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Autore: Craggy    09/03/2015    6 recensioni
“Se solo Malfoy potesse giocare ancora …” sussurrò Harry, più a se stesso che a qualcuno in particolare, mentre la ragazza si avviava verso la Sala Comune.
E proprio mentre si apprestava a prepararsi, un lampo di genio le attraversò la sua brillante mente.
Malfoy doveva tornare a volare, giusto? Giusto.
Questo voleva dire migliorare i suoi voti, esatto? Esatto.
E chi, nella scuola, aveva un elevato spirito di sacrificio, unito alla perfetta padronanza di quelle tre meravigliose quanto complicate materie?
Hermione Granger, ovviamente.
Lì per lì sorrise raggiante, e se avesse avuto un’altra se stessa si sarebbe volentieri data un cinque.
Era un genio.
Un genio.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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13. How to (finally) flirt.

Alla mia Mary Senpai, perchè lei non lo sa, ma le voglio bene quasi quanto lei ne vuole a Squalo.

 

 

 

 

“Santo cielo Granger, non sapevo che mi amassi a tal punto da vegliare sul mio corpo”.

Fred Weasley, trasportato di corsa in infermeria dopo l’incidente, aveva da poco aperto gli occhi a seguito di parecchie ore di sonno.

Hermione, posato il libro che stava leggendo per ingannare l’attesa, si avvicinò al letto del gemello Weasley, il quale, a riprova della salute di ferro che mamma Molly aveva gentilmente concesso a tutti i suoi figli, si era tirato a sedere sul letto.

“È una gioia per le mie orecchie sentire la tua fastidiosa voce Fred, te lo assicuro. Come ti senti?”

“Come se mi avessero scaraventato giù dalla scopa. Oh, ma aspetta che Ron mi capiti tra le mani …” iniziò con aria truce, ma i suoi piano di assassinio vennero interrotti dalla voce calma della ragazza.

“Temo che ti toccherà aspettare un po’. Madama Chips ha detto che dovrai restare qui per almeno una settimana, sperando che le tue costole si riaggiustino in fretta. Ci hai fatto spaventare a morte, incosciente che non sei altro”.

Dopo la rovinosa caduta di Fred, la squadra al completo aveva abbandonato il campo e si era diretta dall’infermiera, che li aveva accolti con una filippica sulla pericolosità del Quidditch e su quanto si meritasse un aumento per tutto quello che faceva.

Dopo aver osservato con occhio critico le divise infangate dei giocatori Grifondoro, aveva ordinato perentoriamente che uscissero dalla stanza, in modo che lei potesse sistemare il ragazzo, che giaceva pallido e privo di sensi adagiato su un lettino.

Dal momento che Ron, preso da un attacco di sensi di colpa improvviso, si rifiutava di abbandonare l’adorato fratello, erano giunti al compromesso che Hermione (l’unica che non sembrava uscita dal fango) sarebbe rimasta a sorvegliare il povero moribondo, mentre la squadra avrebbe continuato l’allenamento.

Prima che quella prima donna di Fred Weasley avesse deciso di degnare il mondo della sua presenza, la strega aveva fatto in tempo a finire tutti i compiti per la settimana successiva, e quindi era di ottimo umore, anzi, persino propensa alla carità umana.

Quindi decise di non incenerire subito il ragazzo che sorrideva in modo fin troppo angelico sul candido letto di fronte a lei.

“A proposito, Ronald è tornato qualche ora fa con un paio di Cioccorane, ma era un pochino agitato, quindi se l’è mangiate tutte lui. Apprezza il pensiero, però”.

Ridacchiando sulla golosità del fratellino, Fred si ritrovò a pensare che dopotutto le chiacchierate con la Granger non erano poi così male.

Se si riusciva a distogliere l’attenzione della riccia dallo studio per una manciata di secondi, appariva una normalissima – anche se normale non era propriamente l’aggettivo adatto ad Hermione – ragazza di sedici anni, simpatica, solare e convinta della bontà del mondo: tutto questa aiutava Fred a considerarla un po’ più umana.

Poi, come colpito da un’illuminazione, chiese se davvero sarebbe dovuto restare a letto per una settimana; alla risposta affermativa della giovane, il rosso rispose con un gemito di dolore.

“Ti fa male qualcosa? Vuoi che chiami l’infermiera?” chiese subito preoccupata Hermione, la cui espressione era apprensiva quasi quanto quella di Molly Weasley.

“No, Granger. Ma la squadra sarà spacciata, non riusciranno mai a vincere senza di me! Andiamo, George è stato preso solo perché io sono un campione, ma da solo non riuscirebbe a prendere una Pluffa nemmeno se gliela attaccassero davanti agli occhi!” e con fare teatrale si buttò sulla schiena, coprendosi gli occhi con il dorso di una mano.

Il ragazzo stava esagerando, certo, ma non per questo la sua triste previsione era meno vera: un Battitore in meno, a due giorni di distanza dalla partita, avrebbe potuto fare un’enorme differenza; l’improvviso infortunio di Fred aveva lasciato la squadra a corto di un abile membro, che sarebbe stato rimpiazzato con il primo Grifondoro in grado di reggere una mazza su una scopa, non c’era altra alternativa.

Intenerita dallo sguardo afflitto dell’amico, Hermione gli posò una mano sulla spalla, sorridendogli rassicurante: “Coraggio grand’uomo, non sarà una tragedia. Quante volte Harry è volato giù dalla scopa, prima o durante una partita? Eppure la Coppa delle Case è sempre stata nostra alla fine”.

Fred parve rianimarsi un po’, e la congedò chiedendole di affatturare Ron da parte sua.

Ridacchiando tra sé e sé, mentre si dirigeva verso la sua Sala Comune, Hermione dovette ammettere di aver passato uno dei migliori pomeriggi di quegli ultimi tempi in infermeria.

 

*

 

Un gufo bianchissimo picchiettava spazientito sulla finestrella della camera di Hermione, che disturbata da quel rumore fastidioso si era infine decisa ad andare ad aprirgli.

Il pennuto aveva ai piedi un enorme cestino coperto, a cui era allegato un biglietto da visita che recitava “Jean Paul Gautier – Parigi, Francia. Traduci da italianoLes cheveux que vous avez toujours voulu.” Stampato a fini caratteri dorati.

Hermione, che non amava restare indietro sul programma scolastico Babbano, aveva studiato francese, e il bigliettino era stata la conferma della sua peggiore paura: Blasie le aveva fatto recapitare dei costosissimi prodotti per capelli, sapendo che in questo modo lei si sarebbe sentita in dovere di utilizzarli.

Era fregata!

Il gufo si rifiutò di andarsene finchè non ebbe avuto la bellezza di un galeone di mancia, e lanciò un’occhiata critica alla chioma della ragazza.

Fantastico, ora anche i pennuti si mettono a criticarmi, pensò affranta: aveva davvero così poco stile? Probabilmente sì, ma non era mai stata la sua grande priorità.

Dal momento che però Blaise era stato così gentile da spendere i soldi del nuovo marito di sua madre per lei, avrebbe almeno provato ad usare qualcuno di quei prodotti.

Appoggiò la cesta sul suo letto, e sollevato l’involucro venne investita da una miriade di colori: barattoli, tubi, tubetti, spazzole ed accessori  sembravano risplendere di luce propria, tanto che la ragazza sbatté le ciglia un paio di volte, incantata.

Dopo aver letto l’etichetta di ognuno, tenendone da parte un paio per la doccia, si munì di spazzola ed accappatoio, rassegnata a passare la serata a debellare il covo di serpenti che la sua testa ospitava.

Sospirò.

Avrebbe pagato Malfoy per mettere uno Snaso nel letto di Blaise Zabini, questo era certo.

Progetti di vendetta a parte, la cena sarebbe stata servita a breve, e se voleva essere presentabile doveva darsi una mossa; lanciò un’ultima occhiata dubbiosa ai prodotti che aveva in mano, e si avviò al patibolo.

 

*

 

“Oh, eccoti Hermione. Ti stavamo aspettando per la c-“

“COSA HAI FATTO AI CAPELLI?”

L’urlo disumano di Ronald Weasley fece girare tre quarti dei Grifondoro verso il magico Trio, composto in quel momento da un Harry Potter confuso (quel ragazzo aveva sempre l’aria persa, tanto che nei corridoi si sussurrava facesse uso del Preparato alle Erbette Sprite. Se così fosse stato, il Bambino Fulminato sarebbe diventato il consumatore maggiore del preparato, insieme a Neville Paciock) e da un’Hermione Granger che desiderava soltanto sprofondare nell’oscura voragine di cui si parla nell’Inferno dantesco.

Mentre trascinava i due amici attraverso il quadro della Signora Grassa elargendo sorrisi di circostanza, la ragazza rispose in modo vago che aveva provato ad usare un balsamo o qualcosa del genere – i maschi non sono particolarmente noti per la loro profonda conoscenza nel campo dell’estetica.

Insomma, i consigli di Blaise Zabini erano serviti a qualcosa?

Ginny Weasley, che era rimasta a bocca aperta quando l’amica le si era seduta accanto, avrebbe risposto di sì.

Blaise Zabini, che fissava la scena compiaciuto dal tavolo Serpeverde, avrebbe chiesto se ci fosse stato qualche dubbio in proposito.

Draco Malfoy, che si stava strozzando con il purè di patate, avrebbe domandato in toni soavi che cosa avesse fatto la Granger ai suoi fottuti capelli.

E la diretta interessata?

Beh, il fatto che ambisse ad un cappello di lana per coprire quello scempio sarebbe dovuta essere una risposta abbastanza soddisfacente.

Ma cosa era successo in quella doccia, esattamente?

Presa dalla fretta e dalla scarsa conoscenza in materia, la giovane aveva spalmato metà Pozione Lisciapresto sui capelli,  quando era chiaramente scritto che la giusta dose era una noce di prodotto.

Il risultato, quindi, era stato che i capelli crespi e vagamente mossi della Grifondoro erano diventati una cascata  morbida e odiosamente liscia.

Negli annali sarebbero stati tramandati gli sguardi stupiti di ragazzini che rimasero traumatizzati in seguito alla vista di Hermione Granger con i capelli lisci.

O almeno, così si sentiva la povera ragazza che, per usare una similitudine alquanto azzeccata, si sentiva come un leone a cui avessero tagliato la criniera.

A parte le domande insistenti dei suoi amici, la cena passò senza particolari stravolgimenti.

Prima di alzarsi, Ron dichiarò che sarebbe andato a fare una visitina a Fred, giusto perché dopo cena nessuno ha più voglia di picchiare qualcun altro; segno evidente, comunque, che il giovane Weasley sapeva cosa gli sarebbe toccato una volta che il fratello maggiore fosse stato dimesso dall’infermeria.

Mentre Ginny si raccomandava con Ron di non provocare Fred ed Harry si aggiungeva alla visita (doveva parlare del rimpiazzo con Fred)  l’attenzione di Hermione fu catturata da Draco, che con un discreto cenno della testa le fece capire di raggiungerlo fuori dalla Sala Grande.

Annuendo lievemente, la ragazza si congedò quindi dai suoi amici, chiedendo loro di salutarle il povero infermo, ed uscì dalla mensa con la scusa della stanchezza.

Si accorse della presenza del Serpeverde solo perché i capelli del  ragazzo, che si era posizionato vicino ad una finestra, risplendevano sotto i raggi della luna; fermandosi un attimo prima di raggiungerlo, Hermione si chiese come un aspetto così innocuo potesse celare un individuo dall’ego eccentrico e smisurato.

“Grazie al cielo, Granger, temevo di dover invecchiare qui. Ti ricordi, vero, che stasera abbiamo una lezione?”

Il sopracciglio alzato ed il tono accusatorio della domanda evidenziavano quanto la domanda fosse retorica: era chiaro che l’organizzatissima Hermione Granger si era dimenticata di qualcosa.

Sembrava quasi una blasfemia, eppure era così.

“No, Malfoy, me ne sono scordata. Avevo altro per la testa”.

Lo sentì ridere nel buio.

“Ovviamente, con la partita così vicina ed un valido giocatore in meno, sarei nel panico anche io. Ed io non vado mai nel panico”.

Avvicinandosi ulteriormente, la riccia – che al momento non era più tale – scosse la testa, tentando di ignorare l’evidente provocazione del compagno.

“Su, non voglio passare la notte con te, vediamo di sbrigarci”.

E con le soavi imprecazioni di Draco Malfoy, che aveva sbattuto il piede contro una statua, a far loro da colonna sonora, i due si avviarono verso la Stanza delle Necessità.

E Dio solo poteva sapere quanto Hermione necessitasse di un ragazzo con cui parlare

 

*

 

“Sorridi un po’, piccola Granger

L’uscita di Malfoy l’aveva spiazzata.

Seduti davanti ad un caminetto scoppiettante, i due ragazzi erano rimasti in silenzio per qualche minuto, ognuno perso in chissà quali pensieri e ragionamenti.

Come logico, quindi, la voce di Draco aveva interrotto la quiete della Stanza, facendo sussultare lievemente la ragazza, che era stata assalita dal ricordo di un altro membro della famiglia Malfoy che l’aveva chiamata in quel modo.

All’occhiata interrogativa della Grifondoro, Draco rispose sbuffando: “Quando ti avvicinerai al tuo bel fusto, la prima cosa che dovrai fare è sorridere. Non certo un sorriso a trentadue denti, qualcosa di più civettuolo. Su, prova”.

E fissò l’altra in attesa.

Dal canto suo Hermione si sentiva tremendamente in imbarazzo: non era in grado di sorridere a comando! Tantomeno a Malfoy! Probabilmente sarebbe riuscita a farlo solo se il ragazzo in questione fosse caduto dalla scopa durante la partita sempre più imminente, o qualcosa del genere.

“Insomma Granger, non è una cosa difficile. Ecco, guarda, fai come me” e detto ciò le sorrise amabilmente, pur mantenendo una sorta di spavalderia che doveva essere congenita nei membri della sua famiglia.

Alla vista del Serpeverde che le sorrideva,  lo stesso con cui aveva passato gli anni precedenti in schermaglie più o meno aperte, le venne da sorridere di rimando.

Draco Mlafoy sarebbe rimasto un enorme punto interrogativo ancora a lungo per lei, ne era certa; eppure, eppure, la cosa non le dispiaceva più di tanto.

Era felice di aver scoperto che dietro alla corazza d’indifferenza che Malfoy ostentava si celasse in realtà qualcuno di così umano.

Le persone non avrebbero mai finito di stupirla.

I suoi pensieri furono interrotti proprio dal ragazzo, che le schioccò le dita davanti agli occhi: si era distratta, di nuovo.

“Molto bene Granger, non è poi così difficile, vero? Passiamo alla fase successiva. Inizia a parlare” e detto questo si accomodò su una delle poltrone, in attesa.

“Ehm, cosa dovrei dire, esattamente?” chiese Hermione perplessa.

Doveva aver posto la domanda sbagliata, in quanto il biondino tirò un rumoroso sospiro di frustrazione.

Benedetta ragazza, se non era in grado di instaurare una conversazione nomale con un qualsiasi compagni di scuola (beh, non proprio uno qualsiasi), cosa avrebbe fatto in presenza del ragazzo che le piaceva?

“Non sono io quello che deve superare la sua fastidiosa timidezza. Che ne so, inizia a pregarmi di non fare troppo male a Potter, dopodomani. Anche se ho sentito che non avete bisogno di aiuto, a quanto pare ci pensate da voi a far fuori i vostri giocatori” esclamò affabile lui, che non dovette impegnarsi nemmeno troppo a trovare un pretesto per iniziare un discorso.

“Santo cielo Malfoy, sei così pieno di te che mi sorprende tu non sia ancora scoppiato! Ed Harry ti straccerà, come al solito, quindi ti consiglio di non atteggiarti troppo al Viktor Krum di Serpeverde. In ogni caso, credevo fossimo qui per parlare, non per discutere di chi vincerà la partita di domani. Ho già due amici maschi per quello”.

“Scusa se non ho trovato un argomento che ti piacesse. Resta il fatto che stiamo parlando, quindi ha funzionato. Ma passiamo oltre …”

Le due ore successive furono spese nel tentativo di insegnare, per usare le parole di Draco stesso, come vivere a quella ragazza, che sembrava sveglia nello studio ma assolutamente pigra nei sentimenti.

Seppur ci fossero ancora molte cose che li dividevano, e il loro rapporto rasentasse un trattato momentaneo di non belligeranza, entrambi i ragazzi convenivano (interiormente, è ovvio) che ci fossero modi peggiore per passare il dopo cena.

Passati una decina di minuti in cui Draco tentò in ogni modo di far sbloccare la sua allieva, un’idea brillante (come tutte quelle che aveva, dopotutto) gli attraversò la mente.

“So io cosa ti serve!” esclamò soddisfatto, balzando in piedi dalla poltrona sui era seduto un attimo prima.

Allo sguardo interrogativo di Hermione, che lo fissava chiedendosi se per caso non fosse ammattito, il Serpeverde rispose sorridendo:” Ma è ovvio, come ho fatto a non pensarci prima? Hai bisogno di un ragazzo, un ragazzo vero, con cui sperimentare queste cose!”.

Più il ragazzo si convinceva di essere un genio, più nella testa della giovane strega davanti a lui si affermava la convinzione che l’altro fosse davvero diventato pazzo.

“E a chi dovrei chiedere, di grazia? Di sicuro non mi metterò a flirtare con Ron, Harry o Neville” ribattè piccata la ragazza, che si sentiva abbastanza a disagio anche solo al pesiero di dover comportarsi in un certo modo con un ragazzo.

“Questo lo devi scoprire da sola, Granger. Non sono la tua fottuta tata”.

E su queste note soavi, Malfoy si congedò da quella sfiancante lezione, che lasciò una povera studentessa Grifondoro del sesto anno in preda ad un’immensa confusione.

 

*

 

Il giorno successivo, il trio aveva un’ora buca dopo pranzo: Harry e Ron, prede dell’ansia da prestazione pre partita, si fiondarono verso il campo da Quidditch sbocconcellando un toast, mentre Seamus aveva assunto una tonalità verdognola che poco si addiceva ai colori della sua divisa.

Hermione ne approfittò per fare un salto in Infermeria, che era stranamente diventata per lei un luogo di incredibile fascino.

“Qual buon vento la porta qui, signorina Granger?” chiese con gentilezza l’infermiera, che riteneva quella ragazza una delle poche studentessa da ammettere in qualsiasi orario nel suo tempio della guarigione.

“Sono qui per Fred Weasley, gli ho portato i compiti” e sventolò alcune pergamene che teneva in mano; sorridendo alla dedizione della Grifondoro, Madama Chips le fece cenno di accomodarsi, e poi sparì alla ricerca di chissà quale pozione.

“Granger! Lieta visione delle mie giornate lugubri! Angelo luminoso della mia oscura esistenza! Ti prego, dimmi che hai del cioccolato. Quella vecchia bisbetica mi ha vietato qualsiasi tipo di dolci!”

Questo l’urlo disumano che Fred lanciò appena scorse quell’inattesa (seppur caldamente desiderata) ospite.

“Madama Chips è molto brava nel suo lavoro, non credo che tu debba disobbedirle. Piuttosto, mi sono fatta dare dai tuoi compagni i compiti, così non hai scuse per restare indietro con il programma. Quest’anno hai i M.A.G.O., non te lo scordare”.

“E come potrei, con una Granger personale che me lo ricorda ogni giorno? Piuttosto, hai intenzione di dirmi chi sarà il mio sostituto domani, o devo scoprirlo da me?”

E in una manciata di secondi, la medesima frase detta da qualcun altro, qualche ora prima, balenò nella testa di Hermione.

Calma, Hermione, analizziamo la situazione.

Ti serve un ragazzo. Fred Weasley è un ragazzo.

Un ragazzo con cui hai una certa confidenza.

Che non corre il rischio di innamorarsi seriamente di te.

Che quando scoprirà come tu non sia davvero cotta di lui, ci farà sopra una risata.

Ma sei disposta a farlo?

 

Sì, lo era.

E sfoderando il suo più ammagliante sorriso, Hermione iniziò a raccontare di come Trevor McGospell non sarebbe mai stato all’altezza di Fred.

E mentre l’ego del ragazzo si gonfiava come un palloncino, Hermione dovette trattenersi per non scoppiare in una bolla di incertezza.  

 

 

 

CRAGGY'S NOTES:

Hey every people!

Sono infine giuntasu queste spiagge, alias, aggiornamento su Efp.

Desolata di avervi abbandonata per un intero mese, ma il fattore MIT (Merlin, Influenza, Tumblr) è stato un massacro per la mia voglia di scrivere.

Comunque.

Hermyyyy si vendicherà?

Nott si dichiarerà?

Riuscirò a cambiare le cose in sette capitoli?

Bwahahahahah, non lo saprete mai!

Corro a studiare (sono costretta a farlo anche io, ogni tanto), ringraziando un sacchissimo i tesori che mi seguomo, recensiscono, seguono etc, e vi lascio i miei linkZ magici di felicità:

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