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Autore: Mikoru    23/02/2015    1 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo 11

Punto di non ritorno

«Kinloch Hold» annunciò Alistair.

Dinanzi a loro, l'alta torre di pietra bianco-grigia svettava contro l'azzurro cielo pomeridiano. Se da lontano le era parsa estremamente sottile e affusolata, ora che l'aveva quasi di fronte Luniel si accorse di quanto fosse in realtà massiccia e incombente, benché ancora molto distante. Non ne rimase impressionata, non dopo le imponenti rovine di Ostagar, però ne fu affascinata; trovò che avesse un aspetto armonioso. L'ampia base del pinnacolo copriva quasi per intero l'isoletta rocciosa su cui sorgeva; da essa, un'elegante serie di arcate dotate di guglie andava ad unirsi al corpo centrale, il quale si restringeva man mano che saliva verso l'alto per poi tornare ad ampliarsi leggermente sulla cima sovrastata da una cupola. Il suo riflesso e la sua ombra si allungavano sulle calme acque sottostanti, increspate da una leggera brezza; dai lati dell'isolotto si dipartiva una larga corona di scogli affioranti, in mezzo alla quale emergevano i resti della Gran Via Imperiale che un tempo congiungeva Kinloch Hold alla terraferma, ma che adesso era crollata in più punti e impossibile da percorrersi.

Leliana emise un suono di meraviglia. «La vista da lassù dev'essere spettacolare!»

«Ma tu guarda» disse Morrigan, in tono annoiato. «Non solo hanno costruito una prigione per maghi nel bel mezzo di un lago, ma l'hanno pure creata con le sembianze di un fallo gigante.»

Il giovane la guardò storto. «Immagino abbiate esperienza di cose del genere, vero?»

Lei non si scompose. «Tu, invece, sai di cosa parlo solo perché ne hai uno in mezzo alle gambe, anche se di sicuro non sai come usarlo a dovere.»

Alistair arrossì e lanciò alla strega un'occhiata di astio impotente, non riuscendo a ribattere.

Leliana tossicchiò e camuffò in tal modo una risatina. «Comunque, non posso darle torto» dovette ammettere, indicando la torre per evitare che Alistair fraintendesse su cosa lei era d'accordo. Lui le riservò uno sguardo sconcertato e la giovane donna dovette ricordargli, abbassando gli occhi con fare pudico: «Come già vi dissi, sono entrata piuttosto di recente nel chiostro…»

«Be'» fece Luniel, piegando appena il capo di lato. «Con un po' di immaginazione, in effetti…»

Il giovane Custode strabuzzò gli occhi. «C-come…? C-cosa…?» farfugliò.

Lei lo guardò senza capire quella reazione. «Be'? Che c'è?»

Morrigan ridacchiò. «Credo non si capaciti che tu sappia riconoscere quella sagoma. Sei meno innocente di quel che sembri» insinuò poi, di certo per mettere ulteriormente a disagio l'altro shemlen. Che difatti avvampò, mentre la Sorella nascondeva un risolino dietro la mano.

Luniel fece spallucce. «Non sono una marmocchia, so com'è fatto un maschio.»

«Oh, però giurerei che sei ancora una fresca verginella» la punzecchiò l'apostata.

D'accordo, la situazione iniziava a prendere una piega piuttosto bizzarra. «E allora?» reagì brusca l'elfa, iniziando a provare un certo fastidio. Non tanto per aver ammesso d'essere ancora illibata quanto per quella che reputava un'intromissione nella sua sfera privata.

«Oh, per il respiro del Creatore!» sbottò Alistair, ormai di un rosso acceso; ancora un po' e avrebbe iniziato a fumare dalle orecchie. «Non mi sembrano discorsi da fare! Scendiamo al molo, dobbiamo raggiungere la Torre! Abbiamo una missione da compiere!»

Con la risata di Morrigan che riempiva l'aria, abbandonarono la Via e scesero lungo le scale fino ad una strada di terra battuta in discesa. Questa, ad un certo punto, si biforcava a sinistra, conducendo a una struttura lignea a due piani, con un'insegna penzolante al di sopra della porta d'ingresso; una locanda, probabilmente. Alistair tirò dritto, verso un piccolo molo quasi a ridosso delle rovine della Gran Via. Ormeggiata lì accanto c'era un'imbarcazione di modeste dimensioni, in grado di trasportare forse due persone oltre al traghettatore, e in piedi sul pontile stava un uomo in armatura, rivolto verso la Torre.

Ascher si allontanò verso la riva, loro proseguirono. Sentendone i passi sul legno, l'uomo si voltò, rivelando il simbolo dei Templari sul pettorale. Luniel udì distintamente il bofonchio contrariato di Morrigan.

«Ehi, voi, fermi!» esclamò il templare, un giovane castano dall'aria non molto astuta. «Cosa ci fate qui? Non vorrete attraversare, vero?»

«No, certo» sibilò Morrigan tra i denti, udibile solo da Luniel e da Leliana che le stava accanto. «Siamo venuti per farci un tuffo nel lago.»

«Perché ho ricevuto l'ordine di non lasciar passare nessuno. L'ordine rigoroso» continuò il templare. «Quindi, se volete attraversare, non potete farlo. A meno che non abbiate l'autorizzazione. Ma nessuno è autorizzato, perciò non potete averla.»

Luniel alzò uno sguardo titubante su Alistair; quel soldato le sembrava decisamente svitato.

L'altro Custode le ricambiò lo sguardo con non meno incertezza, poi disse: «Noi dovremmo raggiungere la Torre. Dobbiamo conferire con il Primo Incantatore, è una questione urgen–»

«No!» lo interruppe il templare. «Mi è stato ordinato di svolgere un incarico e, per il coltello da pranzo dorato del Creatore, lo svolgerò!»

Alistair si grattò la nuca. «Dubito che il Creatore usi le posate» si lasciò sfuggire.

«Oh, ve l'ha detto Lui in persona, vero?» polemizzò l'altro, fissandolo torvo. «In ogni caso, non entrerete nella Torre. Nossignore.»

Leliana si fece avanti. «Chiedo scusa, voi chi siete?» domandò in tono garbato.

«Mi chiamo Carroll e sono di guardia qui affinché nessuno passi.»

La Sorella annuì. «Carroll» riprese, con voce suadente. «Noi abbiamo davvero la necessità di parlare con il Primo Incantatore, è molto importante.»

«Avete l'autorizzazione?» ribatté il templare. «No? Allora non potete.»

«Ve ne prego» insistette Leliana con gentilezza. «È davvero fondamentale.»

«No. Niente autorizzazione, niente attraversamento.»

Luniel non ne poté più; stavano soltanto perdendo tempo, e non potevano permetterselo. «Pezzo di stupido, siamo Custodi Grigi e ci serve l'aiuto dei maghi.»

Lui la guardò con sufficienza e scetticismo. «Oh, Custodi Grigi, davvero? Provatelo.»

«E come, esattamente?» quasi ringhiò l'elfa.

Carroll scrollò le spalle. «Be', uccidete qualche prole oscura. Coraggio, vediamo un grande Custode Grigio all'opera» li incitò.

Morrigan fece un rumoroso schiocco con la lingua. «Tutto questo è ridicolo.»

«Ah-ah! Lo sapevo!» esclamò trionfante il templare, mettendosi a braccia conserte per quel che glielo permetteva l'ingombrante armatura. «Scommetto che non riuscite neanche a percepirli. Un vero Custode Grigio dovrebbe poter percepire quei mostri.»

Alistair sospirò paziente. «Ora non possiamo perché qui non ce ne sono.»

A dire il vero, Luniel non li percepiva a prescindere, ma non le sembrò il caso di puntualizzarlo.

Carroll sbatté le palpebre, con uno sguardo parecchio stupido. «Oh. Bene, meglio così, no?» commentò. «Non vorrei mai che la Prole Oscura corrompesse il paesaggio. Ho sentito dire che il loro sangue è–» S'interruppe di colpo e disse invece, con un sorriso furbetto: «Ditemelo voi. Se siete Custodi Grigi lo saprete senz'altro.»

Alistair sospirò di nuovo e decise di stare al gioco. «È nero, brucia la pelle al solo contatto e–»

«E fa schifo!» intervenne Luniel, esasperata. «Senti, cretino in armatura, non dobbiamo provarti un bel niente. Facci passare. Subito

Il templare si accigliò e la fissò. «Ah, mi guardate dall'alto in bas… Dal basso in al… Cioè, ehm…» Si bloccò, impacciatissimo, mentre lei lo folgorava con un'espressione omicida. Poi Carroll alzò il mento con un modo di fare terribilmente infantile e proseguì: «Be', d'accordo, vedete se riuscite a entrare nella Torre da soli.»

Morrigan sbuffò. «Posso friggerlo?»

«Non mi sembra una buona idea» commentò Leliana. «Magari potremmo nuotare. Chissà quanto è profondo il lago.»

«Ti prego» sibilò la maga. «Evita di dire idiozie anche tu.»

Luniel distese e richiuse le dita un paio di volte. «Ti avverto, la mia pazienza si sta esaurendo…»

Carroll non parve impressionato e l'elfa si trovò ad insultare il proprio aspetto nient'affatto minaccioso. «E questo dovrebbe preoccuparmi?» le domandò infatti.

Non gli rispose. Emise un basso, rapido fischio e pochi attimi dopo Ascher li raggiunse di corsa, fermandosi accanto a Luniel. In perfetta sintonia con l'umore della padrona, snudò le zanne ed emise un profondo, lungo ringhio.

Carroll fece un balzo indietro e per poco non cadde dal molo.

«Giuro che te lo scateno addosso, se continui a trattenerci» avvertì l'elfa.

«Uh… Ascoltate, io…» balbettò l'altro. «Ehm… stavo soltanto cercando di fare il mio lavoro. Io… io non posso farvi passare, ma andrò subito a chiedere il permesso al Cavaliere-Comandante.»

«Ecco, bravo, datti una mossa» commentò acidamente Morrigan.

Il templare annuì. «Sì, certo. Corro a chiamare il traghettatore. Corro subito!» esclamò, e li superò, scattando poi verso la riva, via dal pontile.

Alistair sospirò, guardando Luniel con un sorrisetto rassegnato. «Ah, la diplomazia!»

«Poche storie» ribatté l'elfa. «Abbiamo convinto quell'imbecille, l'importante è questo.»

Rimasero ad attendere una decina di minuti, poi videro tornare Carroll con un altro uomo, di stazza robusta, con corti capelli grigi e un viso largo e schietto. Senza parlare, il templare li superò quasi a testa bassa e scese nella barca. Il traghettatore, rivolgendo loro un saluto piuttosto amichevole, lo seguì rapidamente e iniziò a liberare l'imbarcazione dagli ormeggi; alzò il volto rugoso e disse loro che ci sarebbero volute almeno un paio d'ore, consigliandoli quindi di andare nella locanda, poi afferrò i remi, si sedette e prese a remare vigorosamente in direzione della Torre.

Nella locanda della Principessa Viziata ne approfittarono per rifocillarsi con un po' di birra e parecchie porzioni di pane e formaggio freschi. Alistair, notò Luniel, mangiò il formaggio con un'espressione quasi adorante e, finita la propria razione, sogguardò con desiderio quella ancora intatta dell'elfa. Dal canto suo, la ragazza si era saziata a sufficienza con il pane, perciò senza parlare spinse il piatto verso lo shemlen, vagamente infastidita da quelle continue occhiate fameliche. E mentre Alistair bofonchiava ringraziamenti con la bocca piena di formaggio, provocando il condivisibile disgusto di Morrigan, la dalish si girò ad osservare Leliana, la quale sembrava in grado di attaccar bottone con chiunque; ora, infatti, stava chiacchierando amabilmente con il locandiere, un uomo alto dai lineamenti marcati e dall'aria solida, sui quarant'anni per quel che riusciva a giudicare Luniel.

In base alle informazioni riferite dall'uomo, a quanto pareva nella Torre c'era qualche problema bello grosso. Il che, in effetti, era risultato abbastanza evidente dalla presenza del templare sul molo e dal divieto per chiunque di recarsi sull'isolotto. A Kester, il traghettatore, tre giorni prima era stato revocato il permesso di trasportare chicchessia, ma nessuno aveva fornito spiegazioni più dettagliate. Stando allo stesso Kester, il Cavaliere-Comandante – un certo Greagoir – aveva detto soltanto che avevano tutto sotto controllo. Del che, Luniel dubitava seriamente. Perché, altrimenti, avrebbero dovuto impedire l'accesso e sequestrare l'unico mezzo per giungere alla Torre?

Con un sospiro, l'elfa si alzò dal tavolo e girò intorno alla giovane cameriera nana arrivata a portar via i piatti vuoti, poi si avviò alla porta e uscì. Una volta fuori, prese un respiro profondo, godendosi quell'aria fresca e pulita; l'ambiente della locanda era un po' troppo chiuso e stretto, per i suoi gusti. Ascher, acciambellato a qualche passo di distanza dall'edificio, la raggiunse subito, e Luniel scese con lui fino alla riva del lago, dove si sedette ad osservare le acque scintillanti e ad ascoltare il leggero sciabordio delle onde, smosse dalla brezza che spirava da ovest. Per ingannare l'attesa, decise di ravviarsi un poco i capelli. Dalla scarsella che teneva in vita prelevò il pettine d'osso che le aveva regalato la più grande delle sorelle Hawke. Anche se forse "regalato" non era il termine più corretto; probabilmente immaginando che Luniel lo avrebbe rifiutato, se glielo avesse consegnato direttamente, o che il gesto l'avrebbe fatta sentire in imbarazzo, la disinvolta shemlen gliel'aveva infilato di nascosto nella sacca. Ed ecco perché era stata china su di essa qualche secondo di troppo, dando la schiena all'elfa, quando si era abbassata per prenderla e porgergliela.

In tutta onestà, Luniel doveva ammettere che la giovane umana le aveva procurato un gran beneficio, poiché grazie a quel pettine aveva potuto mantenere in ordine la folta chioma, compatibilmente col fatto di dover indossare un elmo e di non poterla lavare spesso. Almeno non doveva preoccuparsi dei nodi. Canticchiando a bocca chiusa, iniziò ad intrecciarsi rapidamente qualche ciocca ai lati del volto, che poi fermò per mezzo di alcuni fermaglietti di stagno acquistati per due soldi da Bodhan. Finite le quattro trecce, raccolse le due più alte, che partivano dall'attaccatura dei capelli al centro della fronte, e le fissò dietro il capo, incrociandole e fissandole con i fermagli in modo da formare un cerchio. Avendo fatto un po' di corsa, però, sentì con le dita che qua e là spuntavano alcuni ciuffi e che le trecce stesse non erano molto uniformi. Pazienza, si disse, scrollando le spalle.

«Non ritornano ancora?»

Luniel si voltò verso Leliana, uscita a sua volta dalla locanda, e scosse il capo.

«Oh, che bell'acconciatura!» esclamò la Sorella, sedendosi accanto a lei – rigorosamente dall'altra parte rispetto ad Ascher.

«Uh… grazie…» farfugliò l'elfa, come sempre un po' allarmata dall'esuberanza della shemlen quando si trattava di farle complimenti.

«Mi piace davvero. Sapete, voi avete dei capelli molto belli» asserì Leliana con un sorriso, prendendogliene una ciocca fra le dita per qualche istante.

Aiuto…

«…e questa pettinatura vi dona molto. È particolare, e tuttavia semplice, non come le acconciature sofisticate che vengono sfoggiate a Orlais, che di norma includono fiocchi, fiori, gioielli…» Sventolò le mani, come a sottolineare quelle esagerazioni. «Sapete, c'è stato un anno in cui erano in voga le piume, e Lady Élise… oh, era una dama parecchio eccentrica… decise di dover superare le altre, quindi iniziò ad "indossare" uccellini vivi tra i suoi voluminosi capelli.»

«Uccellini… vivi?»

«Già. Il cinguettare fu piuttosto adorabile, per un po'.» Leliana si portò una mano alla guancia. «Tuttavia dovete capire che degli uccellini terrorizzati spesso fanno fatica a trattenere l'intestino…»

Luniel sbatté le palpebre e fece una smorfia. «Che schifo!»

L'altra ridacchiò. «Come potete immaginare, Lady Élise infine decise di rinunciare a quel suo sistema e tornò ad utilizzare soltanto piume, benché in quantità esagerate.»

L'elfa scosse il capo, sconcertata. «A Orlais siete proprio strani.»

«La stravaganza è la regola, lì» confermò la shemlen. «Voi ci siete mai stata?»

«Qualche volta, ma per lo più di passaggio durante gli spostamenti del clan» rispose la dalish. «In ogni caso, io non sono mai entrata in città o villaggi, so soltanto quello che mi hanno raccontato coloro che ci si recavano.»

«E adesso dove si trova il vostro clan?»

La ragazza s'incupì. «Non lo so di preciso. Quando ho dovuto lasciarlo era sul punto di partire dalla Foresta di Brecilian per raggiungere i Liberi Confini, circa…» Si soffermò a fare due conti. «Circa un mese e mezzo fa.» È passato così poco tempo? si stupì. A ripensarci le sembrava che fosse un'eternità. Per reazione alla tristezza improvvisa, si abbracciò ad Ascher, che le rivolse un lieve uggiolio.

«Capisco» mormorò Leliana, con la sua voce morbida e gentile. E ciò che pareva intendere, con quell'unica parola, era ‟Comprendo per quale ragione vi sentiate afflitta e disorientata”. «Allora forse hanno superato le Montagne e sono giunti già in Orlais, nei pressi di Jader.»

Luniel rispose con un mugolio e l'altra stabilì di lasciar cadere l'argomento, tornando ad affrontare quello dei capelli. «Avete fatto un po' di fretta, vedo» constatò la sacerdotessa, osservando con attenzione le trecce. «Quando avremo più tempo, ve li riacconcerò per bene. Per me sarà un vero piacere!» cinguettò. «I miei capelli sono troppo corti» disse, indicandosi la rossa chioma che giungeva a malapena sotto l'orecchio. «I vostri, invece, così lunghi e folti sarebbero una delizia da pettinare e intrecciare. Oooh, non vedo l'ora!» esclamò congiungendo le mani.

L'elfa la fissò di sottecchi con un'espressione preoccupata, ma la shemlen non ci fece caso, persa com'era nelle sue fantasie. Luniel sospirò e stabilì che non voleva sapere quali fossero.

Dopo poco più delle due ore promesse, Kester e Carroll tornarono. Approdarono al piccolo molo, dove li attendeva il gruppetto – Luniel era rimasta di vedetta per tutto quel tempo, avvisando quindi i compagni del loro arrivo – e scesero dalla barca.

Kester, un po' affannato dopo tutto quel remare, disse: «Il Comandante Greagoir vi ha dato il permesso, posso trasportarvi fino alla Torre.»

«Ottimo!» esclamò Alistair, sorridendo sollevato e lanciando un'occhiata vittoriosa a Luniel. «Ma…» Sogguardò la barchetta. «Non ci stiamo tutti lì sopra…»

Kester lo fissò sconcertato. «Starai scherzando, giovanotto! Ovvio che non ci state. E tu, poi, con tutto quel po' po' di armatura probabilmente pesi da solo quasi quanto due persone.»

Alistair arrossì e abbassò lo sguardo, un po' mortificato per quella figuraccia. Stranamente, Morrigan ebbe la buona grazia di non infierire; forse era troppo irritata all'idea di entrare nella Torre, un luogo che palesemente suscitava il suo disprezzo.

«Ci faremo prestare una barca da uno dei pescatori di qui e la condurrà Carroll. Uno di noi porterà te e la ragazzina», e qui Luniel emise un verso stizzito, «l'altro porterà le due signorine.»

«E il lupo» precisò l'elfa, con uno sbuffo.

«E il lupo, certo. Il lupo?!» Il traghettatore strabuzzò gli occhi, mentre Carroll faceva istintivamente un passo indietro. Rischiando un'altra volta di cadere dal porticciolo.

«Sì. Quello.» Luniel indicò verso la riva, dove Ascher vagava annusando l'aria.

Kester deglutì. «Ah. Be', certo… d'accordo.»

«Non morde» lo rassicurò Alistair. «Tranne se glielo ordina lei» aggiunse allegramente, indicando la dalish, la quale sbuffò di nuovo.

«Buono a sapersi» commentò nervosamente il traghettatore. «Ma in questo modo ci vorrà un trasbordo in più…»

«No» intervenne Morrigan. «Non intendo per alcun motivo fare il viaggio con la sacerdotessa, quindi con lei andrà il lupo. Io mi arrangerò qua.»

L'uomo scrollò le spalle. «D'accordo, come volete.»

Alistair scambiò un'occhiata tesa con Luniel, già immaginando in che modo l'apostata intendesse arrangiarsi e temendo che la cosa avrebbe potuto causare complicazioni con i templari.

Carroll si fece avanti, osservando la giovane donna da capo a piedi. «Oh, se volete posso rimanere a farvi… compagnia. Sapete, qui ci si sente spesso soli…»

Il sorriso sornione di Morrigan avrebbe messo in allarme qualunque persona dotata d'un minimo di prudenza. «Che meraviglia. Stavo giusto attendendo una preda.»

«P-preda?» balbettò il templare.

«Sarà questione di pochi minuti. Forse, però, nel frattempo dovreste trovare qualcuno che lo sostituisca nel traghettare» disse la maga a Kester. «Temo che il ragazzo non avrà più l'uso delle sue membra… o dei suoi occhi… una volta che avrò finito con lui.» La sua voce era puro miele.

Carroll annaspò per qualche istante. «Ah… io… io… Devo correre a chiedere la barca! Pochi minuti e potremo partire!» E scappò via.

Morrigan ridacchiò, e Luniel non poté fare a meno d'imitarla, mentre Alistair le fissava con rimprovero, senza però azzardarsi a parlare.

Leliana fece un sorrisetto. «Siete davvero tremenda» disse all'apostata, in una blanda ramanzina per nulla convinta.

L'altra fece spallucce. «Ha avuto quel che si meritava.»

La barca che Carroll ottenne in prestito – o requisì – era un po' più grossa di quella di Kester, il che evitò che Morrigan si tramutasse in corvo e volasse sull'isolotto. Per evitare problemi, fu deciso che Leliana sarebbe salita con Alistair sull'imbarcazione di Kester, mentre sull'altra sarebbero andate Morrigan e Luniel con Ascher. Carroll non ne fu lieto, proprio per niente, ma non osò protestare e, dopo la partenza, non osò nemmeno alzare lo sguardo su coloro che trasportava; pose ogni suo impegno e attenzione nelle vigorose remate che effettuava e pareva oltremodo desideroso di giungere quanto prima alla Torre.

Mentre avanzavano, Luniel mise una mano in quell'acqua fredda e limpida, poi la risollevò e spruzzò il muso di Ascher, provocandogli uno starnuto; lei ridacchiò e, si accorse, anche Morrigan abbozzò un accenno di sorriso, benché rapidamente dissimulato.

Dopo una ventina di minuti, Alistair commentò: «Mi sono sempre chiesto perché i maghi abbiano costruito la loro torre in un posto così scomodo. Devono avere un'avversione per la praticità, o qualcosa del genere.»

«È una prigione, che altro ti aspettavi?» ribatté Morrigan con asprezza.

«A dire il vero» intervenne quieta Leliana, «Kinloch Hold non fu costruita dai maghi, bensì dagli Avvar con l'aiuto di alcuni nani. È in una posizione pressoché inattaccabile, ma infine l'Imperium Tevinter riuscì ad espugnarla, e pare che si trattò di un'azione piuttosto brutale» spiegò. «In seguito la torre fu ritenuta maledetta ed era ampiamente evitata già prima che il Circolo dei Magi vi fosse trasferito nel 3:87 dell'Era delle Torri, dopo che la sua torre a Denerim era stata rasa al suolo.»

«Uao!» esclamò Alistair. «Siete ben informata!»

«S'imparano molte cose, facendo il menestrello itinerante» sorrise la Sorella.

Anche a combattere, a quanto pare… considerò Luniel, tornando a rimuginare su quel fatto che continuava a renderla perplessa e che non riusciva a conciliare con il modo in cui si presentava Leliana: pacata, devota e sinceramente convinta della sua fede. Dopo un po', tuttavia, scrollò le spalle e smise di pensarci, dal momento che la cosa le interessava relativamente; e adesso c'erano altre questioni in vista da affrontare. Tornò a domandarsi cosa potesse essere successo nella Torre e un senso d'inquietudine prese a serpeggiarle lungo la spina dorsale. S'impose di non pensarci, per il momento, tuttavia la Torre che si faceva man mano più vicina e sovrastante non l'aiutava affatto, e neppure il chiacchiericcio spensierato di Alistair e Leliana riuscì a rasserenarla del tutto.

Dopo un'altra mezz'ora e più, entrarono nel cono d'ombra proiettato dalla Torre e passarono accanto ad uno dei mastodontici archi fatiscenti dell'antico ponte. Erano diretti verso una scura grotta circondata da rocce frastagliate e ricoperte di alghe. Quando vi entrarono furono assaliti dall'umidità, che faceva luccicare le pareti della caverna al diffuso fulgore di alcune lanterne.

«Oh» esclamò piano Leliana, e tuttavia la sua voce riecheggiò con forza, spingendola ad abbassare ulteriormente il tono. «In Orlais, le strade dei quartieri più agiati sono illuminate da lanterne come queste. So che il Circolo dei Magi viene pagato riccamente affinché le mantenga sempre in funzione e in buono stato. Un vero lusso. È la prima volta che le vedo qui nel Ferelden.»

«Siamo più pragmatici» le rispose Alistair. «Fronzoli di questo tipo non fanno per noi.»

L'attracco del molo era un enorme e massiccio blocco di pietra scura, presso il cui bordo erano allineati dei pali di legno per legarvi le cime delle imbarcazioni che si recavano al Circolo. Anche se, a quanto pareva, di norma c'era soltanto quella di Kester. Forse, però, vi approdavano anche altre barche che portavano dei rifornimenti, almeno a giudicare dalle casse da imballaggio e dalle carriole per trasportare merci che si trovavano sul porticciolo.

Sbarcarono con prudenza, per non scivolare a causa delle chiazze di bagnato che ricoprivano la pietra. Alistair, che evidentemente non poteva farne a meno, si premurò di aiutare Leliana e, subito dopo, si protese verso Luniel, ignorando platealmente Morrigan. L'elfa non fece storie e si lasciò sollevare e deporre sul pavimento sdrucciolevole. Subito dopo rabbrividì e si strinse fra le braccia. Quel posto non le piaceva. La luce delle lanterne non era in grado di dissipare l'opprimente oscurità della grotta, il lezzo di fradiciume le assaliva l'olfatto e quel continuo sgocciolio contribuiva a rendere il luogo ancor più inospitale e minaccioso.

«Seguitemi» disse Carroll, ritrovando la voce dopo il mutismo della traversata. Li condusse verso una cavità contenente delle ampie scale che salivano a spirale e Luniel fece uno sforzo per non mettersi a correre.

«Ed eccoci pronti per incontrare i maghi» commentò Alistair. «Grandioso. Loro mi amano alla follia, sapete?»

Nessuno gli diede corda e salirono in silenzio. Dopo alcuni minuti arrivarono ad una porta di legno, che Carroll aprì senza sforzo. Si ritrovarono in una sorta di atrio, dal pavimento composto di grossi lastroni quadrati e le pareti di pietra chiara. A destra e a sinistra si stagliavano grandi portoni bronzei, probabilmente gli ingressi principali quando la Torre era ancora collegata alla terraferma. Il templare si avviò al portone sulla destra e vi picchiò il pugno corazzato, lanciando un richiamo; pochi istanti dopo le imponenti ante si aprirono e il gruppo entrò, ritrovandosi in una vasta sala, suddivisa in più ambienti da una serie di piccoli porticati e dominata da due poderose colonne. Era gremita di templari, forse una trentina, tutti evidentemente preoccupati da qualcosa, al punto da limitarsi appena a qualche esclamazione di stupore nel vedere Ascher.

Carroll li condusse verso uno di loro, un uomo alto e dall'aspetto austero, rigido nella sua massiccia armatura completa recante il simbolo dell'Ordine Templare. I capelli e la corta barba erano più grigi che bruni, ormai, e diverse rughe gli solcavano la fronte e gli circondavano gli occhi scuri, un po' infossati.

Di fianco a lui stava una donna templare dall'aria arcigna, il volto affilato, i capelli scuri raccolti in una severa crocchia e le sopracciglia talmente rade da sembrare inesistenti.

«Comandante, li ho portati» avvisò Carroll, abbastanza inutilmente.

Greagoir squadrò tutti loro e a Luniel parve che si soffermasse un secondo di troppo su Morrigan; l'elfa si augurò vivamente che fosse per via degli abiti poco coprenti, e non per il dubbio che fosse un'apostata, e si disse che erano stati degli stupidi a non farle mettere delle vesti meno sospette. Tuttavia il templare non fece commenti.

L'uomo si soffermò invece su Alistair ed esordì: «Mi ricordo di voi. Eravate con Duncan. Siete venuto per portare di nuovo via quel disgraziato di Amell, presumo.»

A quella considerazione, che pareva avvallare le parole di Bethany e Rohesia, Alistair s'illuminò e sorrise ampiamente. «Allora è vero, è arrivato qui sano e salvo.»

Greagoir pareva assai meno contento. Sempre che quella non fosse la sua espressione abituale: perennemente contrariata.

«Purtroppo» interloquì la donna templare, usando un tono particolarmente aspro. «Non poteva morire a Ostagar? Avrebbe fatto un favore a tutti. Quel mago non fa che attirare guai, e questa è una dimostrazione» monologò, facendo un cenno con la mano che pareva indicare il resto della torre. «Non mi stupirei se fosse coinvolto, o addirittura responsabile. In fondo è amico di un Maleficar.»

«Di certo sembra avere una capacità innata di causarmi problemi, è sempre stato una delle mie peggiori spine nel fianco.» Greagoir sospirò con esasperazione e scosse la testa, ignorando i suoi "ospiti" perplessi. «Se n'è andato per aver provocato un disastro e, nel momento in cui è tornato, è scoppiata quest'altra sciagura.»

«Di cosa state parlando?» domandò Alistair.

«Temo che non vi riguardi, Custode.» Il capo templare si rivolse di nuovo a lui. «Al momento ci stiamo occupando di una situazione molto delicata e, qualunque fosse la ragione per cui siete venuti qui, devo chiedervi di andarvene, per la vostra stessa sicurezza.»

«Ma noi dobbiamo riunirci con Nevan» obiettò il giovane, quasi infantilmente. Pareva essersi dimenticato che dovevano anche domandare nuovamente l'aiuto dei maghi contro il Flagello.

Greagoir lo guardò corrucciato. «Allora permettetemi di essere sincero: dubito seriamente che sia ancora vivo.»

Ogni traccia di gioia scomparve di colpo dal volto di Alistair, il quale guardò il Comandante dei Templari con sgomento. «C-cosa… intendete?» balbettò.

«Abbiamo perso il controllo della torre. Ignoriamo cosa sia accaduto, l'unica certezza è che là dentro è pieno di Demoni e Abomini che imperversano» spiegò il severo uomo. «Ci hanno colti di sorpresa e non abbiamo potuto far altro che ritirarci. Abbiamo sigillato le porte da tre giorni. Davvero pensate che qualcuno possa essere ancora vivo? Ormai tutti i maghi saranno stati sterminati o posseduti» affermò in tono impietoso.

«E voi come potete esserne così sicuro?»

Alistair si voltò verso Leliana, e a Luniel parve incerto su cosa provare: se gratitudine per quell'intervento che si opponeva al pessimismo del Cavaliere-Comandante oppure collera perché andava ad alimentare quella che, con ogni evidenza, sembrava essere divenuta niente più che una falsa speranza.

Quanto a lei, la mazzata era certo calata meno forte che sull'altro Custode, eppure non poteva negare di aver sperato a sua volta.

Greagoir fissò la donna dai capelli rossi inarcando un grigio sopracciglio con fare scettico. «Demoni e Abomini» ribadì lentamente, scandendo le parole come se avesse a che fare con qualcuno lento di comprendonio. «Liberi e senza controllo.»

Morrigan sbuffò scocciata. «Stiamo parlando di maghi, non di marmocchi col moccio al naso. Ci convivono con entità del genere, sapranno ben farvi fronte.»

«In tale quantità?» continuò a ostinarsi Greagoir, come se rifiutasse di voler considerare l'idea. L'ottimismo non doveva essere una delle sue prerogative, o forse la situazione era davvero al di là di ogni speranza. Oppure, invece, odiava talmente i maghi da voler cogliere quell'occasione.

Leliana non si arrese e avanzò di un passo. «Non potete escludere a priori questa probabilità, non avete le prove che i maghi siano tutti morti. Forse alcuni di loro sono ancora vivi.»

«Anche se fosse» le rispose il Comandante templare, «non intendo mettere a repentaglio la vita dei miei uomini mandandoli allo sbaraglio là dentro.»

«Andrò io» affermò Alistair.

Luniel lo fissò con gli occhi sgranati, basita. Non diceva sul serio. O sì?

«Stai scherzando, vero?!» esclamò Morrigan.

Greagoir la pensava allo stesso modo, dal momento che aggiunse con non meno sconcerto: «Non potete parlare seriamente.»

Il giovane lo guardò con determinazione. «Se c'è anche una sola, minima possibilità di salvare Nevan, e con lui altre persone, intendo andare.»

«È un suicidio, nel migliore del casi.»

«Non preoccupatevi, Cavaliere-Comandante. Non vi riterrò responsabile.»

«Non vi lasceremo andare da solo» stabilì Leliana, voltandosi verso Luniel e Morrigan.

«Oh, certo che sì, invece!» sbottò l'apostata.

L'elfa alzò gli occhi al cielo. Non ci credo, in che situazione stiamo per cacciarci? In quell'istante, Ascher le diede un colpo di muso nelle reni e lei si voltò a fissarlo accigliata. Una volta tanto, avrebbe preferito che il suo lupo non fosse così dannatamente intelligente. «Sì, sì, non c'è bisogno che mi spingi, mucchio di pelo.»

Morrigan si girò con uno scatto a fulminarla con i suoi stranissimi occhi gialli, che in quel momento sembravano più ferini del solito. «Cosa? Stai davvero…?»

«Non mi pare di avere molta scelta» borbottò Luniel.

«Voi potete anche rimanervene qui» disse Alistair all'indirizzo di Morrigan.

Quest'ultima lo fissò con astio, poi scrutò i templari nella sala e mugugnò un: «Come no?» pieno di disgusto, prima di ribattere, fissando ostentatamente Luniel: «Non mi pare di avere molta scelta.»

«Se proprio siete deciso non vi fermerò» disse Greagoir. «Ma voglio essere franco con voi. In primo luogo sappiate che, una volta varcata quella soglia», e indicò un altro portone alle sue spalle, «non potrete tornare indietro. Le grandi porte devono restare sbarrate e, finché non avrò le prove che la Torre sia sicura, non le aprirò per nessuno. Crederò che sia finita soltanto se sarà il Primo Incantatore in persona a dirmelo, ma se Irving è caduto, allora il Circolo è perduto.» Alistair fece un cenno d'assenso e il Comandante Templare continuò: «In secondo luogo, sappiate anche che tre giorni fa ho inviato a Denerim una richiesta per ottenere rinforzi e il Diritto di Annullamento.»

«Cosa?!» sbiancò il giovane Custode. «No, dev'esserci un altro modo!»

Luniel ignorava di cosa si trattasse, ma il nome non prometteva nulla di buono e la reazione di Alistair ne era certo una conferma.

«Credete che non l'avrei scelto, se ci fosse?» ribatté Greagoir. «Purtroppo sono rimasti soltanto Abomini in questa torre, e nessuno potrebbe sopravvivere a quelle creature mostruose. È troppo doloroso sperare che qualcuno sia sopravvissuto e poi non trovarne vivo nessuno.» Emise un sospiro quasi stanco. «Ad ogni modo, tenete conto di questo: ormai la Somma Sacerdotessa deve aver ricevuto il messaggio e i rinforzi non tarderanno ad arrivare, quindi non avete molto tempo. Siete sempre convinto?»

«Certo che sì!» confermò Alistair, a denti stretti.

«Allora andate, e che Andraste vi infonda il suo coraggio.» Il Cavaliere-Comandante fece un cenno ad alcuni templari e questi si avviarono alle porte sbarrate.

«Comandante» intervenne la donna templare. «Siete sicuro…?»

«Sì, Rylock, sono sicuro. Il rischio non è nostro, dopo tutto.»

«Come volete, allora.»

Alistair andò a passo svelto verso le porte, che i templari stavano preparandosi ad aprire. Luniel, Ascher e le altre lo seguirono, con Morrigan che borbottava maledizioni a più non posso all'indirizzo del Custode e della sua idiozia.

Superarono l'uscio. Avevano fatto appena qualche passo nel corridoio semibuio dinanzi a loro che le porte si richiusero alle loro spalle con un pesante frastuono, i chiavistelli dall'altra parte stridettero mentre venivano nuovamente tirati. Ora non potevano più tornare indietro, la corsa contro il tempo era iniziata.


Sì, lo so, lo so, sono una brutta persona. Avevo scritto mesi fa di avere il capitolo pronto e l'ho pubblicato solo ora. Ma, ecco... Era crollata la casa! C'è stato un terremoto! Una tremenda inondazione! Le cavallette! Non è stata colpa mia! Lo giuro su Dio!

Scusate, la citazione mi è venuta spontanea. Però in effetti l'alluvione c'è stata davvero.

Be', comunque, alla fine l'ho pubblicato. Il famoso capitolo che ho smezzato in due perché, dannata sia la mia prolissità, ho finito per aggiungere cose fino a farlo diventare di quasi 20 pagine. Un mattone, in pratica. E quindi, zac! Una delle scene incriminate è il dialogo tra Luniel e Leliana, che durante la partita mi costò l'inizio di romance con la nostra adorabile barda. Naturalmente scoprii di essere in romance con lei solo quando se ne uscì con un poco equivocabile «Io vi amo!». ù.u"

La mia vena "collegante", oltre a far spuntare un'innominata Felsi (e, giuro, ha fatto tutto da sola), mi ha pure imposto di infilare un personaggio da Awakening; chi l'ha giocato sarà felice di aver visto comparire la carissima (ma dove?) Rylock, un personaggio che ho amato tantissimo (ma quando?). Oh, c'era bisogno di qualcuno che occupasse il ruolo di "Templare Stronzo", e chi meglio di lei?

Ah! Sto giocando ad Inquisition! A pizzichi e bocconi perché lo posso fare, appunto, solo a casa di un'amica, quindi sono indietrissimo (e, miracolo!, sto evitando gli spoiler), ma tant'è. Devo dire che non mi sta affatto dispiacendo, anche se ho una delle partite più buggate dell'universo e, soprattutto, sto maledicendo cordialmente chi si è occupato del lore del mondo di Thedas, perché diverse cose mi vanno in contrasto con ciò che era stato stabilito ai tempi di Origins e del II. Oh, signori della BioWare, io sto scrivendo una fanfiction, non è che mi potete cambiare le carte in tavola così, eh. E insomma!

Vabbè, la smetto di farneticare come mio solito. Grazie a Nidham, Liv Cousland, Shainareth, Rosheen, sese87, Brida e Maya Amy per aver recensito e/o messo la mia storia fra le seguite. Se vi va, fatemi sapere cosa vi è parso di questo nuovo capitolo e a fra non molto con il 12°. Davvero, stavolta. Giurin giuretta, croce sul cuore, ecc. ecc. XD




L'angolo degli approfondimenti

L'avevo già scritto, ma repetita iuvant, così non vi costringo ad andare a cercare. ;) Per quanto riguarda il titolo di Greagoir, ho scelto di usare la traduzione diretta dall'originale inglese Knight-Commander in luogo del più semplice – e anonimo – Comandante della versione italiana.

  
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