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Autore: Eresseie93    02/06/2015    5 recensioni
Per ora la mia mente viaggia inesorabile!! :D Salve a tutti.. doveva essere una Oneshot e invece si è prolungato, fa niente ;P
Cito dal testo e non voglio anticipare troppo:
Guardava il muro accanto a sé nell’attesa che il sonno arrivasse. Era una persona razionale, alle volte troppo, come diceva suo padre “ i sentimenti sono per i deboli e per le femmine ” però era anche una persona obiettiva. Non si scandalizzava a dire che un uomo era bello o piacente, se qualcosa era in un modo era inutile dire che non lo fosse.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Galvano, Lancillotto, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Note Autrice:

Questa volta le inserisco qui!

Salve a tutti, ultimo capitolo! Ringrazio tutti quelli che l’hanno inserita tra le seguite, le ricordate, le preferite, a chi ha recensito, a chi ha letto e a chi l’ha seguita dal primo all’ultimo aggiornamento! ç_ç vi ringrazio infinitamente! P.s. Rosso_Pendragon ha voluto inserito una cosuccia alla fine, una frase, io l’ho accontentata perché le voglio bene e perché piaceva anche a me ^^” quindi se volete ucciderci noi siamo preparate anche a questo! Un bacio ;*

 

Correva.

Il cuore in gola, i pensieri erano assenti. Il piede che schiacciava sull’acceleratore, le mani stringevano il volante e gli occhi languidi incatenati alla strada e al fumo che saliva, ancora, nel cielo.

Merlino, l’aveva lasciato solo. Solo in mezzo alle fiamme che adesso, le poteva vedere, erano furiose e alte.

Si levò la giacca prendendo una mascherina che teneva in macchina, svuotò una bottiglia d’acqua sopra di lui e sposandosi tra i passanti, tra le grida di Unith e gli amici in lacrime, si addentrò dentro la casa.

I pompieri avevano cercato di fermarlo, avevano provato a dire che era impossibile entrare, ma non gli importava. Lì dentro c’era Merlino.

Le fiamme divoravano tutto, bruciavano qualsiasi cosa si trovasse sul loro passaggio, scricchiolava tutto quanto.

Le scale erano piene di oggetti infuocati, ma aveva troppa adrenalina in corpo per permettere alla paura o all’ansia di sopraffarlo, vide la porta di casa che era totalmente masticata dal fuoco e con qualche colpo cedette.

Delle fiamme si alzarono, si abbassò coprendosi per poi correre in direzione della stanza. Provò ad aprirla mentre gridava il nome del ragazzo, ma non ricevette risposta. Si passò le mani tra i capelli, adesso il cuore batteva troppo forte e la lucidità gli venne a mancare, voleva piangere ma cercò di tornare in sé, doveva farlo.

Tossì, andò in bagno per bagnarsi ancora una volta, cercò in cucina qualcosa per sbloccare la porta, poi la vide lì. Una chiave a terra.

Spalancò la porta e vide Merlino disteso a terra, privo di sensi.

Se lo caricò nelle spalle e cercò, con difficoltà, di dimenarsi tra quelle fiamme, che adesso sembravano essere più alte e più calde.

Poi un’esplosione, rimasero tutti in silenzio.

Il fuoco aveva divorato tutta la casa, inghiottendo nel fumo i due ragazzi, ma poi ecco che dalla foschia spuntarono due ombre.

Arthur che portava in spalla l’altro ragazzo, poggiandolo per terra cadendo sulla superficie accanto a lui.

Accorsero i paramedici, il biondo si girò verso Merlino se devo morire, pensò, voglio vederlo per l’ultima volta. Dopo fu solo un ricordo sfumato.

Buio, immagini di lingue di fuoco che inghiottivano Merlino, caldo, il fumo che penetrava nei suoi polmoni impedendogli di respirare, pioggia che cadeva incessante su di lui. Il suo ultimo sguardo a Merlino << Merlino >> lo gridò quel nome, mentre si svegliava di colpo mettendosi a sedere.

Morgana gli fu accanto << Artù stai bene? >> lo accarezzava, aveva smesso di piangere da poco, il fratello notava i suoi occhi rossi e gonfi.

L’abbracciò per poi scostarsi, scendendo dal letto, la sorella cercava di farlo rimanere a letto << Artù dove vuoi andare? Stai giù >> ma l’altro non l’ascoltava, gli girava ancora la testa, l’immagine di Merlino disteso sull’asfalto insieme a lui era vivida nella sua mente << Merlino, devo andare da Merlino >> .

Morgana lo guardava << Artù.. >> la voce strozzata, Artù chiuse gli occhi stringendo le labbra per poi voltarsi a guardare la sorella << Cosa? >> non voleva, non poteva credere, non era pronto a lasciarlo andare. Non poteva essere come pensava, era vivo doveva essere vivo.

<< Artù, lui.. non si sveglia >> l’aveva detto tra un singhiozzo e un altro, il biondo scattò verso il corridoio senza sapere dove andare, fino a quando non vide Unith uscire da una stanza.

Le andò in contro, la donna piangeva i suoi occhi erano gonfi e rossi, non appena gli sguardi s’incrociarono Unith non poté fare a meno di abbracciarlo << Grazie >> sembrava ripeterlo all’infinito.

Lance e Gwaine erano sconvolti andarono incontro all’amico, abbracciandolo.

Si trovò difronte la porta della stanza, aveva paura a entrare, ma una volta messa la mano sulla maniglia fu inghiottito dal semibuio della camera. Si avvicinò piano alle finestre aprendo le serrande per fare entrare luce, e la Luna gli mostrò il corpo dormiente di Merlino.

Gli si avvicinò lentamente, si sedette sul lettino prendendo la mano dell’altro. Si era trattenuto così tanto che al tocco delle loro mani scoppiò in un pianto che sembrava non voler smettere.

<< Non lasciarmi, ti prego >> cercava di calmare i suoi singhiozzi, ma più provava a calmarsi più il pianto diventava persistente << Non lasciarmi anche tu >> parole sussurrate. Erano passate diverse ore e si era addormentato stremato sopra il petto del moro.

 

<< Signore, non crede che abbiamo esagerato questa volta? >> Elyan era seduto nel divano mentre giocherellava con il bicchiere, dove un attimo prima c’era del whisky.

<< Non farti scrupoli ragazzo, prendi i tuoi soldi e torna alla tua vita >> poggiò il bicchiere sul tavolino, sorridendo al ragazzo mentre avanza una busta con dei soldi.

Il ragazzo la prese girandosela tra le mani << Signore, io non so.. >> la sua voce era titubante.

<< Ragazzo abbiamo un patto. Adesso va via e ricorda se qualcuno lo dovesse venire a sapere, tu sarai distrutto. E’ una promessa. >> così dicendo si alzò intimandolo a lasciarlo da solo.

Elyan gli stringeva la mano << Arrivederci Signor Pendragon >> così dicendo se ne andò via, tornando sulla nave salpando da quel porto per non farci più ritorno.

Uther era passato in ospedale più per parlare con il figlio che per vedere come stava Merlino, aveva cercato di convincerlo a tornare a casa e alla sua vera vita ma Artù scosse la testa mandandolo via. Strinsero un accordo, se avesse preso in mano le redini dell’azienda, lui l’avrebbe lasciato in pace. E così Artù strinse l’accordo, anche se non gli andava a genio, ma per Merlino avrebbe fatto tutto.

Erano passati quattro giorni e Merlino ancora non si era svegliato, facevano i turni Artù e Unith, ma il più delle volte era il biondo a restargli accanto. Unith si districava tra il lavoro e l’ospedale, spesso e volentieri si addormentava dopo dieci minuti che sedeva accanto al figlio. Arthur con delicatezza la poggiava nel divanetto nella stanza per farla stare più comoda e restava lui vicino al moro.

Gli raccontava di tutto. Barzellette, magari si sarebbe svegliato ridendo e gli avrebbe fatto sentire di nuovo il suono della sua risata; la sua giornata, se era successo qualcosa di buffo oppure qualche pagina di un libro, di una rivista qualsiasi cosa.

Alle volte, specialmente la sera, si poggiava la guancia sulla mano di Merlino e chiudeva gli occhi, lasciando di tanto in tanto qualche bacio sul palmo << Sai, pensavo che potremmo andare da qualche parte, solo tu ed io, che ne pensi? >> e lo guardava sorridendo malinconicamente << Andremo ovunque vorrai >> la voce cominciava a spezzarsi, le lacrime era pronte per scendere dagli occhi.

<< In uno chalet in montagna, in mezzo alla neve magari >> le lacrime ormai gli solcavano il viso e piangeva in silenzio << Se preferisci faremo un’arrampicata in montagna, ti porterò in cima a quella più alta >> si poggiò sul suo petto, il cuore batteva come sempre, mentre il sonno prendeva possesso del suo corpo.

Si sentì chiamare, ma non riusciva a vedere nessuno, solo buio.

Non sapeva dire se era sotto un cielo senza stelle oppure immerso nel mare buio di notte, era Artù che lo chiamava ma non riusciva a rispondere, non riusciva a vederlo.

Era buio ma lui sentiva caldo, come se avesse delle fiamme su di sé. Fiamme. Si ricordò che era svenuto, la casa aveva preso fuoco, ma adesso non sapeva dire dove si trovava.

Sentiva solo Arthur che lo chiamava, che lo baciava, che piangeva ma non riusciva a raggiungerlo, perché non ci riusciva? Cominciò a piovere in quello strano posto, nonostante fosse immerso in quella che sembrava acqua. Sentiva piangere una donna, sua madre, le voci di Lance e Gwaine, le strette di Morgana e Gwen.

Vorrei raggiungervi, pensava.

Poi sentì il biondo poggiarsi sul suo petto e addormentarsi. Come poteva essere che sentiva ciò che avveniva sul suo corpo ma la sua mente era come lontana da tutto il resto?

Era la mattina del quinto giorno, Artù aveva lasciato spazio alle visite degli amici ed era andato fuori per fumarsi una sigaretta.

La sigaretta era lì tra le sue dita mentre si fumava da sola, di tanto in tanto faceva qualche tiro, strofinandosi con l’altra mano gli occhi. Era stanco, dormiva male, mangiava a stento qualcosa di commestibile, beveva caffè e senza Merlino sembrava respirare a fatica.

Vedeva allontanarsi piano quella stupida maledetta balena, prendere il largo e lasciarlo ancora una volta solo in mezzo ad una tempesta che lo sapeva, non sarebbe passata in fretta.

Sentiva tutti ma mancava Artù, dov’era finito, si chiese, cominciando a sentire dolore al cuore.

Lo gridò quel nome, qualcuno doveva pur sentirlo << Artù >> lo urlò più volte, per poi piangere. Si sentì stringere la mano e asciugare le lacrime cadute sulla guancia, il cuore prima accelerò il ritmo poi si stabilizzò, sorrise lievemente aprendo piano gli occhi.

Erano tutti lì attorno a lui, aveva gridato il nome di Artù, aveva pianto e sorriso, doveva essere un buon segno, si sarebbe svegliato, l’avrebbe fatto. Aspettarono e attesero minuti che sembravano ore, lo diventarono ma poi come fosse un miraggio aprì piano gli occhi.

Guardò in giro, era notte. Lance e Gwen dormivano seduti sul divano, Unith accanto a loro; Morgana e Gwaine dormivano appoggiati al muro, ma non vedeva Artù.

Poi vicino il suo letto vide spuntare dei capelli biondi, sorrise, gli passò le dita tra quei fili dorati delicatamente, l’altro spostò inconsciamente la testa verso quel tocco, fino a svegliarsi.

Si girò verso l’alto, aveva paura che fosse solo un’illusione, invece vide due occhi blu guardarlo.

Si avvicinò a lui e lo baciò, aveva così tanta voglia di sentire di nuovo quelle labbra. Lo accarezzò e lo baciò per quelli che sembrarono minuti infiniti.

<< E’ tutto apposto, sono qui Arthur >> adesso lo stava abbracciando, finalmente stava sfiorando quella pelle, sentiva il profumo dei suoi capelli, rivedeva quegli occhi.

Sembrava passata un’eternità dall’ultima volta senza Artù.

Si presero qualche altro istante, poi svegliarono gli altri e chiamarono il medico.

Passò qualche altro giorno in ospedale, quando finalmente uscì e tornò a casa vide la devastazione.

Era un cumulo di cenere. Non esisteva più niente.

Artù aveva visto mutare la sua espressione, solo triste amarezza dipinta sul quel viso perfetto << Ehi, vieni qui >> e lo strinse tra le sue braccia. L’altro si lasciò cullare da quella piacevole dolcezza << Non ho più un posto dove andare >> il suo tono era piatto, Unith lo guardava rattristata << Tesoro, in realtà.. >> gli sorrise e guardò il biondo.

Merlino guardò entrambi più confuso che altro, Artù si passò le mani tra i capelli << In realtà io avrei comprato una villa, bifamiliare >>

<< Che cosa? >> Merlino era incredulo, senza parole, riuscì solo a sorridere confuso.

<< Per noi, l’ho comprata per noi >> Artù indicò se stesso, Merlino e Unith. Il moro scoppio a piangere e ridere, mentre si dirigevano verso la nuova casa.

Nelle ore in cui non poteva stare con Merlino, si era messo alla ricerca di una casa, dove poter andare a stare con lui non appena si fosse svegliato, trovò una villa bifamiliare e non ci pensò due volte a comprarla e portare tutto il necessario.

Era sera, finalmente erano tutti tornati sereni, avevano cenato insieme e festeggiato, riso e bevuto. Unith fu la prima ad andare a dormire, nella sua nuova casa dall’altra parte del cancello, poi tornarono a casa anche gli altri lasciando soli i due ragazzi.

Erano distesi nel letto, abbracciati << Sei un pazzo Artù Pendragon >> gli aveva sussurrato a fior di labbra, l’altro si era avvicinato baciandolo, leccandogli le labbra fino a intrecciare con la propria lingua quella del moro.

Le mani di Merlino scivolavano lente sugli addominali scolpiti di Artù, gli sollevo la maglietta stringendogli parti di pelle, sfamandosi delle sue labbra.

Artù stava impazzendo, pensava che non avrebbe mai più sentito il tocco di Merlino su di lui, Dio se lo faceva impazzire. Gli sfilò la maglietta e gli baciò il collo, lasciando scie calde e bagnate, la mano scivolava sul corpo del moro fino ad arrivare all’erezione prorompente che si sollevava dai pantaloni.

Merlino fece scivolare anche la propria mano sull’erezione del compagno, trovandola già dura.

Entrambi cominciarono a procurare piacere l’uno all’altro, il moro si levò i pantaloni mentre continuava ad ansimare sentendo anche l’altro gemere. Si spostò sopra il biondo senza fermare il piacere, lo stava baciando nel collo, prese le mani di Artur e gliele portò alla testa << Merlino.. >> aveva mormorato contrariato.

Il moro gli si avvicinò all’orecchio << Fidati >> gli aveva sussurrato per poi riprendere a lambirgli con le labbra la pelle, fino ad arrivare alla vita. Gli sfilò i calzoni, continuando a lambire con le mani e le labbra le gambe del biondo.

Lo baciò ovunque, giocherellò con la lingua sull’asta del pene fino alla punta, sentendo il biondo gemere senza freno, gli leccò il frenulo facendo ansimare di più il biondo che s’inarcò leggermente mentre quest’ultimo sussurrava il suo nome. Si leccò le dita per poi dirigerle verso l’apertura del biondo, che rabbrividì di piacere nel sentire le dita dell’altro dentro di sé. Merlino muoveva piano le dita per fare abituare Artù alla sua presenza, mentre con la bocca continuava a sollecitare l’erezione.

Si bagnò leggermente il pene e piano si addentrò dentro Artù, che si mosse verso il moro cingendo con le gambe i suoi fianchi.

Merlino aveva cominciato a muoversi, andando a toccare il punto del piacere dell’altro che continuava a gemere senza misura sussurrando il suo nome di tanto in tanto.

Le labbra si sfioravano, si separavano, respiravano l’una sull’altra mentre Artù era totalmente preso da tutta quella passione ed eccitazione che lo stava sovrastando, più Merlino spingeva dentro di lui andando a toccare il punto di piacere più lui gemeva. Sentiva il moro ansimare sopra di lui e si eccitava ancora di più, sentiva l’erezione pulsare stava per venire << Mi mandi gli ormoni in cristomadonna >> e venne sporcando il proprio addome e quello dell’altro, godendo di più nel sentire l’altro raggiungere l’orgasmo.

Merlino si accasciò al lato del biondo sfinito, sorridendo, con i brividi del piacere ancora a fior di pelle. Arthur si girò ansimante sfiorando il petto dell’altro << Ti Amo, Merlino >> gli si fece più vicino << Non farmi preoccupare mai più così tanto, perché sarei capace di seguirti anche all’inferno pur di riaverti con me >> gli stampò un bacio sulle labbra ancora colme di desiderio.

L’altro lo guardò sorridendogli << Abbracciami >>  mentre si faceva avvolgere dalle braccia del biondo << Ti amo anch’io >> un ultimo sussurrò sulle labbra, e poi Merlino si addormentò contento di aver finalmente saputo addomesticare quell’uomo che tanto desiderava e amava, il capitano della sua rotta.

Arthur lo guardò addormentarsi profondamente, sentì la felicità propagarsi fino ad arrivare al cuore. Si addormentò piano anche lui mentre stringeva di più a sé quella balena che riservava ancora tanti misteri, ma con lui a fianco avrebbe solcato qualsiasi mare, qualsiasi abisso, superato qualsiasi tempesta.  

  
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