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Autore: didi_95    16/07/2015    3 recensioni
Dal testo: "La sua voce...non credevo che l'avrei sentita di nuovo; non qui, non adesso.
Eppure è lei: unica, testarda e dolcissima..è lei il mio personale richiamo alla vita."
Questa storia parla di amore, coraggio e grandi azioni; ma anche dei piccoli passi avanti fatti giorno per giorno nella grande palestra della vita, dove ogni errore serve a migliorarsi.
Jari, il padre di Fili, ripercorrerà i momenti salienti della sua vita, fino al momento per lui più importante: l'incontro con Dìs, la madre dei suoi figli.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Dìs, Dwalin, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questo non è un addio

 

Fino a tre ore prima, la serata era stata una delle più limpide dell'anno.
Il nano non poteva credere a quello che vedeva: c'era acqua ovunque.
L'acquazzone era scoppiato all'improvviso, senza alcuna avvisaglia ed in giardino cominciavano già a spuntare i primi rigagnoli fangosi.
< Per Mahal! Proprio adesso? >
Sbottò il nano poco prima di decidersi ad affrontare il temporale.
Non sarebbe stata certo un po' d'acqua a fermarlo, quello che doveva fare era troppo importante.
Superò la stalla senza nemmeno degnarla di uno sguardo; prendere un pony era fuori discussione, la povera bestia si sarebbe spaventata subito ed avrebbe rifiutato di uscire allo scoperto.
< Credo proprio che dovrò cavarmela da solo... > disse, mentre imboccava a grandi passi il sentiero per il villaggio.
Stava ancora borbottando tra sé e sé, quando la totale oscurità venne rischiarata da un gigantesco lampo bianco.
Come gli era stato insegnato a fare fin dall'infanzia e più per abitudine che per reale interesse, il nano cominciò a contare, aspettando il tuono.
Il terribile rombo che seguì il lampo coprì del tutto la sua voce mentre stava pronunciando un ben misero numero tre e lo assordò quasi completamente.
Il temporale era vicino e stava aumentando di intensità.
La pioggia cominciò a farsi più sferzante e si alzarono le raffiche di vento.
Cercando di scorgere qualcosa al di là dei fradici capelli neri che gli coprivano il volto, il nano continuò imperterrito nella sua avanzata, troppo preoccupato di quello che sarebbe potuto accadere se fosse tornato indietro senza alcun aiuto.
Con una velocità incredibile, il viottolo in terra battuta si era trasformato in una specie di fiumiciattolo fangoso; i suoi stivali, imbottiti di calda pelliccia, si inzupparono talmente tanto da diventare pesanti come macigni.
Fu in quel momento che i fianchi della collina cominciarono a franare.
Il nano, ormai a metà strada, si trovò davanti una profonda buca marrone piena d'acqua sporca.
Imprecando in khuzdul, iniziò ad attraversarla e sentì infradiciarsi completamente anche quel poco di asciutto che gli era rimasto sul corpo.
Riemerse dalla buca totalmente ricoperto di fanghiglia e solo per constatare la propria sconfitta: sulla sua strada c'erano almeno altri quattro fossati di quel genere, se non più grossi.
Non sarebbe riuscito ad arrivare al villaggio.
Si guardò indietro, finalmente pronto a tornare, ma quello che vide non lo rallegrò affatto: dopo il suo passaggio, la frana si era allargata notevolmente.
Non sarebbe riuscito nemmeno a tornare indietro.
Raccogliendosi alla meglio i capelli fradici, imprecò con forza, maledicendosi per la propria stupidità.
Era del tutto bloccato.
Arresosi al suo destino, si lasciò cadere pesantemente su un masso al lato del sentiero, a distanza di sicurezza dall'albero più vicino.
Morire fulminato... sarebbe stato davvero l'ultimo tiro della sorte.
Lo stomaco gli si contrasse dolorosamente, preso dall'ansia.
< Avrei dovuto rimanere là... sono stato un idiota. Spero che vada tutto bene comunque... > si sentì mormorare alla pioggia.
Rabbrividì.
Odiava sentirsi impotente.
< SE QUESTA E' LA VOSTRA PUNIZIONE PER I MIEI PASSATI COMPORTAMENTI, FARESTE BENE A SMETTERLA! > urlò con rabbia agitando entrambi i pugni verso il cielo plumbeo.
In tutta risposta, l'ennesimo tuono sembrò volergli perforare entrambi i timpani.


Molto al di sopra del temporale, in un'ampia sala bianca e vuota, due nani, uno biondo ed uno moro, erano seduti uno accanto all'altro su una lunga panchina di pietra, i loro occhi erano chiusi.
La mano destra del moro aderiva alla roccia scura, ma nessuna sensazione scaturiva da essa: né il freddo, né la normale solidità caratteristica della roccia.
Il nano non si era ancora abituato a quella totale mancanza di sensazioni fisiche... ma avrebbe avuto molto tempo per farlo, anche troppo.
Sul suo volto barbuto si delineò un sorriso.
< Punizione? Devi avere davvero molta fantasia, caro fratello. Nessuno di noi ha la capacità di scatenare temporali... >
L'aver parlato fece diminuire la sua concentrazione e l'immagine del nano asserragliato dalla tempesta scomparve in un attimo.
Il moro aprì gli occhi.
Il nano accanto a lui non si mosse, ma egli vide chiaramente la preoccupazione impressa sul suo volto.
Con delicatezza, lo toccò sulla spalla.
Il biondo aprì gli occhi di scatto e mise velocemente a fuoco l'amico.
< Vuoi sapere una cosa divertente? > gli chiese il moro.
Egli annuì, stropicciandosi gli occhi arrossati.
< Tuo cognato ci ha appena incolpati di avergli scatenato contro un intero temporale... credo che la preoccupazione gli abbia dato alla testa. Dovresti vederlo, sembra un pulcino bagnato... >
Il nano biondo scoppiò a ridere, sollevato.
< Mi stavo appunto chiedendo dove fosse... credo che non cambierà mai. >
< Di là come sta andando? >
< Nulla di nuovo per ora... adesso torno da lei. >
< Sicuro di farcela? E' da molte ore che sei sotto sforzo... >
< Non posso permettermi di essere stanco... non in questo momento. >
Il moro notò la stanchezza sul volto dell'amico, ma anche una profonda eccitazione.
< D'accordo... vai allora. Io torno a far compagnia a quel testone. A quest'ora, a forza di urlare, avrà fatto crollare tutti gli Ered Luin. >
Non aveva nemmeno finito di parlare quando si accorse che l'amico era già ripartito.
"Ma come fa a riprendere la concentrazione così in fretta? Sono qui da più tempo di lui eppure mi sento ancora un novellino..."
Scuotendo la testa, Frerin chiuse gli occhi e si concentrò il più intensamente possibile sul fratello.
Richiamò alla mente tutto ciò che ricordava di lui: la sua figura maestosa, la sua voce profonda ed il suo caratteraccio.
Una pallida immagine della foresta, sferzata dalla pioggia, gli apparve davanti agli occhi.
"Ci siamo quasi" pensò il nano.
Frerin si concentrò con tutte le proprie forze su quella che era stata la sua ultima immagine del mondo dei vivi: Thorin che lo guardava con il dolore negli occhi.
Il nano aveva scoperto che quella singola immagine gli dava la carica emotiva sufficiente per completare il processo che gli permetteva di osservare i suoi cari.
Una lacrima gli scese sul volto e finalmente l'immagine del fratello, seduto tremante su di una roccia, gli apparve chiara e non più tremolante.
Piano piano il volto di Frerin si rilassò del tutto, mentre una parte di lui raggiungeva la Terra di Mezzo, poco lontano dal luogo in cui si era diretto Jari.

< ... maledetto temporale! >
Thorin stava ancora imprecando quando Frerin si sedette accanto a lui.
< Che cosa credevo di fare? Sarebbe stato meglio se fossi rimasto... >
Frerin gli appoggiò una mano sulla spalla; o meglio lo avrebbe fatto se la sua mano fosse stata corporea.
La pioggia non poteva bagnarlo, il vento non poteva sferzarlo ed il freddo non poteva aggredirlo... i vantaggi dell'essere morti.
Eppure Frerin avrebbe sofferto questo ed altro pur di poter di nuovo sfiorare suo fratello, pur di poter essere visto e sentito da coloro che amava.
Avrebbe fatto di tutto pur di poter scambiare qualche parola con sua moglie.
< Oh... Dana. > sospirò con voce rotta.
Dopo la morte aveva creduto di non poter sopportare un dolore peggiore.
Tuttavia si era sbagliato... e quanto.
Osservare senza poter intervenire si era rivelato qualcosa di notevolmente più doloroso della morte in sé.
Aveva visto il mannaro avvicinarsi a Jari ed era rimasto impotente davanti alla fine del nano che considerava un fratello.
Era stato accanto a lui in ogni momento, aveva sperato fino all'ultimo... brutta bestia la speranza a volte.
E poi era accaduto.
Frerin camminava accanto al carro dove giaceva Jari ed aveva sentito la voce di sua sorella... accanto a lei c'era Dana. La sua Dana.
La sorpresa iniziale era stata tale da sbalzarlo via, ma non ci aveva messo molto a concentrarsi di nuovo.
Era tornato in tempo per sentire la voce piatta e fredda di suo fratello annunciare la sua morte.
Vedere la reazione di sua moglie alla notizia lo aveva distrutto.
Aveva perso il controllo di sé stesso... aveva pianto, urlato, implorato che qualcuno lo vedesse, che Lei lo vedesse; ma tutto era stato inutile.

< Proprio non me lo avevi detto eh? >
La voce di Thorin, al di sopra del rombo della pioggia, lo riscosse dai propri pensieri.
Frerin si voltò verso di lui, incredulo ed incapace di respirare.
" Non capisco nemmeno perché continuo a farlo... dopotutto sono morto."
Sul viso di Thorin, sporco di fango, apparve un sorriso.
< Sposato... Ehh fratellino, questa proprio non dovrei perdonartela, proprio non dovrei. >
Thorin continuò a parlare, ignaro che il destinatario del suo discorso fosse proprio ad un metro da lui.
< In ogni caso, per quello che vale, credo che sia davvero una nana per bene. >
< Oh... bhè, menomale. > disse Frerin sorridendo.
< Mi dispiace solo di non essere stato degno della tua fiducia... Avrei voluto... - la voce del nano si spezzò ed alcune lacrime si mescolarono alla pioggia battente - Oh, basta così! Sto parlando alla pioggia come uno stupido... >
La voglia di abbracciare il fratello era così grande che Frerin dovette stringere entrambi i pugni con forza per ignorarla.
< Anche io avrei voluto Thorin... avrei voluto tante cose. > sussurrò.
Il temporale continuava ad imperversare e le spalle di Thorin cominciarono a tremare violentemente.
L'ormai Re Thorin ScudodiQuercia aveva deciso di lasciarsi andare al pianto.
Del resto, di notte e sotto un temporale del genere, chi mai avrebbe potuto assistere alla sua debolezza?
< Sono qui con te, fratello. Andrà tutto bene. > sussurrò Frerin con le lacrime agli occhi.

Dopo qualche ora, la pioggia diminuì considerevolmente, permettendo a Thorin di riprendere lentamente la strada di casa.
Frerin guardò suo fratello con attenzione; dal giorno dei funerali sembrava diverso... più chiuso in sé stesso se possibile, ma anche più forte.
Un brivido gli corse lungo la schiena.
Non avrebbe mai dimenticato quel giorno.
Lui e Jari erano stati gli unici a non fare parte dei "nani bruciati"; Jari era morto poco prima di tornare a casa ed il corpo di Frerin era stato recuperato da Balin per essere riportato negli Ered Luin.
Loro avevano una tomba e le poche volte che ci era stato per seguire Dana, non era riuscito a rimanerci per più di qualche minuto.
Jari era stato più forte di lui... molto più forte.
Frerin lo aveva visto stare accanto alla sua Dìs in ogni attimo in cui lei veniva presa dallo sconforto e dal dolore.
Jari non avrebbe mollato; aveva promesso che non sarebbe mai stato troppo lontano da lei ed era sua intenzione mantenere quella promessa.
Ora più che mai.

< Per Mahal, che freddo! > rabbrividì Thorin al suo fianco, affrettando il passo.
Frerin guardò il cielo, desideroso di sentire la fredda aria mattutina sfiorargli la pelle.
Era quasi l'alba.
< A quest'ora dovrebbe essere tutto finito... > continuò Thorin con aria preoccupata.
< Finito? Non credo sia la parola giusta, fratello. Io direi iniziato. > rispose Frerin.
La luce del sole nascente cominciò a diffondersi dappertutto e tutti i fiumiciattoli sul sentiero si asciugarono con la stessa velocità con cui si erano formati.
Thorin cominciò a guardarsi intorno nervosamente.
Frerin non capiva il motivo di tanta preoccupazione, ma poi, osservando meglio il nano, scoppiò a ridere.
< Spero davvero che non ti veda nessuno ridotto in questo stato! >
In tutta risposta Thorin starnutì violentemente, strizzandosi i lunghi capelli neri impastati di fanghiglia.
Per fortuna erano quasi arrivati a casa.
Il resto della camminata andò piuttosto bene, almeno per Frerin che si divertì un mondo nel vedere le reazioni di alcuni ignari nani a cui capitava di scorgere la figura melmosa di Thorin barcollare sul sentiero.
Non lo videro in molti, ma quei pochi sarebbero stati sufficienti per diffondere la voce.
Proprio poco prima di arrivare a casa, Frerin notò con la coda dell'occhio uno strano movimento fra le frasche; tra il verde ed il marrone del tappeto di foglie, riuscì a scorgere un cappello ben noto.
Non potè indagare ulteriormente perché Thorin, in vista della porta di casa, si mise a correre, sia per sfuggire ad occhi indiscreti, sia per una reale preoccupazione.


Dìs abbassò di nuovo lo sguardo su quei piccoli e rotondi occhi marroni che la guardavano con profondo interesse.
Il piccolo si esibì in un urletto acuto, come per provare la voce ed annunciare a tutti la propria esistenza.
< Il mio Kili... il mio piccolo Kili. > sussurrò Dìs, prendendogli una delle manine.

Jari non riusciva a tenere a freno le lacrime.
Un altro figlio... un altro maschio.
Cercò di appoggiarsi alla testata del letto dove giaceva la moglie, prima di ricordarsi che non c'era più nulla in quel mondo che avrebbe potuto sostenere il suo tocco.
< Mia Dìs... amore mio. Sei stata bravissima. > le sussurrò all'orecchio.
Il piccolo, come reagendo ad una corrente d'aria, si agitò tra le braccia della madre.
< Aspetta cara... lo prendo un secondo, così posso coprirlo bene. Fa fresco stamattina. >
Dana prese in braccio Kili, avvolgendolo in una coperta più pesante.
< Dove credi che sarà finito tuo fratello? > chiese la nana bionda, mentre sorrideva alla nuova vita che aveva contribuito a far nascere.
Dìs scosse la testa con fare esasperato.
< Non appena gli ho detto che avevo le doglie, si è fiondato fuori di casa come un forsennato per cercare un dottore... Nano testardo! Con quella tempesta poi... Spero soltanto che stia bene. >
< Si preoccupa per te... > aggiunse Dana, guardando assorta fuori dalla finestra.

< Non resterete vero? Tu e Kirin... >
La voce di Dìs risuonò triste nella stanza, obbligando Jari a distogliere lo sguardo dal suo secondo figlio per porre attenzione alla conversazione.
< Lo sai che questa è anche casa tua... > continuò la nana mora.
Dana le sorrise, scuotendo la testa.
< Come potrei non saperlo? Sei diventata come una sorella per me... Tuttavia non posso restare qui, non adesso. Ho bisogno di tornare sui Colli Ferrosi.
Ho bisogno di rientrare nella nostra casa e di riprendere in mano la mia vita. Credo che comincerò a fare la levatrice... e poi Kirin ha molti amici laggiù. >
Dìs annuì tristemente, mentre allungava le braccia per riprendere il piccolo.
< Mi mancherai... > le disse.
< Anche tu... tanto. >
Le due nane si abbracciarono, consapevoli di quanto ormai fossero legate da qualcosa di ben superiore alla sola amicizia.
Kili, soffocato tra le ciocche nere e bionde delle due, cominciò subito a strillare, dando prova della forza dei suoi polmoni.

La porta della stanza si spalancò, mostrando la piccola figura di Fili con un bicchiere d'acqua tra le mani.
< Ecco mamma... > disse, arrampicandosi sul letto e porgendo a Dìs il bicchiere.
La nana lo prese sorridendo.
< Vuoi vedere il tuo fratellino? > gli sussurrò, scostando un lembo della coperta per mostrare il visino del bimbo ancora urlante.
Il cambiamento di espressione sul viso del figlio maggiore fu la cosa più bella che Jari avesse mai visto nella sua vita.
Nella sua mente di bambino, neanche Fili seppe descrivere esattamente che cosa provò nel posare per la prima volta lo sguardo su suo fratello.
Vero è che, non appena Kili lo vide, smise di piangere all'istante, protendendo le manine verso quel volto nuovo.
I cuori dei due genitori, sebbene prematuramente divisi dalla morte, a quella vista incominciarono a pulsare simultaneamente, uniti dall'amore profondo verso i figli.
Fili prese in braccio il fratellino, ben attento a non farlo cadere e Dìs si accorse che, per la prima volta, il dolore per la perdita del padre veniva oscurato da una gioia molto più potente.
Il suo Fili stava diventando grande.

< Tienilo stretto, Inùdoy... e non lasciarlo mai; sei un fratello maggiore ora. >
Sussurrò Jari, inginocchiandosi vicino al figlio.

In quel momento si sentì un sordo bussare alla porta.
Dìs, incurante della stanchezza e delle proteste di Dana, si alzò dal letto per andare ad aprire e Fili le andò dietro, senza staccare gli occhi dal piccolo tra le sue braccia.
La nana spalancò la porta e quello che vide la fece scoppiare in una grassa risata: suo fratello stava lì davanti a lei, fradicio e ricoperto di fango dalla testa ai piedi.
< Io... ehm... tutto bene? > mormorò il nano con una voce roca e pesante che non prometteva nulla di buono.
Fu in quel momento che vide il nuovo nato...
Jari non avrebbe mai creduto di poter vedere di nuovo il viso di Thorin illuminarsi dalla gioia, eppure fu proprio quello che accadde.
Il Re si chinò sul nipote, attento a non sporcarlo di fango e subito Kili afferrò una delle trecce scure e sfilacciate dello zio, tirando con tutte le sue forze.
< Ohi! > gemette Thorin continuando a sorridere.
< Lui è Kili, il mio fratellino. > disse Fili con aria baldanzosa.
< Oh sì, nipote... adesso hai qualcuno di cui occuparti e credo che ti darà parecchio filo da torcere. > rispose Thorin districandosi a fatica dalla presa del piccolo.
Un secondo dopo, i suoi occhi si posarono su quelli della sorella.
Sembrava che volesse dirle qualcosa, ma Dìs non gliene concesse il tempo, buttandosi tra le sue braccia e riempiendosi a sua volta di fango.
< Tuo marito sarebbe orgoglioso di te. > le sussurrò il nano ad un orecchio.
< Oh, Thorin, oggi era come se fosse con me. Continuavo a sentire la sua presenza al mio fianco... >
< Le persone che amiamo non se ne vanno mai del tutto, sorellina. >

  Frerin si avvicinò a Jari.
< Tuo figlio è stupendo... ma devo dirti che somiglia un po' troppo a Thorin per i miei gusti... Capelli neri significano un carattere Durin! >
< Hai ragione... non invidio Thorin per quello che dovrà sopportare. >
Rispose Jari con un sorriso.
Tuttavia entrambi conoscevano la portata di quella bugia.

Dìs e Thorin erano ancora abbracciati quando sul sentiero apparvero alcuni nani.
Jari si voltò e sorrise.
< Oh oh... mi sa che per Thorin si metterà male. >
Dwalin e Gloin si stavano avvicinando alla casa con circospezione ma, non appena videro il loro Re ed il pietoso stato in cui versava la sua persona, misero fine ad ogni tipo di prudenza.
Al suono della potente e cavernosa risata di Dwalin, Thorin si voltò di scatto, diventando rosso dalla rabbia.
< Gloin! Sgancia! Te lo avevo detto che Bofur non sbaglia mai... > riuscì a dire Dwalin tra le risate, tendendo la mano verso il nano dalla barba rossa.
Gloin, dal canto suo, mise su una faccia derelitta più divertente perfino dello stesso Dwalin.
< Per la grazia di Mahal... finirò col non avere più soldi da scommettere. > mormorò tristemente mentre appoggiava un consistente sacchettino di monete sull'enorme palmo del suo compare.

< Tutti voi... se solo OSATE raccontare a qualcuno questa....EEEET-CIU'!! >
La voce di Thorin, rauca ma minacciosa, si trasformò ben presto in un sonoro starnuto che eliminò ogni residua traccia di serietà dalla sua frase.
Nella radura bagnata dal sole del primo mattino si diffuse un coro di sonore risate, alle quali si aggiunsero anche quelle di Bofur e Balin, sopraggiunti in quel momento.
< Vieni in casa, fratello. Basta minacce per oggi, hai bisogno di un letto e di una tisana calda. > sentenziò Dìs con voce severa.
Thorin fulminò con uno sguardo tutti i presenti, ma poi si diresse dentro casa borbottando.
A quel punto, le risate dei nani si trasformarono in mormorii di stupore e gioia alla vista del nuovo arrivato, tranquillamente addormentato tra le braccia del fratello.
< Ha i capelli neri! >
< Quanto è piccolo... >
< Per Mahal, benvenuto in famiglia! >
< Gli posso prestare il cappello? >

Le voci dei nani si mescolavano tra loro, creando un piacevole e gioioso brusìo.
Frerin guardò Jari.
< E' ora di andare... >
Il nano biondo annuì, poi si voltò ancora una volta verso i suoi amici e sorrise.
Fili era letteralmente sommerso dai nani.
Dwalin era chino sul piccolo Kili, sillabando con grande dedizione i nomi di ogni tipo di arma che conosceva.
Gloin, poco lontano, si frugava preoccupato nelle tasche, come se il suo solo impegno bastasse a far germogliare in esse qualche moneta.
Balin guardava commosso il viso divertito del piccolo Kili, per nulla spaventato dalla vicinanza di quello di Dwalin.
Bofur, dal canto suo, cercava in tutti i modi di trovarsi un varco tra i nani per piazzare al posto giusto il suo grosso cappello marrone, per il momento era riuscito soltanto a centrare una delle possenti spalle di Dwalin; dopo qualche secondo, con un lancio perfetto, il cappello si piazzò sulla testa bionda di Fili che lo accolse con un sorriso.
Il giocattolaio sembrò ritenersi soddisfatto e riprese così ad osservare la scena con il suo immancabile sorriso.
Lo sguardo di Jari si fermò sul figlio maggiore, al centro dell'attenzione generale tanto quanto il nuovo arrivato.
Il nanetto biondo sorrideva felice, rispondendo sollecito ad ogni domanda e stringendo il fratellino con aria protettiva.
Jari sentì che Thorin aveva ragione: i suoi figli sarebbero cresciuti protetti ed amati.
Nulla poteva essere più importante di questo.
E Dìs... il suo angelo, la sua nana testarda, il suo personale richiamo alla vita, avrebbe resistito, sarebbe stata forte anche senza di lui.
Sospirò mentre una bellissima sensazione di pace si impadroniva di lui.

< Guardali Frerin... sono così felici. > mormorò all'amico.
< Siamo nani, possiamo sempre contare gli uni sugli altri. Nessuno verrà mai lasciato solo. >  gli rispose il nano moro.
< E' cosi difficile andarsene... >
< Jari... stare qui, insieme a loro, sta prosciugando le nostre energie. Dobbiamo andare avanti, non possiamo restare per sempre a metà tra due mondi; non è il destino che il Fabbro ha disposto per noi.
Anche io vorrei restare, ma questo non è il nostro posto... non più ormai, abbiamo esaurito il nostro tempo. E sono sicuro che molti ci stiano aspettando con ansia dall'altra parte. >

Il nano annuì... sebbene dolorose, le parole di Frerin erano veritiere.
< Allora, sei pronto per dire addio? >
Jari sorrise e guardò l'amico.
< Questo non è un addio... ma un arrivederci. >

Dopo quelle parole, il nano biondo e quello moro, chiusero gli occhi e scomparvero.
Nessuno di loro mise più piede sulla Terra di Mezzo.
Tuttavia, poiché tutto ciò che di buono viene separato è sempre destinato a riunirsi, si può essere certi che Jari e Dìs si incontrarono di nuovo.
E, fino a quel momento, nessuno di loro smise mai di amare l'altro.
Nemmeno per un secondo.







Nda:
Ebbene sì... eccoci arrivati alla fine di questa storia.
Ancora non ci credo eheh
Spero che questo finale vi sia piaciuto xD
Come dico sempre, scrivere senza di voi, senza le vostre opinioni ed il vostro sostegno, non sarebbe la stessa cosa <3
Perciò GRAZIE <3
A tutti coloro che hanno seguito la mia storia silenziosamente, ma soprattutto alle mie recensiste (e recensore! xD ) affezionate.
- CrisBo         Senza di te non mi sarebbe venuta l'idea per questa storia :D <3
- Floffy_95     Grazie infinite per il tuo sostegno e per il tuo aiuto, è stato prezioso. <3
- Eriz              Grazie per la stupenda recensione ;)
Infine... eheh non vi ho certo dimenticate :D
I ringraziamenti speciali sono per voi che non mi avete lasciata un attimo <3
- zebraapois91  Sylvie tesoro <3 Un grazie di cuore per esserci sempre stata, sia ad ogni mio capitolo che al di fuori quando sono sparita per un mese eheh
- leila91          Carissima Benni <3 Sono stata davvero felice quando hai iniziato a seguire la storia ed ho adorato ogni tua recensione, perciò grazie di cuore anche a te.
-Tielyannawen   Carissima:D Ti sei buttata in entrambe le mie storie con entusiasmo, lasciandomi commenti sempre bellissimi; GRAZIE <3
Che altro dirvi ragazze? Mi dispiace un po' essere arrivata alla fine e... giorni celesti! Come farò adesso senza le vostre recensioni?
Dovrò inventarmi qualcos'altro eheh
ViVoglioBene <3

Diletta



 
   
 
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