Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: ELE106    24/04/2015    4 recensioni
Piccola Johnlock che dovrebbe più che altro divertire. Spero. Buona lettura ;)
[...] È vergine. Punto. Che mai ci sarà di tanto difficile da credere? Sherlock non ha ancora quarant’anni, ma li sente vicini. E questa... cosa del sesso non avrebbe la benché minima rilevanza, se solo la gente imparasse a farsi gli affari propri e si evitasse il disturbo di farne un problema. [...]
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 2.
[Ancora vergine]
 
 



‘E comunque, pensa quando faremo davvero sesso.’

Così gli aveva ammiccato John, tutto speranze e fantasie (alquanto spinte) finalmente libere di scorrazzare per l’appartamento e inebriarne l’aria, pervaderla di frenesia e tensione sessuale, stavolta positive, non represse, come si era abituato a subirle negli anni.

John ne ha di immaginazione, ne ha da vendere (in genere con Sherlock –nudo- come protagonista), ma mai e poi mai avrebbe potuto prevedere quello che poi è successo davvero: il caos.
E dire che, due giorni prima, pensava che il peggio fosse passato, che una volta esternati quei sentimenti che per anni aveva negato a se stesso, tutto sarebbe andato dove doveva andare, senza sforzo.

Certo. Bravo Watson, bel coglione che sei. Qualsiasi porcheria avessi in mente, hai toppato, bello mio, hai toppato alla grande.
 

*
 

Il bisbetico in vestaglia di seta è asserragliato in camera da letto (quella di John, ovviamente) e non emette un suono da quasi 12 ore.
Tutto normale quindi... oppure no?

C’è un momento preciso, proprio tra il sonno e la veglia (quando si è vulnerabili a sufficienza da riuscire a darsi da soli degli imbecilli), in cui John ripercorre con chiarezza gli avvenimenti della sera precedente. E in conclusione al velocissimo esame di coscienza pre-risveglio-semi-traumatico sul divano, l’unica cosa che riesce a fare è chiedersi perché?
Perché quell’uomo, quel... quel... permaloso, insopportabile psico-socio-disagiato è toccato proprio a lui?

Si tormenta, non si da pace: dove ha sbagliato? Che diamine è successo?

Ha per le mani questa bizzarra creatura di 40 anni quasi compiuti, vergine (vergine davvero!) fuori e dentro, che conosce da un numero considerevolmente elevato di anni, della quale potrebbe mappare i nei sulla pelle con chirurgica precisione, potrebbe smontare e rimontare Sherlock a occhi chiusi, eppure non sa che farci.
Non sa come comportarsi, John è nel pallone più totale e gli avvenimenti della sera precedente lo confondono se possibile ancora di più.

Sherlock è un uomo dotato di spaventosa forza fisica (considerandone la magrezza), non si romperà, eppure John ha paura lo stesso, e ci va coi piedi di piombo.
Ci sta andando piano, Cristo, erano due giorni che lo baciava soltanto e lui rispondeva bene, così bene, gli si aggrappava addosso e lo voleva, John poteva sentirlo fremere, poteva sentirlo tremare al minimo sfioramento.
Invece deve aver sbagliato qualcosa. Lo ha toccato nel modo sbagliato, nel posto sbagliato, Gesù non lo sa, gli sembrava tutto perfetto, finché... il disastro.

Devo usare le maniere forti?

Dio non voglia, perché c’è quel John di tanto tempo fa (quello rabbioso e rancoroso, che sceglie di studiare medicina ma, quando gli manca il brivido, si arruola e sente prudere le mani al solo pensiero di prendere qualcuno a pugni), c’è quel John lì, del quale si ricorda sin troppo bene, che ogni tanto gli molla fastidiose ginocchiate nello stomaco e sghignazza.

Piega lo spilungone su un piano qualsiasi e insegnagli a stare al suo posto, soldato.

Non può ascoltarlo, no, non è così che si procede con Sherlock. Sherlock è da maneggiare con cura, non è mica un cretino, lo sa perfettamente.
Tecnicamente, non hanno ancora fatto nulla... e nonostante questo lui è già chiuso nel suo palazzo mentale, traumatizzato da chissà quale sconvolgente rivelazione, che il povero John Watson probabilmente non capirà mai.

Non posso avergli fatto così male. Insomma, certo che un po’ di male lo avrà sentito, ma... non siamo arrivati a un cavolo di niente!

John ricorda chiaramente di aver acconsentito alle esplicite richieste di Sherlock, che ha praticamente programmato (e diagrammato) tutto quello che sarebbe stato il loro primo incontro sessuale: tempi, luoghi, posizioni e ruoli che poi avrebbero assunto a letto.
John non ha avuto voce in capitolo e non ricorda di aver imposto nulla a Sherlock, almeno di questo non deve incolparsi.

Il sesso non è così. Avrei dovuto fermarlo, forse non era pronto davvero, e lasciare che le cose andassero per loro conto.
 
Tra il sonno e la veglia, insomma, nella testa del dottore c’è già un gran casino. E non ha nemmeno bevuto alcolici.
 

*


Stanco prima ancora di iniziare la giornata, si alza molto presto. Ha dormito poco e male, sente scricchiolare le ossa e gli anni (troppi) gli piombano addosso come macigni, appena poggia un piede a terra e sente il collo emettere rumori inquietanti, mentre tenta di stiracchiarselo evitando ulteriori danni.
Fa ancora freddo per essere la fine di Marzo e John si fionda in bagno a piedi scalzi, praticamente gettandosi nella doccia e borbottando insulti all’acqua che ci mette troppo a scaldarsi.
Si sbarba, si mette un goccio di profumo e si ritrova a fissare la propria immagine allo specchio per due secondi esatti, prima di uscire dal bagno con un sospiro rassegnato.

Sono seriamente troppo vecchio.

E poco importa se l’amico, là sotto, è alquanto contrario alla cosa e si sveglia duro come granito ogni santa mattina, credendo forse di doversi preparare ad una gloriosa seconda pubertà, John si sente ridicolmente inadeguato ad affrontare tutto questo.
Accettare di amare un altro uomo è già stato traumatico. Capire addirittura di desiderarlo ha rischiato di mandare in pappa una buona parte dell’emisfero sinistro del suo cervello. Eppure ce l’ha fatta, ha superato l’ostacolo alla veneranda età di quasi 45 anni e una vita eterosessuale convinta alle spalle.

Adesso siamo addirittura regrediti!
 
John si prepara per andare a lavoro con indosso gli stessi vestiti del giorno prima, visto che non ha accesso al suo guardaroba -Che sta nella mia dannata camera!- è incazzato a mille e non sa nemmeno come possano essere arrivati a questo punto.
Sherlock lo ha praticamente cacciato dalla sua stanza. A nulla sono valse le suppliche di John che ha resistito quasi un’ora, nudo, fuori dalla porta, implorandolo di parlargli e di spiegargli cosa fosse successo.

Conclusione: John ha dormito sul divano, Sherlock non è più uscito.

Solo due giorni fa lo ha baciato per la prima volta, dopo anni e anni e -Oh mio dio, ma quanti ne sono passati?- che ci girano intorno. E ora questa specie... di Crisi Diplomatica del cazzo.
Gli viene in mente Mycroft, ma scarta subito l’ipotesi di un suo intervento. Gli vengono i brividi al solo pensarci... no, no, no. Proprio no.
 

*


Vestito e pettinato, John sale le scale e si ferma dritto di fronte all’ingresso della sua stanza, deciso ad instaurare l’ennesimo tentativo di contatto.
Un bel respiro profondo e via: in battaglia.

[Toc Toc]

Due colpetti dati con le nocche.

“Sherlock...”

Nessuna risposta. Nessun rumore proviene dall’interno.

Se è morto lì dentro, giuro che strangolo il suo cadavere.

“Sto andando in ambulatorio, pensi di tornare a comportarti da persona adulta per quando sarò di ritorno?”

Niente.

E io che mi illudo tutte le volte. Stronzo.

John fa un enorme sforzo di volontà per soffocare insulti, si mastica quasi una guancia tra i denti, ingoia l’orgoglio e prosegue.

“Magari potremmo parlarne, che ne pensi? Di quello che è successo...”

Ora: nonostante abbia la fronte e il palmo della mano bene appoggiati alla porta, non sente assolutamente nulla finché un tonfo non lo fa saltare all’indietro come una molla.

[Sbam]

“Ma che...?”

[Sbam]

Un altro ancora. John capisce immediatamente di cosa si tratta.

“Dimmi che non stai lanciando i miei libri contro la mia p-...”

[Sbam]

Altro tonfo, più violento dei precedenti.

Io lo ammazzo. Lo ammazzo!

John ringhia e sbatte la mano contro il legno a palmo aperto, vorrebbe sfondare la porta a testate, irrompere all’interno e spiegare a Sherlock come si occupavano dei bambinoni viziati e piagnucolosi, nel Quinto Fucilieri.
Si controlla.

Santo Dio, se continuo a ingoiare rospi (di quelli un po’ strambi, con le gambe lunghe e i capelli neri) morirò tra atroci sofferenze. E a breve.

“Smetti immediatamente di lanciare i miei dannati libri!”

Grida puntando il dito al nulla, contro l’ingresso eternamente chiuso.

Sto minacciando una porta! John Watson, questo bastardo ti farà diventare matto. E il tragico è che lo sapevi!

[Sbam]
[Sbam]

Perfetto, due libri alla volta; di male in peggio.

John stringe i pugni e aspetta la fine dell’ennesima sceneggiata.
Quando il Lancio al libro sembra essere terminato, il buon dottore si adopera per regolarizzare la respirazione e riportarla a livelli neutrali, si raddrizza, spunta un -Grazie tante e buona giornata!- al sapore di veleno acido, gira i tacchi ed esce imprecando, senza nemmeno ricordarsi la giacca.

Maledizione!

 
*

 
La giornata procede di merda. Neanche a dirlo.
John pensa a Sherlock praticamente tutto il tempo, gli manda sms che passano dal rabbioso al simpatico al ‘Io ti amo, Sherlock, ma devi dirmi cosa ho fatto per farti arrabbiare così’.
Ovviamente il coglione non gli risponde, quindi ripassa alle minacce di morte verbali e colorite.

A mezzogiorno è così incazzato e teso che i colleghi non gli rivolgono nemmeno più uno sguardo di striscio e i pazienti balbettano intimoriti quando gli parlano.
Vuole andare a casa all’istante e risolvere la cosa. Non riesce a pensare a altro, non si concentra sul lavoro.

A turno finito il sole è ancora alto e John si ferma da Tesco per comprare qualcosa di dolce.

Quando un uomo basso e disperato è innamorato di un uomo alto e arcigno, ma non sa più che pesci pigliare con lui, l’unica cosa che gli resta da fare è tentare col dolce.

Lo sanno tutti.
O valeva solo per le donne?

Beh, poco male. Non è che ci sia tutta questa differenza. Sherlock sa essere... altrettanto teatrale, a dirla tutta.
 
Paga il suo cheesecake ed esce dal negozio con la busta al braccio, incamminandosi con rinnovata energia positiva.
Energia positiva che si spegne non appena riconosce il rombo del motore di una famigliare macchina governativa scura che si accosta al marciapiede accanto a lui; energia positiva che muore del tutto quando avverte il lento abbassarsi del finestrino elettrico e una voce ben nota richiamare la sua attenzione.

“Una bella serata per fare due passi, John Watson.” Dice Mycroft sorridendogli. “Posso unirmi a te?”

Prima ancora che possa rispondergli -No, vattene affanculo!-, Holmes Senior e il suo dannato ombrello nero, passeggiano al suo fianco con fare meditabondo.
John abbassa gli occhi a terra, sospira e -Ok, ce la posso fare.
Dopo nemmeno 5 secondi in cui Mycroft lo fissa con ben poca discrezione, Watson è già al limite della sopportazione.

“Uhm... quindi c’è stato un tentato rapporto sessuale (fallito), che ha inceppato le funzioni cerebrali del mio caro fratellino, dico bene?”

No, rettifico: non posso assolutamente farcela.

John si volta a guardarlo sconvolto.

“Non discuterò di questo con te!”

Gli risponde, la voce un po’ troppo alta.

“Oh, ma io sono la tua unica speranza di riparare il guasto, mio buon dottore.”

“Oh Cristo, non parlare di lui come fosse una macchina, non lo è! E dovresti saperlo meglio di chiunque altro...”

A John ancora non vanno giù molti degli avvenimenti accaduti dopo la morte di Magnussen, ma questa è tutt’altra storia. Mycroft usa Sherlock per i suoi scopi e nonostante lo protegga prima, durante e dopo ogni missione, a John questo stra-potere non piace per niente.

Fanno ancora pochi passi insieme, prima che l’altro si fermi, ormai poco distanti dal 221B di Backer Street.
John si volta d’istinto e si ferma a sua volta, osservando il maggiore dei fratelli Holmes mentre lo studia dritto e lungo come un palo della luce.
Sembra davvero preoccuparsi della faccenda. Cosa che inquieta Watson a livelli umanamente inaccettabili.

Questi due hanno un legame del tutto disfunzionale. Spero che lo sappiano.

“Non posso certo obbligarti a coinvolgermi, John, quindi non insisterò oltre. Ma dammi retta: è solo un uomo di 40 anni che non si è mai lasciato andare con nessuno. Ci vuole... più pazienza del normale, ecco. Non può essere qualcosa che riguarda te o che hai sbagliato tu. È qualcosa che blocca lui, che sta cercando di capire, di superare.”

Il dottore continua a fissarlo oltraggiato dall’invadenza, ma riflette su quanto gli ha appena detto e capisce che ha senso. Che ha dannatamente senso.

“Grazie... e ora vattene.”

Un cenno di saluto con la testa e si riavvia verso casa.
 
“Il dolcetto è comunque un ottima mossa, dottore!”

Lo raggiunge la voce di Mycroft alle spalle, lui sorride, ma si guarda bene dal farsi vedere.
 
Forse la testa di cazzo non ha tutti i torti...

Forse deve solo lasciare che Sherlock arrivi alle sue conclusioni, e aspettarlo.
Lo ha aspettato per così tanti anni, che differenza può fare qualche giorno ancora?

 
*

 
Ottimismo e buoni propositi vanno direttamente a farsi fottere, quando John torna a casa e la trova vuota, silenziosa e ugualmente opprimente a quella stessa mattina; sale le scale e raggiunge per l’ennesima volta la porta della sua camera ancora chiusa a chiave, ma con un bel mucchio di vestiti appallottolati malamente per terra.

“S-Sherlock... sono i miei vestiti questi?”

Niente.
Più di 24 ore di assoluto niente.
John esplode: serra la mascella, raddrizza le spalle e stringe entrambe le mani a pugno.
Potrebbe diventare un ariete da tanto è rigido, e usare se stesso per buttare giù la stramaledetta porta.

“Esci da quella stanza, Sherlock. Ora! Ti avviso: prenderò questi vestiti e non mi vedrai mai più, lo giuro su Dio.” Si ritrova a trattenere il fiato, furioso, prima di riprendere a respirare, ma con estrema fatica. “Se è questo che vuoi, abbi le palle di dirmelo in faccia!”

Non si rende conto nemmeno di aver urlato troppo forte, sta praticamente ansimando di rabbia, finché non si accorge di una presenza alle sue spalle.

“Va tutto bene, cari?”

La Signora Hudson è in pieni proprio di fronte alle scale e lo guarda visibilmente preoccupata.

“Stavi gridando molto, John... c’è Sherlock lì dentro?”

Watson quasi soffoca. È teso allo spasmo e dalla posizione che ha assunto, poteva davvero sembrare che stesse per scardinare la porta.
Cerca di rilassare i muscoli e calmarsi, l’ultima cosa che vuole è spaventare quella povera donna, gliene hanno fatte passare già troppe. Di loro sa tutto, comunque; John sospetta che li spii di nascosto da una vita, ma la cosa lo ha sempre fatto sorridere, piuttosto che arrabbiare.

“È... sì, lui e io abbiamo avuto una discussione, ieri. A dire il vero non mi è chiaro cosa sia successo... insomma è chiuso lì da un giorno e non so che diamine gli ho fatto!”

L’uomo si agita, si gratta nervosamente la nuca e non sa come continuare, non sa davvero più dove sbattere la testa. Tutta la frustrazione accumulata alla fine lo inghiotte, e John si accorge di tremare leggermente.
La signora Hudson viene in suo soccorso e non lo lascia finire, cammina con calma verso di lui e gli poggia delicatamente una mano sulla spalla, passandogli accanto e raggiungendo la porta.
Gli sorride tranquilla.

“Da qui ci penso io, caro... va a preparare una tazza di tè.”

[toc toc]

Due colpetti, proprio come i suoi di quella mattina. La serratura scatta, la porta si schiude e John trattiene il fiato quando riesce –finalmente!- a scorgere terremoti di riccioli neri e tempeste di occhi azzurrissimi, dalla sottile striscia che si è aperta, prima che Sherlock la richiuda di scatto e torni a nascondersi.

“Che caz- Sherlock!”

Non ci può credere.

Marta Hudson non si scompone per nulla; si volta a guardare John e, con la massima dolcezza, gli indica le scale invitandolo a lasciarli soli.
Il dottore è, se possibile, ancora più sconvolto di prima. Ingoia l’ennesimo gigantesco rospo e finisce con l’obbedire rassegnato, acchiappando i suoi vestiti da terra e portandoseli via.
Scende lentamente al piano di sotto, sentendo la porta aprirsi alle sue spalle e un -“Oh povera testolina arruffata...”- sussurrato con amore dalla padrona di casa, prima che Sherlock la accolga nella sua camera.
 

*


Da solo, in cucina, John non si capacita di quello che è appena successo.
Sherlock non gli parla da un giorno intero, ignorando ogni suo tentativo fatto per riavvicinarlo... e ora questo.
Appoggia i gomiti al tavolo e si prende la testa tra le mani, mentre l’acqua del tè fischia nel bollitore alle sue spalle.

Perché deve essere così difficile? E perché mi stupisce? Stiamo parlando di Sherlock, avrei dovuto prevederlo. Cristo, ha ragione Mycroft?

Solo il giorno prima si stringevano tra le braccia nel suo letto, Sherlock era nudo e terribilmente nervoso, per quanto fingesse di avere il controllo; era in imbarazzo, completamente impreparato, ma per John non era mai stato così bello. Lo guardava, due occhi enormi, limpidi, mai così intensi, mai così arresi, John lo guardava davvero forse per la prima volta, poteva vedergli l’anima, e lo credeva un miracolo.
Lo pensa anche adesso: un miracolo tutto per lui.

Ora? Ora sembrano vivere su due pianeti completamente diversi, John sente di non aver capito proprio niente, di non averlo saputo prendere, di aver sbagliato tutto.
E per quanti sforzi faccia, proprio non arriva a capire Perché?
 
Oh, Fanculo.
 
D’improvviso, Watson districa le dita dai capelli e rialza la testa sistemandosi per bene sulla sedia. Gli occhi blu, profondi e concentrati, brillano puntando il cheesecake preparato in mezzo alla tavola.

D’accordo...

Pensa.

Basta con i piagnistei, Capitano. Le guerre e i quarantenni vergini si affrontano in un modo solo: armamenti pesanti e corteggiamento serrato.
 
Sherlock non ha scampo.
John pianta la forchetta in mezzo alla torta e si infila un bel boccone in bocca masticandolo con decisione. Gli è comparso un ghigno piuttosto ambiguo in faccia che potrebbe anche definirsi terrificante, ma che inizia quasi a somigliare al sorriso di un uomo risoluto.
E innamorato perso.
 
 



Continua...
 
 




Nda: buonsalve! Sebbene non si sentisse certamente il bisogno dell’ennesima johnlock lemon, questi due idioti ci devono dare giù. E stavolta per mano mia, CRIBBIO! Indipercui ho deciso di proseguire con quella che era la one-shot originaria (ora capitolo 1) e darle una degna (buahahahahahah sì Ele, credici) conclusione. Per il momento alzo il raiting ad arancione, visto che io e il rosso non ci vogliamo bene per niente. Ma chissà... potrebbe subire ulteriori variazioni. Concludo dicendo che ovviamente gli eventi accaduti la famosa sera in cui John e Sherlock hanno tentato, ehm... l’accoppiamento (altrimenti detti l’Incidente Diplomatico del Cazzo), saranno narrati nel prossimo (e forse ultimo) capitolo. Baci a tutti e grazie come sempre a chiunque stia leggendo ;)

Ele106 (@orsettobiondo)



Ps: ovviamente non può mancare un enorme abbraccio e ringraziamento alla mia beta, Thinias, che riesce ad aiutarmi anche nei fandom che non frequenta. Ti voglio tanto bene, amore <3
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: ELE106