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Autore: missimissisipi    15/07/2015    4 recensioni
ON HIATUS
E’ nella città più insonne al mondo che Lily Evans vive alcuni dei più importanti anni della sua vita. Insomma, tutto inizia con Sirius che le porge con gentilezza le chiavi di casa, per poi andare al college e lasciare che siano Dorcas, Benjy, Alice, Frank e Amos a insegnarle come cavarsela nella giungla. E’ sempre Sirius la persona che conosce da più tempo e fungerà da ponte («Di Brooklyn, Lils. Sono il ponte di Brooklyn») fra il passato – quella famiglia complicata che l’ha tagliata fuori dalla propria vita – ed il futuro, che ha un po’ la forma di un ragazzo con una montatura vintage sul naso e i capelli più spettinati di tutta New York («Preferisce i prequel di Star Wars alla classica trilogia, ma ti assicuro che è un bravo ragazzo. Sa anche cucinare»)
Lo stesso porterà nella sua vita anche Remus, Marlene, convinta femminista amante di Doctor Who e Peter, l’amico di vecchia data di James, quello che ride costantemente alle sue squallide battute. («Cosa sta facendo?» «Il cestino, chiaramente. Si rifiuta»)
E’ nella loro strada senza meta che si ritrovano. E si fanno bastare tutto.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: James/Lily
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Malandrini/I guerra magica
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So you can keep me
Inside the pocket
Of your ripped jeans
Holdin' me closer
'Til our eyes meet
You won't ever be alone
Wait for me to come home

Photograph, Ed Sheeran


3. Sirius doesn’t live here anymore

In Mangia, prega, ama la protagonista vive una situazione di completo disagio prima di intraprendere quello che sarà il suo viaggio strabiliante alla ricerca di sé stessa: vorrei poter fare qualcosa del genere anche io, tuttavia mi rendo conto che la mia, di situazione, è più tragica che altro—almeno psicologicamente parlando. E’ proprio per questo che Sirius mi manda emails da più settimane con annunci di lavoro, è per questo che Dorcas tende a sorvolare sull’argomento da un po’ di tempo a questa parte (ci conosciamo esattamente da otto giorni e lo stesso arco di tempo è privo di una conversazione riguardante gli impieghi)… Sirius è in piena sessione di studi, non lo vedo da un pezzo e, nonostante la sua assenza, mi rendo sempre più conto che vivere con la mancanza di una figura come la sua potrebbe ancor meglio aiutarmi a sopravvivere in questa giungla.

“Ehi, rossa”

Il fatto che Dorcas si presenti nei momenti più assurdi del giorno non mi stupisce più: lo dimostra questa mattina, ore 7.43 di un venerdì qualunque, colazione alla mano e sguardo non impressionato (nonché non impressionabile) di fronte alla mia condizione mattutina; la osservo tutta pimpante mentre va in cucina e mi riempie un bicchiere di latte freddo, per poi farsi spazio sul divano accanto a me, un groviglio di coperte ad avvolgermi e lasciarmi pochi centimetri per respirare.

Buon giorno, New York!  si dilunga in notizie più o meno inutili, al che il mio sguardo da ragazza decisamente non-mattutina trova più interessante focalizzarsi sul cornetto al cioccolato nella busta celeste con la frutta sorridente che la 3B mi porge allegra—non che sia un grinch delle mattine e trovi assolutamente strano ed impensabile che un essere umano possa mai essere pronto per il sorgere di un nuovo giorno, ma il modo con cui Dorcas è pronta e sveglia e in azione mi manda fuori di testa. Santo cielo.

“Amos ieri sera ha chiamato” prorompe qualche attimo dopo, mentre la mia bocca è totalmente piena di cioccolato, “Non me lo aspettavo”

Continua a parlare, ed ha capito che non riuscirò a risponderle pur volendo: “Non è un appuntamento, capito? E’ un caffè fra… quasi amici. Ho accettato. E per dimostrare come non ci sia nessun secondo fine a questo incontro, mi ha proposto di invitare anche Benjy”

Annuisco lenta, mentre un lampo di insicurezza fa capolino nei suoi occhi chiari. Palpabile come la sicurezza che rimarrò chiusa fra queste mura sino a che qualcuno non mi trascinerà con forza oltre la porta, mi rendo conto che questa sua incertezza nell’agire è qualcosa che tenta di soffocare il più delle volte e questo un tentativo di riuscita andato a male.

E’ ferita, ma soprattutto, per la prima volta, sono convinta di intravedere un lato di Dorcas che non immaginavo avrei mai visto—o comunque così presto, perché stiamo ponendo le fondamenta per un legame e mi sembra di essere caduta dall’impalcatura: daccapo, non credevo che questa Dorcas colpita da un qualsiasi ventenne di nome Amos potesse esistere.

Deglutisco rendendomi conto di quanto il cioccolato sia benefico alla mia esistenza, “Benjy cosa dice?” domando in poco più di un sussurro.

Alza le spalle scrollando i capelli sulle scapole, “Non gliel’ho detto”

“Potrebbe rifiutare?” indago fermando lo sguardo sul volto della bionda non-più-iperattiva.  Ride, al che mi sembra più ansiosa di quanto creduto e mi pervade una strana voglia di prendere a schiaffi un perfetto sconosciuto solo per averla resa così… non sono nelle condizioni giuste per prendere una posizione, perché faccio parte della vita di queste persone da meno di due settimane, ma lo spirito di coraggio mirato ad annientare i nemici e combattere le ingiustizie sembra avere la meglio su di me, dimostrando come Amos, seppure sono certa sia un bravo ragazzo, sia il cattivo della situazione.

“Ben accetta. Eccome se accetta. Sarebbe in grado di renderla l’uscita migliore del decennio o quella peggiore del secolo” inclina il capo e fa vagare lo sguardo sul volto della conduttrice di Buon giorno, New York!  “Non è solo lui che mi preoccupa. E’ tutto il resto”

“Amos”

Cosa?”

“Tieni a lui? C’è una parte di te che nonostante tutto è ancora legata a lui?” sembra rifletterci un attimo “Ne varrebbe la pena?”

Assottiglio gli occhi ed è lampante la sua risposta. La conduttrice di Buon giorno, New York! forza una risata ed io ho la vaga impressione che sia ora di cercarmi un lavoro.

“Posso procurarti un colloquio con il mio capo, se desideri” – la voce di Alice è squillante e riesco a percepirla comunque anche se sono nella mia stanza e lei in soggiorno a ripulire il pianoforte – “Certo, il non avere un degree non è incoraggiante, ma potresti essere un’assistente… una segretaria”

Afferro uno scatolone dalla mia camera da letto e lo porto in soggiorno, poggiandolo sul piccolo tavolo basso posto fra il divano e le tre poltrone circostanti.

“Ti ringrazio, ma—”

“Scusami, devo rispondere” soffia imbarazzata, nella mano un cellulare squillante. Annuisco sorridente e lei ricambia, prima di poggiarlo sull’orecchio e voltarsi, passando una mano fra i capelli.

“Ehi…” si schiarisce la gola “Cosa? Dove sei?”

Mi volto a guardarla, anche se è di spalle, perchè ad un tratto la sua voce si è incrinata e tinta di una sfumatura più preoccupata che non mi piace affatto… “No, io non—arrivo subito”

Chiude la telefonata, mi sveglio e fingo di guardare da tutt’altra parte. Ma—beccata. Sei un genio, Lily.

“Qual è il mezzo più veloce per arrivare al san Mungo?”

In questo momento mi sento Sirius e la cosa non dovrebbe farmi sentire così bene, dovrebbe terrorizzarmi, e per questo mi odio per aver immaginato il mio migliore amico sorridente nella mia testa. Soprattutto in questo evidente caso di emergenza. “Prendo le chiavi dell’auto”

 

La 144esima Est non è la strada più difficile da raggiungere, in una qualsiasi giornata di autunno a New York: tenendo conto che alla guida ci sono io, però, e che il periodo delle festività natalizie è davvero vicino, non c’è da stupirsi se un semplice tragitto di un quarto d’ora sia lievitato leggermente; non importa quanto mi sia scusata con Alice, lei mi ha rivolto un mezzo sorriso e un grazie sincero, al che ho deciso di prenderle un caffè—davvero, è il minimo che possa farle. So che è al quarto piano, e so che c’è stato un incidente in cui non è coinvolto Frank –grazie al cielo- ma questo non è sufficiente perché possa rimanere tranquilla.

Con poche falcate riesco a raggiungere il distributore e poggio una mano sulla vetrata, spingendo con l’altra i tasti per ottenere un caffè macchiato senza zucchero.

(Non commenterò il fatto che c’è qualcuno a cui piaccia questa bevanda senza zucchero: avevo provato a contestare Dorcas l’altro giorno ma il suo sguardo illuminato da una non voglia di ribattere mi aveva accecata, per cui sono stata zitta… Proprio come oggi, durante la mattinata, quando avevo offerto un caffè Alice e lo farò anche adesso. Da notare l’ironia secondo cui ogni persona con cui ho a che fare da quando mi sono trasferita a New York preferisca il senza zucchero al mio semplice cucchiaino e mezzo)

È un bip e afferro il bicchiere, iniziando a far girare il cucchiaino in plastica mentre raggiungo con lentezza la mia amica… i corridoi sono pressoché deserti e questo favorisce la conversazione con un tono di voce mediamente alto fra Alice e non so chi sia fuori con lei, in attesa.

“James?”

“Dov’è?”

Sono ad una distanza improponibile da lei, nel senso che se volessi potrei raggiungerla in un batter d’occhio e porgerle il caffè, ma non lo faccio e la mia non azione si spiega perché la voce calda e rabbiosa dello sconosciuto basta a mettermi in guardia e identificare la futura conversazione come privata, nonostante io sia qui e stia chiaramente ascoltando.

“Sta facendo dei controlli, o almeno Peter mi ha detto questo… sono arrivata quando mi ha chiamato, lui era preoccupato e sono corsa—”

“E Peter? – domanda nervosamente – lui dov’è?”

“E’ con lui – spiega Alice con pacatezza – si da il caso che fosse l’ultimo ad averlo chiamato e i dottori l’hanno contattato una volta arrivati al cellulare di Remus… va tutto bene, James”

Non so chi diamine siano Remus, Peter o James ma la loro preoccupazione –che in un attimo è diventata anche mia per via di Alice- mi fa nascere un blocco, un ostacolo alla bocca dello stomaco, come un qualcosa difficile da deglutire perché se c’è qualcosa che ho capito in questi minuti in cui sono qui è che il legame che stringe queste persone è forte, indistruttibile… mi fa rabbia pensare che a pochi passi da me c’è tutto quello che vorrei—un’amicizia strepitosa, un farei di tutto purchè tu stia bene e mi do della stupida per aver diretto la mia mente verso Sirius: non è che ce l’abbia con lui –sarei infantile a farlo- ma l’unica cosa vagamente paragonabile al nervosismo del ragazzo con cui Alice discuteva è il mio, quando Sirius a sette anni si sbucciò un ginocchio sporcando il vialetto della sua abitazione di troppo sangue… è lo stesso di quando a sedici anni provai a guidare, che lui annientò con due stupide parole di conforto… lo stesso della sera del Prom, dei pomeriggi in biblioteca nella speranza di scrivere una lettera di raccomandazione per il college, lo stesso dopo le discussioni con mamma, papà e Petunia che si è ripresentato al matrimonio di quest’ultima.

Ma Sirius non c’è e la colpa, a dirla tutta, sarebbe solo la mia. Non voglio piangerci sopra e urlare facendo i capricci, solo perché il mio migliore amico non c’è  in questo momento di difficoltà. L’avevamo previsto, no? Ne avevamo parlato e avevamo addirittura archiviato la discussione.

“Non riesco a non far nulla” dice quella stessa voce calda e nervosa, al che io mi sveglio dalla posizione di guardia e riprendo ad ascoltare con attenzione “Vuoi qualcosa da bere?”

Un paio di passi rapidi si avvicinano nella mia direzione ed io mi siedo rapidamente sulla prima panca vuota che incontro, in quei cinque secondi scarsi di vantaggio che ho su di lui—non mi volto nemmeno una volta verso la figura che cammina sulla mia sinistra, fingendo di essere in uno stato di trance totale dovuta al mio caro nella stanza posta di fronte a me, ovviamente vuota…

Riprendo fiato rendendomi conto di averlo trattenuto fino ad allora quando porgo la bevanda ancora calda ad Alice, che mi ringrazia daccapo, mi sorride e inclina il capo timidamente, un gesto che sembra dire ‘non dovevi’.

Lascio andare la testa all’indietro fino a che non sfiora il muro.

***

Ho le gambe incrociate sul divano rosso di Ben e Dorcas quando la voce squillante di quest’ultima mi richiama dal mio osserviamo i ritagli di giornale nella speranza di trovare un lavoro: non so quanto la mia espressione sia divertente (tenendo conto dei capelli spettinati e della penna che li tiene stretti in una crocchia che ha miserabilmente fallito) ma il suo sorriso si illumina maggiormente quando mi guarda e si siede al mio fianco.

“Ben è uscito a prendere il cinese, non può sentirci” – prorompe incrociando anche lei le gambe atletiche, un attimo prima di passarsi una ciocca bionda dietro l’orecchio – “Ne abbiamo parlato, ha detto di sì e anche che se tutto questo è importante e può funzionare, allora attiverà i suoi superpoteri e la renderà la migliore uscita del secolo”

Il suo è un rapidissimo flusso di parole, fatto sta che nel frattempo sembra divertita e terrorizzata e io riesco a comprendere ogni singola parola pronunciata. Osservo con attenzione come le sue sopracciglia di corrughino quando sta dicendo qualcosa di importante o complicato e le fossette agli occhi quando li socchiude o ride… è questo l’effetto di avere una persona importante al proprio fianco, quindi? Capace di manovrare la tua espressione ed i tuoi sentimenti con un semplice sì, no, capisco? La guardo ancora e giungo alla conclusione che sono felice che abbia qualcuno come Benjy nella sua vita. Ognuno merita quel tipo di persona per sé.

“E’ grandioso, Dorcas”  mormoro davvero contenta per lei, al che il suo sorriso diviene più ampio e allegro.

“Ho parlato anche con Amos, dovremmo vederci domani, forse a colazione, forse a pranzo… puoi darmi un consiglio su cosa indossare prima che tu cada nel tuo inarrestabile stato di sonno?”

“Ehi!”

“Niente cornetto al cioccolato se mi contesti!”


bonsoirrrr!
grazie a tutti coloro che si ricorderanno di me e della storia: non ho aggiornato prima causa scuola, problemi vari e fine di himym (nonostante mi fossi spoilerata, ho pianto da morire)... mi scuso e spero che questo capitolo vi piaccia! non è molto lungo, perchè non siamo ancora entrati nella vicenda, ma pian piano arriviamo a parlare di Dorcas/Amos, Dorcas e l'amicizia con Benjy, Alice, Alice ed i suoi amici (see what I've done there? ehehe) Lily/Sirius, Lily/Dorcas, Lily/tutti quelli che respirano... che ne pensate? inizialmente non era così che i personaggi di james o remus o peter dovevano essere presentati barra abbozzati, ma mi sono resa conto che avrei dovuto scrivere di loro (più o meno) verso il capitolo cinque... meglio prima che mai, no? in più ho cambiato un po' la trama nella mia testa, e questo in ospedale è un momento importante, perciò!
lily sta pian piano dicendo addio alla sua dipendenza da Sirius: accetta di buon grado la sua assenza ad inizio capitolo, pensando che possa aiutarla mentre a metà/fine capitolo ritorna sui suoi passi di disperazione barra triste realizzazione... spero sia ben resa l'importanza della loro amicizia, anche perchè iniziamo a vedere scorci di quest'ultima grazie alle parole di lily (il ginocchio sbucciato, il prom, l'auto etc) che porteranno pian piano a capire meglio il prologo/primo capitolo, ossia la lite con i genitori e petunia ed il suo conseguente trasferimento a NY! qualcuno di voi ha già idee? :)
non ho ancora trovato il prestavolto ideale di amos, per questo vi lascio con Dorcas, una delle persone più vicine a Lily!

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grazie a tutti coloro che mi hanno lasciato meravigliose parole nelle recensioni, spero di ritrovarvi anche qui e di essere all'altezza delle vostre aspettative! in più invito i lettori silenziosi a dare un parere anche brevissimo, perchè è qualcosa di nuovo un AU senza magia e sono sempre molto curiosa di sapere cosa ne pensiate, come stia procedendo etc :)
un bacio e a presto,
fede

  
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