Questi
personaggi non sono miei, ma di Gene Roddenberry etc etc
NOTA:
come avrete letto dalla trama, questa è una WHAT IF.Star
Trek è il
risultato della visione ottimistica di quel gran d'uomo di Gene ma
io, da perfetta pessimista, mi sono sempre chiesta.. E se invece le
cose fossero andate diversamente? Questo è quello che
sarebbe
successo secondo me.
E' la mia prima Fanfiction su Star Trek,
quindi abbiate pietà vi prego.
Le recensioni sono ben accette!
:D
ps: questo capitolo non è molto "fantascientifico"
né "trekkiano", ma vi assicuro che i prossimi capitoli si
fanno più interessanti!
BUONA LETTURA!
CAPITOLO
1. AGGRESSIONE
"Spazio.
Viaggi nello spazio più profondo, più oscuro,
più segreto e perché
no, più bello. Dei viaggi che non erano mai stati compiuti
prima
d'ora, dei viaggi senza una meta, dei viaggi che avrebbero portato
l'uomo proprio laggiù.." fece con entusiasmo, indicando con
la
mano il cielo stellato, sotto lo sguardo attento del bambino "..
dove nessuno è mai stato prima."
Il bambino che lo
ascoltava pazientemente aveva gli occhi che brillavano proprio come
le stelle che stava guardando, la cui visione veniva interrotta in
quei rari momenti in cui voltava lo sguardo verso il narratore di
quella storia che probabilmente aveva inventato sul momento, solo per
farlo stare più tranquillo e a proprio agio.
L'armonia venne
interrotta dall'uomo sulla porta che sbuffò, quasi
annoiato.
L'autore di quella breve storia si rese conto che il
bambino si sentiva a disagio da quell'uomo. Che ne era quasi
impaurito. E aveva ragione. Quel povero ragazzino di neanche dieci
anni era stato l'unico testimone di un'aggressione sessuale la cui
vittima era sparita dalla circolazione dopo essere stata ricoverata
in ospedale senza lasciare nessun tipo di traccia, e mentre i
colleghi cercavano di rintracciarla e di trovare almeno il suo
indirizzo, lui e il partner avrebbero dovuto parlare con il bambino.
Ma il suo collega non faceva altro che aggredirlo e spaventarlo. Non
lo poteva accettare.
"Perché non vai a farti un
giro?"
"Il capo vuole dei risultati entro la
giornata. E io non intendo essere licenziato perché tu ti
diverti a
fare il sognatore." sbuffò nuovamente, per poi lasciare la
stanza.
"Non ti preoccupare, è andato via. Non può
né
vederti né ascoltarti. Fai con calma, dimmi tutto quello che
ti
ricordi." disse gentilmente.
"Era buio..
non ho visto molto. Io ero.. ero nascosto dietro ad un cassonetto.
Mamma mi aveva mandato a buttare la spazzatura."
"Bravo. Sei bravissimo. Ricordi altro?"
"Non ho visto in faccia nessuno di loro, neanche lei. Erano in gruppo.
In quattro credo. Non mi ricordo altro." mormorò il bambino
con un tono sempre più basso "non sono stato di gran aiuto,
vero?".
"Oh no no. Ora grazie a te abbiamo degli elementi nuovi. Adesso ti
porto da mamma e papà, e non dimenticare quello che ti ho
detto."
"Dello spazio?"
"Esatto. Dello spazio. Non scordartelo mai. Me lo prometti?"
"Ok."
Uscirono dalla stanza, e andarono verso un uomo e una donna, che
abbracciarono il bambino.
"E' tutto a posto, agente? Possiamo andare a casa?" chiese la madre.
"Sì.." mormorò, lanciando un'occhiataccia al
collega qualche metro più in là "potete andare".
"Grazie, agente..?"
"Kirk. James Tiberius Kirk."
"Agente Kirk. Grazie."
Kirk vide la famiglia lasciare l'ospedale, dopodiché
tornò, a malincuore, dal collega.
"Che ti ha detto il ragazzino?"
"Non molto purtroppo. Solo che erano in gruppo."
"Meglio così."
Kirk si bloccò di colpo.
"Come sarebbe a dire meglio così?"
"Hanno chiamato dal Distretto. Hanno rintracciato la ragazza."
"Beh, fantastico. Andiamo a parlarle!"
"No, non hai capito. Il caso è chiuso."
"E perché mai?"
"E' una negra."
"Volevi dire una donna di colore." disse a denti stretti Kirk, cercando
con tutto sé stesso di controllare la rabbia.
La conversazione che aveva avuto con quel bambino
lo aveva rallegrato, e la consapevolezza di avergli dato conforto con
una piccola storia gli dava soddisfazione. Era anche per quello che era
diventato poliziotto. Ci credeva in quello che faceva. Ci credeva nel
giuramento che aveva fatto. Era solo ed ingenuo, ma ci credeva. E ora
era ritornato alla terribile, cruda realtà.
"No, volevo dire negra."
"Non insabbierò tutto."
"Non sei tu che decidi. Il capo vuole così."
"Certo. Se una donna bianca viene rapinata tutta la città si
attiva, ma se una donna di colore viene brutalmente aggredita e
stuprata si può tranquillamente chiudere un occhio
perché tanto non è stato altro che un incidente."
"Vedo che hai capito."
"Il fatto che voi vi siate dimenticati il significato che ha quel
distintivo non comporta che me lo sia dimenticato anch'io. Sono entrato
in polizia per far rispettare la legge e seguire dei determinati
valori, e niente mi fermerà."
"Non essere così ingenuo! Sei entrato in polizia da quanto?
Sette mesi? Quanti anni hai? Venti? Ventuno al massimo! Non hai ancora
capito come funziona il mondo? Quelli come te hanno solo due
possibilità: o prendere la pistola e ficcarsela in gola
perché il mondo non è perfetto come l'avevano
immaginato o farsi uccidere da qualcun altro. E tu non vuoi morire alla
tenera età di vent'anni, vero?"
"Dammi il nome e l'indirizzo."
"Ti
uccideranno."
"Il nome e l'indirizzo."
"Anche
se scoprissi chi è stato, non riuscirai mai a portarli in
tribunale."
"IL NOME E L'INDIRIZZO!"
"Non
posso."
Questa volta fu Kirk a sbuffare.
"Vorrà
dire che la troverò da solo."