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Autore: Alice_Slytherin    09/04/2015    10 recensioni
Autore originale (inglese): Bex-Chan, presso il sito fanfiction.net
Draco non può andarsene dalla stanza. La stanza di lei. Ed è tutta colpa dell'Ordine. Confinato in uno spazio minuscolo con solo la Mezzosangue come compagnia. Qualcosa andrà storto. Magari la sua sanità mentale, magari no.
"Ecco" sbottò lei "Ora anche il tuo sangue è sporco!". DM/HG. Eventi successivi al "Principe Mezzosangue".
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He can't leave the room. Her room. And it's all the Order's fault. Confined to a small space with only the Mudblood for company, something's going to give. Maybe his sanity. Maybe not. "There," she spat. "Now your Blood's filthy too!" DM/HG. PostHBP.
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Chapter 18: Doni.

 

Hermione sentì il materasso muoversi, sul suo lato sinistro. Rimase immobile più che potè, fingendo di essere ancora addormentata, mentre Draco usciva dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

La carezza lieve e spaventosa del freddo che seguì, tornò ancora una volta a riempire lo spazio vuoto lasciato da Draco, portando disappunto e confusione nella mente di Hermione. Ormai questa situazione andava avanti da giorni, ma non si azzardava a parlarne con il suo compagno per il momento. Dopotutto, conosceva bene le sue reazioni. Draco era stato molto chiaro sul fatto che non avesse alcuna intenzione di discutere riguardo il ‘problema’ della bizzarra relazione che si stava creando tra loro, perciò i due ragazzi si erano limitati a scivolare in una pseudo-routine che andava avanti dal Lunedì precedente.

Ogni giornata cominciava nello stesso modo; Draco si alzava, la abbandonava in mezzo ai ricordi e alle lenzuola ancora umide e se ne andava, rintanandosi nella sua stanza. Dopodichè, Hermione gli lasciava il solito pasto quotidiano sul tavolo della cucina e si dirigeva in Biblioteca, oppure nell’ufficio della McGranitt per aiutarla nell’estenuante compito di portare tutti a casa sani e salvi. I pomeriggi erano carichi di speranza, ma non accadeva mai nulla, a parte le frequenti occhiate imbarazzate, che Hermione personalmente detestava. Sapeva che si trattava soltanto di un’inevitabile conseguenza, e che sarebbe servito loro del tempo per adattarsi alla situazione. Tuttavia, erano entrambi due caratteri forti e testardi ed Hermione si chiese spesso quanto tempo sarebbe passato prima che ritornassero i loro piccoli litigi quotidiani, pieni di arguzia e sarcasmo.

Sentiva che tutto questo prima poi li avrebbe raggiunti; probabilmente non appena le sue insicurezze e il suo nervosismo si fossero assopiti, e Draco avesse accettato il fatto di essere attratto da una Mezzosangue.

Quando il pomeriggio tramutava nella notte, Hermione era solita alzarsi e dirigersi verso la sua stanza senza chiudere la porta a chiave, con la speranza di ricevere compagnia. Nonostante la loro attuale routine, Draco non si presentò per un paio di volte, probabilmente perché il suo orgoglio era stranamente riuscito ad assopire il desiderio che provava verso di lei. Per i muscoli di Hermione questo fatto si era rivelato un vantaggio, così da poter ottenere un po’ di riposo, ma il fatto era che lei lo desiderava anche solo per dormire con lui, per scacciare lontano le gelide notti solitarie.

Ma non accadeva mai.

Entrava nella stanza, la baciava come se volesse rimepire ogni secondo scandito rumorosamente dalla sua sveglia sul comodino, la spogliava e soddisfava entrambi, insistendo sempre per assicurarsi che Hermione lo fosse completamente, anche se a volte erano necessarie ore per riuscirci. Dalle chiacchierate sul sesso origliate da Padma e Lavanda, Hermione aveva compreso che a volte era difficile per le donne raggiungere quel momento di beata liberazione, ma Draco lavorava risolutamente sui punti giusti finchè lei non si lasciava cadere sul materasso con un tremolio finale, lasciandoli entrambi esausti.

Eppure lui non la teneva mai stretta a se dopo.

Non le offriva mai nemmeno il minimo sussurro di affetto una volta finito.

Non rimaneva mai per più di qualche ora.

Hermione lo sentiva andare via e il suo cuore le si stringeva in petto per un momento, prima di tornare alla ragione e pensare che probabilmente, stava ancora combattendo contro i suoi eterni pregiudizi.

E a quel punto la routine ricominciava.

 


 

Era l’ultimo Sabato prima del’arrivo del Natale, ed Hermione aveva accettato di andare ad Hogsmeade in compagnia di Ginny, per comprare qualche regalo dell’ultimo minuto. Ginny sarebbe tornata alla Tana il giorno dopo e, nonostante Hermione riconoscesse che la sua amicizia con la giovane Weasley fosse stata un po’ spenta nell’ultimo periodo, riconobbe con malinconia che le sarebbe mancata comunque.

"Ho una sorpresa per te," Ginny ridacchiò, mentre si dirigevano verso una strada centrale meno infangata di neve di quella in cui erano attualmente incastrate. "E penso che forse riuscirebbe a stamparti un bel sorriso in faccia."

Hermione alzò un sopracciglio. "Sono intrigata adesso!"

La ragazzina si sporse per tirare fuori dalla borsa due regali, facendo scivolare dalle spalle la sua massa di capelli rosso fuoco. Lo sguardo confuso di Hermione vagò dal primo al secondo pacchetto per poi posarsi sul volto di Ginny con crescente curiosità.

"Sono per me?"

"Certo che sì," Ginny annuì. "Sono da parte di Harry e Ron."

Hermione sentì la bocca che si spalancava dallo stupure. "Cosa? Come—

“Li avevano spediti alla Mamma già a fine Ottobre,” spiegò Ginny, spingendo i regali verso l’amica. “Lei voleva farti una sorpresa perché sa benissimo quanto ti mancano i ragazzi.”

“Non posso credere che ci abbiano pensato così presto,” mormorò Hermione a se stessa, strofinando le dita gelate contro la ruvida carta che ricopriva i pacchetti. “Grazie.”

“Non c’è di che,” disse Ginny. “Quello rosso è di—

“Ron,” Hermione finì la frase al posto suo con un sorriso. “Non riuscirebbe a fare un pacchetto decente neanche se ne dipendesse la sua vita. Faceva sempre incartare a me e ad Harry i regali che comprava per la vostra famiglia.”

“Che razza di bradipo,” Ginny roteò gli occhi al cielo. “Sto morendo dalla voglia di sapere che cosa ti ha regalato, comunque; mandami un Gufo quando l’avrai aperto. La mamma dice che il regalo che ha fatto a me forse era un po’ troppo scontato.”

“Hai ricevuto dei regali da loro anche tu?”

"Sì, stanno alla Tana," rispose l'amica. "Posso tranquillamente scommettere che il regalo di Ron sia un'altra sciarpa o qualcosa di simile, ma spero che quello di Harry sia leggermente più originale."

Un'espressione pensierosa passò sul volto di Hermione. "Non c'è un modo per...insomma, mandargli qualcosa?"

"No," Ginny sbuffò, aiutando Hermione a ficcare i regali nella sua borsa. "La mamma ha chiesto a Remus, ma lui dice che non sapendo nemmeno dove siano i ragazzi, è molto rischioso. Oltretutto, Edvige quando passa da casa non aspetta mai e se ne va subito, così è impossibile anche solo allungarle un bigliettino sotto la zampa."

"Sarebbe stato carino poter ricambiare-

"Non farlo," l'avvertì Ginny a bassa voce. "Questi regali dovevano tirarti su di morale, non farti diventare tutta mogia e nostalgica-

"Scusami," Hermione sforzò una smorfia passabile come un sorriso. "Grazie per la sorpresa, Gin."

"Figurati, è bello vederti sorridere un po'" commentò lei, mentre le due ragazze si incamminavano verso il villaggio. "Bene, adesso dovresti darmi una mano a scegliere che cosa regalare a Fred e George."

Le due giovani streghe passarono un'ora a vagare tra i negozi, quando alla fine Hermione lasciò Ginny a contemplare uno scaffale sul quale stava esposta una vasta collezione di orologi magici, come possibile regalo per il signor Weasley. Uscendo dal negozio, strofinò i piedi sul sentiero coperto di neve, guardandosi attorno e ammirando le vetrine dei negozi, una per una addobbata in maniera differente, ma che nell'insieme, suggeriva un perfetto connubio tra decorazioni magiche e le classiche atmosfere natalizie Babbane a cui era abituata.

Si fermò, esitando, davanti ad una vetrina in particolare, quando una meravigliosa idea la invase e l'incoraggiò a mettere piede all'interno del negozio. Si diresse direttamente in fronte all'oggetto che aveva catturato la sua attenzione, e pensò a Draco. Stava addirittura già pensando al discorso che avrebbe dovuto affrontare con la McGranitt dopo aver fatto quell'acquisto, ma, nonostante tutto, Hermione sentiva che fosse il regalo perfetto.

"Posso esserle utile?" un commesso interruppe i suoi pensieri.

"Sì," Hermione annuì con crescente eccitazione. "Vorrei acquistare questo, grazie."

 

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La preside fissava la giovane seduta di fronte a lei, con uno degli sguardi più scettici che lei le avesse mai visto in volto.

"Signorina Granger-

"So che le sto chiedendo molto," Hermione la interruppe, cercando di essere più convincente. "Ma è Natale, e credo che lui ne abbia bisogno."

"Non credo di poter-

"Solo per un'ora," insistette lei, tenace. "La prego, professoressa. Non c'è nessuno al castello ormai, e le prometto che lui non tenterà di fare nulla di rischioso. Penso che ora abbia capito che stiamo tutti cercando di aiutarlo."

"Non puoi esserne certa, Hermione," la McGranitt replicò, con quell'estrema aura di saggezza che sapeva tirare fuori, in momenti di necessità. "Cosa succederebbe se lui-

"Draco non può usare la bacchetta," ribatté Hermione. "Non ha dove andare, e lui sta...meglio adesso."

"Hermione-

"Senta," sbottò lei, con crescente disperazione nella voce. "Mi assicurerò personalmente che nulla vada per il verso sbagliato, glielo prometto. Sa benissimo che ne sono capace."

La McGranitt inclinò leggermente la testa di lato, con un pizzico di curiosità nello sguardo. "Posso sapere perché ci tieni tanto a fargli questo favore?"

Hermione cercò di appiattire i suoi lineamenti per apparire indifferente. "Penso soltanto che abbia bisogno di una pausa," rispose "e, come ho già detto, è Natale. Sa, tempo di perdono..."

La Preside sembrò rimuginare quell'ultima frase nella testa un paio di volte, prima di rilasciare un lungo e stanco sospiro. "Molto bene."

"Sul serio?!" Hermione sbattè le palpebre, sconvolta. "Mi da il permesso??"

"Molto probabilmente me ne pentirò," sospirò l'anziana strega, massaggiandosi le tempie con un tremolio. "Ma sì, farò in modo che la sua idea possa essere realizzata con discrezione-

"Oh, la ringrazio infinitamente, Professores-

"Ma sia chiaro; qualsiasi cosa dovesse accadere, la responsabilità sarà solamente sua, signorina Granger," la avvisò, alzando il tono di voce. "Deve assicurarsi che il signor Malfoy non faccia nulla di azzardato-

"Certamente-"

"E questa cosa non si ripeterà, sarà un'eccezione-" continuò lei, alzandosi dalla poltrona. "Deve rendersene conto-"

"Certo, sicuramente," Hermione annuì obbediente, saltando in piedi e avvolgendo la preside in un caloroso abbraccio spontaneo. "Grazie, Professoressa."

Minerva si scansò imbarazzata, posando la mano sulla spalla della giovane piena d'entusiasmo che le stava di fronte. "Passa un buon Natale, Hermione."

 

 

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Draco imprecò sottovoce, sbattendo nel lavandino il suo terzo tentativo, guardandolo scivolare giù per le condutture con un singhiozzo finale.

Gli era venuta una voglia irrefrenabile di caffè, ma cercare di imitare la miscela impeccabile che preparava sempre la Granger si era rivelato un patetico fallimento. L'aveva vista farlo milioni di volte, e si era detto che non sembrava poi una cosa tanto complicata, ma evidentemente c'era qualcosa che gli sfuggiva, vista la frustrante difficoltà incontrata perfino nel dare il giusto colore alla bevanda. 

Stava per provare di nuovo quando finalmente lei entrò nel dormitorio, due ore più tardi rispetto al suo orario abituale. Aveva le guance arrossate dal freddo e i capelli impigliati di neve semisciolta.

Si liberò del macigno che lei chiamava borsa e gettò il cappotto sul divano, il tutto mentre lo sguardo di Draco si fissava liberamente su di lei, come faceva sempre ormai ogni volta che lei non se ne rendeva conto. Era una delle sue nuove irritanti abitudini, quelle abitudini che si era ripromesso di combattere sin da quando il loro complicato rapporto era iniziato, ma che era ormai inutile nascondere, dopo aver già rovinato tutto soccombendo al suo desiderio più impronunciabile.

Hermion doveva aver sentito il rumore della caffettiera che bolliva al suo quarto tentativo, e i suoi occhi si spostarono verso di lui, che la guardò imbronciato.

“C’è qualcosa che non va con questa caffettiera del cazzo,” le disse, puntando il dito contro l’oggetto che aveva offeso la sua intelligenza.

“Che vuol dire, Draco?”

“Vuol dire che ho provato ad usarla, ma proprio non riesce a far saltare fuori del caffè decente,” spiegò lui, e la consapevolezza che quei caffè non avevano lo stesso sapore di quelli che preparava lei aleggiò nell’aria per qualche secondo. “Ho fatto tutta la roba che fai di solito ma-

“Hai aggiunto il latte?” chiese Hermione, avvicinandosi.

“Ovviamente.”

“E due cucchiai di zucchero?”

“Sì.”

“Allora, sei sicuro di aver messo il caffè macinato almeno?” domandò, soffocando una risatina quando tutto il volto di Draco si contorse in un’espressione sconvolta, con il suo ormai famoso sopracciglio alzato. “E’ nel barattolo blu in quel cassetto vicino al lavandino-

“Tutto questo è ridicolo,” grugnì Draco. “Non mi dovrei nemmeno abbassare a fare queste cosette idiote da Babbani.”

Draco oggi era dell’umore perfetto per una sana discussione, come ai vecchi tempi; visto e considerato il tempo che oramai passavano soprattutto immersi sotto le lenzuola, a fare cose che ancora non aveva trovato il coraggio di comprendere appieno, ora lui si sentiva quantomeno in dovere di restabilire un po’ di “normalità”, soprattutto per far ritornare la Granger com’era prima, e non come la ragazza incerta e riservata che era diventata. Se si fosse trovato costretto a selezionare una ragione per la quale sapeva di rispettare la Granger, sarebbe stata per il suo carattere, non diverso da quello che lui possedeva. I minuti passavano come ore in quella prigione, e l’unica cosa che rendeva le giornate quasi sopportabili erano le passionate opinioni della Granger e  la sue capacità di metterlo sempre al tappeto durante le loro discussioni.

“Non è ridicolo, né degradante,” ribattè lei, donandogli uno sguardo assassino che attirò l’interesse di Draco. “E’ questo il modo in cui la gente riesce a fare tutto senza magia-

“Beh, allora è una palla colossale!” sbottò. “E poi cos’è che stavi nascondendo prima dietro al divano?! Guarda che ti ho vista, Granger!”

“Niente-

“Ti ho detto che non volevo nulla! Ti giuro, Granger, se insisti a rendere tutto più difficile io-

Io sto rendendo tutto difficile?” rispose offesa. “Oh Merlino, sei un’egoista insopportabile-

"Ti ho solo ripetuto che non voglio un bel niente da te-

"Beh mi dispiace d’accordo?!" Hermione esplose, pugnalandolo con uno sguardo di fuoco. “Ta-daan! Sveglia, dovrebbe essere Natale! Le cose sono già abbastanza schifose senza che ti ci metti anche tu a rovinare l’atmosfera-

“Veramente io-

“Non ho finito!” continuò Hermione decisa, alzando la voce. “Per la miseria, Draco! Perché devi sempre, sempre complicare tutto-

"Perchè non mi trovo esattamente nella posizione adeguata per poterti dare qualcosa in cambio!" urlò Draco, passandosi le mani nervose tra i capelli. "L’ultima cosa che voglio è avere una lista di debiti con te-

"Ma io non voglio nulla in cambio," disse Hermione, più calma. "Non me lo sono mai aspettato e mai lo faro-

"E allora perchè prendersi il disturbo?"

"Perchè è Natale," sbuffò lei, stanca di dover ripetere per l’ennesima volta un concetto che comprendeva bontà e buone azioni per lei così familiare. "Potresti almeno fidarti di me-

"Non ho nessuna ragione per fidarmi di te," Draco rispose, notando il dispiacere nei suoi occhi ambrati. "Non c’è ragione per cui tu mi debba regalare qualcosa-

"E’ solo per…per fare qualcosa di carino-

"Qualcosa di carino," grugnì Draco, come se la sola parola gli provocasse un fastidioso prurito in gola. "Voi Grifondoro siete così patetici-

"Io non sono patetica," ribattè lei, digrignando i denti. "Non ti azzardare-

"Allora piantala di usare queste paroline mielose-

"Lo sai, non c’è niente di male nel fidarsi delle persone ed essere carine con loro!" ribattè ancora, con la rabbia che le montava in petto. "Non c’è niente di male se ti importa di altra gente al di fuori di te stesso!”

"Granger-

"Non c’è niente di male nel non voler seguire la strada che ha scelto TUO PADRE!" gridò Hermione, pentendosi quasi all’istante della scelta delle parole usate.

"Ti avevo avvisata," sibilò lui. "Non devi mai nominarlo-

"Draco-

"Pensi che l’aprire le gambe per me ti dia il diritto di tirare in ballo questi discorsi e la mia famiglia?” ghignò Draco, avvicinando il suo volto al suo. “Te lo ripeto Gr-

“Volevo solamente che tu ti rendessi conto che fidarti delle persone non ti rende patetico!” protestò Hermione, avvicinandosi senza paura, talmente tanto che il respiro agitato di Draco le scaldava la fronte. “Non ti rende debole…o inferiore-

"Che cosa vuoi da me, Granger?" domandò, con tono esasperato. "Vorresti che mi fidassi di chi? Di te?"

"Sarebbe un’inizio-

"Per la miseria," mormorò sottovoce. "Questa discussione è completamente irrilevante. Nemmeno tu ti fidi di me."

Hermione rilasciò un sospiro prima di alzare un dito, che andò a sfregare dolcemente contro la sua guancia. “Mi piacerebbe potermi fidare,” gli disse calma, sollevata di sentire i suoi muscoli rilassarsi al suo tocco.

"Mi stavo chiedendo quanto tempo ci avresti messo prima di ritornare così…agressiva e decisa," ribattè lui, allontanando il suo volto dalle sue dolci e pericolose carinerie, mentre i suoi lineamenti ritornavano duri e impenetrabili. "Senti, Granger, mi pareva di aver capito che noi avessimo…deciso di ignorare completamente il Natale-

"Beh, ho cambiato idea," rispose Hermione, provando a non lasciar trapelare il suo piano. "Vorrei che il Natale fosse esattamente come il Natale dovrebbe essere, e non ho intenzione di rovinarlo! Faremo-

"Non capisco il motivo di tutto questo!" rilanciò lui, animato dalla confusione. "E’ solamente un giorno come un altro-

"Ok, ora basta!" urlò Hermione, alzando in aria il palmo, decisa ad interrompere ogni sua parola. "Abbiamo finito qui-

Draco si sporse in avanti e catturò le sue labra con un bacio svelto e intenso; le prese il volto tra le mani e manovrò i loro corpi avvicinandosi ai divani del salotto con maldestra urgenza. Quando la schiena di Hermione sbattè contro il poggia braccio, si separarono e, mentre Draco osservava i suoi piccoli occhietti ambrati che lo fissavano con stupore, riusciva a sentire la sporgenza dei suoi seni che premeva contro la sua camicia leggerissima. Maledicendosi, per essersi lasciato trasportare di nuovo in quel modo, Draco aumentò la distanza tra loro e ricompose il suo volto in una maschera indifferente.

"D’accordo, Granger," mormorò. "Fa quello che vuoi-

"Voglio soltanto avere un Natale normale," rispose con tristezza, sfiorando con leggere spirali il colletto del maglione di Draco, provocandogli brividi in tutto il corpo.
"E vorrei che prendessi parte anche tu in tutto questo."

Draco aggrottò le sopracciglia e chiuse gli occhi per un istante. "Perchè?"

"Perchè penso che tu ne abbia bisogno, almeno quanto ne ho bisogno io."

 


 

Durante la settimana che precedeva il Natale, i giorni e le notti sembravano non distanziarsi tra loro, e i tramonti e le albe si erano trasformate soltanto in veloci sfumature del cielo. Hogwarts si ergeva silenziosa, in mezzo alla neve, donando un tiepido ma quieto rifugio alle ormai pochissime persone che camminavano tra i corridoi del castello. La neve non aveva mai smesso di cadere, ed Hermione si era impegnata quasi ogni giorno a cercare la sua amica Luna per una passeggiata tra le colline innevate, ma non era mai riuscita a rintracciarla.

Hermione fu svegliata dal solito tentativo di Draco di lasciare la stanza prima che il sole spuntasse dalla finestra, e fu solamente un’ora più tardi (quando l’occhio le cadde sul consunto calendario pieno di scarabocchi) che si accorse della data: 25 Dicembre.

Hermione si abbandonò ad un sorriso gioioso prima di alzarsi da letto e coprirsi con una morbida vestaglia, dirigendosi verso il salotto. Diede uno sguardo incerto alla porta della stanza di Draco, ma decise di non disturbarlo per il momento; non aveva piani specifici per lui, almeno non per quella parte della giornata. Le cose erano diventate più tranquille tra di loro negli ultimi giorni; la loro natura burrascosa era stata utile per ripristinare la situazione ed eliminare l’imbarazzo, anche se Draco si rifiutava ancora di essere coinvolto più del necessario nell’atmosfera festiva.

Si avvicinò all’albero di Natale e osservò il piccolo gruppetto di regali accatastati sul pavimento; quelli da parte di Harry e Ron, Ginny, la McGranitt, Neville e un pacchettino di soldi dai suoi genitori. Il regalo della Preside era un libro sulla Trasfigurazione avanzata, quello di Ginny era un’esotica selezione di profumi e quello di Neville era una particolare pianta decorativa.

Harry le aveva mandato una fotografia che ritraeva loro tre felici e sorridenti; un’immagine risalente allo scorso Natale, quando ancora le vacanze sembravano tali.

A quel punto passò al pacco di Ron, osservando con incertezza l’oggetto che spuntò fuori dalla carta stropicciata. Era un bellissimo medaglione; argentato e a forma di cuore, incastonato di gemme arancioni che luccicavano alla luce del sole. Era stupendamente elegante e femminile e così…non da lei. Continuò a studiarlo con la colpevolezza che le saliva in gola, quando una voce familiare la fece saltare sul posto.

"Quel coso è da parte di Weasley vero?" Draco domandò asciutto. "Pensavo che voi due foste solamente amici-

"Infatti lo siamo," lo interruppe lei.

I suoi occhi gelosi si spostarono sull’oggetto che offendeva la sua vista. "Quel medaglione dice un’altra cosa-

"Le persone si fanno regali per Natale-

"Anche i fidanzati-

"Draco-

"Senti, Granger," grugnì, facendo un passo verso di lei. "Io non sono abituato a condividere-

"Oh, questo è ridicolo," sbottò lei, scansandolo e attraversando la stanza. "Non ascolterò una sola parola-

"Dove stai andando?"

"A fare una doccia!" rispose, sbattendosi la porta alle spalle e interrompendo la conversazione.

Draco sbuffò, ormai solo nella stanza, e strinse i pugni finchè le sue dita non sentirono più la circolazione del sangue. Che diavolo si aspettava da lui? Una cosa era cercare di comprendere e di abituarsi alla complessa situazione che si era creata tra di loro, un’altra era comprendere la possibilità che la Granger potesse aver avuto una vita al di fuori di quel dormitorio, con altre persone.

Comunque, la sua mancanza di esperienza era stranamente affascinante, e Draco proprio non riusciva a contenere il desiderio di fondersi con lei in ogni modo possibile. Lei era la sua prima partner con la quale tutto sembrava…connettere, in un modo che non gli era mai capitato prima. Non capiva cosa fosse, ma una cosa era chiara: non si trattava solo di sesso. I suoi baci, il suo tocco…la sua stessa presenza lo faceva reagire e tremare dentro, e non aveva idea di che cosa potesse significare.

Sentì il getto d’acqua che veniva azionato dall’altra parte del muro, e un istintivo senso possessivo si impadronì di lui. Weasley non era mai stato un problema all’interno di quel piccolo spazio al di fuori della realtà, ma ora una parte di quell’inutile essere era scivolata nel loro posto e quel cavolo di fottutissimo medaglione, assieme a chi gliel’aveva regalato, ora era sicuramente nei pensieri della Granger. E al momento, era la cosa che Draco detestava di più.

Chiamatelo istinto maschile di reclamare ciò che era suo, oppure qualcosa di più profondo, fattostà che i suoi piedi lo trascinarono senza ragione verso il bagno. Si liberò dal fastidio dei vestiti, gettandoli a casaccio nel corridoio prima di entrare.

Come aveva già fatto una volta, rimase calmo e silenzioso, scivolando alle sue spalle e studiandola con reclutante ammirazione. Le rare oppurtunità in cui riusciva ad osservarla senza che se ne accorgesse erano sempre molto preziose per lui, visto che riusciva finalmente ad assorbirla nella sua completezza, lontano dalle mani insicure della Granger, che si copriva sempre al momento giusto. Mentre osservava con sguardo quasi maniacale ogni suo singolo riccio, cercò ancora una volta una disperata prova della sua inferiorità…fallendo miseramente.

"Che cavolo stai facendo, Draco?" interruppe lei i suoi pensieri, guardandolo sconvolta attraverso la cascata di gocce.

"Avevo bisogno anch’io di una doccia," mentì tranquillamente, allungando il braccio per toccarle la spalla con dita gelide e intorpidite.

Hermione cercò con poca convinzione di allontanarsi dal suo tocco. "Sono ancora arrabbiata con te-

"Tu sei sempre arrabbiata con me-

"Ti ho mai dato l’impressione che potessi…sai-

"Fottere qualcuno?" suggerì lui con un’alzata di spalle. "Scopare?”

"Fare l’amore con qualcuno," lo corresse con imbarazzo. "Davvero ti do l’impressione di essere il tipo di persona che lo farebbe con chiunque? Il tipo di persona che dormirebbe con qualcuno anche se avesse una relazione?"

Draco incurvò le labra, in una smorfia colpevole. "No," ammise infine, cercando di attenuare il broncio della Granger con delicate carezze ai lati del viso. "Ma tutti sanno che tu e il Weasel avete avuto una storia-

"Io non ti ho mai chiesto delle tue precedent conquiste-

"Pansy e Astoria," ricapitolò in fretta lui, con lo stesso tono di voce con il quale si legge un elenco di trecento parole. "Ma la tua relazione è senza dubbio stata diversa-

"Adesso basta," concluse Hermione con un sospiro. "In questo momento io e te siamo…dormendo insieme e questo è quanto. Non considererei mai l’idea di aggiungere un’altro amante alla situazione, e spero che tu abbia lo stesso livello di rispetto nei miei confronti, anche se non fossi rinchiuso qui dentro."

Draco non rispose, ma alzò la mano per spostare dietro le spalle di Hermione alcuni dei suoi innumerevoli ricci, sporgendosi verso di lei e lasciandole un casto bacio sulle labbra. Era dolce ma deciso; il tipo di bacio che non si sarebbe mai sognato di darle prima, e anche se presto si trasformò in uno di quei meravigliosi baci accesi di passione, Hermione sapeva che quello era diverso.

Draco riusciva ancora a sentire quella vocina nell’orecchio che gli intimava di essere possessivo, di ‘marcare’ la Granger in un modo in cui Weasley nemmeno si poteva immaginare. Lentamente, lasciò una scia di bacì sempre più giù, verso il bacino. Quando si inginocchiò, sentì la Granger irrigidirsi e capì all’istante che non aveva mai fatto niente del genere prima d’ora.

"Draco," mormorò, con voce tremolante. "Io…non ho mai, mai-

"E’ tutto a posto," la tranquillizzò con la voce più sicura che riuscisse a tirare fuori. "Ti piacerà, Granger-

"Ma io-

"Devi fidarti di me, Hermione,"  Draco la guardò fisso negli occhi, cercando di trasmetterle almeno un pò di sicurezza. "Non ti farò del male."

Hermione si morse le labbra per qualche secondo, colma d’incertezza, prima di donargli un nervoso cenno d’assenso. Si appoggiò alla parete nel tentativo di rilassarsi.
Draco mosse con attenzione le mani sulle sue coscie, per poi separarle gentilmente…Il suo respiro si scontrava esattamente sul suo punto intimo, ed Hermione trattenne il respiro mentre una nuova e meravigliosa sensazione si faceva strada attraverso il suo corpo.

"Consideralo come il mio regalo," Draco sussurrò. Premette la lingua contro di lei, con movimenti lenti, cercando di tenere a freno la propria impazienza.

Sarà sicuramente meglio di quel fottutissimo medaglione.

 


 

"Penso che adesso sia arrivato il momento," Hermione annunciò.

"Per cosa?"

"Per darti il regalo."

Draco grugnì, alzandosi sui gomiti, ma la sua espressione cambiò in un istante alla vista della Granger che stava quasi per cadere dal divano.

Dopo la loro doccia durata quasi due ore, si erano spostati nel salotto, avvolti in un cumulo di lenzuola umide che profumavano di bagnoschiuma, e la giornata era giunta al termine dopo alcune pigre conversazioni -dibattiti e una cena veloce a base di panini al tonno- scandite da alcune piacevoli interruzioni. La notte aveva coperto tutto prima che se ne potessero accorgere e guardando per la prima volta l’orologio, scoprirono che mancavano pochi minuti alle undici.

Il Natale appena passato era stato senza alcun dubbio diverso dalla convenzionale festività passata in famiglia, ma Draco non si sentiva dell’umore per lamentarsi. D’altronde, quale uomo rispettabile avrebbe osato lamentarsi dopo un’intera giornata dedicata a quel tipo di…attività?

Draco studio la Granger mentre si stringeva un lembo del lenzuolo al petto e afferrava un pacchetto di carta verde lucida da sotto l’albero. Si sedette reclutante in posizione eretta, mentre lei posizionava il regalo sul suo grembo e si sedeva vicina a lui con sguardo eccitato.

"Vorrei soltanto precisare, ancora una volta, che tutto questo non è necessario," bofonchiò, sciogliendo il fiocco.

"Oh aprilo e basta," sorrise lei, battendo le mani a ritmo sulle sue ginocchia, controllando l’ologio. “Non abbiamo molto tempo.”

Draco scansò l’involucro e rimosse lentamente l’oggetto al suo interno; la sua fronte si aggrottò con inaspettato stupore quando sentì la morbidezza del pregiato tessuto magico sulle dita. Era un mantello nero elegante, non diverso da quello che usava possedere alcuni anni prima: di fattura semplice, ma evidentemente costoso vista la qualità del tessuto. Alzò un sopracciglio scettico e alzò lo sguardo con l’intenzione di chiederle perché avesse scelto proprio quello, ma lei lo interruppe prima che gli fosse possibile pronunciare solo una parola.

"Questo è solo metà del tuo regalo," disse, trattenendo il respiro in attesa della sua reazione. "Io…sono riuscita a convincere la McGranitt a farti uscire."

I suoi occhi si spalancarono. "Non capisco," disse incredulo. "Posso…posso andare?"

"E’ solo per stanotte," lo corresse svelta. "La Preside ha accettato ma dovrai stare vicino a me tutto il tempo, e non possiamo lasciare il terreno attorno al castello. Abbiamo fino a mezzanotte e mezzo, quindi è un po’ come la storia di Cenerentola.”

"La che?"

"Lascia perdere," Hermione scosse la testa. "Senti, Draco, devo essere sicura che tu abbia capito: si tratta solo di una eccezione, e se cercherai di scappare, dovrò fermarti."

Il biondo Serpeverde non potè far altro che annuire assentemente, mentre osservava la giovane strega di fronte a lui con totale incredulità. In quel momento gli vennero in mente ricordi e flash di Natali e compleanni passati, tutti pieno di oggetti materiali e promesse a vuoto, rivelatesi poi così vere e pericolose… Nessuno si era mai preso il tempo o la voglia di considerare un’idea come questa. Così…vera. Nemmeno i suoi genitori avevano mai fatto una cosa così.

Potè affermare con onestà che il pensiero di scappare non gli era nemmeno passato per la mente quando l’aveva detto; sapeva benissimo di non avere posto dove andare.

"Non…non so cosa dire," confessò Draco, con una stranissima senzazione calda che gli saliva fino alle guance. Strofinando il suo nuovo mantello, rimase stupito dalla capacità che aveva dimostrato la Granger, nell’indovinare i suoi gusti con così tanta precisione.

"Tranquillo, lo posso immaginare," annui sorridente Hermione. "Forza, dovremmo prepararci," continuò, indicando il suo nuovo mantello. "Copriti bene. Si gela fuori.”

 


 

Hermione era riuscita ad attraversare i silenziosi corridoi del castello con un leggero incantesimo Lumos, ma scoprì che non c’era poi bisogno di preoccuparsi tanto, visto che il castello era praticamente deserto. Quando finalmente raggiunsero il portone, Draco sbiriciò dalle fenditure la vista del paesaggio immacolato che stava per osservare per la prima volta. Delicati fiocchi di neve gli baciarono lievemente il viso, in una fitta cascata.

Lo scricchiolio della brina sotto il peso dei suoi stivali gli fece ricordare sensazioni che normalmente non avrebbe mai perso tempo ad apprezzare… Draco seguì i passi della Granger con cautela, allontanandosi dalle antiche torri del castello. Si accorse che lei li stava portando verso il lago, mentre si avventuravano tra mucchi di fogliame innevato e casuali rami d’albero che spuntavano dallo spesso strato bianco. Il vento gelido gli colpì le guance calde con improvvisa forza, ma la sensazione non gli dispiaceva; aprì la bocca e inspirò il gelo direttamente in gola, preoccupandosi poco di un raffreddore.

"E’ più freddo di quanto pensassi," Hermione commentò preoccupata. "Posso creare un incantesimo scaldante-

"No," la fermò lui, con uno strano tono sognante che non gli era mai appartenuto. "Mi ero dimenticato che cosa volesse dire sentire il vento freddo sulla faccia."

"E’ buffo," Hermione mormorò guardando fisso il cielo davanti a lei. "Ho preparato la tua ‘fuga’ con meticolosa attenzione, ma non ho pensato a cosa avremmo potuto fare una volta fuori.”

"Devi proprio programmare tutto?" le domandò, con un mezzo sorriso.

"Non tutto. Ci sono sempre state delle cosec he ho sempre voluto fare ma che ho lasciato da parte."

"Tipo?"

Hermione si voltò, guardando il lago ghiacciato. "Ho sempre voluto imparare a pattinare."

"Non hai mai pattinato sul ghiaccio?" ripetè Draco, osservandola con stupore. "Sembri il tipo che se la cava con questo genere di cose."

"Penso che forse potrei, se mi ci mettessi ," annuì. "Tu sei capace?"

"Certamente."

Hermione inghiottì una notevole quantità di saliva dal nervosismo, e disse. "Ti andrebbe di insegnarmi?"

"Stai scherzando, non è vero?" Dracò rise, ma si bloccò di colpo quando vide che il suo volto era serio, e anche un po’ imbarazzato. I suoi occhi ghiacciati la studiarono intensamente, e le sue labbra si mossero in una smorfia d’assenso prima che potesse anche solo alzare gli occhi al cielo e arrendersi alla sua richiesta.

“E va bene,” disse “Suppongo che sarà divertente vederti cascare a gambe all’aria. Che mi dici invece delle creature che vivono dentro al Lago?”

"Si ibernano quando la temperatura raggiunge questi livelli," spiegò, seguendolo verso il bordo del lago e trasformando le loro scarpe in pattini. "Draco, sei sicur…

Si interruppe quando vide la facilità e la grazia con le quali Draco aveva mosso il suo primo passo sul ghiaccio. Sentendosi completamente inadeguata, posizionò con incertezza un piede sulla superficie e rabbrividì alla sensazione di instabilità che le diede quel minuscolo contatto col ghiaccio.

"Draco," gridò, ritirando il piede sul suolo sicuro. "Ho cambiato idea-

"Avanti, Granger," la chiamò lui, avanzando senza sforzo. "Cos’è successo a tutte quelle cazzate sul coraggio da Grifondoro?"

"Non mi piace," ripetè Hermione. "Non mi piace non essere in controllo dei miei piedi-

"Ti ricordo che questa è stata una tua idea," le ricordò Draco.

"Va bene, allora potresti venire qui ad aiutarmi? Allunga solo le braccia, o qualcosa ecco-

"Se solo ti mettessi sul ghiaccio almeno”

"Per favore, Draco," provò di nuovo, cercando i suoi occhi per fargli capire che era seria.

"Oddio, per Merlino," sbuffò, avvicinandosi al bordo e allungando le mani. "Vieni, Granger."

"Non provare a fare l’idiota e a spingermi o cosa, d’accordo?" lo avvisò lei con le sopracciglia aggrottate, mentre afferrava le mani di Draco con una morsa.
Hermione si sbilanciò, e Draco istintivamente allungò l’altra mano per afferrarle la spalla. Hermione affondò le unghie fredde nelle maniche del suo mantello, pentendosi ancora di più di quella stupida e pericolosissima idea.
“Non ci riesco-

"Sì, si vede," la prese in giro lui, ridacchiando mentre lei cercava di riavvicinare le sue ginocchia, che si erano espanse di almeno un metro l’una dall’altra. "Aggrappati, Granger. E’ una cavolata, una volta fatta l’abitudine-

"Non è divertente!”

"Usa i pattini, muovili in senso diagonale," la istruì, spostandosi all’indietro e trascinandola con lui. "Ce la farai-

"Ti giuro, Draco," sibilò, in un tono che doveva essere in qualche modo minaccioso. "Se mi lasci andare giuro che-

"Non ti lascerò," le assicurò, afferrando con più forza un suo braccio che si stava sbilanciando. "Santo Salazar, proprio non hai coordinazione. Adesso che ci penso, facevi un po’ pena anche sul manico di scopa."

"Oh per Merlino, non posso nemmeno avere un piccolo handicap," replicò, lasciando che praticamente solo la forza di Draco la trascinasse in giro. "Tutti hanno una debolezza."

Draco si irrigidì a quel commento, ma riuscì a mantenere entrambi saldamente in piedi mentre ripensava alle sue parole. Nel suo cervello, si era quasi aspettato che la sua influenza su di lui sarebbe diminuita, una volta che sarebbe uscito dal loro dormitorio isolato, ma a guardarla adesso; fiocchi di neve sparsi tra i suoi capelli, un fiero rossore sulle guance dallo sforzo di stare dritta, e la sua totale fiducia nella sua presa che le impediva di cadere a sedere all’aria…beh, era tanto attraente quanto lo era al chiuso.

Si era aspettato di ritornare istantaneamente ai suoi vecchi ideali,

Di essere ri-catapultato nel suo piccolo mondo importante,

Di odiarla di nuovo, come avrebbe dovuto,

Ma…

In qualche modo, lei era la sua debolezza ora.

"Penso di potercela fare adesso," disse Hermione, concentrata e sicura. "Lascia una sola mano, proviamo-

"Perdonami," Draco scattò senza preavviso, bloccando entrambi i loro corpi sul posto e stringendo la presa, per ottenere la sua totale attenzione. Il suo respiro divenne più intenso e affaticato, mentre osservava i suoi occhi ambrati che lo scrutavano stupiti, in attesa di una risposta, ed ebbe l’inopportuna tentazione di baciarla lì, in quell’istante. “Perdonami,” ripetè, più cauto stavolta.

Per tutto ciò che ho fatto, e tutto ciò che inevitabilmente farò per ferirti in futuro.

Poteva dare la colpa di questo sfogo a tante cose; al sentimentalismo Natalizio che apparentemente si era preso gioco di lui, o all’accettazione che questa sua attrazione nei confronti della Granger stava tutt’ora esistendo al di fuori della sua prigione, oppure che addirittura volesse ripagare la Granger per avergli fatto ricordare ancora che cosa significasse sentire il vento sulla pelle…però la cosa certa era che aveva bisogno di questo momento di chiarezza, prima di ritornare al Castello. Lei era l’unica cosa che nella sua oscura esistenza si avvicinava a quella parte di vita pura e buona che lui non aveva mai avuto il coraggio di affrontare, né scoprire…e voleva proteggerla, per quanto poteva, prima che gli orrori della Guerra si abbattessero anche in quel luogo lontano dal tempo.

“Penso di averti già perdonato settimane fa,” gli disse con un sorriso triste Hermione, dandogli un bacio gelato dal vento. Sentì le prime lacrime scenderle sul volto, mentre interruppe il loro contatto e posò la fronte su quella di Draco, chiudendo gli occhi per assorbire tutta l’autenticità di quel momento.

“Buon Natale, Draco.”

 

 

Just a Perfect Day.

You made me forget myself.

I thought I was someone else.

Someone good.

   
 
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