Note Autrice:
Questa volta le inserisco qui!
Salve a tutti, ultimo capitolo! Ringrazio
tutti quelli che l’hanno inserita tra le seguite, le ricordate, le preferite, a
chi ha recensito, a chi ha letto e a chi l’ha seguita dal primo all’ultimo
aggiornamento! ç_ç vi ringrazio
infinitamente! P.s. Rosso_Pendragon ha voluto inserito una cosuccia alla fine,
una frase, io l’ho accontentata perché le voglio bene e perché piaceva anche a
me ^^” quindi se volete ucciderci noi siamo preparate anche a questo! Un bacio ;*
Correva.
Il cuore
in gola, i pensieri erano assenti. Il piede che schiacciava sull’acceleratore,
le mani stringevano il volante e gli occhi languidi incatenati alla strada e al
fumo che saliva, ancora, nel cielo.
Merlino,
l’aveva lasciato solo. Solo in mezzo alle fiamme che adesso, le poteva vedere,
erano furiose e alte.
Si
levò la giacca prendendo una mascherina che teneva in macchina, svuotò una
bottiglia d’acqua sopra di lui e sposandosi tra i passanti, tra le grida di Unith e gli amici in lacrime, si addentrò dentro la casa.
I pompieri
avevano cercato di fermarlo, avevano provato a dire che era impossibile
entrare, ma non gli importava. Lì dentro c’era Merlino.
Le fiamme
divoravano tutto, bruciavano qualsiasi cosa si trovasse sul loro passaggio,
scricchiolava tutto quanto.
Le scale
erano piene di oggetti infuocati, ma aveva troppa adrenalina in corpo per permettere
alla paura o all’ansia di sopraffarlo, vide la porta di casa che era totalmente
masticata dal fuoco e con qualche colpo cedette.
Delle
fiamme si alzarono, si abbassò coprendosi per poi correre in direzione della
stanza. Provò ad aprirla mentre gridava il nome del ragazzo, ma non ricevette
risposta. Si passò le mani tra i capelli, adesso il cuore batteva troppo forte
e la lucidità gli venne a mancare, voleva piangere ma cercò di tornare in sé,
doveva farlo.
Tossì,
andò in bagno per bagnarsi ancora una volta, cercò in cucina qualcosa per
sbloccare la porta, poi la vide lì. Una chiave a terra.
Spalancò
la porta e vide Merlino disteso a terra, privo di sensi.
Se lo
caricò nelle spalle e cercò, con difficoltà, di dimenarsi tra quelle fiamme,
che adesso sembravano essere più alte e più calde.
Poi un’esplosione,
rimasero tutti in silenzio.
Il fuoco
aveva divorato tutta la casa, inghiottendo nel fumo i due ragazzi, ma poi ecco
che dalla foschia spuntarono due ombre.
Arthur
che portava in spalla l’altro ragazzo, poggiandolo per terra cadendo sulla
superficie accanto a lui.
Accorsero
i paramedici, il biondo si girò verso Merlino se devo morire, pensò, voglio
vederlo per l’ultima volta. Dopo fu solo un ricordo sfumato.
Buio,
immagini di lingue di fuoco che inghiottivano Merlino, caldo, il fumo che
penetrava nei suoi polmoni impedendogli di respirare, pioggia che cadeva incessante
su di lui. Il suo ultimo sguardo a Merlino << Merlino >> lo gridò quel nome, mentre si svegliava di colpo
mettendosi a sedere.
Morgana
gli fu accanto << Artù stai bene? >> lo accarezzava, aveva smesso di
piangere da poco, il fratello notava i suoi occhi rossi e gonfi.
L’abbracciò
per poi scostarsi, scendendo dal letto, la sorella cercava di farlo rimanere a letto
<< Artù dove vuoi andare? Stai giù
>> ma l’altro non l’ascoltava, gli girava ancora
la testa, l’immagine di Merlino disteso sull’asfalto insieme a lui era vivida
nella sua mente << Merlino, devo
andare da Merlino >> .
Morgana
lo guardava << Artù.. >> la voce strozzata, Artù chiuse gli occhi
stringendo le labbra per poi voltarsi a guardare la sorella << Cosa? >> non voleva, non poteva
credere, non era pronto a lasciarlo andare. Non poteva essere come pensava, era
vivo doveva essere vivo.
<<
Artù, lui.. non
si sveglia >> l’aveva detto tra un singhiozzo e un altro, il biondo
scattò verso il corridoio senza sapere dove andare, fino a quando non vide Unith uscire da una stanza.
Le andò
in contro, la donna piangeva i suoi occhi erano gonfi e rossi, non appena gli
sguardi s’incrociarono Unith non poté fare a meno di
abbracciarlo << Grazie >>
sembrava ripeterlo all’infinito.
Lance
e Gwaine erano sconvolti
andarono incontro all’amico, abbracciandolo.
Si trovò
difronte la porta della stanza, aveva paura a entrare, ma una volta messa la
mano sulla maniglia fu inghiottito dal semibuio della camera. Si avvicinò piano
alle finestre aprendo le serrande per fare entrare luce, e la Luna gli mostrò
il corpo dormiente di Merlino.
Gli si
avvicinò lentamente, si sedette sul lettino prendendo la mano dell’altro. Si era
trattenuto così tanto che al tocco delle loro mani
scoppiò in un pianto che sembrava non voler smettere.
<<
Non lasciarmi, ti prego >>
cercava di calmare i suoi singhiozzi, ma più provava a calmarsi più il pianto
diventava persistente << Non
lasciarmi anche tu >> parole sussurrate. Erano passate diverse ore e
si era addormentato stremato sopra il petto del moro.
<<
Signore, non crede che abbiamo esagerato
questa volta? >> Elyan era seduto nel
divano mentre giocherellava con il bicchiere, dove un attimo prima c’era del whisky.
<<
Non farti scrupoli ragazzo, prendi i tuoi
soldi e torna alla tua vita >> poggiò il bicchiere sul tavolino,
sorridendo al ragazzo mentre avanza una busta con dei soldi.
Il
ragazzo la prese girandosela tra le mani << Signore, io non so.. >> la sua
voce era titubante.
<< Ragazzo abbiamo
un patto. Adesso va via e ricorda se qualcuno lo dovesse venire a sapere, tu
sarai distrutto. E’ una promessa. >> così dicendo si
alzò intimandolo a lasciarlo da solo.
Elyan gli
stringeva la mano << Arrivederci
Signor Pendragon >> così dicendo se ne andò
via, tornando sulla nave salpando da quel porto per non farci più ritorno.
Uther
era passato in ospedale più per parlare con il figlio che per vedere come stava
Merlino, aveva cercato di convincerlo a tornare a casa e alla sua vera vita ma
Artù scosse la testa mandandolo via. Strinsero un accordo, se avesse preso in
mano le redini dell’azienda, lui l’avrebbe lasciato in pace. E così Artù
strinse l’accordo, anche se non gli andava a genio, ma per Merlino avrebbe
fatto tutto.
Erano
passati quattro giorni e Merlino ancora non si era svegliato, facevano i turni
Artù e Unith, ma il più delle volte era il biondo a
restargli accanto. Unith si districava tra il lavoro
e l’ospedale, spesso e volentieri si addormentava dopo dieci minuti che sedeva
accanto al figlio. Arthur con delicatezza la poggiava nel divanetto nella
stanza per farla stare più comoda e restava lui vicino al moro.
Gli
raccontava di tutto. Barzellette, magari si sarebbe svegliato ridendo e gli
avrebbe fatto sentire di nuovo il suono della sua risata; la sua giornata, se
era successo qualcosa di buffo oppure qualche pagina di un libro, di una
rivista qualsiasi cosa.
Alle volte,
specialmente la sera, si poggiava la guancia sulla mano di Merlino e chiudeva
gli occhi, lasciando di tanto in tanto qualche bacio sul palmo << Sai, pensavo che potremmo andare da qualche
parte, solo tu ed io, che ne pensi? >> e lo guardava sorridendo
malinconicamente << Andremo ovunque
vorrai >> la voce cominciava a spezzarsi, le
lacrime era pronte per scendere dagli occhi.
<<
In uno chalet in montagna, in mezzo alla
neve magari >> le lacrime ormai gli solcavano il viso e piangeva in
silenzio << Se preferisci faremo un’arrampicata
in montagna, ti porterò in cima a quella più alta >> si poggiò sul
suo petto, il cuore batteva come sempre, mentre il sonno prendeva possesso del
suo corpo.
Si sentì
chiamare, ma non riusciva a vedere nessuno, solo buio.
Non sapeva
dire se era sotto un cielo senza stelle oppure immerso
nel mare buio di notte, era Artù che lo chiamava ma non riusciva a rispondere,
non riusciva a vederlo.
Era
buio ma lui sentiva caldo, come se avesse delle fiamme su di sé. Fiamme. Si ricordò
che era svenuto, la casa aveva preso fuoco, ma adesso non sapeva dire dove si
trovava.
Sentiva
solo Arthur che lo chiamava, che lo baciava, che piangeva ma non riusciva a
raggiungerlo, perché non ci riusciva? Cominciò a
piovere in quello strano posto, nonostante fosse immerso in quella che sembrava
acqua. Sentiva piangere una donna, sua madre, le voci di Lance e Gwaine, le strette di Morgana e Gwen.
Vorrei raggiungervi,
pensava.
Poi sentì
il biondo poggiarsi sul suo petto e addormentarsi. Come poteva essere che
sentiva ciò che avveniva sul suo corpo ma la sua mente era come lontana da tutto il resto?
Era la
mattina del quinto giorno, Artù aveva lasciato spazio alle visite degli amici
ed era andato fuori per fumarsi una sigaretta.
La sigaretta
era lì tra le sue dita mentre si fumava da sola, di tanto in tanto faceva
qualche tiro, strofinandosi con l’altra mano gli occhi. Era stanco, dormiva
male, mangiava a stento qualcosa di commestibile, beveva caffè e senza Merlino
sembrava respirare a fatica.
Vedeva
allontanarsi piano quella stupida maledetta balena, prendere il largo e
lasciarlo ancora una volta solo in mezzo ad una tempesta che lo sapeva, non
sarebbe passata in fretta.
Sentiva
tutti ma mancava Artù, dov’era finito, si chiese, cominciando a sentire dolore
al cuore.
Lo gridò
quel nome, qualcuno doveva pur sentirlo << Artù >> lo urlò più volte, per poi piangere. Si sentì
stringere la mano e asciugare le lacrime cadute sulla guancia, il cuore prima
accelerò il ritmo poi si stabilizzò, sorrise lievemente aprendo piano gli occhi.
Erano
tutti lì attorno a lui, aveva gridato il nome di Artù, aveva pianto e sorriso,
doveva essere un buon segno, si sarebbe svegliato, l’avrebbe fatto. Aspettarono
e attesero minuti che sembravano ore, lo diventarono ma poi come fosse un miraggio aprì piano gli occhi.
Guardò
in giro, era notte. Lance e Gwen dormivano seduti sul
divano, Unith accanto a loro; Morgana e Gwaine dormivano appoggiati al muro, ma non vedeva Artù.
Poi vicino
il suo letto vide spuntare dei capelli biondi, sorrise, gli passò le dita tra
quei fili dorati delicatamente, l’altro spostò inconsciamente la testa verso
quel tocco, fino a svegliarsi.
Si girò
verso l’alto, aveva paura che fosse solo un’illusione, invece vide due occhi
blu guardarlo.
Si avvicinò
a lui e lo baciò, aveva così tanta voglia di sentire di nuovo quelle labbra. Lo
accarezzò e lo baciò per quelli che sembrarono minuti infiniti.
<<
E’ tutto apposto, sono qui Arthur
>> adesso lo stava abbracciando, finalmente stava
sfiorando quella pelle, sentiva il profumo dei suoi capelli, rivedeva quegli
occhi.
Sembrava
passata un’eternità dall’ultima volta senza Artù.
Si presero qualche altro istante, poi svegliarono gli altri e
chiamarono il medico.
Passò
qualche altro giorno in ospedale, quando finalmente uscì e tornò a casa vide la
devastazione.
Era un
cumulo di cenere. Non esisteva più niente.
Artù
aveva visto mutare la sua espressione, solo triste amarezza dipinta sul quel
viso perfetto << Ehi, vieni qui >> e lo strinse tra le sue braccia. L’altro si
lasciò cullare da quella piacevole dolcezza << Non ho più un posto dove andare >>
il suo tono era piatto, Unith lo guardava rattristata
<< Tesoro, in realtà.. >>
gli sorrise e guardò il biondo.
Merlino
guardò entrambi più confuso che altro, Artù si passò
le mani tra i capelli << In realtà
io avrei comprato una villa, bifamiliare >>
<<
Che cosa? >> Merlino era
incredulo, senza parole, riuscì solo a sorridere confuso.
<<
Per noi, l’ho comprata per noi
>> Artù indicò se stesso, Merlino e Unith. Il moro
scoppio a piangere e ridere, mentre si dirigevano verso la nuova casa.
Nelle
ore in cui non poteva stare con Merlino, si era messo alla ricerca di una casa,
dove poter andare a stare con lui non appena si fosse svegliato, trovò una
villa bifamiliare e non ci pensò due volte a comprarla e portare tutto il necessario.
Era sera,
finalmente erano tutti tornati sereni, avevano cenato insieme e festeggiato,
riso e bevuto. Unith fu la prima ad andare a dormire,
nella sua nuova casa dall’altra parte del cancello, poi tornarono a casa anche
gli altri lasciando soli i due ragazzi.
Erano
distesi nel letto, abbracciati << Sei
un pazzo Artù Pendragon >> gli aveva
sussurrato a fior di labbra, l’altro si era avvicinato baciandolo, leccandogli
le labbra fino a intrecciare con la propria lingua quella del moro.
Le mani
di Merlino scivolavano lente sugli addominali scolpiti di Artù, gli sollevo la
maglietta stringendogli parti di pelle, sfamandosi delle sue labbra.
Artù stava
impazzendo, pensava che non avrebbe mai più sentito il tocco di Merlino su di
lui, Dio se lo faceva impazzire. Gli sfilò la maglietta e gli baciò il collo,
lasciando scie calde e bagnate, la mano scivolava sul corpo del moro fino ad
arrivare all’erezione prorompente che si sollevava dai pantaloni.
Merlino
fece scivolare anche la propria mano sull’erezione del compagno, trovandola già
dura.
Entrambi
cominciarono a procurare piacere l’uno all’altro, il moro si levò i pantaloni
mentre continuava ad ansimare sentendo anche l’altro gemere. Si spostò sopra il
biondo senza fermare il piacere, lo stava baciando nel collo, prese le mani di Artur e gliele portò alla testa << Merlino..
>> aveva mormorato contrariato.
Il moro
gli si avvicinò all’orecchio << Fidati
>> gli aveva sussurrato per poi riprendere a lambirgli con le labbra la
pelle, fino ad arrivare alla vita. Gli sfilò i calzoni, continuando a lambire
con le mani e le labbra le gambe del biondo.
Lo baciò
ovunque, giocherellò con la lingua sull’asta del pene fino alla punta, sentendo
il biondo gemere senza freno, gli leccò il frenulo facendo ansimare di più il
biondo che s’inarcò leggermente mentre quest’ultimo sussurrava il suo nome. Si leccò
le dita per poi dirigerle verso l’apertura del biondo, che rabbrividì di
piacere nel sentire le dita dell’altro dentro di sé. Merlino muoveva piano le
dita per fare abituare Artù alla sua presenza, mentre con la bocca continuava a
sollecitare l’erezione.
Si bagnò
leggermente il pene e piano si addentrò dentro Artù, che si mosse verso il moro
cingendo con le gambe i suoi fianchi.
Merlino
aveva cominciato a muoversi, andando a toccare il punto del piacere dell’altro
che continuava a gemere senza misura sussurrando il suo nome di tanto in tanto.
Le labbra
si sfioravano, si separavano, respiravano l’una sull’altra mentre Artù era
totalmente preso da tutta quella passione ed eccitazione che lo stava
sovrastando, più Merlino spingeva dentro di lui andando a toccare il punto di
piacere più lui gemeva. Sentiva il moro ansimare sopra di lui e si eccitava
ancora di più, sentiva l’erezione pulsare stava per venire << Mi mandi gli ormoni in cristomadonna
>> e venne sporcando il proprio addome e quello dell’altro, godendo di più nel sentire l’altro raggiungere l’orgasmo.
Merlino
si accasciò al lato del biondo sfinito, sorridendo, con i brividi del piacere
ancora a fior di pelle. Arthur si girò ansimante sfiorando il petto dell’altro
<< Ti Amo, Merlino >> gli si fece più
vicino << Non farmi preoccupare mai
più così tanto, perché sarei capace di seguirti anche all’inferno pur di
riaverti con me >> gli stampò un bacio sulle labbra ancora colme di
desiderio.
L’altro
lo guardò sorridendogli << Abbracciami
>> mentre si faceva avvolgere
dalle braccia del biondo << Ti amo
anch’io >> un ultimo sussurrò sulle labbra, e poi Merlino si
addormentò contento di aver finalmente saputo addomesticare quell’uomo che tanto desiderava e amava, il capitano
della sua rotta.
Arthur
lo guardò addormentarsi profondamente, sentì la felicità propagarsi fino ad
arrivare al cuore. Si addormentò piano anche lui mentre stringeva di più a sé quella
balena che riservava ancora tanti misteri, ma con lui a fianco avrebbe solcato
qualsiasi mare, qualsiasi abisso, superato qualsiasi tempesta.