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Autore: Lu Gy    28/04/2015    1 recensioni
Sposarlo significherebbe annullare la mia vita sociale, e un suicidio ai miei sentimenti positivi.
Rifiutarmi, significherebbe essere uccisa.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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Anno: 1570 d.C Data: 24 Maggio. Ore: 8:10 I suoi occhi si riempirono di lacrime, e l'osservai nel modo in cui si metteva i suoi capelli albini dietro un'orecchio. I suoi occhi azzurri erano così penetranti che le mie gambe vacillarono sotto il suo sguardo "Un'altra, dice?" Io annuii lentamente. La paura era talmente forte che i miei occhi blu, profondi come un mare in tempesta, iniziarono a lacrimare. Lui mi prese dolcemente la vita, facendomi alzare insieme a lui. Mi sentivo il cuore in gola, la testa mi girava e probabilmente, da un momento all'altro sarei svenuta. Probabilmente sbiancai perchè il Principe mi mise una mano dietro la testa, e mi sostenne dai fianchi. "Lucinda, state bene?..." Guardai i suoi occhi, di quell'azzurro intenso, esattamente come quelli del padre. Ed esattamente come suo padre, mi avrebbe usata per avere un erede, e poi abbandonata. Come tutti pensavamo avesse fatto il caro Enrico VIII con le sue carissime mogli. "Alucard io...lei non è l'uomo giusto per me." L'avevo chiamato per nome. E non ero ancora sua moglie. Grandissimo errore. "Mi ha chiamato..." I suoi occhi si sgranarono fissandomi. Alucard deglutì lentamente e alla fine le lacrime sgorgarono dai suoi occhi. Mi prese per le gambe e per la vita appoggiandomi sul letto. Mi diede un lievissimo bacio sulla fronte e alla fine uscì dalla mia camera, con ancora le guance bagnate di lacrime. Rimasi lì, a fissare il soffitto, finchè i giramenti di testa non mi passarono. Decisi di alzarmi, ed andare in giardino a chiacchierare con qualcuno. "Chiunque ma non Alucard.." pensai fra me e me, aggiustandomi la treccia davanti allo specchio di camera mia. Camminai a lenti passi eleganti fino alla porta, ed uscii lentamente, prendendo il mi ombrellino ed il mio ventaglio. L'ombrello era nero, con sopra il marchio del castello in seta rossa. Arrivai, scendendo con un passo che sfinirebbe un bradipo, infondo alle lunghe scale, ed iniziai a passare sotto un arco, che portava fino al giardino. Un passetto, e un leggero stop, un passetto, e un leggero stop. Avanti così tenendo la schiena dritta. Aprii lentamente l'ombrellino, mentre camminavo, e me lo misi lateralmente in modo da coprirmi dal sole. Sentii dei passi dietro di me, molto veloci "Lucinda! Signorina Lucinda!" Mi voltai con grazia,sorridendo verso il ragazzo che mi stava chiamando. Era un ragazzo alto, cosparso di lentiggini, ed era inginocchiato a terra, probabilmente sfinito. "Lord Neiman... ma cosa... cosa sta facendo?" Sorrisi leggermente, per poi iniziare a ridacchiare, smettendo dopo poco. "Sir Corvinus, le vuole parlare urgentemente." Mi irrigidii, per poi iniziare a correre tirandomi su il vestito e scoprendomi le caviglie. Ansimavo mentre correvo verso il Salone Principale. Essere chiamati urgentemente dal Re non era una cosa esattamente positiva. Arrivata lì davanti mi sistemai l'abito e i capelli, pregando il Signore che si fosse sbagliato. Bussai lentamente, e mi aprì il Conte Zerone. Era un sollievo vederlo, era la persona che conoscevo da più tempo in quel castello, e il suo sguardo era allegro e felice. Buoni propositi. A mento alto, mi dirissi lentamente sotto il trono di Sir Corvinus, inchinandomi abbassando il capo talmente tanto da far toccare il mento con il petto. Aspettai che fu il Re a parlare. "Lady Lucinda Price di Venezia, risponde a questo nome?" Deglutii a fondo prima di parlare, con voce alta e imponente. "Sì sua Maestà." Scese le scale che lo conducevano fino a me. Mi prese il mento con una mano, e mi constrinse a guardarlo negli occhi "Alzati, ragazza." Eseguii l'ordine. Lui era più alto di me di alcuni centimetri, ma il suo aspetto mi fece comunque rabbrividire "Mio figlio mi ha detto delle sue intenzioni riguardo a te, e al matrimonio. Ti sei rifiutata, e lui mi ha detto il perchè di ciò. Meriti onore, Lucinda. Ma ora vorrei capire una cosa.." Mi strinse di più il mento fra le dita "Ormai ha già quindici anni e non ha ancora marito, eppure girano voci che le sue labbra non siano più vergini." Corrugai la fronte, confusa "Sire si sbaglia, nessuna parte del mio corpo ha ancora provato la passione." Lui sorrise, e i suoi capelli neri svolazzarono, probabilmente c'era una finestra aperta. "Lucinda Price di Venezia, figlia della famiglia De Medici e dei Price.. lei è veramente una ragazza particolare. E per questo, merita protezione. Rodrigo si occuperà di trovarle una guardia reale, che la protegga." Il Re si chinò, dandomi un bacio sulla fronte. "Lei è come una figlia per me, non se lo scordi." Io annuii lievemente, osservandolo mentre risaliva le scale, e si sedeva sull'unico trono su quello spalco. Sua moglie era morta dopo il parto. La voce del Re era possente, quando chiamò Lord Zerone "Rodrigo Zerone, confido nella sua scelta, ora accompagni la signorina Lucinda dalla persona che lei ha pensato per questa fanciulla." Zerone annuì, si avvicinò a me e mi prese sottobraccio, accompagnandomi all'uscita. Usciti dal Salone mi guardò in faccia, ancora sorridente. Aveva gli occhi azzurri, la pelle abbronzata dalla nascita, e i capelli neri come la pece. Non era il tipo di uomo che a me interessava, ma ci credevo che Zoelle avesse perso la testa per lui. Mi accompagnò a lenti passi fino ad una stanza che era riservata agli ospiti d'onor e, e bussò lentamente. Aprì un ragazzo vestito molto elegante, i capelli erano neri, gli arrivavano fino alle spalle ed erano mossi. Sorrise guardando il ragazzo accanto a me, poi rivolse uno sguardo a me, e potei guardare i suoi occhi. Erano di un marrone/verdastro, intensi, appena intrecciarono lo sguardo con i miei mi sentii il sangue scorrere più velocemente, e un forte "tum tum" nelle orecchie. Le nostre labbra si socchiusero contemporaneamente. I suoi lineamenti erano delicati, gli zigomi erano ben segnati e le labbra, quelle labbra... erano così carnose.. Togliemmo lo sguardo l'una dall'altro solamente quando Lord Zerone si schiarì la voce "Scusate, volete che vi lasci soli?"Sorrisi arrossendo, imbarazzata. "No, non si preoccupi... mi scusi ma i-io.." Rialzai lo sguardo sull'uomo avanti a me, che mi fece un lieve occhiolino. Arrossai ancora di più. "Allora... Come entrambi sapete io sono Rodrigo. Lucinda Price di Venezia, figlia dei De Medici e dei Price, le presento Sir Faier Gonzaga... beh, ora vi lascio davvero soli. Vado a fare una passeggiata in città. Il popolo sarà felice di vedermi." Si ritirò in questa maniera, lasciandoci soli. Faier mi guardò ancora negli occhi, per poi inginocchiarsi e baciarmi la mano. "Lady Lucinda, è per me un enorme onore farle da tutore. La proteggerò come fosse mia sorella, e la tratterò e vizierò come fosse mia figlia." A quel giuramento rimasi senza parole, e non potei fare a meno di farmi sfuggire uno "Wow..." appena sussurrato. Faier si alzò, continuando a fissarmi. "Porteranno il mio letto nella vostra stanza questo pomeriggio, se non le dispiace." Sorrisi, continuando a fissarlo "Non mi dispiace affatto. Di fatto lei è il mio tutore, mi sembra giusto che mi stia affianco il più possibile." Mi porse il braccio sinistro, e io mi ressi a lui, con l'ombrellino sull'altra spalla. Il suo odore era forte, ma rassicurante. Non era l'odore di un contadino, nè di un ubriacone, e tanto meno di un nobile. Sudore, Alcool, cipria sembravano non appartenere al suo mondo. Profumava semplicemente del suo odore, non sentivo altri odori su di lui, forse solo l'odore della stoffa... "Mi scusi Mister Faier ma.... fa per caso dei bagni molto caldi?" Lui mi sorrise annuendo, mentre salivamo le scale che conducevano alla mia stanza, posta accanto a quella di Zoelle. Io aprii lentamente la porta, e lasciai che entrasse lui prima di entrare io. Si sedette sul letto osservando attorno a se, una stanza forse fin troppo perfetta per uno come lui, o forse... troppo uguale alle altre, troppo banale. "Lucinda le dispiace chiudere la porta?" Sorrisi annuendo, girando sui miei tacchi e chiudendola. Lui si sistemò sul mio letto senza dire una parola, e con un gesto della mano mi invitò accanto a lui. Arrossai di colpo. Il mio pensiero in testa era uno, e il gentiluomo che vedevo avanti a me improvvisamente sembrava un mostro uguale a tutti gli altri. Mi paralizzai, e rimasi immobile a guardarlo. Faier si alzò di fretta e furia e si avvicinò e a me, prendendomi il viso fra le mani "Si sente male?" Sussurrò guardandomi negli occhi. Il suo sguardo era preoccupato e lo vedevo teso. Forse non voleva invitarmi a letto nella maniera in cui io credevo... "Mi perdoni, la prego... sono solamente tesa, non c'è mai stato un uomo nel mio letto e pensavo..." Abbassai lo sguardo, sospirando lievemente. Quando alzai lo sguardo i suoi occhi sorridevano, così come le sue labbra. Sembravano così soffici viste da così vicino... Appoggiai le mie mani sulle sue spalle, accarezzandogliele lentamente. Quel gesto era esgerato per la poca confidenza che avevamo. Era scandaloso. Lui chiuse gli occhi e si lasciò accarezzare, come se quelle carezze fossero per lui la cosa più rilassante su questo pianeta. Tolsi le mani dalle sue spalle, guardando i suoi occhi che lentamente si dischiusero. La sua mano mosse lentamente il pollice per accarezzarmi il viso, poi, vedendomi rossa in viso, si allontanò anche lui, arrossendo ancora di più "Mi perdoni.." Sussurrammo contemporaneamente. Sorrisi abbassando lo sguardo sulle sue scarpe in cuoio. Alzai lo sguardo quando tornò ad avvicinarsi a me,questa volta prendendo delicatamente i miei fianchi. Lo guardai a lungo negli occhi, quando una ciocca dai miei capelli scivolò via dalla treccia ed andò a coprirmi il viso. Lui la scostò lentamente dietro il mio orecchio. Si avvicinò lentamente con il viso contro il mio.
  
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