Quando tornai nel mio regno, trovai tutto il mio popolo ad attendermi, impazienti di sapere cos’era successo; quando narrai loro l’accaduto, i loro occhi sembrarono riempirsi di rabbia ed alcuni pensarono persino di andare a vendicare i torti subiti dai compagni ma io li dissuasi; dopo aver assegnato una casa ai dieci nuovi abitanti del mio regno, mi rifugiai nelle mie stanze e mi distesi sul mio letto; mi sentii improvvisamente debole, stanco e la testa iniziò a farmi male. Belias accorse immediatamente e, appoggiandomi una mano sulla fronte, riuscì a placare il mio dolore:
“ Hai usato troppa magia in questi giorni, Solomon. Il tuo corpo è ancora troppo giovane e fragile per sopportare tutto il potere di cui disponi. Devi cercare di controllarti e di sfruttarne il minor quantitativo possibile.”
“ Va bene, farò attenzione, ma ora non ho il tempo di riposare.”.
Provai ad alzarmi in piedi ma immediatamente caddi, venendo prontamente sostenuto da Belias:
“ Calmati e riprendi le forze.”.
Quando mi svegliai, ero ancora nelle mie stanze, Belias era scomparso. Mi alzai ed andai nella sala del trono; lì, seduto per terra con la schiena appoggiata al trono, Belias stava riprendendo le forze:
“ Perché stai lì per terra, Belias?”
“ Solo il sovrano può sedersi sul trono e non volevo allontanarmi troppo.”
“ Non sarei re se non fosse per te, lasciare che tu ti sieda lì è il minimo che possa fare.”.
Una guardia dopo pochi secondi entrò nel castello:
“ Mio signore, una donna alle porte del castello vi chiede udienza.”
“ Il sole non è ancora sorto, chi può essere così ansioso di incontrarmi da venire così presto?”
“ Credo sia una serva, dice di chiamarsi Naima.”.
Stupito, ordinai di farla entrare immediatamente e quando la vidi corsi subito verso di lei: era in uno stato terribile: le sue vesti, che già erano di poco valore, ora erano sporche di terra e strappate in diversi punti ed i suoi capelli erano tutti arruffati; il suo braccio sinistro, inoltre, presentava una profonda ferita che evidentemente la donna aveva provato a medicare senza risultati:
“ Cosa ti è successo?!”
“ Io… io…”.
Naima crollò a terra davanti ai miei occhi ed immediatamente la sostenni:
“ Belias, intervieni, presto!”
Prima ancora che potessi finire di pronunciare quella frase, il mio famiglio ci aveva già raggiunti ed aveva appoggiato la sua mano sul braccio di Naima; solo quando vidi la ferita richiudersi potei tirare un sospiro di sollievo:
“ Starà bene?”
“ Sì, ma ha perso molto sangue.”
“ Portala in una delle stanze del palazzo e assicurati che si riprenda; manderò qualcuno per portarle dei vestiti puliti.”
“ Sì, mio signore.”.
Convocai immediatamente Rakshasa, una mia fedele seguace appartenente alla stirpe di Belfagor:
“ Mi ha convocato, sire?”
“ Sì; abbiamo un ospite nel palazzo, una donna; portale dei vestiti e, quando si sveglierà, aiutala a farsi un bagno.”
“ Sì, mio signore.”.
Non passò molto prima che Naima riprendesse conoscenza; all’epoca non conoscevo il motivo ma, appena vide Rakshasa, iniziò a tremare; incapace anch’egli di avvicinarsi senza spaventarla, Belias venne ad avvisarmi:
“ Capisco… lasciatela sola per ora, andrò io a parlarle.”
“ Va bene.”.
Quando arrivai nella stanza, Naima si nascose immediatamente sotto le coperte del letto in cui stava riposando; probabilmente pensava che fossi un demone:
“ Non devi avere paura, non voglio farti del male.”.
Riconoscendo la mia voce, Naima si tranquillizzò:
“ Come ti senti?”
“ Meglio, grazie.”
“ Non devi ringraziare me ma Belias, è lui che ti ha guarito.”
“ Chi è Belias?”
“ L’uomo con i capelli argentei che era qui.”
“ Oh, quel…”
“ Tu hai paura dei demoni, vero?”
“ Già.”
“ Però anche io sono uno di loro, eppure non ti faccio paura.”
“ Tu non hai l’aspetto di un demone; sembri più un angelo.”.
Sentendo quelle parole, per qualche ragione arrossii:
“ Che cosa ti è successo? Come ti sei ferita?”
“ La regina Leena ha cacciato tutti i nobili e persino i servi dopo ciò che hai fatto. Non sapevo dove andare e così ho vagato in cerca di un riparo ma sono stata attaccata da alcune bestie. Quella ferita me l’hanno fatta loro.”
“ Capisco, immagino tu te la sia vista brutta a causa mia; mi dispiace.”
“ Non devi preoccuparti; erano anni che pregavo affinché qualcuno smascherasse la regina.”.
Fu allora che un sentimento a me sconosciuto mi fece parlare
“ Rimani qui.”
“ Come?”
“ Rimani qui, vivi nel mio palazzo; non hai un posto dove andare, giusto? Allora resta qui… con me.”
“ Perché così improvvisamente?”
“ Non lo so… sento come una forza misteriosa che mi dice di non lasciarti andare via, di tenerti vicino a me e non abbandonarti mai.”.
Quando pronunciai quelle parole, il viso di Naima si tinse di rosso, anche se immediatamente non ne compresi il motivo; allora ancora non sapevo cosa fosse l’amore:
“ Resterò qui… almeno per ora.”.
Quelle parole generarono in me una profonda felicità e non potei fare a meno di sorridere.
Ero stranamente inquieto: quella sera avrei cenato con Naima; perché la sua presenza mi turbava tanto? A quel tempo ancora non lo capivo. Il mio cuore continuava a battere forte, sempre più forte man mano che il momento della cena si avvicinava. Questo non sfuggì agli occhi attenti di Belias che, canzonandomi, con tono sarcastico esclamò:
“ Sembrate più calmo del solito stasera, sire.”
“ Sta zitto, Belias!”
“ Quell’umana è riuscita a sconvolgervi a tal punto in così poco tempo?”
“ Questo non è affatto vero!”.
Belias non sembrò per nulla convinto e, dopotutto, non lo ero nemmeno io; nel tentativo di tranquillizzarmi, il mio famiglio mi appoggiò una mano sulla spalla:
“ Cercate di calmarvi, sire; avete già affrontato mille difficoltà e le avete vinte tutte; non sarà certo una cena a sconfiggervi.”.
Ascoltando le sue parole, cercai di calmarmi e mi recai nella sala dei banchetti: la lunga tavolata era imbandita di ogni leccornia e sei grosse sedie erano già state posizionate; il pensiero che io e Naima non saremmo stati soli mi rassicurò ma mi domandai chi fossero gli altri ospiti: Astaroth insisteva sempre che invitare dei nobili a palazzo per un banchetto fosse un ottimo modo per stringere delle alleanze e per questo ogni sera invitava qualcuno informandomi solo pochi minuti prima; probabilmente Astaroth mi aveva già avvisato ma io, troppo agitato, non l’avevo nemmeno sentita. Rassegnandomi a passare una serata tra battutine squallide sulle mie ali e qualche futile discussione su chi fosse più ricco, chi più benevole coi servi e chi avesse più soldati nel suo esercito, ormai la noia aveva preso il posto del nervosismo.
Mi sedetti su una delle sedie a lato ma immediatamente venni rimproverato da Belias, che mi aveva seguito senza che mi ne accorgessi:
“ Al re spetta sempre la sedia del comando, quella a capotavola.”
“ Il castello è mio, dubito che questo cambierà se mi siedo da un’altra parte.”
“ Sire, sono le tradizioni.”.
Mi alzai scocciato e mi sedetti a capotavola; nonostante fossi il re di una nazione e colui che era destinato a salvare il mondo, ancora ero costretto a sottostare alle convenzioni sociali:
“ Immagino che tu starai alla mia destra.”
“ Quest’oggi né io né lady Astaroth prenderemo parte alla cena.”
“ Cosa?”
“ Il sovrano degl’inferi, Lucifero, ha richiamato tutti i demoni per discutere di qualcosa ed io devo parlare con Candor.”
“ Capisco, sarò solo stanotte allora…”
“ Non scordatevi della vostra ospite, sire; lei potrebbe tenervi compagnia stanotte.”
“ Spiritoso; avanti, dimmi, chi sono gli scocciatori di stasera?”
“Oggi verranno a cena la regina di Saba, Macheda, e il re di Tiro, Hiram I; saranno accompagnati dai loro primogeniti, Menelik e Beleazarus.”
“ Non li conosco, che tipi sono?”
“ La regina Macheda è una donna piuttosto saggia e spera che insieme potrete creare un regno dove sia unicamente la conoscenza a dominare su tutti.”
“ Interessante.”
“ Re Hiram I invece è un sovrano piuttosto attaccato alle tradizioni ma è molto magnanimo con i suoi sudditi.”
“ Beh, almeno questo banchetto non sarà noioso come tutti gli altri.”
“ La prego di fare attenzione, sire; ricordi che stanotte ci sarà la luna nuova e che i vostri poteri…”
“ Lo so bene, Belias; conosco meglio di tutti il mio corpo.”.
Quella sera fu la sera della mia massima debolezza: nessuno a palazzo a proteggermi, ospiti sconosciuti a cena ed i miei poteri angelici e demoniaci pressoché svaniti per effetto del novilunio… fu in quella fatidica notte che io persi tutto… fu in quella notte che la vita di Solomon si spense…