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Autore: leila91    18/03/2015    15 recensioni
" [...]Bella e fredda, come una mattina di pallida primavera, e non ancora maturata in donna [...]"
Ciao a tutti!
Questo lavoro ripercorre tutta la vita di Dama Eowyn, uno dei personaggi a mio parere più belli che Tolkien abbia mai creato.
Partendo dalla sua infanzia, passando per l'adolescenza trascorsa al palazzo di suo zio Theoden, fino alle vicende narrate nel Signore degli Anelli: l'incontro con Aragorn, lo scontro con il Re Stregone e la sospirata felicità trovata con Faramir.
Per gli avvenimenti pre!LOTR mi baserò quasi esclusivamente sulla mia fantasia, rispettando ovviamente ciò che il Professore narra nelle Appendici.
In alcuni punti si è reso necessario un mix tra movieverse e bookverse... Spero non infastidisca nessuno :)
Vi ho già scocciati anche troppo: spero di riuscire a trasmettere, a chiunque deciderà di seguirmi, il profondo amore che nutro per questo personaggio, e di renderle pienamente giustizia.
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Theoden, Theodred
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Faramir
 
 
Xingchan, con una valanga di auguri <3



Éomer tenne fede alla parola data e le raccontò ogni cosa.
Inizialmente si era mostrato titubante, quasi timoroso di ferire la sorella con quei racconti, ma un’occhiataccia di lei l’aveva infine convinto.
E dopotutto, a che cosa sarebbero valse tutte le sue scuse, se ora si fosse rifiutato di trattarla da pari?
No, non avrebbe più commesso un simile errore.
In ogni caso ogni sua preoccupazione si dimostrò vana: Éowyn accolse con incredibile flemma ogni notizia che le fu riportata.
 
“Le mani del Re sono mani di guaritore, continuava a ripetere quella donna”
Così le aveva detto suo fratello, riferendosi alle parole pronunciate di Ioreth, anziana veggente di Gondor, riguardo alle sorprendenti ed inaspettate capacità curative di Aragorn, “E sono così lieto di averne avuto la conferma”, aveva concluso Éomer.
Non si era sbagliata dunque, pensò Éowyn, era davvero la voce dell’erede di Isildur, quella che aveva avvertito nel suo sonno tormentato.
Forte e autoritaria come non mai, accompagnata da una misteriosa fragranza: fresca, delicata e soave.
L’Athelas, la Foglia di Re: un’erba dalle straordinarie proprietà officinali, cheAragorn aveva usato per guarire anche Merry.
 
Doveva la vita ad Aragorn…
 
Il pensiero la faceva quasi star male, ma cercò di nasconderlo come meglio poteva, per non impensierire o spaventare il fratello.
Tra tutte le persone, proprio a lui…
Lui, che non aveva mai provato altro se non una profonda pena per lei.
Persino quest’azione non risultava altro che un atto di pietà agli occhi di Éowyn, di semplice buonismo.
 
 

Éowyn si era recata il pomeriggio stesso, sostenuta dal fratello, a fare visita a suo zio, e in un momento di improvviso sconforto lo aveva invidiato.
Thèoden era stato composto nelle sue vesti migliori, e il suo corpo era stato ripulito da ogni traccia di sangue o sporcizia.
Pareva di nuovo giovane, e il suo volto era così sereno…
Davanti a lui solo la pace, la gloria, l’eterno ricordo e le lodi imperiture.
 
Ad Éowyn, invece, che cosa restava?
Si sentiva beffata e tradita: le cose non sarebbero dovute andare così.
Sarebbe dovuta morire anche lei accanto al Re, tra la gloria e gli onori.
E tutto il senso di colpa che aveva provato nei confronti di suo fratello, immaginando il dolore e la disperazione di cui sarebbe divenuto preda, se lei non si fosse mai più risvegliata, era sparito di colpo nell’esatto istante in cui lui l’aveva lasciata di nuovo.
 
Era accaduto il 18 del mese di Marzo, appena tre giorni dopo il risveglio della giovane.
Un esercito formato da poche migliaia di Uomini, tutto ciò che rimaneva dopo l’assedio di Gondor e la battaglia dei campi del Pelennor, era partito alla volta della valle di Morgul, capeggiato naturalmente da sire Aragorn.
Al suo fianco cavalcavano Imrhail, signore di Dol Amroth, Uomo di straordinario coraggio e di rara bellezza, Legolas, Gimli, Gandalf ed infine Eomer, alla guida degli ultimi Rohirrim.
Oramai era lui il futuro sovrano di Rohan, e gli uomini lo amavano già, al pari di quanto avevano amato in precedenza Thèoden.
Un’ultima marcia, un’ultima alleanza: Uomini di Gondor, del Lebennin, del Lossarnach, di Rohan e di Amroth.
Tutti uniti per un’ultima disperata battaglia.
Perfino il piccolo Pipino era andato con loro, con gran dispiacere di Merry, che lo aveva appena ritrovato.
Al giovane Mezz’uomo invece non fu ovviamente dato il permesso di unirsi all’esercito: era ancora convalescente e troppo debole.
Ad Éowyn non era neanche passata per la mente l’idea di provare a consolarlo: si sentiva, infatti, ancora peggio di lui.
 
Per un paio di giorni cercò la solitudine più totale, evitando di rivolgere la parola a chiunque, e trattando in malo modo le donne che avevano il compito di prendersi cura di lei.
 
Poi però, quando sentì di non essere più in grado di sostenere quella situazione, decise finalmente di recarsi da uno dei custodi delle Case di Guarigione: così si chiamavano le strutture dov’erano trattenuti lei e Merry.
 
 
 
* * *


 
Il giardino era inondato dal Sole e impregnato dei più dolci profumi.
Vi crescevano numerose piante, dai più diversi colori, e con nomi assai più complicati rispetto a quelle che invece si potevano trovare nei prati di Rohan.
 
“Molte persone troverebbero probabilmente piacevole, ritemprarsi in un simile posto” pensò Éowyn, mentre si avvicinava a un anziano custode, “Per quel che mi riguarda, questa non è altro che un’ennesima gabbia nella quale vengo rinchiusa, a dispetto di tutta questa luce e dell’aria salubre”.
 
“Serve aiuto, mia Signora?” le chiese il guardiano, notandola avvicinarsi.
“Non il tipo di aiuto che credete voi, messere” rispose lei secca, “Desidero solamente poter lasciare all’istante questo posto, per recarmi ad Est. Voglio raggiungere il Re e mio fratello, prima che sia troppo tardi”.
L’uomo sbiancò in volto e la guardò come se non riuscisse a credere alle proprie orecchie: “Gentile signora” ricominciò, “Temo davvero che non stiate bene: non sapete di cosa parlate. Venite, vi riaccompagno nella vostra stanz-”
“So perfettamente di che cosa sto parlando, signore!” lo interruppe lei, irritata, “E sono guarita, ormai! Ora vi ripeto, lasciatemi uscire da qui e…”
“Mia signora, vi prego! Non spetta a me concedere un tale permesso, ma al signore di Gondor, ed egli mi ha espressamente indicato di curarvi con particolare attenzione…”
 
Éowyn sentì il sangue ribollire di rabbia di fronte a quell’ultima osservazione: cosa diamine significava? Perché tutti continuavano a trattarla come se fosse ancora una bambina? Era una donna libera e se ne sarebbe andata quando lo avesse voluto! In quel preciso istante, se possibile!
 
Stava per ribattere nuovamente, con parole ancora più di dure, quando un altro uomo li raggiunse.
Non indossava gli abiti dei custodi, oltre ad essere più giovane ed alto di molti di loro.
“Che cosa succede qui, mio buon Angus?” chiese il nuovo arrivato al guardiano, con genuina curiosità.
 
Aveva un timbro gentile, ma allo stesso tempo autoritario, ed Éowyn lo fissò per qualche secondo, incuriosita.
Nonostante non sembrasse molto più vecchio di Éomer, qualcosa in lui pareva suggerire che avesse avuto molte più esperienze in battaglia.
I capelli erano di un bel castano scuro, e gli occhi grigi ricordavano incredibilmente quelli di Aragorn.
Aveva un portamento fiero e regale ma allo stesso tempo pareva dolorante e affaticato.
Doveva essere anch’egli ospite in quella Casa, pensò Éowyn, probabilmente ferito durante la battaglia.
 
Angus s’inchinò con deferenza: “Sire Faramir, non vi avevo visto arrivare. Come state oggi, Sovrintendente?”
“Costui era dunque il Sovrintendente di Gondor?” si chiese Éowyn, stupefatta.
Ricordava di aver sentito spesso suo zio parlare di quella figura: un custode del trono, le aveva spiegato una volta.
Faramir… Che strano! Lei ricordava un nome completamente diverso
 
“Molto meglio, vi ringrazio”, rispose l’interpellato, “La pace e la bellezza di questi giardini mi sono di grande aiuto, sebbene non quanto vorrei. Ma ora ditemi, qual è il problema?”
“Dama Éowyn è inquieta e non soddisfatta di…” cominciò Angus, ma venne nuovamente interrotto.
“Non fraintendetelo, Signore!” proruppe infatti Éowyn, “Non è la mancanza di cure che mi affligge, di quelle non potrei essere più soddisfatta, o riconoscente. Ma ecco… Vedete…”
 
Improvvisamente Éowyn si trovò a corto di parole, come non le capitava da tanto: le era bastato rivolgere uno sguardo agli occhi di quell’Uomo per sentirsi tutto a un tratto a disagio.
Essi brillavano di un’incredibile tenerezza mischiata a saggezza ed 
Éowyn si era trovata di colpo preda del dubbio.
Quello non era un uomo comune: sembrava più forte, saggio e severo di tutti quelli che Éowyn aveva avuto modo di incontrare nelle Case di Guarigione, oltre ad essere innegabilmente di un lignaggio assai superiore.
L’ultima cosa che
Éowyn avrebbe voluto, era quella di apparire per l’ennesima volta come una bambina capricciosa, agli occhi di una persona valorosa e meritevole.
 
Faramir parve intuire il suo disagio, come per incanto; difatti congedò il custode piuttosto sbrigativamente.
Tornò poi a rivolgersi a lei, concedendole un sorriso intriso allo stesso tempo di dolcezza ed amarezza.
“Non vi è molto da fare qui, non è vero? La mia anima è inquieta e nulla può la bellezza di questo posto… Ma ahimè, temo che non vi sia scelta, ed entrambi siamo destinati a rimanere qui, sopportando con pazienza le ore di attesa, fino al ritorno dei Capitani dall’Est”.
 
“Torneranno, voi dite?” domandò Éowyn, “Il mio cuore ne dubita alquanto. Cosa darei per trovarmi ora al fianco di mio fratello, Éomer di Rohan. Se la morte è davvero giunta per noi, preferirei andarmene accanto a lui, in battaglia: egli è tutto ciò che mi resta”.
 
Se Éowyn avesse potuto vedere lo sguardo che le rivolse Faramir, quando ella pronunciò quelle parole, vi avrebbe probabilmente scorto una profonda compassione, mista a qualcosa di molto simile alla comprensione: come se quell’uomo fosse stato afflitto dai suoi medesimi tormenti, e fosse passato attraverso agli stessi dolori.
Ma 
Éowyn era persa nei suoi pensieri, e si era ritrovata a dargli involontariamente le spalle.
 
“Se almeno la mia camera fosse rivolta ad Oriente” sospirò piano infine, quasi parlando a sé stessa.
 
Faramir ridacchiò, intenerito da quelle parole, che sembravano essere state pronunciate più da una bambina delusa, che da quella donna forte e fiera, che stava appena cominciando a conoscere: “A questo possiamo porre rimedio” rispose, “Farò dare ordine immediatamente in merito, e spero che questo contribuisca ad alleviare in parte la tua pena. Vorresti fare qualcosa tu ora, per provare ad alleviare la mia?” le chiese sorridendo.
 
Éowyn lo guardò di traverso, colta alla sprovvista da quella insolita richiesta, da parte di un uomo appena incontrato: “Cosa potrebbe mai fare una semplice donna come me, per alleviare le sofferenze di sire Faramir, Sovrintendente di Gondor?”
C’era una piccola nota di scherno nel suo tono, come a dire che a dispetto delle sue parole, non si considerasse affatto una semplice donna.
 
Faramir però non parve farvi caso e la sorprese nuovamente con la sua risposta: “Vorrei che mi facessi compagnia nei giorni seguenti, e camminassi con me in questi giardini. Sei bella, Dama Éowyn, e forse non ci restano che pochi giorni prima che l’Oscurità sommerga il mondo, ma poterti vedere e parlare con te finchè brilla il Sole, mi sarebbe di grande conforto”.
E se ne andò, prima che
Éowyn potesse ribattere, lasciandola senza parole e con un profondo colorito sulle pallide guance.
 
 
* * *

 
E fu così che per i cinque giorni seguenti, Dama Éowyn di Rohan e Sire Faramir, figlio di Denethor e Sovrintendente di Gondor, camminarono assieme nei giardini delle Case di Guarigione.
Nessuno sembrava avere l’ardire di disturbarli; persino Merry non si recò mai in cerca della sua giovane amica scudiera.
Come se qualche piano segreto fosse all’opera, per concedere intimità e pace alla coppia di giovani.
 
Éowyn non parve farvi caso inizialmente.
La compagnia di Faramir era molto piacevole: l’uomo era straordinariamente colto e portato all’ascolto.
Éowyn si ritrovò a parlare di cose che credeva sepolte nella sua memoria per sempre, e che mai avrebbe pensato di condividere.
Non si sentì mai giudicata, né guardata con pietà, e a sua volta accolse a cuore aperto e senza giudizi le rivelazioni che Faramir scelse di dividere con lei.
 
Il momento più difficile fu quando Faramir le spiegò il motivo per cui si trovava in quelle Case.
Era molto peggio di quanto Éowyn avesse mai potuto immaginare: mandato a morire… Dal proprio padre!
 
“Avrei fatto di tutto per lui. E per Minas Tirith” dichiarò Faramir, come a se stesso: pareva perso in lontani e dolorosi ricordi, nei quali Éowyn non poteva raggiungerlo, e dai quali non avrebbe saputo come richiamarlo, se non semplicemente standogli accanto.
 
Mai avrebbe immaginato che il dolore per la perdita di un figlio, potesse condurre a tanto un padre.

“No”, la contraddisse Faramir, “Non è stato a causa di mio fratello… Mio padre, lui… Beh, mi ha sempre trattato in maniera diversa, ma non ne ho mai compreso il motivo. Quando Mithrandir, lo Stregone Grigio, veniva a farci visita, io ne ero sempre entusiasta e amavo passare il mio tempo con lui. Questo a mio padre non è mai piaciuto, ma solo più tardi sono venuto a conoscenza di quanto profondo fosse in realtà il suo risentimento. Pupillo di uno Stregone, così mi ha chiamato. Sono sempre stato il figlio meno degno per lui, ma gli volevo bene lo stesso. Non mi pento di nessuna delle mie azioni”.
 
Né io delle mie, si disse Éowyn contemporaneamente, ma tenne quel pensiero per sé.
Mossa dall’istinto, si limitò a stringere dolcemente la mano del coraggioso capitano, che in quei giorni aveva imparato a conoscere ed ammirare, sperando di recargli un po’ di conforto.
La vita era ingiusta, nessuno lo sapeva meglio di lei: non è colpa tua, avrebbe voluto sussurrargli.
Ma quelle parole, così intime e delicate, l’avrebbero portata su un sentiero ancora così misteriosamente ignoto e nuovo per lei, del quale aveva una grandissima paura.
Sarebbe cambiato tutto, inevitabilmente.
Non si sentiva pronta per un’emozione del genere.
E perché il dolore e la rabbia andavano via via scemando con il passare del tempo, e con la compagnia del Sovrintendente?
Éowyn non capiva ed era spaventata: stava cambiando, lentamente, senza rendersene conto.
 
I due smisero di camminare, e si fermarono nello stesso istante davanti ad una delle molte arcate di pietra che circondavano il giardino, e che era rivolta ad Est.
Lo sguardo di Éowyn si perse lontano: “Ѐ come se tutto il calore fosse scomparso dal mondo…” sentì la sua voce mormorare.
“Sole di Primavera” sussurrò Faramir in risposta, “Ancora debole e fioco, non sufficiente a portare conforto. Eppure, se guardi con attenzione, ti accorgi della promessa di rinascita che reca con sé. Éowyn, Éowyn… Bianca Dama di Rohan. Qui, con te, in questo momento, io non riesco davvero a credere che alcuna Oscurità possa durare”.

Éowyn non disse niente ma stringendosi a lui chinò la testa, e l’appoggiò sulla sua spalla.
Non potè vedere il sorriso pieno di gioia che si allargò sul volto dell’Uomo; percepì invece chiaramente il bacio, appena accennato, che egli depose sulla sua fronte.
 
Fu qualche momento dopo che accadde.
Un grande vento si levò nell’aria e ad entrambi parve di udire un possente rombo proveniente da Oriente.
Un tremito percorse la terra, e le mura del giardino, della Casa, di tutta la Città tremarono.
Tremarono i loro cuori, mentre stupiti e attoniti si guardarono negli occhi.
Il vento aveva scompigliato i capelli di entrambi, e quelli di Éowyn danzavano nell’aria, come una nuvola dorata.
Faramir si accorse di stare trattenendo il respiro davanti a quella visione.
Le terre innanzi a loro non sembravano più grigie e tetre: la Luce pareva essere tornata a permeare ogni cosa, più nitida, più forte e più veradi prima.
 
Una grande Ombra sembrava finalmente scomparsa dal mondo.
 
Éowyn rabbrividì, turbata, e si strinse nel grande manto, scuro come la notte, che Faramir le aveva fatto portare quella mattina.
Il mantello di Finduilas di Dol Amroth, madre del Sovrintendente.
“Hai sentito anche tu…” cominciò Faramir, ed Éowyn annuì stringendogli la mano in silenzio, combattendo l’impulso di andarsene via, di scappare da tutte quelle emozioni così soverchianti, che l’avevano colta del tutto impreparata.
Il suo cuore non aveva mai battuto così forte, e cercò di dare la colpa agli ultimi avvenimenti.
Qualcosa di sconvolgente, e tuttavia meraviglioso, era accaduto al mondo, entrambi lo avevano percepito.
 
La sera stessa, poco prima che calasse il Sole, tutta la Città ne ebbe la conferma: una grande Aquila giunse da Est, recando le migliori notizie in cui la gente potesse sperare.
La guerra era vinta, la Torre Oscura e il suo malvagio Signore erano caduti: una nuova Era, un’Era di pace aveva finalmente inizio per la Terra di Mezzo.
 
Non erano passati che sette giorni dalla partenza del Re e dei capitani dell’Ovest: era il 25 di Marzo.
 
 

   






 

 
Benni’s Hole:
Tadaaaaaan! Signore e signori, eccolo qui tutto per voi: Faramir al vostro servizio!
Lo aspettavate tutte con impazienza (*ghigna*) e sono curiosissima di sentire le vostre opinioni in merito (*trema*)
Le situazioni descritte sono più o meno quelle del libro salvo qualche piccola libertà/ riarrangiamento qua e là...
Piccole parti di dialogo sono rimaste come nell’originale, ma come sempre ho cercato il più possibile di ‘personalizzare’ la cosa inserendo battute mie ed Eowynizzando il tutto (anche se forse meno del solito, perché volevo dividere un po’ i due punti di vista, suo e di Faramir).
E Saury è finalmente caduto, yeeeee!
Nel prossimo… beh… Immagino immaginiate (scusa il gioco di parole ^^”) tutte cosa accadrà ♥
Vi aspetto!
Un grazie di cuore a tutti coloro che continuano a leggere, seguire, preferire, ricordare e recensire ♥ senza di voi sarei persa :-*.
In particolare grazie a: ladyw (nuova seguitrice) e andalusia (nuova preferitrice)
 
Love you all ♥
Bacioni,
 
Benni

Ps: Mel cara, grazie di nuovo per il consulto ;)
Pps: sìììì ho inserito il titolo in una frase ^^! Ci tenevo tantissimo
   
 
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