QUESTA
ONE SHOT PARTECIPA AL
WATER
PRISON DAY
DEL
NEJITEN FAN FORUM.
‘cause NejiTen is love!
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THANKFUL
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Le
strade
buie di Konoha erano vuote. Era ormai sera inoltrata, non lontano dal
crepuscolo. Un’ombra solitaria sedeva in equilibrio sul
parapetto di un ponte
rosso acceso costruito sul fiumiciattolo che attraversava il villaggio.
Era una
gelida notte d’autunno; la figura solitaria tremò,
scossa da una brezza
ghiacciata.
Tenten
guardava
l’acqua scorrerle sotto. Aveva sempre amato quel posto,
qualcosa di quell’acqua
che scorreva riusciva a calmarla. Si celava un’elegante
potere dietro
all’impetuoso ruscello che rifletteva l’orgogliosa
luna sovrastante.
Si
stava
avvicinando velocemente il periodo di vacanza, e come sempre, ricordi
di giorni
di un passato lontano invasero i pensieri della kunoichi. Era stato in
una
notte simile a quella che Tenten aveva udito uno speranzoso bussare
alla porta.
Era molto piccola, e viveva da sola col padre. Lui era uno shinobi
forte e
impavido, e Tenten era sempre stata fiera di essere sua figlia, anche
se lui
non si era mai comportato come un genitore affettuoso. Non che non
l’amasse,
Tenten sapeva che non era vero; c’erano perfino alcuni
momenti in cui lui si
permetteva di abbassare la guardia e mostrare il suo lato
più gentile, ma
davvero di rado. Il più delle volte, si comportava in modo
distante, riuscendo
a malapena a guardarla.
Tenten
non
aveva mai conosciuto sua madre; era morta dandola alla luce, e per
molto tempo,
credeva che suo padre la maledicesse per questo, anche se non
l’aveva mai
detto. Si era sempre chiesta che tipo di donna dovesse essere sua
madre. Da
bambina l’aveva spesso domandato al padre, ma lui non ne
voleva mai parlare di
lei, o della loro vita assieme; non menzionava mai neanche il suo nome.
Non
avevano foto della donna, e per molti anni Tenten non aveva saputo
nemmeno che
aspetto avesse.
Nessuno
nel
villaggio aveva mai parlato di lei, tanto che si era persino chiesta se
avesse mai
davvero avuto una madre. Non fu prima di essere grande abbastanza che
realizzò
che il silenzio era dolore. Suo padre non stava cercando di tenerla
all’oscuro
di tutto, solo non riusciva a pensare alla donna che aveva amato: gli
causava
troppo dolore. Si era dedicato, anime e corpo, al mondo degli shinobi,
diventando uno dei membri più rispettabili degli ANBU, tutto
per dimenticare il
dolore che sentiva dentro. I cittadini che avevano conosciuto sua madre
avevano
deciso di rimanere in silenzio per rispetto del suo dolore. Ma nessuno
aveva
mai pensato a quanto questo facesse sentire male Tenten, che non sapeva
nulla
di sua madre.
All’età
di
cinque anni, aveva trovato un’immagine nascosta della donna.
Sapeva che era lei
senza che nessuno gliel’avesse detto perché quella
donna era identica a lei,
solo più grande. In quel momento Tenten capì che
suo padre non la guardava non
perché la maledicesse per la morte di sua madre, ma
perché gli ricordava così
tanto la donna che aveva amato e perso.
A
poco a
poco, Tenten aveva ricostruito il passato della madre. Era stata una
kunoichi,
un fattore che l’aveva motivata nell’iscriversi
all’accademia e diventare la
più grande kunoichi nella storia del villaggio. Anche se
aveva sempre detto di
voler diventare forte come lady Tsunade, la verità era che
voleva assomigliare
a sua madre. Era entrata nell’accademia perché
aveva sperato che attraversando
gli stessi luoghi in cui era stata sua madre, si sarebbe sentita
più vicina a
lei.
Durante
gli
anni dell’accademia, Tenten si ritrovava spesso seduta in un
banco a chiedersi se
anche sua madre si fosse mai seduta lì; allenandosi coi
bersagli, si chiedeva
se anche sua madre avesse tirato kunai a quell’albero che
aveva appena colpito.
In questo modo, anche se non l’aveva mai conosciuta, si
sentiva più vicina a
lei, e quindi anche al padre.
Ma
tutto
questo finì quando un frettoloso bussare alla porta
svegliò Tenten otto anni
prima. Aveva nove anni a quel tempo. Nel mezzo di una fredda notte
autunnale,
Tenten si era precipitata all’ingresso credendo che suo padre
fosse tornato
prima dalla missione. Sfortunatamente non era quello il caso, e lui non
tornò
mai.
Lo
shinobi
che l’attendeva sulla soglia la informò che suo
padre era stato ucciso in
battaglia. Era morto in modo onorevole, per servire il villaggio. Era
stato
salutato come un eroe al funerale, e Tenten non avrebbe potuto essere
più
orgogliosa o felice per lui, sapendo che si sarebbe presto riunito alla
donna
che non era mai stato capace di dimenticare. Ma
questo non attutiva il suo dolore. Ora non aveva né padre
né madre. Quella
notte, era
diventata orfana, una casualità della vita da shinobi. Suo
padre non aveva una
famiglia, e sua madre era originaria di una terra straniera. Tenten era
rimasta
completamente sola al mondo.
Avendo
compreso
il modo in cui suo padre reagiva al dolore di una perdita, e credendo
che fosse
quello che uno shinobi forte avrebbe dovuto fare, Tenten decise di
seguire il
suo esempio. Ma la sua freddezza le procurava troppa attenzione da
adulti
preoccupati, mentre tutto quello che voleva era essere lasciata sola.
Così
decise di mascherare il dolore dietro a sorrisi e normalità.
Ad ogni modo, come
suo padre, dedicava sempre più tempo agli studi
dell’accademia, riuscendo a
rendere perfetta la sua mira. Vedeva la scuola e la pratica come un
modo per
allontanarsi dal dolore. Dopo essersi diplomata, riuscì ad a
passare con il
secondo voto più alto della classe. Come risultato, era
stata inserita nel team
Gai assieme alle due persone con voto più alto e
più basso del corso, in modo
che i due più bravi bilanciassero le inadeguatezze del
membro meno dotato.
L’uomo
che
doveva essere il suo sensei, era lo stesso che anni prima aveva bussato
alla
sua porta, informandola della morte del padre. A quel tempo, le era
sembrato
l’uomo più spaventoso che potesse esistere, ma
dopo averlo incontrato ancora,
appariva tutta un’altra persona. Era un personaggio
decisamente atipico, ma in
qualche modo, questo le aveva permesso di dimenticare chi fosse stato
per lei
in passato. Spesso si era chiesta se lui la ricordasse. Se sapesse che
era lei
la stessa ragazzina che gli era collassata ai piedi, piangente, mentre
la sua
vita veniva distrutta.
Anche
gli
altri compagni di squadra erano inusuali. Anche se era andata a scuola
con
entrambi, non li aveva mai notati dato che era sempre stata
più attenta nel
provare ad ignorare la vita
circostante
e concentrarsi solo sulle sue armi e sull’abilità
nel utilizzarle. Il ragazzino
che aveva cominciato subito ad adorare il loro sensei era il
più strano dei
tre. Si era guadagnato il voto più basso al diploma
poiché non era in grado di eseguire
ninjutsu o genjutsu, ed essendo relativamente scarso in taijutsu.
Sfidava
spesso l’altro loro compagno, un proclamato genio, affermando
che per merito
del duro lavoro, anche un fallimento come lui poteva battere un
prodigio. Lo
Hyuga non l’aveva apprezzato, e criticava spesso
l’altro ragazzo, dopo averlo
battuto in ogni combattimento.
Tenten
aveva
cominciato ad ammirare il giovane genio. Le ricordava così
tanto suo padre. Era
stato proprio quel pensiero a rompere il
suo proposito. Fino a quel momento aveva mascherato la vera se stessa
dal
mondo, nascondendo la tristezza nel suo cuore. Suo padre era stato un
grande
shinobi, ma tuttavia un uomo pietoso, sempre solo anche se rispettato e
adorato
da molti. Vedendo quanto Neji assomigliasse allo spirito solitario di
suo
padre, Tenten sentì un incontenibile desiderio di stare al
fianco dello Hyuga,
per impedirgli di diventare vittima della stessa solitudine che aveva
strappato
suo padre da questo mondo. Era vero che era morto in battaglia, ma era
passato
molto da quando aveva cessato di essere parte di quel mondo in cui
aveva
vissuto per così tanti anni prima che il suo cuore smettesse
di battere.
All’inizio,
Tenten se l’era presa col compagno dagli occhi bianchi. Aveva
risvegliato in
lei dolori che era riuscita a seppellire e dimenticare da tempo. Ma
dopo un
po’, realizzò di avere bisogno di lui tanto quanto
lui ne aveva di lei. La
solitudine negli occhi di lui rispecchiava la solitudine nella sua
anima.
Quando lo capì, Tenten giurò che gli sarebbe
stata affianco, sperando che
almeno un uomo nella sua vita fosse stato capace di colmare la fredda
solitudine che si era impadronita del suo spirito. Era stata
estremamente
contenta quando Neji aveva cominciato a cambiare dopo la sconfitta
contro
Naruto. Anche se continuava ad essere il solito stoico e serio se
stesso, la
solitudine dietro ai suoi occhi era scomparsa, e aveva imparato a
sorridere e
far entrare gli altri. Era felice per lui. Ma ora che lui cominciava ad
aprire
il suo cuore al mondo, a riaggiustare amicizie rotte, a farsi nuovi
amici,
Tenten si chiedeva se avesse ancora bisogno di lei. Questo pensiero
riportò il
freddo vuoto che aveva provato non troppo tempo prima.
“Tenten.”
“huh?”
la
voce profonda dietro la kunoichi la fece uscire rapidamente dai suoi
pensieri, mentre
si voltava per vedere chi l’aveva chiamata.
“È
tardi.”
Neji si avvicinò alla ragazza seduta sul parapetto rosso.
“Ne
sono
consapevole Neji.” Replicò lei tristemente.
“Hn.”
la
solita risposta dello Hyuga.
“Cosa
ci fai
qui?” domandò Tenten.
“Potrei
chiederti lo stesso.” Ribattè l’altro.
“Solo
pensando.” La ragazza abbassò lo sguardo sul
riflesso della luna, sapendo che
Neji era esattamente dietro di lei.
“…”
lui non
disse niente, sapendo che la kunoichi avrebbe continuato, se avesse
voluto.
“Odio
questa
parte dell’anno.” Sospirò Tenten.
“Hn.”
Neji
aveva notato spesso che l’amica si deprimeva facilmente
durante i mesi
autunnali, ma non si era mai dato pensiero di chiedersi il
perché.
“Mio
padre è
morto in questo periodo dell’anno.”
Continuò lei, “ e mi ha lasciata
completamente sola.” Lo sussurrò a mala pena,
cercando di trattenere le lacrime
che le salivano agli occhi.
Un
lungo
silenzio scese sui due mentre Tenten cercava disperatamente di
mantenere la
compostezza. Anche se aveva abbandonato quel dolore da molto, non aveva
realizzato fino a quel momento quanto Neji significasse per lei. Si era
detta
spesso che loro due erano diventati amici intimi solo perché
obbligati a stare
in squadra con due pazzi, o perché nessuno dei due aveva i
genitori, e in
qualche modo significava che si capivano a vicenda. Ma la
verità era che… lo
amava. E il pensiero che lui potesse non aver più bisogno di
lei nella sua vita
la terrificava. Se se ne fosse andato, sarebbe stata nuovamente sola.
Vero,
sapeva di avere altri amici e altre persone importanti nella sua vita,
ma Neji
era speciale.
“Noi
sei sola
Tenten.” Parlò finalmente lui.
“…”
“Non
ti
lascerò mai essere sola.”
Due braccia robuste
si avvolsero dolcemente attorno a lei, stringendola al petto del Jounin.
“Grazie.”
Sospirò dolcemente Tenten. E
gli era davvero
grata. Per la prima volta in tanti lunghi anni, realizzò di
non essere sola, ed
era molto, molto grata per questo, e lo doveva a Neji.
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--- Celiane4ever’s space ---
Wooooo NejiTen regna!! ^o^
Spero
che
abbiate guardato tutti, carissimi lettori YingYang, la puntata della
prigione
acquatica di oggi, che resterà per sempre nel mio cuore
NejiTentennoso ç.ç
I
doppiatori
italiani per una volta hanno fatto il loro lavoro più che
egregiamente! BRAVI!
Ovviamente,
questa oneshot partecipa al Water Prison
Day, indetto dal NejiTen Fan Forum (www.nejitenfanforum.forumfree.net).
Ecco
il link
originale del capitolo:
http://www.fanfiction.net/s/3634145/13/One_shots_Neji_and_Tenten
Auguro
a
tutti un felice anno nuovo all’insegna del NejiTen, e
ingenerale all’insegna
del canon.
Prossimo
aggiornamentO: Razorblade Kiss (con
un vero capitolo piccante muahahaha)
Baci
a tutti
quelli che amano questa coppia stupenda ^o^
Vale