalla sua stanza, con un ignaro sorriso in viso.


1: Okaasan significa madre, in giapponese. Nella traduzione in italiano, nel volume 6, Leo la chiama mamma, ma dall'immagine in inglese che son riuscita a trovare della stessa scena, c'era scritto mother, madre.
In fondo chiamava Yoshi padre, perciò ci si aspetta lo stesso rispetto per la madre, soprattutto da una persona del Giappone antico.
Quindi la chiama Madre, non mamma.


Note:
Buonasera!

Dunque, questa OS nasce dal sesto volume, quando Leo inizia un po' a ricordare sua madre e alcuni momenti con lei di quando era un umano, prima che si reincarnasse. Mi ha colpito moltissimo, soprattutto le scene con solo loro due e questa storia è venuta fuori di getto.

Non ho mai usato la prima persona, mai prima d'ora, né il presente. Ma sentivo che nel ricordo/sogno era giusto metterli come forma di narrazione, spero di non aver fatto male.

Grazie per leggere e seguire la raccolta. Grazie ai preferiti, grazie ai vostri commenti.

Un sincero abbraccio

  
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