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Autore: bluemary    21/12/2008    4 recensioni
Nel continente di Erhedyas esiste un’Accademia in cui si formano i difensori della giustizia, guerrieri illuminati che lottano contro i Notturni per difendere la razza umana; ma quale Luce può squarciare le Tenebre di un cuore bruciato dal rancore e dal desiderio di vendetta?
Storia scritta per la IV Disfida di Criticoni.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NightAlchemist93: Ti ringrazio per il commento, spero che l'aggiornamento ti piaccia^^ Baci.




Capitolo 2: Incontro

- Chi di voi conosce la storia della Grande Battaglia?
Zaech socchiuse gli occhi e represse uno sbadiglio, annoiato dalla lezione. La maggior parte dei suoi compagni, adolescenti di entrambi i sessi d’età compresa tra i quattordici e i diciassette anni che, come lui, avevano ottenuto l’onore di frequentare l’Accademia in cui si formavano i Condottieri della Luce, si agitava, eccitata dal racconto imminente, ma nel suo caso quell’ora di forzata immobilità rappresentava solo una tortura, visto che aveva ascoltato quella storia in tante occasioni da poterla recitare quasi a memoria.
Ormai non ricordava più quanto tempo fosse passato da quando aveva messo piede in quell’enorme edificio simile a un monastero, che era poi diventato la sua prima vera casa. Lì i difensori della sua stirpe, i leggendari protettori degli Umani, si prendevano cura dei numerosi orfani trovati durante le loro peregrinazioni e li educavano, insegnando loro a leggere e a scrivere, per poi rimandarli nei villaggi una volta che avessero imparato a prendersi cura di se stessi; solo i più dotati venivano istruiti anche nell’arte del combattimento e della meditazione, in modo da affinare le capacità latenti che i maestri avevano riscontrato in essi, e, se lo desideravano, potevano proseguire l’addestramento e rimanere nell’Accediamo fino alla maggiore età o anche oltre.
Chi raggiungeva i requisiti richiesti, una volta divenuto un possente guerriero veniva insignito del titolo di Condottiero della Luce e si sarebbe sobbarcato il compito di proteggere Erhedyas, la terra in cui vivevano, dalla minaccia dei Notturni, giurando di garantire la libertà al proprio popolo a costo del suo stesso sangue.
Zaech si sentì percorrere da un fremito di eccitazione, al pensiero di poter entrare in quelle schiere di eroi di cui aveva sentito parlare fin da bambino.
Nonostante avesse appena compiuto quindici anni, il suo incredibile talento nella lotta e la dedizione con cui si addestrava quotidianamente, rifuggendo qualunque pausa superflua, avevano catturato l’attenzione dei combattenti più anziani e non era un mistero che entro l’inverno seguente sarebbe assurto al rango di Condottiero.
Ricordando le responsabilità di cui si sarebbe fatto carico dopo questa nomina, si costrinse a spalancare gli occhi e cercare quanto più possibile di seguire Kiel, il vecchio maestro che aveva cominciato a raccontare la storia degli Umani.
- Come voi tutti sapete, – esordì l’anziano, con voce stranamente vellutata e melodiosa per la sua età – la nostra stirpe vive su Erhedyas da innumerevoli anni. Un giorno buio per tutti noi Umani, un nuovo popolo, i Notturni, giunse dal lontano Mare del Nord e s’insediò vicino ai nostri villaggi. Durante i primi tempi, le due razze vissero in armonia l’una con l’altra, aiutandosi a vicenda e condividendo le loro conoscenze, ma poi questi forestieri s’interessarono dei poteri che i più sapienti della nostra stirpe erano riusciti a sviluppare dopo anni di studio e di meditazione, e gli Umani, ingannati dalle loro apparenze pacifiche, li istruirono nell’arte della magia. Non appena i Notturni riuscirono a padroneggiarla abbastanza bene da rivaleggiare con i loro maestri, scatenarono una guerra senza quartiere, da cui un solo popolo sarebbe uscito vincitore. Fu uno scontro durissimo, in cui la nostra razza rischiò l’estinzione, perché i loro persecutori, pur inferiori di numero, erano riusciti ad appropriarsi della magia con grande facilità e, a differenza dei nostri avi, tra cui solo pochi eletti particolarmente dotati ne potevano fare uso, avevano imparato a utilizzarla senza restrizioni.
Ormai decimati dai loro avversari, gli Umani furono costretti ad arrendersi e si ritrovarono asserviti ad essi per parecchi anni, fino a quando coloro che ancora desideravano la libertà si unirono per tentare un’ultima, disperata ribellione: i guerrieri migliori e gli anziani più sapienti fecero un patto con il loro stesso sangue, impegnandosi a proteggere a costo della vita Erhedyas e la loro gente dalla minaccia dei Notturni, e scesero in campo al sorgere dell’alba, pronti a far brillare la speranza in quella che oggi noi chiamiamo la Grande Battaglia. Così nacquero i Guardiani della Luce. Alla fine dello scontro, durato intere settimane, solo pochi di essi riuscirono a salvarsi; ma il popolo venuto dal mare, che si era rivoltato contro chi gli aveva offerto aiuto e amicizia e l’aveva reso schiavo, era stato sconfitto. Preoccupati che questi traditori potessero minacciare nuovamente la libertà, ma senza la spietatezza necessaria per ucciderli tutti, i Guardiani li bandirono da queste terre, privandoli con un complesso rituale di tutti i poteri e sigillandoli in un limbo in cui sarebbero rimasti fino a quando non avrebbero espiato le loro colpe. Quindi, come ultima cosa, fondarono quest’Accademia, affinché dopo la loro morte si formassero altri combattenti e altri maghi con la capacità di affrontare i Notturni, qualora essi riuscissero a liberarsi anzitempo.
Il vecchio maestro fece una pausa, prima di rivelare un sorriso e assumere un tono ben più leggero.
- Purtroppo nulla è infallibile, neppure ciò che venne creato dai Guardiani, così non sempre il sigillo riesce a trattenere tutti i suoi prigionieri; ma questo è il motivo per cui noi esistiamo, e fino a questo momento mi sembra che abbiamo svolto bene il nostro compito.
Parzialmente assopito, Zaech captò l’ultima parte della storia e il suo pensiero si rivolse inesorabilmente a quei leggendari guerrieri, che ammirava con tutto se stesso fin da bambino e di cui avrebbe desiderato seguire le orme, sebbene fosse conscio della difficoltà di una simile impresa.
Erano rarissimi coloro che assurgevano al rango più alto dei difensori della Luce: oltre a dimostrarsi degli ottimi combattenti, in grado di lottare sia con le armi che a mani nude, ed eccellere rispetto agli altri Condottieri, si sussurrava che un altro requisito fondamentale fosse l’utilizzo della magia. Pochissimi tra gli studenti conoscevano l’identità dei Guardiani, anche se le ipotesi più plausibili riguardavano i loro insegnanti, e perfino Kiel, che amava particolarmente divagare nei suoi racconti, non aveva mai rivelato nulla sugli eroi del loro tempo; l’unica persona di cui si sapesse con certezza che aveva raggiunto un simile riconoscimento era il capo indiscusso dell’Accademia, Dolar, tuttavia nessuno l’aveva mai incontrato e Zaech aveva cominciato a ritenerlo una sorta di leggenda nata per soddisfare la loro curiosità, e non un guerriero realmente esistente.
Cullato dalla voce melodiosa del suo maestro, lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, nel tentativo di svagarsi un po’ e cancellare la sonnolenza che lo stava invadendo, e per poco non gli sfuggì un’esclamazione di stupore: esattamente al livello dei suoi occhi, seduta a cavalcioni su un grosso ramo, una ragazza lo stava fissando con un sorriso impertinente stampato sul volto. Non appena si accorse di essere riuscita a catturare la sua attenzione, cominciò a fargli inequivocabile segno di raggiungerla con entrambe le mani, indirizzandogli delle buffe smorfie per enfatizzare quell’ordine silenzioso, ma Zaech scosse la testa. Malgrado la lezione lo annoiasse profondamente, non desiderava infrangere le severe regole dell’Accademia; inoltre, anche se non si erano mai parlati prima, gli era bastato un istante per riconoscerla come una delle allieve più problematiche e indisciplinate dell’intero edificio, la spina nel fianco della maggior parte dei loro maestri, nonostante fosse appena quattordicenne.
Tenne ostinatamente la testa rivolta davanti a sé, pur essendo consapevole dei gesti con cui lei cercava di chiamarlo, reprimendo con tutte le sue forze il desiderio di uscire all’aperto. Quando Kiel cominciò a elencare il nome dei primi Guardiani e le loro caratteristiche come spadaccini e maghi, tuttavia, la sua convinzione divenne vacillante e, giunto alla storia del terzo guerriero, perfino la compagnia di una simile piantagrane gli sembrava allettante.
Qualche minuto più tardi, grazie a una fuga silenziosa e repentina, era fuori dall’edificio.
La ragazza, adesso appoggiata al tronco dell’albero e impegnata a rigirarsi una ciocca di capelli tra le dita, non mostrò alcuna sorpresa quando lo vide.
- Sapevo che saresti venuto! – lo accolse, ammiccando, non senza una leggera sfumatura di derisione nel suo sorriso.
Per nulla a suo agio dopo aver infranto per la prima volta una regola dell’Accademia, il ragazzo assunse un’espressione contrariata.
- Non dovresti essere in classe?
- Mi annoiavo.
- Quando si accorgeranno della tua assenza, verrai punita.
Lei scosse le spalle.
- L’importante è non farsi scoprire. – commentò, prima di piegare le labbra nel sorrisetto ironico con cui aveva accolto il suo arrivo – E poi tu ti stai macchiando della mia stessa colpa.
Le rispose uno sbuffo irritato, così preferì reprimere la sfrontatezza che la caratterizzava in favore di un tono più amichevole e quasi intimorito.
- Tu sei Zaech, vero?
Lui annuì.
- E tu Elyn. – disse, scoccandole un’occhiata di rimprovero – Perché mi hai chiamato?
- Ho visto che la lezione non ti interessava, così ho pensato che avresti potuto farmi compagnia. E poi ti devo chiedere un favore.
- Che genere di favore?
Il volto della ragazza si velò d’imbarazzo.
- Avrei bisogno del tuo aiuto per imparare a utilizzare bene la spada. Mirta dice sempre che sei il suo allievo migliore e, siccome ha minacciato di farmi a fettine se non migliorerò a sufficienza entro il prossimo mese, ho pensato che tu fossi la mia ultima speranza.
Pur sentendosi lusingato da un simile apprezzamento, Zaech cercò di trovare un’altra soluzione per non impegnarsi in prima persona.
- Perché non chiedi a lui di darti degli insegnamenti supplementari? – le chiese, nonostante potesse intuire il motivo anche da solo: severo e inflessibile come nessun altro nell’Accademia, e particolarmente spietato con chi non obbediva all’istante ai suoi ordini o si mostrava indisciplinato, il maestro d’arme era odiato senza discriminazioni da quasi tutti i suoi allievi.
Elyn, infatti, si esibì in una smorfia.
- Mi ritiene un caso senza speranza e comunque non ho nessuna intenzione di pregarlo per farmi insultare anche al di fuori delle lezioni normali.
- Non c’è nessun altro che potrebbe aiutarti?
- Non bravo quanto te.
Incatenato dalle sue iridi castane, divenute all’improvviso gli occhi supplicanti di una fanciulla in difficoltà, il giovane guerriero sentì i propri propositi di non immischiarsi vacillare pericolosamente, mentre l’idea di assumere per qualche giorno il ruolo di insegnante cominciava a intrigarlo più del dovuto. Quando infine comprese che non sarebbe riuscito a rifiutare la sua richiesta, si prese qualche minuto per lasciarla nel dubbio, prima di rivelarle la propria decisione.
- D’accordo, ma dovrai fare esattamente come dico io. – l’avvertì.
- Ti ringrazio! Allora ti aspetto domani pomeriggio nell’arena di combattimento! – esclamò lei, mostrandogli il primo sorriso senza alcuna presa in giro, ma subito l’espressione amichevole con cui lo stava fissando si trasformò in una maschera di paura.
Zaech si volse giusto in tempo per vedere Mirta oltrepassarlo e dirigersi come una furia sulla compagna, che aveva cercato invano di fuggire verso il bosco poco lontano.
- Ecco dov’eri finita! – ruggì il gigantesco spadaccino, afferrandola per un braccio come fosse una bambola e cominciando a trascinarla verso l’Accademia – Stai pur certa che la pagherai cara!
Il ragazzo si scostò, riluttante, per farli passare.
Sapeva che, per quanto duro fosse l’addestramento dei difensori della Luce, non si somministravano mai punizioni corporali agli allievi; tuttavia, nel vedere in preda alla collera il più temuto tra i Condottieri, si riscoprì a dispiacersi per lei, almeno prima di sentire una voce familiare pronunciare il suo nome alle sue spalle.
- Zaech, mi deludi.
Con la chiara espressione di chi è stato colto sul fatto, si volse, ritrovandosi a fissare il volto coperto di rughe dell’anziano insegnante, che evidentemente aveva concluso il suo racconto sugli antichi Guardiani.
- Sei uno dei miei allievi migliori, ma non posso sorvolare su questo tuo comportamento. Adesso torna in aula. – gli ordinò.
- Sì, maestro. – rispose lui, rassegnato al castigo.
Mentre seguiva docilmente Kiel dentro l’edificio, incrociò lo sguardo della compagna, ancora prigioniera della morsa ferrea di Mirta, che alla sua occhiata di fuoco rispose mostrando la lingua.
- Stupida ragazzina, è tutta colpa sua. – mugugnò, deciso a non lasciarsi impietosire da lei in futuro – Domani se lo scorda il mio aiuto.

Nascosto nell’ombra, tanto vicino da poter scorgere il suo profilo, Zaech attendeva il momento propizio per attaccare la giovane apprendista, che avanzava lentamente lungo la sala principale del piccolo monastero. Nonostante fosse trascorso più di un anno da quando l’aveva vista l’ultima volta, non era cambiata da come la ricordava e, mentre rimaneva immobile, con i nervi tesi per lo scontro imminente, non riuscì a impedirsi di ammirare ancora una volta i lineamenti delicati del suo volto, in cui una spruzzata di tenui lentiggini diminuiva l’austerità di uno sguardo che aveva abbandonato l’onnipresente ironia dell’adolescenza in favore di una maturità nuova. Le sue guance si erano impercettibilmente affilate e non venivano più nascoste dai ciuffi scompigliati dei suoi capelli castani, ora raccolti austeramente dietro la nuca, ma la sua figura snella eppure femminile era rimasta la stessa, riconoscibile anche attraverso la pesante tunica che la copriva e non riusciva a smentirne la grazia innata.
- Sapevo di trovarti qui.
La ragazza si volse di scatto.
- Chi sei? – chiese, con un guizzo d’inquietudine negli occhi castani.
Attraverso le feritoie dell’elmo nero, il guerriero la vide infilare le dita nella ampie maniche dei suoi vestiti, in quella che in apparenza sembrava una posa reverente, e sorrise, pronto a evitare l’attacco.
- Colui che ti ucciderà. – replicò, sfoderando l’arma che portava legata alla cintura.
Senza lasciargli la prima mossa, l’apprendista diede inizio alla scontro.
Con un movimento rapido, tanto fluido da sembrare un passo di danza, trasse i due leggeri stiletti che portava nascosti nella tunica a contatto col braccio e, con una giravolta, li lanciò in direzione del suo collo, mirando alla sottile striscia di pelle indifesa situata tra l’elmo e l’armatura, ma Zaech non si fece trovare impreparato: gli bastò un rapido scatto del polso per portare la propria arma all’altezza del mento e parare l’attacco, poi si gettò contro di lei.
Le fu addosso in un istante, tuttavia quel brevissimo ritardo bastò alla sua avversaria per sfoderare due corte spade, in modo da non farsi trovare disarmata.
Intenzionato a impegnarla in un duello ravvicinato, in cui poteva avvantaggiarsi della sua maggiore forza fisica, Zaech caricò un fendente dopo l’altro, mirando alternativamente alla testa e al ventre per sfiancarla in breve tempo, a cui lei rispose con parate perfette, malgrado il fisico minuto, dando prova di aver meritato appieno il suo grado di Condottiero. Come era già successo tempo prima, la ragazza pareva intuire tutti i suoi attacchi e riusciva a deviarli appena prima dell’impatto con il suo corpo, senza mai contrastarli direttamente, per non trovarsi alle prese con una prova di forza che non avrebbe potuto vincere.
- Chi sei? – gli chiese nuovamente, quando l’ennesimo scontro tra le loro lame ridusse la distanza tra loro a poche decine di centimetri.
- Ti dimentichi presto delle persone, umana. – sibilò lui.
Stanco di giocare, decise di elevare lo scontro a un livello superiore.
I mesi di allenamento col Notturno l’avevano reso uno spadaccino quasi imbattibile, che univa a una tecnica perfetta anche l’uso della magia, e dimostrò subito i suoi miglioramenti, aumentando sensibilmente la rapidità con cui attaccava.
Per la prima volta dall’inizio dello scontro, la ragazza parve in difficoltà: incominciò ad arretrare, le sue parate si fecero più scomposte, meno puntuali e dopo qualche minuto il suo respiro era divenuto affannoso.
Ormai convinto di avere ottenuto la vittoria, il guerriero si scoprì per mettere a segno il colpo di grazia e la sua avversaria ne approfittò: dopo averlo evitato per un soffio, lo costrinse a indietreggiare in maniera scomposta con un guizzo della lama indirizzato al basso ventre, quindi, dopo un passo indietro per mettersi fuori portata, generò una sfera infuocata e gliela scagliò contro.
All’ultimo istante, più per istinto che per reale consapevolezza, Zaech sollevò la mano e, attingendo al proprio potere, riuscì a deviare impercettibilmente il globo ardente che lo avrebbe colpito al capo e invece si limitò a sfiorarlo.
- Sei diventata più pericolosa di quanto mi aspettassi, Elyn. – sibilò, mentre si sfilava l’elmo, rovinato dall’ultimo attacco, per evitare che il metallo rovente si surriscaldasse fino alla sua parte più interna e gli ustionasse il volto – Ma, in fondo, l’allieva non potrà mai superare il maestro.
Gli occhi della ragazza si dilatarono per lo stupore nel momento in cui lo riconobbe, ma il nome che le sue labbra stavano per pronunciare venne soffocato all’improvviso, quando un lampo di magia la raggiunse al petto, scagliandola violentemente contro il muro alle sue spalle.
Zaech la guardò accasciarsi a terra priva di coscienza con una strana, martellante emozione nel suo petto.
- Tu mi hai fatto perdere la cosa più importante che avevo al mondo. – disse, prima di caricarsela sulle spalle e dirigersi verso l’uscita – E io distruggerò la tua.

   
 
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