CAPITOLO OTTO: DUE INCUBI E
DUE MOSTRI
Ida apre gli occhi. È in una chiesa, in piedi davanti
all’altare, dietro il quale c’è un prete che legge qualcosa dalla Bibbia. La
chiesa è piena di gente, tutta vestita elegante, come se fossero a un
matrimonio. Ida si volta e vede le sue amiche, Stefy, Meg e Anne, vestite come
damigelle. Poi scorge Miss Tattler che si soffia rumorosamente il naso e il
mendicante cieco che la tiene a braccetto. Si accorge di avere addosso un abito
bianco dal lungo strascico e di portare un anello d’oro al dito. Con un po’ di
timore si gira lentamente alla sua sinistra e vede Weskor in tight, ma sempre
con i suoi occhiali neri.
Prete:- Vuoi tu Adalberto
Weskor prendere questa donna come tua legittima sposa nella gioia e nel dolore,
nella salute e nell’infezione da virus, finchè morte o mutazione genetica non
vi separi?-
Weskor (raggiante):- Sì, lo
voglio!-
Prete:- Per l’autorità
conferitami dalla chiesa di Scientology, io vi dichiaro marito e moglie. Può
baciare la sposa.- (Weskor fa per baciare l’allibita Ida, ma proprio un attimo
prima che le loro labbra si tocchino la porta della chiesa si apre di
schianto.)
Leon (entrando con una
mitraglietta in mano):- Non ci provare, bastardo!!!-
Weskor (estraendo due 44
magnum):- Lei ormai è mia moglie! Sparisci, idiota!- (Cominciano a spararsi. Ida
e le sue amiche si buttano a terra. I proiettili vaganti fanno fuori metà della
gente presente, inclusi il prete e il mendicante cieco. Poi Weskor finisce i
colpi.)
Leon:- Sei finito!- (Gli
spara una raffica di proiettili e lo butta a terra.)
Weskor (morente):-
Maledetto...- (Miss Tattler corre a soccorrerlo.)
Miss Tattler (piangendo):-
No! Non muoia, giovanotto! La prego, non muoia! Ci racconti una barzelletta
invece!-
Wekor:- Questo è troppo!
Argh!- (Muore. Leon getta via la mitraglietta. Ida gli corre incontro e lo
abbraccia.)
Ida:- Amore mio, mi hai
salvata!-
Leon:- Roba da niente, baby!-
Ida:- Mio eroe!- (Si baciano
appassionatamente.)
Ida si sveglia urlando in una caverna. Si accorge di
essere su un altare sacrificale e vede con la coda dell’occhio un bergamados
che solleva una scure e la cala veloce. Ida compie un movimento acrobatico complicatissimo
(una specie di verticale e capriola in aria) e si ritrova in piedi di fianco
all’altare. Guarda i bergamados con aria furba, ma vede che in realtà la scure
ha tagliato un’enorme forma di taleggio appoggiata su un altro altare di fianco
al suo.
Ida (un po’ contrariata):- Mi
avete fatto fare quell’acrobazia per niente!-
Uomo con la scure:- Oh,
scusa...- (L’uomo con il pancione gli tira uno scappellotto.)
Uomo con il pancione:- Sa
fet, biggül? Nur sèm catif, domandem minga escusa!- [trad: Cosa fai, cretino?
Noi siamo cattivi, non domandiamo mica scusa!]
Uomo con la scure:- Ah,
scusa...- (L’uomo con il pancione gli tira un altro scappellotto.)
Uomo con il pancione:- Te ta
capeset ‘na zverza, matòch!- [trad: Non capisci un cavolo, stupido!]
Uomo con il mestolo della
polenta (arrivando da un’altra grotta):- La pulenta l’è pront! Masì la cinese e
egnì col furmài!- [trad: La polenta è pronta! Ammazzate la cinese e venite col
formaggio!-]
Uomo con il pancione
(all’uomo con la scure):- Möes sèfol!- [trad: Muoviti babbeo!]
Uomo con la scure
(sollevandola e avvicinandosi a Ida):- Scusa, eh!- (In quel momento si sente un
cellulare che squilla. L’uomo con il mestolo della polenta tira fuori da una
tasca un cellulare ultimo modello.)
Ida (con gli occhi fuori
dalle orbite dalla rabbia):- Quello... è... il mio cellulare!!! E tu, brutto
cafone, lo stai toccando con quelle mani lerce di polenta e di formaggio!!!
(Estrae fulminea la pistola.) Morirete per questo!!!- (Spara quattro colpi e fa
fuori l’uomo con il mestolo della polenta e l’uomo con il pancione.)
Uomo con la scure:- Scusa,
scusa!!!- (Ida ammazza anche lui. Poi corre a raccogliere il cellulare.)
Ida (osservandolo):- Meno
male, non si è sporcato. (Rivolta ai cadaveri.) Per vostra fortuna, altrimenti
potevo non essere così comprensiva. (Risponde.) Pronto? Anne, ciao!!! Hai
trovato Jack? No? Hum, guardati intorno, secondo me c’è un informatore... Uffa,
anche tu con questa storia, non sono fissata! Senti, devo assolutamente
raccontarti un incubo che ho fatto... Sì, mi hanno narcotizzata o qualcosa del
genere, ma non importa questo. Devi proprio sentirlo, è una cosa totalmente
assurda e soprattutto piuttosto terrificante! Allora...-
Mentre Ida racconta alla sua amica l’incubo, Leon sta
per affrontare un mostro gigantesco, chiamato el sach da gras! Ma come ci è
arrivato? Per saperlo, bisogna tornare indietro di alcune ore. Dopo aver
concluso la conversazione con Ingrid, Leon esce dalla casa a due piani e si dirige
verso la chiesa. Stranamente riesce a trovarla subito passando attraverso un
passaggio segreto sotterraneo. Sale sul colle attraversando il cimitero e spinge
la porta con tutte le sue forze, ma non si apre.
Leon:- Dev’essere chiusa!
Hum... Forse la chiave è sotto il tappeto. (Alza il tappeto e trova un
foglietto.) “La chiave è nascosta dall’altra parte del lago. Così
quell’imbesel dell’americà andrà a cercarla e verrà divorato dal mòster da
lach.” Accidenti! Perchè lasciano sempre messaggi così criptici? (Lo legge e lo
rilegge.) Credo di aver capito di dover superare un lago... Chissà cosa vorrà
dire “mòster da lach”?-
Leon prosegue e, dopo essere miracolosamente sfuggito
a innumerevoli agguati dei bergamados, arriva sulla riva del lago. Da lì non si
può vedere l’altra riva per via della nebbia, ma con il cannocchiale Leon osserva
una piccola barca sulla quale ci sono due bergamados e il poliziotto ancora
vivo. Leon non sente ciò che si dicono, ma vede che discutono animatamente.
Poliziotto (supplichevole):-
Ehm, amici! Perchè volete buttarmi nel lago? Ve l’ho detto che era quell’altro
alla guida, non io!-
Uomo con il nasone:- Nur
gh’em zemò mültàt ‘l tò amìs!- [trad: L’abbiamo già multato il tuo amico!]
Poliziotto:- Alla faccia
della multa! Comunque, sono sicuro che se la meritava! Io invece potrei
andare?-
Uomo con la barba tagliata
male:- No! Ma toca da da mangià al mòster ura!- [trad: No! Noi dobbiamo dar da
mangiare al mostro ora!]
Poliziotto:- Mostro??? No, aspettate!
Io sono uno di voi! Sono di Casirate d’Adda!-
Uomo con il nasone:- Dabù?- [trad:
Davvero?]
Poliziotto:- Pòta!- [trad:
Certo!]
Uomo con la barba tagliata
male:- Me crède mia! Chi ‘l era ‘l tò pupà?- [trad: Non ci credo mica! Chi era
il tuo papà?]
Poliziotto:- Bartolomeo, dìt
el capà.- [trad: Bartolomeo, detto l’acchiappato, cioè portato all’ospizio con
la forza.]
Uomo con il nasone:- Ah,
Bartolomeo! Me ‘l recurdè! Puarèt!- [trad: Ah, Bartolomeo! Me lo ricordo!
Poveretto!]
Uomo con la barba tagliata
male (abbracciando il poliziotto con le lacrime agli occhi):- Fredèl! Fredèl mè!
Mè gh’ò truàt tà a la fi!- [trad: Fratello! Fratello mio! Ti ho trovato alla
fine!]
Poliziotto (anche lui con le
lacrime agli occhi):- Ca gioia, fredèl!- [trad: Che gioia, fratello!] (L’uomo
con il nasone si soffia il nasone in un fazzoletto.)
Uomo con la barba tagliata
male:- Ura nur non ma spartèserèm pö!- [trad: Ora non ci
divideremo mai più!]
Mentre i tre festeggiano il ricongiungimento fraterno,
il mostro sale dal profondo del lago e li inghiotte tutti. Ma Leon non vede il
mostro, è troppo impegnato a osservare il volo di una farfalla.
Leon:- Ah, mi ricorda quelle
sul vestito di Ida Wrong, quella povera ragazza che non ha saputo resistere al
mio fascino... Chissà se la rivedrò mai... (Torna a osservare il lago, ma non
c’è più nessuna barca.) Uffa! Mi distraggo un attimo e quelli spariscono
subito! Che antipatici!-
Leon va verso un piccolo attracco per le barche, dove
c’è una barchetta a motore. Ci salta su e parte. Sembra che tutto vada bene, ma
quando è circa in mezzo al lago un enorme mostro acquatico dal colore
grigio-bianco con le fauci spalancate salta fuori dall’acqua.
Leon (terrorizzato):- AAAAHH!!!
Ecco cos’era il mòster da lach: il mostro del lago!!! (Il mostro punta verso la
sua barca.) Calma, dovrei avere degli arpioni! (Guarda dentro la barca, ma
trova solo un foglietto.) “Mè gh’ò töc in prestet i arpion. Bruno.” [trad: Ho
preso in prestito gli arpioni. Bruno.] Non so chi sia questo Bruno, ma spero
che muoia fra atroci tormenti!!! (Il mostro si fa sempre più vicino e spalanca
la bocca, pronto ad inghiottire anche questa barca.) Ci vorrebbe un miracolo!
Oh, ti prego, Dio, non abbandonarmi proprio ora! Fa’ che io sia ancora
incredibilmente fortunato!- (In quel momento dalla nebbia emerge un veliero
ottocentesco, sulla cui prua si agita un vecchio con una gamba di legno e un
arpione nella mano destra.)
Capitan Achab:- La balena
bianca!!! Più veloci uomini! Non fatela fuggire! La balena bianca è mia!!!
(Lancia l’arpione e prende il mostro, che è costretto ad abbandonare il suo
pasto e a difendersi.) Questa volta ti avrò, maledetta!!! Mi fumerò il tuo
grasso nella pipa!!!- (Leon osserva il mostro e la nave allontanarsi.)
Leon (alzando le braccia al
cielo):- Grazie San Herman Melville! Giuro che la prima cosa che farò appena
tornato a casa sarà leggere Moby Dick!-
Leon fa ripartire il motore e arriva sull’altra riva.
Scende dalla barca e si incammina sul sentiero. Poi però si sente male. Un
dolore tremendo lo prende al torace e allo stomaco. Arranca fino a una baracca
e si butta dentro. Sopraffatto dalla sofferenza crolla sul pavimento privo di
sensi. Dopo un po’ riapre gli occhi tossendo.
Leon:- Ooohh! Non mangerò mai
più insalata russa sull’aereo! Che mal di pancia! (Si solleva e si mette a
sedere. Poi si guarda le braccia e vede qualcosa di strano, come se le sue
arterie si stessero ingrossando e diventando più visibili.) Che diavolo
succede? Non credevo che l’insalata russa facesse così male! (Delle linee nere
ora coprono tutte le sue braccia e mani e salgono verso il suo collo.) Maledetti
avvelenatori! L’avranno coltivata a Chernobyl! AAAHH!!!-
Proprio in quel momento Leon si sveglia di soprassalto
perchè sente la suoneria del suo cellulare.
Leon (guardandosi le
braccia):- Oh, meno male! Sono normali, era solo un incubo... (Risponde al
telefonino.) Pronto?-
Mamma (arrabbiata):- Ti avevo detto di
mandarmi un SMS la sera!!! Lo sai che ore sono?-
Leon:- Non lo so, mamma...-
Mamma:- Le dieci e mezza!!!
Ma per cosa te l’ho comprato a fare il cellulare se non lo usi??? Ti costava
tanto mandarmi un breve messaggio con scritto:“Ciao mamma, va tutto bene”???-
Leon (contrito):- Scusa, mi
spiace di averti fatta preoccupare...-
Mamma (dolce):- Lo sai che ti
voglio bene, tesoro! Tu sei il mio bambino, io mi preoccupo sempre per te.-
Leon:- Lo so, mamma.-
Mamma:- Beh, allora com’è
l’Italia?-
Leon:- Sinceramente per quel
che sto vedendo non mi sembra un gran che... Il paesaggio è piuttosto bello, ma
la gente è totalmente fuori di testa e poi parlano lingue incomprensibili!-
Mamma:- Fuori di testa? Mi
avevi detto che non c’erano zombie!-
Leon:- Il capo mi ha fregato
ancora: questi sono bergamados, cioè sono zombie in grado di parlare, ma dicono
più che altro idiozie.-
Mamma:- Ah davvero? Adesso
quel brutto cattivone del tuo capo mi sente! Nessuno può trattare così il mio
bambino!- (Mette giù.)
Leon:- No! Mamma, ti prego no!
(Si accorge che ha messo giù.) Oh dannazione! Mi fa sempre fare la figura del
mammone! Per questo nessuna donna mi vuole...- (Squilla la ricetrasmittente.
Leon risponde.)
Ingrid:- Leon, sono sei ore
che cerco di chiamarti!-
Leon:- Forse devo alzare la
suoneria... Comunque avevo perso i sensi.-
Ingrid:- Perso i sensi?
Cos’hai mangiato sull’aereo?-
Leon:- L’insalata russa, ma
non c’entra!-
Ingrid:- Eh, non c’entra! Se
mangi quella roba è chiaro che poi stai male! Hai trovato la chiesa?-
Leon:- Sì, ma era chiusa. Sto
cercando la chiave adesso.-
Ingrid:- Ok, sbrigati però!-
Leon:- Sei impaziente di
uscire con me?-
Ingrid (piuttosto
scocciata):- No, il Presidente ha già comprato per Ashley il biglietto della
sfilata di moda di dopodomani e non vorrebbe che andasse sprecato.-
Leon:- Ah...-
Ingrid:- Ci sentiamo più
tardi allora. E te lo dico per l’ultima volta: non voglio uscire con te!-
(Riattacca.)
Leon (tra sè):- Sto
cominciando a far colpo!-
Esce dalla baracca e corre sul sentiero buio
illuminato da poche torce. A un certo punto gli si parano di fronte due
bergamados.
Uomo con il pancione
(indicando Leon):- Il terùn!-
Uomo con il cappello
schifoso:- Oh, no! Nur sèm sulamènt
du! Ca püdèsem fa?- [trad: Oh, no! Noi siamo solo due! Che cosa possiamo fare?]
Uomo con il pancione:- Me gh'ò gna la
pröma idèa!- [trad: Non ne ho la più pallida idea!]
Uomo con il cappello schifoso:- Pensa! Pensa!
Pensa!- (L’uomo con il pancione fa uno sforzo incredibile, si prende la testa
fra le mani, diventa viola e alla fine la testa gli esplode con un grosso
scoppio.)
Leon:- Pensare gli ha fatto un po’ male, si vede
che non era abituato. (Ma dal collo dell’uomo col pancione esce la Verzas, con
tentacoli alle cui estremità sono legate lame affilate.) Oh, non facciamo
scherzi! Che è quella roba?- (La Verzas si muove veloce. Leon si abbassa di
scatto, ma la lama non si ferma, fa il giro completo e infilza l’altro
bergamados.)
Uomo con il cappello schifoso:- Ma te tà sèt
proprio un barlafüss!!!- (La Verzas dell’uomo con il pancione non riesce più a
muoversi, perchè la lama si è incastrata nello stomaco del bergamados e si è
aggrovigliata con la sua Verzas. L’uomo con il cappello schifoso cerca di
togliersi la lama dalla stomaco con tutte le forze, ma non ci riesce. Leon
guarda la scena pietosa.)
Leon:- Scusate...-
Uomo con il cappello schifoso (tirando la Verzas
con entrambe le mani):- Spacca minga i ball, terùn!-
Leon:- Me ne vado subito. Ma prima può dirmi dov'è la chiave della chiesa?-
Uomo con il cappello schifoso:- Non te lo dirò mai,
terùn! Non ti dirò mai che la ciaf de la ceza è in quella cassetta laggiù!-
(Indica una cassetta di legno a margine del sentiero.)
Leon:- Grazie mille!- (Va a prendere la chiave.)
Uomo con il cappello schifoso:- Porca aca!- [trad:
Porca vacca!]
Leon
prende la chiave e si allontana salutando i due bergamados. Sale di nuovo sulla
barchetta e riattraversa il lago. Scende e ripercorre la strada dell’andata. Non
appena entra all’interno di una palizzata, però, subito dei bergamados chiudono
l’entrata e l’uscita. Contemporaneamente altri aprono velocemente un’enorme
portone. Leon estrae la pistola allontanandosi per precauzione. Poi dal portone
esce un terribile... tappo! Un nano alto un metro scarso che salterella allegro
fuori dall’enorme portone. I bergamados sbalorditi guardano bene cosa c’è
scritto sopra sullo stipite:“L’om püse bas da töc, ‘l bas basent ca püse bas
non sa pöl”, cioè “L’uomo più basso di tutti, bassissimo che più basso non si
può”. Un bergamados tira un calcio al tappo e lo manda in orbita, mentre gli
altri vanno ad aprire il portone di fianco, dove c’è scritto invece:“El sach da
gras”. Appena lo aprono esce un gigante grassissimo che si muove a fatica per
via della ciccia. Nonostante ciò, comincia subito a fare a pezzi i bergamados.
Uomo con le bretelle (indicando Leon):- La! La ‘l
duì masà!- [trad: Lui! Lui devi ammazzare!] (El sach da gras lo schiaccia con
un pugno.)
Uomo con la roncola (scappando):- Merda!- (El sach
da gras lo calpesta.)
Uomo con il mestolo:- No! Biggül, no!- [trad: No! Scemo, no!] (El sach da gras si
siede e lo riduce in poltiglia con le sue immense chiappe. Poi si rialza e,
visto che i bergamados sono finiti, si muove verso Leon.)
Leon (sparandogli):- Non gli
fanno niente i proiettili! Non riescono neanche a scalfire la superficie del
grasso! Dannato colesterolo! (El sach da gras sta per afferrarlo, ma un cane
ulula e lo distrae.) È quel cane di prima! (Il cane arriva di corsa e azzanna
Leon alla gamba.) AAAAHH!!! Sì, è proprio quello di prima!!! Lasciami
bastardo! Lasciami!!! (Leon saltella con il cane attaccato alla gamba destra.
La vista di una scena così patetica fa sbellicare el sach da gras.) Bastardo!
Figlio d’un cane! Mollami!!! (El sach da gras ha le lacrime agli occhi da
quanto ride. Cade a terra prono e batte i pugni. A un certo punto arriva a star
tanto male per via delle risate che la Verzas gli esce sulla schiena.) E
lasciami!!! (Tira un pugno al cane che finalmente lo lascia e scappa. Leon,
infuriato, gli spara dietro con la pistola e la doppietta, ovviamente
mancandolo. In compenso però colpisce la Verzas del sach da gras. Il mostruoso
gigante stramazza morto, mantenendo tuttavia il sorriso sul muso.) Uao! Quel
cane mi ha salvato in effetti!-
La
porta si riapre. Leon la attraversa e va verso la chiesa. Finalmente arrivato,
infila la chiave e prova a girare, ma non ci riesce. Preso dalla rabbia, spinge
con forza la porta, ma non si apre ancora.
Leon (urlando):- Perchè non ti apri??? (Prende a
calci e pugni la porta, ma non serve a niente. Disperato, alza gli occhi al
cielo e nota in alto un piccolo cartellino. Lo legge.) “Tirare, non
spingere.”...-
Ringraziamenti:
@Suikotsu: Eh, già è stato
proprio fortunato, anche col cane, eh?
@nueblackcrowfriend: Ci metto
un po’ di più per aggiornare perchè faccio anche capitoli più lunghi qui! E poi
tu non sai che difficoltà dover usare quelle astruse lingue! Comunque no, Devil May Cry non lo conosco, ma ne ho sentito parlare... Perchè?
@AnimaDannata: Beh, credo sia
normale che tu la odi: la concorrenza da sempre fastidio, no? Scherzo, metti
via la motosega!!! AAAAAHH!!!
@utada_hikaru: Ida preferisce
sgozzarlo con le sue stesse mani, ma in mancanza di meglio forse le potrebbe
interessare anche quel quaderno...
@BaschVR: Non ci crederai, ma
il cane-piattola è arrivato sul serio!!! La sorella di un mio amico ha comprato
un bassotto che ha cercato di mordermi i pantaloni!!! Adesso basta! Io vado a
comprare un qualche amuleto contro le tue maledizioni perchè sennò non arrivo
vivo alla fine di questa fic!
@Sengir: Eh, i traslocatori
sono ancora impegnati purtroppo...
@Smile94: Beh, rispetto a
quando hai commentato tu è presto, no?
@Alexis Lockheart: Uao, sei una
vera divoratrice di fanfic!
Per chi non avesse capito:
ciaf de la ceza=chiave della chiesa.