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Autore: Kaito Dark    15/02/2015    0 recensioni
Esiste un mondo al di là del tempo, un mondo dove le ere si mischiano ed un filo sottilissimo separa realtà e finzione. Una leggenda all'inizio dei tempi preannunciò la nascita di un figlio del cielo che avrebbe riportato l'equilibrio tra demoni ed angeli con l'aiuto di 8 rondini. La leggenda ora è realtà ma in cielo non tutti vogliono che questa frattura tra i due mondi venga riparata.
Genere: Avventura, Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando tornai nel mio regno, trovai tutto il mio popolo ad attendermi, impazienti di sapere cos’era successo; quando narrai loro l’accaduto, i loro occhi sembrarono riempirsi di rabbia ed alcuni pensarono persino di andare a vendicare i torti subiti dai compagni ma io li dissuasi; dopo aver assegnato una casa ai dieci nuovi abitanti del mio regno, mi rifugiai nelle mie stanze e mi distesi sul mio letto; mi sentii improvvisamente debole, stanco e la testa iniziò a farmi male. Belias accorse immediatamente e, appoggiandomi una mano sulla fronte, riuscì a placare il mio dolore:

“ Hai usato troppa magia in questi giorni, Solomon. Il tuo corpo è ancora troppo giovane e fragile per sopportare tutto il potere di cui disponi. Devi cercare di controllarti e di sfruttarne il minor quantitativo possibile.”

“ Va bene, farò attenzione, ma ora non ho il tempo di riposare.”.

Provai ad alzarmi in piedi ma immediatamente caddi, venendo prontamente sostenuto da Belias:

“ Calmati e riprendi le forze.”.

 

Quando mi svegliai, ero ancora nelle mie stanze, Belias era scomparso. Mi alzai ed andai nella sala del trono; lì, seduto per terra con la schiena appoggiata al trono, Belias stava riprendendo le forze:

“ Perché stai lì per terra, Belias?”

“ Solo il sovrano può sedersi sul trono e non volevo allontanarmi troppo.”

“ Non sarei re se non fosse per te, lasciare che tu ti sieda lì è il minimo che possa fare.”.

Una guardia dopo pochi secondi entrò nel castello:

“ Mio signore, una donna alle porte del castello vi chiede udienza.”

“ Il sole non è ancora sorto, chi può essere così ansioso di incontrarmi da venire così presto?”

“ Credo sia una serva, dice di chiamarsi Naima.”.

Stupito, ordinai di farla entrare immediatamente e quando la vidi corsi subito verso di lei: era in uno stato terribile: le sue vesti, che già erano di poco valore, ora erano sporche di terra e strappate in diversi punti ed i suoi capelli erano tutti arruffati; il suo braccio sinistro, inoltre, presentava una profonda ferita che evidentemente la donna aveva provato a medicare senza risultati:

“ Cosa ti è successo?!”

“ Io… io…”.

Naima crollò a terra davanti ai miei occhi ed immediatamente la sostenni:

“ Belias, intervieni, presto!”

Prima ancora che potessi finire di pronunciare quella frase, il mio famiglio ci aveva già raggiunti ed aveva appoggiato la sua mano sul braccio di Naima; solo quando vidi la ferita richiudersi potei tirare un sospiro di sollievo:

“ Starà bene?”

“ Sì, ma ha perso molto sangue.”

“ Portala in una delle stanze del palazzo e assicurati che si riprenda; manderò qualcuno per portarle dei vestiti puliti.”

“ Sì, mio signore.”.

 

Convocai immediatamente Rakshasa, una mia fedele seguace appartenente alla stirpe di Belfagor:

“ Mi ha convocato, sire?”

“ Sì; abbiamo un ospite nel palazzo, una donna; portale dei vestiti e, quando si sveglierà, aiutala a farsi un bagno.”

“ Sì, mio signore.”.

 

Non passò molto prima che Naima riprendesse conoscenza; all’epoca non conoscevo il motivo ma, appena vide Rakshasa, iniziò a tremare; incapace anch’egli di avvicinarsi senza spaventarla, Belias venne ad avvisarmi:

“ Capisco… lasciatela sola per ora, andrò io a parlarle.”

“ Va bene.”.

 

Quando arrivai nella stanza, Naima si nascose immediatamente sotto le coperte del letto in cui stava riposando; probabilmente pensava che fossi un demone:

“ Non devi avere paura, non voglio farti del male.”.

Riconoscendo la mia voce, Naima si tranquillizzò:

“ Come ti senti?”

“ Meglio, grazie.”

“ Non devi ringraziare me ma Belias, è lui che ti ha guarito.”

“ Chi è Belias?”

“ L’uomo con i capelli argentei che era qui.”

“ Oh, quel…”

“ Tu hai paura dei demoni, vero?”

“ Già.”

“ Però anche io sono uno di loro, eppure non ti faccio paura.”

“ Tu non hai l’aspetto di un demone; sembri più un angelo.”.

Sentendo quelle parole, per qualche ragione arrossii:

“ Che cosa ti è successo? Come ti sei ferita?”

“  La regina Leena ha cacciato tutti i nobili e persino i servi dopo ciò che hai fatto. Non sapevo dove andare e così ho vagato in cerca di un riparo ma sono stata attaccata da alcune bestie. Quella ferita me l’hanno fatta loro.”

“ Capisco, immagino tu te la sia vista brutta a causa mia; mi dispiace.”

“ Non devi preoccuparti; erano anni che pregavo affinché qualcuno smascherasse la regina.”.

Fu allora che un sentimento a me sconosciuto mi fece parlare

“ Rimani qui.”

“ Come?”

“ Rimani qui, vivi nel mio palazzo; non hai un posto dove andare, giusto? Allora resta qui… con me.”

“ Perché così improvvisamente?”

“ Non lo so… sento come una forza misteriosa che mi dice di non lasciarti andare via, di tenerti vicino a me e non abbandonarti mai.”.

Quando pronunciai quelle parole, il viso di Naima si tinse di rosso, anche se immediatamente non ne compresi il motivo; allora ancora non sapevo cosa fosse l’amore:

“ Resterò qui… almeno per ora.”.

Quelle parole generarono in me una profonda felicità e non potei fare a meno di sorridere.

 

Ero stranamente inquieto: quella sera avrei cenato con Naima; perché la sua presenza mi turbava tanto? A quel tempo ancora non lo capivo. Il mio cuore continuava a battere forte, sempre più forte man mano che il momento della cena si avvicinava. Questo non sfuggì agli occhi attenti di Belias che, canzonandomi, con tono sarcastico esclamò:

“ Sembrate più calmo del solito stasera, sire.”

“ Sta zitto, Belias!”

“ Quell’umana è riuscita a sconvolgervi a tal punto in così poco tempo?”

“ Questo non è affatto vero!”.

Belias non sembrò per nulla convinto e, dopotutto, non lo ero nemmeno io; nel tentativo di tranquillizzarmi, il mio famiglio mi appoggiò una mano sulla spalla:

“ Cercate di calmarvi, sire; avete già affrontato mille difficoltà e le avete vinte tutte; non sarà certo una cena a sconfiggervi.”.

Ascoltando le sue parole, cercai di calmarmi e mi recai nella sala dei banchetti: la lunga tavolata era imbandita di ogni leccornia e sei grosse sedie erano già state posizionate; il pensiero che io e Naima non saremmo stati soli mi rassicurò ma mi domandai chi fossero gli altri ospiti: Astaroth insisteva sempre che invitare dei nobili a palazzo per un banchetto fosse un ottimo modo per stringere delle alleanze e per questo ogni sera invitava qualcuno informandomi solo pochi minuti prima; probabilmente Astaroth mi aveva già avvisato ma io, troppo agitato, non l’avevo nemmeno sentita. Rassegnandomi a passare una serata tra battutine squallide sulle mie ali e qualche futile discussione su chi fosse più ricco, chi più benevole coi servi e chi avesse più soldati nel suo esercito, ormai la noia aveva preso il posto del nervosismo. 

Mi sedetti su una delle sedie a lato ma immediatamente venni rimproverato da Belias, che mi aveva seguito senza che mi ne accorgessi:

“ Al re spetta sempre la sedia del comando, quella a capotavola.”

“ Il castello è mio, dubito che questo cambierà se mi siedo da un’altra parte.”

“ Sire, sono le tradizioni.”.

Mi alzai scocciato e mi sedetti a capotavola; nonostante fossi il re di una nazione e colui che era destinato a salvare il mondo, ancora ero costretto a sottostare alle convenzioni sociali:

“ Immagino che tu starai alla mia destra.”

“ Quest’oggi né io né lady Astaroth prenderemo parte alla cena.”

“ Cosa?”

“ Il sovrano degl’inferi, Lucifero, ha richiamato tutti i demoni per discutere di qualcosa ed io devo parlare con Candor.”

“ Capisco, sarò solo stanotte allora…”

“ Non scordatevi della vostra ospite, sire; lei potrebbe tenervi compagnia stanotte.”

“ Spiritoso; avanti, dimmi, chi sono gli scocciatori di stasera?”

“Oggi verranno a cena la regina di Saba, Macheda, e il re di Tiro, Hiram I; saranno accompagnati dai loro primogeniti, Menelik e Beleazarus.”

“ Non li conosco, che tipi sono?”

“ La regina Macheda è una donna piuttosto saggia e spera che insieme potrete creare un regno dove sia unicamente la conoscenza a dominare su tutti.”

“ Interessante.”

“ Re Hiram I invece è un sovrano piuttosto attaccato alle tradizioni ma è molto magnanimo con i suoi sudditi.”

“ Beh, almeno questo banchetto non sarà noioso come tutti gli altri.”

“ La prego di fare attenzione, sire; ricordi che stanotte ci sarà la luna nuova e che i vostri poteri…”

“ Lo so bene, Belias; conosco meglio di tutti il mio corpo.”.

Quella sera fu la sera della mia massima debolezza: nessuno a palazzo a proteggermi, ospiti sconosciuti a cena ed i miei poteri angelici e demoniaci pressoché svaniti per effetto del novilunio… fu in quella fatidica notte che io persi tutto… fu in quella notte che la vita di Solomon si spense…

  
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