Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: DonnaEliza    09/05/2015    2 recensioni
Non eri una persona comune: non è comune nascere in una famiglia ricca, e ancora meno comune allontanarsene. Non è comune diventare una ballerina classica.
Invece, le persone comuni vedono le loro case distrutte. Vedono i Titani vagare per le strade. Le persone comuni muoiono, vengono terrorizzate, vengono divorate. Questo è comune, nel tuo mondo.
Quando quel muro ti è crollato addosso, nello spazio di un momento, sei diventata una persona comune.
Non lascerai che succeda di nuovo.
La mia prima fanfiction! Sporca, dura e piena di stress post traumatico. Critics are welcome!
oO°I clean for Heichou°Oo
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Mikasa Ackerman, Nuovo personaggio, Rivaille, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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Sei nata nel distretto di Stohess, all’interno del muro Sina. La tua famiglia era benestante e hai preso lezioni di danza, un vezzo comune per le ragazze della tua estrazione sociale. Quando hai deciso di farne una professione, però, i tuoi genitori si sono opposti; per tutta risposta, sei scappata di casa e ti sei unita al corpo di ballo dell’Accademia cittadina sotto falso nome. Avevi quattordici anni. Due anni dopo, un Titano ha sfondato il Muro nel distretto di Shiganshina, all’interno del Muro Maria. La tua compagnia era in tourneé nella cerchia di mura esterna, e tu eri nel distretto con una tua compagna; eravate state mandate a comprare un sacchetto di pece greca per le scarpe da punta. Non è stato un Titano a colpirvi, ma una sezione di muro cadutavi addosso mentre correvate per i vicoli del distretto: un edificio fatiscente è crollato per la pura violenza delle vibrazioni del terreno, scosso dai passi dei giganti. Il blocco di pietre e malta si è accasciato nello stretto spazio del vicolo, incastrandosi in diagonale, come una tettoia. Tu sei finita nello spazio libero sotto la parte rialzata del muro. La tua compagna è stata schiacciata a terra dall’altra estremità del blocco; l’addome e le gambe sono state polverizzate, mischiate alla nuvola di calcinacci. Il busto, proiettato dalla violenza del colpo, ti è atterrato addosso insieme a una confusione di schegge di pietra e legno, buttandoti a terra. La sua testa, con la violenza di un proiettile, si è abbattuta sul tuo piede, fratturandoti le ossa. Ti ricordi tutto perfettamente. Sei rimasta immobile per un tempo indefinito, finché hai riconosciuto le voci dei soccorritori nel trambusto impossibile che riempiva l’aria; allora ti sei arrischiata a strisciare fuori. Per tutto il tempo hai continuato a stringere il sacchetto di pece tra le mani, con tanta violenza da lacerarlo; quando ti hanno avvicinato eri coperta di scaglie dorate e ti hanno dovuto aprire le mani a forza per separarti dai brandelli di carta del sacchetto. Sei stata trasportata in lettiga su una delle chiatte che lasciavano il distretto via fiume, e curata in uno dei tanti ospedali di fortuna all’interno della cerchia di mura intermedia. Il tuo piede sarebbe guarito; la tua carriera era finita.

Ti sei arruolata nella Milizia appena sei stata di nuovo in grado di camminare. L’hai fatto per la semplice ragione che ti sembrava di avere il fisico adatto per la carriera militare: come ballerina, sei stata addestrata ad avere un equilibrio eccellente e a sostenere sforzi prolungati. Hai avuto occasione in passato di vedere i membri della Legione Esplorativa sfrecciare nell’aria agganciati ai loro Dispositivi di Manovra Tridimensionale e hai sempre pensato che fosse la cosa più simile al volo che l’uomo potesse raggiungere. Doveva essere bello, potersi muovere con tanta libertà. Non l’hai mai confidato a nessuno, però, perché pensare cose simili del pericoloso mestiere dei legionari ti sembrava troppo frivolo. Durante il periodo di addestramento ti sei mossa come una sonnambula. Lo shock di aver visto una persona che ti era amica esplodere e morire davanti ai tuoi occhi, addosso al tuo corpo, ha come spento diversi interruttori nel tuo cervello, e tu osservi le cose accadere, e riesci a prenderne parte, ma tutto accade come a qualcun altro. I compagni del tuo corso ti sembrano degli strani animali esotici: Eren e i suoi strani scatti di rabbia, che sembrano accadere al di fuori da ogni contesto; Mikasa e la sua maniacale ossessione per il fratellastro; Sasha, che sembra di gran lunga troppo interessata al cibo per essere davvero concentrata sull’addestramento. Connie e Jean sono rumorosi e strafottenti come se fossero sempre in una taverna, impegnati a gareggiare su chi ce l’ha più lungo; hai conosciuto fin troppi ragazzi così. Per contro, individui come Armin, Christa o Marco ti sembrano anche troppo equilibrati e gentili per essere persone che hanno passato quello che tutti avete passato. Ti sfugge la motivazione di quasi tutti, e ti dimentichi che neanche tu sei mossa da chissà quali elevati intenti. Dell’addestramento ricordi specialmente il disagio: d’inverno tutto è umido e freddo, dagli stivali che assorbono il fango del suolo e non fanno in tempo ad asciugarsi durante la notte al cibo che, versato dai pentoloni della cambusa nelle vostre gamelle di latta, congela in un secondo. D’estate le zanzare vi divorano tutti, il sudore vi incolla addosso gli abiti già sudici di polvere e vi fa bruciare gli occhi. Le cinghie del Dispositivo di Manovra Tridimensionale segano la pelle e lasciano piaghe che bruciano come scottature. I cavalli puzzano, le coperte dei dormitori puzzano, tutto puzza di sudore stantìo e muffa.

Come prevedevi, tu e il DMT vi siete innamorati a prima vista. Il tuo senso dell’equilibrio è stato lodato perfino dal capo istruttore Shadis, che non risparmia insulti a nessuno; tuttavia, neppure nove anni di danza classica hanno potuto preparare la tua schiena al micidiale colpo di frusta che i cavi infliggono quando strappano il corpo dal suolo per trasportarlo in alto. Durante le prime due settimane tutti vi aggiravate per il campo come tanti anziani afflitti dall’artrite, ed è sbocciato un fiorente commercio di unguenti e impiastri medicamentosi. Ma lanciarsi nell’aria… è una sensazione inimmaginabile. Tutto si annulla, la tua testa si riempie di cielo e vento, le tue braccia spalancate avvolgono il mondo. Il problema è il combattimento. Distratta dall’euforia del volo dimentichi di prendere la mira, non estrai in tempo le lame e ti lasci cogliere di sorpresa troppo facilmente. Il primo mese di addestramento la tua valutazione è appena sufficiente. E’ Mikasa a trarti d’impaccio; un pomeriggio, mentre state riponendo l’attrezzatura, ti si avvicina e, seria come una scolaretta, dichiara:
-Devi impegnarti di più nel combattimento. Questa non è una scuola per acrobati; se non sei in grado di concentrarti sul bersaglio i tuoi compagni possono morire. Anche cittadini innocenti potrebbero morire.
La fissi esterrefatta; questa è forse la prima volta che Mikasa ti rivolge la parola per qualcosa di diverso dal chiederti di passarle il sale, e lo fa per rimproverarti.
-Beh, grazie tante, Mikasa. Sono sicura che ora che mi hai rimproverato tu sarà tutto diverso.
-Sono venuta per aiutarti – replica lei. – Sono la migliore del nostro corso, credo di poterti dare una mano.
Non puoi darle torto.
Per settimane, tu e Mikasa vi allontanate di nascosto dai vostri quartieri dopo che le luci vengono spente e vi dirigete al bosco in cui già si svolgono gli addestramenti durante il giorno. Per tre, quattro ore ogni notte Mikasa ti attacca senza pietà, alla debole luce delle stelle e di una scarna luna calante. Non usate lame: lei ti colpisce a calci e pugni, e tu simuli i fendenti brandendo l’elsa della spada regolamentare, a cui non hai applicato la lama. I commilitoni cominciano a chiacchierare sui misteriosi lividi che sembrano sbocciarvi addosso da un giorno all’altro, senza apparenti ragioni. L’unico che è a parte del vostro segreto è Armin: sembra che nessuno riesca a tenere un segreto con lui, è come se emanasse una potente aura di affidabilità. Puoi raccontargli qualunque cosa: lui comprenderà, non ti giudicherà e non lo racconterà in giro. Sei a tuo agio con lui, ma non gli racconti il tuo passato, non per quanto riguarda l’incidente. Quel ricordo ti rimane piantato in gola, e non vuole uscire.
Nemmeno Eren sa dei vostri incontri notturni: Mikasa sa che vorrebbe seguirvi, e non vuole che si stanchi più di quanto già non faccia. Quei due hanno uno strano rapporto, ma nessuno, nemmeno Jean, riesce a farci sopra qualche battutaccia. Per quanto contorto, il loro legame è al di sopra del biasimo comune.
Quando il mese arriva alla luna nuova, i tuoi progressi nel combattimento aereo sono soddisfacenti, e tu e Mikasa potete tornare a dormire un numero ragionevole di ore per notte. Non siete diventate amiche: non sembra possibile che Mikasa si apra con qualcun altro oltre ad Armin e Eren, è come se avesse esaurito lo spazio a disposizione per le amicizie. Ma avete imparato a rispettarvi, e vi imbarcate in lunghe conversazioni sulle tattiche di combattimento tridimensionale; lei è affascinata dalla tua flessibilità e tu le insegni come stirare i muscoli per aumentare la scioltezza. A volte riuscite anche a chiacchierare di argomenti futili, come il rancio o la difficoltà di trovare un pezzo di sapone per lavarsi che non si sciolga tutto appena immerso in acqua, ma tutto ritorna inevitabilmente all’esercito. La vita esterna non esiste più. Per molti di voi, è meglio non ricordarla affatto.

La persona con cui hai legato di più è stata Annie: vederla pestare Eren e Reiner come uva da vendemmia è stato esilarante, e non hai resistito ad avvicinarla, quando si è allontanata dalle due sagome a terra. Le sei letteralmente corsa dietro, mentre lei camminava con le mani sprofondate in tasca e l’espressione da cane da combattimento sempre stampata in faccia.
-Leonhardt!
-Ah, Valeshka. Cosa vuoi?
-Devo, devo farti i complimenti per come hai ridotto quei due. E’ stato il momento migliore della mia settimana, e se per te è stata ordinaria amministrazione, allora le tue settimane devono essere spettacolari!
-Ma guarda, - ghigna lei. –Non sapevo che sapessi parlare così a lungo. A volte mi dimentico che esisti.
-Lo prenderò come un complimento. Puoi insegnarmi a picchiare così?
Si ferma e si volta a guardarti, sempre con le mani in tasca. -Ti dirò quello che ho detto a Jaeger: questo addestramento è inutile. Il combattimento corpo a corpo non ti servirà a nulla contro i giganti. Sempre che tu non voglia invece entrare nella milizia cittadina.
-Non voglio entrare nella milizia, voglio arruolarmi nella Legione Esplorativa.
-Allora risparmia tempo e forze; fai finta di combattere quando ti guardano e sfrutta le ore di combattimento per qualcosa di utile. Cercare di farti ricrescere i capelli, per esempio. Di spalle ti si scambia per Springer, è imbarazzante.
-Non mi interessa il combattimento a scopi militari- ribatti, strofinandoti con una mano la stoppa di due centimetri che ti ricopre la testa. –Sarò onesta con te: non credo di essere una persona particolarmente simpatica, e la gente come me prima o poi finisce per litigare con qualcuno. Visto che quel qualcuno potrebbe essere un simpaticone come Jean, voglio essere sicura di poterlo sbatacchiare come un cuscino nel caso se lo meritasse.
Annie si concede una risata. Ha un sorriso accattivante, quando si degna di condividerlo con gli altri.
-Questa è probabilmente la migliore risposta che chiunque potesse darmi. Niente male, Valeshka: ti insegno volentieri.

La base su cui poggia lo stile di combattimento di Annie è semplice: sfrutta quel che sai fare meglio. La danza ti ha dato grande forza nelle gambe, quindi ti insegna a tirare calci per ogni occasione; questo ti torna doppiamente utile dal momento che tenere la guardia non ti viene naturale e i calci sono il modo migliore di tenere a distanza l’avversario. Le lezioni di combattimento con Annie sono divertenti e permettono a entrambe di fare una bella figura durante l’addestramento, anche se causano grande disappunto agli avversari di entrambe quando Shadis vi costringe a fare coppia con qualcun altro a parte voi due. Armin finisce regolarmente col culo all’aria (ci sarebbero altri modi di far atterrare l’avversario, ma questo è troppo divertente) e a te dispiace troppo infierire sul poveretto; è molto meglio quando fai sparring con Connie o Sasha, che prendono tutto come uno spasso e si fanno grandi risate anche mentre volano in aria. A volte Shadis fa un giro di sparring a turno con ciascuno di voi, nel qual caso tutti mangiano la polvere; hai però la sensazione che Annie lo faccia vincere per partito preso, per proteggere un qualche ordine naturale delle cose.

Agli esami finali ti sei diplomata quattordicesima. La cosa ti va bene: non avresti comunque voluto unirti alla Polizia Militare, e avresti solo rubato posto per qualcun altro. La serata di festeggiamenti è stata allegra e rumorosa; Eren non è riuscito a tenere a bada i nervi e si è lanciato in un’invettiva contro tutti quelli che non credono realmente nella battaglia contro i Titani. Gli animi di molti si sono infiammati, nell’ascoltarlo. E’ sorprendente il carisma che acquista quel ragazzetto scarno e non molto alto quando viene preso dalla foga: diventa trascinante se sta incoraggiando qualcuno e terrificante se si arrabbia. Lo ascolti, nel silenzio generale, e pensi che ha ragione; pensi che sei d’accordo con lui, e che gli esseri umani potrebbero riprendersi il mondo aperto. Pensi che dev’essere bello, anche se terribile, essere divorati da un fuoco come quello di Eren. Tu non provi niente di simile. Non hai mai visto un Titano da vicino: quando è scoppiato l’inferno, a Shiganshina, hai fatto in tempo a vedere solo le sagome sfocate delle teste oltre ai tetti, nel polverone, prima di girarti e cominciare a correre; è stata questione di minuti prima che il muro ti crollasse addosso, e poi ci sono stati solo suoni, le urla terrorizzate della gente e gli schianti spaventosi dei passi dei giganti. Per la prima volta, mentre resti in piedi immobile in mezzo alla gente che riprende a chiacchierare e a bere dopo che Eren ha terminato il suo discorso ed è scappato fuori dalla baracca, ti rendi conto che non hai idea di cosa ti aspetta. Poi Sasha ti si avvicina e ti chiede se intendi finire il pezzo di formaggio che tieni in mano, perché nel caso lei lo mangerebbe volentieri. Così hai ripreso a bere, hai scherzato con gli altri e cantato canzonacce da taverna seduta sui tavoli del refettorio. Hai salutato Annie, che entrerà nella Polizia Militare e ti ha regalato una coppia di forcine di madreperla per i capelli, ordinandoti di lasciarli crescere abbastanza da poterle usare, un giorno. Hai scherzato anche con Eren, quando è rientrato nella baracca. Ti ha detto che, visto come combatti, non sa se desiderare che tu e sua sorella dividiate la stessa camera o che stiate più lontane possibile l’una dall’altra. Durante l’ultima notte al campo addestramento, le luci sono state spente alla solita ora, e tutti siete andati obbedientemente a letto, ma il buio nella camerata è stato pieno del respiro di molte persone che fissavano il soffitto, chiedendosi cosa il futuro avrebbe riservato loro. 
   
 
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