Personaggi: Remus Lupin (Syria) Sirius Black (Alelea)
Remus Lupin era seduto su un’ampia poltrona color mattone, continuava a
tamburellare impazientemente contro il bracciolo della poltrona senza trovare
pace. Lanciò un’occhiata carica di preoccupazione a Sirius che era seduto
davanti a lui, i due si guardarono a mal la pena, la tensione nella sala era
palpabile.
Remus, per la prima volta dopo tanto tempo, desiderò di trovarsi ovunque ma non
dove era ora, seduto di fronte al suo migliore amico senza sapere cosa dire per
rassicurarlo.
Sapeva di dover dire qualcosa, qualsiasi cosa per risollevare il morale del suo
vecchio amico, eppure la sua gola sembrava dotata di una volontà propria e le
parole che cercò di dire si spensero facendogli emettere un suono molto simile
ad uno sbuffo che attirò l’attenzione di Sirius, i loro sguardi si incontrarono
e Remus seppe con certezza che era arrivato il momento di rompere quel silenzio
imbarazzante “Vedrai che andrà tutto bene..” disse cercando di convincere
l’amico nonostante non fosse convinto nemmeno lui della cosa “Harry starà
bene..” avrebbe voluto dire ancora molte cose ma gli sembrava davvero difficile
trovare le parole giste
Sirius si passò tristemente una mano tra i capelli spettinati, si sentiva
terribilmente stanco Come se avesse lavorato per un giorno intero e soprattutto
si sentiva terribilmente nervoso, le parole di Remus non avevano sortito un gran
effetto su di lui ma ammirava il tentativo dell’amico.
Lanciò un’occhiata distratta all’orologio appoggiato sul comodino, la lancetta
era ferma su mezzogiorno e mezza, la voce tuonante della signora Weasley gli
fece capire che l’orologio non era difettoso, era effettivamente ora di pranzo.
Le urla della signora Weasley furono coperte da altre ancora più grandi, sua
madre aveva ricominciato ad urlare
Sirius si alzò quasi meccanicamente dalla poltrona e, senza neanche guardare in
faccia Remus, si precipitò al piano di sotto e, con l’aiuto di Arthur Weasley,
riuscì a far zittire il quadro “quella vecchia strega” pronunciò quella frase a
denti stretti, come se volesse farsi sentire solo dalla propria coscienza. Il
signore Weasley si allontanò in direzione della cucina mentre Sirius salì
velocemente le scale e tornò a sedersi nella vecchia poltrona blu un po’
consumata dove si era seduto prima.
Tonks, che per l’occasione sfoggiava dei lunghi capelli castani, entrò nella
stanza senza accorgersi della tensione che vi regnava “Molly vuole che veniate a
pranzo” disse esibendo il migliore dei suoi sorrisi “Sarete affamati. Forza!”.
La ragazza si voltò di scattò come per precederli, ma poi si bloccò e si voltò
appena verso Sirius “Silente vuole parlarti, vuole che gli mandi un gufo al più
p..presto” disse sbadigliando e stirandosi un po’ “Su andiamo a mangiare ora!”
detto questo uscì dalla stanza.
Remus si alzò automaticamente dalla poltrona, non aveva affatto appetito, la sua
gola non aveva ancora deciso di tornare completamente sotto la sua volontà e il
suo stomaco sembrava pesante come un macigno… o forse erano solo le troppe
preoccupazioni a fargli vedere tutto dal verso sbagliato “Dovresti mangiare
qualcosa” disse rivolto a Sirius che sembrava non avere intenzione di muoversi
“Non ti ho visto mangiare a colazione. Non dovresti fare così Sirius, non va
tutto poi così male.. e poi se deve succedere qualcosa succederà anche se tu non
mangi”
Sirius fissò x un attimo il viso prematuramente segnato dell’amico, sembrava
molto stanco, almeno quanto lui se non di più.
Aveva passato troppo tempo a preoccuparsi per Harry che era lontano al sicuro
senza curarsi di uno dei suoi migliori amici che ora si trovava proprio di
fronte a lui e aveva una faccia triste e stanca.
Si morse nervosamente il labbro, quell’ultima frase di Remus suonava quasi come
un rimprovero e per un attimo Sirius si sentì nuovamente un ragazzo e gli parve
quasi di poter assaporare l’euforia che provava in quel periodo,quando studiava
ad Hogwarts con i suoi migliori amici, quando Remus faceva di tutto per domare
il carattere ribelle di lui e di James. Sentì una fitta allo stomaco come se
qualcuno gli avesse appena dato un pugno, quel pensiero invece che farlo stare
meglio aveva peggiorato la situazione, il volto di James aveva preso
prepotentemente spazio nella sua mente e non sembrava intenzionato ad andarsene,
abbassò tristemente il volto e fissò il tappeto scuro senza smettere di
riflettere, gli mancava così tanto il vecchio James.
Sapeva che il suo migliore amico era morto per una sua negligenza, era stato lui
a proporre Peter Minus, non sospettava che fosse una spia di Voldemort
Sentì nuovamente una stretta allo stomaco ma stavolta non era tristezza,era
rabbia. Strinse i pugni senza smettere di fissare un punto imprecisato nel
pavimento.