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Autore: Queila    26/02/2015    2 recensioni
Margaret e Rose hanno solamente tre cose in comune: hanno un nome associato a quello di un fiore, sono nella stessa classe ed entrambe provano un uguale, smisurato odio l’una per l’altra.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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 Capitolo due - Tisana alla Valeriana
 
 
“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce.” Blaise Pascal
 
 
 
Il suono della melodia ascoltata in quella strada cullò il sonno di Margaret per giorni.
Non si limitò, però, ad accompagnarla solo di notte, ma anche di giorno quando passeggiava indisturbata nei corridoi della scuola, o quando era a casa da sola, infatti, la dolce musica ritornava a riempirle il cuore. Era diventata un’ossessione: la ragazza era convinta di conoscere quel brano, ma non ricordava come, così passava ore su internet ad ascoltare melodie di musica classica composta da uomini defunti decenni prima, senza però ottenere risultati soddisfacenti, sia l’autore sia il brano le rimasero oscuri.
Non aveva ancora chiarito con Joey, anzi, lo evitava appositamente: non era dell’umore adatto e si sentiva ancora offesa per il comportamento del giocatore di basket. Joey, da parte sua, non dimostrava segni di pentimento e il suo sguardo, quando incontrava quello di Margaret, non faceva presagire l’intenzione di un rappacificamento. Per nulla al mondo la ragazza avrebbe chiesto scusa per prima: non era di certo in torto e aveva altro per la testa... non capiva come un brano musicale potesse riempirle i pensieri durante tutta la giornata e occuparle la mente anche nelle ore notturne, per quando non volesse ammetterlo, desiderava conoscere quel ragazzo e scoprire chi fosse, per svelare una volta per tutte il mistero dietro quella melodia.
Il vento trasportava il dolce suono facendolo arrivare continuamente all’udito di Margaret, eppure la ragazza era timorosa di rincontrare lo sconosciuto, non sapeva il perché, ma il presagio di qualcosa di negativo aleggiava sulle sue spalle, come un’ombra; d’altro canto, però, quel brano scandiva il susseguirsi delle sue giornate rendendole piacevoli e la curiosità e l’emozione le facevano battere il cuore. Le continue ricerche non le avevano dato il tempo necessario di studiare adeguatamente e il compito di storia arrivò nonostante gli sforzi di Margaret di ignorarlo il più possibile. La bionda si trovava in difficoltà. Si guardò a destra, poi a sinistra: era circondata dagli alunni peggiori del corso… ma di fronte aveva lei. La secchiona della classe, la ragazza con la montatura d’occhiali più imbarazzante dell’umanità, non che colei che più odiava tra quei corridoi. Margaret, con fare vago, cercò il più possibile di intravedere le risposte di Rose, con poco successo. Alla prima risposta la mora aveva messo la crocetta su’a’, eppure la bionda era quasi sicura che fosse ‘c’… sbirciò le altre: erano un trionfo di cancellature e sbavature, a quanto pareva non era l’unica che aveva studiato poco.
La bionda sbuffò sconfitta, non avrebbe dedicato un altro minuto a copiare dalla racchia amorfa, si sistemò i capelli e, riacquisita fiducia in se stessa, si concentrò sul compito, certa che in qualche modo ce l’avrebbe fatta.
Uscì dall’aula dopo aver messo l’ultima crocetta con il morale a terra: era certa di aver consegnato un pessimo compito nonostante gli sforzi. Andò in bagno e si ripassò il trucco e all’improvviso la sentì. Questa volta, però, non era nella sua testa, ne era sicurissima: non era nella sua mente, ma nell’aria, le note della sconosciuta melodia aleggiavano per la scuola, quel suono era reale. Si avviò in fretta per il corridoio con il cuore in gola e il respiro serrato dall’emozione, seguì la melodia fino all’aula di musica. Qualcuno stava riproducendo il brano che la perseguitava e Margaret era certa che fosse lui, lo sconosciuto che aveva aperto una breccia nel suo cuore. Si ritrovò davanti a una porta chiusa a contorcersi le mani per l’ansia, ma la curiosità vinse sulla paura, chiuse gli occhi, respirò profondamente ed entrò.
L’aula era piccola, con la finestra che dava sul parcheggio della scuola, da lì la bionda poté vedere la sua Audi parcheggiata… un pianoforte padroneggiava al centro della stanza e a suonarlo vi era una figura minuta, una ragazza mora con un pessimo gusto nel vestire.
Dopo aver guardato negli occhi Rose per un attimo, Margaret fuggì di corsa, scoprendosi profondamente amareggiata e delusa dalla scoperta.
Tanto era il suo sgomento, che non si accorse della presenza di una persona sulla sua traiettoria, l’impatto provocò la caduta della ragazza e del ragazzo che veniva dalla parte opposta.
“Perché non guardi dove vai?” disse lei arrabbiata, portandosi la mano dietro la nuca.
“Sei tu che eri distratta, Margaret…” pronunciò il suo nome con un tono di sfida, come per beffeggiarla.
I due alzarono gli occhi nello stesso istante e un sorriso nacque sul volto del ragazzo, mentre la bionda lo guardava bieco.
“Sguardo glaciale, come sempre, fai quasi paura” la canzonò lui.
“Allen, meno mi parli e meglio è, lo sai!” rispose Margaret puntandogli contro un dito, con il quale si avvicinò al ragazzo e gli diede una leggera spinta, come per allontanarlo.
Si rialzò con grazia e, ignorando completamente il ragazzo dagli occhi azzurri ancora a terra, si allontanò verso l’uscita della scuola: doveva andare in un posto, aveva rimandato troppo al lungo.
 
La settimana di Rose fu particolarmente dura e poco produttiva e il compito che aveva di fronte ne fu la prova lampante. Non riusciva a concentrarsi e inseriva risposte a caso, per poi correggerle un attimo dopo, riducendo il foglio che aveva davanti a una partita di battaglia navale; la colpa di tutto ciò era di Allen Cooper, ragazzo pomposo ammirato da tutti per quegli insulsi occhi azzurri. Il colore delle sue iridi rispecchiava in tutto e per tutto il suo animo: freddo e gelido come il ghiaccio. Era una settimana che gli andava dietro per l’intervista e puntualmente il ragazzo la rifiutava senza ascoltarla.
La prima volta che lo aveva visto, anzi rivisto, il suo cuore aveva mancato di un battito e le sue gambe tremato d’eccitazione: Allen e lo sconosciuto erano la stessa persona, come Rose aveva sperato ardentemente con tutta l’anima, ma le sue aspettative erano state spazzate via dal vento arido portato dalle parole del moro.
“Non voglio parlare con te, né tantomeno con altri membri di questo stupido giornale” l’aveva liquidata la prima volta.
“Sai, sei proprio fastidiosa… ti chiamerò cagnolino” le era stato detto il giorno successivo mentre il ragazzo le aveva riso amabilmente in faccia.
“Te la tiri un po’ troppo, Cooper, per essere solo un altro dei tanti diciottenni che cercano di fare canestro” gli aveva risposto senza timore Rose: non si faceva prendere in giro da nessuno, non le importava chi fosse il tizio.
I giorni seguirono e Allen non l’aveva degnava di uno sguardo e il cuore deluso di Rose aumentava di battiti ogni volta che lui si trovava nei paraggi, questa cosa la stava stancando.
Con il compito pieno di cancellature e la sua intervista ancora in bianco, la ragazza uscì amareggiata dell’aula di storia, dirigendosi direttamente dove poter dar sfogo alla sua frustrazione.
Il pianoforte nella stanza di musica non era di certo il più bello che Rose avesse visto in vita sua, ma faceva il suo lavoro e senza pensarci troppo sopra, la ragazza buttò a terra lo zaino e cominciò a scorrere le dita sui tasti bianchi e neri.
Non pensava a nulla: né al compito andato male, né all’intervista che le stava facendo perdere i capelli per la disperazione, c’erano solo lei e il dolce suono della musica.
Quando Margaret fece irruzione nell’aula, Rose la guardò negli occhi senza rendersene neanche conto, troppo presa dalla melodia, e la riconobbe solo dal nauseante profumo che si trascinava dietro per tutta la scuola. Le sue mani si arrestarono in automatico e rimase imbambolata per alcuni minuti a contemplare una porta chiusa, fece spallucce e ricominciò il soave movimento sopra lo strumento, ma ormai l’atmosfera era stata spezzata, la bionda l’aveva innervosita di nuovo. Guardò l’ora nell’orologio grigio appeso alla parete proprio di fronte a lei, l’autobus sarebbe passato a minuti. Prese il suo zaino e si avviò in fretta verso l’uscita dalla scuola.
Durante il percorso verso la fermata trovò Allen Cooper per terra e Margaret che fuggiva verso la sua Audi, si arrestò e guardò incuriosita la scena.
Quando gli occhi del ragazzo incontrarono quelli della mora, Rose percepì quel fastidioso bum bum provenire dal centro del suo petto.
“Ah, ci mancavi solo tu, cagnolino!” disse beffardo Allen, facendo perno sul braccio destro e tirandosi su con le gambe.
“Non ti stavo cercando questa volta...” era difficile ignorare i battiti accelerati del suo cuore, ma Rose fece di tutto per restare calma.
“Strano, non vuoi chiedermi nulla?”
“No, Cooper, sparisci!” disse lei cominciando a camminare per avviarsi all’uscita.
“Dai, cagnolino, non fare l’offesa… volevo concederti qualche domanda!”
Rose si arrestò di colpo, interessata dal discorso del ragazzo.
“Davvero?” chiese la ragazza voltandosi leggermente e spostando il peso sulla gamba destra.
“No” il moro cominciò a ridere in modo fastidioso: a Rose ricordò la risata di Margaret ed ebbe un brivido di orrore al solo pensiero.
“Vai all’inferno, Allen”.
Si voltò e raggiunse in fretta la fermata dell’autobus, doveva assolutamente fare qualcosa per queste  palpitazioni.
 
 
Note Autrice:
 
Ciao !!! Grazie mille a tutti voi che leggete la storia, e grazie a quelli che la seguono, fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando…
Per questo capitolo è stato difficile trovare una citazione xD, si adatta, però, alla fine, no? Il titolo: Tisana alla Valeriana, un rimedio per l’ansia, le palpitazioni e il nervosismo, le nostre eroine hanno avuto i nervi sotto stress in questo capitolo. Il prossimo sarà molto interessante!!!! Sarà dato un nome al misterioso ragazzo del pianoforte e Rose e Allen… beh, non vi spoilero nulla, leggete xD! Grazie mille a niobe88, sei carinissima, cara^^
 
Vi aspetto al prossimo capitolo, grazie a tutti :*
 
 
 
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