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Autore: Strega_Mogana    03/03/2015    2 recensioni
Severus Piton non è il Principe Azzurro.
Severus è un cattivo.
E per i cattivi non esiste un “per sempre felici e contenti”
Genere: Avventura, Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Capitolo 23: Gli scheletri nell'armadio di Silente

Severus aprì gli occhi lentamente.
Gli sembrava che ogni muscolo del suo corpo gli facesse male. Aveva la sensazione di esser precipitato dalla Torre di Astronomia.
Si sentiva la testa pesante e il corpo stanco.
La prima cosa che avvertì era il materasso morbido su cui era adagiato.
La seconda cosa che percepì fu un delicato profumo che riconobbe subito.
- Papaveri. - mormorò notando che la sua voce usciva roca e che la gola gli face male, come se non parlasse da giorni.
Si mise seduto e si rese conto di essere in infermeria, sdraiato in uno dei tanti letti, un vaso di papaveri era appoggiato sul comodino accanto ad una pila di libri.
- Ma cosa…
- Finalmente ti sei svegliato!
Il Preside voltò di scatto la testa. Dopo un lieve capogiro mise a fuoco l’intera infermeria e il quadro che aveva ai piedi del letto, posizionato su un cavalletto.
- Albus? Chi diavolo ti ha messo lì?
Il mago nel quadro sorrise nello stesso modo in cui faceva il vero Silente, Severus aveva da sempre maledetto la bravura di quel pittore.
Era seduto sulla sedia dipinta, le mani sui braccioli intagliati, gli occhiali sulla punta del naso… sembrava un re sul trono.
E Silente l’aveva sempre guardato come un re scruta i suoi sudditi: dall’alto verso il basso.
- Patricia. –rispose semplicemente il mago.
Al suono del suo nome lasciò perdere ogni rancore verso il vecchio.
- Dov’è? Come siamo tornati?
- Tornati?- domandò Albus stupito – Ragazzo mio, tu non sei mai uscito dal castello. Anzi sono quattro giorni che sei in quel letto privo di coscienza.
Il pozionista era disorientato.
- Cosa?
Silente sorrise ancora e si alzò dalla sedia.
- Severus sai cosa succede se si lascia bruciare l’Arnica?
Non capiva l’utilità di quella domanda, tuttavia il diligente studente che era in lui rispose senza rifletterci troppo.
- Rilascia fumi tossici.
- Quella notte, quando ti sei messo a fare il diligente pozionista con la febbre alta, non ti sei accorto che l’incantesimo che avevi lanciato sui tuoi strumenti ha funzionato solo per breve tempo. Sei svenuto e l’Arnica che c’era nel calderone si è bruciata. Quindi oltre ad una polmonite sei finito in infermeria anche con un’intossicazione da fumi di Arnica. E sappiamo entrambi quanto sia lungo e difficoltoso disintossicare il corpo da un avvelenamento del genere.
- Ho avuto veleni peggiori nel mio corpo. – rispose sarcastico lui tornando a sdraiarsi: improvvisamente la testa gli era diventata pesante – Chi mi ha trovato?
- Pix.
Severus fece una smorfia, ora non aveva neppure una scusa per liberarsi di quel maledetto Poltergeist.
- E’ corso a chiamare Minerva, ha urlato fino a quando non è uscita dalla sua stanza! – l’Albus dipinto ridacchiò – E’ stato uno spettacolo divertente, c’è stato un po’ di trambusto, ma gli studenti non ti hanno visto. In pochi sanno che sei qui, Minerva ha preferito che non si spargesse la voce del grande pozionista di Hogwarts avvelenato da una pozione distillata da lui.
Piton fece un’altra debole smorfia: Minerva avrebbe preteso un pagamento per il salvataggio anche della sua reputazione; ed erano settimane che continuava a ricordargli che, l’anno successivo, sarebbe stato un anniversario importante per la fondazione di Hogwarts. Soprattutto sottolineava, in continuazione, che l’evento richiedeva una festa in grande stile, coinvolgendo anche gli studenti.
- Un Medimago viene tutti i giorni per valutare ogni progresso. Iniziava a preoccuparsi a dire il vero, non sapeva per quanto potevi restare privo di conoscenza e stava valutando l’idea di spostarti al San Mungo. Ma Patricia era certa che ti saresti svegliato presto! E’ rimasta qui praticamente giorno e notte. Ha letto per te.
I libri sul comodino…
- Letto? – domandò Severus curioso – Cosa mi ha letto?
- Fiabe. – spiegò il vecchio mago – Fiabe Babbane per bambini. Molte non le ho capite a dire il vero, burattini… ladri gentiluomini… conigli e tappeti magici. In una favola ci sono pure un topo e un facocero parlante!
Con un sospiro e lottando contro la testa pesante, il professore provò ad alzarsi.
- Suricata. – disse poggiando i piedi nudi sul pavimento freddo e reprimendo un brivido di freddo. – Era un suricata parlante. Ora lei dov’è?
- E’ dovuta correre al Ministero, la sua assistente le ha inviato un gufo urgente. A quanto pare la signora Granger ha deciso di restare nell’ufficio di Patricia fino a quando non parleranno della legge internazionale sulle Creature Magiche. Ha minacciato di partorire sulla sua scrivania.
Severus si passò una mano sul volto.
- Quattro giorni… lei mi ha letto favole per quattro giorni?
Silente annuì.
- Diceva che le odi così tanto che, prima o poi, ti saresti svegliato per dirle di smetterla. Era molto preoccupata…
Aveva sognato tutto.
Il viaggio nel camino, ogni singola avventura che aveva vissuto in quel posto era solo frutto di un sogno. Molto dettagliato, quasi reale… ma solo un sogno. La sua mente doveva aver lavorato di fantasia mentre lei raccontava le sue storie.
Ora capiva molte cose… e altre le capiva meno.
- Ha parlato anche del passato, Albus? Di quando eravamo studenti…. – avvertì quella fastidiosa, ormai chiara, sensazione alla bocca dello stomaco – Ha parlato di Black?
- Ha parlato molto…- rispose Silente alzando gli occhi al… soffitto dipinto sulla tela – sì, ha detto qualcosa riguardo a quel periodo, ma io vengo qui solo quando sei solo. E Patricia raramente ti ha lasciato solo.
Era stato un sogno, ma quello che provava per lei era reale.
Sorrise e tentò di alzarsi. Sentiva che sarebbe caduto da un momento all’altro, ma lottò contro la spossatezza e restò in piedi sentendosi sempre più sicuro.
- Dove credi di andare?- gli domandò Albus.
- Da lei.
- No.
Il Preside sollevò un sopracciglio e si voltò lentamente verso il quadro che rappresentava il suo più grande amico e anche la sua ultima vittima.
- Come?
- Sei ancora debole. Ancora confuso. Io non so cosa ti sia successo in questi giorni, ma so cosa ti è successo poco prima che ti svegliassi. L’hai chiamata, quasi invocata. Hai sorriso come se lei ti guardasse, come se lei ti amasse. O come se tu l’amassi.
- E se fosse così, Albus? – domandò lui.
- Non posso permettere che Patricia soffra ancora per te.
- Ancora?
Silente chinò il capo tornando a sedersi sulla sedia dipinta. Sembrava addolorato, come se nascondesse qualcosa. E Severus non poteva sapere cosa nascondesse un quadro.
- Devi… capirmi, Severus. Amo quella ragazza come se fosse mia figlia. L’ho presa con me quando nessuno voleva averla accanto per via del fratello. Io voglio solo proteggerla.
- Proteggerla da me? Dai miei sentimenti per Lily?
- Sì.- sospirò il dipinto addolorato – Io… vi avevo visto… prima che Harry arrivasse a Hogwarts. Vi avevo visto avvicinarvi sempre di più… e non potevo… non potevo…
Piton sgranò gli occhi incredulo.
- Tu… tu non hai voluto Patricia nell’Ordine a causa mia…
Albus si coprì il volto con una mano.
- Avevo paura che fosse troppo in pena per te quando eri in missione. Così preoccupata da non accorgersi dei pericoli che la circondavano. E poi c’era Lily…
- Tu hai continuato a ricordamela per tenermi lontano da lei! – quasi urlò Severus colmo di rabbia – Hai alimentato i miei sensi di colpa perché temevi che l’avrei ferita! Perché credevi che non l’avrei resa felice!
Silente sollevò lo sguardo.
- Sempre, Severus. Ricordi questa parola?
- Ci sarà sempre una parte del mio cuore che batterà per Lily, Albus. Non posso evitarlo, non ci riuscirei. Patricia l’ha sempre saputo. Ma sono stanco di amare solo un fantasma.
- E basta quella parte del tuo cuore per amarla come merita, Severus? Per chi lo fai? Per te stesso o per lei?
- Lo faccio per noi.
Silente sospirò rassegnato.
Si infilò le scarpe e prese la sua bacchetta dal cassetto del comodino accanto al letto.
- Quanti scheletri nell’armadio tieni ancora nascosti, Silente? – domandò il mago – Quanti altri segreti ti sei portato in quella maledetta tomba dove io ci ti ho messo?
- Mi dispiace. – disse Silente a capo chino – Mi vergogno di molte scelte che ho fatto in vita.
- A volte la vergogna non basta. – mormorò il professore prima di uscire dall’infermeria.

* * * *



Percorreva i corridoi del Ministero a passo deciso nonostante la testa pulsasse e, ogni tanto, il mondo girava su se stesso. Poppy, non appena aveva notato la sua assenza in Infermeria, era andato a cercarlo come una furia. Era entrata nei suoi alloggi senza neppure bussare e senza imbarazzarsi quando aveva visto che indossava solo le mutande.
L’aveva convinta a lasciarlo andare, promettendo che non si sarebbe smaterializzato per nulla al mondo e prendendo una pozione ricostituente da lei preparata.
Aveva indossato i suoi comodi e usuali abiti neri e, dopo il sogno incredibile che aveva fatto con abiti sgargianti e vestiti da contadino, mai gli erano sembrati più belli e adatti a lui.
Avvertiva ancora quella sensazione nel petto. Era come nascere una seconda volta. Tutto era sotto una luce nuova, tutto sotto una prospettiva migliore.
Svoltò l’angolo che portava all’ufficio di Patricia e vide una vistosa, incinta Hermione Granger che usciva quasi in lacrime. Si incrociarono nel corridoio, lei gli lanciò un’occhiataccia, ma non gli disse nulla proseguendo per la sua strada.
Sollevando un sopracciglio incuriosito si avvicinò alla porta.
Udì la voce dell’amica ancora prima di affacciarsi. Il cuore iniziò a martellargli nel petto.
- Non farla più entrare qui dentro, Sue! – disse Patricia infastidita – Almeno fino a quando non avrà partorito. Non voglio più che venga qui a sfogare i suoi ormoni da donna incinta, che se la prenda con quel tonto di suo marito come fanno tutte le donne che stanno per partorire.
- Forse il tonto Weasley è andato a nascondersi.
La strega si voltò di scatto udendo la sua voce.
- Severus!
L’abbracciò quasi al volo con un sorriso così radioso che poteva sentirne il calore.
- Ma… tu… tu non puoi uscire dall’Infermeria!- lo rimproverò liberandolo da suo abbraccio soffocante – Sei ancora debole! Perché Madama Chips ti ha lasciato andare? Io lo sapevo che stava invecchiando! E il Medimago? E’ un povero incapace! Riceveranno una bella lettera con il sigillo del Ministero quelli del San Mungo!
Le posò un dito sulle labbra facendola tacere.
Lei arrossì, proprio come nel suo sogno.
- Devo parlarti. – disse lui seriamente – Possibilmente dove non ci vede, - lanciò un’occhiata all’assistente che sussultò colta in fragrante, fingendo di lavorare per sfuggire alla sua occhiata - e non ci sente nessuno.
- Vieni.
Lo portò nel suo ufficio, chiuse la porta dietro di loro e con un incantesimo isolò la stanza.
- Da quanto sei sveglio?
- Un paio d’ore.
- Allora perché sei qui? Dovresti riposare.
- Ho dormito quattro giorni, Patricia. Sono abbastanza riposato. Dovevo parlati.
- Di cosa?
- Di me.
Lei sembrò confusa.
- Ti conosco già, Severus.
- Allora ti parlerò di un uomo che guarda una donna e non si rende neppure conto di farlo.
La vide portarsi le mani alla bocca ed arrossire di nuovo.
La trovò bella. Più bella di qualsiasi sogno.
Patricia si allontanò da lui di qualche passo impaurita ed imbarazzata.
- Quello stupido Medimago mi aveva detto che tu non sentivi quando ti parlavo. – balbettò - Io non… se sapevo che mi sentivi non… non…
- Io non sentivo… - la rassicurò – eppure riuscivo a sentirti in qualche modo. E’ stato strano. – sorrise e anche quello gli sembrò strano – Assurdo e strano. Ma ho capito.
- Cosa?
- Che non sono il Principe Azzurro.
La strega trovò la forza di sorridere.
- Questo lo sapevo già, Severus.
- Ma c’è un'altra cosa. – Patricia gli lanciò un’occhiata curiosa e tentò di sollevare un sopracciglio come faceva lui. Non ci riuscì e il mago fece una debole risata - Neppure tu sei una principessa.
Patricia sorrise.

* * * *


La strega sorrideva stanca nella presidenza di Hogwarts. Si era seduta sulla sedia del Preside che aveva voltato verso la finestra.
Era primavera e c’era una bellissima vista da quella finestra.
Le era sempre piaciuto quell’ufficio. Le sembrava di sentire Albus più vicino.
Appoggiò la testa sul lungo schienale e sospirò.
- Sembri felice, bambina mia.
Il sorriso della donna aumentò voltandosi verso il quadro che rappresentava uno degli uomini più importanti della sua vita.
- Lo sono, Albus. - confermò lei alzandosi dalla sedia e posizionandosi di fronte al dipinto – Mi manchi. Tanto.
- Lo so, Patricia. Ma il mondo gira in questo modo. La gente muore prima o poi. Devi accettarlo.
Il sorriso della strega si intristì.
- E’ difficile.
- So anche questo, bambina.
La donna fece una piccola giravolta mostrando il vestito che la fasciava.
- Ti piace?
- Sei bellissima. - il sorriso di tessuto e colore di Silente si spense un po’ – Severus è ancora molto adirato con me?
- Gli passerà.
- Non mi parla da sei mesi.
- Gli passerà. – ripeté lei – Io ho capito, c’è voluto un po’ ma ho capito. Capirà anche lui. Sevvy è solo un po’ testone.
- Non chiamarmi Sevvy!
Patricia ridacchiò voltandosi verso la porta, Severus entrò nel suo ufficio e le lanciò un’occhiataccia.
- Perché sei qui? – le domandò.
- Sono stanca.
- Mi hai lasciato solo!
- Solo cinque minuti! Sei in grado di restare da solo per cinque minuti in mezzo alla gente.
- Metà delle persone in Sala Grande non le conosco e le altre vogliono solo brindare e abbracciarmi!
La donna gli volò tra le braccia e gli sfiorò le labbra con un tenero bacio.
- La verità, - gli sussurrò maliziosamente – è che non sei in grado di starmi lontano.
- La verità, - rispose lui usando il suo stesso tono – è che sono venuto a cercarti perché la tradizione vuole che siano gli sposi a fare il primo ballo.
- Ma a te non piace ballare in mezzo agli altri!
Il mago sorrise e si voltò verso uno dei quadri vicino alla porta.
- Venga pure Sir Cadogan.
Il cavaliere entrò nel quadro di uno dei più vecchi presidi della scuola ignorando le sue accese proteste, in un tumulto di ferraglia e nitriti del suo pony.
- Fate largo! – urlò ai presidi – Sono in missione per il Preside Piton! Fate spazio! Non ci sono solo io.
Dietro la figura di Sr Cadogan Patricia vide dei musicisti prendere posizione sullo sfondo sbiadito del quadro.
- Sono una piccola orchestra, - spiegò Severus – solitamente restano nella loro cornice al quarto piano. Hanno fatto un’eccezione per noi. – si voltò verso il quadro e fece un lieve cenno con la testa.
Una lieve musica di archi e flauti si levò nella stanza. Severus prese Patricia in vita, accarezzando il morbido tessuto color avorio che la fasciava rendendola bellissima e desiderabile.
Volteggiarono lentamente specchiandosi nei rispettivi sguardi luminosi.
Silente sorrideva della sua cornice, guardandoli felici e innamorati, spostò lo sguardo sulla scrivania di Severus e vide un vecchio libro di favole, lo stesso che Patricia leggeva quando era in quel letto privo di coscienza.
Non aveva detto a nessuno cosa aveva sognato in quei giorni, ma di una cosa era certo, qualsiasi cosa avesse sognato aveva aperto il suo cuore. Tornò a guardarli e sospirò sereno.
- E’ il momento di vivere per sempre felici e contenti.

FINE
   
 
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