Titolo:
Red MoteL
Personaggi: Kai, Ruki
Pairing:
//
Traduzione
della canzone:
Red
MoteL
Rating:
Arancione/ROSSO
Avvertimenti:
Tematiche
forti / Violenza / Tematiche sessuali / Linguaggio forte
Red MoteL
“Red Motel”. Un
nome piuttosto anonimo e scontato, visto il colore accattivante che
tinge sia le pareti esterne, sia quelle interne dell'edificio.
Edificio che, tra l'altro, del motel non ha granché. Sembra più una
casa, un'enorme villa a più piani arredata in maniera soffocante e
spocchiosa – elegante, certo, ma in perfetta contraddizione con le
attività che si svolgono al suo interno. In giro per Tokyo di case
di piacere non se ne vedono molte, ma il Red MoteL è una di quelle,
la più famosa e ricercata. Le ragazze e i ragazzi che vi lavorano
sono i migliori di tutto il quartiere a luci rosse, per questo mi
sono recato qua. Non mi accontento di comuni giovani, voglio solo il
meglio. Per quello ho pernottato per un giro indimenticabile con la
cosiddetta “regina del quartiere a luci rosse”. In pochi la
conosco, in meno ancora possono permettersela – o permetterselo,
se vogliamo essere precisi.
Con un sorrisetto
compiaciuto mi reco al bancone d'accoglienza, vedendo la mama
di mezz'età che mi accoglie a sua volta con una smorfia compiaciuta.
«Nome e ricevuta.» disse con distacco, allungando una mano rugosa
dalle unghie volgarmente dipinte del medesimo colore che
caratterizzava l'intero complesso.
Senza dir nulla, le
allungo la ricevuta sulla quale è riportato il necessario. La legge
attentamente e, con un fiammifero, le dà fuoco, dopo averla
accuratamente posata in una ciotola in terracotta già colma di
cenere e carta bruciata. «Pagamento anticipato, deve solamente
versare la cauzione di 15.000 yen.» aggiunse la donna. Come
richiesto, le consegno anche quella misera somma – misera in
confronto a ciò che avevo pagato per concedermi una nottata con la
“reginetta” – e mi faccio dare la chiave. Stanza numero 17,
quale sfortunata coincidenza.
«Terzo piano, in
fondo al corridoio. Sulla porta c'è una targhetta con inciso il
numero, ma penso che ormai lo sappia già, Kai-san.»
sibila freddamente la mama
chiamandomi
col mio soprannome identificativo, sistemandosi meglio una forcina
nei capelli tinti di un nero ancor più scuro ed intenso di quello
dei suoi piccoli occhietti penetranti e infossati dal tempo.
Le abbozzo un
gentile inchino e, stringendo la piccola chiave d'ottone nel palmo
della mia mano, mi dirigo su per le scale, sentendo l'eccitazione
salire gradino dopo gradino. Primo piano... secondo piano... terzo
piano. La moquette rossa è priva di macchie; sembra che nessuno vi
abbia mai camminato sopra – forse l'hanno cambiata da poco. Con
passo lento mi trascino fino alla porta situata in fondo al corridoio
silenzioso. Le altre camere sembrano tutte vuote, ma ciò non fa
scemare la mia eccitazione che, man mano che mi avvicino alla stanza
in cui è nascosta l'affascinante puttana che mette le mani sui soldi
altrui, si fa sempre più prepotente e intensa, facendomi salire
degli strani mugolii rochi dalla gola.
Mi fermo davanti a
quella dannatissima porta. Il pomello dorato sembra anch'esso nuovo.
Infilo la chiave nella toppa e la giro una, due volte, finché non
sento la serratura scattare con un suono sordo. All'interno della
camera, sento qualcosa muoversi; un frusciare di coperte, un
tintinnare vitreo.
Entro nella stanza.
I miei occhi impiegano solamente pochi secondi ad abituarsi alla
penombra.
La luce fioca e
tremolante delle candele illumina maldestramente la figura che, con
comportamento smagliante, si stende sul letto dalle lenzuola pulite
color cremisi. L'odore dell'acqua di colonia è soffocante e forte,
quasi da farmi venir la nausea.
Sul letto, la
reginetta si dimena. Danza coi bronzei capelli arruffati. Danza per
me, per colui che, schifoso, ha pagato con soldi sporchi. Mi chiudo
la porta alle spalle, girando ancora la chiave nella toppa. Ora siamo
solamente io e lui.
Io e il giovane ragazzo dall'aspetto efebico che ha conquistato i
cuori di parecchi altri uomini simili a me. Sotto il babydoll in
pizzo trasparente riesco a vedere chiaramente ciò che si cela fra le
sue gambe e non posso far altro che sorridere divertito.
«Come minimo ti
aspettavo già eccitata per me...» gli dico, riferendomi a lui con
fare femminile. Questa è la regola del Red MoteL – tutti coloro
che ci lavoravano sono da considerarsi ragazze.
«Ma come,
chichi-san...»
cinguetta abbassandosi a prendere qualcosa che si trovava ai piedi
del letto. «Sono tua fino a domani mattina, perché non ce la
prendiamo comoda?» continua con quel suo tono fastidiosamente
confidenziale e volgare, ammiccandomi con le lunghe ciglia fini. Fra
le piccole mani pallide, tiene una bottiglia di vino rosso. Mi
avvicino a lui e gliela sfilo dalle dita, recandomi poi al mini-bar
per versarne in dosi uguali in due bicchieri. Senza farmi notare,
mentre lui mi assilla con le sue stupide parole scoccianti e
monotone, estraggo dalla tasca della mia lunga giacca pesante una
piccola boccettina. Rido quando leggo ciò che ho scherzosamente
scritto su quella piccola fiala di vetro: “Sogni
d'oro”.
Verso il contenuto in uno dei due bicchieri, osservando una piccola
schiuma color violetta formarsi per poi dissiparsi completamente nel
giro di poco, senza lasciare alcuna traccia se non un impercettibile
alone violaceo sulle pareti del bicchiere.
Ripongo la boccetta
vuota nella mia tasca e, prima di avvicinarmi alla reginetta con i
bicchieri in mano, mi libero dal cappotto e dagli stivali pesanti.
Delicatamente, mi siedo sul bordo del letto accanto a lui,
passandogli il suo
bicchiere i vino mentre una delle sue piccole mani scivola fra le mie
gambe.
«Oh chichi-san,
sei così contento di vedermi? Sei già duro come la roccia... non
vedo l'ora di mangiarti a partire dal basso.» ghignò lui con quella
sua vocina fastidiosa che probabilmente mi avrebbe perseguitato per
un bel po'.
«Non credere che ci
andrò piano... ti farò del male, ti farò urlare... e ti farò
sanguinare.»
Brindiamo. Lui,
ingenuamente, si beve il bicchiere di vino tutto d'un fiato. È solo
questione di pochi secondi prima che la droga faccia effetto.
Infatti, mentre le mie mani carezzano ogni centimetro di quella pelle
candida e nivea, sento il suo corpo avvampare e il suo fiato farsi
sempre più corto. Mi guarda con due occhi liquidi e languidi,
facendomi venir voglia di lacerargli quel bel musetto con le mie
stesse unghie. La rabbia mi assale improvvisamente e, senza
accorgermene, mi ritrovo con una mano stretta contro la sua gola, le
dita che premono contro la sua carne con una violenza che neppure
sapevo di possedere. Lui annaspa in cerca di aria ma, tutto sommato,
sembra divertito da quel trattamento che gli sto riservando.
«Più forte... più
forte... più forte...»
Quei suoi rantoli
giungono più che chiaramente alle mie orecchie e, come richiesto,
stringo ancor di più la morsa contro la sua gola delicata,
sentendola quasi sul punto di spezzarsi. Una lacrima sfugge dai suoi
occhi e la sua bocca si sta riempiendo di schiuma e di saliva. Per
lui non provo compassione, né tantomeno pietà... solamente pena. E
ribrezzo.
Proprio quando il
suo colorito sembra farsi di un cupo color cenere, stacco le mani dal
suo collo, osservando con piacere come le dita della mia mano vi si
siano impresse. Tossisce convulsamente in cerca d'aria e rigetta
maldestramente parte del vino che ha bevuto, lasciando che l'odore
della sua bile si mescolasse a quello dell'alcool e dell'acqua di
colonia. Ormai non riesco più a trattenermi. Mi disfo della camicia
e della cintura, slacciando i pantaloni e abbassandomi l'intimo
solamente per liberare la mia virilità dolorante e gonfia oltre
misura.
La vedo riprendersi
mentre si avvicina sensualmente a me nonostante il rossetto sbavato e
le labbra ancora impregnate dei suoi succhi gastrici. Sorrido
mestamente, afferrandogli con violenza i capelli castani fino a che
non sento la punta del mio membro affondare nella sua gola stretta e
accogliente. Lo vedo ansimare e dimenarsi, mentre i suoi occhi resi
opachi dalla droga si fanno ancor più umidi e colmi di lacrime. Il
“filtro d'amore” sta facendo il suo bel lavoretto, a giudicare
dai suoi umori che, copiosamente, vanno a macchiare le lenzuola. Non
riuscendo a resistere oltre, mi libero fra le sue labbra e, senza
dargli il tempo di recuperare, mi muovo dentro di lui con due dita,
mettendomi a cavalcioni delle sue gambe magre e pallide. Il mio seme
cola dalla sua bocca oscenamente tinta di rosso e il suo sguardo
perso mi fa irrigidire ancora una volta.
L'aria nella stanza
s'è fatta pesantissima. Insieme all'odore dell'acqua di colonia e a
quello del vomito s'è unito quello dello sperma e dell'urina che
quella piccola cagna s'è lasciata sfuggire. Senza accorgermene,
vengo ancora una volta mentre fisso i suoi occhi impauriti. Ormai
doveva aver capito quali intenzioni avevo.
«Dovrei carezzarti
brutalmente e farti venire fino allo sfinimento, dolcezza?» gli
domando affettuosamente, carezzandogli quel suo visino accartocciato
dal terrore. Neanche m'ero accorto che era già venuto una volta,
sporcandosi il bacino piatto. Lo guardo dall'alto, rimanendo a
cavalcioni sulla sua esile figura. Sul rosso, rosso letto...
«Sei il mio
animaletto domestico, Taka-chan.»
I suoi occhi da
cucciolo si sgranano, diventano ancor più grandi e impauriti.
Mettendosi le mani davanti al volto, cerca in tutti i modi di
coprirsi per sfuggire da me. Rido a pieni polmoni, afferrandogli i
polsi per poter osservar meglio il suo viso. Mi avvicino alle sue
labbra e catturo la sua bocca in un bacio, trattenendo i conati che
mi salgono dallo stomaco a causa del sapore acre che gli è rimasto
impresso addosso. Intreccio la lingua alla sua, catturandogliela
infine fra i denti. Senza pensarci due volte, gliela mordo
violentemente, sentendo il sangue caldo riversarglisi in bocca. Un
urlo gli sale dalla gola, simile ad un rantolo colmo di straziante
agonia.
Mi stacco da lui,
tenendo le ginocchia affondate nel materasso morbido. È
completamente bagnato e sta piangendo con occhi vacui. L'ho
pietosamente violato nel nostro gioco osceno e, senza requie, sta
ancora piangendo, senza aver capito il motivo di questo mio coltello
sfoderato. La lama brilla cupamente alla fioca luce incerta delle
candele che si stanno consumando; è fredda e, a contatto con la sua
pelle morbida e rovente, sembra ghiaccio a giudicare dai suoi spasmi.
Seppur sia drogato a dovere, s'è reso conto della situazione in cui
è piombato. Mi implora, mi insulta e ancora mi supplica di non
fargli del male. Con un sorrisetto, mi accorgo che, nonostante tutto,
la sua eccitazione non è ancora scemata. Il suo piccolo sesso è
pulsante ed eretto, il suo corpo attraversato da dei violenti tremiti
e madido di ogni sorta d'umori. Fa per dirmi qualcosa, ma è troppo
tardi. Le sue labbra si contraggono spasmodicamente in un'espressione
di dolore misto a sorpresa. Sul rosso, rosso letto...
«Il mio animaletto
domestico puzza di sangue...»
Le mie parole
vibrano nell'aria pesante. Non ottengo nessuna risposta, solo un
macabro gorgoglio. Il coltello scintilla, affondato in quella gola
morbida che tanto bramo. Il sangue si riversa a fiotti sulle
lenzuola, confondendosi col loro colore cremisi. Infine, mi decido a
liberarmi dagli ultimi indumenti che indosso. Così, senza grazia, lo
prendo e lo faccio mio, sentendo la sua vita spegnersi mentre ancora
affondo nel suo corpo che si fa man mano più freddo e rigido. Le
labbra hanno un colore livido e violaceo e gli occhi sono spenti,
come se una leggera patina li ricoprisse.
Riverso il frutto
del mio piacere dentro il suo corpo ancora tiepido. Lo guardo con
dolcezza, gli carezzo il volto. Proprio come lui, ho tanti sostituti
quanti ne desidero... peccato che la mia corsa non sia ancora giunta
al termine.
Con le mani sporche
del suo sangue, cerco una sigaretta. Me la accendo fra le labbra,
rimanendo sdraiato vicino a lui nel letto sfatto e sporco. Ci
vorrebbe un miracolo per pulire tutto questo disastro... per fortuna
che ho tempo di spassarmela fino a domani mattina, quindi per ora non
ha senso preoccuparmi del dopo. Intanto nessuno sarebbe venuto a
cercarci. La mama
sorriderà col suo solito fare compiaciuto non appena verrà a
conoscenza del mio impeccabile lavoro. Forse si lamenterà delle
lenzuola sporche e di tutto il resto, ma... poco importa, ora sono
così stanco che vorrei solamente dormire. Penso che dormirò in
bagno, nell'ampia vasca ad angolo, visto che il corpo della reginetta
comincia a puzzare. Tutto quel sangue, poi, mi fa letteralmente
girare la testa... non credevo che un corpo tanto minuto potesse
contenerne tanto.
Prima di andare a
lavarmi, però, gli sistemo i capelli; il piccoletto sembra dormire
pacificamente col dorso affondato nelle lenzuola e le gambe ancora
aperte. Avvolgo il suo corpo lenzuolo, dandogli poi un bacio sulla
fronte gelida. Casualmente, il mio sguardo scivola sull'orologio che
teneva sul comodino. Pensavo fosse passato più tempo, invece ci ho
messo meno del previsto... sorrido, affondando una mano in quei
capelli morbidi e profumati. Anche mentre dorme, sa essere
accattivante e meraviglioso. Mi chino ancora a baciargli la fronte,
inspirando il profumo della sua pelle. Infine, avvicino le labbra al
suo orecchio, raddrizzando meglio la lama del coltello che squarciava
la sua gola.
«Addio, mio dolce
tesoro...»
Ecco
che appaio quando meno ve l'aspettate.
Pensavate
che avessi lasciato perdere questa raccolta, vero...? E INVECE NO.
Quando l'ispirazione viene sotto la doccia e si ha il pomeriggio
libero, meglio cogliere l'occasione mettersi a scrivere subito.
Ancora mi chiedo perché certe idee mi vengano sempre sotto la
doccia... forse dovrei smettere di lavarmi una volta per tutte – ma
ovviamente non lo farò per ovvie ragioni che non sto neanche ad
elencarvi. Comunque, sto parlando da sola.
Ehm...
non saprei davvero come giustificarmi per aver scritto una cosa del
genere. La colpa è della doccia, giuro. Avevo già in mente di
scrivere una song-fic legata a Red MoteL, ma non pensavo di scegliere
proprio Kai e Ruki... e non pensavo di poter arrivare a scrivere
tanto. Non ho messo il rating rosso per tener la raccolta accessibile
a tutti, ma l'ho comunque messo negli avvertimenti. Spero di non
avervi turbato troppo, anche perché mi sentirei in colpa
altrimenti...
Inizialmente
avevo pensato a Uruha e Aoi come personaggi principali, ma mi sarebbe
troppo dispiaciuto far finire una delle OTP nel sangue! E alla
fine... beh, Kai e Ruki mi sono sembrati perfetti. Non chiedetemi il
perché, non saprei rispondervi. Uhm... chiedo venia per eventuali
errori o imprecisioni. E per tutta questa violenza gratuita. Sappiate
che vi voglio bene, gne.
Alla
prossima (anche se non so quando, lol)!
- g.