Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: pamina71    25/03/2015    7 recensioni
Ho utilizzato i 3 movimenti di ognuno dei 4 concerti de "Le quattro stagioni" per una "song-fic" in cui ad ogni movimento di ogni stagione associo una scena dall'autunno 1788 all'estate 1789.
L'associazione è data più dalle sonorità che dai titoli dei singoli movimenti, oltre che dalla stagione rappresentata dal concerto. Suggerisco di leggere ogni racconto ascoltandone il tema, magari nell'esecuzione del Giardino Armonico. Per ogni tempo avremo un "violino solista" diverso.
La base dei racconti è principalmente il Manga della Ikeda (traduzione francese) comprese le Storie gotiche e il Gaiden di André.
E' la mia prima fanfic, ed ammetto di essere partita con un progetto ambizioso, visto che la cronologia e i singoli tempi dei concerti mi concedono davvero pochi gradi di libertà.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Lame e violini'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Qui le cose si fanno serie...sono andata a cercare il diritto di famiglia dell'Ancien Règime sui siti di lingua francese, e l'ho un po' utilizzato come faceva comodo a me.

Ho messo nelle note ciò che sta formalmente dietro le azioni di Oscar, se no avrebbe appesantito troppo il capitolo. Mi raccomando, leggetele!

Spero vi piaccia, ma ad ogni buon conto preparo l'ombrello per i pomodori...

_______________________________________________________________________________

_______________________________________________________________________________

 

Primavera in Mi Maggiore – Allegro - Giunta è la Primavera

Solista: André Grandier

Al violoncello: François Augustin Reynier da Jarjayes


Con dolce mormorio Scorrono intanto:
Vengon' coprendo l'aer di nero amanto
E Lampi, e tuoni ad annuntiarla eletti

Metà maggio, e siamo di nuovo qui a pattugliare le strade. I giorni si susseguono identici, scanditi dai turni di guardia agli Stati Generali, alternati ai giri di ronda, dai tafferugli per le strade, dalle risse da sedare. Ma sono tutti uguali. Una interminabile fila di giornate fredde e tristemente identiche.
Solo le notti in cui riesco a rimanere con lei portano gioia in questi giorni cupi, di gente che assalta i negozi per il pane, di miserabili che muoiono di stenti, di bambini affamati che ci tirano la giubba per chiedere cibo. Per fortuna, almeno questo inverno spaventoso è finito.

Oggi siamo dalle parti del mercato delle Halles. Oscar dovrebbe essere da queste parti. E' scappata via dalla caserma con una certa euforia in corpo, stamane, dicendo che il notaio le aveva fatto avere buone notizie. Devono esserlo davvero, poiché da quando sono iniziati gli Stati Generali non ha mai lasciato il suo posto.
Non mi è ben chiaro che cosa stia meditando in quella testolina. Il notaio non serve per il contratto di matrimonio, che tra noi non ci sarà. Le serve per verificare qualcosa in vecchi documenti e codicilli dimenticati di certe leggi.
Ha cercato un notaio che non fosse quello di famiglia, per poca fiducia nella sua segretezza e nella sua intelligenza.
Tra i centotredici che operano in Parigi ne ha scelto uno in base ad un criterio che non mi ha spiegato.
Gli ha affidato vecchie carte, sembra che abbia passato giorni a cercare non so cosa. Oscar sta mantenendo la cosa abbastanza riservata, persino con me.
Vuole essere sicura che io sia all'oscuro delle sue intenzioni. Vuole che, se le cose andassero male, io possa testimoniare sinceramente di non sapere nulla. Vuole che l'organizzazione del matrimonio, fino al momento in cui ne avrà parlato col Generale, sia riconducibile solo a lei. Vuole preservarmi dall'accusa di "rapt de séduction", che potrebbe costarmi la condanna a morte.
Mi dispiace essere così passivo, in questo, ma davvero non posso fare altrimenti.

E all'improvviso la vedo uscire a piedi da un portone, tenendo César per le redini mentre un valletto chiude il pesante battente. E' vestita in modo poco appariscente, non ha la divisa, né ha l'aspetto aristocratico se non nei gesti. Oggi la mia vista è particolarmente limpida, per cui posso vedere che sorride.
Anche Oscar mi scorge, e viene verso di noi. Io e gli altri ci fermiamo, le rivolgiamo un saluto a voce.
Con gli occhi le rivolgo la domanda che non posso osare.
- Risolto. Insomma, quasi. Ho la soluzione in mano. Almeno credo. Ora si tratta di parlare con lui. Lo farò domani.
Se potessi, mi metterei a gridare e saltare di gioia, qui in mezzo al selciato.
Ma non posso, per motivi di decoro. E poi con me c'è Alain;per quanto siano passati un paio di mesi, non si è ancora ripreso dal dolore per il suicidio della sorella. Non me la sento di sbattergli in faccia la mia gioia.

Sono sollevato che la cosa, in un modo o nell'altro, si chiuda domani.
Avevamo convenuto tra noi che il nostro rapporto non sarebbe evoluto in una relazione di amanti. Ma, per quanto non abbiamo tenuto nascosto il nostro desiderio di sposarci, sono davvero in pochi ad esserne a conoscenza. Quindi non è molto diversa, come situazione, alla fin fine. E, a causa del protrarsi delle missioni del Generale, non abbiamo ancora potuto uscire del tutto allo scoperto.
Lo sanno i più fidati dei miei compagni, quelli che per differenti motivi hanno deciso di essere davvero fedeli al loro Comandante.
Abbiamo informato Rosalie e Bérnard, che ci hanno trovato il notaio adatto alla bisogna.
Lo sanno anche tre delle sorelle di Oscar. Non certo Geneviève e Louise Hélène, che ligie come sono ai dettami dell'etichetta e dell'appropriatezza di rango, non capirebbero mai. Ma le altre sono informate, e, non ho potuto fare a meno di stupirmene almeno un poco, ci sostengono.
Se avrei potuto immaginarlo da parte di Constance (che ha vissuto in America, che ha un matrimonio felice, che è sempre così solare), non avrei certo messo la mano sul fuoco per Hortence, sempre così presa dietro alla sua unica figlioletta, così pacata, così poco propensa a prendere posizione. Invece Josephine è talmente legata ad Oscar che non ho mai avuto dubbi.
Il suo stesso pessimo matrimonio col Duca le ha sempre fatto considerare con orrore l'usanza delle nozze combinate.
Mi ricorderò sempre con gioia il giorno di gennaio in cui, rientrando a Palazzo per una licenza un pomeriggio in cui Oscar mi aveva detto che sarebbe rincasata prima di me, sono stato accolto dalle tre dame con abbracci, gridolini isterici e un abbraccio che mi ha quasi fatto annegare in una nuvola di broccati e organze. Ogni volta che un aristocratico mi accoglie con affezione, come loro, o con amicizia, riesce comunque a sorprendermi. Nel loro caso, anche a rendermi felice.
Il loro affetto mi fa sinceramente piacere. E, dal punto di vista della convenienza, il loro appoggio se ci fosse un'eventuale opposizione del Generale, potrebbe fare comodo.

Uno spintone di Alain mi richiama alla realtà. Oscar ci saluta e sparisce rapidamente tra la folla.
Il mio amico non riesce a trattenere una battuta mentre mi rivolge una domanda in realtà seria:
- Cos'è questa storia del cappellano militare? Non ti andava di esser l'unico a farsi accalappiare?
- A parte che mi sono impegnato parecchio, per farmi accalappiare, come dici tu, ma non è un'idea mia. Ha fatto tutto Oscar.
- Le è presa la smania per i matrimoni?
- Non credo. Ti ricordi la prima volta che è venuta a bere con noi? Ha scoperto che molti dei ragazzi non sono sposati perché non possono pagare il prete. SI è messa nei panni delle compagne, ha ha deciso che non dovevano esserne felici, sebbene tutto sommato agli uomini importi poco. Così le è venuto in mente che il cappellano militare ha tutte le carte in regola per celebrare le nozze, se le spose si accontentano della cappella della Caserma.
- Ma tu guarda cosa ti capita, ad avere un Comandante femmina! Ma parla con ammirazione.
- E se il cappellano si rifiuta?
- Gli farà un ordine di servizio.
- E cosa penseranno gli alti comandi di una simile iniziativa? Fare un favore ai soldati?
- Non credo che la vedranno così. Oscar si è fatta la fama di moralista rigida e insopportabile. Penseranno che sia solo una delle sue trovate.
- Invece tu sai che non è né così rigida, né così moralista, vero? Sghignazza Alain, dandomi una gomitata nel fianco.
- Ma piantala un po'.

Rientrati in caserma, la mia sicurezza inizia a scemare. Al tramonto torneremo a Palazzo. Un tremito al cuore mi impedisce di concentrarmi in alcunché.
Non riesco a stare fermo.
Non ho la concentrazione per leggere.
Non ho voglia di allenarmi.
Non ho la pazienza per badare ai cavalli.
Mia nonna direbbe che sembro un'anima in pena.

Basta, vado da lei. Abbiamo deciso di tenere il nostro amore lontano dal lavoro, ma oggi non posso. Oggi la cosa principale è la conversazione che attende prima lei, poi forse me. Le devo parlare.

Busso, entro, chiudo la porta, giro la chiave. Mi guarda. Ha uno sguardo felice, ma in fondo alle iridi tremola una fiammella di paura.
Si avvicina e mi stringe, in cerca di coraggio. Oggi è la stessa persona che mi ha detto di non riuscire a fare nulla da sola. Oggi prende la forza da me. Ed io la prendo da lei. Da soli non siamo nulla, insieme siamo una fortezza. Insieme siamo molto di più della nostra somma. Rasentiamo l'infinito.
- E' ora di andare.

Siamo arrivati a Palazzo all'ora del tramonto, mentre un cielo rosso fa da sfondo ai marmi della facciata.
Vado ad occuparmi dei cavalli, mentre Oscar entra subito in casa alla ricerca del padre. Anni di allenamento all'autocontrollo ci fanno apparire sereni e normali, mentre la preoccupazione ci sta torturando.
Questa volta ha deciso di modificare i rapporti di forza. Non andrà nello studio del Generale, per parlargli. Finirebbe col rimanere davanti alla scrivania di quercia come un sottoposto, magari in piedi come uno scolaro chiamato alla cattedra. Lo inviterà a bere un bicchiere di Armagnac nella propria anticamera, con una finta rilassatezza che spero funzioni.
Io rimarrò nel salottino attiguo. Col Generale non si può mai sapere. E' una persona abbastanza sensata ma ha gli stessi scatti d'ira che talvolta travolgono anche Oscar. E talvolta esagera. Come esagerò quando Oscar gli disse di non volere indossare la divisa, e la spinse giù per lo scalone con un ceffone di una violenza inaudita.
Spero di non dover intervenire.

Oscar lo sta aspettando da una decina di minuti.
E' seduta con le gambe accavallate, due bicchieri sul tavolino accanto a lei, un libro in mano. Ma dubito stia leggendo. Non ha ancora voltato la pagina.
Un bussare deciso, un invito ad entrare, ed eccolo che avanza, si accomoda rigido ed eretto, si scambiano qualche frase di circostanza, come estranei.

- Mi si dice che ora i tuoi soldati della Guardia ti rispettino.
- Abbiamo raggiunto un soddisfacente equilibrio, in effetti. Ho anche ottenuto dei buoni risultati nella preparazione. Sono orgogliosa del mia brigata.
Una pausa. Oscar guarda lo scintillio del cristallo molato del bicchiere che regge con la destra.
- Padre, Vi ho invitato perché vorrei parlarvi.
- Lo immaginavo. Ti ascolto.
- Nonostante quello che vi ho detto alcuni mesi fa, ho cambiato idea. Adesso ho intenzione di sposarmi. Ed ho già fatto la mia scelta.
- Questo preambolo mi fa pensare che potrei non condividerla.
- Potrebbe anche essere. Ma ho fiducia della vostra correttezza, padre.
- La mia correttezza è rivolta innanzitutto verso la Corona.
- Dubito che la Corona potrebbe essere in alcun modo danneggiata dal mio matrimonio con André.
Il Generale respira profondamente, per cercare di rispondere senza farsi trascinare dall'ira che sente nascere in petto.
- Invece sì. Sei un ufficiale di sua Maestà. Perderesti il titolo e quindi l'incarico in un momento difficile per il Regno.
- Suppongo siate davvero sicuro di quello che dite.
- Non fare l'ingenua. Sai meglio di me che la nobiltà si trasmette in linea maschile! Se tu lo sposassi perderesti il titolo. E lo sai meglio di me!
Oscar comincia ad innervosirsi e ad alzare la voce.
- Premesso che ho voluto parlarvi solo per rispetto, in quanto avendo compiuto trent'anni potrei limitarvi a sottoporvi la “sommation respectueuseL1” e sposarmi tra un mese senza fare altro2.
- COME OSI!
- Oso perché la legge me lo consente. Semplicemente!
- INGRATA! AVRESTI IL CORAGGIO DI FARE UNA COSA SIMILE!
Il Generale stringe i braccioli della sedia di velluto su cui si trova quasi a stritolarli.
- Se volete ascoltarmi, avrei una proposta che Vi converrebbe ascoltare seriamente.
- Una proposta a me!
- La conservazione del titolo importa a Voi, non certo a me. Dunque, Vi stavo dicendo che vorrei il vostro consenso per rispetto. E per non dovermi sposare a costo di non vedere più mia madre, mentre André dovrebbe rinunciare alla sua adorata nonna. Inoltre io voglio che si sappia che lo sposo per averlo scelto. Voglio che la Corte sappia della mia scelta e voglio che la differenza di rango venga se non annullata almeno trascurata.
Si sta infervorando, anche il padre ascolta affascinato dal suo slancio.
- Ho molta fiducia negli Stati Generali. Spero che le cose cambino, per tutti quelli nella nostra condizione.
- Ma non sono ancora cambiate.
- Questo è vero. Ma io posso sposarlo, grazie ad un piccolo dettaglio, un minimo errore che Voi avete commesso anni fa, e che ora mi offre un appiglio legale...
Il Generale è disorientato. Ascolta curioso questo avversario che lui stesso ha creato in anni di allenamento ed ora sta per sconfiggerlo.
- Sono stata dal notaio..
- Non mi ha detto nulla!
- Ho accuratamente evitato Monsieur Rachin, non mi fidavo di lui. Inoltre mi è sempre parso poco brillante. Ne ho trovato uno decisamente più arguto.
Il Generale comincia ad avere uno sguardo più curioso che rabbioso.
- E...?
- E il mio notaio si è semplicemente accorto di un'altra delle tante anomalie che costellano la mia vita. Il mio atto di nascita. Nella vostra pretesa di avere un erede, non solo mi avete dato un nome maschile. Sarebbe stato un fare le cose a metà. Mi avete registrata come maschio3. Posso sposare chi mi pare, senza perdere il titolo.4 La vostra solita fortuna. Poi basterà correggere "l'errore" sui vecchi registri. Secondo il notaio sarà più che sufficiente.
Silenzio. Suo padre la guarda e non sa che rispondere. Stavolta la figlia ha pensato a tutto e lo ha messo con le spalle al muro.
- Inoltre Vi ho sentito quando avete detto ad André, una sera “se solo tu fossi nobile”. Io so che non siete contrario alla persona che ha dimostrato di essere, ma solo alla sua nascita. Si potrebbe soprassedere...
Continua imperterrita, ma con voce più dolce.
- Non intestarditevi per una questione di principio.
Si alza dalla sedia e gli posa la mano sulla mano. Il Generale sembra improvvisamente vecchio, e gentile.
Si china verso di lui, per fissarlo negli occhi.
- Nessuno di noi due lo fa per il Vostro denaro, abbiamo già trovato una casa, e possiamo mantenerci, cosa che faremo.
Poi compie un gesto che non le ho mai visto fare. E che di sicuro il Conte non si aspetta. Si sporge leggermente e lo bacia in fronte, prima di andarsene.

Reynier de Jarjayes rimane solo nel salottino, pensieroso. Si porta una mano sugli occhi.
Non vedo bene, ma mi pare di scorgere una lacrima.


1Secondo quanto ho trovato in alcuni siti di lingua francese a proposito del diritto di famiglia, le figlie fino a 21 anni e i figli fino a 25 dovevano avere il consenso dei genitori per sposarsi. Non solo: anche dopo quell’età, i figli fino all’età di 30 anni e le figlie fino a 25 anni erano tenuti a chiedere il permesso ai genitori come atto di rispetto: in caso di rifiuto avrebbero dovuto ripetere la richiesta altre due volte, a distanza di un mese; se l’opposizione persisteva, avrebbero potuto sposarsi un mese dopo il terzo rifiuto. Però compiuti i trent’anni, sarebbe bastata una sola richiesta: in caso di mancato consenso, dopo un mese il matrimonio avrebbe potuto venir celebrato.

2Mi ha sempre stupito nel manga la reazione al loro rapporto virulenta sì., ma tutto sommato poco violenta, mi sarei aspettata minacce di condanne a morte, mentre, non se ne parla. Sommato al fatto che fosse abbastanza usuale che donne del popolo sposassero aristocratici, ho deciso di cercare le fonti sul dirirtto di famiglia, dove ho fatto alcune scoperte interessanti

3Il Generale non è tipo da fare le cose a metà. Se deve bluffare, lo fa come si deve.

4La nobiltà francese si trasmetteva in linea maschile e l'origine della madre non aveva importanza. Un aristocratico che sposasse una popolana, avrebbe reso nobile la donna, senza perdere il titolo. Secondo alcuni autori, esistevano anche dei "fief anoblissant", cioè feudi in grado di rendere nobile anche un eventuale marito Roturier, ossia plebeo, (Selon quelques auteurs, la Femme qui avait un fief anoblissant et de grande dignité, et qui épousait un inférieur, ne perdait pas la noblesse que la possession d'un tel fief pouvait lui donner; car le mari était anobli par l'investiture et la possession qu'il en avait) ma non ho voluto esagerare. E poi ad O&A non sarebbe importato.

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: pamina71