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Autore: Love_My_Spotless_Mind    28/03/2015    4 recensioni
Hyuk decide di studiare a Seoul insieme all'amico di suo fratello, HongBin. Cosa potrebbe nascere dalla loro particolare amicizia?
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hongbin, Hyuk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La vita scolastica procedeva tranquillamente. Il mercoledì mattina il cortile profumava di erba appena tagliata anche in pieno inverno. Il prato aveva sempre un colore sano e sgargiante che mi infondeva allegria. Molto spesso io ed HongBin uscivamo prima di casa per poter restare un po’ sdraiati sull’erba e goderci la calma della mattina.
Osservare tutti quei ragazzi che correvano verso le loro classi, indossando la nostra stessa divisa, era come ammirarsi in uno specchio. Gli amici di HongBin venivano sempre a parlare con noi, insieme a fidanzate ed anche a qualche sorella della mia stessa età.
Io parlavo spontaneamente e scherzavo, sentendomi molto più sicuro dei mesi precedenti. Finalmente stavo imparando a stare con gli altri e a brillare nelle conversazioni più disparate.

Con i professori avevo un buon rapporto ed i voti era complessivamente alti. Non ero il migliore della classe ma non avevo nemmeno un posto basso in graduatoria.
Un altro fattore più che positivo era che nessuno degli amici di HongBin sospettasse della nostra relazione. Credevano semplicemente che fossimo degli ottimi amici, nulla di più.
C’erano volte in cui chiedevano ad HongBin se fosse uscito con qualche ragazza e lui rispondeva con un sorriso impacciato che nessuna era riuscita a catturare la sua attenzione, quindi restava felicemente single.
Insomma, non c’era nulla di cui potessi lamentarmi, per questo sapevo che quel periodo sarebbe durato molto poco.

Nei giorni liberi restavamo stretti nello stesso futon e ci scambiavamo baci infiniti. Le nostre lingue ci cercavano con foga, accarezzavo avidamente il suo viso e lui mi scompigliava i capelli.
Non c’era nulla che non mi appagasse del nostro rapporto, del nostro stare vicini e sentirci più sicuri nelle nostre effusioni, ma quell’ombra negativa rappresentata da mio fratello, continuava ad infondere un’aria pesante che talvolta sembrava soffocarmi.
Con HongBin cercavo di non parlarne, non volevo infondergli le mie paure, ma alcune notti mi svegliavo all’improvviso e non riuscivo più ad addormentarmi. Non sapevo come la persona con cui ero cresciuto insieme potesse terrorizzarmi a tal punto.
E l’idea che i miei genitori potessero scoprirlo mi attanagliava. Mia madre si sarebbe vergognata di me, il nostro paese avrebbe iniziato a deriderla. Eppure, per quanto ci provassi, non riuscivo più ad immaginarmi se non avvolto fra quelle braccia che mi infondevano pace e felicità. Non sembrava quasi importarmi di quanto il mio cuore dolesse a quei pensieri, lui era lì.
Quando non riuscivo a riprendere sonno passavo l’intera notte ascoltando il suo respiro, come se fosse la melodia più dolce che potessi conoscere in
tutta la mia vita. Era una sensazione che riempiva il mio animo di speranza.
Alcune notti mi capitava di sognare mio fratello che picchiava un ragazzo, alle volte la sua vittima non aveva volto, altre prendeva le sembianze mie o di HongBin. Era un sogno spaventoso che ogni volta mi faceva svegliare con il fiato corto, tremante. Non volli riferirgli i miei incubi per non farlo preoccupare ancora di più, tenni tali pensieri per me sperando che prima o poi si sarebbero allontanati dalla mia mente.

Che lo volessi o meno, comunque, prima o poi sarei dovuto tornare dalla mia famiglia, ormai erano quasi sei mesi che non ci vedevamo, non avevo più scuse per evitare di tornare in paese. Ma se fossi tornato da solo mio fratello si sarebbe sicuramente infuriato, anche HongBin sarebbe dovuto venire con me, non potevamo rimandare la situazione ancora per molto.
Quando provai a parlargliene HongBin mi parve molto preoccupato, pensava che avessi ragione, dovevamo affrontare la situazione senza più rimandare, una sola visita li avrebbe messi a tacere per parecchi mesi, almeno potevamo provare. Sarebbe bastato restare in loro compagnia anche se solamente per una giornata.

Fu così che alla fine della settimana preparammo i nostri bagagli e comprammo i biglietti per tornare nel nostro paese d’origine. Non intraprendevo quel viaggio da quando mi ero trasferito da lui, sembrava essere trascorsa un’eternità, sicuramente erano stati  molti i fattori a cambiare rispetto a quando ero arrivato nella capitale. Ora mi sentivo più grande, avevo collezionato qualche esperienza, ero persino migliorato a scuola.

Trascorremmo il tempo guardando un film al computer, poi ascoltando musica ognuno per conto proprio. Eravamo nervosi ma cercavamo di non darlo a vedere, continuavamo a sorriderci come se nulla fosse, per tutto il viaggio, però, annullammo completamente il contatto fisico.
Una volta arrivati telefonai ai miei genitori in modo che venissero a prenderci. Tornare in quella stazione fu strano, rievocò tanti ricordi della mia infanzia. Mi era bastato allontanarmi per un po’ da quel piccolo paese per non sentirlo più mio, non era mai stato il luogo dove avevo desiderato crescere o vivere, ora lo comprendevo molto più chiaramente.

Mio padre arrivò con la sua macchina di colore verde, aveva la stessa fin da quando eravamo bambini, ormai era il suo simbolo, lui e la sua macchina verde rappresentavano un’unica entità. Ci salutò con un caloroso abbraccio, ci aiutò anche a sistemare i bagagli nel retro della macchina. Papà era sempre stato un uomo che non si poteva definire né bello né brutto però aveva una bella risata ed un modo di fare che metteva a proprio agio le persone. Durante il tragitto io ed HongBin eravamo attentissimi ad osservare i paesaggi che per lungo tempo ci erano stati tanto famigliari. I suoi occhi si illuminavano di una luce particolare quando si emozionava.

Riguardo al proprio primo amore di cui mi aveva parlato, sicuramente doveva averla incontrata nel nostro paese, chissà chi fosse e se la conoscevo. Mi domandavo se davvero fosse possibile innamorarsi in un luogo che per me aveva rappresentato l’ambientazione di tanti brutti ricordi.
Mia madre quando mi vide mi strinse così forte da impedirmi di respirare, aveva cucinato una quantità esorbitante di cibo ed aveva apparecchiato la tavola con la tovaglia migliore che avessimo.

-Kang Dae ti aspetta di sopra, HongBin. – disse mia madre, mescolando una pietanza all’interno di una grossa pentola.

-Come al solito non poteva scendere lui. – borbottai io, decidendo di andare a posare il bagaglio nella mia stanza.

HongBin salì al piano superiore per parlare con mio fratello, la sua stanza era poco distante dalla mia, attesi che HongBin chiudesse la porta prima di attraversare il corridoio. Li sentii parlare ma non ebbi modo di comprendere le loro parole, comunque mi dissi che non dovevo interessarmi e continuai a sbrigare le mie faccende.
Non comprendevo perché mio fratello facesse di tutto per tenermi così distante dalla sua vita, forse non realizzavo le sue aspettative ma senza sapere quali fossero non avevo nemmeno l’occasione di migliorare. Per diversi anni avevo desiderato di ricucire il nostro rapporto, avevo sofferto pensando di non far altro che commettere errori, avevo pianto troppo spesso chiedendomi come potessi migliorare senza che vi fossero sforzi da parte sua. Ora mi rendevo conto di non aver commesso grandi errori, di non aver fatto nulla per ferire la sua sensibilità. Mi ero sempre imposto di migliorare senza ottenere nulla in cambio.

Mi alzai in piedi ed uscii dalla mia stanza, con decisione mi avvicinai a quella di mio fratello dove la porta era chiusa. Senza nemmeno bussare la aprii, lui ed HongBin stavano parlando, mio fratello seduto alla scrivania, HongBin sul letto.

-Perdonami, hyung, ma credo di dover interrompere la vostra conversazione. – dissi senza far comprendere a chi dei due fosse direttamente rivolta la frase.

HongBin mi guardò non troppo convinto, poi si alzò in piedi ed uscì dalla stanza, senza nemmeno attendere che mio fratello dicesse qualcosa.

-Credo dovrei essere il primo ad essere salutato. –

-Che cosa vuoi, Hyuk? Vattene! Non ti ho dato il permesso di entrare. –

-Non ho più bisogno del tuo permesso. –

Mia madre dal piano inferiore ci chiamò per il pranzo, mio fratello si alzò in piedi per scendere ma io lo fermai, mettendogli una mano sulla spalla. Volevo che mi ascoltasse, questa volta non avrei lasciato che si comportasse in una maniera tanto irrispettosa nei miei confronti.
Si voltò verso di me, il suo sguardo mi fulminò in maniera severa. Rabbrividii, forse appena qualche mese prima non avrei nemmeno provato a contraddirlo, adesso era diverso. Non volevo più essere il fratellino stupido  da evitare, volevo che si accorgesse di me, di quello che stavo diventando. Probabilmente non sarebbe mai riuscito ad accettarmi del tutto ma quello che provavo per HongBin faceva parte di me, non ero intenzionato a cambiare.

-Hyuk, esattamente che cosa vorresti dimostrare con questo? –

-Non voglio dimostrare niente. Semplicemente ascoltami. –

Alzò gli occhi al cielo poi tornò a guardarmi. Da quanto tempo non gli stavo così vicino, non ricordo nemmeno quanto fosse passato.

-Parla, avanti. –

Annuii, per qualche istante abbassai lo sguardo e strinsi le labbra, dovevo parlare ma non era semplice come avevo creduto. Avevo semplicemente agito d’impulso ed ora le parole mi restavano in gola, mi era troppo difficile tramutare i miei pensieri i parole, sembrava un’operazione impossibile.

-C’è una domanda che avrei sempre voluto porti… senza mai riuscirci. – sussurrai anche se tali parole vennero pronunciate con molta fatica. – ‘Perché? ‘ Perché, hyung? Che cosa ti ho mai fatto per meritarmi tutto questo? La tua indifferenza, i tuoi silenzi, il tuo bisogno di escludermi. Io non so in quale modo ti abbia deluso, non ne ho la minima idea. Saprei pronto a chiederti di perdonarmi se solo tu… -

In quel momento il mio discorso si interruppe, mio fratello non era più disposto ad ascoltarmi, senza una parola semplicemente mi spinse in modo che gli permettessi di passare, aprì la porta ed attraversò il corridoio senza nemmeno voltarsi indietro. Ero ferito e confuso, non riuscivo a comprendere perché mai dovessi meritarmi un trattamento simile. Continuavo a tremare, non avevo voglia di scendere di sotto, probabilmente mia madre non avrebbe fatto nulla per fermarlo e farsi dare delle spiegazioni. Accadeva sempre così, loro non facevano nulla per tentare di darmi ragione, per ascoltare le mie ragioni. Avevano quasi timore del modo in cui mio fratello era cresciuto, ribellandosi alle loro regole.

-Sei un bastardo. – sussurrai tra me e me, decidendo di inginocchiarmi a terra, non avendo la volontà di fare nulla.

Poco dopo mia madre salì di sopra, aveva un’espressione preoccupata.

-Dai, Hyuk, vieni a mangiare. Lo sai che altrimenti si raffredda. – provò a convincermi.

-Perché lo hai lasciato uscire? Volevo solamente parlargli. –

-Hyuk, conosci tuo fratello. –

-Voi non fate mai nulla per impedirgli di comportarsi in modo così scorretto! Sembra quasi che abbiate paura di lui. –

-Hyuk, basta! –

Mi alzai in piedi e provai a guardarla in viso, non riuscivo davvero a comprendere il loro modo di fare.

-Ora ho capito perché volessi tanto andar via ed allontanarvi da voi. Perché mi è sempre sembrato di non avere né un fratello né dei genitori. –
  
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